A cura di: Luca Algeri, Samira Beram, Alessandro Bolognesi, Giulia Borelli, Francesca Caria, Nicholas Collepardo, Allegra Contini, Daksh Kumar, Lucio Michele Spina
In Giappone il Natale non è considerato una festa nazionale, perciò non ci sono ferie e i ragazzi vanno a scuola anche il 25 dicembre! Per i giapponesi è comunque un periodo di festività molto sentito, anche se vissuto più come un periodo di spensieratezza che come un momento religioso.
Se non avete in programma di visitare il Giappone, ma siete curiosi di assaporare i profumi e i sapori tipici del loro Natale, ecco un menù costruito su misura.
Partiamo da uno dei capisaldi della cucina orientale: il ramen. L’incertezza sulle sue origini ha da tempo ceduto il posto alla proverbiale fama che ne fa uno dei piatti più diffusi e popolari. Ogni località giapponese ha la propria versione, ma la ricetta tradizionale impone la presenza di noodles, brodo, uova, carne e condimenti a base di miso, sakè e salsa di soia. Il risultato che si ottiene è quello di una zuppa estremamente ricca e saporita, accompagnata di solito da sottili fette di naruto: caratteristico cibo giapponese che si ottiene frullando surimi e pesce azzurro in modo da ottenere dei panetti solidi e compatti di vario colore.
Secondo piatto estremamente saporito che non ha davvero nulla da invidiare all’arrosto nostrano. Il chashu non è altro che un arrosto di maiale marinato in salsa di soia e spezie e poi cotto a fuoco lento. Solitamente utilizzato come ingrediente da aggiungere al ramen o a primi piatti di riso, il chashu è diventato ormai un vero e proprio secondo, servito anche come portata principale.
Sebbene non sia verdura di stagione, provare questa ricetta ne varrà senz’altro la pena. Per prepararsi all’arrivo del dessert, queste melanzane saltate rappresentano un’ottima anticipazione di sapori dolci e delicati.
I colori – bianco e rosso – sono quelli della bandiera giapponese, mentre la forma sferica viene associata alla simbologia dei santuari. La Kurisumasu keeki è una torta che nasce per celebrare la potenza e la prosperità del Giappone, salvo poi essere diventato il dolce tipico da servire in tavola il 25 dicembre. Si tratta di una torta sontuosa e allettante, composta da un morbido impasto di sponge cake – simile a quello dei classici ciambelloni – inumidito con una bagna di sciroppo di zucchero e farcita con panna e fragole. Quanto alla decorazione, niente limiti alla fantasia, ma tripudi di alberelli, Babbi Natale e zuccherini natalizi.
Nelle città giapponesi nei mesi di novembre e dicembre si possono ammirare vari tipi di luminarie e non mancherà qualche mercatino di Natale in stile europeo, come per esempio quello di Roppongi Hills, con tanto di cibi e bevande tipiche della Germania.
Il Natale è la classica festività da trascorrere con il proprio ragazzo/ragazza. I fidanzati vanno a cena fuori e festeggiano scambiandosi un regalo. Considerando che la gran parte dei giapponesi è atea, si può capire il motivo per cui il Natale non è per loro una festa religiosa, ma è stata importata dall’Occidente, è soprattutto una festa commerciale.
I Giapponesi la vedono come una cosa molto esotica, che per loro è sinonimo di occidentale. Adorano però il suo lato atmosferico e commerciale: luminarie, decorazioni e.. regali ovviamente!
Nei Paesi occidentali, l’albero di Natale è generalmente grande e decoratissimo con luci e ornamenti di infinite varianti. Ma in Giappone, dove gli spazi vitali sono molto ristretti, si accontentano di alberi molto più sobri e discreti e ci investono anche poco budget. Pensate che i più gettonati sono quelli dei negozi tutto a 100 Yen!
Al contrario si sbizzarriscono molto di più con le luminarie per strada e nei centri commerciali, che invece raggiungono delle vette di qualità e investimento a confronto davvero estreme!
Andare al lavoro è la cosa più strana che i giapponesi fanno a Natale. Soprattutto ai nostri occhi di occidentali. Per loro non è una festa nazionale e non fa parte delle loro tradizioni.
Allo stesso tempo però è molto simile nella forma a come la intendiamo noi, abbastanza da sentirsi tristi visto che, nonostante siano letteralmente circondati da un’aria di festa, non hanno il 25 dicembre segnato di rosso sul calendario. Per loro è un giorno come tutti gli altri.
Quella della principessa Kaguya è considerata la primissima leggenda giapponese, risalente al decimo secolo.
Un tagliatore di Bambù, Okina, un giorno trovò una bambina piccolissima all’interno di una canna di bambù. La portò a casa e siccome non aveva figli, insieme alla moglie, decise di adottarla. Le diedero il nome di Kaguya, “notte splendente”. Da quel giorno ogni volta che il tagliatore tagliava una canna di bambù al suo interno trovava una pepita d’oro.
La famiglia divenne ricchissima e Kaguya bellissima, divenendo la giovane più ambita del paese. Si presentarono cinque principi, provenienti da ogni angolo del pianeta, e chiesero la mano della figlia del tagliatore di bambù. Ma lei non voleva sposarsi e chiese ad ognuno qualcosa di impossibile da realizzare. Ad uno chiese la ciotola di Buddha. Ad un altro il ramo di un albero dal tronco d’oro e dalle foglie d’argento. Al terzo chiese la pelle di un topo di fuoco. Al quarto un gioiello dalla testa di un drago. E, all’ultimo, una conchiglia nascosta nella pancia di una rondine.
Tutti fallirono, ovviamente, e Kaguya non si concesse in sposa nemmeno all’imperatore del Giappone, al quale, tuttavia, confidò di provenire dalla Luna. L’imperatore fece di tutto per impedire agli esseri celestiali di riprendersi la propria principessa, ma questa scomparve, tornando sulla sua Luna.
In dono all’imperatore, l’unico che avrebbe davvero potuto conquistare il suo cuore su questo pianeta, lasciò una lettera e l’elisir della vita. Ma l’imperatore bruciò entrambi sul monte Fuji, niente poteva compensare la perdita dell’amata.
Su una delle sponde del fiume celeste, l’Ama no Gawa (la Via Lattea), abitavano Tentei, imperatore del cielo, e sua figlia Orihime. Orihime tesseva splendidi abiti per suo padre e per tutti gli dei. Ma era triste, perché non aveva conosciuto il mondo esterno e non conosceva ancora l’amore. Tentei, allora, organizzò il matrimonio della figlia con Hikoboshi, pastore dell’altra riva del fiume celeste.
I due si amavano così tanto da dimenticare i propri doveri. I buoi di Hikoboshi vagavano incontrollati per la Via Lattea e le divinità rimasero senza indumenti. Tentei e le altre divinità decisero allora di separare i due amanti. Ma non valse a nulla, perché pervasi dalla tristezza continuarono a non adempiere ai propri doveri.
Così fu concordato che una volta l’anno i due potessero incontrarsi, a patto che, nel corso dell’anno, avessero adempiuto ai loro doveri.
Da allora ogni settimo giorno del settimo mese uno stormo di gazze trasporta Orihime dal suo amato. Ma se i due non hanno adempiuto ai loro doveri quel giorno pioverà.