II

Il rapporto tra crisi modernità ed information technology 

KASPAROV: UN ESEMPIO


Quando riflettiamo sulle nuove sfide imposte dalla terza ondata della rivoluzione industriale ci si trova a dover affrontare l'incognita derivata dallo sviluppo apparentemente imprevedibile delle circostanza all'interno delle quali il ruolo dell'architetto dovrà trovare un nuovo modo di esprimere la propria professionalità. La crisi intesa come spostamento di paradigma è profonda e può essere affrontata tramite una visione storica del problema chiedendosi se ci sono degli esempi da cui trarre qualche insegnamento. In questo senso, forse ci viene in aiuto un episodio di qualche tempo fa che mai come ora si rivela essere attuale e applicabile al cambiamento che ci imporrà lo sviluppo nel prossimo futuro con l'introduzione dell'AI. Mi riferisco alla storica sfida tra il campione di scacchi Garri Kasparov e la sua controparte Deep Blue, avvenuta nella sede dell'IBM il 10 febbraio del 1996. Le implicazioni sono molteplici ed è difficile approfondirle tutte, ma sicuramente il contesto in cui avviene questo confronto può aiutarci a capire le implicazioni che ne derivarono. Siamo negli anni a ridosso della caduta del muro che pose fine fine della guerra fredda, nel periodo successivo all'ultima fase del regime sovietico, fase contraddistinta da una profonda crisi culturale e dei mezzi di produzione non al passo con il mondo liberale a trazione statunitense ed europea. Il gioco degli scacchi per la Russia rappresenta con orgoglio un simbolo, tanto che viene insegnato nelle scuole fin dai primi anni ed è praticamente considerato come una delle più alte espressioni della loro cultura. Infatti, la Russia da tempo detiene il primato nel gioco e possiede la quasi totalità dei grandi maestri ai primi posti del ranking internazionale. Tra questi spicca appunto Kasparov, ritenuto il più grande scacchista di tutti i tempi. Venne accolta con freddezza e con una certa risibilità la sfida lanciata da questi giovani ingengeri americani di lasciare che un loro computer sfidasse il grande campione. La sfida venne accettata e l'evento ebbe una risonanza mondiale. Quello che non sapevano è che da quel momento il "gioco dei re" sarebbe cambiato per sempre. Kasparov riusci a vincere la prima sfida senza troppe difficoltà, fiducioso delle proprie capacità venne accolto come un vincitorre in patria. La macchina si comportava in maniera strana ed aveva commesso degli errori da principianti. Non fu lo stesso per le sfide successive. Kasparov non riuscì mai più a vincere. La reazione alla prima sconfitta fu dirompente, l'accusa fu che una calcolatrice non poteva sconfiggere il grande maestro al proprio gioco e che da qualche parte era nascosta una stanza piena di maestri americani che suggerivano le mosse, ma non era questo il caso. L'intelligenza artificiale era stata in grado di sconfiggere il grande scacchista riuscendo ad elaborare strategie rivoluzionarie sulla base di migliaia e migliaia di combinazioni di partite giocate nel passato. Era come giocare con un giocatore onniscente. Kasparov non si riprese facilmente dalla dura sconfitta e successivamente continuò a cercare un sistema per battere la macchina senza mai riuscirci. Finchè non trovò la soluzione: allearsi con essa. Scoprì che non c'era competizione se la macchina affrontava l'intelligenza combinata del computer e dell'uomo. Il prezzo da pagare però era molto caro, quel gioco non si poteva più definire scacchi, aveva bisogno di una nuova definizione e fu proprio il nostro campione a coniare il nome della nuova disciplina: Scacchi avanzati (Advanced chess). Egli diventò così uno dei più importanti sostenitori e contributori allo sviluppo delle nuove intelligenze artificiali e nel 1998 fu il primo a disputare un incontro della nuova disciplina. Se vogliamo trarre un significato da questo episodio è giusto ricordare altre situazioni simili nella storia come il Luddismo o la resistenza che l'accademia esercitava nei confronti delle avanguardie. Esistono dei momenti nella storia in cui l'avvento di nuove tecnologie impongono un cambiamento nel paradigma sociale e produttivo, resitere è sempre risultato in uno sforzo vano e controproducente. In architettura, notoriamente molto lenta ad evolversi data la mole di indotto e di competenze, si sta verificando un cambiamento di portata storica. In primis per la natura stessa del cambiamento e inoltre per la velocità a cui sta avvenendo. Le professionalità stanno cambiando il modo in cui si lavora è cambiato, il progetto stesso non è più concepito come una volta. Si sta parlando di tradizioni che vanno avanti da secoli immutate, ad esempio da quando Raffaello, per la fabbrica di S.Pietro, introdusse un sistema convenzionale di graficizzazione del progetto, o ancora prima quando si passò dal testo a scritto ad un elaborato grafico per descriverlo. Oggi l'immediatezza e la completezza di informazione che può dare un modello BIM parametrico e tridimensionale sono ineguagliabili e un'assoluta novità nel panorama dell'architettura. In conclusione, il superamento della crisi si ha nell'approccio ad essa più che nella soluzione. L'avvento dell'intelligenza artificiale rivoluzionerà inevitabilmente il significato stesso di architettura e l'architetto avrà il compito e la responsabilità di definire questo processo e guidarlo, evitando il contrasto e cercando il modo per trarre da questo nuovo strumento il miglior risultato possibile.