Dance Well è un’esperienza di danza contemporanea per persone di tutte le età, in varie condizioni fisiche. La danza infatti ha l’obiettivo di coinvolgere nella stessa attività persone in buono stato di salute e persone che soffrono di varie patologie, soprattutto del Morbo di Parkinson. Da qualche anno Operaestate ha deciso di aprire l’iniziativa alle classi seconde dell’indirizzo Scienze Umane del Liceo G.B.Brocchi per far sperimentare i benefici di questo tipo di danza anche a ragazze giovani. Il contesto protetto e privo di pregiudizi offre la possibilità di interagire e socializzare con persone diverse, tutte accomunate dal desiderio di trascorrere del tempo in un luogo bello (Chiesa di San Bonaventura), di stare in armonia con il proprio corpo e aprirsi alla relazione con l'altro, superando pregiudizi, inibizioni e paure.
ATTIVITA' 1 : PAROLA CHIAVE: EMOZIONI
QUALI IMPRESSIONI PRIMA?/QUALI IMPRESSIONI DOPO?
Dopo un breve riscaldamento, ci siamo messe a coppie e abbiamo iniziato a ballare seguendo le istruzioni della ballerina professionista che ci ha fatto compiere gesti semplici con cui iniziare a entrare in relazione con i nostri compagni di ballo. Se qualcuno non se la sentiva, in qualsiasi momento poteva fermarsi.
Alla fine delle attività di danza sono stati riservati dieci minuti per un lavoro di riflessione di gruppo. La prima consegna è stata quella di analizzare il nostro prima e il nostro dopo dal punto di vista emotivo.
Ci siamo riunite in cerchio e abbiamo scritto su un post-it le nostre sensazioni prima e dopo la lezione. Ci è stato chiesto di leggere ad alta voce ciò che ci aveva più impressionate, così che potessimo confrontarci su ciò che avevamo provato sia come gruppo, che come singole persone.
COME ERAVAMO PRIMA?
Prima dell’attività molte di noi erano imbarazzate e timide. Altre, invece, scrutavano tutti i presenti nella stanza e ridacchiavano nervosamente. Alcune, curiose, non vedevano l’ora di scoprire cosa avrebbero fatto appena iniziata l’attività. Molte stavano vicine tra loro, un po’ intimorite. Poi abbiamo abbandonato le nostre paure e ci siamo lasciate andare, divertendoci.
COS’E’ CAMBIATO DOPO?
Al termine di questa attività le nostre emozioni erano cambiate: molte di noi sono riuscite ad esprimere sé stesse e a sentirsi libere; uscire dalla propria zona di comfort e rapportarci con sconosciuti in modo inusuale ci ha permesso di dare spazio e sfogo alle emozioni più nascoste. La maggior parte di noi ha provato calma, tranquillità e leggerezza, lasciando muovere il corpo liberamente. Ma questa attività non ha fatto emergere solo emozioni positive, al contrario sono emersi anche i nostri limiti e le nostre insicurezze: sensazioni di disagio hanno travolto alcune di noi, portandole a prendere consapevolezza delle proprie difficoltà. Abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con i nostri propri limiti, primo passo per iniziare a superarli.
testimonianze, prima
Alice
“All’inizio mi sono sentita a disagio, perché non avevo mai fatto un’attività di questo tipo e ciò mi ha messa in imbarazzo. Anche se c’erano tante persone, mi sentivo al centro dell’attenzione e mi sono irrigidita. Poi, osservando gli altri ho preso coraggio, ho provato a seguire l'istinto senza pensare e mi sono butttata. Lanciando uno sguardo attraverso la stanza vedevo che anche le mie compagne erano impacciate e ho capito che anche loro probabilmente stavano provando le mie stesse emozioni. Mi sono resa conto che avere del timore in quel momento era abbastanza normale, perciò, anche se con incertezza, mi sono lasciata andare.”
Giada
“All’inizio mi sentivo molto a disagio, non riuscivo né a muovermi liberamente nello spazio, né a staccarmi dalle mie compagne.
Appena sono entrata, non volevo iniziare questa attività perché mi imbarazzava, non capivo come le altre persone riuscissero a danzare senza provare vergogna. Sono rimasta ferma vicino a qualcuno che, come me, era molto impacciato, guardando gli altri ballare.”
testimonianze, dopo
Alice
“Il tempo è volato e ad un certo punto mi sono accorta che l’attività era ormai conclusa, ci siamo messe in cerchio e abbiamo raccolto i nostri pensieri riguardo la lezione appena fatta. Alla fine mi sono sentita vuota, ma non perchè non avevo tratto nulla dall’attività, ma nel senso di libera, perchè tutti i miei pensieri erano volati dalla mia testa.”
Giada
“Già dopo la prima lezione, avevo capito che nessuno mi avrebbe giudicata, quindi mi sono rilassata e me ne sono fregata delle mie paranoie, e ho iniziato a prendere questa attività come un gioco per aiutare le altre persone e me stessa. Ho capito che era una terapia per coloro che non stavano bene, da allora mi sono impegnata per dimostrare che potevo andare oltre le mie insicurezze e ho cominciato a metterci del mio per aiutare queste persone a stare meglio.”
ATTIVITA' 2 : PAROLA CHIAVE: INGREDIENTE SEGRETO
In questo secondo giorno di attività abbiamo svolto degli esercizi nei quali ci è stato chiesto di cambiare partner diverse volte e di immedesimarci in un pulviscolo per poterci liberare dall’ingombro del corpo, permettendo anche a noi ragazze di sperimentare solo la bellezza del corpo senza il peso delle nostre insicurezze; in un secondo momento ci è stato chiesto di giocare con questo e di liberarci facendo dei balli insieme alle altre persone presenti.
Alla fine dell’attività ci è stato chiesto: “qual è secondo voi l’ingrediente segreto per poter partecipare al dance well?”.
Alcune delle nostre risposte sono state queste:
il sorriso
la fiducia
riuscire a mettersi nei panni degli altri
ATTIVITA' 3 : PAROLA CHIAVE: SCOPERTA
Durante il terzo incontro dell’esperienza Dance Well abbiamo danzato, sentito la musica dentro e fuori di noi, abbiamo sorriso, interagito con le compagne e con gli altri e, soprattutto, abbiamo fatto tante scoperte.
Le novità emerse sono state parecchie, alcune positive e altre negative, perché questo progetto non ha solamente confermato alcune caratteristiche del nostro carattere, che già sapevamo di avere, ma ce ne ha anche fatte scoprire delle altre che non pensavamo ci appartenessero.
Alcune di noi si sono sentite a loro agio nell'interagire con persone sconosciute, soprattutto attraverso la musica, altre invece si sono rese conto di sentirsi a disagio, in difficoltà nel contatto fisico con estranei. Le ragazze che si sentivano a disagio sono state affiancate da compagne di classe per alleggerire la loro sensazione. Non sempre ciò è servito e allora hanno potuto sedersi e allontanarsi dal gruppo. Anche queste ragazze si sono portate a casa qualcosa di importante: hanno capito su quale aspetto del loro carattere e della loro personalità potevano lavorare per migliorarlo e per imparare a vivere bene con sé stesse e con gli altri.
Ciò che abbiamo imparato è che nella diversità ci si sente tutti uguali e le barriere (generazionali, fisiche, sociali..) crollano, infatti a tutti i partecipanti era stato chiesto, come sempre, di trovarsi come compagno una persona sconosciuta e proprio questo ci ha reso un gruppo affiatato.
Ecco alcune delle nostre riflessioni a caldo, scritte di getto sui post-it che abbiamo appeso al cartellone:
"Ho scoperto che danzare fa sorridere gli occhi delle persone”
“Ho scoperto che ballare con una persona è rilassante”
“Ho scoperto la libertà nel mio corpo mentre danzo”
“Ho scoperto che, quando sono in sintonia con una persona, faccio delle cose che di solito non farei”
“Ho scoperto che non sono sempre a mio agio nel contatto con gli sconosciuti”
“Ho scoperto la danza come forma di dialogo fisico”.
Alla fine degli incontri ci riunivamo in cerchio per scrivere su dei
Post-It la nostra esperienza personale.
In queste due foto, a coppie, abbiamo fatto un esercizio "di fiducia", in cui la prima persona guidava la seconda in giro per la chiesa tenendole solo il braccio.
Quando la persona guidata acquisisce fiducia nel guidatore, che è una persona a lei sconosciuta, può chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare.
Un'altra attività proposta è stata quella di adattarsi all'ambiente allungando le mani e le gambe, prendendosi il proprio spazio nella stanza.
L’esercizio aiutava a prendere confidenza con gli altri e con il luogo.
Gli esercizi proposti per il ballo cambiavano ogni 2 minuti circa, si trattava di mosse adatte a tutti, ciascuno poteva trovare il modo in cui svolgerle in libertà, senza preoccuparsi del giudizio degli altri.
Sentirsi leggeri, come una piuma. Muoversi senza imbarazzo nelle mosse più strane e liberatorie. Questa è una lezione tipo di corpi contemporanei che prevede di lasciarsi andare senza limiti, muoversi liberamente e prendere i propri spazi. Qui noi eravamo granelli trasportati dal vento, a volte in modo dolce altre in modo più cruento. Ci hanno sempre chiesto, in tutte e tre le lezioni, di lasciarci andare e non pensare troppo a quello che stavamo facendo, dovevamo lasciarci ispirare e guidare dall’istinto. Condividere questa esperienza con perfetti sconosciuti non è stato per nulla facile, per alcune di noi impossibile. Tuttavia, una volta superata l'ansia iniziale e l'imbarazzo, si entra nel pieno dell’esperienza e ci si sente veramente dei granelli trasportati dal vento.
Interviste:
“Signora Daniela, ci parli del dance well e cosa rappresenta per lei.”
“Pratico dance well dal novembre del 2014, sono entrata in questo gruppo per caso e non ne sono più uscita. Una volta abbracciata questa magica iniziativa, ho avuto l’opportunità di lavorare con Operaestate dove ogni anno collaboriamo con un coreografo diverso e nella settimana chiamata "B Motion Danza" (dell'opera estate) danziamo davanti ad un pubblico in un'esibizione coinvolgente e commovente.
Sono felice che questo progetto abbia incluso le scuole perché nonostante io abbia 65 anni dance well mi fa tornare indietro nel tempo e vedervi ballare mi ricorda la mia adolescenza spensierata. Vorrei che quest’attività vi abbia fatto sentire desiderate da noi, non accettate, ma volute.Mi piacerebbe abbattere tutte le barriere generazionali che si sono formate negli ultimi anni perché danzando siamo tutti uguali, quando ballo mi sento libera e accetto me stessa ma soprattutto il mio corpo con cui ho sempre avuto problemi.”
“Signora Luciana, come ha scoperto il dance well?”
“L’ho scoperto nel 2014 sfogliando alcune pagine internet del sito operaestate. Hanno catturato subito la mia attenzione le parole in neretto parkinson e danza e da quel momento ho cominciato a partecipare a tutte le lezioni aperte aderendo a tutti i progetti che mi venivano proposti.
Dance well è anche una pratica che mi aiuta molto ad affrontare la mia malattia che non ha cure perchè è molto rara: ballare e provare tante emozioni positive è una medicina. Anche se non ho il parkinson posso dire che è una pratica terapeutica che fa stare bene e che cura l’anima che può stare male tanto quanto il fisico. Per questo tutti potrebbero venire alle nostre lezioni, anche solo per cominciare bene la giornata.”
“Lei che ha ballato anche con ballerini famosi, come si è trovata?”
“Io ho sempre cercato di partecipare a tutti gli spettacoli di operaestate e tutti i coreografi che si sono succeduti sono sempre stati molto disponibili e aperti con me, cercando di adattare le coreografie alle mie capacità fisiche. Si è sempre creato un bellissimo clima e ne sono nati spettacoli commoventi e molto forti emotivamente, che il pubblico ha apprezzato.”
“Cosa prova durante queste esperienze di danza a porte aperte?”
“Io mi sento molto orgogliosa degli esercizi che riesco a fare e, soprattutto, provo tanta felicità nel danzare. Io ho sempre lavorato in ufficio, ero abituata a scrivere e a stare davanti al computer mentre ora interagisco con tante persone, e provo tante belle emozioni, in particolare quando vedo il pubblico alzarsi, applaudirmi o piangere per lo spettacolo. Sono cose che ti segnano e sono molto entusiasta di tutto questo.”
“Cosa ne pensa delle studentesse che vengono qui?”
“E’ bello, tanto bello perché per noi è un come avere delle altre nipoti con cui interagire.”
Ho imparato a non imbarazzarmi davanti agli altri ... ho imparato a sentirmi felice ...
Sto cercando di prendere qualcosa da tutto ciò che sto vedendo in questi giorni, scattando foto o fissando discorsi e parole sulla carta e ponendo nel cuore tutti quegli attimi spettacolari di connessione, relazione e confronto tra le persone, che siano tra artisti, professionisti ma anche persone comuni.
sto imparando ad attraversare alcuni dei miei limiti grazie a perfetti sconosciuti che mi hanno guardata negli occhi e portata a staccare la mente anche solo per qualche minuto e che mi hanno aiutata a lasciar perdere l'imbarazzo e la paura di essere giudicata.
grazie a queste esperienze che non avevo mai fatto sto riuscendo a liberarmi da qualcosa dentro di me e sto riuscendo a lasciarmi andare, scoprendo nuovi movimenti, suoni e sensazioni.
grazie alle esperienze altrui ho capito, ancora di più, che si può esprimere qualsiasi cosa senza aprire la bocca, far venire la pelle d'oca alle persone solo tramite movimenti e che grazie a questi molte persone si sentono meglio, un metodo per evadere dalle difficili realtà.
incontrando volti di persone sofferenti ho capito quanto il linguaggio del corpo e in generale il movimento abbia salvato molte persone, ce chi ritiene ciò una cura, mi è rimasta impressa una signora in particolare che ha definito il linguaggio del corpo una cosa GENIALE e PER TUTTI.
Eleonora Maffeis
Ho imparato l'importanza di uno sguardo che spesso parla più di mille parole.
I gesti, i movimenti, le espressioni trasmettono emozioni, comunicano stati d'animo…
Con la visione degli spettacoli di Dance Well mi sono resa conto dell'aiuto che una pratica artistica come la danza può dare alle persone affette da malattie come il Parkinson. I ballerini, nella loro semplicità e allo stesso tempo ricercatezza, sono riusciti a trasmettermi un sentimento positivo che non avevo mai provato; mi hanno fatto capire che la vita può essere bella anche se si ha una malattia o se si sta passando un brutto periodo. Ciò che conta è che a renderla migliore è sicuramente la gioia di stare insieme senza essere giudicati, ma accettati per quello che si è. Io in questi giorni mi sento così.
POSSIAMO ESSERE FELICI ANCHE SE ABBIAMO DEI LIMITI?
Irene Bellon
Spesso parlare dei propri sentimenti è difficile perché si ha paura di non essere compresi, si ha paura che quello che siamo davvero non piaccia agli altri e quindi si rimane in silenzio, anche se questo ci fa stare peggio.
In questi giorni però ho scoperto che gli occhi parlano ed è impossibile fraintenderli.
Parlano una lingua universale che tutti conoscono, anche se molti non lo sanno.
Se non si riesce a parlare con la bocca si può parlare con gli occhi.
Spesso ascoltare i problemi degli altri è difficile perché si ha paura di non riuscire a consolare e si pensa di poter solo peggiorare la situazione è quindi non si ascolta, anche se questo ci fa sentire in colpa e fa stare male le persone che volevano parlare con noi.
In questi giorni però ho capito che gli abbracci ascoltano e riescono a consolare anche senza aver bisogno di parlare con la bocca.
In questi giorni ho scoperto che questo è un linguaggio strano che inizialmente è difficile da utilizzare perché per parlare ed ascoltare in questo modo bisogna lasciarsi andare ma, quando si capisce come usarlo, ti può rendere felice .
Anna Predebon
"In my opinion this experience helps you to connect to other people and to communicate with them even without having to talk, because that’s what we’re talking about, the body language. During these meetings we learnt how to use our body to communicate, to express our feelings and emotions.
What we’re doing may seem weird or a nonsense but once you finish the meeting, even if you have more questions than the ones you had before, you got to know many people and maybe by meeting them like this, you got to understand some of their emotions that they otherwise wouldn’t have said out loud."
di Sofia Pernechele
RICORDATI DI SEGUIRE GENERAZIONE BELLEZZA su rai 3 il 14 Aprile
INTERVISTA A
Jean Baptiste
intervista di Sofia Ave traduzione di Bianca Maroso
Cosa ti ha avvicinato alla danza?
Ho iniziato a danzare un po’ per caso in realtà; ballavo con i miei amici alle feste di compleanno e quando uscivo con loro. Quindi ho iniziato a danzare abbastanza tardi; e poi uno dei miei amici mi ha chiesto se mi andasse di danzare al Dance Globe e io ho risposto “Sì, perché no?”. Così ho accettato e ho iniziato a ballare nella scuola di danza della mia città natale, in Belgio.
Ho iniziato con l’hip hop e poi ho scoperto il contemporaneo, e me ne sono completamente innamorato, per la filosofia e la libertà che porta questo stile di danza. Per me è stato come scoprire un nuovo modo per esprimermi ed il mio corpo era diventato all’improvviso lo strumento per descrivere le mie emozioni e i miei pensieri.
Dunque avevo scoperto un nuovo canale di espressione, e questo è ciò che mi ha spinto a seguire e portare avanti la carriera di danzatore.
Come ti senti quando danzi?
Per me la danza è un modo per essere me stesso, per essere onesto, perché alle volte possiamo mentire con le parole, ma questo non succede mai con il corpo, che è così intuitivo e diretto nell'esprimere ciò che risiede nella mente e nell’anima. Quando danzo mi sento come se non ci fossero limiti a ciò che posso raggiungere, a ciò che posso realizzare, e a ciò che posso dire; e per me un altro aspetto meraviglioso della danza è che mi permette di entrare in contatto con le persone senza dover necessariamente parlare. La danza è un linguaggio universale, perché per esprimersi con il corpo non c’è bisogno di parole. Quando i bambini si muovono assieme, giocano, collaborano, non hanno bisogno di parlare, comunicano senza complessità; e così la danza è un modo per esprimersi senza complessità, nella maniera più pura e semplice.
Quando danzo mi sento potente e forte e allo stesso tempo vulnerabile, e mi piace potermi sentire così, perché la danza è anche una porta verso gli altri, e mi permette di mostrarmi anche fragile e “nudo”, perché in quei momenti sono completamente me stesso e senza impalcature e strutture esterne so che posso guardare negli occhi gli altri e stabilire una connessione profonda e vera.
Come ti poni di fronte ai limiti? Quali sono i limiti che hai dovuto affrontare con te stesso e con le altre persone?
Ciò che amo della danza è proprio che essa è senza limiti, e questa è anche un po’ la mia filosofia di vita: spingere sempre oltre il limite. Il corpo è molto intelligente, e se gli viene chiesto di andare oltre e fare di più, lui farà di più. Andando oltre i miei limiti e spingendomi all’estremo mi sento come un funambolo, che impara a stare in equilibrio e sfida le leggi della fisica per riuscire a restare in piedi e non cadere giù.
Per quanto riguarda il confronto con gli altri, sono una persona molto empatica e quando qualcuno sta affrontando un momento di difficoltà io mi sento molto vicino a lui e credo che questo mi renda ancora più vulnerabile, ma è importante essere aperti sia a dare che a ricevere emozioni, e quando ricevo emozioni da altre persone le sento profondamente in tutto il mio corpo, e questo mi permette di incorporare e interpretare il momento.
È molto importante avere anche un grande rispetto dei limiti degli altri, e alle volte mi piace sperimentare per capire fino a dove posso spingermi.
articolo di Esther Gazzola e Viola Alberti
Testo descrittivo di Esther Gazzola di 3DSA ed espressivo emotivo di Viola Alberti di 4CES
Durante l’anno alcune classi del Liceo Brocchi sono state invitate a partecipare a diverse giornate organizzate da OPERAESTATE FESTIVAL con un ricco programma offerto gratuitamente alle scuole superiori del territorio.
Il giorno 6 Ottobre dalle ore 8.45 alle 12.00 gli studenti si sono recate presso il Museo Civico di Bassano del Grappa per partecipare alle attività previste dal PROGETTO EUROPEO SHAPE IT che ha come focus quello di sviluppare un nuovo modello di spettacoli di danza e avvicinamento all’arte contemporanea per il giovane pubblico. Gli studenti hanno avuto la possibilità di partecipare ad alcune pratiche artistiche tra le quali una visione di una performance di danza con i visori per la realtà aumentata ed un breve talk di condivisione dell'esperienza, guidato dagli operatori di Operaestate in presenza degli artisti.
Ricordo alcune immagini della coreografia e mi riconosco in alcuni gesti dei danzatori:
le mani che sgranchiscono le dita, come una voglia incontenibile di fare qualcosa, di non perdere tempo, l’indecisione del corpo che si avvicina allo spettatore, per poi tornare indietro, e continuare per varie volte, causando turbamento e fastidio in esso, la volontà di stare sempre vicino al compagno per evitare la solitudine, i momenti di indipendenza l’uno dall’altro. ALSHE/ME, il titolo della performance, suona come la parola francese per alchimia ma leggendo in inglese gioca sul me, lei e tutti: l’esperienza di due fratelli lei può essere me, ma io posso essere lei, possiamo essere tutti.
Dal 27 al 29 aprile le classi si sono recate presso la Chiesa di San Giovanni dove ad aspettarle c’era il coreografo internazionale Ian Ancheta, che dopo un momento iniziale dove gli studenti hanno cominciato a prendere consapevolezza del proprio corpo nel contesto circostante, ha voluto mostrare quanto realizzato insieme ai danzatori “DANCEWELL” durante la sua permanenza a Bassano del Grappa. DANCE WELL è una pratica artistica per la ricerca e il movimento per Parkinson che nasce con l'intento di promuovere la danza in spazi museali, contesti artistici, e si rivolge principalmente, ma non esclusivamente, a persone che vivono con il Parkinson.(https://www.operaestate.it/it/dance-well-2).
La prima volta che mi sono trovata a percorrere il breve tragitto che mi porta da scuola alla chiesa di San Giovanni la mia testa era piena di pensieri: agitata, dubbiosa anche un po’ spaventata, avevo talmente tante questioni irrisolte che si aggrovigliavano nella mia testa che raggiunta la piazza ormai ero già un fascio di nervi intricati che prometteva un potente mal di testa.
Quando siamo arrivati però è cambiato tutto. Il primo impatto entrata in chiesa è stata un’improvvisa folata di aria fredda. San Giovanni già da fuori si mostra imponente, ma è dentro che dà il meglio di sé: le grandi e alte pareti bianche, l’intonaco appena ritoccato, gli affreschi, il pacato bianco, tutto contribuisce a creare un’atmosfera sorprendentemente calma e rilassata. L’aspetto solenne e austero si è presto contrapposto però a chi lo animava. Dopo i primi momenti di esitazione, come se due flussi contrastanti di energia si fossero incontrati per unirsi, ecco che l’anima fredda e pacata della chiesa si è fusa a quella calda e colorata di noi ragazzi, così stranamente vivaci e intraprendenti pronti ad immergerci in quella che sembra un buffo passatempo ricreativo.
“DANCEWELL” non è solo un’occasione di fare qualcosa di diverso, è un’esperienza. Come tutte le esperienze ti offre qualcosa che è poi il singolo che deve essere capace di cogliere. Grazie all’aiuto di un coreografo e del gruppo di uomini e donne che hanno da tempo preso parte a questo gruppo, abbiamo avuto la possibilità di vivere in prima persona e come spettatori una performance non tanto di danza, ma di movimenti e legami, di arte e emozioni.
Nella giornata dedicata all’Europa, il 9 maggio- EUROPE DAY, sempre in quel della Chiesa di San Giovanni gli studenti sono stati accolti dalla ballerina professionista Isabel Paladin che ha guidato i partecipanti in una danza costruita dal coreografo Angelin Preljocaj.(https://youtu.be/s7BCBRGE6Z8). La giornata si è conclusa con la rappresentazione di quanto vissuto nella piazza davanti alla chiesa.
La seconda volta che mi sono ritrovata sulla medesima strada la mia testa era completamente altrove, e di nuovo varcata la soglia della chiesa mi sono trovata catapultata in una nuova dimensione. E ancora una volta ecco che la magia si ripete, dopo i primi momenti di freddo imbarazzo, si erano nuovamente presentati il calore delle persone presenti, l’unione dei nostri movimenti liberi o al massimo timidamente suggeriti ma liberi di essere interpretati. E tutto questo flusso di energia e di corpi, che in sintonia si uniscono, alla fine si scatena in piazza dove si trasforma in un flash mob.
Questa volta non stiamo a guardare, ma siamo noi i protagonisti assoluti. Le nostre chiacchere si mescolano al silenzio, e i nostri movimenti si liberano dall’iniziale imbarazzo: tutto è perfettamente bilanciato e desideroso di essere espresso.
Alla fine di queste esperienze quello che rimane non può e non dovrebbe essere riassunto in poche righe. Ciò che la danza, il movimento e le esperienze di gruppo di questo tipo lasciano sono uniche e soggettive. A qualcuno potrebbe aver dato più consapevolezza, ad altri può aver fatto aprire gli occhi su qualcosa, altri ancora potrebbero essersi semplicemente goduti il momento con i loro amici e magari più avanti potranno trarre qualcosa, e non è da escludere che qualcuno si sia semplicemente sentito in fuori posto e abbia ancora bisogno di tempo prima di potersi sentire tranquillo in questo genere di attività. Ed è proprio per questa ampissima gamma di interpretazioni che il progetto dei CORPI CONTEMPORANEI è assolutamente magico.
Dal 16 al 22 Maggio l’artista del movimento Masako Matsushita insieme all’artista del taiko e compositore Mugen Yahiro, creeranno una partitura coreografica che accenderà la creatività dei singoli partecipanti: basteranno smartphone e cuffiette, per trasformarsi in performer e vivere attraverso movimenti inediti gli spazi della città. (https://vimeo.com/666042797)
2021/22
29 aprile 2022
9 maggio 2022
6 ottobre 2022
6 ottobre 2022
2022/23
Green Learning è una sfida.
Green Learning è un obbiettivo: l’educazione ambientale.
Green Learning è la scoperta dell’intelligenza artificiale.
Green Learning è il connubio di buone pratiche per l’ambiente attraverso l’utilizzo di macchine.
Masako Matsushita è una danzatrice. Una artista che ha visto in uomo, macchina e ambiente, una sola parola: scarto. Trasformazione di tutto ciò che per noi è spreco.
Cosa succede quando la rappresentazione artistica ed emotiva della danza, incontra la freddezza e oggettività di una intelligenza artificiale?
Tutti gli elementi co-abitano, si sovrappongono, si valorizzano, si dimenticano, si gonfiano.
Tutto si scarta.
Tutto si rivaluta.
Tutto si trasforma.
Tutto rinasce.
Il confine tra reale e fantastico diventa labile.
Inutile.
Abbandonato.
Solo
Scartato.
Ogni cosa che viene lasciata deve ritrovare un significato per sé. Per ritrovare qualcuno che non li abbandonerà. Qualcuno che non preferirà altri a loro.
Così l’uomo si avvicina a ciò che ha creato. La macchina. L’intelligenza artificiale.
Inizia tutto piano. Delle domande.
Cosa pensi dell’amore?
L’amore per una macchina è una definizione. È una cosa che ogni uomo cerca per dare un senso alla propria vita.
No.
L’amore è di più.
L’amore non è una cosa. È tutto ciò che si aspetta, tutto ciò che si trova, tutto ciò che ci rende noi, tutto ciò che ci fa valere come persone, umani, emozioni.
L’amore è il caldo e il freddo, insieme. L’amore è lasciarsi, volersi, cercarsi, sognarsi. L’amore è amarsi.
Se rimarrò sola ti prenderai cura di me?
Il terrore più grande dell’essere umano è quello di rimanere soli. Quello di sentire solo l’eco dei propri passi mentre si cammina in una gola deserta. Qui nasce il bisogno di essere accuditi come quando eravamo bambini e la mamma si prendeva amorevolmente cura di noi.
Può essere la macchina come una mamma?
Mi amerai ancora domani?
Tutto tace.
Una macchina non è un uomo.
Il vuoto che si sente dentro quando si viene scartati, buttati via, abbandonati non può essere riempito dal freddo del metallo. Dalla schiettezza delle parole. Dall’inadeguatezza emotiva nei confronti di un artificio.
Ma perché c’è bisogno di essere consolati da una intelligenza artificiale? Perché non da un uomo, da un essere in carne, ossa e sentimenti?
C’è una grande barriera che ci ostacola. Ha un nome semplice, ma che ferisce più di qualsiasi lama, provoca più dolore di un cuore infanto, una cosa che ci uccide dentro e ci rovina.
Il giudizio.
Il loro giudizio. Il giudizio di chi non ci conosce, di chi ama elevarsi, di chi vuole essere qualcosa nel grande boh.
Fate qualsiasi cosa che vi rispecchi.
Entrate nella vostra vita.
Agite da padroni del vostro essere.
Fate.
Entrate.
Agite.
Vivete.
Lucia
riflessione a cura di BEATRICE DIONISI_4DSA