Noi e i CORPI CONTEMPORANEI
B.MOTION TEATRO
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QUESTION 1 : IL TEMA DELLO SGUARDO:
come le esperienze possono vincolare il tuo modo di osservare la realtà?
che tipo di sguardo attivo nella mia esperienza?
come può influenzare la condivisione del tempo e dello spazio?
Ieri abbiamo condiviso il tempo e lo spazio in una modalità per me nuova, ma che mi è piaciuta molto. Ci siamo aiutati a vicenda e ognuno di noi si è messo in gioco con le sue abilità e capacità per aiutare gli altri e alla fine abbiamo deciso di fare ciò che è meglio per le varie comunità, piuttosto che pensare ai nostri singoli obiettivi.
Sono convinta che le esperienze possano, inevitabilmente, vincolare il nostro modo di essere, il nostro atteggiamento nei confronti delle situazioni che viviamo e delle persone che ci circondano.
Lo spettacolo di ieri mi ha insegnato a non vivere con leggerezza, ma a riflettere sulle mie azioni e a pensare alle conseguenze che possono avere su me stessa, ma anche sugli altri.
Irene Bellon
Dato che non saprei dare una vera risposta alla prima domanda, ho scelto di spiegarlo con un esempio…
Fin da piccola sono sempre stata presa in giro pesantemente da tutte le persone che avevo intorno, usata per i compiti e poi scaricata durante le vacanze estive. I primi anni pensavo che fosse una fase passeggera e che presto avrei instaurato delle amicizie vere ma sinceramente al giorno d'oggi non so dire per certo di aver mai trovato un'amica vera, perché mi sono resa conto di essere sempre la seconda scelta di tutti.
Se ora penso a come sarebbe stato se non avessi vissuto tutto questo, di certo penso che sarei stata più sicura di me stessa e sicuramente riuscirei a riporre più fiducia negli altri.
Penso che quello che mi è successo mi abbia influenzato (in questo caso in negativo) perché dopo essere stata delusa molte volte, ho scelto di richiudermi in me stessa.
Scrittrice Anonima
QUESTION 2: LA VULNERABILITà COME CONDIZIONE UMANA
In quali condizioni ti senti di poter essere vulnerabile?
qunto e cosa dobbiamo sacrificare per raggiungere l'idea che abbiamo di noi?
Che atto di cura attiveresti per preservare la tua libertà?
testo dell'attrice Giorgia Cerruti
"La memoria... è una questione centrale nella mia vita: perdo sistematicamente il ricordo degli accadimenti negativi, conservo memoria di espressioni o odori remoti,…e ad esempio trattengo il ricordo dei copioni per sempre. Ho perso la memoria verso i 5 anni a seguito di un incidente e di un coma; ho smarrito poco passato, è vero, ma credo fossero attimi a me cari vissuti con i miei genitori, i nonni, gli ziii,… luoghi dell’anima dove si è costruita parte della mia identità.
Veniamo a FAVOLA.
Tre anni fa io e il mio compagno d’arte Davide Giglio (artista cofondatore con me della Piccola Compagnia della Magnolia, nata nel 2004) abbiamo chiesto a Fabrizio Sinisi di scrivere un testo sul ricordo e sulla trasformazione, sul risveglio dal sonno come momento ciclico - e potenzialmente eretico - di cambiamento. Abbiamo parlato a lungo con Fabrizio di noi due, del nostro passato, del rapporto che ci lega e del teatro che ci traduce.
Poi il tempo di tutti si è bloccato a lungo a causa della pandemia, trasformando i muri di casa propria in un recinto collettivo. In quella condizione Fabrizio ha setacciato il materiale umano assorbito, e lo ha spostato nel territorio meraviglioso e autonomo della sua scrittura poetica.
Così è nato FAVOLA, tragedia da camera contemporanea i cui protagonisti sono G e D, una coppia chiusa in una stanza: lei ha dimenticato tutto, ha rimosso qualcosa di terribile, sepolto tra le pieghe di un dolore inaccettabile; lui invece sa tutto, è il regista di questo esperimento condiviso ogni sera con il pubblico, ricorda ogni dettaglio e cerca di trasportare lei in un viaggio di riacquisizione della coscienza. In questo palcoscenico-mondo G e D incarnano delle funzioni, metateatralmente sono macchine di un immaginario tanto crudele quanto liberatorio.
Questa “piccola” storia personale dei protagonisti è una cornice scatenante che allaccia un’opera in cinque atti (un prologo, tre sogni, un epilogo) dove il braccio maestro è un teatro politico poeticamente incastonato nella tragedia dei perdenti, di coloro che - nella grande Storia - scompaiono affinché sorga una nuova civiltà, in una parata inarrestabile di diseguaglianze.
Mi sembra che il viaggio di lei e lui sia un po' la storia dell'umanità, un percorso claudicante di due esseri umani attraverso l'esistenza; un tentativo di resistenza, tra reale e possibile.
Il palco diventa un laboratorio per esperimenti e lo schermo che domina la scena apre la porta sull’ignoto, sul caos visionario e fantastico, arbitrario e illogico che tutti ci concediamo quando stiamo sognando: è un gran teatro del mondo severamente affacciato su un barocco postmoderno e fiammeggiante.
E poi dietro a tutto questo gran costrutto ci siamo anche noi, attori azzoppati dal sistema, figli che scavano nei ricordi, possibilità che arrivano dal futuro, donne che faranno la differenza, amori che si trasformano, desideri inauditi, paure bambine…
Per il nostro gruppo di lavoro FAVOLA è stato anche un viaggio metodologico per capire come lavorare un teatro d’arte che dichiari i suoi mezzi senza pretendere l’illusione nello spettatore di oggi, col fine ultimo di provare ad abbattere muri. Per stare più vicini e provare a dirsi qualcosa di autentico".
Giorgia Cerruti
Alcune parole possono riassumere ciò che lo spettacolo ci ha trasmesso...
"LOTTA": il concetto viene spesso associato a qualcosa di fisico. In molte scene della recita vediamo l'attrice lottare contro se stessa, per ricordare il suo passato o contro l'uomo che la costringe a sognare contro la sua volontà. Incentivata dalla rabbia, si manifesta nel suo apice nella scena in cui la donna rompe il vaso a terra.
Scrittore Anonimo
"PRIGIONE" può descrivere al meglio l'intero spettacolo. La donna si ritrova imprigionata, non solo in una piccola casa con un uomo che le fa fare ciò che non vuole, ma anche imprigionata nella sua mente.
Scrittore Anonimo
“BELLEZZA”, è una parola quasi assurda per una tragedia caratterizzata da dolore, povertà, schiavitudine, prigionia, abuso,... Eppure, dal mio punto di vista, la frase “SEI LIBERA” che l’attrice ripete più volte alla fine dello spettacolo è un elogio alla bellezza della vita, una luce di speranza in un mondo buio. Credo che lo spettacolo ci voglia insegnare ad andare oltre alla vulnerabilità che possiede ogni essere umano per avere la forza di essere libero, forte e deciso nelle proprie opinioni e nelle proprie scelte.
Irene Bellon
Personalmente mi sento vulnerabile quando non posso scegliere di mia volontà qualcosa che mi riguarda e sono costretta a fare quello che qualcun altro vuole.
La parola che ho scelto è "RESISTENZA" perché mi fa venire in mente molti momenti dello spettacolo, ma soprattutto mi fa pensare al terzo ricordo, quando la protagonista deve resistere in un fienile anche se viene picchiata e violentata di continuo. Penso che questa parola rappresenti molte persone quotidianamente, perché ormai l'obiettivo della vita non è più VIVERE bensì RESISTERE e adattarsi agli altri e stringere i denti, anche se la situazione in cui ci troviamo non è quella che desideriamo.
Scrittore Anonimo
Essere vulnerabili vuol dire farsi sottomettere e non riuscire a ribellarsi.
Per esempio potrebbe accadere quando un bullo ruba la merenda a due compagni. Uno dei due lo dirà alle maestre e non verrà più bullizzato, l’altro invece non dirà niente e fingerà di stare bene. Il secondo bambino è vulnerabile.
La definizione di vulnerabilità è: “predisposizione a essere facilmente attaccato,offeso” e, dopo aver visto lo spettacolo di ieri, potrei aggiungere “COMANDATO”
La protagonista infatti non aveva alcun POTERE,non poteva scegliere cosa fare nemmeno cosa pensare.
La storia di questa donna non è comparabile a quella del bambino a cui è stata rubata la merenda ma ci sono dei punti in comune: il bambino non racconta agli insegnanti cosa gli è accaduto, quindi non si ribella, e la stessa cosa la fa la donna accettando di continuare a sognare.
Entrambi non si ribellano e continuano ad essere attaccati.
Solo alla fine dopo aver LOTTATO la donna riesce a farsi ascoltare e, così facendo,scopre la sua vera storia.
secondo me ognuno di noi è vulnerabile a qualcosa e, a seconda di quanto la vulnerabilità condizioni la propria quotidianità, si deve scegliere quanto combattere e cosa sacrificare.
Questo sacrificio serve per essere liberi. Per essere libero si devi quindi combattere ma soprattutto si deve trovare il modo giusto per farlo visto che per ogni persona la libertà ha una forma diversa e per raggiungerla deve trovare la propria strada.
Anna Predebon
QUESTION 3 : LE CONTRADDIZIONI DEL TEMPO
come possiamo ripensare al nostro tempo guardando alla storia?
quali sono i gesti assurdi capaci di sintetizzare le contraddizioni di un’epoca?
come dovrebbe essere un corpo contemporaneo?
DIALOGO con DANIELE VILLA, drammaturgo e regista della Compagnia Sotterraneo
di Bianca Maroso e Irene Bellon
BIOGRAFIA
Daniele Villa si definisce regista, drammaturgo e scrittore del gruppo teatrante “Sotterraneo”.
Il progetto è nato nel 2005 quando Daniele e gli altri due membri del nucleo originale (Claudio Cirri e Simona Bonaventura) avevano solo 22 anni, e il sogno nel cassetto di seguire la loro passione più grande: il teatro. Così è iniziato un periodo di prove e sperimentazioni amatoriali, in un angusto scantinato e senza nessun tipo di supporto economico; ma la creatività e la dedizione erano così forti che nel 2009 riceveranno un premio (primo di una lunga serie), che darà valore ai tanti sacrifici e sforzi e avvierà la loro carriera da professionisti.
Il regista ci racconta che il trio originale col tempo si è allargato, contando ora cinque attori che portano in scena lo spettacolo e un solido team che opera incessantemente dietro alle quinte per rendere tutto ciò possibile. Attori, sceneggiatori, costumisti, fonici, truccatori, e molti altri esperti lavorano incessantemente durante un intero anno per creare lo spettacolo che verrà infine presentato al pubblico. Daniele Villa, tenendoci a specificare di non essere un attore ma di aiutare il processo “da dietro”, descrive la produzione di uno spettacolo come un lavoro laboratoriale, in cui entrano in gioco la creatività e le capacità di tutti gli artisti coinvolti, affiancate dalla continua ricerca e studio di opere, film, libri e dalla consulenza e il confronto con altri esperti, perché, come afferma il regista stesso, « non si smette mai di studiare ».
Lavorando a stretto contatto gli uni con gli altri per tutti quei mesi, di residenza in residenza (così si chiamano i teatri messi a disposizione alle compagnie per brevi periodi), di città in città, di parola dopo parola, di gesto dopo gesto, si creano moltissime dinamiche all’interno del gruppo, ed è frequente che ci siano conflitti tra chi la pensa diversamente o vorrebbe fare le cose in un determinato modo; ma litigare è parte del processo di creazione, ed è normale che ognuno voglia esprimere i propri gusti e le proprie opinioni, cercando sempre poi di trovare un punto in comune o di raggiungere dei compromessi che facciano sì che si possa continuare a condividere il percorso sia lavorativo che di vita.
IL RAPPORTO CON IL PUBBLICO
Ciò che affascina Daniele è il fatto che “il teatro accade” e, a differenza del cinema, oltre a cambiare di volta in volta, è caratterizzato da una platea che si riempie di spettatori e gli attori hanno un contatto diretto con il pubblico.
Per la compagnia è molto importante la relazione vitale che si costruisce, un aspetto importante per un mondo virtuale caratterizzato da schermi.
Il rapporto che hai con il pubblico cambia nel momento in cui sali sul palco e devi “domarlo” con i gesti, le parole…
Gli attori devono imparare a conoscere e a controllare l’animale da palco che hanno costruito.
IL RAPPORTO CON I CRITICI
Da sempre esistono persone che giudicano in modo positivo o negativo opere, componimenti, rappresentazioni teatrali, film,...
Al giorno d’oggi, però, la popolazione non considera i critici per fare le proprie scelte e se desidera andare al teatro, al cinema o ad una mostra d’arte ci va comunque.
Tuttavia, secondo Daniele, il critico intelligente è colui che riesce a rilanciare la domanda che lo spettacolo ci pone.
IL RAPPORTO CON I MEDIA e I SOCIAL
I media, al giorno d’oggi, sono diventati un ostacolo contro il teatro; tuttavia il regista ritiene utile l’utilizzo dei social come mezzo pubblicitario, ma anche come strumento per creare una narrazione che racconta la vita della compagnia.
IL RAPPORTO CON L’OPERA
“Vuoi bene ad un’opera quando funziona”. Sembra assurdo, ma è solo quando il pubblico si accende che ti affezioni ad una rappresentazione teatrale, perché se è vero che ci sono spettacoli che ti deludono è vero anche che alcuni ti cambiano la vita.
É questo lo spirito per andare a teatro, è questo lo spirito per diffondere la cultura teatrale, è questo lo spirito per riportare l’idea che andando a teatro può accadere qualcosa!
ALCUNE PAROLE CHIAVE:
COSTELLAZIONE : Nell’ideazione del suo ultimo spettacolo la compagnia Sotterraneo si è posta l’obiettivo di mettere in relazione eventi storici assurdi e forse illogici, che suscitano disprezzo o commozione, spaesamento o pietà, per creare una “mappa dell’assurdo”, che possa dare degli spunti sulla realtà attuale. Il proposito dell’opera è di stimolare uno sguardo percettivo nel pubblico, invitando le persone a guardare al nostro tempo per cercare quella rete invisibile che Walter Benjamin definiva “costellazione svelata.”
NARRAZIONE : Noi sapiens siamo “programmati” per creare delle storie, ci muoviamo nella realtà attraverso di esse, e ce ne serviamo per comprendere il presente. Quando ci troviamo davanti ad eventi difficili da interpretare, traduciamo la complessità in storie e lasciamo che queste ci guidino; spesso, però, ci adagiamo eccessivamente sui racconti che ci vengono riportati, senza metterne in discussione la veridicità o l’adeguatezza. È importante, invece, affrontare i fatti e chiedersi sempre se esistano altre versioni di quella stessa narrazione, attivando il pensiero lento anziché quello veloce.
PALESTRA : Il teatro è palestra di intelligenza, di relazioni, di democrazia, e di spirito critico. Esso nutre sia la parte intellettuale che emotiva del nostro essere, stimola i nostri sensi percettivi e ci mette in relazione con gli altri.
Nel suo significato tradizionale, l'espressione gioco è usata per riferirsi al genere letterario destinato alla rappresentazione scenica di racconti, normalmente strutturato in dialoghi. Fare teatro, dunque, non significa solo portare in scena degli spettacoli, bensì giocare con il tempo e con lo spazio, simulando realtà immaginarie.
28 Agosto
INTERVISTE IN PLATEA:
AL PUBBLICO:
Cos’è il teatro per te?
Chi porteresti con te a teatro e perché?
Chiudendo gli occhi che immagine ti rimane? (dell’esperienza teatrale in generale, di B.MOTION TEATRO 2022, dello spettacolo di questa sera)
Cosa ti porti a casa da questa esperienza e cosa lasci?
Cosa potrebbe rendere più piacevole l’esperienza teatrale?
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AI RAGAZZI PON:
Cos’è il teatro per te?
Chi porteresti con te a teatro e perché?
Come immagini il prossimo Pon dedicato a B-MOTION teatro?
Che idea ti sei fatto di questo progetto? Cambieresti qualcosa? Cosa e come?
Ti piacerebbe continuare quest'esperienza? in che modo?
Cosa potrebbe rendere più piacevole l’esperienza teatrale?
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