Il Parco archeologico di Sellero (BS), in località Carpene, parte del primo sito UNESCO italiano, giaceva da anni in uno stato di semi abbandono.
Il 12 febbraio 2024 la Giunta comunale ha deliberato di assegnare la gestione dell’importante sito d’arte rupestre all’Associazione Zamenhof Art, in collaborazione con ArchExperience, con una convenzione di un anno e un finanziamento complessivo di (solo) due mila euro.
Le due associazioni, forti dell’esperienza acquisita con la gestione della Riserva delle incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo (dal settembre 2021) e del Parco archeologico di Luine a Darfo Boario Terme (dal maggio 2023), si sono attivate prontamente per un ripristino della fruibilità del sito, con una pulizia straordinaria da rovi e sterpaglie, una risistemazione (provvisoria) della pannellonistica, la realizzazione di materiale pubblicitario e soprattutto l’organizzazione di un articolato programma di eventi da maggio a settembre, con lo scopo di rivitalizzare e far scoprire o riscoprire l’importante sito: conferenze, spettacoli, laboratori e visite notturne alle incisioni.
Questo nuovo progetto nasce come diretta conseguenza del lavoro sul campo e dello studio riservato negli ultimi due anni ai siti d’arte rupestre della Valcamonica, alle loro problematiche, ma soprattutto al loro potenziale di attrazione turistica e culturale e si inserisce in una visione organica e articolata di questo variegato universo: un’idea precisa di parco archeologico (vedi approfondimento qui di seguito). Nel caso di Sellero-Carpene il tutto è stato organizzato, a tempo di record, in collaborazione con altre realtà attive sul territorio - come l’associazione SMART, l’agriturismo Il Viandante, la pittrice e scultrice Angelita Mattioli, il fotografo Graziano Filippini - e avvalendosi della consulenza scientifica di Umberto Sansoni, l’archeologo che ha diretto tutte le principali campagne scavo dell’area di Sellero (non solo a Carpene, ma anche nelle località Pia D’Ort, Coren, Preda Mola, Corna Sculta, Fradel, Berco, Barnil). Nei prossimi mesi è inoltre previsto un intervento significativo della Fondazione La Valle dei Segni per la sostituzione della pannellonistica e delle parti delle passerelle più deteriorate. Qui di seguito un breve approfondimento sulle “idee” che stanno ispirando il nostro lavoro e il programma degli eventi. In allegato: la locandina del primo evento, foto del parco, di alcune incisioni e di qualche protagonista degli eventi.
Un’idea di parco delle Incisioni Rupestri in Valcamonica (e un modello gestionale). Questo progetto su Sellero si inserisce nell’ottica di una visione concreta e sinergica dei vari parchi che compongono il primo sito Unesco italiano, poiché a poco può servire far funzionare al meglio un singolo sito se gli altri sono in stato di abbandono o funzionano in maniera discontinua. Non a caso l’Unesco ha dichiarato patrimonio dell’umanità tutti i siti d’arte rupestre la Valle Camonica come se si fosse trattato di un solo sito (all’epoca erano sei le aree, incluse la Riserva di Ceto, Cimbergo e Paspardo, e i Parchi di Luine e Sellero), non un singolo parco. E solo se tutti i principali siti archeologici funzionano e sono gestiti con la necessaria efficienza, competenza e professionalità si può pensare a un vero rilancio a livello nazionale e internazionale dello straordinario patrimonio archeologico della Valle, con significative ricadute turistiche. Per farlo occorre innanzitutto mettere a punto e rodare un modello gestionale efficace e duttile, capace di adattarsi alle diverse esigenze e caratteristiche dei vari siti (la Riserva, Luine e Sellero sono, ad esempio, molto differenti tra loro, da tutti i punti di vista) e formare il personale necessario: è quello che da più di due anni stanno facendo Zamenhof Art e ArchExperience, con tutti i limiti delle scarsissime risorse economiche finora avute a disposizione e delle molte difficoltà e resistenze incontrate. In questo modello rientrano una condivisione di personale quando occorre (operatori didattici, manutentori del verde, guide, consulenti scientifici, ecc.), di attrezzature, di prodotti culturali (documentari, spettacoli), di modalità organizzative e comunicative (ufficio stampa, social) e una collaborazione nell’organizzazione rassegne comuni (quest’estate: “ArcheoTeatro 2024: Palcoscenici Rupestri) o eventi (ad esempio la giornata “Alla scoperta delle Rose Camune”).
Gli eventi in programma nel 2024
Domenica 5 maggio, presso l’Agriturismo Il Viandante e poi presso il Sito di Carpene ore 10:00: presentazione della nuova gestione e del calendario di eventi estivi; ore 10:15: DOMENICO E LE ROCCE DI CARPENE - UNA STORIA NELLA STORIA, una ricerca di Daniele Bressanelli. Dialogo a più voci sulla figura di Domenico Bernardi e la scoperta delle incisioni di Sellero. Organizzazione: associazione SMART. A seguire aperitivo offerto dall’Agriturismo “Il Viandante”. Ingresso libero.
Domenica 2 giugno, presso l’Agriturismo Il Viandante e poi presso il Sito di Carpene ore 18:30: Sergio Scorzillo in AL TRAMONTO DEL SOLE DI YORK, breve monologo liberamente ispirato al Riccardo III di William Shakespeare, drammaturgia e regia di Sergio Scorzillo (ingresso libero); ore 19:30-20:30: SELLERO BY NIGHT, visita notturna alle incisioni rupestri più significative di Carpene (€ 10 a persona, numero limitato: si consiglia la prenotazione).
Domenica 7 luglio, presso l’Agriturismo Il Viandante e poi presso il Sito di Carpene ore 18:30: Virgilio Patarini e Ilaria Marini in IL PAZZO E LA CAGNETTA MAGGIE, breve spettacolo liberamente tratto dal Diario di un Pazzo di Nikolaj Gogol, drammaturgia e regia di Virgilio Patarini; ore 20:00-21:00: SELLERO BY NIGHT, visita notturna alle incisioni rupestri più significative di Carpene (€ 10 a persona, numero limitato: si consiglia la prenotazione).
Domenica 4 agosto ALLA SCOPERTA DELLE ROSE CAMUNE, visite ai Parchi e ai siti archeologici delle Rose Camune: da Luine a Sellero, passando per Nadro di Ceto e Paspardo, con pranzo e apericena ore 10:30: visita alle Rose Camune (e non solo) del Parco di Luine; ore 13.00: visita e pranzo al Museo di Nadro – Riserva Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo; ore 15:00: visita al sito archeologico di Foppe di Nadro (Ceto); ore 17:30: visita al sito archeologico di Sottolaiolo a Paspardo; ore 19:30: apericena presso l’Agriturismo Il Viandante; ore 20:30: visita notturna al Parco archeologico di Sellero (€ 85 a persona, incluso biglietti, pranzo e apericena, numero limitato: prenotazione obbligatoria).
Domenica 8 settembre, presso l’Agriturismo Il Viandante e poi presso il Sito di Carpene ore 18:30: Ilaria Marini in LA VOCE DI CASSANDRA, drammaturgia di Christine Pruner, regia di Virgilio Patarini; ore 20:00-21:00: SELLERO BY NIGHT, visita notturna alle incisioni rupestri più significative di Carpene (€ 10 a persona, numero limitato: si consiglia la prenotazione).
Epilogo
Nonostante la mole di lavoro eseguita, il successo delle molte iniziative intraprese, la visibilità sui giornali e l'interesse da parte del pubblico, la nuova amministrazione non ha ritenuto di rinnovare la convenzione per il 2025, lasciando il parco senza alcuna gestione nè programmazione. Ufficialmente la motivazione addotta è stata quella che a marzo avrebbero dovuto partire lavori di risistemazione del parco finanziati dalla Fondazione Valle dei Segni e gestiti dalla Comunità Montana e che quindi si sarebbe affidata la gestione terminati i lavori prima dell'estate. Tuttavia, nella realtà dei fatti, i lavori fino ad agosto non sono iniziati e il parco è stato lasciato in stato di abbandono, oppure comunque non fruibile, per l'intera stagione turistica, vanificando, proditoriamente, tutto il lavoro fatto e i risultati ottenuti da Zamenhof Art e ArchExperience.
LA RINASCITA DI ZAZIAU: non solo incisioni rupestri al Museo didattico di Nadro e alla Riserva Naturale Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo.
Dal 6 settembre 2021 le associazioni ArchExperience e Zamenhof Art, avendo vinto il bando indetto dall'Ente Riserva, assumono la gestione del Museo di Nadro e della Riserva di Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo, ovvero il sito archeologico più grande della Valcamonica e con il più grande numero di Incisioni Rupestri catalogate al mondo.
Già dal primo week end di programmazione ufficiale, infatti, ovvero sabato 11 e domenica 12 settembre, è possibile constatare il carattere di originalità, apertura e multidisciplinarità, con contaminazioni e collaborazioni allargate, messo in campo dalle due associazioni con lo scopo dichiarato di ampliare notevolmente il numero di visitatori e far conoscere l’importanza e la ricchezza del patrimonio archeologico della Riserva ad un sempre più vasto pubblico nazionale ed internazionale.
MOLTE NOVITA'
Accanto alle consuete attività di didattica, laboratori e visite guidate, sono molte le novità: a partire dalle visite stesse che in alcuni casi si trasformeranno in vere e proprie “visite esperienziali” al limite della performance teatrale come ad esempio “Arcaiche presenze” in programma domenica 12 settembre, nel corso della quale i visitatori all’arrivo a quattro delle rocce principali del percorso si troveranno davanti ad una “Arcaica presenza”, ovvero una performer del gruppo Ptha in abiti preistorici nell’atto di compiere una sorta di rito, oppure una danza, o un’azione scenica, con un rapporto preciso e filologico con una delle incisioni presente sulla roccia in questione. Al termine della breve performance l’archeologo-guida spiegherà il senso dell’azione in rapporto con l’incisione in questione e le altre incisioni presenti sulla roccia. E così via, finché sulla quinta roccia del percorso le quattro performers si riuniranno per una danza e un canto rituale finale.
Negli spazi di via Piana 42 sono programmate una serie di mostre di arte contemporanea, allo scopo di attirare al museo e alla Riserva un pubblico più ampio e variegato. Inoltre un articolato programma di presentazioni di libri, spettacoli e concerti, al fine di trasformare il Museo in un vero e proprio centro culturale.
E poi la produzione di una serie di video promozionali.
Per il programma dei primi mesi di attività clicca qui:
IL RESTYLING DEL MUSEO.
Tra la fine di dicembre 2021 e metà febbraio 2022 le associazioni ArchExperience e Zamenhof Art rivoluzionano il piano terra del Museo della Riserva allestendo due nuove sale con documentari realizzati ad hoc e reperti in archeologia sperimentale, e ArchExperience imposta un restyling radicale di tutti gli altri spazi al piano terra: dal bar alla biglietteria alle varie sale. Processo che verrà ultimato nei mesi e negli anni successivi, dando vita ad uno spazio moderno e suggestivo.
Da marzo 2022 riprende poi l'attività culturale del museo e del parco con mostre, spettacoli, eventi, trasformando il museo in un vero e proprio "centro culturale" (vedi link qui di seguito)
Cliccando qui sotto un articolo del Giornale di Brescia dedicato alla prima fase del restyling del museo:
Qui di seguito i due documentari prodotti da Zamenhof Art in collaborazione con ArchExperience che corredano due sale tematiche del Museo di Nadro dedicate alla tessitura neolitica e alla ceramica dell'Età del Bronzo.
Qui di seguito alcuni degli articoli usciti sulla prima stagione di eventi al Museo di Nadro e nella Riserva Incisioni Rupestri targata ArchExperience e Zamenhof Art e a seguire alcune delle locandine dei singoli eventi della stagione 2021-2022
Qui di seguito alcune locandine dei molti eventi, mostre, laboratori e conferenze organizzati nel corso del primo anno di gestione.
Eppure, nonostante la quantità e la qualità del lavoro svolto per rinnovare l'allestimento del museo, per dare vita ad una programmazione articolata e avvincente e nonostante i riscontri più che lusinghieri da parte del pubblico e di stampa e televisioni locali, fin dai primi mesi di attività sono sorti problemi, ostacoli, se non addirittura vere e proprie azioni di boicottaggio da parte di alcuni "referenti". Nonostante ciò le due associazioni hanno proseguito le attività anche nel secondo e terzo anno di gestione, sulla falsariga del primo anno, con un'analoga teoria di eventi, mostre, laboratori, spettacoli e conferenze di grande successo.
Tuttavia tali incredibili sequele di ingiustificabili vessazioni continuarono e si intensificarono, così come emersero conflitti di interesse e altre questioni inaccettabili (vedi qui di seguito) finchè Zamenhof Art non decise che la situazione era oggettivamente insostenibile e si ritirò dalla co-gestione del parco e del museo riassumendo in un comunicato stampa quasi tre anni di situazioni paradossali subite.
Qui di seguito il resoconto dettagliato e circostanziato inviato ai giornali (e corredato da foto, copie di email e atti ufficiali) e a seguire una selezione dei molti articoli e servizi usciti di conseguenza.
Comunicato Stampa
Zamenhof Art si ritira dal Museo di Nadro e dalla Riserva Naturale Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo (BS)
Per tutelare la nostra storia, la nostra professionalità e la nostra integrità etica e morale siamo costretti a ritirarci dalla co-gestione dei servizi del Museo Didattico di Nadro e della Riserva Naturale Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo.
Non sarebbe corretto dire che non ci sono più le condizioni per poter svolgere al meglio il nostro lavoro, poiché in realtà non ci sono mai state. Fin dai primi mesi, dopo aver vinto il bando per la gestione in tandem con l’associazione ArchExperience, era apparsa evidente la situazione di precarietà e la mancanza di professionalità da parte dell’Ente Riserva e della sua Direzione, per non parlare di clamorosi episodi di conflitti di interesse, di mala gestione del denaro dell’Ente e di danneggiamenti di rocce incise.
Nonostante ciò abbiamo cercato di onorare al meglio il nostro contratto, anche quando più di un anno e mezzo fa è scaduto e abbiamo dovuto attendere sei mesi per avere un rinnovo di due settimane [sic]. E da quel momento, per oltre un anno, nonostante le reiterate richieste non è stato stipulato alcun rinnovo fino a poche settimane fa, anche se per spirito di servizio, si è continuato a lavorare tenendo aperti il museo e il parco archeologico e organizzando eventi e attività. Non solo: gli episodi di boicottaggio e ostruzionismo da parte della Direzione sono stati reiterati e sistematici. Per tutto il tempo. In calce alleghiamo un sintetico riassunto dei fatti salienti di quasi tre anni di calvario.
Mai, in 25 anni di gestione di spazi museali pubblici e privati (da Castel dell’Ovo a Napoli al Castello di Carlo V a Lecce, da Palazzo della Racchetta a Ferrara a Palazzo Zenobio a Venezia, dalla Basilica di San Celso a Milano al Castello Malaspina di Massa Carrara, solo per citarne alcuni) e organizzazione di singoli eventi, rassegne e intere stagioni, ci era capitato nulla di simile. Sorge quasi il sospetto che in tale contesto chi lavora al meglio e, nonostante gli impedimenti, ottiene risultati tangibili dia fastidio. Chissà, forse perché smaschera il fatto che nei 40 anni precedenti gli scarsi risultati non dipendessero dalla mancanza di fondi o di strutture, ma dall’inadeguatezza di chi ha diretto parco e museo, oltre che dalla latitanza delle istituzioni coinvolte (Ente Riserva e i tre Comuni afferenti).
E anche di quest’ultimo aspetto abbiamo fatto esperienza diretta, in questi tre anni. Infatti, nonostante tutti i principali episodi di mala gestione, di conflitti di interesse e di atti di boicottaggio e ostracismo siano stati di volta in volta puntualmente e sistematicamente denunciati alla Presidente dell’Ente e ai tre sindaci in carica, mai nulla è stato fatto per porre rimedio alle incresciose situazioni, al punto che diviene lecito chiedersi: a costoro interessa il buon funzionamento di Parco e Museo? Probabilmente no. Probabilmente interessa solo a noi e ad ArchExperience, associazione che, a fronte di enormi sacrifici personali da parte dei suoi componenti, ha continuato a garantire apertura, servizi, promozione ed eventi, avendo come unico, esiguo sostegno economico l’incasso dei biglietti di ingresso. E questo nonostante i circa 70 mila euro di budget annuo dell’Ente Riserva.
A proposito: dove finiscono questi 70 mila euro, che ogni anno i tre Comuni e Regione Lombardia sborsano per la gestione di Parco e Museo? Dove sono finiti, sistematicamente, ogni anno, in 40 anni di gestione, dal momento che mai una lira o un euro è arrivato ai vari gestori che si sono avvicendati? Noi un’idea ce la siamo fatta. Ed è per questo che ci chiamiamo fuori: per non essere, anche solo moralmente, complici.
Un’ultima considerazione: in poco meno di tre anni le associazioni ArchExperience e Zamenhof Art non solo hanno rivoluzionato e svecchiato l’allestimento del Museo di Nadro e organizzato decine e decine di iniziative ed eventi di successo nella Riserva, ma hanno anche messo a punto un modello di gestione che un anno fa è stato esportato con ulteriore successo al Parco archeologico di Luine, a Darfo Boario Terme, e poche settimane orsono al Parco archeologico di Sellero. È ciò di cui avrebbero bisogno anche gli altri Parchi del tanto citato “primo sito Unesco italiano”. Ma alla Riserva di Ceto, Cimbergo e Paspardo, oltre all’inadeguatezza e alla manifesta mala fede della direzione (vedi resoconto qui di seguito e allegati), i problemi sono “strutturali” e riguardano una serie di errate impostazioni che negli anni sono state date alla governance dell’Ente, fraintendendo e distorcendo completamente l’impostazione e l’organizzazione originaria dello stesso, come ben si evince leggendo lo Statuto, in questi anni sistematicamente disatteso (vedi approfondimento: Criticità della governance e possibili soluzioni). Tutte cose che nel corso di questi tre anni abbiamo ripetutamente fatto presente suggerendo soluzioni concrete, senza che però nulla accadesse.
Zamenhof Art proseguirà la sua attività dove ha trovato amministrazioni e istituzioni partecipi e collaborative, o per lo meno non ostili. E siamo disponibili a tornare sull’attuale decisione di sospendere la collaborazione con la Riserva delle Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo, semmai un giorno cambiassero la direzione e le condizioni generali.
In fede,
Virgilio Patarini - Presidente Zamenhof Art
Luca Morzenti - Vice Presidente Zamenhof Art
Alessandro Baito, Valentina Carrera, Graziano Filippini, Riccardo Piricò, Sergio Scorzillo - Direttivo Zamenhof Art
Qui di seguito un resoconto di alcuni dei fatti e degli episodi più gravi che hanno portato all’attuale determinazione e alcune riflessioni sulle criticità e le possibili soluzioni ripetutamente riportate a sindaci e presidente dell’Ente e sistematicamente ignorate.
In allegato alcune delle relazioni dettagliate inviate di volta in volta a sindaci e Enti coinvolti.
TRE ANNI DI CALVARIO – Sette episodi emblematici
Primo episodio. Chiusura del museo senza preavviso e lavori fantasma: il danno e la beffa.
Il giorno 19 dicembre 2021 - dopo solo 4 mesi di attività - abbiamo ricevuto comunicazione tramite e-mail da parte della direttrice Tiziana Cittadini che il Museo sarebbe rimasto chiuso per lavori vari a partire dal giorno successivo (riparazione caldaie e altro), cioè dal 20 dicembre 2021, e fino al 20 gennaio 2022, relativamente a tutta la parte situata al civico 29 e 31 di via Piana. Occorre precisare che di lì a tre giorni, ossia il 23 dicembre, era previsto il vernissage di ben quattro mostre d’arte, di cui tre allestite entro la cosiddetta “Area 42”, cioè nella parte del Museo collocata in via Piana 42, e una in via Piana 29, nelle due sale storicamente adibite a mostre temporanee. E tali mostre erano già in allestimento proprio dal 19 dicembre, essendo terminate il giorno prima quelle precedenti. Inoltre, sempre in uno spazio di via Piana 29 era in costruzione il set per le riprese di due documentari che l’Ente Riserva aveva commissionato e di cui Zamenhof Art aveva già iniziato a girare gli esterni.
Tutto ciò ha ovviamente comportato una serie di inattese difficoltà: dallo spostamento di un’intera mostra da un edificio all’altro (così come il set dei documentari, per il quale si è dovuto utilizzare uno spazio del tutto inadeguato) al compattare quattro mostre nello spazio in cui ne erano previste tre, fino al dover organizzare il vernissage in cortile al freddo o in Area 42 (ugualmente al freddo, vista la caldaia fuori uso). Nonostante ciò, le mostre sono state regolarmente inaugurate nel giorno previsto, come era stato annunciato dieci giorni prima a giornali e televisioni a mezzo comunicato stampa e sui social con post promozionali, mentre è stato annullato un evento già in fase di organizzazione programmato per il giorno dell’Epifania.
Tuttavia i problemi non erano finiti. Il giorno 21 gennaio 2022, cioè il giorno della prevista riapertura, alle ore 19:00 abbiamo ricevuto la comunicazione ufficiale che da quello stesso giorno il Museo sarebbe rimasto ulteriormente chiuso per lavori fino al 14 febbraio 2022. Ovviamente, non avendo mai visto nei giorni precedenti manutentori di alcun genere e avendo osservato che erano ancora da terminare molti altri interventi, avevamo già da qualche giorno sospettato che sarebbe stato impossibile riaprire nella data stabilita, tant’è che avevamo di nostra iniziativa annullato un altro evento in programma proprio il 21 gennaio 2022. Altrettanto ovviamente, visti i precedenti, abbiamo rinviato sine die tutti gli eventi su cui stavamo lavorando e che si sarebbero dovuti svolgere da febbraio in poi, escluse tre mostre in Area 42 inaugurate come previsto sabato 29 gennaio 2022. Analogo rinvio ha dovuto fare ArchExperience, che da febbraio avrebbe dovuto far partire una serie di corsi e laboratori di archeologia sperimentale, che - detto per inciso - erano già stati pubblicizzati a partire dai primi di dicembre.
Ma c’è di più. Nella comunicazione del 19 dicembre 2021 si adducevano, come motivazione della chiusura, «lavori di sistemazione delle esposizioni e rifacimento dell’impianto di riscaldamento ed illuminazione». Ma, misteriosamente, nella comunicazione del 21 gennaio 2022 - in cui veniva annunciato il prolungamento della chiusura fino al 14 febbraio 2022 - scompariva ogni riferimento all’impianto di riscaldamento; e non perché nel frattempo fossero stati ultimati i lavori come preannunciato il 19 dicembre, ma perché, come abbiamo appurato in seguito, non era ancora stata deliberata la spesa, né pertanto stipulato il nuovo contratto di manutenzione. E infatti i lavori di riparazione e sistemazione delle caldaie sono stati fatti nei mesi successivi e senza chiudere il museo, ma limitandosi, di volta in volta, a chiudere la sala o l’area dove gli operai stavano lavorando, cioè quello che si sarebbe dovuto e potuto fare anche a partire dal 20 dicembre, senza chiudere il museo e dunque senza togliere due mesi di incassi dei biglietti e delle altre attività ai gestori.
Nessun coinvolgimento. Le due associazioni che gestiscono Museo e Riserva non sono state in alcun modo coinvolte nei progetti di riorganizzazione degli spazi delle due nuove sale tematiche, non solo ignorando completamente le notevoli competenze in loro possesso (ad esempio, Eliza Winkler di ArchExperience vanta una grande esperienza come interior designer, mentre Zamenhof Art ha all’attivo la curatela e l’allestimento di oltre cinquecento esposizioni, non solo in gallerie ma anche in decine di spazi museali, castelli, palazzi medievali e rinascimentali), ma anche e soprattutto il fatto che le novità principali del nuovo allestimento delle due sale dedicate a tessitura e ceramica erano i reperti ricostruiti da ArchExperience e gli schermi che proiettano i due documentari realizzati e prodotti da Zamenhof Art. E non a caso tale allestimento risulta decisamente “sbilanciato” e con errori marchiani: nella sala più piccola sono stati collocati i reperti e gli oggetti più grandi e viceversa, le luci sono state mal posizionate e illuminano gli schermi, rendendone difficile la visione e altri analoghi errori.
Chi visita il piano terra del Museo non può non notare la differenza di allestimento tra queste due salette e il resto progettato e allestito da ArchExperience in totale autonomia e finanziandolo di tasca propria. A proposito di ciò corre l’obbligo di precisare che la Direttrice aveva promesso di rimborsare almeno in parte i costi sostenuti per la risistemazione delle sei aree riallestite da ArchExperience (ingresso, biglietteria, zona bar, area wifi, sala circolare, sala lim), ma a distanza di due anni ArchExperience non ha visto un euro, il che significa che allo scadere del suo contratto smantellerà tutto e lascerà il museo spoglio come trovato tre anni fa. E, detto per inciso, tale mancanza di coinvolgimento è stata poi una costante nei quasi tre anni di gestione, causando sistematicamente errori, dimenticanze e problemi d’ogni tipo.
Secondo episodio. Video fantasma, conflitto di interessi e spreco di denaro pubblico.
Ad una verifica sommaria delle spese rendicontate dall’Ente Riserva in merito ai lavori di riallestimento del Museo di cui sopra (Decreto n. 15445 del 15/11/2021 id. atto n. 445 Direzione Generale Autonomia e Cultura- Regione Lombardia), verifica fatta con la Presidente Lucia Polonioli alcuni mesi dopo, a latere della riunione del 25 ottobre 2022, sono emerse due evidenti anomalie. La prima il pagamento, a quanto pare effettuato e rendicontato, di euro 1.990,00 per un “video con riprese aeree” teoricamente realizzato dallo Studio Bassanesi ma in realtà mai comparso in Museo. Ad una prima contestazione pare che la Direttrice abbia riferito alla Presidente che tali spese erano state in realtà sostenute per pagare i diritti delle due fotografie utilizzate per le gigantografie delle due salette tematiche. Abbiamo verificato e poi riferito alla Presidente che in realtà le due fotografie erano di proprietà del CCSP e non erano state affatto realizzate da Bassanesi. Nel corso di un incontro successivo la Cittadini stessa ha cambiato versione, riferendo che in realtà il video era stato realizzato da Bassanesi, ma dalla Cittadini era stato “contestato” poiché ritenuto non idoneo. Inoltre la Cittadini ci segnalava che tale video era stato nel frattempo “prestato” alla Comunità Montana, la quale lo stava utilizzando proiettandolo al Centro Commerciale Elnòs di Brescia. Abbiamo verificato anche questo, andando di persona a Brescia, e abbiamo scoperto alcune cose: 1) il video risultava prodotto e finanziato dalla Comunità Montana, non dall’Ente Riserva, e nell’ambito di un progetto affatto differente e differentemente finanziato; 2) il logo della Riserva non appariva da nessuna parte né si faceva alcun riferimento alla Riserva; 3) il video non era un video di riprese aeree di rocce della Riserva, bensì una bella e suggestiva animazione dove comparivano e “danzavano” sullo schermo le riproduzioni grafiche di incisioni provenienti da diversi parchi (quello di Naquane, il nostro, Bedolina, Luine); 4) nella parte più realistica del filmato non si riconosceva nessuna roccia di Foppe o di altro sito della Riserva. A questo punto abbiamo provato a far presente la questione alla Presidente, ribadendo di nuovo la domanda: dove sono finiti quei duemila euro? Chi è stato pagato e per fare cosa? Ci è stato risposto che era meglio lasciar cadere la cosa per evitare di provocare malumori (sic).
Macroscopico conflitto di interessi. La seconda anomalia evidente in merito ai lavori di riallestimento del Museo di cui sopra (Decreto n. 15445 del 15/11/2021 ecc.) riguarda una delle voci economicamente più rilevanti, ovvero quella per la realizzazione delle due gigantografie e degli arredi (una fila di faretti e un mobiletto Ikea) delle due salette tematiche. In merito a tale lavoro (importo euro 4.500,00) Tiziana Cittadini, in quanto direttrice del Museo della Riserva, affidava con affidamento diretto quei lavori al CCSP, di cui la direttrice è Tiziana Cittadini stessa. Un palese, macroscopico conflitto d'interessi. Questo è accaduto in occasione degli ultimi lavori di risistemazione del museo; ma quante altre volte si sono verificate analoghe situazioni in quarant'anni di esistenza di Museo e Riserva? E qui si apre un altro spinoso capitolo, ovvero quello del ruolo del CCSP (Centro Camuno Studi Preistorici), che dovrebbe occuparsi solo di consulenza scientifica ma che invece travalica sistematicamente questo ambito (della confusione e dei sistematici conflitti di interesse nei rapporti tra Ente Riserva e CCSP, segue apposito approfondimento).
Terzo episodio. Quel pasticciaccio brutto del primo Comunicato Stampa. E si cambiano le carte in tavola.
Venerdì 11 febbraio 2022 riceviamo la comunicazione ufficiale che riapertura del Museo e conferenza stampa avranno luogo domenica 20 febbraio 2022 e che dell’attività di ufficio stampa se ne sarebbe occupata direttamente ed esclusivamente la direzione, e che martedì 15 avremmo ricevuto il Comunicato Stampa.
Ma lunedì 14 febbraio esce un primo articolo sul Giornale di Brescia. Ma come? L’invio del Comunicato Stampa non era previsto per il 15? E questi come hanno fatto a pubblicare l’articolo prima ancora di ricevere il Comunicato? Telepatia?
Mercoledì 16 nel primo pomeriggio, non avendo ricevuto ancora nulla, inviamo un sms alla Direttrice segnalando il fatto. La Cittadini risponde che entro sera avremmo ricevuto il CS e che l’indomani avremmo avuto comunicazione scritta e dettagliata su tempi e modi della riapertura.
L’indomani, giovedì 17: colpo di scena! Riceviamo comunicazione scritta in cui: 1) la riapertura è anticipata di un giorno a sabato 19; 2) non si capisce quali sale saranno effettivamente riaperte e quali resteranno chiuse, poiché si parla in maniera vaga di “prosecuzione dei lavori di riallestimento” senza precisare in quali sale e con quali tempistiche (analoga incertezza in merito all’allestimento di un “Percorso Naturalistico” al primo piano di Area 42); 3) nella seconda parte della missiva vengono posti e sottolineati una serie di limiti e vincoli, modificando le indicazioni precedentemente date e assodate, le quali, se seguite alla lettera, impedirebbero di fatto la realizzazione di due terzi del programma presentato e col quale le due associazioni hanno vinto il bando, programma approvato dall’Ente Riserva e ampiamente pubblicizzato agli organi di stampa e al pubblico in generale dal 6 settembre 2021, data dell’inizio della nuova gestione
Il giorno 15 e il giorno successivo escono altri due articoli: sul sito di Radio Voce Camuna e sulla Gazzetta delle Valli. E se i giornali scrivono il lunedì è perché hanno ricevuto il Comunicato Stampa almeno due o tre giorni prima, per cui immaginiamo che sia stato inviato il venerdì precedente o il sabato. Mercoledì 16, verso sera, riceviamo finalmente anche noi di Zamenhof Art il famigerato Comunicato Stampa redatto e inviato dal CCSP e abbiamo un soprassalto: allegati al Comunicato ci sono solo una (brutta) foto e una locandina, nient’altro. Immediatamente rispondiamo per e-mail chiedendo come mai ci sia solo una foto e nessun link ai video dei documentari, cioè uno dei punti forti del nuovo allestimento. La Cittadini risponde che ai giornali e alle televisioni era stato inviato tutto: molte foto e i video. E ribadisce anche su whatsapp che il Comunicato Stampa è stato inviato il giorno prima, cioè il 15, corredato da tutti gli allegati del caso: varie foto e video.
Ma il giorno dopo ecco che arriva un altro colpo di scena (al Museo di Nadro non ci si annoia mai): il 17 febbraio infatti va in onda su Tele Boario un bel servizio sulla riapertura, solo che a corredo ci sono solo immagini di repertorio vecchie di parecchi anni in cui si vedono al lavoro i precedenti gestori nei vecchi spazi: un vero boomerang, in termini di comunicazione.
Immediatamente, dal Museo chiamiamo la redazione: prima chiama Eliza Winkler chiedendo spiegazioni, poi chiama anche Virgilio Patarini, parla con la segretaria di produzione e fa le domande giuste: “Ma non avete ricevuto foto e video dei nuovi allestimenti?”, al che la signorina, molto gentilmente, con Patarini al telefono, apre la e-mail ricevuta dal CCSP, la legge e elenca gli allegati: il Comunicato in pdf, due locandine e una foto. Stop. Allora Patarini insiste: “Ma nel testo della mail non ci sono i link ai trailer e ai due video?”.
No. Nessun link. Nessun video.
A questo punto risulta evidente che a tutti i giornali e alle televisioni è stato inviato solo quello scarno e inadeguato materiale. Un disastro dal punto di vista dell’immagine e della comunicazione.
Che fare? Occorre inventarsi qualcosa per porre rimedio. E così ci inventiamo, seduta stante, un altro evento per il sabato successivo (“Preistoria viva!”) dedicato alla presentazione dei due documentari e a dimostrazioni di archeologia sperimentale, in modo di avere il pretesto per inviare finalmente un Comunicato Stampa come si deve, con foto professionali, trailer e documentari, nella speranza che la notizia sia “ribattuta” e che il materiale nuovo venga utilizzato.
Poi scopriamo che è uscita anche TeleTutto a intervistare la Cittadini e a fare riprese al Museo. Fortunatamente tutto era già allestito (inclusi i video) e dunque il giornalista, oltre che riprendere i nuovi allestimenti, ha visto anche i filmati e li ha richiesti esplicitamente… Incrociamo le dita e, in effetti, il 17 febbraio su TeleTutto esce un bel servizio, esaustivo ed efficace. Bene, anche questa è scampata.
Nel frattempo, domenica sera, dopo l’apertura, inviamo noi un nuovo Comunicato Stampa relativo all’evento del successivo sabato 26 febbraio, e ancora una volta incrociamo le dita: due eventi così ravvicinati e fondamentalmente così simili sono una grossa incognita, la notizia potrebbe non passare se sembrasse un doppione di quella precedente e, soprattutto, c’è il timore che Tele Boario scelga di non parlare dello stesso Museo due volte nel giro di una settimana. Ma anche questa volta ci va bene, fortunatamente. Anzi, meglio del previsto, poiché sabato pomeriggio questa volta, dopo il nostro comunicato, esce addirittura una troupe per coprire la notizia e il primo marzo va in onda un servizio ben fatto, puntuale e che rende bene l’idea di tutte le novità, come quello di TeleTutto. E anche la gran parte delle varie testate on line danno ampio spazio alla notizia, inclusi alcuni siti nazionali, Brescia Today e il sito “Turismo in Valcamonica” della CM, che addirittura inserisce nell’articolo il link ai due documentari per intero, con la possibilità di vederli direttamente da lì.
Quarto episodio. Aspettando Godot, ovvero un allestimento fantasma e un’intera ala del museo chiusa.
Nella comunicazione ufficiale del 17 febbraio si parlava dell’allestimento imminente di un “Percorso museale naturalistico” al primo piano di via Piana 42 e della chiusura del secondo piano per una non meglio precisata “inagibilità”. In questo modo si chiudevano due piani su tre di Area 42, cioè dello spazio fin da settembre 2021 utilizzato per l’organizzazione di mostre d’arte, mettendo a rischio la programmazione già effettuata, programmata e pubblicizzata fino ad agosto 2022 di uno degli aspetti salienti della nuova gestione, che nei primi quattro mesi aveva riscosso l’interesse del pubblico e grande visibilità sui mass media. Di tale imminente allestimento di un “Percorso naturalistico” al primo piano di Area 42 la Direzione ha fatto ripetutamente menzione anche in seguito, così come della presunta “inagibilità” del secondo piano, al punto che, conclusa la programmazione prevista, Zamenhof Art si è trovata costretta a sospendere l’organizzazione di mostre in Area 42 (organizzare solo una piccola mostra alla volta negli spazi ridotti del piano terra, anziché tre in tutto l’edificio, non valeva la pena).
A tutt’oggi, a distanza di due anni, al primo piano di Area 42 non è stato allestito nessun “Percorso Naturalistico”, né altro. E l’intera Area 42 è chiusa e inutilizzata da oltre un anno.
Quinto episodio. La sepoltura del Riparo 2: dal Calcolitico al Mesolitico il passo è breve.
La sera del 25 ottobre 2022 nel corso della riunione del Consiglio e della Comunità della Riserva, la direttrice Tiziana Cittadini è intervenuta, rispondendo a una nostra proposta di riallestimento da dedicare alla sepoltura del Riparo Due di Foppe, dichiarando perentoriamente che tale sepoltura fosse di epoca Mesolitica e non dell’Età del Rame, come da noi (e dalla cartellonistica) indicato. Ebbene, tali affermazioni erano infondate e avevano come unico scopo quello di screditare e sminuire le nostre proposte. Nei giorni successivi infatti sono stati consultati alcuni dei massimi esperti della materia (Roncoroni, Fossati, Casini e altri) e tutti hanno unanimemente confermato che tale sepoltura fosse dell’Età del Rame, meravigliandosi enormemente di un errore così marchiano da parte della nostra “direttrice scientifica”. Eppure la Cittadini ha avuto il coraggio di ribadire la sua posizione, in seguito, anche di fronte a tali autorevoli pareri.
Sesto episodio: l’idropulitrice e il danneggiamento di due delle rocce più importanti di Foppe.
Sabato 17 dicembre 2022 Virgilio Patarini, durante un giro di controllo, notava qualcosa di decisamente anomalo sulla roccia 6 di Foppe: metà dell’intera superficie della roccia appariva “devastata”, ossia sbiancata con innumerevoli striature più scure, come se avesse subito un’azione di levigatura maldestra con qualche macchinario (le striature erano ampie e perfettamente parallele: vedi foto allegate). Immediatamente provvedeva a inviare due foto e una breve relazione allarmata a Eliza Winkler, la quale prontamente rispondeva che, a quanto le era stato riferito, la roccia 6 era stata sottoposta ad un lavoro di pulitura con un nuovo macchinario a opera di Paolo Medici su indicazione di Tiziana Cittadini. Per questo motivo, nonostante i danni evidenti, non si procedeva immediatamente nel denunciare la cosa, riservandosi di approfondire la questione e verificare se tali azioni di pulizia fossero state effettuate correttamente, in maniera adeguata e secondo la procedura prevista.
Qualche giorno dopo, giovedì 22 dicembre, la segretaria del CCSP Valeria Damioli e l’archeologa Giulia Rossi, salite alla roccia 6, lanciavano l’allarme contattando Tiziana Cittadini e segnalando la devastazione riscontrata, ossia quanto da noi già registrato il sabato precedente. A seguire, la Cittadini chiamava in museo e inviava al sottoscritto Patarini il seguente messaggio: “Grave danneggiamento sulla r. 6 di foppe. Sto rientrando ed ho già avvertito i carabinieri ed il MIC. Devo sentirvi per avere indicazioni certe. Chiamatemi”. Al che il sottoscritto la chiamava prontamente, le riferiva quanto constatato il sabato precedente e le inviava le foto fatte in quell’occasione.
Il giorno dopo Tiziana Cittadini riferiva telefonicamente a Eliza Winkler di essere andata all’alba a fare un sopralluogo coi carabinieri e di aver fatto denuncia. In seguito Patarini si consultava con Federico Troletti, presidente del CCSP ma anche dipendente della Sovrintendenza ai Beni Culturali, per avere chiarimenti sulla corretta procedura in caso di pulizia o restauro delle rocce incise, e scopriva che detta procedura doveva rispondere a un preciso protocollo e a una autorizzazione specifica da parte della Sovrintendenza. E nulla di tutto ciò risultava alle nostre associazioni, da oltre un anno in gestione di Museo e Riserva.
In data 27 dicembre Patarini si recava dai carabinieri di Capo di Ponte per sporgere denuncia sull’accaduto e, parlando con il comandante, scopriva due cose: 1) che i carabinieri non si erano affatto recati sul luogo a fare un sopralluogo; 2) che la Cittadini non aveva affatto denunciato l’accaduto, ma semplicemente riferito un vero e proprio “falso allarme”, cioè che qualcuno aveva segnalato dei danneggiamenti ma che ad una sua verifica non si trattava di nulla di grave. A questo punto Patarini procedeva a raccontare tutta la vicenda al comandante e a mostrare le foto fatte ai danneggiamenti. Il comandante suggeriva quindi di scrivere una lettera conoscitiva descrivendo l’accaduto e allegando le foto a tutti gli organi interessati.
In data 28 dicembre, alle 9:30 circa, il colpo di scena: Virgilio Patarini sorprendeva Tiziana Cittadini con altri due operai sulla roccia n. 6 intenti a spazzolare la roccia incisa con una gomma d’acqua e strumenti manuali e meccanici, provvedendo a immortalarli (come da immagini allegate): evidentemente si stava cercando di cancellare i segni lasciati dall’idropulitrice. Un paio d’ore dopo la Cittadini passava dall’ufficio dove Patarini stava scaricando le foto e scrivendo una relazione sull’accaduto alla Presidente dell’Ente e ai Sindaci e minacciava di scaricare la responsabilità in merito all’accaduto su ArchExperience.
Segnaliamo ora una serie di fatti che abbiamo appreso e ricostruito nei giorni successivi e attraverso i quali è possibile ricostruire l’intera vicenda.
Verso la fine di febbraio 2022 Tiziana Cittadini chiedeva a Jennifer Quistini, segretaria di ArchExperience, di fare una ricerca online per trovare una idropulitrice a prezzi modici per pulire le rocce della Riserva. In data 23 febbraio la Quistini inviava il risultato della sua ricerca a Paolo Medici affinché costui lo girasse alla Cittadini. I primi giorni di maggio il Medici, su mandato della Cittadini e negli orari di lavoro al CCSP, risulta all’opera su alcune delle rocce della Riserva con l’aiuto di un’altra persona (forse un operaio del Consorzio). Più di un componente di ArchExperience ha avuto modo di vederlo, e le sue azioni erano state non solo autorizzate, ma propriamente “ordinate” dalla Direttrice. Per la precisione il Medici era sicuramente all’opera sulla roccia n. 27 di Foppe la mattina di mercoledì 11 maggio, data in cui è stato visto da più di un membro di ArchExperience, poiché in quella mattina era in corso l’esame di una nuova guida e la visita di una scolaresca. Col senno di poi si spiega ora perché il Medici e il suo aiutante, al sopraggiungere della scolaresca, abbiano rapidamente sospeso le operazioni e occultato il macchinario. All’epoca nessuno dei membri di ArchExperience (fatto salvo evidentemente il Medici, che all’epoca ne era presidente) né tantomeno quelli di Zamenhof Art erano al corrente o consapevoli che tale pratica fosse irregolare e scorretta. Avendola “ordinata” la direttrice, si dava per scontato che fosse tutto in regola. Poi tali operazioni di pulizia meccanica di rocce sono state effettuate anche in seguito, nelle settimane e forse anche nei mesi successivi, ma risulta più difficile determinare con precisione i giorni esatti, anche perché di norma il Medici accedeva direttamente alla Riserva senza passare dal Museo.
Dopo aver inviato relazioni dettagliate ai nostri referenti istituzionali e non (presidente della Riserva, presidente del CCSP e sindaci) e dopo aver contattato la Sovrintendenza nella persona della Dottoressa Serena Solano, segnalando di aver ricostruito nei dettagli tutto l’accaduto e di essere pronti a fornire una relazione circostanziata, abbiamo avuto una richiesta esplicita da parte di Giambettino Polonioli, a nome dei sindaci e dell’Ente Riserva, di non procedere in altre sedi, che la faccenda sarebbe stata affrontata internamente. Ma a distanza di due anni non è accaduto nulla. E anche la funzionaria della Sovrintendenza a suo tempo coinvolta non ci ha mai contattato per avere un resoconto dell’accaduto.
Di qui la scelta di rendere pubblici anche questi (mis)fatti.
Settimo episodio: il bando “ad escludendum”.
Di episodi analoghi a quelli descritti qui sopra se ne sono verificati molti altri anche nel corso del 2023, delineando un preciso “modus operandi” della Direzione spesso avallato e sempre per lo meno tollerato dalla Presidenza e dai Sindaci. Ci limitiamo a segnalare qui, in conclusione, uno degli ultimi e tra i più emblematici.
Nel mese di novembre 2023, con oltre un anno rispetto alla scadenza, viene finalmente pubblicato il bando per la gestione delle “Foresterie” del Museo (un edificio di fronte al museo e tre casette nel bosco adibiti ad accoglienza e ospitalità turistica, storicamente sempre gestite dai gestori dei servizi della Riserva) e subito balza all’occhio la presenza di una clausola “ad escludendum” che impedisce di partecipare a “chiunque abbia in essere un contratto con la Riserva”: una clausola scritta con l’intento dichiarato di impedirci di partecipare. Subito ci attiviamo chiamando i sindaci e protestando per tale ennesimo ostracismo. Il bando va deserto e qualche mese dopo viene ripresentato con alcune modifiche relative all’importo annuo richiesto, ma lasciando immutata la clausola che ci esclude a priori. Inutile sottolineare l’importanza del poter gestire direttamente questi spazi ricettivi, sia per le ovvie sinergie innescabili con la gestione di parco e museo, sia per poter garantire alla gestione qualche entrata in più, indispensabile per la sopravvivenza economica degli operatori che le sole entrate provenienti dallo sbigliettamento non garantiscono.
Per quanto ci riguarda, quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: anzi, l’ennesima goccia che ha fatto traboccare l’ennesimo vaso. Già. Ne abbiamo decisamente i vasi pieni.
I PROBLEMI E LE CRITICITÀ DELLA RISERVA: riflessioni e possibili soluzioni.
A distanza di quasi tre anni tutte le criticità emerse fin fai primi mesi di gestione ed evidenziate a più riprese non sono mai state né affrontate né risolte. La situazione era ed è insostenibile, e sembra evidente che non ci sia nessuna volontà di cambiare le cose.
Per garantire un minimo di professionalità nel funzionamento del museo e del parco archeologico, all’altezza dell’enorme patrimonio culturale custodito, sono stati fatti grandi sacrifici in primo luogo da Eliza Winkler e da alcuni dei suoi collaboratori. E non è un caso che in ArchExperience (che è l’associazione più direttamente esposta nella gestione) ci sia stato un così frenetico avvicendamento di personale, in quanto - per ragioni economiche e per l’endemica precarietà della gestione - i collaboratori resistono al massimo pochi mesi e poi se ne vanno. E fanno bene. Anche perché, come ha evidenziato la recente vicenda del bando per le Foresterie, non solo non c’è nessun sentimento di gratitudine per tali sacrifici personali sostenuti, ma si continua con continui, incomprensibili ostracismi.
Ma facciamo un rapido riepilogo dei problemi e delle criticità che rendono la gestione della Riserva una fatica di Sisifo. E un supplizio di Tantalo. Sono cose arcinote, ma “repetita juvant”.
Prima questione, quella economica.
Nonostante l’aumento del biglietto, le entrate non bastano. Il bar a malapena ha entrate sufficienti a dare un minimo rimborso spese a chi ci lavora, ma non fornisce alcuna entrata aggiuntiva alla gestione. Idem l’organizzazione degli eventi, utilissima dal punto di vista promozionale e di immagine, ma economicamente a malapena in pareggio. Un po’ meglio bookshop e gadget che danno qualche migliaio di euro di entrate in più all’anno, ma non abbastanza a colmare il divario rispetto a quanto servirebbe per garantire il minimo dei servizi, ovvero biglietteria, sorveglianza del museo e lungo i percorsi, manutenzione del verde. Idem le visite guidate e i laboratori per le scuole che, una volta pagati gli operatori, danno un utile non così rilevante.
Tradotto in numeri: nel 2024 si possono preventivare, nella migliore delle ipotesi, entrate per circa 35mila euro. Ne servirebbero almeno il doppio, cioè 70mila euro. Ironia della sorte, esattamente quelle che sono le entrate annue dell’Ente Riserva (13mila euro da ciascuno dei tre comuni e 30mila euro o più da Regione Lombardia). Il che significa che, se non si fossero fatti tutti i debiti che gravano sull’Ente, ora ci sarebbero le risorse per una gestione degna e dignitosa del parco e del museo. Ma questo significa anche che tali risorse potrebbero esserci in futuro, qualora venisse messo in atto un piano di risanamento volto a una rinegoziazione dei debiti e a una revisione della spesa. Certo risulta difficile credere che tale risanamento possa essere fatto da chi ha determinato, con le sue scelte e la sua visione, l’attuale situazione debitoria. E non si dica che tutti gli investimenti fatti erano necessari, perché ci sono almeno tre ‘cattedrali nel deserto’ che risultano con tutta evidenza uno spreco di denaro pubblico: la biglietteria sopra il cimitero di Nadro, costruita e mai entrata in funzione e ora in stato di abbandono; l’acquisto e la ristrutturazione (incompiuta) dell’edificio di tre piani in via Piana 42, mai veramente sfruttato (a parte un anno di mostre da noi organizzate nel primo anno di gestione); la realizzazione dei servizi igienici sotto l’area didattica delle capanne preistoriche a Foppe di Nadro, mai entrati in funzione. E, probabilmente, a passare in rassegna con attenzione tutte le spese sostenute nell’arco dei decenni, molti altri sprechi verrebbero alla luce.
Ma soprattutto quello che salta all’occhio è l’errata strategia generale che soggiace alla gran parte di queste scelte: si sono andate via via ipotecando le risorse che si sarebbero dovute destinare alla “ordinaria amministrazione” - ossia sostenere economicamente un buon funzionamento e una fruizione adeguata del museo e dei percorsi di visita della Riserva - per sostenere spese “straordinarie”, non sempre indispensabili e talvolta addirittura inutili.
Quindi, a che servono tanti investimenti “straordinari” se poi non si è in grado di garantire un “ordinario” funzionamento del museo e del parco archeologico con una adeguata copertura economica?
Seconda questione critica: la governance.
Come più volte sottolineato, il ruolo di direttore scientifico nulla ha a che fare con quello di direttore amministrativo, o direttore organizzativo, con le relazioni esterne o con il ruolo di consulente per i bandi. Sono tutti ruoli diversi che prevedono competenze e attitudini diverse, ma nel caso della Riserva sono ricoperti tutti dalla medesima persona. Ha costei le competenze e l’attitudine per ricoprirli tutti? Sul fronte scientifico lo scandalo dell’idropulitrice o le dichiarazioni fatte sul riparo sotto roccia n.2 di Foppe sono emblematiche, così come lo è sul fronte amministrativo lo stato attuale di grave indebitamento dell’Ente. Nulla da eccepire invece sul versante pubbliche relazioni o bandi, aAnche se in merito a quest’ultimo aspetto - ossia quello dei bandi - ci si potrebbe rivolgere a consulenti esterni con altrettante possibilità di riuscita, come i recenti successi del Comune di Paspardo testimoniano.
In ogni caso, se si vuol far decollare sul serio la Riserva è necessaria un’autentica rivoluzione: una riorganizzazione della governance dell’Ente partendo da una separazione dei ruoli di direttore scientifico (che dovrebbe essere affidato a un archeologo di chiara fama), di direttore amministrativo (che dovrebbe essere affidato un “tecnico”) e di direttore organizzativo (che a rigor di logica dovrebbe essere il presidente della associazione che di fatto gestisce parco e museo). E sarebbe utile anche un confronto assiduo, per le scelte strategiche generali, con i tre sindaci, come si era deciso di fare ma non si è mai fatto.
Scendendo nel concreto, servirebbe urgentemente un direttore scientifico competente e autorevole, ad esempio per aiutare nella progettazione di documentari e sale tematiche per completare l’allestimento del museo rimasto da due anni incompiuto (il primo piano del museo è completamente vuoto e inutilizzato), per progettare su quali contenuti basare una campagna di promozione di Museo e Riserva, risistemare il sito web, migliorare i percorsi di visita, e altro ancora. E contemporaneamente servirebbe un direttore amministrativo capace di risanare i conti e magari trovare ulteriori risorse stabili, andando a contrattare con istituzioni pubbliche o private. Risorse per l’ordinaria amministrazione, non per progetti straordinari, con l’obbiettivo di arrivare a destinare almeno i 70 mila euro di dotazione annua della Riserva alla gestione.
Terzo problema: il CCSP.
Non parliamo soltanto del palese, macroscopico conflitto di interessi che vede coincidere la direttrice della Riserva con la direttrice (e ora anche presidente) del CCSP, conflitto che si ripresenta ogni qual volta viene fatto l’affidamento diretto di un lavoro da parte di un ente all’altro, ma anche del ruolo e dell’autorevolezza dello stesso CCSP.
Quando a suo tempo è stata istituita la Riserva ed è stato indicato nello statuto il CCSP come “possibile” referente scientifico del nascente Ente sovracomunale, il CCSP era quello glorioso di Anati e di uno stuolo di giovani e rampanti archeologi, ma anche di studiosi di caratura internazionale, all’avanguardia nello studio delle incisioni rupestri e della preistoria. Da allora sono passati molti anni e cambiate molte cose.
Attualmente non pare che il CCSP goda della stessa fama di cui godeva un tempo. Questo per lo meno è quanto ci è stato possibile constatare negli ultimi due anni, interloquendo con elementi del mondo accademico, della ricerca e della sovrintendenza, soprattutto di area lombarda. Il che significa che la direzione scientifica, sia per assenza di vincolo statutario che per opportunità, potrebbe benissimo essere individuata ed assegnata al di fuori del Centro Camuno di Studi Preistorici.
Questi sono in estrema sintesi alcuni dei problemi principali che impediscono alla Riserva e al Museo di Nadro e a chi li gestisce di esprimere a pieno il loro potenziale. Altre ce ne sono, di criticità, ma è inutile ora dilungarsi. Per queste ragioni principali da tre anni si viaggia col freno a mano tirato, anche se in virtù delle molte cose fatte, del successo e dei riscontri avuti col pubblico e con la stampa, molto probabilmente dall’esterno non si percepiscono il disagio e la frustrazione. Ma per chi dall’interno si rende conto di quanto di più e meglio si potrebbe fare, la situazione è avvilente.
Chi scrive è abituato a lavorare diversamente e a ottenere ben altri risultati. Per questo ci auto sospendiamo, pur rimanendo disponibili a qualsiasi valutazione qualora l’Ente Riserva decida di passare dalle parole ai fatti e fare la rivoluzione copernicana necessaria per rifondare e far ripartire a spron battuto la Riserva.
La nostra passione, la nostra professionalità e la nostra onestà intellettuale sono a disposizione.
Ad majora.