INTERVISTE POSSIBILI




PER INIZIARE...

INTERVISTA ALLA NOSTRA DIRIGENTE SCOLASTICA

PROF.SSA LUCIA TATULLI…..

Abbiamo voluto iniziare il nostro “cammino giornalistico” con un’intervista alla nostra Dirigente durante la quale ci ha parlato della sua esperienza professionale. Inoltre le abbiamo posto alcune domande riguardo alla realizzazione del giornalino scolastico.

"Cosa l'ha convinta a diventare preside?"

"La voglia di cambiare le cose sbagliate che notavo nella mia scuola, ad esempio, atteggiamenti all'antica che andavano rinnovati; l’esigenza di migliorare l'ambiente scolastico per insegnanti e studenti e far sentire tutti a proprio agio; ma anche  la voglia di riprendere con gli studi e di mettermi in gioco."

"E' stato un cambiamento difficile?"

"Inizialmente si, perché pensavo a ciò che avrei dovuto fare in futuro, quindi prendere decisioni per tutta la scuola mi 'spaventava', infatti, per ambientarmi ci ho impiegato molto tempo, però allo stesso tempo il mio nuovo 'ruolo' di dirigente mi è piaciuto sin dall'inizio."

"Quali cambiamenti vorrebbe apportare alla scuola?"

"Sicuramente vorrei una scuola che prestasse una maggiore attenzione ai bisogni degli alunni, non solo quelli riguardanti lo studio, ma soprattutto ai bisogni formativi e ai loro interessi; un mio desiderio, a questo proposito, sarebbe quello di avviare corsi pomeridiani per far vivere agli alunni la scuola in un modo diverso."

"Cosa si aspetta dal nostro gruppo redazione?"

"Penso che sia un bel lavoro di squadra; spero che questa 'avventura', che vivrete in gruppo, vi consenta di allenarvi nella scrittura. Attribuisco al giornalino scolastico un ruolo molto importante perché, tramite questo mezzo, si può dare visibilità a tutto ciò che la scuola sta facendo durante l'anno scolastico in una maniera creativa.


"Cosa si aspetta dal nostro gruppo redazione?"

"Penso che sia un bel lavoro di squadra; spero che questa 'avventura', che vivrete in gruppo, vi consenta di allenarvi nella scrittura. Attribuisco al giornalino scolastico un ruolo molto importante perché, tramite questo mezzo, si può dare visibilità a tutto ciò che la scuola sta facendo durante l'anno scolastico in una maniera creativa.

"Cosa si aspetta da ognuno di noi?"

"Mi auguro che ciascuno di voi

si assuma  la responsabilità del ruolo che ricopre all’interno della redazione,  perché possiate lavorare in maniera proficua.

E spero che questa per voi sia un’importante occasione di crescita personale.

"Cosa si prova a dirigere una scuola secondaria di primo grado intitolata a Gioacchino Gesmundo “martire della libertà”?"

"E' una grande emozione e questo ruolo mi ha offerto l'occasione per conoscere ancora meglio la figura di Gioacchino Gesmundo."

 

 Lucialetizia Scarola 2^D,

Alessandra Leovino  2^D

….E ALLA PROF.SSA FILOMENA DI RELLA, PRIMA COLLABORATRICE DELLA NOSTRA DIRIGENTE

Durante un incontro pomeridiano del progetto PON “Giornalino scolastico”, abbiamo approfittato della presenza della prof.ssa Filomena Di Rella per conversare con lei e porle alcune domande cui lei ha risposto con molto piacere e per questo la ringraziamo.

-Da quanto tempo svolge il ruolo di  vicepreside?

Nel 2018/2019 sono stata nominata vicepreside, cioè primo collaboratore del dirigente scolastico con funzioni vicariali; ho ricevuto questo incarico dal Dirigente scolastico Domenico Cosmai.

-Cosa ha provato quando le è stato conferito questo incarico?

All’inizio avevo un po’ di paura, perché è molto impegnativo, ho provato un senso di ansia da prestazione, avevo timore di non riuscire a portare a termine i miei compiti, però comunque è stato un incarico che mi ha riempita di energia.

-Cosa cambierebbe nella scuola?

Ritengo che la scuola debba scrollarsi di alcuni adempimenti di natura formale e debba investire maggiormente nei ragazzi e nel valore della cultura. Valorizzerei maggiormente tutte quelle attività che mirano a rafforzare nei giovani la cultura e le competenze di vita che servono per affrontare la vita stessa e il mondo del lavoro.

-Le piace il suo lavoro?

Moltissimo, ho scelto di cambiare lavoro perché ho tanta fiducia soprattutto nei giovani, che sono nelle nostre mani, per cui sono innamorata del mio lavoro.

- Accetterebbe di assumere nuovamente il ruolo da vicepreside o lo rifiuterebbe perché troppo impegnativo?

Certo, sicuramente lo accetterei perché mi ha formata molto; ritengo che sia fondamentale per chi voglia intraprendere la carriera di preside.

-Cosa ha provato nel cambiamento del Dirigente scolastico?

 Ho sofferto molto perché con il Preside Cosmai abbiamo vissuto un momento drammatico della storia, e in particolare, del mondo della scuola, cioè quello della pandemia. Ogni nuovo dirigente porta la sua personalità e la sua professionalità; con l’attuale Preside mi sento altrettanto unita e alleata sempre nell’ottica del bene della scuola. Apprezzo moltissimo le capacità della preside e le sue qualità, anche con lei mi trovo benissimo e la ringrazio per la fiducia.

-Cosa ha provato durante l’evento commemorativo di Gioacchino Gesmundo del 29 marzo ?

Mi sono commossa, l’ho preparata e organizzata come ho sempre fatto, uno perché sono appassionata di storia, due perché c’è una vicenda familiare dietro. Penso che abbiamo il dovere di memoria e non bisogna mai dimenticare queste persone e il loro estremo sacrificio in nome della libertà.


 Chiara De Noia, Sarah Rupa 2^E


AMORE A PRIMA VISTA: INTERVISTA ALLA PROF.SSA ANTONELLA RUTIGLIANI

La prof.ssa A. Rutigliani ha partecipato al concerto per la pace del 26 marzo. Abbiamo pensato di intervistarla per condividere le emozioni provate e anche un po’ della sua carriera  da violinista.


Quando e perché è nata la sua passione per la musica? Ha  suonato altri strumenti oltre al violino? 

 Inizialmente sono stati i miei genitori che hanno iscritto ad una scuola di musica, me e mia sorella, però io ho scelto subito il violino perché l'avevo visto in un film e mi aveva affascinata il suo suonoquindi è stato subito un amore a prima vista. 

Sì, ho suonato il pianoforte perché è obbligatorio, el corso di studi in Conservatorio;  si sostiene proprio un esame  complementare.

Quando ha comprato il suo primo violino e  a quanti anni ha iniziato la sua carriera da violinista? 

Il primo violino lo hanno acquistato i miei genitori quando avevo circa sei anni, ma era un violino di fabbrica da studio. Se invece ci riferiamo al primo violino professionale, fatto da un liutaio,  l’ho acquistato all’età di 16 anni da un liutaio di Padova, Luigi Lanaro. I violini fatti dai liutai  hanno un valore economico notevole: il solo arco può arrivare a costare dai 3000 ai 4000 €. Mi ricordo il viaggio per ritirarlo e ricordo che i miei genitori hanno insistito perché  andassimo nella chiesa di Sant’ Antonio da Padova, a farlo benedire. 

A quanti anni ha iniziato la sua carriera da violinista? 

Ho iniziato molto presto perché ho avuto la fortuna di frequentare una bellissima scuola di Musica “Antonin Dvorak” di Molfetta dove c’era il sacerdote Don Salvatore Pappagallo che ha creato intorno a sé un gruppo di ragazzi molto attivi e vivaci. Per me era una gioia andare a frequentare le lezioni. All’età di 11 anni facevamo i saggi: io a volte cantavo nel coro e a volte suonavo in orchestra. Già da 12 - 13 anni suono in orchestra, praticamente una vita. 

Che emozione ha provato durante la sua prima esibizione? 

Sicuramente la gioia di condividere con gli amici il fatto di suonare insieme. Infatti, lo dico sempre che la musica nasce per essere fatta insieme con gli altri e per gli altri;  le emozioni che trasmette la  musica d’insieme  quando sei con gli altri sono impareggiabili e insuperabili; non ho mai pensato alla carriera come solista; io grazie al violino e  all'orchestra, ho sempre condiviso con i miei colleghi - amici tutto:  la musica, ma anche i viaggi, le esperienze. Questa per me è stata una grande fortuna perché grazie al violino e alla musica d'insieme e all’orchestra io ho girato il mondo con i miei amici e  poi dopo con mio marito che ho conosciuto in una tournée in Cina.


Qual è il suo artista preferito con cui ha suonato? 

Sono tanti; ultimamente sto facendo  molte collaborazioni anche di musica leggera e musica pop. 

Con Achille Lauro, Mahmood. I miei preferiti restano gli artisti di musica classica. Sicuramente anche dei direttori d'orchestra come il maestro Gianluigi Gelmetti, grandissimo direttore d'orchestra, orgoglio italiano. Anche tanti cantanti lirici:  ho lavorato con Carreras,  uno dei famosi tre tenori, con Pavarotti, anche se in quella occasione non cantava ma faceva il regista della Bohème. Un artista con cui ho lavorato, di cui ho un ricordo meraviglioso, è Dario Fo che non è un musicista, però curava la regia di un'opera. Con Dario Fo ho trascorso ore a parlare. Quando ho  lavorato con lui ero incinta del mio primo figlio. Lui all'epoca aveva già vinto il Premio Nobel per la letteratura e gli ho chiesto di abbracciarmi per lasciare un segno per mio figlio. Se vogliamo parlare di artisti recenti, ho lavorato con Noa e  Simone Cristicchi. 

Ha suonato a concerti importanti con l'orchestra?

Sì, tanti;  ho fatto anche registrazioni televisive per la Rai,. Ho avuto tantissime occasioni, anche in  mondovisione: ho suonato  per il Papa,  per il Presidente della Repubblica Ciampi in visita a Pesaro. Suonavo con l’orchestra di Pesaro; il Presidente Ciampi è venuto in teatro e il concerto è iniziato con l'Inno di Mameli e ricordo che mi ha fatto una certa impressione anche suonare l'inno.

Quali emozioni ha provato nell'esibizione del 26 Marzo? 

Mi sono commossa in due momenti particolari, il primo è stato quando abbiamo cominciato a suonare l'inno ucraino e le ospiti ucraine si sono alzate in piedi con la mano sul cuore e piangevano a dirotto;  ho anche pensato quanto per una nazione possa essere importante un inno e come in esso ci si possa riconoscere. Il secondo momento è stato quello in cui abbiamo eseguito “We are the World” e tutta la chiesa, a cominciare dal sindaco, si è alzata in piedi e  ha cominciato a cantare insieme,  è stata una festa collettiva. Il bello della musica è farla insieme:  oltre agli amici e  ai colleghi dell'orchestra, si è unito anche in pubblico ed è stato bellissimo.

Com'è stata la preparazione per il concerto?

Ci siamo visti solo qualche ora prima di iniziare il concerto;  abbiamo dato una lettura ai pezzi  ed eravamo pronti per il concerto perché quando si tratta di professionisti c’è una maggiore velocità ed  esperienza.  Questo  fa la differenza tra dilettanti e professionisti. 

Perché ha scelto di partecipare a questo concerto?

Perché, come ha detto un nostro amico durante il concerto,  “andava fatto”.  Io avevo avuto un'esperienza simile perché con la mia orchestra della Magna Grecia di Taranto:  abbiamo aperto un concerto con una coppia di violinisti: lei russa e lui ucraino hanno suonato un pezzo insieme, accompagnati dalla nostra orchestra; il violinista indossava una camicia tradizionale dell'Ucraina; alla fine del concerto i due musicisti si sono abbracciati e quell'abbraccio ha annullato tutte le parole  perché sono marito e moglie e sono musicisti. Il fatto che uno sia ucraino e l’altra sia russa non vuol dire che non debbano più volersi bene e suonare insieme, anzi la musica diventa veicolo e  messaggio di pace. E questi due musicisti in tutta Italia  stanno aprendo decine di concerti,  suonando  questo pezzo che è di un autore ucraino che scrive colonne sonore di  film importanti in Ucraina. Il ricavato dei concerti è andato tutto in beneficenza. La musica supera  le barriere.

In questo periodo c'è qualcuno che dice “Però è stato vietato Dostoevskij perché è un autore russo”;  questo non va bene perché i compositori, i musicisti e gli artisti russi non c'entrano assolutamente nulla con quello che sta accadendo, anzi piuttosto il contrario. La musica è universale, è veicolo di pace.  

Cosa l’ha spinta a partecipare al progetto di ricerca relativo alla musica e all’inclusione che è poi culminato nel libro “Strumento musicale e inclusione nelle SMIM”?

Sono stata onorata di ricevere l'invito dalla professoressa Annalisa Spadolini, che nel Ministero della Pubblica Istruzione è la massima autorità per quanto riguarda la musica nella scuola. Annalisa Spadolini è la responsabile del comitato per l’apprendimento  pratico della musica a scuola; avevo collaborato con lei  e le avevo mandato dei video che avevamo realizzato con la nostra scuola negli anni passati. Lei, dovendo individuare dei docenti in tutta Italia, ha pensato di invitarmi e sono stata veramente onorata di rappresentare la Puglia;  è stato un lavoro molto importante e gratificante.

Perché ha tanto sostenuto l’attivazione dell'indirizzo musicale nella nostra scuola? perché gli alunni dovrebbero scegliere questo indirizzo?

Perché la musica è vita, la musica andrebbe fatta dalla scuola dell'infanzia fino alle superiori e all'università. Purtroppo l'Italia che è la  nazione che al mondo ha dato di più  per la musica, nell'ordinamento scolastico non riesce ancora a riconoscere  l'importanza che ha la musica, a differenza di tutti gli altri Paesi della Comunità europea dove invece è disciplina di studio. In tutta Europa, ogni scuola e le università  hanno un coro e un’orchestra; io per anni ho suonato, quando vivevo a Bologna, nell'orchestra “Collegium musicum” dell’università e cantavo  anche nel  coro “Alma Mater” e abbiamo fatto tournée e scambi con le altre università. Gli studenti che venivano a Bologna con il progetto Erasmus, anche se studiavano ingegneria, medicina, fisica,  erano tutti in grado di leggere la musica, di cantare o di  suonare uno strumento.  Solo noi italiani  che facevamo parte dell'orchestra  eravamo professionisti. Tutti i miei compagni, con cui ho condiviso questa esperienza, sono diventati  ingegneri,  architetti, ma tutti conoscono la musica, tutti la leggono. C'è un'affluenza incredibile anche a teatro. L'Italia, non si capisce per quale motivo, resta fanalino di coda per la musica, quando invece potrebbe dettare legge in tutto il mondo. Perché i nostri compositori, la nostra musica a partire Dal Medioevo è un vanto per noi e per l'Italia intera. 


Rossella Tempesta 1^I

Ilaria Vino 1^ I

Antonella Colasanto 1^ I

Andrea Volpe 1^ I

Giada Gargano 1^I

ARTE CHE PASSIONE!!!

Intervista al prof. Mascoli

La nostra scuola ha  avuto modo di apprezzare la bravura del prof. Vincenzo Mascoli nelle opere  realizzate in occasione di due momenti commemorativi vissuti dalla nostra scuola. Ci riferiamo ai ritratti di Don Pietro Pappagallo e del prof. Gioacchino Gesmundo, realizzate con una tecnica particolare: quella del collage che ha permesso di mettere insieme i tantissimi disegni realizzati dagli alunni delle classi terze in un’unica opera. Noi alunni della 1^i abbiamo voluto conoscere più a fondo il prof. Mascoli sia come artista che come docente, ponedogli alcune domande che riportiamo in questa intervista.

 

Come è nata la sua  passione per l’arte? 

“La passione per l’arte è sempre stata con me da quando ero piccolo; io facevo delle cose strane con i cartoni e con i puzzle, ci dipingevo sopra, li aprivo e li ricomponevo  anche forzando le figure disegnate, ottenendo così disegni astratti.

In una fase successiva,  riuscivo anche a disegnare i personaggi dei cartoni animati, fino ad arrivare a produrre dei miei disegni. 

Dopo la scuola media quindi, ho deciso di frequentare  l’istituto d’arte e poi  l’accademia.

 Qual è l’ opera più bella da lei eseguita? 

Io non sono molto legato alle mie opere, ritengo che esista sempre l’opera più bella che sarà poi quella che dovrò ancora fare.

Ci sono dei progetti belli cui sono molto legato che mi hanno dato l’opportunità di farmi conoscere.

Abbiamo notato che lei utilizza molto la tecnica del collage, come abbiamo potuto notare dalle opere da lei realizzate per la nostra scuola. Come mai?

Questa tecnica è nata quando ero a New York; sono riuscito con materiali poveri ad ottenere un prodotto finito. Il collage mi interessa perché ha una doppia fase di racconto: ha l’immagine in sé della foto o del giornale, ma all’interno ha anche un contorno che racchiude l’immagine che viene associata ad altre e da esse se ne formano ancora altre;  mi piace il racconto che si sviluppa, è una sorta di  “racconto nel racconto”.

A proposito di New York, com’è stata la sua esperienza, è stato difficile ambientarsi? 

E’ stata una bellissima esperienza vivere a New York; posso affermare che New York è il mondo, è uno spaccato del mondo all'interno degli Stati Uniti dove convivono e si fondono tante etnie. 

New York è  la città che non dorme mai.  E’ una città che ti offre tante possibilità. Per un artista è più facile fare carriera: c’è poca burocrazia e quindi risulta più semplice poter organizzare delle mostre, incontrare gente e farsi conoscere.

 Quali sono stati i momenti più emozionanti della sua carriera? 

Penso alle varie esperienze che ho fatto: dalla missione in Albania al conseguimento delle due lauree: una in scenografia, l'altra in pittura; importanti sono state per me tutte quelle esperienze legate al teatro; penso alle tournée che mi hanno permesso di conoscere  paesi, città, teatri diversi, gente diversa. A me piace moltissimo viaggiare.

Come hanno reagito i suoi genitori riguardo alla sua scelta professionale?

Per i miei è stato molto semplice accettare la mia scelta; non ci sono stati problemi per loro, perché io ho sempre disegnato, quindi dalla scuola media diventava naturale passare all'istituto d'arte. In realtà è stato un po’  più complesso, al termine della scuola secondaria di secondo grado  perché io avrei voluto frequentare la scuola di Design,  a Roma o a Milano.

Ciò non era possibile perché molto costoso. Ho frequentato la facoltà di ingegneria e nel contempo lavoravo. Dopo aver sostenuto una decina di esami anche con ottimi voti, ho avuto una “crisi mistica” . Non essendo soddisfatto di quello che facevo, decisi all’improvviso di prestare l’anno di leva militare obbligatorio. Al termine di questo anno, su consiglio di un amico, ho deciso  di frequentare l’Accademia, in particolare scenografia che comprende settori molto vicini al design. Di lì mi si è aperto un mondo. Il primo anno ho conosciuto dei docenti che mi hanno portato con loro  in tournée; durante il  secondo anno, ho cominciato a fare delle collaborazioni e mi sono dedicato anche alla pittura; il mio percorso professionale  è completamente cambiato.

Perché ha scelto di fare anche l'insegnante? Qual è il suo rapporto con i ragazzi? 

Io ho tenuto  tantissimi laboratori in passato, anche in “quartieri difficili” di Bari, Corato, Andria. A  me piace la  didattica  perché implica in sé  il concetto di speranza e di fiducia nei giovani, che ti aiutano anche a confrontarti e a  migliorarti. Diventa interessante  vedere come i ragazzi interagiscono anche col mio mondo. I giovani sono il  futuro e mi auguro che per loro ci sia un futuro migliore rispetto a quello che stiamo vivendo negli ultimi tempi. Voglio concludere dicendovi che il futuro siete voi e in voi, ragazzi e giovani,  riponiamo le nostre speranze.

 

Rossella Tempesta 1^I

Ilaria Vino 1^ I

Antonella Colasanto 1^ I

Andrea Volpe 1^ I

Giada Gargano 1^I

LEOPARDI….QUANDO BELTÀ SPLENDEA

Intervista al prof. Vino

Il professor Vino è docente di lettere presso la nostra scuola e svolge anche l’attività di scrittore.  Il libro  dal titolo “Leopardi…quando beltà splendea” di cui abbiamo voluto conversare con lui, parla delle più celebri opere scritte da Leopardi e spazia dall’amore, al sogno, alla natura, alla bellezza, alla gloria, alle donne e all’infinito. Ciò che colpisce è la freschezza con cui questi argomenti sono stati affrontati tanto da renderne piacevole la lettura anche a noi ragazzi. All'interno di questo libro possiamo trovare la rubrica “Leopardi pop” che suggerisce ascolti e letture contemporanee riguardanti Leopardi. 


­Da piccolo avrebbe mai pensato di diventare quel che è oggi?

Come la maggior parte dei bambini  avevo il sogno di diventare un calciatore, un pompiere o un maresciallo dell’esercito. Crescendo le mie ambizioni sono cambiate e mi sono accorto della mia  predilezione verso le materie umanistiche e mi sono  dedicato proprio a queste.

- Quale facoltà di studi ha frequentato?

Avrei voluto frequentare la facoltà di storia dell’arte, ma poiché lontana ho optato per  la facoltà di lettere moderne a Bari.  Dopo l’Università, nel 2009 ho frequentato un master a Roma, dedicandomi ad un settore diverso dal precedente, cioè biblioteconomia e archivistica, all’inizio pensavo di intraprendere questo percorso,  però poi dal 2012 ho deciso di dedicarmi all’insegnamento, superando il concorso per l’abilitazione.

Come ha pensato all’idea di realizzare il libro “Leopardi… quando beltà splendea” dedicato appunto a Giacomo Leopardi?

Questa idea è nata  dall'incontro con il professore  Trifone Gargano, che riteneva giusto  avvicinare i ragazzi alla letteratura, vista dalla maggior parte di loro  come qualcosa di pesante, coniugare la contemporaneità alla tradizione.  Infatti il prof Trifone aveva scritto un libro su Dante Alighieri intitolato “DANTE POP” . A questo punto anche io ho deciso, in collaborazione con Antonella Santino,  di scriverne uno. Abbiamo pensato a Leopardi  perché si hanno molti pregiudizi su di lui e i ragazzi cercano di evitarlo; da sempre si pensa che sia noioso, sfortunato, pessimista  e  molto altro.  Anche io quando ero studente ho conosciuto Leopardi sotto questa veste ma, dopo aver approfondito gli studi su di lui, mi sono reso conto che era tutto il contrario. Ne emerge un Leopardi che affronta le difficoltà, che  si rialza, se cade, e che va avanti.

Perché avete scelto questo titolo?

Dopo averci riflettuto molto, abbiamo pensato che questo fosse il titolo più adatto per il pubblico a cui ci rivolgiamo,  ispirandoci alla sua poesia “A Silvia”. Una delle finalità del libro è quella di imparare ad accettare la diversità. 

Perché ha deciso di collaborare con Antonella Santino nella realizzazione di questo libro?

Antonella Santino è una mia  collega che aveva frequentato con me  il T.F.A. , con cui ho stabilito un rapporto di amicizia e abbiamo subito riconosciuto le competenze necessarie uno nell’altro.

Qual è la poesia che le piace di più di Leopardi?

La poesia che mi piace è l’Infinito poiché questo è un inno all’immaginazione che per me è un superpotere e si coltiva con la sensibilità. Immaginare è un’azione molto complicata. Chi sa immaginare ha una grande qualità.

Se lei fosse nato nell’epoca di Leopardi, l’avrebbe voluto conoscere?

Si, l’ avrei voluto conoscere se fossi stato nobile come lui. Era un aristocratico particolare in decadenza e l’istruzione era destinata solo ai più ricchi. Continuo dicendo che se Leopardi fosse nato in questa epoca,  non l’avrebbero accettato perché abbiamo paura del diverso. Lui aveva una malattia che influiva anche sul suo aspetto fisico e veniva evitato perché diverso.

Ha scritto altri libri oltre a questo?

Un po' di anni fa ho pubblicato un saggio di storia contemporanea  proprio perché a me piace cambiare e spaziare. Sono ancora appassionato alla storia e, quando ho scritto il libro, lo ero ancora di più.  In questo libro ho pubblicato in parte quelle che erano le mie tesi di laurea rivisitate. Il saggio si intitola “Una storia offuscata” che  ha richiesto  la conoscenza di molti contenuti della storia italiana del periodo dal Secondo Dopoguerra in poi. Questo testo parla di quello che non si sa, di quello che non viene insegnato della storia della repubblica italiana dal ‘46 al ‘92.

Ha in mente di scrivere qualcos’altro?

E’ pronto un altro libro di cui non si conosce la data di pubblicazione; si tratta di un romanzo storico ed è  ambientato in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale. 

 Sua  moglie lo appoggia nei suoi progetti?

Mi appoggia, anche se facciamo lavori molto diversi. È  sempre al mio fianco e mi sostiene sia nei momenti belli sia in quelli più difficili. Mi sprona sempre nei momenti più brutti e concludo dicendo che legge tutto quello che scrivo.

 

 

Claudia Fiore 2^I

Maria De Lucia 2^I

Ginevra De Leo 2^I

 Francesco Pio D’Amato 2^M

Elena Grieco 2^M

E… ”NEL PENSIER MI FINGO”


Ogni giorno mi circondo di  libri, quaderni, fogli, agende, bloc notes ...

“Infinite carte” che mi danno un senso di sicurezza e di tranquillità, come tutte le buone abitudini, ma, a volte, proprio quelle stesse carte mi inquietano e mi mettono a disagio…

Tante volte, quelle “carte” mi fanno pensare non solo ai compiti da svolgere ed alla lezione del giorno dopo, ma anche alle altre “carte” che mi aspettano nel futuro, scolastico e non solo…

A breve inizierò una nuova esperienza scolastica… Ma, esattamente, quale? Farò la scelta migliore? E qual è la scelta migliore? Come saranno i miei nuovi compagni? Avrò il coraggio di lasciare quelli

vecchi? Per non parlare  dei professori… E le materie? Mi piace più la matematica o la storia?

Non sono piccoli problemi perché dalla soluzione di essi dipende la serenità e la tranquillità del mio futuro prossimo, un tempo che mi piace già immaginare e che, contemporaneamente, mi spaventa per tutte le sue incertezze…

Ed ecco che, mentre penso a questo, si affacciano già altri pensieri, da un futuro più lontano, che non riesco neppure ad immaginare…

Come sarà la mia vita, cosa accadrà e, soprattutto, come sarà la mia vita e quella di tutta l’umanità con questo maledetto virus?

Purtroppo, il telegiornale ne parla ogni giorno e ogni giorno spero sia l’ultimo.

Di certo, questo virus ha cambiato per sempre la nostra vita e fa ancora molta paura, perché continua a circolare nonostante il vaccino.

Per fortuna, c’è un “però”.

Se questo virus fa sicuramente paura, “però” è anche vero che la scienza e le continue scoperte dell’uomo ci regalano non solo la certezza che questo virus sarà definitivamente sconfitto ma anche la speranza di una vita migliore. Per tutti!

Poi, il rumore di una matita che cade mi riporta, di colpo, alle mie “carte” e ai compiti da fare che sembrano davvero “infiniti”!

 

Antonella De Chirico 3^ D