2020-21

SPERANZE DI PACE

PANDEMIC WOR(L)D

Un anno "diverso", segnato dalla pandemia di SARS-Cov2. Siamo stati costretti alla clausura forzata, a rinnegare alcuni dei principi basilari del Progetto, che cerca l'incontro, la comunione di interessi, lo scambio di idee. Per noi di Uomo-Mondo è stata una sofferenza fare gli incontri in videoconferenza, senza neanche avere la possibilità di incontrarci fisicamente una volta. Ma così è stato: le tematiche trattate erano molto importanti e tutti hanno fatto ugualmente la loro parte. Speriamo di poterci vedere di persona al più presto e di tornare a guardarci davvero negli occhi

Due scenari di guerra, per descriverne tanti altri. Dinamiche simili, problemi che non si vogliono risolvere, interessi economici, corruzione. E la nostra scarsa informazione al riguardo ...





YEMEN-CONGO: UN MONDO IN CONTINUO CONFLITTO?

Lo scorso 24 aprile, durante l'incontro online del Progetto Uomo-Mondo, si è cercato di delineare al meglio la triste realtà politica, sociale ed economica del Congo e dello Yemen. Scenari di guerre continue da anni, che grazie alla partecipazione del giornalista e membro attivo dell'Ambasciata di pace di Palazzo Dogana di Foggia, Cesare Sangalli, e dell'esperta di cooperazione con l'Africa Valeria Mazzardo, sono oggi meno sconosciuti a noi ragazzi e professori partecipanti al progetto.

Prima di presentare i nostri ospiti, il professor La Porta ha ricordato a tutti noi una notizia accaduta pochi giorni prima, il 22 aprile, ovvero la morte nel Mediterraneo, al largo delle coste del Libia (definita dalle Nazioni Unite porto non sicuro per la tutela dei diritti umani), di 130 migranti che, chiedendo soccorso perché potessero essere tratti in salvo, non sono sopravvissuti. 20.000 i morti contati nel Mar Mediterraneo dal 2014.


Già ospite al Progetto il 10.12.2018, Cesare Sangalli ha introdotto la situazione dello Yemen: nell'angolo sud-occidentale della penisola arabica, paese arabo di religione prevalentemente musulmana, è il paese più povero e arretrato della lega araba, e sito di migrazioni persistenti. Con una società di tipo tribale, non si è mai costituito uno Stato civile come lo conosciamo in occidente. D'altronde l'arte e la bellezza non mancano, tanto che Pier Paolo Pasolini vi girò "Le mura di Sana'a", uscito nel 1971. Neanche l'arte però è esente dalla violenza della guerra, al punto che buona parte di quel sito venne poi distrutto dai bombardamenti. Il 24 marzo 2015 iniziava la guerra definita, sulla base di dati statistici, la più grave crisi umanitaria del mondo e, superficialmente spiegata con i conflitti tra sciiti e sunniti rispettivamente di Iran e Arabia Saudita, è in realtà causata da volontà di potere e questioni geopolitiche. Accento importante viene dato dal Sangalli sul ruolo che giocano le generazioni di giovani e la loro volontà di cambiamento, nella possibile risoluzione di tali conflitti.


Avendo lavorato in Congo per un piano di sviluppo sociale ambientale, Valeria Mazzardo ha avuto molto da rivelarci di questo paese. In posizione centrale dell'Africa, con 90 milioni di abitanti, dei quali 27 milioni vivono in insicurezza alimentare, 300 gruppi etnici e 242 lingue, il Congo è stata fino agli anni '60 una colonia belga e soggetto di più di una guerra, con la morte di milioni di persone. I genocidi che hanno investito l’intera zona dei Grandi Laghi poco più di 20 anni fa hanno portato un numero di morti inferiore solo alla seconda guerra mondiale. È inoltre ricchissimo di risorse, ovviamente sfruttate fino allo stremo: l'estrazione di molti dei minerali necessari al funzionamento dei nostri cellulari ed elettrodomestici è attuata in aree di conflitto, sostenuta dalla manodopera a bassissimo costo e dallo sfruttamento minorile, non senza la presenza di corruzione, violenza di genere, inquinamento ambientale.


Queste situazioni salgono alla ribalta mediatica solo in casi eccezionali, come l’uccisione del nostro ambasciatore in Congo il 22 febbraio 2021, ma vengono presto dimenticate. L’informazione sulle altre parti del mondo è molto settoriale e, spesso, faziosa.

È davvero difficile orientarsi liberamente nell'immenso mare di informazioni che ci riversa la rete, per questo sono importanti le testimonianze di chi ha vissuto in prima persona circostanze spinose e conosce come decifrare gli avvenimenti odierni. Sperando che cessino queste situazioni che legano il mondo a questo stato di continuo conflitto.

Simona Squitieri 5B




C'è ancora molto da fare, se l'obiettivo n. 5 di Agenda 2030 parla di "Parità di genere".

E non solo nel mondo, ma anche intorno a noi ...



PARITA’ DI GENERE: LINGUAGGIO, CONQUISTA, CONSAPEVOLEZZA

Il 31 marzo si è tenuto un altro degli incontri di Uomo-Mondo, tema: parità di genere. All’incontro hanno partecipato i nostri professori, noi ragazzi e le nostre ospiti: Anna Grazia Lopez, insegnante all’università nel dipartimento degli studi umanistici, e Gemma Pacella, ricercatrice presso l’università di Foggia e dell’associazione “Donne in rete”.

Anna G. Lopez ha iniziato il suo discorso parlando della differenza tra il sesso, aspetto biologico, e il genere, costruzioni culturali che creano un modello di uomo e donna, infatti è proprio da quest’ultimo che si creano gli stereotipi. In particolare lo stereotipo di fragilità e bellezza per la donna e aggressività per l’uomo si sono trasformati in miti e la società ci porta a vederli come modelli di comportamento.

Lo si può rivedere, per esempio, nei cartoni animati come "Peppa pig" o nelle riviste come “Cioè”, dove la donna è proiettata più all'apparire che all’essere, nel differente peso attribuito all’azzurro e al rosa, che nasce negli anni 50 e solo ora inizia ad essere utilizzato anche in maniera positiva per indicare eventi o agenti che aiutano le donne, come il telefono rosa, la linea rosa e molti altri, o la Barbie, la quale all’inizio era molto sessualizzata e creava un ideale di bellezza irraggiungibile e occidentale, mentre adesso si sta evolvendo entrando a far parte dei lavori ‘maschili’ e allargandosi verso altre etnie, e così verso l’infinito e oltre.

Gemma Pacella, invece, ha cercato una maggiore interazione con noi ragazzi, facendo domande e rispondendo alle nostre, rielaborando in maniera semplice: il suo tema si concentra sul ‘linguaggio sessuato’, ovvero le differenze al livello grammaticale sul maschile e femminile. Il primo esempio infatti è stato il caso della direttrice d’orchestra che voleva essere chiamata “direttore”. Le ragioni di questa scelta sono facili da capire: il maschile è rassicurante, mentre il femminile viene osteggiato o sminuito, ma la scelta giusta sarebbe quella di usare le giuste definizioni, così da poter rendere anche il femminile nel mondo del lavoro, come in tutti gli altri campi, ovviamente nei limiti delle regole grammaticali già esistenti.

La conversazione poi si è allargata proprio sulla questione della donna nel lavoro; un esempio venne fatto in precedenza anche dalla prof Anna G. Lopez, la quale spiegava che solo il 18% (circa) delle donne in Europa lavora in ambito scientifico, proprio perché la donna viene deviata verso altri studi, secondo l’idea sbagliata di lavori solo per uomini e lavori solo per donne. Per questo si deve combattere per le pari opportunità, uomo e donna non sono uguali perché hanno le loro differenze, ma devono poter avere le stesse opportunità di base e, come abbiamo visto durante l’incontro, per molti questa idea è già viva e questo è già un passo avanti.

Isabella Cristinziani 5C

Un mondo migliore può cominciare da un albero piantato o da un rifiuto riciclato.


E terminare con la giustizia nei rapporti fra tutti gli esseri umani.


Ma bisogna ben iniziare ...




AMBIENTE E CITTADINANZA ATTIVA

Nell’ambito del progetto “Uomo Mondo”, organizzato dal liceo scientifico G. Marconi di Foggia, si è tenuto un incontro con due ragazzi appartenenti a due gruppi che si impegnano al fine di migliorare e rendere più vivibile la nostra città. A prendere parte all’incontro sono stati Mario Cagiano, ex studente del Marconi e membro del gruppo “Ottavia” di Foggia e Chiara Bisaccia appartenente all’associazione “Foggia 1 del cambiamento”, la quale fa parte degli scout AGESCI FG1.

Quest’ultima ha trattato la tematica ambientale relativa al nostro territorio, illustrando la situazione del verde pubblico nella zona del foggiano. Ha dunque raccontato del confronto che hanno avuto con il presidente provinciale del WWF, Maurizio Marrese, il quale ha illustrato loro le aree protette nella zona del foggiano, individuandone tre in particolare:

1. Il Parco Nazionale del Gargano (in cui è presente la specie del Capriolo, unica in Italia);

2. Il Parco Naturale regionale del bosco Incoronata (bosco di pianura), in cui troviamo un torrente, il Cervaro, che nasce dai Monti Dauni e sfocia nel mare di Manfredonia, il quale però risulta essere molto inquinato;

3. Il Parco Naturale Regionale del fiume Ofanto.

Successivamente, ha raccontato di un’iniziativa intrapresa dal suo gruppo e da quello di Ottavia per aumentare il verde pubblico della città: domenica 21 febbraio si sono infatti riuniti per piantare nuovi alberi in via Monsignor Farina. L’associazione ARIF ha fornito loro gratuitamente 150 alberi e i “Lions club” di Foggia hanno donato loro i pali per sostenere gli alberi e realizzato le buche per piantarli. Ha poi spiegato che gli alberi utilizzati sono alberi di ligustro, dunque le radici si sviluppano in verticale in modo da non danneggiare ulteriormente le strade.

E’ poi intervenuto Mario Cagiano, il quale ha spiegato l’origine del gruppo Ottavia, nato con l’obiettivo di costruire qualcosa di nuovo e positivo in una città che sembra rassegnata al declino, coinvolgendo in primo luogo i più giovani. Ha spiegato che il nome del gruppo trae spunto dal nome di una delle città invisibili di Italo Calvino che ha alla propria base una ragnatela, immagine che lo ha molto colpito, in quanto a lui stesso piace pensare a Foggia come una città che si regge su una rete di ragazzi della nostra età che collaborano al fine di migliorarla. Pertanto Ottavia si propone come obiettivi quelli di dialogare sulle problematiche della città, proporre soluzioni concrete e soprattutto “risvegliare il capitale sociale dormiente”. Mario racconta infatti della grande soddisfazione per il riscontro che ha avuto da molti altri giovani rispetto all’interesse verso queste problematiche. Ha fatto dunque notare come molte tematiche importanti siano spesso trascurate, come quella della mafia, del bullismo e anche la stessa tematica ambientale (citando l’esempio dell’esistenza di discariche abusive di amianto nella zona di Masseria Pantano), verso le quali è urgente e necessaria una maggiore sensibilizzazione, facendo presente che questi problemi ci sono vicini più di quanto potremmo pensare e l’indifferenza e il disinteresse non potranno mai essere il modo giusto di affrontarli.

Sara Carmeno 5C

Circa 30.000 le presenze INVISIBILI nella nostra provincia nel periodo di massima richiesta, per la raccolta dei pomodori








CAPORALATO: L’INGIUSTIZIA (IN)VISIBILE

Caporalato: una forma illegale di reclutamento e organizzazione della manodopera nel lavoro dipendente, sanzionata dagli ordinamenti di vari Stati del mondo.

Questo il tema al centro dell'incontro “Caporalato” per la serie “Speranze di pace”, tenutosi il 29 gennaio 2021, organizzato in via telematica dal Progetto Uomo-Mondo del Liceo Scientifico “Marconi” di Foggia, che ha visto come ospite Magdalena Jarczak, Segretaria provinciale di Flai-Cgil, e la partecipazione di 55 ragazzi e 4 docenti.

“L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia”. Così si esprime Antonio Gramsci nel suo testo "Indifferenti" l'11 febbraio 1917, in un passo letto durante l’incontro.

E nella terra della Quarta Mafia l'indifferenza, o per meglio dire l'omertà, è all'ordine del giorno; il territorio della Capitanata è tristemente noto, ormai da molti anni, specchio di una società che lascia passare in secondo piano l’umanità a favore dell’economia, ricca di presenze senza dignità.

Con la morte dell’agricoltura, a causa di un’esasperata massimizzazione dei profitti, è morta anche la terra e così a lungo andare c’è la morte degli esseri umani.

Le vittime del caporalato lavorano nei campi per la raccolta dalle otto alle quindici ore al giorno, vengono pagati pochissimo, 2 o 3 euro all’ora o addirittura a pomodori, senza pausa e costantemente sotto il controllo dei caporali, nella speranza di ottenere abbastanza soldi per arrivare almeno a farsi una doccia e per un pasto.

Nelle campagne, i migranti vengono costretti a condizioni di vita deplorevoli, come nella zona di Borgo Mezzanone, dove queste persone occupano dei casolari abbandonati, senza acqua corrente, senza luce, senza gas, con servizi igienici inesistenti sostituiti da latrine in amianto, privati della propria dignità e identità.

O come nel campo bulgaro, situato in una sorta di “terra di nessuno”, poiché nessun comune riconosce la proprietà del territorio, dove le malattie infettive e sessualmente trasmissibili sono all'ordine del giorno, dove mancano i determinanti di salute, cioè i diritti come l’habitat, l’istruzione, l’accesso ai servizi sanitari, il lavoro, la sicurezza del lavoro e la legalità.

O come ancora nel “Ghetto di Rignano”, dove d’estate per la raccolta del pomodoro arrivano più di 2000 africani, luogo che esiste perché, nel sistema produttivo agricolo italiano e pugliese, basato sull’intensività senza guardare al rispetto né della terra né delle persone, il caporalato è una comodità in quanto fornisce una forza lavoro a poco prezzo, troppo poco.

Le varie baracche di fortuna sono organizzate come un piccolo villaggio, con numerosi servizi a pagamento auto-organizzati: ristoranti, bazar, panifici, meccanici, sarti, ma anche i servizi igienici, infatti il costo di una doccia con acqua riscaldata nei barili è di 50 centesimi.

L’acqua potabile, raccolta in una cisterna, è una risorsa limitata, utilizzata solo per bere, mentre quella non potabile, che arriva attraverso una pompa, viene utilizzata per la pulizia del corpo e dei vestiti ma anche per bere.

Ma sicuramente il servizio più richiesto è quello del trasporto, necessario per arrivare nei campi a lavorare e in molte occasioni i caporali hanno a disposizione più di un’autovettura, arrivando a guadagnare ancora di più, sfruttando chi non ha possibilità di recarsi lì in autonomia.

Magdalena arrivò dalla Polonia circa venti anni fa, paese all'epoca in crisi, e arriva in Italia per mezzo di un conoscente, che si rivela poi essere un caporale, per il quale la donna diventa schiava di una politica di lavoro durissima.

Racconta di essere stata lei stessa proprio in quei campi, sottolineando come siano cambiate solo le nazionalità delle persone sfruttate dal caporalato, ma non le condizioni disumane in cui lavorano o in cui sono costretti a vivere. Ha anche ricordato il triste episodio che ha visto scomparire, dal 2000 al 2006, 119 cittadini polacchi, sbarcati in Italia per fare i braccianti o le badanti e mai più ritrovati, e gli episodi di agosto 2018 che hanno visto la morte di 16 migranti in incidenti stradali mentre venivano condotti nei campi a lavorare per il caporale.

Magdalena riuscì pian piano a fuggire da questo tunnel senza uscita ed è arrivata a ricoprire la carica di Segretaria provinciale di Flai-Cgil, incarico che le permette di combattere ogni giorno contro le ingiustizie rivolte ai più deboli, continuando a regalare speranza al territorio e aspettative più alte a chi è da sempre alla ricerca di un futuro migliore.

Ci spiega anche che con la Legge sul caporalato, entrata in vigore il 4 novembre 2016, si sono inasprite le pene per chi commette questo genere di reati e di come, con il primo Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato (2020-2022), siano stati previsti più sistemi soprattutto di prevenzione, con maggior vigilanza e contrasto, uniti a protezione, assistenza e reinserimento socio-lavorativo per le vittime.

Grazie proprio a questi passi in avanti, sempre più persone si rivolgono al sindacato, uno spiraglio di luce che offre loro non solo la possibilità di avere dei diritti, ma anche la possibilità di essere guidati a denunciare.

Lo speriamo per loro ma anche per noi e per la nostra terra. Che il nostro riscatto cominci proprio dalla soluzione di questa assurda situazione disumana?

Sara Delli Carri 4B