La Depressione


Nella vita ci sono avvenimenti che ci portano ad essere tristi, scoraggiati o pieni di sensi di colpa; la morte di una persona cara, la perdita di un lavoro, la fine di un amore. Le emozioni seguite ad eventi descritti, sono reazioni fisiologiche normali e fanno parte del nostro essere, della nostra sensibilità ed affettività.

La depressione è qualcosa di più pervasivo, costante nel tempo ed intenso. In psicologia, la depressione viene descritta come un’alterazione della percezione del tempo e dello spazio.

Il depresso è intrappolato, lo stesso senso dello spazio si riduce; si perde la volontà di agire. La depressione non è uno stato d’animo che si può superare da soli con uno sforzo di volontà, ma un disturbo frequente. La depressione è un disturbo del “tono dell’umore” definita come una funzione psichica fondamentale nell’adattamento al mondo interno ed a quello esterno. La depressione è identificabile attraverso una combinazione di sintomi: tristezza, significativa perdita di peso o aumento di peso, insonnia o ipersonnia, agitazione o rallentamento psicomotorio, mancanza d’energia, sentimenti di autosvalutazione, ridotta capacità di concentrazione o indecisione, nei casi più estremi pensieri di morte o ideazione suicida.

Ascoltare la depressione vuol dire penetrare dentro i suoi meccanismi; ascoltare la depressione vuol significare coglierne i contenuti, i nuclei essenziali, che ne fondano i meccanismi stessi, come ad esempio vedere la propria rabbia latente, la propria aggressività sepolta, legata a tutte quelle persone e/o situazioni che hanno, per così dire, “dimenticato” di prendersi cura, di fornire quel calore emotivo necessario alla propria crescita. Nel caso di rabbia latente, ad esempio, se, durante la terapia, si riuscisse ad aiutare il paziente a canalizzarla in maniera costruttiva, essa potrebbe trasformarsi in quella giusta dose di assertività che permette di prendersi i propri spazi per affermare se stessi

“…Da un punto di vista individuale e clinico, l’analista non cerca tanto di guarire le malattie dei pazienti, quanto di aiutarli a scartare le scorie che li imprigionano, di distruggere le calcificazioni psichiche, la pietraia impersonale che ricopre la forma vera e individuale di ognuno”. (C.G. Jung)