Letteratura in scena 2011

I DISOBBEDIENTI IN LETTERATURA

Il teatro è l’esplicarsi di un testo attraverso un corpo nel perimetro della scena, in un contatto diretto e irripetibile con il gruppo in un contesto condiviso da emittenti e ricettori in un tempo festivo. Ma il testo del teatro di cosa è fatto? «[…] Tessere parole sulla carta conduce al “testo scritto”: al poema, alla novella, alla commedia. Tessere azioni nello spazio e nel tempo porta al “testo logico-sensoriale”: al teatro e alla danza. Le azioni che vengono tessute sono le parole pronunciate (nel loro aspetto logico e nel loro aspetto sonoro), le azioni fisiche, le relazioni, i cambiamenti di luce, i frammenti di musica, le soluzioni prossemiche, i diversi modi di utilizzare i costumi, la vicinanza o la lontananza dagli spettatori».[1]

«Alcuni continuano ancor oggi a ripetere che nel teatro in fondo ciò che più conta sono i testi. Non è vero: questi sono ciò che più rimane. È pura barbarie, la negazione stessa della vita, confondere ciò che più si conserva di più con ciò che ha più valore»[2].

Se il testo drammatico non è necessariamente destinato alla messa in scena, d’altro canto ogni tipo di testo, letterario e non, è “drammatizzabile”: «La distinzione fra testi drammatici e testi non drammatici all’interno dei testi letterari ha valore, paradossalmente, solo finché si resta sul piano letterario. Dal punto di vista teatrale essa perde infatti qualsiasi rilevanza teorica oltre che ogni importanza pratica: il fatto che ad essere messi in scena siano stati, fino ad oggi, prevalentemente dei testi appartenenti alla categoria dei “testi drammatici” non esclude la possibilità, verificatasi con sempre maggiore frequenza nel corso del nostro secolo, che qualsiasi testo letterario, drammatico e non drammatico sia “teatrabile” e “drammatizzabile”; o che, inversamente, lo spettacolo faccia completamente a meno di ogni matrice testuale pre-esistente»[3].

[1] E. Barba, La canoa di carta. Trattato di Antropologia Teatrale, Il Mulino, Bologna 1993, p. 237

[2] F. Taviani, Uomini di scena, uomini di libro. Introduzione alla letteratura teatrale italiana del Novecento, Il Mulino, Bologna 1995, p. 24.

[3] M. De Marinis, Semiotica del teatro, Bompiani, Milano 1982, p. 224.