aula

natura

Fin dai primi giorni di scuola, a settembre, abbiamo iniziato a vivere questo nuovo spazio all’aperto: sorseggiando una bibita, facendo un pic-nic, leggendo un libro…

Quando poi le insegnanti ci hanno detto dell’inaugurazione abbiamo pensato di creare un percorso fatto di immagini, audio e Qr Code. E così abbiamo potuto incontrare e ringraziare l’amministrazione comunale. Abbiamo mostrato loro la nostra aula speciale e scritto in un breve articolo ciò che questa esperienza ha suscitato in noi e nei nostri ospiti. Mettere in parole quanto accaduto non è stato semplice ma ci sono venute in aiuto le 5 W del giornalismo!

UNA CLASSE A CIELO APERTO

Da quest’anno, nella nostra scuola primaria Regina Margherita, c’è una nuova aula: L’AULA NATURA!

Si trova all’aperto, nel piccolo giardino che costeggia Via Carducci. È uno spazio con alberi, arbusti e piante.

Nel mese di settembre il Comune di Vigevano ci ha fornito l’attrezzatura per trasformarlo in un’aula vera e propria: otto panchine di legno, due grandi cassette piene di terra per coltivare un orto, due casette per gli insetti, attrezzi vari per lavorare la terra e una fontanella.

Martedì 4 Ottobre c’è stata l’inaugurazione: sono intervenute alcune autorità del Comune e la nostra Dirigente Scolastica Anna Miracca. L’assessore Sala ha tagliato il nastro e l’aula è stata inaugurata piantando le prime piantine aromatiche nella terra.

Insieme alle nostre insegnanti abbiamo creato dei QR Code: basta inquadrarli con un dispositivo come tablet o smartphone e ascoltare gli audio che spiegano alcuni aspetti della nostra aula: cos’è un erbario, il metodo scientifico, la molecola dell’acqua…

Noi alunni possiamo usare l’aula per giocare e fare lezione, per osservare i cambiamenti della natura nelle diverse stagioni, prenderci cura delle piante, seminare e interrare i bulbi. Possiamo andarci anche per ascoltare una storia, per disegnare un fiore dal vero o per fare merenda.

Quest’aula ci permette anche di apprezzare la bellezza della natura e di capire quanto è importante rispettarla e curarla tenendola pulita. Non ci sono tanti posti come l’aula natura e per questo motivo ci sentiamo privilegiati ad averne una!

I FIORI E LE PIANTE SI INNAMORANO?

Partendo da un libro illustrato in cui nonna Flora fa scoprire a Timo i segreti della natura, ci siamo chiesti se le piante e i fiori si innamorano sul serio. Per rispondere a questa domanda abbiamo cercato varie informazioni sul web, letto articoli scientifici, osservato la realtà che ci circonda e guardato filmati di vario genere. Dopo una lunga ricerca, accompagnata da lavori di comprensione e analisi del testo e da giochi logici ed operazioni matematiche, siamo giunti a delle conclusioni. Solo così è stato possibile scrivere il nostro articolo e rappresentarlo attraverso un breve video fatto utilizzando immagini e disegni creati proprio da noi.

LA VITA AMOROSA

DEI FIORI E DELLE PIANTE


I fiori e le piante si innamorano? Certo che sì. Le piante non sono solo capaci di crescere e di fare fiori e frutti ma utilizzano i sensi per sentire, scambiare informazioni, ascoltare, percepire i pericoli e reagire alle difficoltà. Insomma, hanno una vita vera e propria infatti respirano, si muovono, si nutrono, catturano il sole, comunicano addirittura si vestono e svestono in totale naturalezza. Proprio come gli uomini, si innamorano e si riproducono grazie ad una famosa polvere d’amore: il polline. Il polline è formato da piccoli granuli contenenti cellule riproduttive ma per produrre un seme da cui nascerà una nuova pianta questo deve prima posarsi sul pistillo di un altro fiore. Questo viaggio da una pianta all’altra si chiama impollinazione e avviene grazie al vento e agli insetti impollinatori che vengono attratti dai colori dei fiori e dalla loro sostanza zuccherina chiamata nettare. Mentre si nutrono del nettare, gli insetti toccano gli stami e si sporcano di polline per poi spostarsi su un altro fiore, depositando, senza accorgersene, un po’ di polline sul pistillo. Et voilà una nuova vita. VIVA L’AMORE!

IL FANTASMA DEL REGINA MARGHERITA

Un’esperienza straordinaria tra ritrovamenti e ricerche degne di un racconto giallo. Come dei giornalisti d’inchiesta, abbiamo cercato di far luce sul mistero del fantasma del Regina Margherita. Un viaggio ricco di domande in cui abbiamo continuamente cercato dei fatti attendibili. Non trovando certezze ci siamo allenati ad essere maggiormente flessibili. A volte la prima domanda risulta essere un vicolo cieco e apre la porta ad una domanda molto più interessante. Il giornalista investigativo deve ripensare e riprogettare le proprie ricerche; per questo l’esistenza del fantasma della scuola ha lasciato spazio ad una riflessione sulla nostra “Storia”.

IL FANTASMA DEL REGINA MARGHERITA TRA IMMAGINAZIONE E STORIA

I fantasmi li troviamo nei cartoni, nei fumetti, nei libri persino nei videogame, ma nella nostra scuola? Il ritrovamento di una lettera misteriosa ha dato vita ad indagini, ricerche e scoperte inattese. Basta leggere una storia di cui non si sa nemmeno la provenienza per credere all’esistenza di un fantasma? Ma certo che no! Come dei veri detective abbiamo investigato partendo da una fonte alquanto incerta che raccontava un episodio straordinario in cui un bambino sconosciuto era apparso e scomparso misteriosamente in fondo al corridoio del secondo piano del Regina Margherita. Forse uno scherzo, forse una suggestione, ma curiosi di fugare ogni dubbio e di approfondire l’argomento, siamo andati alla ricerca di informatori e documenti segreti. I tempi d’indagine si sono prolungati più del previsto. Abbiamo chiesto alla nostra Preside se le fosse mai capitato di sentire qualche notizia strana in merito ad un fantasma amico che ogni tanto fa capolino nella nostra realtà scolastica. Da qui una svolta inaspettata perché dai racconti della Preside di un romanzo “Il fantasma della scuola” scritto da Gianni Cordone, un ex maestro nonché ex preside del nostro Istituto, siamo arrivati a leggere ed analizzare un archivio top secret composto da articoli trovati sul web. Anche qui nessuna prova certa, ma le pagine del libro di Cordone si intrecciano alla realtà. Gli articoli trovati parlano di alcune testimonianze in cui si racconta che più di una volta è stato visto transitare un bambino con abiti molto vecchi e che quando qualcuno lo chiama poi non lo si vede più. Addirittura altre testimonianze parlano di un adulto che appare e scompare con abiti sempre dei primi del '900. Ancora una volta però nessuna prova certa. Leggende, storie fantastiche e ricche di fascino. Ma noi affamati di scoop non ci siamo persi d’animo. Siamo andati alla ricerca di altri informatori e siamo arrivati a chiedere a Tania, la nostra bidella, se avesse sentito negli anni qualche storia in merito al fantasma della scuola. Anche lei ci ha riportato racconti tra verità e finzione e ci ha poi proposto di scendere nelle cantine della scuola nella ricerca di qualche traccia da seguire. Badabum! Come Alice nella tana del Bianconiglio, siamo giunti in un mondo meraviglioso, magico, sorprendente ed inaspettato. Catapultati nei primi anni del '900 abbiamo trovato vecchi banchi, busti antichi e ambienti ricchi di fascino. Del fantasma nemmeno l’ombra ma ci siamo sentiti parte della Storia. Ognuno di noi è libero di credere o non credere ai fantasmi ma quel che è certo è che ci siamo resi conto che ogni nostra parola, gesto, azione è Storia, la storia della nostra scuola. Attraversando questo spazio ci siamo sentiti testimoni del tempo, un tempo in continuo cambiamento ma uguale nella sua ricchezza e vitalità. Sono passate tante persone nel nostro edificio scolastico, alcune realmente esistite altre inventate, ma poco importa; quello che conta è che tra immaginazione e realtà tante vite sono state vissute e continuano a vivere.

La ricerca del fantasma è stata la miccia che ha riacceso le nostre emozioni, il nostro coraggio, la nostra empatia, la nostra libertà e la nostra voglia di “essere più noi”.

È ARRIVATA LA FINE DEI POKÉMON?!?

L’inizio dei Pokémon risale a quando noi non eravamo ancora nati, nel 1995, con un gioco della Nintendo. Fu subito un grande successo. Quando eravamo piccoli c’erano già film, carte, libri e gadget. Nell’arco di 27 anni sono diventati e, soprattutto rimasti, un fenomeno che non stanca e si rinnova. Perchè? Perché sono creature fantastiche che allenano e ispirano la nostra fantasia, che ci fanno provare il brivido dell'avventura e che ci lasciano la speranza di un mondo parallelo abitato da creature stupefacenti con poteri sovrumani. Lo scopo del gioco è catturare e allenare 151 creature (nella versione Diamante) con varie abilità, ad esempio il gigantesco e mostruoso Onix o il minuscolo Jigglypuff e farle combattere con Pokémon di altri allenatori come Ash, Misty, Brock e Goh. Con le carte, ad esempio, noi diventiamo allenatori e ci divertiamo a gareggiare costruendo il nostro personale mazzo formato dai Pokémon che preferiamo o che sono più potenti. Ogni anno escono nuove carte chiamate “espansioni” e proprio per questo non ci possiamo mai annoiare: ogni partita è diversa dall’altra ed il gioco continua ad evolversi, a cambiare e a crescere. E così…. è arrivata la fine dei Pokémon? Certo che no!!! Sono intramontabili perchè oltre ad essere divertenti sono anche educativi. Sia con il videogame che con le carte, esercitiamo la nostra lettura, alleniamo la memoria, impariamo a giocare in gruppo passando del tempo con gli amici ma soprattutto sviluppiamo strategie con lo scopo di vincere. Nella vita, come nel gioco, non è solo questione di fortuna. Pazienza, tenacia e logica sono i nostri super poteri, quei poteri che nella vita ci faranno crescere e “vincere”.


La nostra riflessione sui giochi….CONTINUA…. (seguici nel prossimo numero!)

Anche i bambini hanno dei diritti!

Che cos’è un diritto?

No, non intendiamo il colpo di racchetta quando giochiamo a tennis...

Un diritto è una richiesta che siamo legittimati a fare, cioè possiamo chiederla per legge.

Abbiamo i diritti perché – pensate - siamo esseri umani!

Tutti gli esseri umani hanno diritti, i bambini però hanno diritti speciali perché sono più fragili, cioè non sono ancora abbastanza grandi per mantenersi, lavorare, abitare da soli...

In passato i bambini non avevano diritti e venivano considerati come gli adulti, ma dal 20 Novembre del 1989 le popolazioni di diversi paesi (compresa l’Italia) capirono che noi bambini siamo diversi dagli adulti, dovevamo avere una “protezione speciale”: così sulla Convenzione dei diritti dell’infanzia, un documento molto importante, vennero scritti tutti i nostri diritti.

Quali sono questi diritti? Il diritto di giocare, mangiare, avere una casa e una famiglia, vestirsi, andare a scuola...

Secondo i dati raccolti dall’OIL (che significa: “Organizzazione Internazionale del Lavoro” ed è un ente che si occupa di ricerche sul lavoro nel mondo) nel 2020, lo sfruttamento dei bambini è ancora molto frequente. Infatti, 1 bambino su 10 è coinvolto nel lavoro minorile...come se, in ognuna delle nostre classi, due o tre compagni non venissero a scuola perché sono costretti a lavorare. È un numero enorme: sono circa 152 milioni di bambini nel mondo. È difficile anche solo pensare a così tanti bambini che lavorano al posto di andare a scuola!!!

In alcuni paesi, come ad esempio il Kenya, i bambini ancora oggi sono costretti a svolgere lavori anche molto pesanti, come lavorare nei campi, raccogliere dalle discariche materiali che si possono riutilizzare, vendere prodotti...le ricerche dimostrano che in particolare i bambini orfani, che non hanno nessuno che si occupi di loro, o i bambini che provengono da famiglie molto povere rischiano di più di dover lavorare, per poter guadagnare soldi per mantenere la famiglia.

A differenza dei lavoretti che ogni bambino può fare e che lo aiutano a crescere, come dare una mano in casa ai propri genitori, il lavoro minorile impedisce di andare a scuola (perché di solito occupa tutta la giornata) e fa male al bambino, perché fa sforzi eccessivi per il suo fisico e per la sua mente.

Il numero dei bambini della nostra età che vanno a scuola, negli ultimi 30 anni, è salito, ma bisogna impegnarsi di più: andare a scuola è un diritto, nessun bambino dovrebbe essere costretto a lavorare mai più!

La storia di Iqbal, un bambino come noi


Ci sono Paesi, come il Pakistan, dove molti bambini al posto di andare a scuola sono obbligati a lavorare...

anche se così si infrangono i lori diritti.

In questo paese, circa 30 anni fa, viveva un ragazzino di 12 anni, chiamato Iqbal, diventato in tutto il mondo un simbolo della lotta contro lo sfruttamento del lavoro minorile. Il piccolo Iqbal era un operaio che difendeva gli amici che, come lui, erano schiavi di qualche padrone.

Nato da una famiglia molto povera, a quattro anni già lavorava e a cinque fu venduto dal padre, per pagare un debito, per soli 26 dollari a un produttore di tappeti. Riuscite a immaginare un papà costretto a vendere suo figlio? Significa che il bambino non potrà più vivere con la sua famiglia, ma avrà un padrone che gli darà ordini e che lo picchierà e gli toglierà il cibo se non fa il suo dovere.

Da quel giorno Iqbal fu costretto a stare dietro a un telaio, a tessere tappeti, per dieci o dodici ore al giorno. Nel 1992 Iqbal riuscì finalmente a fuggire per partecipare assieme ad altri ragazzi a una manifestazione, per urlare le sue proteste contro lo sfruttamento minorile.

Quando tornò dal suo padrone Iqbal si rifiutò di continuare a lavorare. Venne picchiato ma non si arrese e abbandonò, con la sua famiglia, il villaggio dove viveva. Cominciò a studiare, a viaggiare, a partecipare a incontri internazionali per portare la sua testimonianza proprio sul lavoro minorile nel suo Paese.

La vita di Iqbal si fermò il giorno di Pasqua del 1995, quando il bambino morì per motivi sconosciuti. Ha sacrificato la sua vita per impedire che altri bambini soffrissero quello che ha sofferto lui.

Se fosse ancora in vita, oggi Iqbal avrebbe 34 anni. Gli sono state dedicate molte scuole in Italia e in altri paesi, per celebrare il suo coraggio e la sua determinazione.

La sua testimonianza ha portato molti Paesi a impegnarsi nella lotta allo sfruttamento dei bambini:

perché essere bambini è il nostro diritto più importante!