In Italia ormai da anni ci si pone il problema della disoccupazione giovanile, ma con le elezioni del nuovo Governo si è posto un ulteriore problema -il reddito di cittadinanza -.
In Italia, secondo il dato Istat, il tasso di disoccupazione totale giovanile sale al 23,7% (+1,6 punti), infatti si è presentato come il terzo dato più alto sulla disoccupazione giovanile in Europa. Al primo posto la Spagna (disoccupazione giovanile al 32,1%), al secondo posto la Grecia (disoccupazione giovanile al 28,5%).
Ma perché questo problema sta diventando sempre più diffuso? Le risposte variano in base ai soggetti; gli imprenditori direbbero che non si ha voglia di lavorare, in controbattuta abbiamo una risposta da parte dei giovani che esplicitano il problema degli stipendi troppo bassi.
In Italia nel 2021 si è registrata una percentuale del 67,7% di under 35 che vive ancora con i genitori; ma qual è la causa? Le origini di tale problematica sono molteplici: il costo dell’affitto (circa €3.830 annui) talvolta è maggiore rispetto ad uno stipendio medio (circa €5.000 annui), la spesa delle bollette per elettricità e gas sono in continuo aumento (circa €1.857 annui); si arriva ad una conclusione in cui le spese per vivere superano i guadagni.
Sicuramente chiunque vorrebbe lavorare in buone condizioni e con persone con cui andare d'accordo, tuttavia questi elementi non sono sempre presenti; altro fattore che influenza la disoccupazione.
A questo vi si aggiunge un ulteriore disagio, il decremento delle nascite; una delle cause potrebbe essere sicuramente l'instabilità economica dei giovani, di conseguenza questi ultimi non sono motivati a formare famiglie, al contrario, tendono sempre di più a frequentare università posticipando l'entrata nel mondo lavorativo, questo è un altro grande problema a causa del quale è presente una così bassa percentuale di giovani lavoratori.
A questo punto ci si rende conto che è un continuo circolo vizioso: pochi lavoratori, poche famiglie, poche nascite e di nuovo pochi lavoratori.
Il reddito di cittadinanza ricordiamo, prevede un sussidio economico mensile, parametrato sul numero di componenti della famiglia, che va da un minimo di 400 a un massimo di 840 euro mensili, con obbligo per i componenti disoccupati maggiorenni, fino a 64 anni, di un percorso di reinserimento lavorativo.
Ma il reddito di cittadinanza a chi viene assegnato? Non dovrebbe aiutare chi è in difficoltà economiche o chi non è nelle condizioni di lavorare?
Indubbiamente sì, tuttavia molti giovani ne approfittano, decidendo di non intraprendere un percorso lavorativo in quanto la somma assegnata loro è sufficiente per garantire ai singoli un ottimo stato di vita; a discapito del resto del Paese che oltre a rimanere senza manodopera, deve badare al mantenimento di coloro che non producono utilità lavorativa. All'interno dell'Italia è necessario un cambiamento, da parte di tutti, è necessario un approccio più serio e professionale che porti ad uno sviluppo sia economico che culturale il nostro Paese.
Serve un incentivo ai giovani lavoratori ma anche una certezza agli imprenditori, in modo da costruire una situazione economica equilibrata.
Riflettendo su quanto sino a qui affermato potremmo stabilire che la colpa non è da attribuire interamente ad un solo soggetto del sistema in quanto in questo “gioco” ognuno deve ritenersi ugualmente responsabile di quanto accade.
Da giovane mi sento in obbligo di informarmi a tal proposito, sia per avere una prospettiva di vita migliore, sia per poter contribuire allo sviluppo del Paese in cui vivo.
Tuttavia sento la necessità di condividere il mio timore per quanto riguarda il futuro; a mio parere spesso i giovani vengono considerati come delle marionette prive di ragione e, in quanto tali, non ci si aspetta che possano opporsi alle pretese avanzate nei loro confronti. Essi vengono formati con l’idea di aiutare il Paese, di essere gli ideatori del futuro beato e roseo che l’Italia aspetta ormai da tempo indefinito e di trasformare le speranze in fatti, ma nessuno parla mai degli strumenti inesistenti di cui dovrebbero essere muniti per poter fare il primo passo. Il governo è dunque sempre pronto a puntare il dito contro i giovani perché “svogliati”, “sfaticati” e “disinteressati” ma non tengono mai conto del fatto che mentre loro parlano e vengono pagati circa €13.000 netti al mese, quello che viene promesso a noi giovani è miseria.
Perciò sì, capisco ogni singolo giovane che ha voglia di lavorare e di formarsi ma che non viene valorizzato per quello che è; spero un giorno tutto questo possa cambiare.