Data pubblicazione: Jun 10, 2010 7:41:31 AM
La Videoarte che faccio io racconta sempre qualcosa di me e infatti spesso ne sono la protagonista. Non c'è separazione, perché il mio lavoro è sempre un momento di riflessione sulla mia vita. Io amo mantenere una certa dose di racconto filmico nelle mie opere di videoarte, fatta eccezione per le mie sperimentazioni puramente grafiche e astratte, come il ciclo di opere a cui sto lavorando insieme al musicista giapponese Isuzu. Ma la maggior parte dei miei video raccontano sempre una storia, che idealmente è quella di un “rituale umano”, di una performance surreale che si consuma esattamente nello spazio e nel tempo del video. In “CRY ME”, un mio video del 2009, gioco con un display coperto di nastro isolante rosso fuoco. Me lo metto davanti alla faccia e a quel punto sul monitor compare il mio volto trasfigurato da una grafica da fumetto pop. Faccio scivolare lentamente il monitor verso il petto. Il mio “avatar” pop, nel video, si scopre il seno, da cui sgorga copiosamente del latte verdastro. Poi si squarcia il petto, dove palpita un cuore fatto di tante lucine lampeggianti come un juke-box. Sollevo di nuovo il monitor per coprirmi il volto. Le mani del mio doppio pop si impiastrano la faccia di sangue brillante. Il monitor scivola lentamente verso il ventre. Le mani del mio doppio pop aprono la pancia, dove pulsa un feto. Abbandono il monitor sul pavimento. Abbandono il ventre aperto del mio doppio e il feto pulsante, ed esco di scena. Come definire questo video? Videoarte? Videoperformance? Videopoema? Secondo me è una sorta di confessione, che racconta il mio rapporto con il mio corpo e con il tempo che passa. Anche in THE MIRROR accade la stessa cosa, anche se ho delegato il racconto ad una mia amica attrice. Il rapporto con il mio corpo, con la ferocia assoluta di una bellezza ideale che è la mia ricerca assoluta come donna e artista, e il fatuo e insignificante, meschino risultato che inevitabilmente è il risultato di questa ricerca.
La vita è veramente uno specchio o siamo in realtà quel che siamo?
La vita è uno specchio deformante. La realtà di quello che siamo è comunicabile solo in minima parte.
Il futuro dell'arte contemporanea è la video arte oppure è già una forma obsoleta?
Il futuro dell'arte contemporanea secondo me è senza dubbio la videoarte, il "dipinto animato", l'opera grafica mobile in una cornice elettronica digitale, il display a cristalli liquidi al posto della cornice, e dall'altra parte la performance, ovvero l'arte temporanea per assoluto.
Cosa prevedi dopo al video Arte?
Ci sono adesso dei rigurgiti rivoluzionari che rivendicano la tela e i pennelli, ma la corsa è verso la tecnologia nell'arte e inarrestabile. Dopo la videoarte io vedo l'ologramma, la videoarte in 3d, la scultura vivente animata al centro del salotto di casa.
Ti senti più cineasta o videoartista?
Mi sento assolutamente videoartista
Puoi trovare analogie tra la tua vita e la video arte?
Intervista di Dimitri Ruggeri a Francesca Fini