18 Dicembre

L'uomo ridiventa divino

Nel Natale non solo Dio si fa uomo in Gesù, ma per questa incarnazione l'uomo riacquista in pienezza la sua identità originaria. "Da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati". (Ef 2,5). "E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: «Abbà! Padre!». (Gal 4,6).

Con il Natale la storia di Dio e la storia dell'uomo ridiventano un'unica storia di grazia perché Dio, che aveva amato la sua creatura più grande anche se si era allontanata da lui nel giardino di Eden, ora la raggiunge sulla terra: "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1,14).

Ma Dio non si limita a "stare" con noi, ma "A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati" (Gv 1,12-13).

Dio, assumendo in Gesù la nostra umanità la rende divina. Questo è il vero regalo del Natale. A ciascuno la responsabilità di accogliere o respingere questo dono, una responsabilità non solo nei confronti di Dio ma anche di sé stessi.

"Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. (Gv 12, 47-48)

Celebrare il Natale significa mettersi di fronte con stupore a questo dono inaspettato.

È la meraviglia del salmista di molti secoli prima che, intuendo questa realtà divina, si scioglie in preghiera: Dio ha messo l’uomo al centro del suo amore.


Salmo 8

2 O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile

il tuo nome su tutta la terra!

Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza,

3 con la bocca di bambini e di lattanti:

hai posto una difesa contro i tuoi avversari,

per ridurre al silenzio nemici e ribelli.

4 Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,

la luna e le stelle che tu hai fissato,

5 che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,

il figlio dell’uomo, perché te ne curi?

6 Davvero l’hai fatto poco meno di un dio,

di gloria e di onore lo hai coronato.

7 Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,

tutto hai posto sotto i suoi piedi:

8 tutte le greggi e gli armenti e anche le bestie della campagna,

9 gli uccelli del cielo e i pesci del mare,

ogni essere che percorre le vie dei mari.

10 O Signore, Signore nostro,

quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!


La creazione è carica di mistero: è una realtà complessa, troppo grande per essere compresa fino in fondo. Nell’uomo il mistero è ancora più profondo perché gli è donata dignità regale e divina, pur essendo un nulla nei confronti del cielo e delle meraviglie della natura. Consapevole di questa grandezza l’uomo canta il magnificat al suo creatore. Il dominio che gli viene concesso è quello dell’amministratore fedele al mandato ricevuto: custodire il giardino di Dio e lavorarlo, non sfruttarlo per fini egoistici. Qui nasce la responsabilità nei confronti del creato e la fedeltà al mandato di Dio.



Signore, donami la consapevolezza che se tutto è nelle mie mani, io sono nelle tue per agire nella fedeltà al tuo mandato. “Tutto è vostro: … il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio. (1Cor 3,21-23).