22 Dicembre

Magi primizia delle genti

"E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele». (Mt 2,6)

La profezia di Michea si è avverata: è nato un nuovo "re dei Giudei in Betlemme". Il suo essere nato a "Betlemme" avverte che la sua regalità è davidica e, pertanto, è il vero erede della promessa. (2Sam 7,11b-16)

Di fronte a questa venuta nessuno può rimanere indifferente ed ha alcune conseguenze.

"Ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme” (Mt 2,1). Questi personaggi provenienti dall'Oriente richiamano, molto probabilmente, i saggi sapienti di Babilonia, di cui Israele ha avuto esperienza e ha conosciuto nel corso della sua storia, in particolar modo durante l'esilio, e con cui si è dovuto confrontare. Rappresentano la saggezza di una sapienza pagana, molto attenta ai segni, ed ha saputo scorgere in essi la presenza di eventi superiori. Proprio questa sapienza pagana con la nascita di Gesù confluisce verso Gerusalemme, attuando così alcuni passi profetici, che affermavano lo splendore della gloria del Signore proprio in questa città.

I magi giungono a Gerusalemme, condotti da una stella: "Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adoralo” (Mt 2,2). Il loro cammino è, alla fine, una ricerca interiore che si interroga su questo misterioso personaggio, annunciato da una "stella" che essi hanno "veduto". Questi pagani, "hanno visto", cioè "hanno creduto" e a seguito di questa loro fede hanno incominciato un cammino di ricerca, che li ha portati nel cuore del mistero: Gerusalemme, in cui si celebrerà, nella morte-risurrezione, la salvezza per l'intera umanità. Hanno seguito la stella, che li portava verso il Dio-uomo, rifiutato dai Giudei, ma creduto ed accolto proprio dai pagani.

Ecco, dunque, il senso di questo lungo viaggio dall'Oriente pagano, di questo lungo cammino di fede: "Si prostrarono e lo adorarono” (Mt 2,11). La meta finale è il riconoscimento della regalità divina di Gesù espressa nella prostrazione riservata presso il mondo orientale soltanto al re e alla divinità.

La ricerca dei magi è una ricerca sulla vera natura dell'uomo Gesù, che li farà imbattere innanzitutto nel re Erode che però è solo un re umano astuto ed anche assassino. Non è questa la regalità di cui erano alla ricerca. Per questo si allontaneranno da lui dopo che hanno trovato il vero "Re" senza più incontrarlo,

Si erano lasciati guidare da una stella che li aveva accompagnati dall'oriente ed era rimasta con loro per tutto il viaggio fino sulla dimora del bambino, proprio come "La nube del Signore era sopra di loro durante il giorno da quando erano partiti" (Nm 10,34) e "... non si ritirava mai dalla vista del popolo" (Es 13,22), ma rimaneva "... visibile a tutta la casa d'Israele, per tutto il tempo del viaggio" (Es 40,38b).

Ma se la stella era in precedenza il segno della regalità divina di Gesù, ora che hanno trovato il bambino la stella è Gesù stesso, figlio di Abramo, Figlio di Davide: “una stella spunta da Giacobbe e uno scettro spunta da Israele, ..." (Nm 24,15b.17b).

"Vista la stella", provarono "una grande gioia". È la gioia di chi ha visto, compreso e creduto che lì, in quel bambino, Dio ha finalmente attuato le sue promesse e realizzato il suo progetto di cieli nuovi e terra nuova e il realizzarsi di una profezia di Isaia: "Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo e per amare il nome del Signore, e per essere suoi servi, quanti si guardano dal profanare il sabato e restano fermi nella mia alleanza, li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. I loro olocausti e i loro sacrifici saliranno graditi sul mio altare, perché il mio tempio si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli" (Is 56, 6-7).

Entrati nella “casa” riconoscono Gesù come re e Signore e mettono a disposizione della nuova fede le proprie risorse e le proprie ricchezze spirituali e culturali (i doni). E diventano, a loro volta annunciatori. Altre mete ora li attendono, altre strade sono chiamati a percorrere: quelle dell'annuncio e della testimonianza. Torneranno da dove sono venuti, ma diverso, ora, è il cammino che sono chiamati a percorrere e che li attende; un cammino che li porterà lontani dal mondo del potere e dell'incredulità, simboleggiato in Erode, poiché essi, ormai, sono entrati in quella casa e ne fanno parte.


Signore, scuotimi dal torpore che troppo spesso mi fa adagiare negli impegni quotidiani senza osare mai oltrepassare gli orizzonti in cui banalmente confino la vita. Vivere in pienezza significa mettersi sempre alla ricerca perché Tu fai splendere sempre nuove stelle che indicano nuove mete. Devo avere il coraggio di scrutare il cielo della mia vita.

E come i magi non temono di mettersi in cammino per terre sconosciute pur di appagare il desiderio di incontrare questo bambino nato a Betlemme di Giudea, così alimenta in me il desiderio di incontrarti nella tua casa e tra la gente con cui trascorro il mio “tempo” perché ti possa donare tutto di me. Sono povere cose ma tu guardi il cuore e accogli a braccia aperte chi si mette nelle tue mani con la certezza di essere da te custodito.

E allora anch’io, come i magi, percorrerò strade nuove per “dire” a tutti quanto è bello averti incontrato e riconosciuto come Signore e Dio.