Elaborazione grafica

Il disegnatore dà volto ai personaggi e forme ai luoghi del racconto. I risultati sono sempre confortanti, spesso sorprendenti.

Il questo caso si è voluto rappresentare l'incipit de La città dei gatti ostinati di Calvino: "La città dei gatti e la città degli uomini stanno l'una dentro l'altra, ma non sono la medesima città".

Come è chiaro, non solo in questo disegno entra in gioco la comprensione del testo, ma addirittura l'interpretazione

Oltre all'abilità tecnica dell'esecuzione, l'alunno ha dimostrato di sapere materialmente "entrare" nel testo. 

"Ma erano tanti, sempre più folti man mano che il treno si avvicinava al nord. E tutti avevano la stessa direzione, scendevano verso mezzogiorno, fuggivano il pericolo mentre noi gli si andava direttamente incontro, a velocità pazza ci precipitavamo verso la guerra, la rivoluzione, la pestilenza, il fuoco, che cosa poteva esserci mai? Non lo avremmo saputo che fra cinque ore, al momento dell'arrivo, e forse sarebbe stato troppo tardi". 

(Qualcosa era successo, Dino Buzzati)

Era una povera Acca da poco: valeva un'acca, e lo sapeva. Perciò non montava in superbia, restava al suo posto e sopportava con pazienza le beffe delle sue compagne. Esse le dicevano:

E così, saresti anche tu una lettera dell'alfabeto? Con quella faccia?

Lo sai o non lo sai che nessuno ti pronuncia?

(L'Acca in fuga, Gianni Rodari)

"Alle sei di sera la città cadeva in mano dei consumatori. Per tutta la giornata il gran daffare della popolazione produttiva era il produrre: producevano beni di consumo. A una cert'ora, come per lo scatto d'un interruttore, smettevano la produzione e via! Si buttavano tutti a consumare. "

(Marcovaldo al Supermarket, Italo Calvino)

C’era una volta una città invasa dalle automobili. Ce n’erano così tante che non ebbero più lo spazio per muoversi. Così la gente doveva andare a piedi.

– È ora di finirla! Bisogna fare qualcosa!

Un giorno si presentò in Comune uno strano giovanotto.

(Il pifferaio e le automobili, Gianni Rodari)

Perch'io


...perch'io, che nella notte abito solo,

anch'io di notte, strusciando un cerino

sul muro, accendo cauto una candela

bianca nella mia mente - apro una vela

timida nella tenebra, e il pennino

strusciando che mi scricchiola, anch'io scrivo

e riscrivo in silenzio e a lungo il pianto

che mi bagna la mente..


(Perch'io, da Il seme del piangere, Giorgio Caproni)