L’ANIMA BAROCCA NEL MINIMALISMO 

DI ROBERT MORRIS

Febbraio 2020

La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea a Roma ospita, da lunedì 14 ottobre 2019 a domenica 1 marzo 2020, la mostra degli ultimi lavori di Robert Morris, artista americano recentemente scomparso, a cui la direttrice Cristiana Collu assieme al curatore Saretto Cincinelli sinergicamente hanno voluto rendere omaggio.

La mostra di quest’artista, dalla poliedrica identità creativa ed artefice tra i tanti del Minimalismo americano intitolata “Monumentum 2015/18”, è allestita nell'ampia sala centrale, appena oltre il foyer.

Robert-Morris, Out of the Past, 2016

Qui trovano la loro suggestiva collocazione le inquietanti sagome antropomorfe che sembrano confondersi ed interagire con quelle dei visitatori.

Statue tutte a grandezza naturale: ora poste in gruppo e sospese a mezz'aria, lasciano sgomenti al primo approccio visuale; altre poste sulle pareti a volersi quasi liberare da esse ma risucchiate in una sorta di girone infernale dantesco in agglomerati scultorei in fibra di carbonio; 

Robert Morris, Criss-Cross, 2016

oppure deposte a terra, sul pavimento, prive di un basamento che le elevi a severo blocco monumentale.

La loro collocazione, solo apparentemente casuale, è invece studiata per suggestionare. Comparse teatrali, che vagano mute in accenni di movenze, sembrano recitare ruoli di una regia occulta in uno spazio candido che ne esalta le masse buie e lugubri.

Le sagome senza volto sono in parte realizzate con teli inamidati da resina epossidica che, come rigidi sai monastici, avvolgono, in un articolato panneggio, corpi inesistenti.

La sospensione di alcuni di essi nello spazio invita all’osservazione persino dal basso, insolito punto di analisi che non riesce ugualmente a smascherare il cupo segreto dei volti nascosti e invisibili.

La percezione dell’intera istallazione avviene tramite il racconto di fotogrammi che trattengono gli attori nel proprio ruolo in un impalpabile proscenio teatrale che richiama alla memoria la povera umanità dei presepi settecenteschi napoletani.

Giuseppe Sammartino: Il Cristo velato

Il parallelismo al barocco napoletano si materializza con l'esame puntuale delle figure antropomorfe che ci avvicinano curiosamente a quella statuaria settecentesca e precisamente al panneggio delle pregevoli sculture di Antonio Corradini e Giuseppe Sammartino esposte permanentemente presso la preziosa Cappella San Severo.

Antonio Corradini: La pudicizia velata

Qui il corpo della donna stante che rappresenta simbolicamente la pudicizia e quello del Cristo morto, modellano i veli che li avvolgono completamente dando forma al virtuosismo degli increspi marmorei che li ricoprono.

Tuttavia le opere di Morris in questa sede si connotano di un elemento distintivo poiché il processo creativo che caratterizza le sue opere si materializza all’inverso ove il copioso panneggio, avvolgendo corpi inesistenti, è capace di restituire magistralmente volume e forma ad anime aeree.

(a cura di Errico ROSA)


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