21 Dicembre

L'annuncio degli Angeli e dei Pastori

I personaggi protagonisti dell'annuncio nei racconti della nascita di Gesù sono da un lato l'angelo, portatore dell'annuncio a Maria ed ai pastori e dall'altro i pastori che vegliano nella notte. I pastori “pernottavano nei campi”, lontano dai rumori e dai traffici della città e della vita sociale e nel contempo però “vegliano” nella notte dell'attesa e della speranza di tanti profeti.

Vegliano perché la notte è il tempo privilegiato delle rivelazioni divine, il tempo dell'agire salvifico di Dio; è il tempo del silenzio dell'uomo ma un tempo che vede come protagonista la potenza liberatrice di Dio:

“Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, e la notte era a metà del suo corso, la tua parola onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale, guerriero implacabile, si lanciò in mezzo a quella terra di sterminio, portando, come spada affilata, il tuo ordine inesorabile” (Sap 18,14-15).

Anche Dio veglia:

“Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore” (Lc 2,9).

il buio della lunga notte delle attese viene squarciato da una grande luce: “La gloria del Signore li avvolse di luce”. (Lc 2,9). È la risposta definitiva di Dio alle attese dell'uomo:

«Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore”. (Lc 2,10-11)

C'è un contrasto tra le tenebre degli uomini e la luce di Dio, che squarcia le loro tenebre avvolgendoli nella sua luce, così che “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is 9,1).

“Essi furono presi da grande timore” (Lc 2,9) . È la reazione dell'uomo all'irrompere della potenza di Dio nella storia. Ma l'angelo annuncia “una grande gioia che sarà per tutto il popolo”, e la cui responsabilità è lasciata a loro, i detentori del primo annuncio, chiamati ad esserne testimoni presso “tutto il popolo”.

Il motivo di questo annuncio: “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” (Lc 2,9). Un partorire che dice tutta l'umanità di questo bambino e dice che Dio si è fatto carne, si è compenetrato con l'umanità attraverso l'utero di una donna, resasi disponibile al suo progetto di salvezza, è entrato a far parte della storia dell'uomo, assumendo su di sé un'umanità corrotta e degradata dalla colpa primordiale, per ricostruirla nella sua originaria integrità, quando l'uomo, per decreto divino, era ancora immagine e somiglianza di Dio (Gen 1,2627).

È un salvatore, la cui natura è tutta diversa dagli altri poiché “è Cristo Signore” nato nella città di Davide. Proprio Betlemme lega questo salvatore messianico alle promesse divine (2Sam 7,12-16), “E questo (è) per voi il segno: troverete un neonato avvolto in fasce e posto in una mangiatoia”. (Lc 2,12)

“E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, amati da Dio». (Lc 2,13-14) La lode celeste risuona tra coloro che hanno saputo accogliere nella loro vita l'annuncio della Parola e Dio offre la pace perché si sono resi disponibili. Un'offerta salvifica che ha come effetto primario la riconciliazione dell'uomo con Dio e, conseguentemente, degli uomini tra loro. Una pace, che è riconciliazione, che si innesta negli uomini, rigenerandoli ad una nuova vita, che deve riflettersi nel loro nuovo modo di rapportarsi con sé stessi e con gli altri.

“E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro”. (Lc 2,18)

Ora ai pastori l'iniziativa di continuare nella loro vita tale esperienza del divino, che li porterà ad essere dei veri testimoni di una Parola fino a farne un progetto di vita, costituitosi dopo che si sono parlati tra loro: “i pastori si dicevano tra loro”. È la prima comunità di credenti.

Si fanno annunciatori e testimoni di quella “parola che fu detta loro su questo bambino”, di una parola che non è loro, ma che fu detta loro sulla natura e l'identità di questo Bambino.

Questo annuncio suscita ascolto accogliente e stupito dopo averne constatato la veridicità. E così i pastori tornano alla quotidianità del loro vivere completamente trasformati interiormente. Se il loro andare era stato caratterizzato dalla ricerca, ora, il loro ritorno, dopo l'incontro con la Parola, è accompagnato da un culto interiore, che si esprime attraverso la glorificazione e la lode “per tutte quelle cose che udirono e videro come fu detto loro”.


Salmo 23

Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce.

Rinfranca l’anima mia, mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome.

Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me.

Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici.

Ungi di olio il mio capo; il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita,

abiterò ancora nella casa del Signore per lunghi giorni.