Biografia di un grande maestro dell'arco

Un tempo presso Handan, la capitale di Zhao, viveva un uomo chiamato Ji Chang che voleva essere il più grande arciere del mondo. Egli decise di trovare il miglior insegnante possibile. Per quanto ne sapesse, nessuno poteva eguagliare il grande maestro di arcieria, Fei Wei. Si diceva che Fei Wei potesse colpire, senza fallire, una foglia di salice alla distanza di cento passi.

Ji Chang fece un lungo viaggio per incontrare Fei Wei e divenne l'apprendista del grande maestro.

Inizialmente, Fei Wei gli disse:"Impara a non battere le palpebre". Ji Chang ritornò a casa. Egli strisciò sotto il telaio di sua moglie e lì si distese di schiena, guardando lei mentre tesseva. Egli guardò il "maneki" che si muoveva velocemente su e giù, abbastanza vicino alle sue palpebre, così egli iniziò ad allenarsi a non batterle.

Sua moglie, non conoscendo l'ambizione del marito, non riusciva a capire il suo comportamento. Ella odiava essere guardata così da vicino in quel modo strano. Ma egli la rimproverò e la convinse a continuare a tessere. Giorno dopo giorno, egli si metteva in quella strana posizione per imparare a non battere le palpebre.

In due anni, egli si allenò duramente, perfino quando l'attivo "maneki" era così vicino da sfiorargli le palpebre. Un giorno finalmente egli strisciò fuori da sotto il telaio. Da quel giorno in avanti, Ji Chang non avrebbe più battuto le palpebre, anche se un qualche frammento irritante gli fosse andato negli occhi. Egli non avrebbe battuto le palpebre perfino se una scintilla gli fosse entrata in un occhio. Neanche una nuvola di cenere poteva fargli battere le palpebre. Era come se i muscoli delle sue palpebre si fossero dimenticati come muoversi. Anche quando Ji Chang russava sonoramente durante la notte, le sue palpebre rimanevano ampiamente aperte.

Un giorno, egli notò un piccolo ragno che tesseva una ragnatela tra la parte superiore e quella inferiore della palpebra di un suo occhio. Ciò gli diede fiducia e ritornò dal suo maestro. Avendo sentito la storia di Ji Chang, Fei Wei gli disse:"Per te non basta acquisire l'abilità di non battere le palpebre. Tu devi anche imparare a guardare un oggetto. Se, mentre ti concentri su un oggetto, riesci a vedere le cose piccole come fossero grandi e le cose microscopiche come se fossero cospicue, torna a riferirmelo. Solo allora ti insegnerò a tirare con l'arco".

Ji Chang tornò a casa. Egli trovò un pidocchio su una cucitura della sua biancheria intima e lo legò con uno dei suoi capelli. Egli lo appese alla finestra più a sud della casa e lo guardò tutto il giorno. Giorno dopo giorno egli guardò il ragno appeso alla finestra. Esso era certamente solo un pidocchio all'inizio. Qualche giorno dopo era ancora soltanto un pidocchio. Ma dopo dieci giorni, sembrò che fosse diventato più grande. Alla fine del terzo mese, sembrava chiaramente grande quanto un baco da seta.

Lo scenario al di fuori della finestra cambiò col passare del tempo. I piacevoli raggi solari primaverili divennero i brucianti estivi. Il cielo chiaro autunnale, pieno di oche migranti, divenne grigio e invernale, col freddo nevischio che cadeva al suolo.

Nel frattempo, Ji Chang pazientemente continuò ad osservare il pidocchio. Ogni volta che quest'ultimo moriva, egli lo rimpiazzava con un altro. Così passarono in fretta tre anni.

Un giorno egli si accorse che il pidocchio sembrava grande quanto un cavallo. Fantastico! Egli batté la mano sul ginocchio con gioia e andò fuori. Non poteva credere a quello che vide: persone grandi quanto torri, cavalli grandi quanto montagne. Un maiale quanto una collina. Una gallina quanto una torre di vedetta. Egli ritornò dentro di corsa a guardare di nuovo il pidocchio. Ji Chang incoccò una freccia fatta con un gambo di artemisia col suo arco in corno di Yan, mirò al pidocchio e lanciò la freccia. Con sua sorpresa, la freccia trapassò il pidocchio proprio al centro, lasciando il singolo capello intatto.

Ji Chang immediatamente andò ad incontrare il maestro e gli raccontò ciò che era successo. Fei Wei saltò e si batté il petto. "Ce l'hai fatta"! esclamò. Egli quindi si adoperò per iniziare Ji Chang ai misteri dell'arcieria.

Ji Chang, che passò cinque anni ad allenare la vista, fece progressi sorprendenti. Dieci giorni dopo, provò a colpire una foglia di salice dalla distanza di cento passi. Egli ci riuscì, e in seguito mai fallì. Venti giorni dopo, egli tese un arco molto resistente avendo una tazza piena d'acqua in equilibrio sul gomito destro. Non solo egli colpì il suo bersaglio, ma l'acqua dentro la tazza non si mosse per niente. Dopo un mese, egli provò a scoccare cento frecce in rapida successione. Non appena la prima freccia colpì il bersaglio, la punta della seconda colpì la coda della prima. Istantaneamente, la terza colpì la seconda e così via. Nessuna freccia cadde per terra, perché ognuna colpì la freccia che la precedeva. Quando egli finì, le cento frecce, attaccate in questa maniera, sembravano una sola lunga freccia. Inoltre sembrava che la coda dell'ultima freccia fosse ancora attaccata alla corda dell'arco. Il maestro Fei Wei, che stava in piedi dietro di lui, spontaneamente gridò:"Buono!". Due mesi dopo, Ji Chang ritornò a casa e litigò con la moglie. Egli mirò col suo arco corvino alle palpebre della moglie e lanciò una freccia a Qi Wei. Essa colpì tre sopracciglia e passò oltre senza arrecare danno. Ma la moglie non si accorse dell'azione del marito e continuò a discutere come se nulla fosse accaduto. Era sorprendente come egli raggiunse una tale misteriosa abilità e velocità nel tiro con l'arco.

Ji Chang, che non aveva più niente da imparare da Fei Wei, iniziò ad avere pensieri maligni. Per quanto ne sapesse, nessuno poteva competere con lui ad eccezion fatta del suo maestro, Fei Wei. Quindi, egli doveva eliminare Fei Wei per poter essere il più grande arciere del mondo. Quindi egli cominciò a cercare l'occasione per poter uccidere Fei Wei.

Un giorno egli andò incontro a Fei Wei che camminava da solo in un terreno. Egli non ci pensò due volte, mise una freccia nel suo arco e lo puntò verso Fei Wei che, avendo compreso l'intento del suo allievo, alzò anch'egli il suo arco puntando la freccia contro Ji Chang. Quando entrambi scoccarono le loro frecce contemporaneamente, esse si colpirono l'un l'altra in aria, a metà della strada tra i due, e caddero al suolo. L'abilità dei due uomini doveva aver raggiunto il mistero dell'arcieria. Le frecce, infatti, non sollevarono neanche la minima polvere. Quando Fei Wei finì le sue frecce, a Ji Chang ne rimaneva ancora una. Questi mise la freccia nel suo arco e la scoccò verso Fei Wei, il quale velocemente ruppe il gambo di una rosa selvatica e con la punta di una spina deviò prontamente la freccia in arrivo. Ji chang, che aveva compreso che non aveva speranza di raggiungere la sua ambizione, cadde in un inaspettato stato di pentimento morale. Dalla sua, Fei Wei si sentì sollevato di aver scampato quel pericolo ed era soddisfatto della propria abilità. Fu questo a fargli dimenticare l'astio verso il suo rivale. Essi si abbracciarono l'un l'altro in mezzo al campo e scoppiarono in lacrime.

Questo potrebbe sembrare strano, ma questa vicenda proviene da un tempo lontano, quando le cose erano abbastanza differenti da quelle di oggi. Ad esempio, Duke Huan di Qi, ordinò a Yi Ya, il suo cuoco, di preparargli uno pasto speciale. Yi Ya, che voleva compiacere il re, arrostì il proprio figlio come pasto speciale. Un altro esempio proveniente da quell'era: il sedicenne primo imperatore della dinastia Qin, violentò l'amante di suo padre tre volte la stessa notte in cui il padre morì.

Sebbene egli abbracciò Ji Chang in lacrime, Fei Wei era molto timoroso di un ulteriore attacco da parte del suo apprendista. Perciò diede a Ji Chang un nuovo obiettivo su cui lavorare. Egli disse al suo apprendista pericoloso che non aveva più niente da insegnargli. Egli disse anche che se voleva le risposte ai più profondi misteri dell'arcieria, egli sarebbe dovuto andare ad ovest e scalare la ripida montagna Taihang per raggiungere la sommità di Mount Huo, la dimora di Gan Ying, il più grande arciere di tutti i tempi. "In confronto all'abilità di questo vecchio maestro, la nostra è come un gioco da bambini", disse Fei Wei. "Da adesso in avanti, nessuno è più adatto di Gan Ying per essere il tuo istruttore".

Ji Chang si mise immediatamente in viaggio verso ovest. Le parole "gioco da bambini" colpirono il suo orgoglio. Se quelle parole fossero state vere, allora gli sforzi fatti finora, per diventare il più grande arciere, non erano che all'inizio. Per scoprire se la sua abilità così difficilmente conquistata era davvero solo un "gioco da bambini", egli si precipitò ad incontrare il maestro.

Un mese dopo, ferendosi i piedi e le gambe, scalando rocce pericolose, arrancando su strette passerelle di legno costruite su alte rupi che si affacciavano su valli profonde, finalmente arrivò alla sommità di Mount Huo. Ji Chang si irritò nel trovare soltanto un vecchio barcollante con gli occhi come quelli di una pecora. "Deve avere più di cento anni" pensò Ji Chan. In parte perché era piegato gravemente all'altezza della vita, la barba grigia del vecchio uomo strisciava per terra mentre lui camminava.

Pensando che potesse avere problemi di udito, Ji Chang comunicò ad alta voce al maestro la sua volontà di diventare il più grande arciere di tutti i tempi. Senza aspettare la risposta del maestro, Ji Chang tirò fuori il suo arco e lo caricò con una freccia. Egli puntò su uno stormo, alto nel cielo, di uccelli migranti. Non appena la corda del suo arco risuonò, cinque grandi uccelli caddero dal limpido cielo blu. "Sei stato bravo, in modo ordinario" disse il vecchio uomo con un sorriso gentile. "Ma è solo un livello ordinario di arcieria. È un peccato che non conosci la vera straordinaria arcieria". Il vecchio eremita portò il non soddisfatto Ji Chang a duecento piedi sulla sommità della rupe. Dal bordo della rupe si poteva apprezzare l'altezza di migliaia di piedi al di sotto, una vista che poteva facilmente provocare vertigini. Il vecchio corse per una breve distanza e si fermò sulla cima di una pietra in bilico sul bordo della rupe, si girò per guardare Ji Chang e disse:"Mi mostreresti la stessa abilità di prima?"

Quando Ji Chang salì in cima alla pietra, la sentì muovere leggermente. Egli si forzò ad incoccare una freccia nel suo arco, subito una piccola pietra cadde dal bordo della rupe. Egli fu improvvisamente attanagliato dalla paura per la grande altezza, così si abbassò e si distese sulla roccia barcollante. Egli non poté fermare le sue gambe tremolanti, e tutto il suo corpo iniziò a sudare. Il sudore gli scorreva fino alle gambe. Con un sorriso il vecchio uomo porse la sua mano per aiutare Ji Chang a scendere dalla roccia. Quindi il vecchio salì sulla pietra e disse:"Adesso ti mostrerò un po' di straordinaria arcieria". Pallido e tremante per la paura, Ji Chang notò qualcosa. "Perché non hai un arco?", chiese. Il vecchio uomo non aveva niente in mano. "Un arco?" il maestro rispose, ridendo. "Fino a quando avrai bisogno di un arco, non potrai comprendere i misteri dell'arcieria. Quando diventerai un grande arciere, non avrai bisogno né di un arco laccato di nero né di una freccia in faggio con la punta in pietra".

Un nibbio stava volando molto alto nel cielo sopra di loro, lentamente, con una traiettoria circolare. Per un momento Gan Ying guardò il nibbio, che da quella distanza non era più grande di un seme si sesamo. Quindi, con una freccia invisibile ed un arco intangibile, prese la mira e scoccò verso il nibbio. L'uccello cadde dal cielo come una roccia. A questa visione Ji Chang si sgomentò. Egli aveva appena fatto esperienza, per la prima volta, del più grande mistero dell'arcieria.

Ji Chang rimase come apprendista del vecchio maestro per nove anni. Nessuno seppe mai che tipo di addestramento ricevette in quel periodo. Quando Ji Chang ritornò dalla montagna per la prima volta in nove anni, le persone furono sorprese da quanto sembrava differente rispetto a prima. Egli aveva perduto il suo aspetto inflessibile, intrepido, e aveva invece i lineamenti inespressivi tipici di uno sciocco.

Quando egli visitò il suo ex maestro, Fei Wei, dopo la sua lunga assenza, Fei Wei gli diede un occhiata e disse eccitato:"Questo è il più grande maestro del mondo. Nessuno potrà mai essere suo rivale". Le persone di Handan si aspettavano di vedere l'abilità misteriosa acquisita da Ji Chang, il più grande arciere di tutti i tempi. Ma egli non aveva intenzione di mostrare la sua autorità. Non toccò nemmeno un arco. Sembrò come se avesse buttato via l'arco, fatto da un gambo di salice e una corda di canapa, che aveva portato con sé sulla montagna. Ji Chang rispose languidamente all'uomo che gli chiese la ragione di ciò:"Il miglior gesto è quello che non si fa. Il miglior discorso è il silenzio. Il miglior tiro è quello in cui non si tira". Le persone superficiali di Handan lo compresero molto facilmente. Il grande arciere che non toccava l'arco divenne l'orgoglio della gente di Handan. Meno toccava l'arco e più la sua fama si diffondeva.

Le persone mettevano in giro varie dicerie. Ad esempio, si diceva che ogni notte si potesse sentire il suono di una corda d'arco provenire dalla casa di Ji Chang. Si diceva che lo spirito dell'arcieria che dimorava dentro il corpo del maestro, mentre lui dormiva veniva fuori per proteggerlo dai folletti durante la notte. Un mercante che viveva vicino la sua casa, disse che una notte vide chiaramente Ji Chang su una nuvola, sopra la sua casa, che tirava con l'arco insieme ad antichi maestri, Yi e Yang Youji. Disse anche che le frecce lanciate dai tre maestri, producevano dei fasci di luce azzurra per poi scomparire nello spazio. Un ladro confessò di aver provato a derubare la casa di Ji Chang; ma non appena scavalcò il muro del giardino, venne colpito sulla fronte da un flusso di spiriti proveniente dalla casa e fu sbalzato lontano oltre il muro. Da allora i malintenzionati stettero alla larga dalla casa di Ji Chang, e gli uccelli migratori non volavano sopra la sua residenza.

Il grande maestro Ji Chang divenne sempre più vecchio e la sua fama cresceva ad ogni anno che passava.

I suoi pensieri erano ormai lontani dall'arcieria, già molto tempo. Sembrava come se egli fosse entrato in uno stato spirituale misterioso. La sua faccia non esprimeva più alcun sentimento. Parlava raramente. Infine, era perfino difficile dire se egli stesse respirando o meno. Il vecchio maestro disse, nei suoi ultimi giorni, che non trovava differenze tra se stesso e gli altri, né tra il bene e il male, e che sentiva i suoi occhi come fossero le sue orecchie, le sue orecchie come fossero il suo naso e il suo naso come fosse la sua bocca.

Quarant'anni dopo aver lasciato la casa del Maestro Gan Ying, Ji Chang se ne andò pacatamente come la nebbia. Durante questi quarant'anni non parlò mai di arcieria, tanto meno prese arco e frecce.

Certamente, come scrittore del racconto mi piacerebbe fargli avere un ruolo importante, attivo in qualche episodio, e dar prova della sua grandezza come maestro di arcieria. Ma dall'altro lato non voglio andare contro le scritture classiche. Difatti, non si seppe niente su di lui durante i suoi ultimi giorni, eccezion fatta per questo strano episodio. Era più o meno così.

Un giorno, pochi giorni prima della sua morte, il vecchio Ji Chang venne invitato a casa di un suo conoscente. Egli vide un attrezzo in quella casa e sentì come se ne avesse visto uno come quello in precedenza, ma egli non riusciva a ricordare né come si chiamasse né come si usasse. Il vecchio Ji Chang chiese quindi a colui che lo aveva invitato:"Cos'è quello, e come si usa?" Questi pensò che Ji Chang si stava prendendo gioco di lui. Egli sorrise ma non gli rispose. Ji Chang chiese di nuovo, più sinceramente questa volta. Ma il suo conoscente non sapeva come rispondergli. Quando Ji Chang gli ripeté per la terza volta la stessa domanda, uno sguardo di incredulità apparve sul padrone di casa. Questi guardò Ji Chang negli occhi, cercando di accertarsi che il suo ospite non stesse scherzando e che non fosse pazzo, e per accertarsi che non avesse sentito male la domanda. Egli sembrava sbigottito, quasi sul punto di essere preoccupato, e disse balbettando:"Tu, il più grande arciere di tutti i tempi, hai dimenticato cosa sia un arco? Sia come si chiama che come si usa?"

Per un po' di tempo dopo quest'episodio, si disse che i pittori nascondevano i loro pennelli, i musicisti tagliavano le corde dei loro strumenti e i carpentieri si vergognavano ad utilizzare i loro strumenti di misurazione.


Nakajima Atsushi

Fonte: http://www.kcc.zaq.ne.jp/dfeea307/archer.html

Traduzione di: Sergio Riotta