Anno III

(2023-2024)

ὦ ξένε «o tu straniero, ospite sacro»

L’altro tra estraneità e accoglienza



Lo straniero costituisce da sempre una figura ‘sfidante’ per gli essere umani. Messi a confronto con chi differisce da noi per tradizioni, abitudini, religione, cultura e altro, proviamo emozioni e produciamo riflessioni contrastanti tra di loro, in alcuni casi positive, in altri (ahinoi, troppo spesso!) negative: lo straniero con la sua alterità ora ci affascina, spronandoci a conoscere mondi diversi dal nostro e a mettere in discussione le nostre certezze; ora ci spaventa, tanto da farci trincerare nella nostra ‘riconoscibile normalità’ e difendere i nostri ‘confini’ da ogni possibile minaccia di ‘contaminazione’; ancora, produce in noi sensazioni intermedie di ambiguo stupore per ciò che non conosciamo ma che in fondo ci attira, per ciò che sentiamo diverso ma al contempo vorremmo proteggere nella sua unicità e alterità. 


Questa varietà di sentimenti e di valutazioni è frutto di un dato tanto evidente quanto per noi inconsapevole: lo straniero non esiste come dato oggettivo e biologico, ma solo come invenzione umana a scopo catalogativo. La categoria dell’ “altro” si definisce solo a posteriori come opposto a un “io”, quell’io di chi guarda il mondo solo con i propri occhi. A rigor di logica, dunque, un individuo proveniente ad esempio dal Dong, nella Repubblica popolare cinese, è per noi straniero tanto quanto noi italiani lo siamo per lui. Si tratta di prospettive. Dunque, quella dello straniero è una costruzione culturale nata in seno all’illusione di una presunta superiorità culturale, economica e sociale da parte del mondo occidentale rispetto a popolazioni, sempre secondo questa prospettiva, inferiori culturalmente, economicamente e socialmente.


Il tema dello straniero è da sempre attuale, potremmo definirlo una costante atemporale: nell’antica Grecia il re dei Feaci Alcinoo si chiede come accogliere, onorare e rifocillare Odisseo straniero lontano dalla sua patria. Ma oggi più che mai il tema dello straniero è scottante. La guerra in Israele, quella russo-ucraina ci mettono di fronte a un interrogativo di secondo grado: non possiamo più solo chiederci come accogliere chi proviene da un’altra cultura in condizione di pace, spontaneamente e alla ricerca di alterità; dobbiamo al contrario interrogarci su come accogliere e aiutare, a prescindere da ogni presunta ‘alterità’, chi fugge dalla propria terra e cerca aiuto tra i suoi simili.


Sulla scia di queste riflessioni, la terza edizione del Certamen Classicum Philosophicum del Liceo Classico e Musicale ‘Cavour’ vuole invitare gli studenti a riflettere e ad esprimersi sull’idea di alterità e sulla figura dello straniero inteso come ‘diverso strutturalmente’, quindi arricchente, attraverso l'analisi di testi che contengano teorizzazioni o esemplificazioni dall'Antichità classica all'Età umanistico-rinascimentale. Quale occasione migliore per i nostri allievi oggi se non quella di interrogare gli autori del passato e leggere le loro considerazioni su come avvicinare e accogliere lo straniero? Omero, Plutarco, Tacito, Montaigne sono alcune delle voci autorevoli che hanno dato indicazioni pratiche e hanno prodotto riflessioni epocali. 

 

Per favorire la familiarità con il tema, il Comitato scientifico indica una serie di letture utili ai fini dei Laboratori e della competizione:

 

M. Aime, Classificare, separare, escludere. Razzismi e identità, Torino: Einaudi 2020.

 

M. Bettini (a cura di), Lo straniero, ovvero l’identità culturale confronto, Roma – Bari: Laterza 2005.

 

G. Barbujani, L’invenzione delle razze. Capire la biodiversità umana, Milano: Bompiani 2018.

 

M. Lentano (a cura di), Stranieri. Storie e immagini dell’altro nella cultura romana, Bologna: Il Mulino 2023.

 

M. Santerini, Da stranieri a cittadini. Educazione interculturale e mondo globale, Milano: Mondadori Università 2017.