All'inizio
Ci sono sempre stati amore per la vita all’aria aperta, interesse per l’ambiente e abitudine ai lavori in campagna, ma la passione arriva quando, per curiosità, inizio ad osservare e ad inseguire le api nel giardino: un tappeto spontaneo di fiori di trifoglio bianco e migliaia di api indaffarate. Osservo a lungo l'incessante andare di fiore in fiore, con un po' di timore perché so che le api pungono. Ci metto delicatamente una mano in mezzo e le scopro indifferenti alla mia presenza: prima la scansano, poi vi si appoggiano, come se fosse un pezzo di legno. Senza pungere. Elemento marginale, semplicemente meno interessante dei fiori e del nettare. Voglio saperne di più. Osservo, studio, busso alla porta di quel mondo che è sempre stato lì, ma che finora ho ignorato. Immagino con gli occhi di un’ape, vedo dettagli che prima non coglievo e mi prende il desiderio di interagire. Faccio un corso base di apicoltura scoprendo che la disciplina è vasta, complessa e, per molti aspetti, incerta. Nell’estate 2018 sono in stallo, sto per accontentarmi di aver capito l’assurdità dell’idea antropocentrica senza fare il passo dalla teoria alla pratica. Ma mia figlia organizza il complotto e mi regala un’arnia. Tempismo perfetto, la spinta che serve a quel passo decisivo. Recupero e sistemo uno spazio inutilizzato da anni e piuttosto trascurato, che diventa un buon posto per le api. Ascolto i vecchi apicoltori della zona e continuo ad approfondire. In primavera 2019 mi chiamano: è partito un piccolo sciame, se lo voglio è mio. Dopo una settimana apro la mia arnia, nel mio apiario. Saluto le api, ascolto il ronzio, respiro il profumo dell’alveare. Tutto il resto diventa sfondo. Il tempo si ferma in quello spazio condiviso, dove ci siamo solo io e le api: il centro di qualcosa che chiamo Apisfera.