La lotta di don Rito Alvarez
Contro lo sfruttamento della droga
Martedì 15 marzo 2022 il nostro Istituto ha ricevuto la visita di un prete di strada, il colombiano don Rito Alvarez, venuto a scuola per incontrare e dialogare con i ragazzi della III H. Il religioso ha parlato del mondo della droga visto dalla parte di chi è costretto a vivere nelle piantagioni. Ha spiegato la terribile situazione di sfruttamento di cui sono vittime i nostri coetanei o peggio ancora i bambini più piccoli nelle zone dove la cocaina viene prodotta. Basti pensare che ogni dose di droga spacciata nei paesi ricchi equivale a due settimane di lavoro di un bambino nelle piantagioni di coca nella regione del Catatumbo al confine con il
Venezuela in Colombia. Dunque, il prete di strada ha parlato della situazione colombiana soffermandosi su come viene prodotta la cocaina e da chi, illustrando il processo di lavorazione e il terribile mondo del narcotraffico che viene tenuto in piedi grazie al consumo di droga dei Paesi ricchi.
Don Rito ha potuto parlare con gli studenti con cognizione di causa avendo vissuto in prima persona da bambino il dramma del narcotraffico lavorando nei campi di cannabis e coca. Alla fine, è stato posto davanti ad un bivio: continuare a lavorare nei campi o arruolarsi nei guerriglieri e tra le due strade sceglie la terza, cioè decide di cambiare vita.
Nel 1993 si trasferisce in Italia, facendo la spola tra i due paesi e 7 anni dopo prende i voti per diventare sacerdote dove inizia così a professare la parola di Dio nella chiesa di Sanremo. Nel 2008 fonda la Associazione “Oasis de amor y paz”, che offre casa e accoglienza a molti ragazzi e famiglie, che sono riusciti a salvarsi dalle maglie del narcotraffico.
Oggi Don Rito vive ancora in Italia, ed insieme a un gruppo di volontari, ha creato la fondazione “Angeli di Pace” che si impegna, non solo a raccogliere fondi per aiutare i ragazzi in Colombia, ma anche a sensibilizzare specialmente i giovani riguardo l’uso della droga.
Greta Palazzari
Don Rito Alvarez durante l'incontro con gli studenti
Una docuinchiesta sul narcotraffico di RAI3 TG3 di Valerio Cataldi, andato in onda a luglio 2020
Intervista a don Rito Alvarez
Che cosa l’ha spinta a voler assumere questo ruolo? E per certi aspetti può essere pericoloso?
Per fare quello che faccio ho pensato alla mia vita, al mio passato. Personalmente, sono stato fortunato perché potevo finire in un gruppo guerrigliero o nel narcotraffico. Quando mi sono reso conto che ho preso la strada giusta per miracolo, ho deciso di aiutare le persone più bisognose. È pericoloso, si certo, le minacce non mancano mai.
Quale rapporto ha con i giovani?
Il rapporto con i giovani è molto bello, mi piace provocarli. Instauro quasi un rapporto tra fratello e fratello o tra padre e figlio. Mi piace parlare con loro e insegnare loro a prendere la strada giusta.
Che adolescente è stato lei?
Sono stato un adolescente molto vivace, non ho avuto la possibilità come voi di studiare, avevo come riferimento la famiglia non la scuola e avevo la fede in Gesù Cristo.
Da quanto fa questo lavoro?
Il mio impegno da sacerdote inizia dal 2000 ma con la fondazione in Colombia dal 2006. Nel corso del tempo ho aperto altre strutture, anche in Italia e da quest’anno stiamo pensando di aprirne una anche in Sardegna nel Sassarese.
Nel corso della sua vita ci sono stati dei momenti dove ha sentito venir di meno le forze?
No, le forze assolutamente no ma ho avuto delle preoccupazioni. Per esempio all’inizio della pandemia perché non ho potuto procedere con la raccolta fondi per i bambini. Anche oggi con la guerra i programmi che avevo con la raccolta fondi li ho dirottati in Ucraina e non alla fondazione ma so che questi progetti hanno cambiato la vita a molte persone.
Lei vede una soluzione per salvare la vita ai bambini imprigionati nel traffico della droga e garantire loro un futuro?
Certo che la vedo. La soluzione sarebbe che i consumatori di coca dei paesi occidentali dessero i soldi che utilizzano per il consumo a me, per aiutare i bambini.
Una cosa in particolare che lo ha colpito?
Molte cose mi hanno colpito ma voglio parlare di un ultimo episodio accaduto quest’anno. Due bambini mi hanno scritto una letterina chiedendomi di dare loro l’opportunità di accoglierli nella mia fondazione per studiare. Mi dissero che erano della Camorra. Dopo delle ricerche ho scoperto che i narcotrafficanti avevano dato al loro villaggio il nome di Camorra.
Cosa ne pensa della situazione italiana e come potremmo aiutare noi ragazzi?
Dal punto di vista delle droghe è un disastro terribile, il problema maggiore si crea non solo per chi la consuma ma anche per le famiglie e l’altro problema è il mondo sommerso anche di persone insospettabili che consumano e tu non lo sai. Per migliorare la situazione bisogna lavorare sulla coscienza delle persone.
Greta Palazzari, Gabriele Pisanu