LAP | Laboratorio di Arte Pubblica
il LAP, dal 2009 ad oggi, con il coinvolgimento di 23 comunità, è andato definendosi un mediatore identitario, toccando così il punto di contatto più alto tra antropologia e arte.
Federica Buonsante Art Researcher Institute for Public Art di Shanghai
Essere mediatore identitario, per me vuol dire che l'arte entra nel processo di formazione delle identità personali e sociali, mettendo in relazione luoghi e persone filtrando e armonizzando le diversità attraverso la lente dell'arte, che ha un doppio orientamento alla realtà concreta e temporale e alla sua carica valoriale, che supera il tempo presente per farsi valore appunto identitario e quindi duraturo o permanente.
Elisa Laraia, Director LAP
Il LAP Laboratorio Arte Pubblica, nasce nel 2009, ideato e diretto da Elisa Laraia, nel ruolo di mediatore identitario ha attivato processi di arte partecipativa. Il LAP è nato da un’analisi del contesto geo-culturale della regione Basilicata, partendo da un dialogo costante, portato avanti fino ad oggi, con associazioni a tutti i livelli, culturali, di volontariato, di promozione sociale, istituzioni, enti locali e singoli cittadini, per rispondere all’esigenza comunemente espressa dalle Comunità di vivere lo spazio urbano come luogo di riflessione sul contemporaneo e di scoperta di nuove soluzioni alle esigenze del vivere quotidiano, attraverso l’interazione tra artista e fruitore; Il LAP, nel 2009, ha trasformato la città di Potenza in un inedito spazio espositivo, con le sue 7 postazioni permanenti delle dimensioni di 5x2,5m distribuite nella città secondo un percorso di fruizione urbana, progettato sui flussi di maggior transito con 70.000 potenziali fruitori al giorno dotate di realtà aumentata; nel 2013 ha lanciato il Premio internazionale Public Art Award rivolto a 50.000 utenti nel settore delle arti visive che ha visto coinvolti attraverso un social network dedicato, 300 artisti nazionali e internazionali per la creazione di progetti legati al territorio della regione Basilicata, con Spencer Tunick, grande nome dell’arte contemporanea come Presidente di Giuria. Nel 2021 al 2023 cura quattro mostre d’arte contemporanea al Palazzo della Cultura di Potenza, Scultura Estesa e Identità Individuale | collettiva in partenariato con l’Accademia di Belle arti di Napoli, ed Emergenze con opere di Regina Josè Galindo, Stefano Cagol, Roberto Pugliese, Angela Fusillo. Nel 2023 organizza l'evento curato con la Fondazione Quadriennale di Roma, con ospiti Alessandra Troncone, Chiara Pirozzi, Marcello Francolini..
Nel 2024 cura “Casa” mostra di videoinstallazioni d’arte contemporanea di 12 studenti del corso di Videoinstallazione della Scuola di Scultura dell’Accademia di Belle arti di Napoli.
Gli obiettivi raggiunti dal 2009 al 2023 riguardano la realizzazione di 9 progetti di Arte Pubblica in Basilicata, “Deframmentazione” di Elisa Laraia, “White Hole” di Alessandra Andrini, “Cronaca” di Andrea Nacciarriti, “Private Conversation” di Orfeo Hotel Contemporary art project, “L’Esposizione del Lenzuolo” di Mariangela Capossela e Liviana Davì, Sublime Bother” di Marco Rossetti, “Identità Contemporanea | Contemporary Identity” di Elisa Laraia, Mio D’Andrea Santoro, Cristiana Amato, Francesca Arduino, Sabrina Attardi, Mattia Barbante, Sabrina Colella, Leila Costanzo, Ilaria Cutolo, Liu Daini, Zhang Dan, Martina dell’Aversana, Sara Fiorentino, Angela Fusillo, Chen Haotian, Gu Haotian, Agostino Iacono, Cui Jianing, Pu Jin, Xue Lingkun, Jiao Linyi, Flora Madonna, Sara Madonna, Ilaria Mignano, Emanuela Palmieri, Roberto Palumbo, Anna Rosaria Passaro, Carmine Pistone, Wang Qihui, Wu Yu Qing, Lucia Riccio, Francesca Sorrentino, Alessandra Russo, Yin Xin, Yan Jing Xuan, Apo Yaghmourian, Yang Yang, Chen Yaxin, Wang Xue Ying, Polina Yarishkina, Zhang Yutong, Zhao Zi Zhu, Zhang Xi Zi,“E-fFusioni” di Raffaele Di Lorenzo, Lorena Ortells, Rita Passarelli e Giovanna Russo.
100 eventi, tra Urban Screen, convegni e urban lab nelle piazze della Basilicata, della Campania e della Puglia con il coinvolgimento dei comuni di Matera, Potenza, Acerenza, Forenza, Calvello, Lauria, Corleto Perticara, Rivello, Chiaromonte, Calciano, Barile, Rionero in Vulture, Castelgrande, Agromonte Mileo, Latronico, Tito, Picerno, Satriano di Lucania, Pignola, Maratea, Salerno, San Michele Salentino da cui è scaturito uno storytelling della comunità contemporanea contenuto in un archivio video. Alta formazione universitaria in parternariato con L’UNIBAS dedicata a 20 artisti da tutta Italia e dal mondo, con esperti di livello nazionale. Nel 2018 il LAP viene selezionato per l' International Award for Public Art (IAPA) organizzato dall’ Institute for Public Art perché risponde ai requisiti fondamenti dell’Arte Pubblica: mostrare l’eccellenza nella pratica sociale attraverso il coinvolgimento, la narrativa e il concetto dell’opera; la tecnica utilizzata e altri elementi estetici innovativi, l’impatto che la pratica ha avuto nel suo contesto. In un equilibrio tra tre dimensioni: Storico sociale, Materiale fisica: luogo in cui si sviluppa la pratica, Socio antropologica. Nel 2023 organizza la Residenza d’Artista Identità nel progetto ArtHouse.
Dal lavoro svolto dal 2009 al 2013 è scaturita una pubblicazione dal titolo LAP Laboratorio permanente di Arte Pubblica 2009-2013, edito dalla Regione Basilicata, con i contributi di Elisa Laraia, Anna Detheridge, Emilio Fantin, Bianco e Valente, Mariadelaide Cuozzo, Francesco Marano. Oggi oggetto di studio del corso di Videoinstallazione presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli.
Da 2009 ad oggi il Progetto è stato Patrocinato a livello istituzionale dal MIC, Mibac, Mibact, Ministero per le Politiche Giovanili, Regione Basilicata, Comune di Potenza, Museo Nazionale di Matera, Direzione Regionale dei Musei della Basilicata. Accademia di Belle Arti di Napoli, Università della Basilicata Dipartimento di Scienze Umane, DICEM, Fondazione Matera 2019, APT Basilicata.
2023
Lo scambio culturale tra Cina e Italia
di Daini Liu
Corrispondente Italia,The 11th China (Wuhu) Popularized Science Products Exposition
Responsabile comunicazione, TopBridge, Shanghai, Cina
Project manager Cina, LAP Laboratorio di Arte Pubblica
Quest'anno ho realizzato la mia visione dell’arte come confronto di culture attraverso la piattaforma del The 11th China (Wuhu) Popularized Science Products Exposition. Da molti anni la Science Expo coltiva con grande impegno il format aziendale "Science Popularization+", ampliando ed esplorando costantemente l'ampiezza e la profondità della divulgazione scientifica. Combinando organicamente la divulgazione scientifica con diverse opzioni come "cultura", "arte", "educazione", ne persegue le infinite possibilità.
In questo contesto, per favorire lo scambio culturale tra Cina e Italia, ho invitato Elisa Laraia e il LAP Laboratorio di Arte Pubblica, da lei ideato e diretto, a parlare di “Arte e Metaverso” e come consulente artistico per la mostra Help, Art e Science costituita dalle opere video degli studenti della Scuola di Scultura dell'Accademia di Belle Arti di Napoli, otto giovani artisti che esprimono la loro visione sul tema della scienza attraverso diverse forme espressive.
Gli artisti contemporanei sono estremamente coraggiosi, hanno scoperto nuove possibilità per l'arte digitale e hanno iniziato a cercare di utilizzare la tecnologia come vettore per creare nuova arte. Le opere degli artisti valorizzano gli elementi innovativi dei media digitali che utilizzano la realtà virtuale, come le immagini generate dal computer e il suono per sollecitare il mondo sensoriale del pubblico. Il pubblico con questa mostra sembra essere entrato in un mondo fantascientifico, pieno di miracoli e sorprese. Questa è una storia di redenzione, poiché la tecnologia ha fornito agli artisti gli strumenti per intraprendere senza esitazioni un nuovo viaggio dell'arte.
Metaverso + Help, Art and Science
di Elisa Laraia Docente di Videoinstallazione, Direttora LAP Laboratorio di Arte Pubblica
Invitata in occasione della The 11th China (Wuhu) Popularized Science Products Exposition per parlare di Metaverso, le mie relazioni tenute all’Expo e all’Università di Wuhu hanno avuto per oggetto le potenzialità del Metaverso in merito alla creazione e divulgazione di opere d’arte contemporanea, come nella esperienza portata avanti dal LAP Laboratorio di Arte Pubblica sulle piattaforme Craft World, Second Life e Spatial. L’occasione di scambio culturale tra Cina e Italia ha dato vita alla mostra Help, Art e Science che ha coinvolto otto studenti della Scuola di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Napoli che hanno proposto opere in video che riflettono sulle criticità del mondo contemporaneo. La Scienza va nella direzione delle soluzioni mentre l’arte contribuisce a sottolineare le prospettive evolutive trasformandole in suoni e immagini digitali, dalle animazioni 3D all’Intelligenza Artificiale. La scienza è l’aspetto positivo di questo tempo, capace di annientare dinamiche distopiche, ridando positività al futuro. Nell’opera di Maria Giovanna Abbate, come in quella di Graziano Riccelli, si riflette sulla tossicità dell’azione dell’uomo sull’ambiente. Abbate in "Castel Volturno” descrive l’inquinamento del fiume omonimo con i suoi microrganismi che si sovrappongono ad immagini di operazioni chirurgiche, facendo intravedere una soluzione legata all’avanzare della scienza, ma anche con il contributo dell’immaginazione che apre nuove possibili strade verso soluzioni positive. Riccelli, con l’opera “Sopravvivere Su un Pianeta Infetto”, descrive con immagini sintetiche, asettiche, un mondo governato dai metalli. Un grande albero, simbolo della vita, è l'ultimo superstite di una foresta ormai estinta, non più foglie verdi e rigogliose ma rami che si estendono come scheletri spogli, ognuno dei quali è adornato da lattine di alluminio. L’animazione 3D invita il pubblico a riflettere su quanto sia urgente adottare pratiche sostenibili. Con l’opera di Alessandra Falcone “Life on 3023” ci affacciamo nel 2023 sulla soglia del Metaverso, descritto dall’artista come luogo nel quale tutte le risorse saranno effimere digitali, di una glaciale ironia sono i qrcode attraverso i quali poter scaricare digitalmente le risorse fondamentali per alimentarsi. I volti creati con l’Intelligenza Artificiale da Raffaele Di Lorenzo in “The100” parlano di identità dissolte nella rete, in una prospettiva di deframmentazione che chiama la scienza ad intervenire sui processi di equilibrio tra identità umana e identità digitale, per il timore della perdita dell’identità, o addirittura della concezione stessa di identità. Metta Borriello in “Aitano no monogatari 3” vive nel metaverso nel quale un suo clone digitale, interfaccia della sua identità reale, ne porta il peso andando verso la soluzione delle sue problematiche interiori; nell’opera l’evoluzione scientifica, in ambito tecnologico, ha la capacità, anche in questo caso, di aiutare l’uomo nella sua evoluzione individuale e collettiva. Così come nell’opera di Apo Yaghmourian, che in “Dal Profondo Del Mediterraneo” ripone speranza nella scienza che possa fermare l’emergenza dei flussi migratori nel Mediterraneo, lo fa con una immagine particolarmente poetica di un arcobaleno che scaturisce dal rifrangersi dell’acqua su una pietra sul fondo del mare, mare che troppo spesso diventa luogo di morte. Visioni artistiche e rappresentazioni scientifiche si fondono nell’opera “Blueprint Rhapsody” di Carmine Pistone, che in un flusso perenne, tra strutture architettoniche, organiche, chimiche, frattali, racconta dell’oceano primordiale, rappresentato dal tradizionale sfondo blu della stampa; un legame indissolubile e millenario tra due delle discipline che più rappresentano l’infinita curiosità umana: una rapsodia incessante, un rizoma a flusso continuo. Ania Daini Liu, in "Il regalo di Zefiro", incarna ricordi ed emozioni della sua permanenza in Italia che considera sua seconda patria, in particolare l’installazione fa riferimento a una pallina a strisce rosse e bleu, ottenuta con l’aiuto del dodicenne Zefiro da una macchinetta distributrice, che lei conserva come dono prezioso, come simbolo non solo dell’amicizia tra persone, ma tra Cina e paesi stranieri. I fruitori dell’installazione, potendo portare via con sé liberamente una delle palline parte dell’installazione, entrano nell’opera, diventando parte integrante dell’esperienza di Liu e condividendone memoria ed emozione. In tempi in cui la memoria digitale predomina, Liu valorizza la memoria delle umane emozoni.
Mistress di Valeria Fittipaldi
Metta Borriello in Out There Behind the Door
Sentieri di Ilaria Castaldi
Gabriele Di Girolamo in RECy(r)cle
N•48 du Ladifatou Traore
Sono a casa (?) di Josef
Harmonium Domus di Salvatore Mancino
2024
CASA Mostra d’arte contemporanea a cura del LAP Laboratorio di Arte Pubblica e della Scuola di Scultura dell’Accademia di Belle arti di Napoli - Palazzo della Cultura di Potenza - 21 Dicembre 2023 | 9 Gennaio 2024, con il patrocinio del Comune di Potenza, il patrocinio morale della Regione Basilicata, del Museo Nazionale di Matera, Direzione Regionale dei Musei della Basilicata, APT, nell’ambito dell’Accordo Quadro con l’Accademia di Belle Arti di Napoli e l’Università degli studi della Basilicata, Dipartimento DISU.
La Mostra d’Arte Contemporanea CASA trasforma il Palazzo della Cultura della Città di Potenza in una grande abitazione, il contenitore museale a vocazione multimediale ospita dodici videoinstallazioni che narrano della vita intima degli artisti coinvolti, i quali mettono in luce concetti diversi così come diverse sono le loro identità. L’utilizzo dell’obiettivo fisheyes è il collegamento, la scelta estetica, che caratterizza le opere create ad hoc per la mostra: guardare fuori attraverso lo spioncino della porta di CASA che ci protegge, per svelare il Dentro e il Fuori, tra Privato e Pubblico.
Mistress, la videoinstallazione di Valeria Fittipaldi, pone l’accento sulla Chiesa come casa discriminatoria per le donne. In un momento in cui sempre più si sente l’urgenza di un cambiamento culturale che vada verso l’empowerment femminile, l’artista sottolinea l’urgenza della questione femminile e etnica attraverso i simboli della Chiesa Cattolica, che anche al suo interno è attraversata da tale riflessione. La videoinstallazione Harmonium Domus di Salvatore Mancino, è composta dallo scheletro di un violoncello, costruito dall’artista, che si sovrappone a un monitor sul quale un video svela un ambiente domestico abitato da musicisti che appare e scompare al ritmo della musica: un luogo intimo di incontro tra sonorità. La videoinstallazione Sono a casa (?) di Josef, è composta da una scultura, una mano che impugna una penna, e un monitor sullo sfondo, nel quale l’artista nella penombra della sua stanza disegna, progetta, crea, in un flusso che narra della sua vita in cui fare arte è essenziale. L’opera Replica di Elvira Diana è composta da un piedistallo che sorregge un cellulare, il fruitore può entrare nel privato dell’artista dallo smartphone, la protesi tecnologica più privata che ognuno di noi conserva gelosamente, vedendo la sua cucina vuota, dove la luce si accende e si spegne al tempo stesso svelando e proteggendo la casa. La videoinstallazione Sentieri di Ilaria Castaldi ragiona sulla fisicità su due livelli, quello tangibile, reale, dei piedi in terracotta sorretti da due piedistalli, e quello etereo, virtuale della figura dell’artista, video-proiettata sulla parete sullo sfondo, che cammina da un piedistallo all’altro cercando la propria identità in uno stato di insoddisfazione perpetua. Nicola D’Ambrosio in Le luci ti porteranno verso casa ci coinvolge attraverso una performance nel suo ambiente domestico trasferito in un luogo altro, con cinque piedistalli che sorreggono oggetti del suo quotidiano trasformati in modo ironico. D’Ambrosio impersona una lampada, quella ritratta nel suo video, mentre si spegne e si accende, riflettendo sulla sua consapevole innocenza che irrompe nella noia del quotidiano. Immacolata Policarpo in The living sea ci pone davanti a un monitor, posto sul pavimento, che ritrae la riva del mare, un cerchio di sassi ricalca il cerchio del fisheye nel quale l’artista immerge i suoi piedi, parlandoci di un mare tumultuoso, indomabile metafora dell’ansia del mondo contemporaneo, ma anche del mare calmo che accoglie al suo interno la vita e nel quale noi possiamo nuotare, cercando una consapevolezza che può salvarci dall’inquietudine.
Valentina Spinelli con Oggettificazione per il consumo ci parla del terrore della donna di essere aggredita, di subire violenza da parte degli uomini, nel suo video cammina velocemente, la telecamera dello smartphone inquadra i suoi passi e il suo guardarsi attorno, teme il catcalling, questa paura si concretizza in una scultura in lattice di due seni e un sedere appesi a ganci da macellaio su un carrello di metallo, la videoinstallazione è esplicita: parla di donne come carne da macello. Gabriele Di Girolamo in RECy(r)cle ci parla di un mondo nel quale la ciclicità del male imperversa, l’opera ricalca la situazione degli attuali conflitti armati, che l’artista nella videoinstallazione interpreta ritraendo se stesso in una gabbia di ferro, da cui tenta di liberarsi bruciandola e autoponendosi in una situazione di pericolo. Il video, girato in fisheye, viene proiettato su una lastra di metallo circolare, sottoposta ad acidi e al fuoco, la circolarità è simbolo di un mondo uroboro. Metta Borriello in Out There Behind the Door pone il fruitore davanti ad una porta con un occhiello, lo invita a guardare al di fuori della casa, a guardare alla complessità delle relazioni sociali e ai tanti autocondizionamenti che rendono queste relazioni complesse, con un’ansia sociale incombente. Borriello è il protagonista del video, allo stesso tempo è dentro e fuori dalla casa, narrandoci del suo vissuto intimo, ansiogeno, il messaggio è ancora una volta individuale e collettivo, la colonna sonora amplifica la tensione emotiva, lasciando nel fruitore l’interrogativo: aprire o lasciare chiusa la porta della propria casa. Nunzia Ascolese con Nord, sud, ovest ed est: qual é la direzione giusta quando perdi la strada? mette in mostra una porzione di pilastro in cemento, simbolo della forza con cui l’uomo si impone sull’ambiente naturale, costruendo, costruendo, costruendo senza farsi carico dell’impatto che ha sul pianeta, i punti cardinali a terra e due monitor incastonati nel cemento svelano la prospettiva domestica dell’artista che scruta con occhio attento la complessità della relazione tra noi e la nostra Terra. Ladifatou Traore in N•48, videoinstallazione composta da una animazione in 3D e una scacchiera in gesso, ci parla del momento della crescita individuale di ognuno quando passiamo dalla sicurezza che ci dà il nostro ambiente domestico al confronto con i pericoli del mondo esterno, questo passaggio decostruisce l’idea stessa di casa mettendo in crisi la nostra identità e i nostri ruoli, di questo ci parla la scacchiera nella quale tutti gli scacchi assumono la stessa identità sconfiggendo ogni gerarchia.
La complessità dei messaggi che veicola la Mostra d’Arte Contemporanea CASA descrive e interpreta la complessità del nostro presente, coinvolgendo i fruitori con la forza delle emozioni-riflessioni visive e uditive, sottolineata dalle sonorità domestiche, un trillo di campanello e il battere di un pugno su una porta, che invadono lo spazio espositivo, nell’esigenza di trovare le connessioni positive tra la nostra casa Privata e intima, la nostra casa Pubblica, la società in cui viviamo immersi, e la nostra insostituibile casa Terra.
E-fFusioni
Raffaele Di Lorenzo, Lorena Ortells, Rita Passarelli, Giovanna Russo
Residenza Artistica ArtHouse
Bestiario Emozionale
Lucia Schettino
Riflettersi
Alessandra Falcone
La sfilata dei turchi
Carmine Pistone
2023
Identità
Individuale | Collettiva
Residenza Artistica, Mostra d’Arte Contemporanea, Progetto di Arte Pubblica
a cura del LAP Laboratorio di Arte Pubblica e della Scuola di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Napoli
Identità
Individuale | Collettiva
Elisa Laraia
Docente di Videoinstallazione, Direttora LAP Laboratorio di Arte Pubblica
L’Arte Pubblica, è arte che si costruisce con le comunità per le comunità, Arte Partecipativa, come processo e pratica dell’opera dentro le dinamiche sociali, con ricadute non solo emozionali, bensì conoscitive ed educative, risolutrici di conflitti. Essere mediatore identitario, vuol dire che l'arte entra nel processo di formazione delle identità personali e sociali, mettendo in relazione luoghi e persone filtrando e armonizzando le diversità attraverso la lente dell'arte, che ha un doppio orientamento alla realtà concreta e temporale e alla sua carica valoriale, che supera il tempo presente per farsi valore appunto identitario e quindi duraturo o permanente. In quest’ottica nell’ambito del progetto di Residenza Artistica Art House, prodotta delle società Bweb e BroxLab, con il patrocinio del Ministero della Cultura e della Regione Basilicata, nell’Ambito dell’ Accordo quadro tra LAP e l’Accademia di Belle Arti di Napoli, il LAP Laboratorio Arte Pubblica e la Scuola di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Napoli hanno curato il progetto “Identità individuale | Collettiva, Residenza Artistica, Mostra d’Arte Contemporanea e Progetto di Arte Pubblica”, con il patrocinio del Comune di Potenza e con il patrocinio morale del Museo Nazionale di Matera e della Direzione Regionale dei Musei della Basilicata, con i partenariati della Scuola di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, del Dipartimento di Scienze Umane dell’Università della Basilicata, e del Liceo W. Gropius.
Federica Buonsante, Art Researcher Institute for Public Art di Shanghai, afferma che “il LAP, dal 2009 ad oggi, con il coinvolgimento di 24 comunità, è andato definendosi un mediatore identitario, toccando così il punto di contatto più alto tra antropologia e arte.” È questa la linea di ricerca che il progetto “Identità Collettiva | individuale” ha tracciato con gli artisti emergenti, Raffaele Di Lorenzo, Alessandra Falcone, Lorena Ortells, Rita Passarelli, Carmine Pistone, Giovanna Russo, Lucia Schettino, nella Città di Potenza.
Nella prima fase per progetto si è svolta la Residenza Artistica, nella sede di Broxlab, che è stata il luogo di progettazione e realizzazione delle opere, sede del processo creativo, in forte connessione con la comunità di Potenza; l’articolato programma della residenza, infatti, ha messo ogni giorno in contatto gli artisti con le Istituzioni, come il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università della Basilicata, con l’intervento di Mariadelaide Cuozzo, Docente di Storia dell’arte contemporanea e referente Accordo Quadro LAP/DISU Unibas, il Liceo Artistico Musicale e Coreutico W. Gropius con cui il LAP durante il 2022 ha svolto una esperienza di alternanza scuola-lavoro e le associazioni Associazione e Centro Antiviolenza Telefono Donna, il Collettivo Potenza Urban Art | Associazione la Potenza dell’Arte, Associazione UNIDEA, lo Zonta Club international di Potenza, la compagnia teatrale Abito in Scena. Nella seconda fase è stata inaugurata la mostra Identità con opere di Alessandra Falcone, Carmine Pistone, Lucia Schettino, presso il Palazzo della Cultura di Potenza, tre videoinstallazioni prodotte in Residenza, che si sono legate fortemente alla città, nella prima sala la videoinstallazione di Carmine Pistone con tre monitor e una videoproiezione ha toccato uno dei temi simbolo di Potenza, “la sfilata dei Turchi”, la sfilata legata ai festeggiamenti di San Gerardo la Porta patrono di Potenza, è stata ripensata, rielaborata dall’intelligenza artificiale che ha restituito un racconto frammentato dove le sue icone hanno cambiato forma creando un nuovo immaginario. Riflettersi di Alessandra Falcone è formata da un monitor e una videoproiezione con due riprese fisse da un lato e dall’altro della Sala degli Specchi del Teatro Stabile della Città facevano echeggiare sulle sculture di Alessandra Falcone, in cemento, cornici d’epoca e specchi, la valenza di un luogo di incontro della città, specchiarsi nelle sculture che creavano nello spazio espositivo del Palazzo della cultura nuove prospettive, i pavimenti diventavano infiniti con nuova profondità, lo spazio si dilatava e i fruitori diventavano parte integrante dell’opera. Bestiario Emozionale di Lucia Schettino con cinque sculture in gesso, dalle forme antropomorfe una delle quali accoglie una videoproiezione che da sfogo alla rabbia alle disperazione della società contemporanea cosi come dell’artista che dialoga con due attrici di Potenza che diventano specchio delle emozioni della città e che echeggiano dai due monitor che completano la videoinstallazione. La terza fase di Identità Individuale | Collettiva è il progetto di Arte Pubblica “E-fFusioni” visibile nella postazione espositiva del LAP Laboratorio di Arte Pubblica in Largo 11 Settembre nel cuore della città. Realizzato da Raffaele Di Lorenzo, Lorena Ortells, Rita Passarelli, Giovanna Russo “E-fFusioni”
attraverso incontri casuali e programmati con la comunità di Potenza, si è generata un’indagine etno-antropologica che ha permesso la relazione con le persone del luogo attraverso rapporti di empatia, ottantaquattro riprese individuali; un sorriso, un’espressione, una confidenza o un racconto sulla storia della città hanno contribuito alla creazione di un’unica e nuova comunità. Le varie identità incontrate convergono nel grande mosaico comunitario che restituisce frammenti di volti e gesti, sovrapposti e stratificati, in un unico video, visibile inquadrando il qrcode dell’opera, un gigantesco occhio che insieme contiene e guarda la città di Potenza.
Identità tri-personale e residenza
Palazzo della Cultura e Turismo Potenza
di Chiara Pirozzi
Sul finire del 2022 diversi studenti del biennio della Scuola di Scultura sono stati coinvolti in una fra le esperienze più edificanti e formative per lo sviluppo della ricerca artistica. Faccio riferimento alla possibilità per gli allievi di trascorrere un periodo di residenza e di studio in un luogo diverso da quello abituale, in questo caso nella città di Potenza. Realizzata in collaborazione con LAP Laboratorio di Arte Pubblica e l’Assessorato alla Cultura del Comune di Potenza, la residenza artistica è stata l’occasione per attivare un processo di relazione con la comunità lucana che nel corso dei giorni si è fondata sull’apertura al dialogo, sulla scoperta di affinità e sul reciproco scambio di visioni e di interessi. Da questa esperienza collettiva e condivisa i giovani autori coinvolti - Lorena Ortells, Rita Passarelli, Giovanna Russo e Raffaele Di Lorenzo - hanno realizzato un lavoro concepito per lo spazio pubblico della città, restituendo così ai cittadini la partecipazione offerta. L’opera consiste in un banner posto sulle mura del Palazzo comunale in cui emerge l’immagine di un grande occhio che, affacciato sulla piazza, è il risultato degli innumerevoli sguardi incrociati in quel tempo trascorso a Potenza. Il lavoro di arte pubblica e relazionale si completa attraverso un elemento ipertestuale e multimediale che, attraverso un QR code, rimandava al video intitolato E-fFusioni in cui le diverse identità si fondono vicendevolmente nei volti e nelle parole. Parallelamente al progetto d’arte pubblica, sempre nel dicembre 2022 presso il Palazzo della Cultura e del Turismo di Potenza viene realizzata la mostra tri-personale dal titolo Identità Individuale | Collettiva, con opere di Alessandra Falcone, Carmine Pistone e Lucia Schettino. Ciascuno con la propria ricerca scultorea e installativa, i tre giovani autori propongono opere perfettamente calate negli spazi espositivi in cui emerge un costante rimando alla necessità di imparare a ri-conoscersi attraverso la relazione con l’altro. Alessandra Falcone propone una installazione in cui sporgersi, come fossero dei pozzi d’acqua, e specchiarsi, percependo così la nostra immagine immersa nello spazio circostante. Carmine Pistone propone una videoinstallazione in cui identità, culti e storie si fondono e si confondono generando un corto circuito multisensoriale. Lucia Schettino propone un bestiario emozionale formato da sculture costruite a partire da assemblaggi di materiali dissimili, al contempo mostruosi e antropomorfi. I due progetti realizzati appositamente per la città di Potenza raccontano una spiccata sensibilità degli autori verso le svariate forme di relazione possibili e un intreccio di immaginari e di storie che soltanto il dialogo può restituire all’artista come al pubblico.
Regina José Galindo
Ríos de gente
Roberto Pugliese
Hipogheios
Angela Fusillo
An AI is trying to tak about gender studies and it's kidding you
Meeme Mystique
Mutations
Svitlana Grebenyuk
Kiss
Gianluca Abbate
Panorama
Stefano Cagol
New Experiments on Vacua
2022
Emergenze
Mostra internazionale d'Arte Contemporanea
Mostra internazionale d'Arte Contemporanea
Emergenze a cura di Elisa Laraia
Regina José Galindo
Stefano Cagol
Roberto Pugliese
Gianluca Abbate
Svitlana Grebenyuk
Meeme Mystique
Angela Fusillo
28 maggio/ 28 giugno 2022
Palazzo della Cultura
Città di Potenza
Il mondo in cui viviamo è attraversato da EMERGENZE continue, che ci chiamano ad assumerci responsabilità impellenti sia personali sia sociali. Ne sentiamo in pieno il coinvolgimento, a volte rischiando di orientarci verso visioni distopiche che sembrano condurci verso l’annullamento della natura umana, a volte procedendo verso visioni utopiche, che, mentre hanno un ruolo consolatorio, ci spingono verso la ricerca di soluzioni positive, richiamandoci a progettare o anche solo a sognare un mondo rinnovato e accogliente. Questi ambivalenti versanti immaginativi trovano modo di esprimersi nella loro complessità e contraddittorietà nelle opere degli artisti che declinano il termine emergenza nella sua ricchezza semantica, dunque, tra emergenza come rischio imminente di annientamento ed emergenza come approdo alla luce di nuove possibili visioni e nuovi possibili modi di esistere. Regina José Galindo, artista di fama mondiale, Leone d’Oro come Artista Giovane alla 51° Biennale di Venezia, con la sua ricerca ha sottolineato sempre le emergenze che subisce la società guatemalteca, nella quale vive. Il suo impegno per le donne e per le comunità incarna l’Arte Pubblica, nella sua accezione di arte risolutrice di conflitti. Galindo giunge all’arte performativa, passando attraverso la poesia. Nei suoi intensi testi poetici, mentre traccia una sua memoria intima e personale, denuncia la condizione femminile nel suo paese. Si avvicina alla Body Art o all’Azionismo Viennese, servendosi del proprio corpo come di una parte essenziale del linguaggio artistico, capace di denunciare le violazioni del diritto alla libertà e alla protesta. Con ¿Quien puede borrar las huellas? (Chi può cancellare le impronte?) nel luglio del 2003 l’artista, imprimendo le impronte dei suoi piedi intrisi di sangue sulle strade di Ciudad de Guatemala, ha voluto ricordare le vittime dell’interminabile guerra civile che lacera la sua terra, riuscendo a lasciare un segno indelebile, se non sulle strade percorse, almeno nella memoria collettiva della sua nazione.
Per Emergenze, l’opera Ríos de gente, del 2021, ci restituisce un viaggio da una comunità all’altra per portare un messaggio comune: la necessità, l’urgenza di tutelare la vita umana.
Stefano Cagol artista di livello internazionale, affronta i cosiddetti iperoggetti, ossia questioni globali così diffuse, mutevoli, complesse, per tanto difficili da comprendere, i cambiamenti climatici, i temi energetici, appartenenze, confini e pandemie, che traduce in simboli universali e opere concettuali essenziali ed evocative rivolte a un pubblico ampio. Forte la sua capacità di entrare nei territori, narrandoli in modo estremamente poetico, come in New Experiments on Vacua, dove sottolinea già nel 2016 quanto la nostra terra sia contaminata e in pericolo; con Signal to the Future, nel 2020, lancia un messaggio ancora più forte, ponendo lo sguardo sul futuro: l’umanità ha ancora la necessità di ricordare a se stessa che ha bisogno di aiuto. In questo momento storico, il lavoro di Cagol va nella direzione della presa di coscienza della condizione di emergenza del nostro pianeta. Anche lui, come Galindo, è un artista che diventa attivista e nello stesso tempo è portatore di un messaggio universale.
Roberto Pugliese è un artista che ha sempre spaziato dalla sound art all’arte cinetica e programmata, fino alla performance live, come con Hipogheios, opera del 2021 di grande intensità emotiva, realizzata al Museo Madre di Napoli. La sua ricerca, che esamina nuovi punti di ricerca sui fenomeni legati al suono, sui differenti processi psichici messi in atto in relazione a strutture di origine naturale, sia acustiche che visive, piuttosto che a quelle artificiali, si avvale di apparecchiature meccaniche pilotate da software che interagiscono tra di loro, con l’ambiente che le circonda e con il fruitore. L’idea di creare un rapporto attivo tra opera e fruitore, spinge l’artista a dare vita anche a dimensioni nelle quali è il suono a muoversi, facendo in modo che si creino prospettive sonore diverse per l’ascoltatore. Il mondo sonoro di Pugliese prende vita e si evolve in grandi installazioni e sculture come Logoranti e macabre perversioni,..…, opera che racconta di Napoli e del culto dei morti. Di grande impatto il teschio color oro che tiene tra i denti un altoparlante, di fronte a cosa mette il fruitore, cosa vuole dirci, forse che abbiamo voce anche se non abbiamo più vita?
“Dentro ognuno di noi esiste un diorama che è la mappa geografica della nostra anima.” Così afferma Gianluca Abbate, creatore di mondi tanto immaginari quanto sintesi estrema della realtà. Il brulicare di persone, il germogliare della natura in Panorama, delineano una visione edonistica della realtà. Le animazioni digitali di Abbate rapiscono lo sguardo, in Supermarket, le identità stereotipate del nostro tempo sono messe sotto una lente di ingrandimento che ci fa riflettere, ci impone di andare oltre e di immaginare di ritagliare ognuno il proprio mondo per ricomporlo poi con quello degli altri.
La presenza in mostra di Svitlana Grebenyuk, artista ucraina radicata in Italia, vuole essere un segnale tangibile di quanto alta è l’attenzione per la guerra che stiamo vivendo. Alla prevaricazione, alla ferocia dell’uomo contemporaneo fanno da contrappunto i delicatissimi disegni dell’opera Kiss, progettata durante il lockdown, che diventano digitali e si fondono l’uno con l’altro, in questo bacio appassionato che ci esorta al contatto fisico quanto a quello mentale.
Due emergenti completano il senso puro di questa mostra, emergere, trovare ancora una volta soluzioni, questa volta nei mondi del metaverso e dell’intelligenza artificiale.
Il collettivo Meeme Mystique, è interprete della quarta rivoluzione industriale in corso in questo secolo, affronta nel cyberspazio il metaverso, riflettendo sui tre concetti di realtà virtuale, realtà aumentata e realtà mista, nell’intenzione di rompere la barriera tra spazio reale e spazio virtuale attraverso prospettive diverse. Meeme Mystique per Emergenze è il simbolo di un mondo nel quale l’identità non ha limiti di espansione e le personalità si moltiplicano, la fisicità scompare e diventa eterea come per Mutations, una videoistallazione che chiama il fruitore a diventare parte dell’opera, sedendosi con la protagonista, che resta comunque immersa nello schermo del proprio smartphone, significando come nella contemporaneità i rapporti umani siano pericolosamente delegati alla tecnologia.
Il focus di Angela Fusillo, artista e ricercatrice, è tutto concentrato nel campo dell'intelligenza artificiale, con l’obiettivo di comprendere le possibilità Queer nel campo dell'AI. Il video digitale An AI is trying to tak about gender studies and it's kidding you del 2022, è frutto della necessità di provare i limiti della AI nel comprendere l’evoluzione del nostro mondo. Il genere è la questione del nostro secolo, la comunità LGBTQI sta affermando la sua identità, ma quando Fusillo utilizza le GAN per interpretare testi che parlano del mondo Queer, ecco che dalla AI emerge una confusione che ne rimarca i limiti. In un mondo in cui l’evoluzione umana sembra venir quasi superata da quella tecnologica, l’elaborazione del pensiero nel senso di costruire nuovi campi identitari rimane un’attribuzione prettamente umana, mentre l’AI segnala mancanza d’autonomia e una relazione salda agli schemi cisgender.
2021
La Scuola di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Napoli in partnership con LAP Laboratorio di Arte Pubblica
presenta
Scultura Estesa #1 Potenza
identità, verticalità, stratificazione
Nell’ambito delle attività di promozione dell’Arte Contemporanea dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Potenza si è svolta un’inedita mostra espositiva, composta da opere tridimensionali e multimediali, che aiutano a riflettere sulle caratteristiche peculiari della città di Potenza, dal punto di visto fisico ed emotivo. Lo sviluppo verticale, in modalità crescente e densamente popolato verso l’alto, la stratificazione di storie differenti, e la ricerca di una propria identità specifica, hanno reso straordinarie le caratteristiche del capoluogo potentino, e per questo alimentato a pieno la creatività dei giovani artisti.
L’humus così creatosi a Potenza, non è una questione isolata alla socialità che la contraddistingue e non è nemmeno una parentesi aperta, con parole ristrette, nel contesto nazionale. E’ un tratto storico urbanistico, che rileva un potenziale evidente, dalla quale è possibile estrarre i migliori moventi di ricerca e di sperimentazione speciale.
Gli studenti della Scuola di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, si sono cimentati nello studio di materiali e modalità rappresentative innovative per meglio raccontare la relazione reale con l’ambiente contemporaneo, senza tralasciare la componente materica classica, viva nella scultura e in ogni assetto urbano, in cui, dove celato e dove evidente si raccontano gli insediamenti e le distruzioni, come un ricorrente processo di crescita ed evoluzione autoctona.
Le opere in mostra, sono degli artisti: Maria Giovanna Abbate e Francesco Capasso, Metta Borriello, Liu Daini, Raffaele Di Lorenzo, Alessandra Falcone, He Wenzheng, Irene Macalli, Carlo Menale, Rita Passarelli, Gemma Scala, Giuseppe Simonelli, Miho Tanaka e Apo Yaghmourian.
Apo Yaghmourian
Non diamo per scontato questo mondo, è la ripetitiva sentenza che echeggia nella stratificata società, in video. Corpi estranei di un volto intimo, alla ricerca di un cosmopolitismo introvabile, alla mercé di un potere evolutivo, rallentato da certi andamenti, ma pur sempre monopolizzati e incisivi nelle comprensione della confusione attorno.
Rita Passarelli
“La nave viene costruita e con essa il suo naufragare”. Ricreare un momento, un evento che ha generato con la catastrofe, una sua storia, un segno indelebile sulla linea temporale del soggetto è il leitmotiv narrativo dell’opera. Il disastro, come appartenenza ad un evento del 1943, dove Santa Chiara distrutta viene ricostruita, come Potenza, e tante altre, come nella tecnologia così nel futuro.
Raffaele Di Lorenzo
FaceLoose
La ricomposizione della dissoluzione del proprio sé, è il costante processo che viene messo in atto dai sistemi. La capacità umana, degli abitanti del mondo è di allocare i propri principi, e i propri sogni, in condizioni di grandi disordini, storici, epidemiologici, endemici al punto dove sono stati generati, perché la perdita del sé, non è mai la perdita del sogno, per quante volte vive la disgregazione.
Metta Borriello
Le paure sono entità fisiche che cancellano stati di appartenenza, e ridimensionano l’evoluzione naturale, creando traumi, fissi e spesso inamovibili. L’abitare un luogo, l’appartenenza ad uno spazio definito, il ruolo da assumere, i compagni di viaggio, parti reali e interattive del percorso di vita, nella quale ritrovarsi, scoprirsi e identificarsi necessariamente con un lavoro introspettivo profondo.
Giuseppe Simonelli
L’irreale immaginato, percepito e messo in condivisione, mostra un aspetto endemico nella società del consumo e mentre i social ne definiscono scale e stati di misurazione, il valore individuale si assoggetta ad un parere virtuale, o ad un assetto per niente tangibile. Se da un lato, l’irreale grava sulla percezione reale, il vero perde del suo potere fecondo di rivelazione intima, di sentimenti ed emozioni.
Raffaele Di Lorenzo
AbstractFoam
Rappresentazione viva e astratta di una società che costantemente sembra espandersi verso nuovi step evolutivi, creati accattivanti e preziosi, ma che forse in realtà si ritira a ritroso. Un apparente apertura a livello sociale, si rivela in realtà una decadenza sempre maggiore. Ogni giorno un passo in avanti e forse a nostra insaputa, perché assuefatti, invece, un numero enorme di passi indietro.
Miho Tanaka
Abitazioni, strutture che possono ospitare delle persone, delle famiglie, delle coppie. Apparentemente funzionali, ma sempre inevitabilmente capaci in primis di circoscrivere un vuoto. Il vuoto che appartiene alle città, dove tutto costruito secondo un canone, è spesso abitato da mancanze che provengono dal passato e che si ripetono nel vivere secondo un processo inconscio e sconosciuto.
Carlo Menale
I pasti, diventati duri, difficili da digerire, in condizione di gravi stati di inquinamento, di trattamento chimico nei processi di produzione industriale, riportano alla mente, la condizione fisica umana deteriorata e ammalata. Benessere e sofferenza sono innescate dal cibo nonostante sia un bene essenziale, e sono la metafora, dei valori che l’uomo assegna al denaro, al consumo e al concetto di dominio.
Irene Macalli
Lo spreco di materiali e la difficoltà di garantire il riciclo di una massa enorme di rifiuti, fanno della moda uno dei settori più inquinanti del mondo, oltre alle assurde condizioni umane dei lavoratori di tale settore. Se la stratificazione, dell’accumulo indica la misura del volume del consumo e del rifiuto da esso derivato, l’opera, segna inoltre l’assenza e la perdita d'identità di ogni lavoratore in Oriente.
Gemma Scala
In un punto specifico i ricordi recenti vengono dimenticati. Si dimenticano le parole, il loro significato, i luoghi frequentati, la propria casa, il matrimonio. Angosciante è l'esperienza di non riconoscere i propri familiari, i bei momenti vissuti con loro, non ricordare più il nome di tuo figlio. Tutto si oscura. Si perde il proprio io prima di perdere il corpo.
Daini Liu
La città non è un'esistenza che si può descrivere con un solo aggettivo, è un'esistenza inclusiva. Il volto della città è costantemente aggiornato con le esigenze delle persone, e i volti diversi convivono armoniosamente nella stessa città. La sorveglianza come stato di controllo, che rende pubblica e sorvegliata anche l’intimità più profonda.
Alessandra Falcone
E’ un paradosso essere reclusi dentro casa a guardare in una scatola chiusa, per sentirsi liberi. Un continuo chiudersi per aprirsi, atto a smussare l’ansia del non poter accedere a una socialità che appare scontata. La relazione tra questa abitudine e i pesci rossi, inconsapevoli della loro condizione, convinti che il mondo sia tutto in pochi litri d’acqua, non è liberante, ma altamente schiavizzante.
Maria Giovanna Abbate e Francesco Capasso
Sospesi, immobili, attendiamo. Quello che non c' è, il vuoto. Fuori da qui, la vita vera, sorge e tramonta, si rifà secondo altre leggi. Ancora ad occhi chiusi, come per vedere meglio, per non perdersi ma nello stesso momento, per non riconoscere i luoghi soliti o per abitare i luoghi noti come per la prima volta.
Wenzheng He
Le convinzioni di una appartenenza specifica ad un luogo inneggiano all’idea di stati remoti ereditati da preconcetti strutturati e che mentre le grandi megalopoli si indirizzano a diventare centri di crescita evolutiva del pensiero e della socialità, lo sgomento pervade i piccoli centri, dove un atto quotidiano come quello del cibarsi, diventa confusione internazionalizzata.
Per prima cosa Voglio darvi il benvenuto e ringraziare la nostra meravigliosa squadra di lavoro, voglio ringraziare la nostra coordinatrice professoressa Rosaria Iazzetta, per aver dato alla scuola di scultura una impostazione di livello internazionale, come questa meravigliosa occasione di lavoro insieme.
Voglio sottolineare alcuni elementi della nostra scuola che ritengo fondamentali, nella nostra scuola e nella nostra accademia.
Il primo elemento è che noi siamo una squadra, noi docenti collaboriamo ad una crescita sostanziale dei nostri allievi, per condurli al mondo del lavoro da artisti, già capaci di confrontarsi con il mondo esterno.Il secondo elemento è che da noi studiano allievi di tante nazionalità, lo vedrete nella presentazione che farò della mostra Scultura Estesa #1, questo permette ai nostri studenti di avere uno sguardo su tante culture che non può far altro che arricchire la loro ricerca artistica, un forte contributo è sicuramente questo nostro importante incontro L’ultimo elemento è che queste esperienze espositive che sono state il fulcro di questo ultimo anno di lavoro, come negli anni precedenti, si sono create connessioni con altri progetti promossi da Associazioni e da enti, che a loro volta porteranno altre occasioni di confronto, come succederà a settembre con il LAP Laboratorio di arte pubblico che io ho ideato e dirigo in Basilicata.
Interazioni
Elisa Laraia
Un numero rilevante di interazioni sui social, circa 10.000, supportati da un’ampia campagna di comunicazione che ha visto le opere delle mostre Scultura Estesa #1#2#3 incontrare circa 1000 visitatori, e, inoltre, l’attenzione della stampa e della televisione nazionale, questi i risultati più evidenti e certamente positivi della Scuola di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Volontà della Scuola di Scultura, infatti, è quella di creare percorsi, partenariati capaci di dare agli studenti l’opportunità di presentare le loro opere e di crescere nella dimensione del confronto. A Potenza, Avellino e Napoli, tanti fruitori, tante domande, un’interazione reale, forte, tra l’artista e il fruitore, sono stati gli elementi che, di opening in opening, hanno caratterizzato l’articolato percorso di Scultura Estesa #1#2#3, progetto che ha visto tre location completamente diverse l’una dall’altra, nelle quali si è lavorato con partenariati importanti, radicati sui territori, tali che garantissero un’interazione forte con i luoghi e con le comunità. Per quanto riguarda Scultura Estesa #1, che ha avuto come sede il Palazzo della Cultura a Potenza, mi preme soffermarmi sul partenariato tra il LAP Laboratorio di Arte Pubblica e l’Accademia di Belle Arti di Napoli, una nuova opportunità per la città capoluogo della Basilicata. Il LAP, da me ideato e diretto, nel ruolo di mediatore identitario ha attivato, partendo della Basilicata, processi di arte partecipativa con il coinvolgimento di 24 comunità, al fine di realizzare un ritratto antropologico della società contemporanea; nato nel 2009 come progetto in progress, ha trasformato la città di Potenza in un inedito spazio espositivo, con 6 postazioni permanenti, dotate di realtà aumentata, distribuite nella città secondo un percorso di fruizione urbana. Il progetto dal 2023 vedrà protagonisti gli studenti dell’Accademia che creeranno nuove relazioni e processi partecipativi nella città. Scultura Estesa #1 è stato un importante tassello di questa progettualità che vede Potenza protagonista di un progetto più ampio inteso a mettere in rete luoghi, realtà, persone. La prima opera che nel Palazzo della Cultura ha accolto il fruitore è stata una video animazione che vedeva tutta una serie di icone rubate dal web arrivare a comporre un volto, un’identità che pronuncia in modo ossessivo la frase “non diamo per scontato questo mondo”, un’opera che ha fatto riflettere, al primo impatto con il pubblico, sulla complessità delle tematiche e sulla maturità delle opere in mostra. Comprendere l’esperienza di Scultura Estesa nella sua complessità significa immediatamente entrare in ognuna delle anime delle 53 opere esposte, significa decifrare un processo pieno di elementi significanti dove la semiotica delle parole/immagini apre percorsi di leggibilità sempre diversi. Il coinvolgimento del fruitore è il nostro obiettivo, il suo farsi parte della scoperta del significato dell’opera. Ogni opera porta con sé delle relazioni e la loro rilevanza è l’elemento significante. Identità/Verticalità/Stratificazione, Umano/Disumano, Naturale/Artificiale le parole cardine su cui abbiamo riflettuto e dalle quali è partito il nostro lavoro, dalla selezione delle opere alla loro installazione. La crescita dei progetti, la loro evoluzione testimonia una profonda riflessione su tematiche della contemporaneità che rispecchiano un tempo, alle volte fermo, racchiuso in interrogativi che si districano in un pullulare di immagini capaci di catturare il fruitore. Il linguaggio video è stato declinato in modi diversi con opere che spaziano dall’animazione 2D al 3D, alla realtà aumentata, fino alla tecnica di ripresa tradizionale per rendere dei messaggi che ci conducono a riflettere sulle tematiche della memoria, sulle mutazioni dei comportamenti umani legata all’epoca dei social network, sulla gamification. La pandemia mondiale è stata narrata dalle opere degli allievi/artisti, protagonisti di un’epoca sconvolgente, nella quale anche l’interno di un surgelatore diventa luogo da manipolare per trasformarsi in finestra, in paesaggio, in luogo di incontro. La Scuola di Scultura è l’ambiente nel quali i processi creativi si determinano. All’interno del mio corso di Videoinstallazione, analizziamo, esploriamo tutte le possibilità di una materia che è infinitamente vasta e che negli ultimi anni ha avuto un’accelerazione così forte da darci continuamente nuove possibilità: il legame tra il video e le sculture, tra il video e tutti gli elementi che compongono una videoinstallazione sono il fulcro dell’idea. Analizziamo lo spazio scenico, approfondendo la videoinstallazione nei musei, nelle gallerie, nei teatri, negli hangar, negli spazi di archeologia industriale, nei non luoghi, nello spazio urbano, preparando così gli studenti a progettare su tipologie di spazi totalmente diversi, quello che è successo nel percorso di Scultura Estesa. Diversissime le forme, così come i temi toccati dalle 53 opere, penso, ad esempio, ai 6 monitor che sovrastavano 4 ampolle, ognuna con un pesce rosso, opera che ci ha permesso di comprendere le “prigioni” in cui noi stessi viviamo. Così come le differenze di provenienza dei nostri studenti, italiani, armeni, cinesi, spagnoli, giapponesi, ci svela un mondo altro rispetto al contesto in cui viviamo, come nell’opera in cui la tematica della morte risuona in riti diversi, e, mentre la scultura riconduce al Giappone, il video che la illumina fa da connessione con i nostri luoghi. Mi sembra di poter continuare a passeggiare nei giardini di Villa Pignatelli e di cogliere ancora ogni istante di quel percorso che le opere hanno scandito, occupando ogni angolo con una fluidità che ha visto materiali fondersi con la terra ed emergere da essa con eleganza. E ancora la squadra: questo è il punto fondamentale su cui soffermarsi, la squadra della Scuola di Scultura, l’armonia con cui si procede in questo percorso, la volontà di arrivare alla produzione di tante opere, di tante e diverse esigenze lessicali, la volontà di questo progetto di lasciare un segno nelle vite dei nostri studenti che si troveranno pronti a esperienze sempre più professionalizzanti.
2020
Black box nasce come un’emozione, un’esperienza personale e collettiva. Viene chiesto al fruitore di diventare coautore dell’opera d’arte, partecipandovi attivamente con la realizzazione di un video nel quale riflette su se stesso, interrogandosi su chi egli è e qual è la società nella quale vive. Un progetto di arte partecipativa, dunque, che è ad oggi nella fase di raccolta dei contributi audiovisivi finalizzati a costruire un archivio etnoatropologico della società contemporanea, un mosaico tecnologico da mettere in relazione con lo spazio urbano.
Artist group
Mio D’Andrea Santoro, Cristiana Amato, Francesca Arduino, Sabrina Attardi, Mattia Barbante, Sabrina Colella, Leila Costanzo, Ilaria Cutolo, Liu Daini, Zhang Dan, Martina dell’Aversana, Sara Fiorentino, Angela Fusillo, Chen Haotian, Gu Haotian, Agostino Iacono, Cui Jianing, Pu Jin, Xue Lingkun, Jiao Linyi, Flora Madonna, Sara Madonna, Ilaria Mignano, Emanuela Palmieri, Roberto Palumbo, Anna Rosaria Passaro, Carmine Pistone, Wang Qihui, Wu Yu Qing, Lucia Riccio, Francesca Sorrentino, Alessandra Russo, Yin Xin, Yan Jing Xuan, Apo Yaghmourian, Yang Yang, Chen Yaxin, Wang Xue Ying, Polina Yarishkina, Zhang Yutong, Zhao Zi Zhu, Zhang Xi Zi.
Progetto in progress, nato nell’ambito del Corso di Videoinstallazione tenuto dalla Professoressa Elisa Laraia nell’Accademia di Belle Arti di Napoli.
Concept
Comunicare ha significato da sempre separarsi per essere “io”, incontrarsi per riconoscersi come “altro nell’”altro”, trasferendo parte di sé e ricevendo parte dell’altro. In questo meccanismo proprio della comunicazione, protagonisti, insieme agli IO e agli ALTRO che interagiscono in persona o a distanza, sono i “media” che consentono di stabilire il contatto tra i due poli: a partire dalla vibrazione delle corde vocali e dell’aria, alla scrittura affidata al foglio, prima amanuense, poi divulgata a stampa, alla navigazione dentro la grande rete di internet, che, grazie ai computer, oggi ci conduce nell’oceano sconfinato della comunicazione mass mediale.
Il cellulare, come lo era stato precedentemente il telefono, fissa nell’oceano sconfinato di comunicatori alla pari e dall’identità sempre più vaga, la polarità della comunicazione a due, quasi un luogo segreto cui affidare la parte più intima di sé. Ma è proprio il cellulare che, nella dinamica iper-collettiva della comunicazione contemporanea, lascia che anche la parte più intima di sé si trasferisca sul grande palcoscenico “social”.
Nel nostro progetto artistico, che parte da questa premessa, mettiamo in gioco due aspetti della comunicazione e della relazione interpersonale contemporanea.
Da un lato, dunque, poniamo in primo piano l’esibizione del sé, con il suo patrimonio di idee, valori, difetti, segreti, audacie e reticenze, che, attraverso video realizzati con cellulari, diventa donazione di sé all’ignota, indifferenziata e finanche rischiosa audience telematica. Nel trasferire questo meccanismo sul piano dell’arte, abbiamo posto dei “canoni” che spostassero sul piano “formale” i complessi linguaggi della performance informale audio-video, nell’intenzione di renderla il più possibile simbolica e universale, come si adatta all’opera d’arte.
Dall’altro lato, entriamo nel campo dell’arte partendo da un’osservazione di tipo sociologico, e cioè come sia più facile oggi affidare all’informe babele dei contatti “social” la propria identità (reale o formalizzata), piuttosto che cedere l’oggetto che ne è tramite, cioè il nostro prezioso cellulare, dove quell’identità si frantuma nei tanti dati protetti dall’unica privacy che ci convince: tenerci stretto stretto l’oggetto.
Il nostro progetto artistico si propone come una sperimentazione sull’identità delle persone nella comunicazione mass mediale e perviene alla formalizzazione delle relazioni tra artista e pubblico, nella dimensione della complicità di ruoli che è propria della videoinstallazione, in cui l’artista e il pubblico partecipano alla stessa azione, modificandola e arricchendola secondo uno schema che può ampliarsi all’infinito.
Al pubblico si chiedono due diversi gradi di coinvolgimento, che hanno comunque in comune la realizzazione con il proprio cellulare di un audio video, di 3 minuti, in cui ciascuno racconti brevemente di sé. Il video diventarà un tassello della videoinstallazione, tassello che con le sue originali peculiarità collaborerà a tessere la rete di un racconto, individuale e collettivo a un tempo, della società contemporanea; esso va letto come una sorta di mare “chiuso”, pur aperto al confinante infinito oceano della comunicazione internettiana.
Un livello di sperimentazione più profondo prevede che il pubblico che intenda partecipare in corso d’opera, “ceda”, per il tempo necessario all’inserimento nella video installazione del proprio video-profilo, il proprio cellulare allo staff organizzatore, composto dagli studenti del corso, dando alla relazione interpersonale con gli artisti quel crisma di “fiducia” nell’altro, la cui verifica, come contrappasso della condizione contemporanea, è in fondo l’obiettivo primario della performance, in cui si invera l’idea che l’arte sia opera collettiva e sia, insieme, azione sociale nel senso più elevato del termine.
Nel 2020 Black Box ha sentito l’esigenza di contribuire a raccontare anche l’esperienza del Covid19.
Vogliamo costruire una capsula del tempo che proietterà la nostra esperienza nel futuro.
2019
LAP Laboratorio di Arte Pubblica
“Identità Contemporanea | Contemporary Identity” progetto LAP Laboratorio di Arte Pubblica, con l’opera “Identità Contemporanea | Contemporary Identity” di Elisa Laraia, a cura di Eleonora Frattarolo, opera pensata per le celebrazioni di San Gerardo 900, patrocinata dal Comune di Potenza, dalla Regione Basilicata e dall’Arcidiocesi di Potenza, Muro Lucano e Marsiconuovo - San Gerardo 1119-2019 - Nono Centenario. L’opening dell’opera “Identità Contemporanea | Contemporary Identity” si terrà il 5 gennaio 2019, h. 11:30, nell’Atrio delle Scale Mobili di via Armellini a Potenza. Il LAP conclude nel 2019 il suo primo decennio di attività, rafforzando il legame con la comunità cittadina e regionale, attraverso il dialogo con i giovani, che sono al centro dell’opera “Identità Contemporanea | Contemporary Identity”. Saranno presenti Dario De Luca Sindaco di Potenza Roberto Falotico Assessore alla Cultura comune di Potenza Don Dino Lasalvia Delegato per l’Arcidiocesi di Potenza alle Celebrazioni del Nono Centenario di San Gerardo Elisa Laraia Ideatrice del LAP Laboratorio permanente di Arte Pubblica Eleonora Frattarolo Storica dell’Arte e Curatrice I Partner del LAP Margerita Giacummo per Vetrotecnica in Arte Luigi Fontana per FL Reatail i supermercati Maria Rosaria Falco per Falcar S.p.A. “Identità Contemporanea | Contemporary Identity” di Elisa Laraia, a cura di Eleonora Frattarolo “Identità Contemporanea | Contemporary Identity” coinvolge la città di Potenza con 6 storie, legate all'identità della comunità cittadina, raccontate attraverso la piattaforma del LAP Laboratorio permanente di Arte Pubblica, in questo 2019 arricchita dalla realtà aumentata. Le 6 postazioni 500x250 distribuite nella città, infatti, sono dotate di un contenuto multimediale messo in essere dalle immagini installate, tramite la App “LAP Laboratorio permanente di Arte Pubblica”. I 6 volti che occupano le 6 postazioni raccontano le loro storie, come cittadini-fruitori-attori. Essi narrano del “fare del bene” come risorsa essenziale della vita di ognuno. Il LAP coinvolge i fruitori con il suo forte impatto psicologico, invitandoli ad aprirsi al dialogo con il racconto della propria identità personale; esso, pertanto, vuol mettere in moto nei cittadini una nuova apertura mentale, un nuovo atteggiamento di comunicazione in primis con l’opera d’arte, ma sostanzialmente con se stessi e con la comunità tutta. Durante il 2019, anno nel quale le opere rimangono installate nella città, il LAP continuerà a intervistare i giovani sul concetto del “fare del bene”, così da implementare continuamente la realtà aumentata.
2018
Didattica nelle scuole
Laboratori Urbani
2017
Basilicata Stories è uno spettacolo multimediale itinerante che racconta la storia della Basilicata. Una narrazione del territorio costruita attraverso i saperi dei cittadini. Basilicata Stories è un momento emozionante da vivere in un teatro immersivo che coinvolge le architetture del territorio, Basilicata Stories vuole narrare e portare al di fuori dei confini regionali la storia della Basilicata narrando di personaggi e di avvenimenti. Basilicata Stories è il modo attraverso l’arte pubblica di conoscere la storia della Basilicata ascoltando le voci della contemporaneità. Ha coinvolto Matera, Potenza e Maratea. Le piazze della Basilicata diventano grandi stanze immersive-multisensoriali all’aperto, le cui pareti saranno costituite da quelle dei meravigliosi palazzi storici dei borghi coinvolti, illuminati da urban screen tematici, come inediti luoghi dell’esposizione del sapere lucano. Basilicata Stories nasce dall’esperienza portata avanti con il LAP Laboratorio permanente di Arte Pubblica di coinvolgimento del pubblico attraverso laboratori urbani e urban screen, videoproiezioni sui palazzi storici realizzate dal 2013 ad oggi nei comuni di Matera, Potenza, Acerenza, Forenza, Calvello, Lauria, Corleto Perticara, Rivello, Chiaromonte, Calciano, Barile, Rionero in Vulture, Castelgrande, Agromonte Mileo, Latronico, Tito, Picerno, Satriano di Lucania, Pignola, Matarea, da cui è scaturito uno storytelling della comunità lucana contemporanea. Basilicata Stories realizzato con il contributo della Regione Basilicata nel 2017.
2016
Il LAP nel 2016 prosegue le sue attività con il progetto Private Conversation | Basilicata Land of Art, nell'ambito del progetto regionale Nuovi Fermenti, nato dal percorso di Visioni Urbane. 5 i Comuni coinvolti: Picerno, Tito, Satriano di Lucania, Pignola e Potenza. Attraverso parternariati con le 5 associazioni territoriali: Telefono Donna ONLUS Casa delle Donne Ester Scardaccione, Potenza; Associazione Petra, Satriano di Lucania; Associazione Titesemente, Tito; Associazione "Laboratorio teatrale '95", Picerno; Associazione Il Portale, Pignola e con il Liceo Artistico e Musicale di Potenza. Le video interviste con gli studenti del Liceo Artistico hanno ricostruito percorsi e protagonisti dell'arte del Novecento lucano, oltre Giuseppe Antonello Leone e Maria Padula, cui tanto essa deve. A Satriano di Lucania, si è colta l'occasione per sottolineare negli Urban Lab la consapevolezza diffusa della rilevante presenza nello scenario pittorico del XVII secolo di Giovanni de Gregorio, detto il Pietrafesa; a Pignola, l'Urban Lab ha raccolto la memoria e la sentita partecipazione popolare alla tradizionale Corsa degli Asini, in onore di Sant'Antonio Abate. A Picerno si è scelto il tema dell'adesione della comunità alla Repubblica Napoletana del 1799; a Tito è stata posta al centro del racconto la sentita tradizione delle feste patronali. Le video interviste precedute dal video contro la violenza sulle Donne sono state presentate nel Tour Nuovi Fermenti | LAP 2016 Private Conversation | Basilicata Land of Art: 12 agosto Satriano di Lucania, 13 agosto Pignola, 27 agosto Picerno, 1 settembre Potenza, 3 settembre Tito.
2015
Il Laboratorio Urbano è la metodologia di coinvolgimento delle comunità utilizzata dal LAP Laboratorio permanente di Arte Pubblica, dal 2004 ad oggi, per compiere il trasferimento dell’identità privata nel pubblico attraverso gli eventi di Urban Screen e di Teatro Immersivo portati in Tour in Basilicata. Il LAP anche nel 2015 ha proseguito il suo lavoro di archiviazione etnoantropologica che risponde alle esigenze di narrazione del territorio.
Il Tour è iniziato il 5 agosto con il progetto “Un Chiaro…racconto”, che ha coinvolto il Comune di Chiaromonte, il LAP è stato ancora una volta promotore di un nuovo modo di fare arte, “con le comunità per le comunità”.
“Un Chiaro…racconto”, incentrato sul tema della memoria collettiva, ha coinvolto i cittadini di Chiaromonte, uomini e donne, giovani e anziani, dai 7 ai 90 anni ed oltre, attraverso video-interviste negli spazi urbani realizzate dallo staff del LAP, con le sue telecamere, mentre Nicola Carlomagno ha proposto ai giovani di usare i propri smartphone per raccontarsi, in un percorso che vede ritratto ognuno/a davanti alla propria casa; la storia personale e un oggetto d’affezione sono stati gli elementi attraverso i quali giungere al racconto della memoria collettiva, raccolta dalla voce degli anziani come da quella dei giovani. Il Laboratorio Urbano a Chiaromonte ha avuto come sempre protagoniste le video-interviste, che, immediatamente editate, hanno dato vita all'evento di Urban Screen del 6 agosto. - Abbiamo intervistato i cittadini di Chiaromonte – ha dichiarato la Direttrice Artistica del LAP, Elisa Laraia - anche in relazione al tema del familismo amorale, riannodando attraverso la memoria degli anziani i fili dell'inchiesta condotta nel 1955 da Edward C. Banfield, in collaborazione con la moglie Laura Fasano, proprio qui a Chiaromonte, oltre che a Rovigo e in Kansas. -. I protagonisti assoluti dell’evento sono stati ancora una volta i cittadini con la loro identità: i loro volti hanno preso vita sulla facciata del Palazzo Donadio che ha ospitato l'Urban Screen, mentre le loro voci si sono propagate nello spazio urbano, nelle piazze, nei vicoli, portando il loro messaggio relazionale. Due giorni, dunque, dedicati alla narrazione delle storie pubbliche e private di Chiaromonte.
Il Tour LAP 2015 è poi proseguito con spettacoli multimediali che hanno narrato storie di battaglie e briganti con i linguaggi della contemporaneità, il 13 a Agromonte Mileo, Latronico, per “Magia di luci e suoni in terra di lupi e di briganti”, e a Lauria il 20 agosto per “La Battaglia di Lauria”.
La tappa 2015 del Lap a Lauria ha visto la collaborazione con il centro Ulloa - circolo Arci, che ha organizzato la giornata di rievocazione storica della Battaglia di Lauria del 1806, con il Comune e la Pro Loco di Lauria, la Regione Basilicata, il LAP Laboratorio permanente di Arte Pubblica, l’ISSBAM e la compagnia degli Amici del Teatro. Obiettivo dell’evento è stato attualizzare le forme della rappresentazione e della divulgazione, attraverso le arti performative, trasformando almeno per una sera uno spazio del centro cittadino in un teatro immersivo. Per questo motivo, dal 4 agosto è stato attivo un laboratorio teatrale di preparazione utile ad approfondire e interpretare la narrazione della vicenda storica e dei suoi personaggi. Nel corso della giornata del 20 agosto si sono susseguite momenti di informazione e intrattenimento, offerti in modo gratuito ai partecipanti. Alle ore 22, con replica alle 23, in piazza san Nicola, è andato in scena lo spettacolo ‘Lauria 1806. Personaggi sotto assedio’. Un Laboratorio Urbano di 5 giorni e gli Urban Screen curati dal LAP Laboratorio permanente di arte pubblica, diretto da Elisa Laraia, hanno consentito di rileggere la rievocazione dell'evento storico anche in chiave contemporanea.
Il Tour 2015 è poi proseguito a Calciano, il 5 settembre presso l'Ostello-Casa Albergo La commenda, dove l'Associazione Culturale “Santa Maria della Rocca” di Calciano ha presentato il progetto “Percorsi Generazionali – laboratori permanenti” con il sostegno di Fondazione con il Sud. In quest'ambito il LAP ha realizzato un laboratorio di Arte Pubblica
per stigmatizzare la logica contemporanea del “qui ed ora” e attualizzare il portato valoriale della tradizione, con un'iniziativa museale all'aperto e video interviste che sono state diffuse sul web e proiettate nelle piazze. E' stato realizzato anche un laboratorio sull'Arte pubblica dal titolo l'Arte del Divertimento, con ragazzi/e sino ai 14 anni finalizzato alla realizzazione di un'opera sullo stile di ricerca di Eros Mauroner e ad un'azione artistica partecipata.
2014
L’esposizione del Lenzuolo di Maria Angela Capossela e Liviana Davì
Vincitrici LAP | Public Art award 2013
Maria Angela Capossela e Liviana Davì hanno visitato la Basilicata con la loro opera “L’esposizione del Lenzuolo”, che, partendo dall’antica tradizione dell’esposizione del lenzuolo dopo la notte di nozze, riflette contro la violenza sulle donne, per sovvertire le posizioni sociali, per trasformare il significato della macchia in consapevolezza di genere. Lo hanno fatto incontrando Donne rappresentative di una sensibilità vera sulle problematiche di genere, prima tra tutte le Donne dell’Associazione Telefono Donna Casa delle Donne Ester Scardaccione di Potenza, unico centro antiviolenza in Basilicata, Presidente Cinzia Marroccoli, partner del LAP. Tante le Donne pronte nelle piazze della Basilicata a portare con sé un lenzuolo per compiere, una volta formato un cerchio, il lancio del colore in tutte le variazioni cromatiche, escluso il rosso, gesto fortemente liberatorio. Le lenzuola colorate dalle donne sono state esposte in tutte le città attraversate dal LAP; a Matera, il 24 e il 25 agosto, il quartiere Malve nel Sasso Caveoso ha ripreso vita attraverso l'esposizione delle lenzuola di Capossela e Davì, un tassello importante per la candidatura di Matera a Capitale Europea della Cultura 2019, con il LAP, il Comitato 2019 e la Sovrintendenza dei Beni Artistici ed Entnoantorpologici della Basilicata che del LAP sostengono le attività. La luce del giorno ha illuminato nei diversi borghi lucani i Laboratori Urbani e le performance collettive, sino al tramonto, quando le piazze si sono illuminate con gli urban screen del LAP, video proiezioni sui palazzi storici, che portano di luogo in luogo le opere del Public Art Award e l’opera Private Conversation, ritratto etnoantropologico della Basilicata con i volti e le voci delle sua comunità.
2014
Sublime Bother di Marco Rossetti
Vincitore LAP | Public Art award 2013
Senza alcuna antitesi, fastidio e sublime si fondono insieme in un ritratto di bellezza dinamica. Al di là del disordine organizzato e in perfetta armonia dissonante, disturbi sfocati giocano tra casualità e il desiderio di essere sotto i riflettori come veli seducenti sul corpo affascinante della Basilicata. In pochi istanti, la volontà dello scatto è sostituito dall’ osservatore con una profonda analisi sul minuto e l'accurata scelta del momento perfetto, trasformando la fotografia in uno specchio allegorico che riflette la curiosità dell'osservatore sull'immagine. Il progetto prevede la realizzazione di cartoline che verranno messe in seguito nelle edicole e tabacchi in Basilicata.
Il fastidio sublime (Sublime Bother) delle immagini presentate, riassume nel titolo stesso il concetto intenso di un lavoro dettagliato e di una ricerca approfondita sulla percezione dell’immagine stessa che l’osservatore andrà ad elaborare. Così, il disturbo, la presunta seccatura di un soggetto usualmente indesiderato, diventa protagonista indiscusso dell’opera stessa; aggiungendo alla stessa il sublime interesse nello scoprire l’intenzione dello scatto volontario, il luogo nascosto e la meraviglia celata che ogni osservatore attribuirà all’intera opera o al dubbio di aggiudicarla a uno dei due soggetti in ipotizzato conflitto. A questa opera, intesa più come premessa, seguiranno una serie di riproduzioni analoghe in formato cartolina, destinate alla vendita nelle edicole e nei maggiori punti di interesse turistico della città, coinvolgendo sia un interesse artistico che popolare ; rispettando altresì l’obiettivo di realizzare arte pubblica attraverso l’usanza. Parte del ricavato delle cartoline verrà devoluto ad associazioni di impulso artistico individuate sul territorio. Si cercherà di individuare, in ogni città visitata e fotografata, associazioni che possano agevolare il progetto nella scelta dei punti di maggior distribuzione delle cartoline usufruendo poi del ricavato per la realizzazione di eventi artistico-culturali. La scelta della cartolina materializzata dall'opera, si propone, nello stesso momento, sia come elemento d'arte pubblica che intima; cancellando la linea che divide chi la invia e chi la riceve.
2013
LAP | Public Art Award
La Basilicata aspira a diventare il laboratorio dell'arte pubblica per eccellenza, in un'ottica internazionale, con il coinvolgimento di artisti da tutto il mondo, grazie al Public Art Award, primo concorso di arte pubblica dedicato a far conoscere e a valorizzare il suo territorio e la sua storia. Il Premio internazionale Public Art Award rivolto a 50.000 utenti nel settore delle arti visive che ha visto coinvolti attraverso un social network dedicato, 300 artisti nazionali e internazionali per la creazione di progetti legati al territorio della regione Basilicata, con Spencer Tunick, grande nome dell’arte contemporanea come Presidente di Giuria.
LAP | Public Art award 2013 ha visto Vincitrici Maria Angela Capossela e Liviana Davì con L’esposizione del Lenzuolo e Vincitrici e Vincitore Marco Rossetti con Sublime Bother
LAP | Public Art award 2013 ha portato Alta formazione universitaria in parternariato con L’UNIBAS dipartimento DICEM dedicata a 20 artisti da tutta Italia e dal mondo, con esperti di livello nazionale.
Dal lavoro svolto dal 2009 al 2013 è scaturita una pubblicazione dal titolo LAP Laboratorio permanente di Arte Pubblica 2009-2013, edito dalla Regione Basilicata, con i contributi di Elisa Laraia, Anna Detheridge, Emilio Fantin, Bianco e Valente, Mariadelaide Cuozzo, Francesco Marano.
Il LAP Laboratorio di Arte Pubblica | Public Art Award nella sua programmazione 2014 ha portato in tour nella regione Basilicata le opere vincitrici del LAP | Public Art Award 2013 “L’esposizione del lenzuolo” di Maria Angela Capossela e Liviana Davì e “Sublime Bother” di Marco Rossetti. Il tour è partito in luglio da Potenza, passando per Castelgrande, Lauria, Rivello, Barile, Matera, Calciano, Rionero in Vulture. Da marzo Marco Rossetti nel suo viaggio attraverso la Basilicata ha creato un inedito racconto fotografico della regione, tradotto in 6 diverse cartoline prodotte in serie limitata di 200 e distribuite negli shops, cartoline che raffigurano le bellezze della regione parzialmente coperte da elementi di disturbo che ironicamente invitano l’osservatore ad approfondire la conoscenza di questa terra ancora da scoprire. Da maggio anche le artiste Maria Angela Capossela e Liviana Davì hanno visitato la Basilicata con la loro opera “L’esposizione del Lenzuolo”, che, partendo dall’antica tradizione dell’esposizione del lenzuolo dopo la notte di nozze, riflette contro la violenza sulle donne, per sovvertire le posizioni sociali, per trasformare il significato della macchia in consapevolezza di genere.
2012
Private Conversation VIII. di Orfeo Hotel contemporary art project composto da Elisa Laraia, Mio D’Andrea e Monica Nicastro
La città, il luogo natio, inteso come primo spazio fisico e mentale all'interno del quale sviluppare la propria identità, ecco il senso primo dell'opera Private Conversation VIII. Per il LAP Elisa Laraia, con il suo gruppo Orfeo Hotel contemporary art project composto da Mio D’Andrea e Monica Nicastro, elabora sei video che aprono le case della Basilicata, lavorando ancora una volta al concetto del trasferimento del privato nel pubblico; dai video i sei frame che raccontano alla città storie dell’identità di Basilicata. Silouette nere escono dallo sfondo bianco, che ha sempre caratterizzato i video di Private Conversation, per entrare in luoghi caratterizzati in maniera forte dall’identità di chi li abita, e aprire, così, un dialogo con l’identità del fruitore, protagonista indiscusso dell’opera. L’audio che accompagna le immagini sarà la sintesi di una serie di riflessioni fatte da psicologi sul rapporto che loro stessi hanno con il proprio corpo e le proprie case.
2011
Cronaca di Andrea Nacciarriti
ll progetto “Cronaca” di Andrea Nacciarriti si sviluppa attorno al ricordo di un evento tragico quale il terremoto che colpì Potenza e tutto il territorio irpino il 23 novembre del 1980. Il titolo del progetto ha a che fare con la cronaca giornalistica di quei giorni terribili. Sono state utilizzate 6 pagine di giornale, per la maggior parte titoli di testa, elaborate in modo tale da isolare dei frammenti di frasi, semplicemente offuscando il fondo, il quale rimane comunque percepibile. Un po’ come avviene alla memoria e ai suoi sistemi di raccolta dati per cui alcune immagini sono più vivide e superficiali, altre più nascoste e silenziose. Utilizzare determinate parole, distribuirle sui muri in alcuni punti strategici della città di Potenza, raccontare un momento storico, legato ovviamente al terremoto, ma che in qualche maniera è indirizzato a noi, oggi, attraverso “falsati” slogan pubblicitari o elettorali. ha un forte impatto sul ricordo e sulla sensibilità del vissuto dei suoi cittadini, Un linguaggio semplice e secco che ricorda, ma che soprattutto parla adesso. Il percorso di parole e frasi, è il riassunto di un fatto che fa parte della memoria storica, ma soprattutto è una conversazione nel quotidiano con la cittadinanza di Potenza, il territorio irpino, e tutto il resto del paese, un modo di cogliere aspetti sociali e politici che ci riguardano anche quando non si è di fronte ad una catastrofe come quella dell’’80. Tra le pagine di giornale c’è anche la prima pagina serigrafata nel 1982 da Andy Warhol “Fate Presto”, citando così il ricordo che il mondo dell’arte ha dell’evento e quanto è importante che il vissuto faccia parte del nostro lavoro. Lo scopo dell’operazione “CRONACA”, ha di fondo l’analisi della comunicazione mediatica, in particolar modo dell’uso e della manipolazione della “parola”, ma occulta la spettacolarizzazione della notizia a trent’anni di distanza e si cala fisicamente nella quotidianità, legandosi a contingenze temporali e territoriali, determinando una differente sinergia di pensiero e di critica che non vuol essere semplicisticamente provinciale, tutt’altro, evidenzia una condizione diffusa di disagio per cui forse vale la pena ricordare e imparare ad avere maggiore cura e rispetto soprattutto delle nostre vite”.
2010
White Hole di Alessandra Andrini
Le immagini di Alessandra Andrini hanno un doppio orizzonte di lettura, lo spazio e il tempo, da un lato infatti sono specchi dell’ambiente circostante che resta bloccato nell'immagine, mentre si evolve nel reale, dall’altro, il “White Hole”, il buco bianco che sfonda il punto dell’esposizione costringe lo spazio stesso, e l’osservatore, a ripensarsi con lo sguardo del possibile e dell’immaginabile, piuttosto che con quello della consuetudine. La sua ricerca artistica si concentra soprattutto sulla dimensione urbana. La sua è una esperienza che si sviluppa in rapporto dinamico col contesto urbano, architettonico e paesaggistico, con l’ambiente, con la storia, con la memoria collettiva. una curiosità che porta con se i mille occhi del guardare collettivo. E con questi cerca di reincontrarsi/scontrarsi. Scrive di sé: “Il mio lavoro si nutre delle architetture della città. Tento di impossessarmene, di lasciare che sia lo spazio a stimolare un sistema di relazioni all’interno della mia installazione. Credo che in molti dei miei lavori si possa leggere una tensione ad indagare l’essenza dell’ immagine, della fotografia , del rapporto col virtuale. A volte l’intento è dichiarato, altrove è proprio mettendo in atto un sistema visivo di estrema vicinanza con la percezione del reale che cerco un varco che possa generare un secondo livello di pensiero sull'immagine.”
2009
Qual è il tuo luogo? di Elisa Laraia
Elisa Laraia crea ad hoc per il LAP l’opera “Qual è il tuo luogo?” seconda opera del ciclo Deframmentazione. Il concept sviluppato dall’artista è la ricerca del coinvolgimento del fruitore che diventa centro dell’opera. L’artista crea una immagine di cui restituisce al fruitore in 6 frammenti collocati sulle postazioni del LAP lasciandogli piena libertà nella ricomposizione della immagine per un’opera che nella mente di ognuno è nuova, diversa. Il legame con la Città è dato dalla scelta di creare una penisola nuova un luogo dell’immaginario fatto da corpi di donne che abitano la città e che in senso affettivo sono intimamente legate tanto all’artista come alla loro terra, sui loro abiti accolgono immagini di città, immagini satellitari tratte da google earth, che sono la proiezione dei loro vissuti e dei loro sogni.
APS LAP Laboratorio permanente di Arte Pubblica
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