GERTRUDE


Gertrude ci viene presentata come una nobile donna benestante, anche se ciò, nel corso della sua vita, non le è stato di grande aiuto. Al contrario, proprio la volontà di voler mantenere intatto il patrimonio del casato da parte di suo padre, il Principe, è stata la causa principale della sua grande insoddisfazione.

Sin da piccola soffrì a causa dell’indifferenza che tutta la famiglia mostrava nei suoi confronti, soprattutto quella da parte di suo padre, che non svolse neanche per un momento questo ruolo, ma solo quello di Principe, come lui stesso amava farsi chiamare.

Com’è noto, la scelta di Gertrude a farsi monaca le era stata imposta già sin da prima di venire al mondo, nonostante lei non avesse mai desiderato un destino simile. Questo, insieme alla paura di ribellarsi, furono i motivi principali che la spinsero a compiere enormi errori ed atti ignobili.

Non volle mai rassegnarsi e a causa del suo carattere impulsivo finì per diventare anche rancorosa, prepotente ed invidiosa.

In un primo momento sembra quasi che il Manzoni voglia “giustificare” taluni atteggiamenti della giovane Gertrude al fine di “intenerire” il lettore, soprattutto quando mette in evidenza la sua debolezza, una debolezza dovuta non ad una mancanza di carattere, ma di affetto.

Successivamente, una volta “matura” Manzoni la descrive come una donna “enigmatica”, che non si è mai voluta piegare al destino che le era stato imposto da “altri”.

Vittima di sé stessa, del potere che ha all'interno di quel luogo che odia con tutte le sue forze, dell’abito che è costretta ad indossare, di quella vita che non voleva, ma soprattutto del male cagionato agli altri, per capriccio, vizio o paura.

Non osiamo definirla né vittima, né carnefice, ma riteniamo che le sue scelte ed i suoi errori sarebbero stati evitati se solo avesse voluto trovare la forza della rassegnazione nella fede e nel volere della Provvidenza. Le uniche soluzioni che avrebbero potuto mettere fine alle sue sofferenze invece di ripudiare entrambe.


AGGETTIVI CHE LA DESCRIVONO

  • benestante

  • impulsiva

  • rancorosa, prepotente ed invidiosa

LA RELAZIONE TRA GERTRUDE ED EGIDIO

È la descrizione dell'inizio della relazione clandestina tra la "Signora" e il suo amante Egidio, ovvero il giovinastro complice del Conte del Sagrato che vive in una casa attigua al monastero e che un giorno vede la giovane monaca all'interno di un cortiletto visibile dall'abitazione. Rispetto ai "Promessi sposi" (cap. X), in cui viene detto solo che costui "un giorno osò rivolgerle il discorso" e che la "sventurata rispose", qui c'è invece la descrizione dettagliata del tumulto di sentimenti confusi nell'animo di Geltrude e una sorta di soliloquio della giovane donna che tenta di convincersi del fatto che non è colpa sua se è avvenuto il fatale incontro, una pagina alquanto forzata e fin troppo simile a tanta narrativa d'appendice del XIX secolo. Manzoni evita il racconto nei particolari del turpe corteggiamento di Egidio e, fedele al principio della "reticenza", si limita a dire che la monaca cade in un "abisso" che la porterà a commettere altri "orribili eccessi" (l'allusione è all'omicidio di una suora, di cui parlerà in seguito).

Pagina realizzata da Maria Malafronte e Luisa Di Somma