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Un bosco verticale a Monza?

Un po’ realtà e un po’ fantasia, fatto sta che questa primavera è arrivata agli atti del Comune la proposta progettuale firmata dall’archistar Stefano Boeri per l’area dismessa di via Foscolo, nel quartiere di Regina Pacis. Si tratta di un atto di indirizzo della giunta per il piano integrato di intervento nel comparto Foscolo-Pascoli-Pellico. Il piano precedente era stato approvato nel 2015 e ora la proprietà (Clotilde srl) ha depositato ha depositato una istanza di massima di modifica con cui ha richiesto un parere preventivo in merito “ad una nuova proposta planivolumetrica”. In soldoni cambia che i volumi già approvati nel 2015 in lunghezza vengono riproposti in altezza con tre edifici di 50 metri (grosso modo 16 piani) la metà di quelli famosi all’Isola. Contestualmente il proponente richiede circa 2.000 mq, non proprio un appartamentino diciamo, di aumento di edificato (per rientrare dei costi molto maggiori) promettendo parco urbano, piazza, percorso ciclopedonale, bike sharing e tutto quanto nel pacchetto classico serve a rendere i grandi piani d’intervento appetibili per le giunte.

L’idea è sicuramente accattivante e il “modello bosco verticale” parla da sé, replicato dopo l’opera prima milanese a Losanna, Nanchino, Utrecht, Parigi ed Eindhoven e pluripremiato in tutto il mondo ma presenta altrettanti problemi. Primo tra tutti l’idea di piazzare tre colossi di sedici piani in un quartiere di prima periferia dove il condominio più alto conta sette piani e da almeno vent’anni non se ne costruiscono di più di quattro e molto limitati in termini di numero di appartamenti, in secondo luogo queste sono costruzioni che costano molto e di conseguenza dirette a un mercato che non è esattamente quello della periferia di una città di provincia dove il prezzo delle nuove costruzioni viaggia intorno ai 3.000 euro al mq per le edificazioni di fascia alta. Per dare dei punti di riferimento, gli appartamenti che si affacciano sulla skyline milanese passano di mano a cifre vicine ai 17.000 euro/mq (e hanno spese che si aggirano intorno ai 1.500 €/mese)

Insomma il rischio “buco nell’acqua” con relativo danno per il quartiere in termini di cantiere infinito, mancata conclusione delle opere di interesse pubblico o magari di mancata conclusione delle costruzioni stesse potrebbe essere concreto se la proprietà non inquadrasse il giusto target di clientela, anche in un quartiere dove il mercato immobiliare funziona piuttosto bene tanto per l’usato che per il nuovo.

Una soluzione intelligente potrebbe arrivare dalle stesse realizzazioni del bosco in giro per il mondo, quella di Eindhoven. Un grattacielo di 75 metri con 125 unità abitative di edilizia popolare costate 1.200 euro/mq, cioè quanto costano normali appartamenti di nuova edificazione. Tralasciando la lungimiranza dell’amministrazione della città olandese se paragonata alle realizzazioni Aler, il grattacielo olandese dimostra che il modello può essere realizzato anche a costi contenuti e destinato a fasce di reddito medio e medio-basso, indubbiamente più targetizzate sull’acquirente medio della zona di monza est.