il BARBADENSE
Frammenti di verità.
Ovvero, scherzando si impara.
DS prof. Daniele Marzagalli
Vorrei divertirmi-ci un po’ in questo editoriale di frizzante e pazzerella fine di anno scolastico 2021/2022.
Ogni riferimento a persone, cose e situazioni sarà puramente casuale, nessuno si lusinghi - mi raccomando - la calura pre-estiva talora fa brutti scherzi ! L’ironia funga da medicamento !
Entriamo quindi nel vivo e declamiamo a voce alta, consiglio con cantillato gregoriano:
La prima voce che passò volando
“Vinum non habent” altamente disse,
e dietro a noi l’andò reiterando
Di vil ciliccio mi parean coperti
e l’un sofferia l’altro con la spalla,
e tutti da la ripa eran sofferti
“…Savia non fui, avvegna che Sapia
fossi chiamata, e fui de li altrui danni
più lieta assai che di ventura mia…”
( Divina Commedia, Purgatorio, Canto XIII )
In occasione della celebrazione del Dantedì a scuola, nell’aprile scorso, durante la cerimonia di inaugurazione delle panchine letterarie, per ragioni che per diplomazia non sto a dettagliare mi sono venuti in mente i sopra citati versi della Divina Commedia, relativamente al disdicevole sentimento dell’INVIDIA. Sono stati scritti parecchio tempo fa, ma risultano evidentemente di sconcertante e ancor più sorprendente attualità, o forse no ?
Desidero condividere con voi senza pretese – e spero mi scuserete ! - alcune mie innocue riflessioni, che sono seguite a quell’occasione e vanno molto più in là. Chi ha occhi ed orecchie per intendere intenda, pensateci amiche ed amici e non …
Contestualizziamo letterariamente: all’ingresso nella seconda cornice del Monte Purgatorio nel suo viaggio trans-umano, il Sommo Poeta Dante Alighieri incontra le anime dei peccatori di invidia, che prima della morte terrena si sono sinceramente pentiti e aspirano alla beatitudine del Paradiso una volta purificatisi. Confidano nel perdono divino. La prima anima peccatrice è quella di Sapia, che confessa di essere stata in vita meschinamente felice delle sventure altrui più che della propria sorte. Ne seguono altre. Nella descrizione dantesca, gli invidiosi indossano un mantello di panno ruvido e pungente, siedono a terra appoggiati l’un l’altro, contro la parete del monte, hanno gli occhi cuciti da filo di ferro che impedisce loro di vedere, mentre da vivi guardavano con malevolenza gli altri. Passando attraverso l’Inferno, Dante ha già incontrato le anime dei dannati per i peccati capitali, tutti pervasi dal sentimento dell’invidia, che è purtroppo tra le basi delle sventure umane. Significativamente nell’Inferno il poeta non individua nello specifico gli invidiosi, poiché ogni altro peccato ha in sé il germe dell’invidia così come della superbia, per cui tutti i dannati impenitenti sono tecnicamente degli invidiosi irrisolti.
Il termine INVIDIA deriva dal latino INVIDERE, che significa guardare il prossimo con occhio malevolo.
Alcuni tipi umani che ben conosciamo, in ordine sparso:
Invidiosi dei beni materiali altrui
Fin dalla nascita i bambini e i ragazzi litigano per avere ciò che altri possiedono (la macchinina del compagno di classe alla scuola dell’infanzia, la gomma più bella dall’astuccio del compagno di banco alla scuola primaria, le sigarette ed il tabacco bramati quando si è un po’ più grandi, … ). Da adulti le cose peggiorano, ve lo assicuro, e con minore capacità di ricomposizione bonaria dei contenziosi, ma finché c’è vita c’è speranza (forse).
Invidiosi dei beni spirituali e morali altrui
Certe persone si rendono conto di non possedere determinate qualità, le trovano in altri e anziché ammirarli ed emularli vorrebbero invece “dissennarli”. Ma sarebbero in grado di sostituirsi a loro in maniera equivalente?
Invidiosi del denaro altrui
Frequentissimi. Questo vale per le persone che hanno maturato consapevolezza circa la reale funzione del denaro nella sovrastrutturata società contemporanea, del resto non viviamo più nei remoti villaggi del Neolitico. Essere “Zio Paperone” probabilmente non sempre basterebbe per loro. Qualcuno fa di tutto per arricchirsi in maniera inversamente proporzionale alla logica razionale, facendo della ricchezza un fine e non tanto un mezzo della propria patologica esistenza. Nel migliore dei casi, la ricchezza rimane sì strumento, ma la bramosia del godimento sensoriale li acceca. Non conoscono il passo evangelico della tigna che divora il denaro.
Invidiosi della bellezza e delle fortune altrui
Non tutti possono essere Chiara Ferragni, e neppure il più bello o la più bella della classe, né della scuola o del reame. Del resto, i punti di vista possono comunque essere diversi e la soggettività può salvarli-ci. Costoro non capiscono cosa ci sia di particolarmente superiore in altre persone, se potessero li disintegrerebbero, ovviamente per sostituirvisi, ma in giro dicono che non sono mossi da sentimenti di rivalsa, bensì di equità (a senso unico?). Apparentemente sembrano (pseudo)idealisti.
Invidiosi del potere e della autorità altrui
La domanda tipica che si fanno è: “ Ma come hanno fatto ad essere dove sono? Vorrei esserci io, sarebbe proprio bello. Io farei di meglio, è così facile ”. Sono quelli che pensano di saperne più del CT della nazionale o del Presidente della Repubblica, o anche di altri notabili ai vari livelli, non me ne vogliano. Dovrebbero studiare chi erano il tiranno Dionigi di Siracusa e Damocle, cosa facevano con le spade, chi sono stati l’avvocato Marco Tullio Cicerone o l’imperatore romano Marco Aurelio. Ricordiamo che spesso queste persone invidiose evincono ipocritamente atteggiamento servile e lusinghiero verso i loro capi, che però sono meno inconsapevoli di quanto credano (o almeno lo spero per loro), fate attenzione.
Per quanto sopra delineato a mero titolo esemplificativo e non esaustivo, invito quindi tutti a depurarsi dal sentimento dell’invidia (quindi del male in sé) come ancora quotidianamente ci depuriamo dai virus biologici. Nel nostro piccolo, siamo ben lieti di quanto di buono abbiamo fatto a scuola in questo travagliato anno scolastico 2021/2022. Solo l’unità e la solidale collaborazione nella comunità scolastica possono costruire: bellissimi progetti didattici, riqualificazioni ambientali attese da decenni, relazioni interpersonali feconde ed armoniose.
Pandemia e guerra non ci hanno abbattuti, ed è già di per sé un risultato egregio. Siamo tornati a vivere nella (quasi) normalità, obbligatorio regolamento anti-Covid-19 permettendo: didattica a distanza e didattica digitale integrata con quarantene domestiche, gel igienizzante, mascherine chirurgiche, mascherine FFP2 e per qualcuno anche di più, disinfettanti virucidi e antibatterici, depuratori dell’aria (barriere in plexiglass quasi nessuna però !). Ci auguro di uscirne veramente.
Rivolgo infine come di consueto i miei migliori auguri di buone vacanze a tutti, con l’invito a prenderci del tempo per delle sane letture.
In particolare, un immenso IN BOCCA AL LUPO ai maturandi che ho incontrato durante le simulazioni della prova orale degli Esami di Stato nei giorni scorsi. Li ho accolti nel loro primo giorno di scuola del primo anno in palestra, con simpatia e nostalgia li saluto nel momento del commiato, sperando che portino con sé e conservino nel loro cuore i migliori ricordi di scuola. E di quanto è stato di cruccio per loro al Newton non si curino e non ci pensino più.
Dirigente Scolastico
Daniele Marzagalli