18 Dicembre : Siamo fragile carne ma amati da Dio.
In ogni momento è facile costatare la nostra fragilità. La libertà di fare il bene che Dio ci ha donato è stata ferita dalla nostra volontà di non accettare la realtà di creature sia pure divine.
E così la nostra storia si è involuta cercando vanamente di costruire quella torre di Babele che voleva conquistare il cielo e che si è conclusa in confusione e dispersione.
“Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra” (Gen 11, 8-9).
Ma un amore vero e soprattutto divino non si rassegna a costatare questo fallimento e così:
“Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della
Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio” (Lc 1,26-35).
Spunti di meditazione
Dio, pur deluso nel giardino di Eden dalla sua creatura più amata, l’uomo, gioca d’azzardo. Nonostante la sfiducia nei suoi confronti dice al “serpente” che ha sedotto l’uomo: “Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa (stirpe) ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Gen 3,15).
Tutta la storia sembra smentire questa profezia perché Dio si ritrova con la continua necessità di perdonare e scusare la sua creatura.
Ma Dio non ha dimenticato questa promessa azzardata e dopo millenni la realizza chiedendo aiuto ad una ragazza prossima alle nozze. È l’ultima carta che gli resta da giocare. Se ora dovesse fallire ne sarebbe andata non solo della sua reputazione ma della salvezza di tutta l’umanità.
Chissà quali e quante istruzioni ha dato all’angelo Gabriele prima di mandarlo in Galilea a Nazaret. Chissà con quali brividi ha atteso il ritorno del suo messaggero: un piano elaborato da sempre affidato alla fragilità di un grembo e dei cuori di due giovani promessi sposi.
Quanti pensieri e timori: fidarsi ancora una volta di una sua creatura dopo tante promesse mai mantenute o addirittura rifiutate.
Gabriele, il messaggero di Dio, sa far bene il suo mestiere: non illude ma illumina il cuore di Maria e poi in seguito anche di Giuseppe perché gli eventi stavano per avere una nuova piega.
Gabriele attende in trepida attesa la risposta che, dopo qualche chiarimento, arriva con una disponibilità senza limiti:
“Avvenga per me secondo la tua parola”.
Ancora una volta Gabriele aveva tratto d’impaccio Dio facendo sì che “quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: «Abbà! Padre!» (Gal 4,4-6).
Salmo 34 La certezza di essere sempre custoditi da Dio.
Dio è sempre presente e pronto ad aiutare chi è “povero”.
Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.
Temete il Signore, suoi santi:
nulla manca a coloro che lo temono.
Sta’ lontano dal male e fa’ il bene,
cerca e persegui la pace.
Gli occhi del Signore sui giusti,
i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
Commento
La lode a Dio nasce da un’esperienza. Il salmista afferma, avendolo provato di persona, che se un povero “grida” il Signore lo ascolta e lo salva da tutte le sue angosce. Proprio l’angelo di Dio non un uomo si accampa attorno a quelli che lo temono e li salva. Allora è veramente bello essere suoi amici, facendo il bene e cercando di perseguire la pace.
Preghiera conclusiva
Signore, l’esperienza del perdono fa sgorgare la preghiera di lode e di ringraziamento. Riconoscermi peccatore di fronte a Te non mi fa arrossire perché sei vicino a chi ha il cuore spezzato e a chi ha lo spirito affranto. Per questo, Signore, voglio gustare la tua bontà detestando il male, facendo il bene e perseguendo la pace con tutti.