Nardò vanta un centro storico tra i più interessanti della Puglia e consente una lettura privilegiata e particolare delle complesse vicende storiche della città e della sua comunità. È un vero e proprio tripudio barocco con la raffinata piazza Salandra e le numerose chiese che gareggiano per bellezza e importanza storico-architettonica. Piazza Salandra è stata ed è ancora il cuore pulsante della città, riconoscibile grazie alla caratteristica guglia dell’Immacolata che sorge al centro della stessa. Da questa agorà si snoda poi un nugolo di vie, viuzze, piazze, che amplificano una esperienza già di alto livello.
San Domenico, a pochi passi da piazza Salandra, cuore della città, è una delle testimonianze più belle e significative del barocco a Nardò. Da sempre, il suo meraviglioso prospetto in carparo incanta i visitatori, prima ancora della sua storia, dei particolari stilistici, del patrimonio artistico e architettonico che custodisce. Intitolata anticamente a S. Maria de Raccomandatis, fu affidata ai padri domenicani residenti nel convento adiacente agli inizi del XIV sec. e fu ricostruita tra il 1580-94 da Giovanni Maria Tarantino. Il terremoto del 1743 la danneggiò gravemente, come molti altri immobili della città, ma le volute, i putti, le creature zoomorfe, e gli elementi floreali sulla facciata non ne furono intaccati, anzi ancora oggi sono una sorta di monito a varcare la soglia dell’edificio sacro con pentimento e fede.
In una porzione di territorio, in posizione strategica tra Nardò e le rive dello Jonio, l'area delle Cenate si caratterizza per una moltitudine di ville databili dalla fine del Settecento ai primi del Novecento.
Villa Cristina progettata dall'ing. Generoso De Maglie per la famiglia Personè costituisce nei primi decenni del Novecento un ultimo omaggio al Barocco insieme a combinazioni medievali e moresche. Un'architettura singolare, con bellissimi motivi decorativi a traforo realizzati grazie a stuoli di scalpellini e artigiani della pietra leccese diretti dal maestro Oronzo De Vitis.
Il Parco Naturale Regionale Porto Selvaggio e Palude del Capitano è una lussureggiante pineta che digrada sul mare cristallino costellata da torri di vedetta risalenti al XVI secolo.
Il parco, pregevole per i suoi habitat naturali è importante anche per il ruolo che ha ricoperto nel passato della penisola salentina, dal periodo preistorico fino al medioevo, di cui oggi restano testimoni Torre Inserraglio, Torre Uluzzo e la Grotta del Cavallo ricca di testimonianze preistoriche.
Questo connubio di storia e natura, l’elemento chiave che rende Porto Selvaggio uno spettacolo imperdibile, da vivere sempre con cura e rispetto del luogo.
La fitta vegetazione racchiude 7 km di costa, composta da litorali sabbiosi e impervie falesie a picco nel mare. Queste sono punteggiate da grotte e cavità carsiche che, 35.000 anni fa, erano dimore dell’antico uomo di Neanderthal e del Sapiens più antico d’Europa.
Se lungo la costa, le rocce sono ricoperta di aromatica macchia mediterranea, tutto intorno si sviluppa un ecosistema composto da più habitat. Tra tutti, senza dubbio spiccano i maestosi pini d’Aleppo, all’ombra dei quali si snodano numerosi percorsi substeppici di graminacee e piante annuali.
Il vero fiore all’occhiello del Parco è la baia di Porto Selvaggio: un'insenatura lambita dal mare dalle cromie cangianti e alimentata da sorgenti d’acqua dolce, in cui è possibile passare dall’acqua calda e salata a quella dolce e fresca, con conseguenti effetti benefici sul proprio corpo.