In questa sezione abbiamo raccolto alcuni testi narrativi realizzati durante i laboratori di scrittura creativa.
Vi invitiamo a scoprire attraverso i nostri racconti mitologici l'origine di alcuni fenomeni naturali e a provare il brivido della lettura dei racconti horror.
LA MALEDIZIONE DI NEBULA
Nell' antichità c'era una giovane ninfa di nome Nebula, che era invidiata da tutti, umani e dei, per i suoi lunghi e folti capelli, bianchi e candidi come la neve. Anche la dea Afrodite, seppur bellissima, era gelosa della sua chioma. Nebula era benvoluta da tutti, era dolce e sempre pronta ad aiutare chi fosse in difficoltà. Viveva alle pendici del monte più alto dell' isola Olimpia, insieme a sua sorella Malitia che, a differenza sua, era sempre triste e arrabbiata. Malitia stava sempre da sola, non aveva altre dee e ninfee con cui parlare e trascorrere le giornate e soprattutto non sopportava Nebula. Una notte, mentre Nebula dormiva nel suo letto, sua sorella, accecata dalla gelosia, si avvicinò alla dolce ninfa che dormiva soavemente e presa da un forte sentimento di odio, mise una polvere velenosa, da lei creata, nei capelli della poveretta per poi andarsene furtivamente. La mattina seguente, al suo risveglio, la ninfa andò a pettinarsi i capelli, come era solita fare sempre ma, ad ogni spazzolata una ciocca si staccava e cadeva a terra. La ninfa, ormai completamente pelata, si arrabbiò così tanto che, ad ogni suo battito di ciglia, i suoi capelli sparsi a terra diventavano sempre più scuri, color cenere, e cominciarono a sprigionare la polvere velenosa che aveva fatto scendere su di loro una terribile maledizione. La polvere si alzò piano piano fino a coprire tutta la montagna di una coltre grigia e vaporosa: era nata la NEBBIA!
lavoro di Alice Vecchi, Nicola Ciarlantini e Sebastiano Luci.
FUOCO
Nei tempi dei tempi, dentro l’ Etna vive il fabbro degli dei, Efesto. Ares, dio della guerra sanguinaria andò nell’ Etna per farsi forgiare una spada invincibile, così chiunque la impugnasse, non sarebbe mai stato vinto. Efesto però, non poteva fare ciò che gli era stato richiesto sicché aveva finito il suo speciale metallo indistruttibile che si trovava sul monte più alto della Grecia, ma per averlo bisognava superare molte sciagure sempre più imberbe e spietate. Allora Ares si mise subito in cammino e mentre attraversava una foresta paludosa due leoni e quattro iene si presentarono ruggendo e ringhiando davanti a lui; Ares prese una lancia e la scagliò contro ciascun animale e facendolo cadere per terra. Il cammino si fece sempre più lungo e faticoso così Ares si sedette sopra una roccia, ma si dovette alzare subito perché un grande uccello a 6 teste e 18 occhi lo attaccò alle spalle con la forza di 7 becchi; allora Ares prese il suo arco e scoccò tutte le sue frecce contro la bestia, questa però non bastarono a ucciderla;allora Ares prese il suo pugnale e tagliò le 6 teste una ad a una finché l'uccello non cadde a terra senza vita.
Ares ormai stanco e affamato, stava per sedersi quando un uomo lo vide e gli puntò una spada al collo; Ares non si fece intimidire e lo pugnalò alla milza, l’uomo cadde a terra sanguinando; quando Ares notò che aveva una sacca ricamata in oro, incuriosito l’aprì e al suo interno trovò una pietra metallica; allora Ares capì che era in metallo indistruttibile di cui aveva parlato Efesto, lui la prese e come una freccia corse fino all’Etna dove il fabbro lo attendeva. Ares mostrò a Efesto il metallo e lui ne scolpì una spada affilatissima e possente. Ares presa da un’ invincibile voglia di provarla trafisse un barile colmo di lava incandescente, il liquido schizzò fuori dal vulcano e cadde su un albero sacro della tribù, ai piedi del vulcano, l’albero prese fuoco. Vedendo quello scenario gli abitanti del villaggio, incuriositi si avvicinarono e scoprirono che quella massa rossa scaldata illuminava, iniziarono a usarlo per cucinare, in modo che i loro cibi non fossero crudi, ma anche per illuminare le loro case che non furono più buie.