VOCI
un racconto di Giorgia Saputi, Viola Salvucci, Beatrice Pascucci, Flavia Tombolini, Alice Gasparrini e Aurora Centini
Questo fatto macabro ha avuto inizio nella bellissima Manhattan. Correva l’anno 1943. Jason, un bambino di 12 anni, amava disegnare, disegnare cose inesistenti, frutto della sua mente perversa.
La sua vita non era un granché; suo nonno, l’unico suo vero grande amico, l’unica persona che lo capiva veramente, era morto. I suoi genitori erano assenti, non lo consideravano, erano violenti, violenti nei confronti del loro amabile figlio.
"Ero vestito bene, tutte le persone erano lì, stavamo aspettando il carro funebre che aveva a bordo il mio caro nonnino. I volti erano tristi, alcuni con una dolce lacrima che scorgeva dalla nera retina.
Quella notte non riuscii a dormire, una voce insisteva, risuonava nella mia testa, mi stava tormentando, non respiravo, forse ero morto o quasi, ma non mi importava, la voce continuava: “Jason siamo come te, fidati di noi, siamo come te, fidati…!”
La mattina successiva ero scosso, non capivo più niente, ero come in un baratro inesistente. Per schiarirmi le idee, decisi di andare al cimitero; comprai dei fiori, rose rosse per ricordare la sua memoria, erano i suoi fiori preferiti.
Entrai, i miei piedi pestavano la bianca breccia che riempiva quel cimitero deserto, ero di fronte alla tomba del mio caro nonno, accesi un cero.
All’improvviso mi accorsi di un simbolo strano sulla tomba, una sorta di triangolo con una croce al centro, e vidi d’un tratto una donna che ripeteva ancora una volta: “Jason siamo come te, fidati di noi, siamo come te, fidati…!”
Iniziai a correre più veloce del vento.
Finalmente arrivai a casa, chiusi la porta, ero finalmente salvo.
Nei giorni seguenti non ero più in me, la voce della donna si era attenuata non la udivo più, mi sentivo triste e solo.
Una giornata rattristava Manhattan, la radio riproduceva una vecchia canzone, la cintura mi stringeva l’addome.
Eccomi, mi ritrovai davanti casa del nonno, pensavo che mi avrebbe aiutato. Così entrai e chiusi la porta a chiave. Dentro la sala da pranzo uno spettacolo osceno si manifestò davanti ai miei occhi: il cadavere del mio caro nonno era lì, senza maglia con inciso a fuoco sul petto quel simbolo che avevo visto al cimitero sulla sua tomba. E sopra di lui c’era un foglio scritto con il sangue: ”Scappa, Jason scappa”.
Non capivo cosa intendesse il messaggio del nonno e non capivo quel simbolo, ma non mi interessava. Mi chinai, iniziai a piangere e poi uscii dalla casa.
Nel giardino c’era una donna, la donna che mi appariva ogni tanto con accanto il cadavere della nonna, morta anni prima; di nuovo rimasi pietrificato a quella vista. All’improvviso mi sentii afferrare alle spalle dai seguaci di quella donna che da tempo mi perseguitava e d’un tratto vidi tutto offuscato".
Jason si ritrovò legato a terra con delle catene e vide il simbolo che aveva trovato nella tomba e sulla pancia del nonno sui suoi polsi sanguinanti. Dopo avergli girato attorno la donna disse: ”Tra pochi istanti Jason sarai come noi”.
Così gli vennero mozzati prima gli arti e infine la testa.
A CASA DA SOLA
In una sera d'inverno, una ragazza,chiamata Gemma, rimase a casa da sola, perché i genitori erano stati invitati ad una cena con gli amici.
Dopo aver fatto cena Gemma va a vedere un film horror.
Ancora scioccata dal film, decide di andare a letto e aspettare il ritorno dei genitori.
Passati ormai 10 minuti si sentì un rumore di una macchina, Gemma era convinta che fossero tornati i genitori, ma era troppo presto, così decise di ritornare a dormire.
Passato qualche minuto si sentì un rumore dall’armadio.
Così decise di controllare.
Aperto lo sportello dell'armadio non trovò nulla, ma ad un tratto Gemma sentì un fiato caldo che le sospirava nelle orecchie.
La ragazza, lentamente si girò impaurita.
Appena apri gli occhi vide…..
Lo schermo della tv brillava di mille luci, una canzone rock risuonava a tutto volume in tutta la casa.
Si accorse che era stato un incubo.