Il percorso rosso del Parco di Luine parte dal piccolo Museo, dove si trova anche la biglietteria, e si dirige verso sud. Dopo pochi passi, lasciate alle spalle alcune "Marmitte dei Giganti" (profonde cisterne cilindriche di origine glaciale) la vista si apre sulla parte sud della Valcamonica ed è possibile scorgere un'ampia parte della Vallata fino al lago d'Iseo. Scendendo da un impervio e suggestivo sentiero tra le rocce si raggiunge la prima roccia "musealizzata", cioè munita di pannello esplicativo e QR code, del percorso, la n.30: la roccia delle Rose Camune.
Poi si fa una deviazione a sinistra per raggiungere la roccia n.35, ma prima, sul retro della roccia n.30 è possibile ammirare le incisioni di due asce dell'età del bronzo, sprovviste di pannello ma dotate di QR code. La roccia n.35 è caratterizzata da figure geometriche e da una serie di armi. Anche in questo caso siamo nell'età del bronzo.
A questo punto, tornando sui propri passi, si procede raggiungendo la sommità della roccia n.34, la grande roccia di Luine, con oltre mille figure incise dalla fine del Paleolitico alla tarda età del ferro: undici mila anni di incisioni, undici mila anni di frequentazione "rituale" della roccia. Impossibile riassumere in poche righe lo straordinario repertorio iconografico presente su questa grande superficie rocciosa quasi a strapiombo sul fiume Dezzo. Non a caso le sono stati dedicati 3 pannelli e ben 5 video fruibili con il QR code. I QR code in alcuni casi mostrano anche parti della grande roccia ignorate dai pannelli. Si va da una figura zoomorfa (cervo o cavallo, a seconda delle interpretazioni) della fine del Paleolitico a grandi guerrieri della tarda età del ferro, passando per figure geometriche di ogni tipo (quadrati, rettangoli, cerchi, triangoli), labirinti cretesi, grandi meandriformi e una grande rosa camuna a svastica. E molto altro ancora (vedi video).
Il percorso prosegue e subito accanto alla grande roccia n.34 si trova la roccia n.46, la roccia dei guerrieri a cavallo... di asini e dei guerrieri "esultanti" con le braccia alzate ed in mano armi e scudi. Pochi passi più in là ed ecco la roccia n.104 su cui campeggiano ben tre rose camune di forme differenti rispetto a quelle della roccia n.30, grandi coppelle, stelle a cinque punte e altre figure antropomorfe.
Risalendo il sentiero, passando accanto ai resti di grandi muraglioni megalitici e a muri e altri segni di antropizzazione forse di epoca storica, si raggiunge una delle rocce più intriganti di tutto il parco, a cui nel piccolo museo è stata dedicata una saletta immersiva: la roccia n.49, la roccia dell'orante, dei cerchi concentrici, dei segni di affilatura e di quella strana figura che Emmanuel Anati ha definito "idoliforme".
Ed infine, continuando la risalita, poco prima della deviazione verso il percorso verde, si passa poco distante alla roccia n.53, anche questa non musealizzata, ma ora ben visibile, dopo essere stata pulita da erbacce e rovi che infestavano tutta la zona prospiciente la roccia, e dotata da Zamenhof Art di QR code per agevolare il visitatore nell'individuare le sue figure geometriche.
A questo punto, pochi passi dopo, passando accanto al piccolo stagno effimero, si raggiunge il bivio per il percorso verde.