Le prime indagini all'interno del sito sono state svolte da Igino Cocchi e Ugo Rellini (Cocchi 1865, Rellini 1924). Entrambi i saggi del Rellini scesero nel deposito per oltre tre metri e solo nel sondaggio più interno, attualmente colmato da massi di crollo, vennero alla luce sporadici frammenti vascolari attribuibili all’Eneolitico e all’Età del Bronzo, oltre a gusci di molluschi terrestri/palustri del genere Limnea.
Le nostre prospezioni hanno interessato i tre vecchi saggi per verificare quanto già noto; inoltre sono state aperte due nuove aree, una in prossimità del laghetto (Area 400) e una sotto la parete sinistra verso l’entrata (Area 200), al fine di verificare la presenza di ulteriore deposito archeologico. Il piccolo saggio al laghetto non ha dato risultati, mentre il sondaggio sotto parete ha mostrato l’esistenza di un focolare attribuibile alla tarda età moderna/prima età contemporanea, forse in connessione all’uso del bosco e della vicina viabilità per varie forme di sfruttamento, tra cui la transumanza. Del resto, anche le ricognizioni di superficie hanno consentito di recuperare una buona quantità di frammenti ceramici databili tra il XVI e la metà del XIX secolo nell’area davanti all’imboccatura della grotta dove si trovano anche alcune murature a secco.
In definitiva, i sondaggi effettuati alla Tecchia di Tenerano hanno confermato che l’antro è stato molto sporadicamente frequentato in età pre-protostorica durante le età dei metalli, come testimoniato, sia tra i vecchi materiali rinvenuti da Cocchi e da Rellini che tra i materiali rinvenuti durante le prospezioni 2024 “Underlandscape” nell'Area 300, di piccoli frammenti ceramici decorati a “spazzola” caratteristici dell’età del Rame di questi territori.