I Templari
L’ordine religioso-militare dei Templari fu creato all’inizio del XII sec. da Ugo de Payns e da Goffredo di Saint-Omer allo scopo di proteggere coloro che si recavano in Pellegrinaggio a Gerusalemme. Re Baldovino II offrì loro una sede nel proprio Palazzo in Gerusalemme, nell’ala sud del “TEMPIO del Signore” (luogo che i Crociati ritenevano fosse l’antico Tempio di Salomone), nonché benefici, vitto ed alloggio. Dovevano difendere le strade dei Pellegrini da imboscate di ladri e assalitori. Questo a complemento dell’Ordine degli Ospitalieri che offrivano rifugio e cure. Con il Concilio di Troyes, nel 1129, i Templari ottennero il riconoscimento del Papa, mentre non vi è data certa sulla loro fondazione, perché non si pensò fossero così importanti, ma si ritiene sia avvenuta verso il 1120.
All’inizio vivevano nella povertà più assoluta, non avevano che abiti donati (vedi il loro sigillo “due uomini su un cavallo”) e seguivano l’ascetismo di San Bernardo Cistercense. Ben presto attrassero l’attenzione di personaggi importanti che li dotarono di rendite e li seguirono. Le continue donazioni, anche fondiarie, permise loro di pianificare una rete strutturale che in 20 anni necessitò anche di un ordinamento gerarchico.
La base fondiaria iniziò in Francia, ma si allargò alla penisola Iberica (Ponferrada) ed all’Inghilterra, ma anche a Roma nel 1138, Germania ed altro. Essenzialmente dovevano seguire pochi e semplici precetti: partecipazione agli Offici, pasti comuni, vestiario semplice, presenza modesta, nessun contatto con le donne.
Veniva loro concesso un cavallo, poi divenuti tre, ed alcuni servitori. Pur dipendendo dal Patriarca di Gerusalemme, l’ordine doveva obbedienza al “Maestro” che era l’unico arbitro della loro accettazione. Era composto dai Cavalieri, che portavano un mantello bianco (abbandono delle tenebre) con croce rossa, poi divenuto scuro o nero per comodità e, dagli Scudieri che vestivano invece in bruno.
Potevano essere indifferentemente laici o sacerdoti, ma dovevano giurare i voti dell’Ordine monastico. Vennero ammessi anche ”Cavalieri a terminum” e “fratres coniugati” ed, in caso di morte, la moglie aveva diritto ad una parte per il sostentamento. Avevano teste tonsurate, dormivano su pagliericcio con una coperta. Dovevano dormire con maglia e brache e una luce doveva essere sempre accesa la notte (Roncisvalle?). Facevano due pasti quotidiani e, quanto era d’avanzo, veniva distribuito a servitori e poveri, ma in ogni caso un decimo, di tutto il pane, doveva essere donato in elemosina”perché ai poveri spetta il primo posto nel Regno di Dio”. La conversazione era strettamente limitata e si rinunciava alla propria volontà. Tutto in ogni caso era permesso, o meno, dal Maestro. Con penitenza o con espulsione veniva mantenuta la disciplina.
Col tempo crebbero di numero e di potenza, ebbero molti beni, facendosi persino prestatori di denaro a principi e a privati.
Accusati d’eresia, furono torturati fino ad estorcere inverosimili confessioni nell’interesse patrimoniale del re francese Filippo il Bello, che mirava alle loro ricchezze. Jacques de Molay, ultimo “Gran Maestro”, ed alcuni dei suoi furono messi a morte sul rogo a Parigi nel 1314. Clemente V, a seguito delle molte calunnie e delle molte pressioni, nel 1312 decretò la soppressione dell’Ordine, con la conseguente dispersione.
testo - anno 2002 giorno 13 - da: I miei Cammini di Santiago de Compostela