Oltre la Complessità

Il paradigma Eco-Biostorico



"... Solo conoscendo l'uomo allarga l'orizzonte del reale; il reale a sua volta, con la conoscenza, acquista un valore-significato nella coscienza: Non esiste per l'uomo una realtà senza coscienza e non esiste una coscienza senza realtà. ..." (Da A. Colamonico. Fatto tempo spazio. Premesse per una didattica sistemica della storia, p.23 -24. Oppi, Milano 1993).

Quaderno di Biostoria n° 9

Oltre la Complessità

Il paradigma Eco-Biostorico


Antonia Colamonico © 2014 - 2015

Premessa

Indice quaderno: Oltre la Complessità: Il paradigma eco-biostorico

Premessa - Gli abiti della Realtà: 1 Sguardo a occhio-multiplo - 2. Ordini di lettura: a. Psicologie economico-sociali - b. Vincolo mappa-lettura - 3. Frattale Etico: a. Umanità-disumanità.

Realtà impressa

La relazione Osservato-Osservatore-Osservazione in un gioco multi-prospettico.Biohistory - Storia di una paternità

Dedica

La Democrazia è la scoperta dell'Umanità della mente/cuore, dedico questo lavoro a Francesco, il papa dallo sguardo eco-biostorico, che sta riportando le Coscienze, non solo cristiane, ai valori profondi della Vita.AntoniaAcquaviva delle Fonti, 8 Aprile 2015

Il nodo di partenza: Perché paradigma?

Il paradigma è l'occhiale-filtro della visione come il "ponte" funzionale alla rappresentazione e alla definizione storiografica. L'errore che spesso si compie è nel far diventare una struttura orientativa, gabbia mentale (rigidità cognitiva). Il paradigma è dunque un'inclinazione di lettura, necessaria a indirizzare l'occhio, ma, per evitare che divenga una gabbia logica, è importante che abbia un'organizzazione plastica, in grado di deformarsi e formarsi a multi-verso, in relazione alle nuove emergenze che rendono inadeguate le letture. Secondo tale impostazione il paradigma eco-biostorico va immaginato come una topologia di sguardo-lente a frattale.

Nella Storia emergono di tempo, in tempo Coscienze belle che rendono, con il loro impegno quotidiano, equilibrate le evoluzioni fattuali, snidando le trame oscure (facendo chiarezza). Con una lente-sguardo eco-biostorico la "dinamica del divenire" è una "dialogica a tre soggetti": Uomo-Natura-Dio (relazione Creatura-Creato-Creatore). Ma voi credete che Dio possa lasciare orfana la Creazione? Egli, per un effetto moltiplicativo di Sé ha dato luogo e tempo alla Vita, può restare sordo al grido di verità-giustizia? Ecco, che di volta, in volta dei "Giusti" si affacciano sulla scena della storia e con la loro "parola-azione" si fanno attrattori, calamite, di coscienze! (Antonia Colamonico)

Il salto epocale

Oggi siamo di fronte a quello che gli storici e gli economisti definiscono un salto epocale che si differenzia dal semplice salto generazionale poiché oltre a implicare un ricambio nella leadership di un Paese, comporta anche una frattura storica, come una discontinuità con il passato e la riorganizzazione del modello mentale e sociale. Link

Ogni Salto Epocale non è stato indolore, oggi si sta attuando la più grande rivoluzione culturale della storia: il passaggio da un'organizzazione di pensiero-mente lineare, uni-direzionale, al pensiero-mente a occhio multiplo in grado di vedere l'ordine nella Complessità. Siamo in un momento "fragile" poiché le nuove "lenti di lettura" della realtà non sono unanimemente indossate. Chi è legato ad una letteratura al singolare ha una grande difficoltà ad immaginare una letteratura al plurale. Le letterature sono tutti i racconti storici che vestono il vuoto di realtà, dandogli un aspetto umanizzato.

Perdere il "limite cognitivo" nelle letture, rende fanatici del privato verso di realtà (logica a Caino del mondo).

Siamo in una vera apocalisse mentale, con la morte del vecchio indirizzo e la nascita di un nuovo grado di evoluzione del pensiero-mente (salto logico), la nuova spaziatura del pensiero aprirà nuovi scenari e renderà le letture umane più "aderenti" alle molteplicità delle forme della Creazione. In tale evoluzione immaginativa e creativa il legame creatore-creatura-creazione sarà il nodo chiave delle relazioni storiche.

Accettare la Complessità come il naturale verso della realtà umanizzata, rende tutti gli sguardi, di tutti gli osservatori, custodi di un frammento di verità. La verità arricchita, sarà la più grande conquista della storia. (Antonia Colamonico).

Topologia di una co-abitazione

"... il nuovo campo di studi a cui, personalmente, ho dato il nome di Biostoria, nel lontano 1992 (...) ha presupposto il superamento dell’idea stessa di storia, ma osservando meglio, non è la storia superata, bensì il significato che alla parola è stato dato. Se la storia, in chiave biostorica, è il processo vitale che si concretizza a tempo 0, il tempo presente, in tutti gli spazi cosmici, quello che comunemente si fa passare per storia, è semplicemente la storiografia, cioè la scrittura-interpretazione intorno alla vita, la quale per processo di entropia tende a morire, nello stesso attimo in cui si pone. Ponendo tale dualismo storia/storiografia, già sottolineato da J. Le Goff, nell’indagine si sposta lo sguardo dai fatti-eventi ai processi storici, per cui la lettura non è più una semplice nomenclatura, narrazione e valutazione di avvenimenti e situazioni, ma un’elaborazione di movimenti spaziotemporali che implicano un’organizzazione bio-fisica di eventi, identificati con la vita a livello cosmico. In ciò si delimita e si definisce il nuovo campo di indagine biostoria, intesa questa come la lettura-mappatura della dinamica della vita/morte che fa da sfondo alla costruzione degli eventi. Se l’evento è un quid che ha preso forma nello spazio-tempo, esso segue un ordine evolutivo che si presta ad essere disegnato, proiettato, valutato… tutte queste operazioni fanno di quel quid un quanto storico che si presta ad essere conosciuto. Il passaggio dallo stato di ignoto a quello di noto implica da un lato la trasformazione del quanto in evento e dall’altro la traslazione del passato nel presente che tende al futuro. È in tale incontrarsi di passato-presente-futuro che si può parlare di un lungo oggi, come contemporaneità a tempo continuo. Il processo di costruzione della storia, quindi, si pone come il processo di naturalizzazione dello spaziotempo. Il prendere natura, implica un prendere corpo o forma che si presta ad essere chiamata, segnata, ruotata, pesata… e in tutte queste operazioni si costruisce la conoscenza che non va confusa con la storia. La conoscenza produce le mappe cognitive con i relativi nodi informativi, ma le mappe e i nodi non sono la storia che nella sua complessità si pone come un surplus rispetto alla conoscenza. In tale essere un di più, si presta ad essere riesplorata, riletta, rivisitata, ridefinita. Compito del biostorico, non è tanto il commento sui fatti, quanto la capacità a disegnare le mappe di processo intorno a quei fatti. Non è assumere una posizione da censore intorno al passato, quanto fare di quel passato, selezionato, una cresta di evento che possa permettere di proiettare le dinamiche passate nel futuro, per comprenderne le portate storiche, a breve, medio e lungo termine, che faranno di quel avvenimento un fatto vitale o mortale. Con tale capacità ad anticipare il futuro si potrà imparare a riequilibrare il rapporto tra sistema cognitivo e sistema storico e così allontanare l’implosione della stessa società, già ipotizzata da A. Toffler. ..." A. Colamonico, Metacognizione e multimedialità: dalla storia alla biostoria.in Storia del mondo n. 55, 15 ottobre 2008. Edizioni Drengo, Roma.

Non interrogare la fredda mente se vuoi la vita, essa potrà darti sole versioni di mondi... Antonia Colamonico
eonardo da Vinci

Premessa

L'osservatore nell'azione di lettura del campo Vita elabora la carta di lettura di un osservato storico che, isolato da un tutto-uno, si fa a sua volta luogo-appiglio di un indirizzo-verso di lettura che rende vincolato lo sguardo-mente osservante ad una ipotetica traiettoria di cresta storica.

Ogni osservazione è una presa di naturalezza di un quid che prende abitazione nella mente-osservatore e si evolve in eco informativo, spendibile in un'elaborazione di risposta storica, attuabile e comunicabile ad un altro osservatore che può, a sua volta, condividere la lettura, emanciparla o rigettarla.

L'azione di conoscenza nasce da un bisogno funzionale alla permanenza dell'osservatore (ogni uomo) nella vita che prende forma in ogni tempo 0 di presente:

  • L'uomo sotto l'aspetto vitale non differisce da un insetto o da un seme o da una formazione rocciosa, etc. avendo in sé una traccia-codice organizzativo che indirizza il suo essere nella storia; nel caso specifico uomo, per operare egli abbisogna di apprendere l'habitat e il suo sé nell'habitat, in tale esercizio di conoscenza e spaziatura, lega a sé l'ambiente che si fa il campo-nicchia vitale del suo stato di individuo storico, reale e concreto.

Se l'osservatore (ogni uomo) leggendo circoscrive lo spazio della sua elaborazione, egli di fatto veste la realtà di un significato non solo enunciabile (cioè dicibile, ciò che è detto e può essere detto o è stato detto), ma anche collocabile e databile, posizionando la medesima realtà in una delimitata e definita nicchia storico e mentale:

  • lo storico e il mentale, sotto il profilo di una topologia a corpo unico, sono il dritto e il rovescio di una medesima forma spazio-temporale che se visualizzata e disegnata in un campo di lettura esterno all'osservatore è il fuori (campo delle scienze), se è nella stessa mente dell'osservatore, il dentro (campo delle coscienze).

Il dentro/fuori come in un nastro di Möbius sono due tracciati, percorribili, di lettura di un unico spazio a due perimetri-membrane che segnano il confine tra il soggetto-dentro e l'oggetto-fuori che un medesimo osservatore può percorrere, disegnando ora i paesaggi interiori del proprio io-Sé nel mondo (aspetto psico-cognitivo), ora i paesaggi esteriori del mondo oltre il sé.

nastro di Möbius

In tale doppia possibilità di verso storico di osservazione e di ispezione, ogni osservatore può leggere e visualizzare una complessità, a multi-strato, di ambienti vitali, scomponendoli in stati fattuali-fattibili di un possibile divenire, per cogliere le corrispondenze e le divergenze tra i topoi interni ed esterni con le molteplici aperture degli orizzonti di evoluzione, di aspettative e di realizzazioni.

In una sì fatta carta di lettura è l'osservatore che muovendosi nei versi o indirizzi osservativi, compone e scompone gli orizzonti di lettura che danno la veste storiografica alle molteplicità storiche.

Si crea, così, una dipendenza di lettura che nel tempo evolve sia gli ambienti-topoi sia le competenze e abilità di lettura, per cui ogni uomo sviluppa una sua comprensione e ogni compreso è uno sgranare una "maglia-finestra" di realtà che assume una particolare angolazione di significato:

  • L'osservatore non è un soggetto assemblabile in una generalizzazione astratta di genere o di etnia o di ideologia, ma un individuo concreto che vive e opera in una databile e collocabile nicchia storica che si fa campo-habitat vitale a tutt'uno con la sua singolarità, unica per sempre.

Da A. Colamonico. Fatto tempo spazio. Oppi, Milano 1993.

In chiave di lettura eco-biostorica necessita un processo d'immersione nella vita, per svincolarsi dalle generalizzazioni che sono una riduzione cognitiva (realtà di carta) funzionale alle memorizzazioni storiografico-disciplinari, per ancorarsi al tempo presente, elaborando un'abilità di occhio-mente, libero emotivamente dalle conoscenze pregresse che potrebbero dare luogo ai pregiudizi generalizzanti.

Ogni osservatore vive in uno stato di costante presente (t. 0) che si fa sparti acque, punto-luogo di congiunzione, tra un passato a più profondità e un futuro tutto da edificare, i due danno non gli stati dei fatti di realtà, ma quelli degli immaginati dei fattuali (ciò che è stato fatto) e dei fattibili (ciò che potrebbero essere fatto):

  • il fattuale e il fattibile sono proiezioni di vita e si annodano nel tempo 0 di presente, l'oggi-ora-adesso, aprendo gli sguardi a molteplici scenari immaginativi di una realtà che assume a sua volta forma prospettica nella medesima mente osservante. In tale prendere forma l'osservato e l'osservatore si modellano vicendevolmente, rispecchiandosi.

Il saper tracciare e quindi leggere il sé nel mondo o il mondo nel sé, permette di attribuire l'ubicazione - spazialità dimensionale - dei due territori Io e Mondo che possono a loro volta essere frantumati in campi e sotto-campi a multi-verso osservativi che danno le letture a proiezioni multi-prospettiche di una realtà collassata in una miriade di particelle di quanti-echi e di forme-stati informativi che assumono un aspetto a frattale (la spugna storica), come in un'esplosione di profili-sagome che si espandono, allargando e allargandosi nello spazio e nel tempo che anche, a loro volta, esplodono come in un fuoco di artificio che dà la visione di una realtà multipla e frastagliata, la complessità appunto.

Lo spazio, in tale espandersi delle forme vitali, si fa matrice di una realtà che per essere presente necessita di un osservatore che possa ricondurla in una nicchia di senso logico-sentimentale che le dia il valore di cittadinanza.

In tale azione del dare collocazione-nome alle rilevazioni dei processi naturali, l'osservatore esperisce la vita, creandosi la mappa-carta cognitiva, lo spettro funzionale alla possibilità di muoversi e di agire nello spazio-territorio isolato, chiamato e ispezionato che si colloca a contorno della sua medesima azione di lettura.

La creazione di uno spettro mentale fa interiorizzare il processo vitale e in tale portare nella mente la vita l'osservatore-uomo impara a muoversi e riconoscersi in essa.

La lettura e l'azione si rincorrono a tondo, poiché sono l'una il vincolo dell'altra, senza lettura non può emergere un'azione e questa a sua volta si fa contorno del significato stesso della lettura.

Esempio di un nodo semantico. A. Colamonico. Biostoria, p. 77. 1998.
R. Capucci, modello. 1956

Se l'osservatore veste la forma vitale, dandole una ubicazione-cittadinanza (senso storico) nel Tutto-rete della vita, allora si può facilmente avvallare l'esistenza di due tipologie di realtà:

  • una nuda che di fatto resterebbe un'incognita cognitiva se l'uomo osservante non la leggesse, svelandola e circoscrivendola in un confine-carta di lettura, elaborato dalle sue medesime capacità e abilità osservative e ideative che ne condizionano la visione;

  • una vestita quindi, che assumerebbe le sembianze che la stessa mente umana è in grado di riprodurre, proiettandola come su uno schermo che si fa rappresentazione storiografica. Tale realtà di carta si presta ad essere superata in virtù di come potrebbero evolversi le capacità esplorative e immaginative dell'intera umanità.

Perdere la dimensione di realtà di carta fa perdere nelle mante-uomo il vincolo realtà vestita-realtà nuda, facendo identificare la storia con la storiografia, errore in cui in molti sono caduti, finendo poi con il voler ridurre la vita ad una semplice rappresentazione esplicativa di essa.

Sotto il profilo prettamente metodologico dell'indagine, accettando la bivalenza nuda/vestita si dà un maggiore grado di libertà allo sguardo-mente che può procedere a salti di visione da un continuo a un discontinuo, modificando profondamente il valore storiografico attribuito alle letture, in quanto lo sguardo-mente non leggerebbe più il tutto pieno di storia, ma una porosità a pieni/vuoto (struttura a spugna). In tale visto e non visto assume valore la capacità elaborativa e immaginativa dell'osservatore medesimo che dovrà rendere presente il non ancora letto.

Nel cambiamento di visione si attua una forma di rivoluzione copernicana, poiché ciò che si mostra all'occhio si presta ad essere scomposto in grandezze finite di varia forma e spessore che emergerebbero da un vuoto o meglio buio informativo:

  • entra così il vuoto nella stessa organizzazione della storia, come quel non so ché (alea) che dà l'inclinazione al divenire, introducendo una realtà a probabilità, quindi non determinata.

Importante è comprendere che se la lettura non è la realtà nuda, allora ogni modello e relativa scienza esplicativa è solo un indirizzo storiografico che ha aperto nella mente osservante un guizzo-possibilità di "costruzione" di verità narrata (la verità di carta).

L'azione del rendere noto (foto-carta di lettura: La storia dell'universo) è motore della crescita informativa, da cui si costruiranno carte-modelli sempre più particolareggiati di una realtà sfuggente che tuttavia si lascia ispezionare e disegnare con un effetto moltiplicativo, non solo nelle letture, ma nelle possibilità d'azione:

  • la conoscenza è un tutt'uno con la costruzione dell'azione, più saranno i campi di esplorazione e maggiori saranno le possibilità di risposte storiche;

  • la ricchezza di una Società si misura sulla maggiore possibilità di diversificare le risposte d'evento, ma il diversificare implica una variegata disponibilità di carte di lettura di quella realtà sempre sfuggente, ma che si fa tuttavia contornare in una nicchia di senso compiuto (spugna del pensiero). Ogni senso isolato stimola la capacità elaborativa del cervello che resta a sua volta modificato dall'azione di apprendimento.

La parola apprendimento si svincola, così, dal senso chiuso di limite scolastico-pedagogico e si fa radice-molla della vitalità a 360°.

La storia dell'universo, dal Big Bang ad oggi, fonte: ESA - C. Carreau

Il campo del non visto è fonte di ricchezza informativa che affina sempre più l'occhio osservatore, accorto a rilevare ogni più piccolo elemento nuovo, permettendo di rinnovare continuamente la carte esplicative della realtà conosciuta che si espande, a sua volta, a frattale. La vestizione con significati permette l'accesso alla realtà narrata che altrimenti resterebbe un non enunciato, un non detto, un non dimostrato:

  • In tale stato di realtà raccontata si attua il salto di paradigma che pone in questo nuovo secolo che apre al nuovo millennio, la biostoria a bacino d'attrazione delle discipline e non più la meccanica, con la fisica, in quanto la lettura meccanica (o classica o quantistica) è solo una delle possibili e ipotizzabili letture di tutta la realtà ignuda. Le letture, di tutti i campi storiografici, sono delle semplici narrazioni disciplinate, con grammatiche e sintassi similari o differenti, di un unico insieme storico che assume tanti abiti e tante forme per quanti sguardi e quante sintassi l'uomo osservante è in grado d'immaginare, elaborare e attuare.

La storia quindi è matrice-mamma del campo-bacino osservativo delle discipline tutte che assumono un uguale valore, poiché ognuna dà una inclinazione-sfaccettatura a quel "oltre" che si lascia ammiccare e racchiudere in una definizione di senso compiuto e umanizzato.

Con una sì fatta chiave di lettura a uno/tutto eco-biostorico che si espande a frattale, cambiano le attribuzioni di valore alle visualizzazioni storico-disciplinari, in quanto le lettura e le carte prodotte, a multi-campo, non sono la fotografia della realtà in sé che può dare luogo alle certezze storiografiche di una verità compiuta e totale che si pone così come si legge, ma le semplici narrazioni di compresi che risentono del punto di vista dello stesso osservatore-narratore che per primo pone l'impronta nel circo-scrivere il campo di lettura:

  • Ogni carta di lettura non è una verità reale, ma una veridicità (vero-simile) di un quid-appiglio informativo che ha messo in moto le capacità elaborative del medesimo osservatore, per cui se si cambia l'osservatore o se si cambiano le geometrie di lettura, automaticamente si modificano gli aspetti delle veridicità storiche (plasticità).

L. da Vinci, strutture a utero-feto.

La scelta del nome "quanto storico"

Evoluzione di un significato-parola

Dare un nome è una scelta di campo dell'osservatoreche parte da una particolare qualità dell'osservato, che una volta isolata, si fa radice-legame di collegamento con un altro nome, preso, anche, da un altro indirizzo-disciplinare, che contenga tale qualità. In tale spostamento di senso-verso per somiglianza qualificativa si allarga il significato di un termine, già posto (senso ristretto).Nel caso dell'indagine biostorica, il nome quanto storico è scaturito, nell'istante in cui si è posta (A. Colamonico. Fatto tempo spazio. Premesse per una didattica sistemica della storia. OPPI, Milano 1993) la differenza tra storia (bios-vita) e storiografia (scrittura della bios-vita), da cui scaturisce che l'evento-fatto è un quid-nudo (non detto) che l'osservatore posiziona in una definizione-datazione-collocazione di veste di realtà. Si generano così due dimensioni vitali quella dei non conoscibili (“virtuali” per i fisici quantistici), area del buio cognitivo che apre al vuoto di spugna, che a sua volta riecheggia il vuoto quantistico dei fisici e quella degli identificati-appresi (il campo degli eventi noti dichiarati, esplicitati, applicati... iscritti nelle molteplici discipline).Dallo sdoppiamento (storia-storiografia) del campo osservativo è poi scaturita la dinamica di lettura, a pieno/vuoto (porosità) degli eventi, come il processo di rendere noto (l'evento-quanto informativo) un ignoto (l'evento-quanto storico, letto come unità inscindibile, non estesa, di "fatto-spazio-tempo", privo di nome-luogo-data), che agisce tuttavia da perturbare dello stato di un sistema storico, in un tempo 0 di presente (A. Colamonico: Biostoria. Verso la formulazione di una nuova scienza. Il filo, Bari 1998; Ordini Complessi. Carte biostoriche di approccio ad una conoscenza a cinque dimensioni. Il Filo, Bari 2002). Da tale essere un non-collocabile il quid-fatto si presta all'analogia con il quanto fisico, essendo entrambi unità discrete, secondo una visione a granuli di eventi da un lato e di spazio fisico dall'altro.La parola "quanto " si è così allargata come una bolla che ne assorba un'altra , estendendosi nel significato dal campo della fisica quantistica a quello della biostoria. Nella costruzione del linguaggio è importante tenere presente che anch'esso ha una crescita, naturale, a frattale (evoluzione a spugna). Le medesime geografie mentali entrano nella comprensione o meno dei significati e nelle valutazioni storiche, tanto che non tutti attribuiscono i medesimi significati alla parole, con facili fraintendimenti e conflitti.Trovare un accordo sulle parole richiede delle negoziazioni dei significati stessi, essendo le parole “particelletopologiche”, in grado di mutare le spaziature dei pensieri. In tali intenti-accordanti, il linguaggio assume fluidità e le “parole plasticità” (A. Colamonico. Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity. In World Futures: The Jounal of General Evolution, a cura di A Montuori. Vol. 61 - n° 6, pp. 441-469, part of the Taylor & Francis Group - Routledge, August 2005; A: Colamonico, M. Mastroleo. Verso una geometria multi-proiettiva della mente. © Il Filo Bari, 2010).Da A. Colamonico. Il piglio-eco-biostorico. L'osservatore e il linguaggio (nota iii). (© 27 settembre 2013 - Antonia Colamonico).

Togliere l'abito alle letture

Ora, se si provasse per un attimo a spogliare le osservazioni delle loro vesti che si fanno confine dimensionale, allora sicuramente apparirebbe una realtà a unità-granulari in continua fibrillazione con un apparire e scomparire nell'attimo di un guizzo luce di tempo 0, come in un fuoco pirotecnico che rompe il buio, frantumandolo con mille e mille luci, subito riassorbite dal nero del vuoto di luce.

Tale realtà adimensionale ed evanescente si potrebbe addurla come la dimensione naturale della realtà nuda, non tracciata e non estesa in una forma dimensionale che si faccia abito di un isolato storico, ad opera di una mente-soggetto osservante che nell'azione del rendere isola, vestirebbe quel quid informativo di significato e di aspetto topologico.

Proprio tale realtà nuda, vicina a quella dimensione quantica isolata e non vista dei fisici che fa parlare loro di mondi "virtuali" e "reali", si potrebbe definirla la condizione vitale elementare che dà il la alle moltiplicazioni aggreganti della storia-vita vestita.

Visualizzazione di una dinamica di quanti biostorici, da A. Colamonico. Biostoria, p. 47. 1998.

In tale prendere corpo-immagine, in un tempo 0 di presente, la vita si esprime nei fatti e si lega allo Spazio, utero-matrice della vita, e al Tempo che rende annodata la presa di realtà di ogni fatto emerso:

  • Il "Fatto-Tempo-Spazio", come unità costituente, primordiale e adimensionale della storia, è il contorno-membrana di quel granulo di vita, a quanto storico, promotore del divenire che dà il la al processo generativo, letto a multi-scala e a multi-campo, chiamato Vita.

I fatti-eventi, prendono visibilità in tempo 0 di presente, da A. Colamonico. Biostoria, p. 49. 1998.

Il fatto è un quid che appare in un tempo 0 di presente, in tale mostrarsi all'occhio-mente, si presta ad essere isolato, trattato e evoluto da fatto ignoto (quanto storico) a fatto noto (eco informativo), in tale evoluzione si crea l'anello di congiunzione tra il fatto e l'eco di un quanto storico-vitale:

  • Il fatto-quanto è il pieno di vita, l'eco il vuoto che si pone come informazione storica, come presenza di una scia-traccia del passaggio nella vita, di un "non so che" che l'ha segnata e modificata, lasciando l'impronta-eco nella de-formazione dello Spazio.

L'uomo, è bene ribadirlo, non legge la vita nel suo aggregarsi, ma le informazioni-echi di movimenti vitali che sono il dopo di evento.

Esiste come una membrana tra l'esplicarsi della vita e la lettura di essa, per cui l'umanità è come imbrigliata in una realtà di carta che non può essere confusa con l'organizzazione vitale in sé che sfugge alle riduzioni e semplificazioni della mente umana, la quale intravede solo delle deformazioni spaziali e da tali cambiamenti ricava gli echi informativi, su cui costruire i modelli e le teorie di spiegazione che ne danno il significato storiografico.

La deformazione è un segna che si presta a nodo-appiglio di lettura per essere datato e così dare spessore temporale al medesimo spazio che assume forma-sagoma a spugna con nicchie e nicchie che rendono porosa e frattale la sua struttura.

Nel corso dei millenni, come si sono evoluti e moltiplicati le visioni e i campi di lettura, così si è evoluto e moltiplicato il Tempo, nella lettura, ad esempio se in un passato remoto si credeva che 6000 anni fossero un tempo sufficiente per la creazione dell'universo, oggi tale periodo appare un nonnulla, rispetto ai circa 13,82 miliardi di anni definiti dagli studi dell'Agenzia Spaziale Europea; il salto di scala è il risultato della migliorata capacità osservativa che si è evoluta su quelle lievi crespature o fratture dei quanti-echi storici che rendono visualizzabili i nodi informativi:

  • Ogni nodo è il segno-eco di un qualcosa che ha preso vita, modificando lo stato dello spazio e in tale prendere una direzione ha forgiato una maglia di realtà a cui l'osservatore, sempre più accorto, ha dato un significato che risente anche del suo modo di spiegazione.

La lettura è il modo umano di spiegare la vita nel suo generarsi, accorparsi, intensificarsi, smagliarsi per poi ricompattarsi ,etc. ma il limite di ogni spiegazione è nella stessa umanità.

Nessuna scienza potrà mai definirsi esatta e nessuna scoperta definitiva; c'è sempre una maglia che sfugge, un eco che eccede, una briciola di nonnulla che da non visto si renderà visibile e innescherà un gioco altro di lettura. In tale continua filatura-tessitura la vita prende spazio nella mente osservante e da un non visto si fa un visibile e da un non detto, un dicibile e da un non conosciuto, un compreso per cui sia valsa la pena aver visto, aver raccontato, aver imparato.

Nel gioco di sguardo/appiglio c'è l'incontro tra un nulla di fatto e un presente di fatto in cui il vuoto prende veste e si fa vita e la vita popola quel vuoto e si fa forma e forma altra.

Acquaviva delle Fonti, 31 gennaio 2014

Antonia Colamonico


Indice quaderno: Oltre la Complessità: Il paradigma eco-biostorico

Premessa - Gli abiti della Realtà: 1 Sguardo a occhio-multiplo - 2. Ordini di lettura: a. Psicologie economico-sociali - b. Vincolo mappa-lettura - 3. Frattale Etico: a. Umanità-disumanità.

Oltre la linearità

Le nicchie storiche - Biostoria, 1998.
Viaggio nella conoscenza

Da una pagina:

Lo sguardo biostorico tra echi di realtà e tempi 0

Il ruolo storico dell'Osservatore nella costruzione della realtà multi-proiettiva

La novità della scoperta: l'importanza del dare un nome

Antonia Colamonico (© 2011 - Il filo, Bari)

La relazione osservatore/osservazione rendere estesa la parola-nicchia di una novità storica

Ogni significato storico parte da una scoperta privata che fa dare il nome, il quale circoscrive l'identità di quel compreso da veicolare e da traslare nei complessi strati di acquisizioni; tali operazioni rendono estesa la parola, facendole assumere un corpo, una struttura profonda che si fa nicchia di tale identità.(...)

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