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Alcune osservazioni e una nota personale su un recente dizionarietto toscano (S. Porciani & E. Tronchetti, Vocabolario Valdinievolino-Italiano, 2009).

Chi si occupa di dialettologia italiana sa bene che alla produzione scientifica, perlopiù legata al mondo universitario, s'affiancano sovente le orgogliose fatiche dei cultori locali. Fra i due ambiti — dialettologia accademica e studi amatoriali — i rapporti sono difficili e rari, spesso inesistenti.

Da un lato gli studi dialettologici rigorosi, assai raramente sfiorati da iniziative a carattere divulgativo, sono un campo di ricerca e di conoscenza largamente ignoto e inimmaginabile per la grandissima maggioranza delle persone, comprese le fasce socioculturali superiori. Dall'altro, gli scritti amatoriali intorno ai dialetti — spesso partoriti da maestri di scuola, dottori, professori, ingegneri ecc., certamente istruiti e preparati in altri campi del sapere umano — in ampia misura risultano tristemente inutilizzabili: a tacer d'altro, è frequente che scelte ortografiche distratte e incoerenti, perlopiù affossate su un dominio medio o mediocre dell'ortografia italiana e non sostenute da una preparazione fonetico-fonologica, pregiudichino profondamente la validità e l'attendibilità d'interi volumi, composti magari con grande impegno e fatica.

Non è questo il caso del Vocabolario Valdinievolino-Italiano di Stefano Porciani ed Enrico Tronchetti che, pur senza allontanarsi da una dimensione ricreativa e disimpegnata, si colloca qualitativamente ben al di sopra delle più tipiche e consuete produzioni amatoriali. Pubblicato dall'associazione di donatori di sangue Fratres (Consiglio Provinciale pistoiese), il Vocabolario è venuto per la prima volta alla luce nell'anno 2005, giungendo alla seconda edizione nel 2009. La nuova edizione, curata dal solo Porciani, ha ampliato e affinato il lavoro, senza modificare, comunque, l'impostazione della prima.

Opera di due giovani, professionalmente inseriti in settori assai distanti dagli orizzonti del dialettologo, il Vocabolario Valdinievolino-Italiano mette a frutto la consultazione e il confronto con altri dizionari vernacolari toscani — primi fra tutti il classico e insostituibile Vocabolario lucchese (1902) di Idelfonso Nieri e il più moderno Vocabolario pistoiese (1984) curato da Gabriella Giacomelli —, traendo comunque la materia principale dei propri contenuti, com'è giusto che sia, dalla viva competenza linguistica degli autori, confermata e confortata dal dialogante apporto di altri parlanti-informatori in rappresentanza di numerose subaree della Valdinievole.

È proprio attraverso il contatto e la consuetudine con gli usi linguistici di diversi paesi che l'opera acquista uno dei suoi principali meriti: infatti la variazione microdiatopica, a tratti davvero notevole pur entro i ristretti confini della zona in oggetto, è ripetutamente presa in attenta considerazione, e non solo nell'ambito lessicale. Soprattutto per questa ragione, il Vocabolario Valdinievolino-Italiano è certamente degno d'essere accostato, e non in second'ordine, all'unica opera di riferimento sulla stessa area che si citi abitualmente, Il toscano della Valdinievole di Lucia Petrocchi Corradini (prima edizione 1978, seconda edizione 1979). Osserviamo che l'opera degli anni Settanta faceva perno sulla parlata di Pescia, mentre i due giovani autori si basano primariamente — e con migliore consapevolezza — sul loro valdinievolino orientale.

Il lavoro di Porciani e Tronchetti si segnala anche per l'adozione d'un sistema ortografico piuttosto accurato e funzionale, per quanto costellato d'occasionali imperfezioni nella sua applicazione, e non privo di qualche pur veniale ridondanza. Basti ricordare, di contro, che il dizionarietto della Petrocchi Corradini non offre alcuna traccia d'indicazione della sonorità per s e z, nemmeno nei lemmi.

Aggiungiamo che il recente Vocabolario documenta qua e là alcune voci e alcune accezioni malnote alla bibliografia esistente, se non ignote del tutto: per questa ragione, in almeno un paio di casi l'opera meriterà qualche considerazione perfino da parte delle più autorevoli imprese dialettologico-lessicografiche italiane e romanze.

Fra i lati negativi, possiamo forse annoverare qualche eccessiva indulgenza al gergo giovanile; in parecchi casi, comunque, i giovanilismi sono correttamente indicati come tali. D'altra parte, restano alcune voci che danno seriamente l'impressione di non esser altro che scherzose coniazioni idiolettali, che potranno circolare al massimo fra gruppi ristretti.

In conclusione, si deve certamente accogliere il Vocabolario in oggetto come utile e pregevole contributo alla conoscenza dialettologica di questo lembo di Toscana occidentale, da affiancarsi, per un reciproco arricchimento, ai libri di Lucia Petrocchi Corradini, alle inchieste alt rilevanti e ai pochi altri contributi disponibili.

(Non può invece meritare molto più che un cenno, ai fini della conoscenza linguistica, l'opera a più mani Il Pesciatino per tutti — prima edizione 2008, seconda edizione 2009 —, grazioso dizionarietto ragionato a carattere ludico e goliardico).

Ora, una nota personale. Fu nel febbraio del 2009 che, interrogando il catalogo elettronico delle biblioteche di Pistoia e provincia, mi capitò di scoprire l'inaspettata esistenza del Vocabolario Valdinievolino-Italiano, datato 2005 (non c'era ancora la seconda edizione). Io stesso sono della Valdinievole e, dati i miei studi dialettologici, il rinvenimento dell'opera non mancò fin da subito di suscitare in me un particolare interesse. Presi visione del volumetto in una biblioteca comunale e, apprezzandone i pregi, dopo qualche giorno mi proposi di rintracciarne gli autori. Tramite l'elenco telefonico, in pochi tentativi giunsi a mettermi in contatto proprio con Stefano Porciani, che aveva in cantiere la seconda edizione. Ne seguirono diversi incontri dal vivo, interessanti e fruttuosi — credo — da entrambe le parti.

Stefano ha particolarmente apprezzato alcuni miei suggerimenti, e ha così deciso d'includere il mio nome, con un certo rilievo, nei ringraziamenti a p. 125 della nuova edizione. Di questo gli sono senz'altro riconoscente. Tuttavia, in un'eccesso di gratitudine, il Porciani ha ben pensato — senza avvertirmi — di citarmi anche come coautore di paragrafi introduttivi che non solo non avevo mai approvato (e mai approverei) come cosa mia, ma non avevo nemmeno potuto leggere nella loro forma finale! A p. 11 infatti, in calce alle quasi quattro pagine di Regole generali, compare un'indebita attribuzione: il capitoletto è falsamente firmato «Stefano Porciani ed Emanuele Saìu». Avevo sì dato numerose indicazioni per migliorare quelle pagine ma, non essendo stato interpellato a tal proposito, non ho avuto alcun diretto potere decisionale sulle correzioni e sulle aggiunte effettivamente apportate dall'unico autore, il quale, fra le altre cose, ha anche inserito all'ultimo momento — e proprio in posizione finale, subito prima dei nostri nomi! — una frase esemplificativa di dubbio gusto, dalla cui spensierata ma tragica trivialità intendo dissociarmi.

Pur avendo già a suo tempo espresso personalmente a Stefano il mio disappunto, ritengo ora opportuno, nel contesto delle presenti note, rendere pubbliche le mie precisazioni sul piccolo inconveniente.

Emanuele Saiu, 5 maggio 2011.