22 Dicembre : Se non diventerete come bambini
Il Natale ha al centro il Dio bambino. Per questo parla in modo particolare ai bambini, anche se noi adulti l’abbiamo banalizzato perché abbiamo perso il senso del mistero.
È possibile ritrovarlo se ritorniamo come bambini. Sembra impossibile come obiettava Nicodemo nell’incontro notturno con Gesù: “Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?» (Gv 3,1-4).
Ma quello che è impossibile all’uomo è possibile a Dio. Bisogna credere a Lui: “Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva» (Gv 7,37-38).
Bere dell’acqua della Vita, frutto del dono dello Spirito, fa rinascere nuove creature.
Spunti di meditazione
«In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt 18,3). È questa la dimensione spirituale per accogliere e vivere il mistero del Natale. Si tratta di mettere da parte tanti presupposti per aprirci al messaggio semplice e profondo del Vangelo: “Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza» (Lc 10,21).
La vera gioia del Natale è scoprire che in questa piccolezza si manifesta il Dio con noi: “Io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? […] Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?” (Mt 6,25-30)
Salmo 131 La preghiera della tenerezza.
Questo salmo proclama la gioia di essere abbracciati da Dio.
Signore, non si esalta il mio cuore
né i miei occhi guardano in alto;
non vado cercando cose grandi
né meraviglie più alte di me.
Io invece resto quieto e sereno:
come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me l’anima mia.
Israele attenda il Signore,
da ora e per sempre.
Commento
Per stare in braccio a Dio bisogna abbandonare gli atteggiamenti di superbia e di vanagloria. Allora si scopre di esserecircondati da un amore materno e paterno che riempie di gioia.
L’abbraccio di Dio è ancora più dolce e forte di quello di una madre: “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai” (Is 49,15).
Preghiera conclusiva
Signore, la tua tenerezza mi fa trasalire di gioia. Sono tuo figlio, amato e coccolato da Te. Dammi la forza di fronte a tante tentazioni di fidarmi sempre di Te e di testimoniarti con la serenità di chi sa di essere sempre al sicuro tra le tue braccia.