Salute integrale

I limiti del sistema sanitario attuale

tratto da Il punto di svolta. Scienza, società e cultura emergente di Fritjof Capra (1982)


Per cominciare, può essere utile la definizione di salute fornita dall’Organizzazione Sanitaria Mondiale nel preambolo della sua costituzione: “La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l’assenza di malattia o di infermità.”

Benché la definizione delI’OSM sia un po’ irrealistica, descrivendo la salute come una condizione statica di perfetto benessere, anziché come un processo in continua mutazione ed evoluzione, essa include però la natura distica della salute, che dev’essere compresa se dobbiamo capire il fenomeno della guarigione. Nel corso dei secoli la guarigione è stata praticata da guaritori popolari guidati dalla sapienza tradizionale che vede nella malattia un disturbo dell’intera persona, un disturbo che coinvolge non solo il corpo del paziente ma anche la sua mente: la sua immagine di sé, la sua dipendenza dall’ambiente fisico e sociale oltre che la sua relazione al cosmo e alle divinità. Questi guaritori, che curano ancora la maggior parte dei pazienti in tutto il mondo, seguono molti tipi di approccio diversi, che sono distici in vario grado, e usano una grande varietà di tecniche terapeutiche. Quel che essi hanno in comune è che non si limitano mai a fenomeni puramente fisici, come avviene nel modello biomedico. Attraverso rituali e cerimonie si tenta di influire sulla mente del malato, allentando quell’apprensione che è sempre una componente importante della malattia e aiutando il paziente a stimolare quelle facoltà di reazióne alla malattia che ogni organismo naturalmente possiede. Queste cerimonie di guarigione implicano di solito un intenso rapporto fra guaritore e paziente e sono spesso interpretate in funzione di forze soprannaturali convogliate nel malato attraverso il guaritore.

In termini scientifici moderni potremmo dire che il processo di guarigione rappresenta la risposta coordinata dell’organismo integrato a influenze ambientali stressanti. Questa concezione della guarigione implica una varietà di concetti che trascendono la divisione cartesiana e che non possono essere formulati in modo adeguato all’interno della cornice della scienza medica corrente. In conseguenza di questo stato di cose, i ricercatori biomedici tendono a ignorare le attività dei guaritori e sono riluttanti ad ammetterne l’efficacia. Questo “scientismo medico” li induce a dimenticare che l’arte di guarire è un aspetto essenziale di ogni medicina, e che persino la nostra medicina scientifica dovette fare affidamento quasi esclusivamente su di essa sino a pochi decenni fa, avendo ben poco d’altro da offrire in termini di metodi specifici di trattamento prima di quel tempo.

La medicina occidentale emerse da una grande quantità di nozioni accumulate da guaritori popolari e successivamente si diffuse al resto del mondo, dove fu trasformata in vario grado, conservando però ancora il suo approccio biomedico di base. Con l’espansione del sistema biomedico a livello mondiale, vari autori hanno abbandonato le espressioni “occidentale”, “scientifica” o “moderna” e parlano oggi di “medicina cosmopolita”. Il sistema medico “cosmopolita” è però solo uno fra molti altri. La maggior parte delle società presentano un pluralismo di sistemi medici e di credenze mediche, senza una linea di divisione netta fra un sistema e l’altro. Oltre alla medicina cosmopolita e alla medicina popolare, o medicina dei guaritori popolari, molte culture hanno sviluppato una loro medicina tradizionale colta. Come la medicina cosmopolita, questi sistemi — indiano, cinese, persiano e altri — si fondano su una tradizione scritta, usano una conoscenza empirica e sono praticati da un’élite tradizionale. Il loro approccio è olistico, se non sempre nella pratica reale, almeno in teoria. Oltre a questi sistemi, tutte le società hanno sviluppato un sistema di medicina popolare: credenze e pratiche usate all’interno di una famiglia, o di una comunità, che vengono trasmesse oralmente e non richiedono guaritori professionali.

La pratica della medicina popolare è stata tradizionalmente una prerogativa femminile, dal momento che l’arte della guarigione nella famiglia è associata di solito ai compiti e allo spirito della maternità. I guaritori popolari sono tipicamente sia maschi sia femmine, con proporzioni che variano da una cultura all’altra. Essi non praticano la loro attività all’interno di una professione organizzata, ma derivano la loro autorità dall’efficacia terapeutica dei loro poteri — spesso interpretati come un accesso al mondo degli spiriti — piuttosto che da una licenza professionale. Con l’emergere di una medicina organizzata, tradizionale, si affermano però modelli patriarcali e la medicina viene a essere dominata dai maschi. Ciò vale tanto per la medicina classica, cinese o greca, quanto per la medicina dell’Europa medievale, o per la medicina cosmopolita moderna.

Nella storia della medicina occidentale, la conquista del potere da parte di un’élite professionale di sesso maschile implicò una lunga lotta, che si accompagnò all’emergere dell’approccio razionale e scientifico alla salute e alla guarigione. L’esito di questa lotta non fu solo la formazione di un’élite medica quasi esclusivamente maschile ma anche l’intrusione della medicina in campi come l’ostetricia, che era stata tradizionalmente di competenza delle donne. Questa tendenza viene oggi rovesciata dal movimento femminista, che ha riconosciuto negli aspetti patriarcali della medicina una manifestazione di più del controllo del corpo della donna da parte dell’uomo ed è pervenuto a vedere nella piena partecipazione delle donne alla cura della propria salute uno dei suoi obiettivi centrali.

Il massimo mutamento nella storia della medicina occidentale si ebbe con la rivoluzione cartesiana. Prima di Descartes la maggior parte dei guaritori si erano occupati del rapporto fra corpo e anima e avevano trattato i loro pazienti nel contesto del loro ambiente sociale e spirituale. Al mutare, nel corso dei secoli, della loro visione del mondo, mutarono anche le loro concezioni della malattia e i loro metodi di trattamento, ma il loro approccio continuò a rivolgersi di solito al paziente nella sua totalità. La filosofia di Descartes mutò profondamente questa situazione. La sua divisione netta fra anima e corpo condusse i medici a concentrarsi sulla macchina del corpo e a trascurare gli aspetti psicologici, sociali e ambientali della malattia. Dal Seicento in poi il progresso in medicina seguì da vicino gli sviluppi in biologia e nelle altre scienze naturali. Quando la prospettiva della scienza biomedica si spostò dallo studio di organi corporei e delle loro funzioni a quello delle cellule e, infine, allo studio delle molecole, lo studio del fenomeno della guarigione fu progressivamente trascurato, e i medici trovarono sempre maggiore difficoltà a occuparsi dell’interdipendenza fra corpo e mente.

La proposta

Ripristinare un sistema territoriale di medicina popolare, basato sulla prevenzione, sulla consapevolezza e l'auto-responsabilità, sull'uso di medicamenti del territorio (tre cerchi dell'economia secondo la decrescita felice) e sulla sostenibilità. Ricongiungere la salute del corpo con quella spirituale.

In pratica:

  • ristabilire filiere locali della salute (parzialmente estranea al mercato), tramite la promozione della cultura sull'uso delle erbe e altre forme di medicina tradizionale, e sui sani stili di vita (materiale e spirituale).

    • Unire:

      • chi conosce i rimedi tradizionali della nostra o di altre culture (es. operatori olistici)

      • chi vuole raccogliere erbe, chi ne conosce le proprietà, chi le vuole trasformare

      • chi vuole approfondire queste tematiche

      • chi (per volontà o necessità) desidera emanciparsi dal sistema sanitario centralizzato.

  • Supportare l'emersione di "custodi della salute" nel territorio (nei vari comuni/frazioni), ovvero persone/gruppi che in scienza, coscienza e spirito di servizio, si impegnino a promuovere la salute integrale a livello locale (es. organizzando conferenze, o supportando e coordinando persone che già operano in questo senso).


One Health (Marco Guzzi)

Piante che curano, piante proibite

Possiamo recuperare una conoscenza tradizionale, che ci aiuti a emanciparci dalla totalitarismo del sistema tecnico?

Le piante medicali e la conoscenza di esse sono un valore che stiamo dimenticando. La natura ci ha sempre donato medicamenti per la maggior parte dei problemi di salute.