Calanchi
e biancane
e biancane
I CALANCHI E LE BIANCANE AL MICROSCOPIO
I calanchi e le biancane di Palizzi appartengono alla Formazione dei Trubi, un'unità sedimentaria di età pliocenica particolarmente diffusa in Sicilia. Questa formazione è composta principalmente da calcari marnosi mescolati ad argille, con una prevalenza di rocce di colore bianco, in parte di natura calcarea e in parte argillosa. La Formazione dei Trubi si è formata in un ambiente pelagico, ovvero in acque profonde lontane dalla costa, dove i sedimenti si sono depositati lentamente attraverso il processo di decantazione.
I Calanchi Bianchi di Palizzi presentano una caratteristica alternanza di striature di colore bianco e grigio-azzurro (argille azzurre Plio-Pleistoceniche). Il colore bianco è associato a periodi in cui il mare era più caldo, durante i quali si depositavano in grande quantità gusci calcarei di micro-organismi planctonici, come le globigerine, i radiolari e le diatomee. Le striature grigio-azzurre, al contrario, indicano periodi di mare più freddo, con una maggiore deposizione di argilla derivante dall'erosione delle terre emerse. Questa stratificazione colorata fornisce una testimonianza visiva delle variazioni climatiche cicliche che si sono verificate durante il Pliocene.
I Foraminiferi
L'ampio ordine dei Foraminiferi è prevalentemente marino. Gli pseudopodi (perché si tratta di protozoi ameboidi), detti reticulopodi, formano una rete ramificata. I Foraminiferi costruiscono un nicchio di materiale organico secreto, o di particelle minerale estranee cementificate, o di secrezioni di carbonato di calcio. I nicchi di carbonato di calcio sono i più comuni e quelli meglio conservati nelle documentazioni fossili: dalle 28.000 alle 35.000 specie sono descritte come fossili. E tra queste quelle che si trovano e formano i calanchi di Palizzi. Talune specie di foraminiferi costruiscono nicchi di una sola camera, ma la maggior parte costruisce nicchi composti da più camere ognuna delle quali è più ampia di quella precedente. Il nicchio è interamente occupato dal citoplasma cellulare che si continua nelle diverse camere, dunque i foraminiferi costituiti da molte camere non sono pluricellulari o colonie ma sono sempre un singolo e solo individuo.
ref.: https://www.marinespecies.org/Foraminifera/index.php
fig. 1
fig. 2 Uvigerina d'Orbigny, 1826
fig. 3 Uvigerina d'Orbigny, 1826
fig. 4 Globigerinoides Cushman, 1927
fig. 5 Globigerinoides Cushman, 1927
fig. 6 Dentalina consobrina d'Orbigny, 1846
fig. 7
fig. 8 Uvigerina d'Orbigny, 1826
fig. 9
Come cercarli: tecnica e materiali
fig. A
fig. C
fig. E
fig. B
fig. D
fig. F
Per la raccolta dei campioni e la ricerca degli organismi è necessario seguire alcune semplici regole, che nella maggior parte delle volte, porteranno al risultato desiderato.
con l'ausilio di una piccola vanghetta, raschiare la superficie argillosa (fig.A) e raccogliere parte del materiale di risulta all'interno di un contenitore (fig.B). È importante compiere l'azione di raccolta lì dove la superficie risulta erosa dalla pioggia; infatti, proprio in quei punti gli strati più profondi, privi di materiale contaminate (sostanze organiche, terra, ecc) vengono portati alla luce;
una volta ottenuto il materiale metterne circa 20 gr all'interno di un contenitore di vetro contenente H2O riscaldata, e mescolare fino al completo scioglimento (fig.C). Non usare acidi in quanto questi ultimi potrebbero rovinare i gusci fossili;
trascorsa una mezz'oretta, riagitare vigorosamente e cominciare a filtrare. Io uso un filtro da vernice con le maglie piccole (come quello in foto. La dimensione delle maglie dovrebbe essere di circa 80µl) (fig.D);
una volta filtrato sulle maglie sarà presente del residuo. Con una spruzzetta da laboratorio, o una siringa, sciacquare facendo attenzione a raccogliere l'acqua all'interno di una piastra petri o altro contenitore (fig.E);
cominciare l'osservazione con lo steromicroscopio (fig.F) ed individuare i microfossili. Con una pipetta da laboratorio (tarata su 10µl) raccogliere i microrganismi da osservare e porli su un vetrino portaoggetto. Coprire con il coprioggetto e osservare al microscopio biologico cominciando con gli ingrandimenti più bassi (4x/10x) per poi passare ai successivi.
ARTICOLO APPARSO SU MICROSCOPY-UK NELLA RIVISTA MICSCAPE
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