Il piccolo Crocifisso in macigno di Montovolo.
Si racconta che la chiesa di S. Caterina sul Montovolo sia opera dei crociati bolognesi al ritorno dalla Terrasanta.
Torniamo indietro nel tempo e in quei luoghi.
Il Monastero di S. Caterina sul monte Sinai ha radici antichissime. La sua fondazione si fa risalire a sant'Elena, madre dell'imperatore Costantino che nel 328 fece costruire una sorta di primitiva cappella votiva nel presunto luogo dove secondo la tradizione cristiana Mosè parlò con Dio, nell'episodio biblico del roveto ardente .
La più antica notizia documentata di questo luogo di culto è riscontrabile nell'Itinerarium Egeriæ di Egeria, una monaca originaria della Gallia che visitò i luoghi biblici attraverso un lungo pellegrinaggio compiuto tra il 381 e il 383.
Intorno al IX secolo, in seguito al ritrovamento dei resti della protomartire cristiana Caterina d'Alessandria, il monastero fu dedicato e rinominato, dai frati che lo gestivano, a lei e le sue reliquie sono custodite all'interno.
Il monastero ospita la seconda più grande raccolta di codici e manoscritti del mondo, superata soltanto dalla Biblioteca Apostolica Vaticana. Essa è costituita da circa 4500 volumi in svariate lingue antiche tra cui: greco, copto, arabo, armeno, ebraico, georgiano e siriaco.
Il monastero è considerato un luogo sacro dalle tre maggiori religioni monoteiste: il cristianesimo, l'ebraismo e l'islam.
Tra i diversi mosaici che lo adornano troviamo un’ icona che rappresenta Re Abgar di Edessa (Mesopotamia), e il Mandylion.
Quel panno, chiamato sindon o mandylion, con la straordinaria immagine acheropita (non dipinta da mani d'uomo), era un fazzoletto che recava un'immagine del volto di Gesù ritenuta miracolosa, fu portato al re Abgar, che lo venerò e fu guarito dalla sua malattia.
Custodito dapprima a Edessa nel 944 il Mandylion fu poi trasferito a Costantinopoli. Dopo il saccheggio della città avvenuto nel 1204 nel corso della Quarta crociata se ne perdono le tracce.
Alcuni studiosi ritengono che esso fosse lo stesso telo noto oggi come la Sindone.
L'ultimo riferimento si deve a Roberto di Clary, cronista della Quarta crociata: egli scrive che, prima della conquista della città da parte dei crociati (12 aprile 1204), la sindone con la figura di Gesù veniva esposta ogni venerdì nella chiesa di Santa Maria delle Blacherne
Il Mandylion di Roma. Cappella di Matilda in Vaticano La Sindone
La somiglianza tra il volto del mandylion e l'immagine sindonica si limita al fatto che in entrambi i casi vi è un uomo con la barba e i capelli lunghi, per altro il volto del pannello è ben vivo - ha gli occhi aperti - e non ha i segni della Passione.
Secondo Ian Wilson (storico del 1978), sarebbero stati invece i Templari a prendere la Sindone e a custodirla fino allo scioglimento dell'ordine: nel 1314, quando l'ultimo Gran maestro Jacques de Molay viene messo al rogo. Insieme a lui è bruciato anche un alto dignitario dell'Ordine a nome Goffredo di Charny, omonimo e forse parente di colui che quarant'anni dopo espone pubblicamente la Sindone.
Tra le accuse mosse ai Templari durante il processo intentato dal re di Francia Filippo il Bello, vi fu anche quella di adorare in segreto il volto di un uomo barbuto.
L’immagine era venerata in segreto in quanto la stessa sua esistenza all'interno dell'ordine era un fatto molto compromettente: l'oggetto era stato rubato durante un orribile saccheggio, sugli autori del quale Papa Innocenzo III aveva lanciato la scomunica.
Veniamo ora al nostro Montovolo, poco più in alto della chiesa di S.Caterina,
Dal libro Terra e Genti di Vimignano di Oriano Tassinari Clo:
"il vecchio oratorio fatto di macigni quadri ove si venerava un piccolo crocifisso finemente scolpito in macigno durissimo rovinò ... era scomparsa da un pezzo anche la ferriata che proteggeva in origine la croce.
... La croce è latina ed ha le estremità dei bracci trilobate; tutta scolpita in un macigno non locale ad un bassissimo rilievo…. ha un crocifisso che sorge da un coacervo di massi simboleggiante sia il calvario sia questo irregolarissimo Montovolo, nel superiore il simbolico pellicano che nutre i piccoli nel nido su di un ramo germinato dallo stesso albero della croce..
Nel verso della croce, all'incrocio dei bracci, è abbozzata a minimo rilievo una testa di cristo aureolata, entro un motivo quadrilobato"
Foto scattata nel 2019 all’interno della chiesa di S.Maria di Montovolo dove la croce è stata collocata.
Mentre sul retro:
Si vede scolpita la croce lobata della stessa forma di quella del lunotto della chiesa di S.Maria.
In primo piano il fazzoletto con l’immagine di Gesù con gli occhi aperti come sul Mandylion
Nell’aureola è inscritta la croce, memoria della Passione, mentre lo sguardo dei grandi occhi spalancati vuol rendere l’immagine di Cristo glorioso risorto .
L’icona si trasforma così in un simbolo della Resurrezione attraverso la Passione.
Bibliografia:
Luigi Fantini, Antichi edifici della montagna bolognese (1975) volume secondo.
Ian Wilson, The Shroud of Turin, the Burial Cloth of Jesus Christ, Image Books, Garden City (1979).
Barbara Frale, I Templari e la sindone di Cristo (Bologna, il Mulino) (2009).
Oriano Tassinari Clo, Terra e Genti di Vimignano (1987).
Paolo Giardelli , Mandylion. L'enigma della Sindone, il volto della Veronica, i riti segreti dei Templari (2002)
Rob Ricerche 2024