Capitale del Barocco leccese, si contraddistingue per uno straordinario linguaggio artistico, unico nel suo genere, fiorito tra il XVII e il XVIII secolo. Si diffuse grazie ad un uso sapiente della pietra leccese, un materiale locale dal colore caldo e dorato, tenero da scolpire ma resistente al tempo, che permise agli artigiani e agli architetti dell'epoca di creare complesse decorazioni e motivi scultorei di grande raffinatezza. La città si distingue per le sue facciate vivaci e teatrali, ricche di volute, cherubini, fiori, animali fantastici e motivi vegetali, che sembrano animare le superfici degli edifici. Passeggiando per il centro storico, tra vicoli di pietra dorata e balconi finemente scolpiti, si ha la sensazione di camminare in un museo a cielo aperto perchè Lecce non è solo una città, ma un racconto di pietra che vive e respira, custode di una bellezza senza tempo.
Simbolo indiscusso del barocco leccese è la Basilica di Santa Croce, adiacente al Palazzo dei Celestini, poco distante da Piazza Sant’Oronzo. Si resta letteralmente incantati davanti alla facciata della chiesa, catturati dalla leziosità delle sue decorazioni, capitelli zoomorfi, fregi e statue che incorniciano il rosone crux celeste; figure zoomorfe e antropomorfe – spesso interpretate come simboli della lotta tra il bene e il male – sorreggono una balaustra lapidea che sembra voler sollevare tutta la pietra verso il divino.
Varcando la soglia, l’interno accoglie con tre navate concluse da una cupola luminosa che parla di materia e trascendenza; ricchi altari barocchi realizzati dai maestri scalpellini del Seicento Cesare Penna, Francesco Antonio Zimbalo e dal più noto Giuseppe Zimbalo contribuiscono a rendere l'edifico un luogo sacro tra i più suggestivi del panorama artistico internazionale.
Un luogo dove la pietra – morbida, quasi avvolgente – si fa eco della spiritualità, e ogni chiusura architettonica sembra aprirsi, come se l’edificio volesse svelare una via di accesso al sublime.
Definita la piazza “chiusa” più bella d’Europa, il visitatore viene proiettato in una dimensione che va al di là del reale, perché tutto è disposto ed ornato come per lo svolgimento di uno spettacolo teatrale, allestito con la pietra, per durare nei secoli.
L’impatto scenografico è sorprendente. Il Campanile, la Cattedrale con le sue due facciate, il Seminario, il fondale solido dell’Episcopio con il loggiato, tutte opere realizzate dai più bravi architetti e scalpellini del tempo, definiscono un complesso architettonico di una bellezza e di una compiutezza incomparabile.
Completano la magia i monumentali Propilei che, insieme ai Palazzi Gemelli raccordano scenograficamente la piazza agli assi viari. Il linguaggio ornamentale del barocco leccese, esploso nel XVII e XVIII secolo, esprime qui il suo migliore repertorio. Gli ornamenti plastici, che all’esterno ricoprono le facciate, continuano negli spazi interni, dove la pietra intagliata diventa “un merletto” sugli altari e sul pozzo nel cortile del Seminario, definito “ottava meraviglia del mondo”.
Un sito la cui storia si perde nel tempo: foro in età romana, cuore religioso della città in età normanna con la prima Cattedrale e la casa vescovile, per poi rappresentare in età barocca lo “spirito della meraviglia”, che attraversa non solo Lecce ma tutto il Salento.
Un’antica incisione del 1634 ci fa conoscere come era la piazza nel medioevo: un cortile al quale si accedeva da un portone che la notte veniva chiuso. Delimitato da un recinto murario, su cui probabilmente montava la guardia, sembrava quasi una struttura difensiva dominata dal Campanile medioevale. All’interno la presenza di botteghe artigiane e magazzini dimostrano che la piazza svolgeva funzioni anche civiche e mercantili. Molto è cambiato rispetto ad allora, in un luogo che nel tempo ha visto un processo di trasformazione non solo architettonico ma anche sociale. Oggi è un luogo mistico dove tutti sono invitati dal boccascena dei Propilei a vivere un’emozione, un’esperienza interiore di distacco ed astrazione, come direbbe Vittorio Bodini, “in un’aria d’oro mite e senza fretta”.
Le famiglie nobili della città diedero il via ad una grande attività di costruzione, specialmente tra il '500 e il '700, per riaffermare il proprio potere e la superiorità del proprio rango di fronte agli occhi della popolazione, soprattutto dopo l’arricchimento di numerosi mercanti locali.
Visitare Lecce e i suoi antichi palazzi, significa fare un giro tra esempi antichi e imponenti che ci riportano agli antichi splendori di una città che tra Cinque e Seicento, sotto la dominazione spagnola, fu la seconda città per importanza dopo Napoli per tutto il Meridione d'Italia.