L'emigrazione tra passato e presente

PREMESSA

L'Italia è stata terra di emigrazione all'inizio del '900, per ragioni di carattere economico. Oggi invece le condizioni sono un po' cambiate: è diventata terra di immigrazione per molte popolazioni provenienti dall'Africa e dall'Asia; ma si assiste tutt'oggi ad un fenomeno nuovo e preoccupante: il "brain drain", ossia la "fuga dei cervelli", espressione che indica l'emigrazione verso Paesi stranieri di persone di talento o alta specializzazione professionale formatesi in madrepatria.


L'ITALIA ALL'INIZIO DEL '900

La difficile condizione dei contadini all'inizio del '900 in Italia alimentò il fenomeno dell’emigrazione verso l'estero. In un primo tempo emigrarono in prevalenza contadini delle zone più povere del Nord. Oltre mezzo milione di persone lasciavano l’Italia ogni anno, dirette in Francia, Germania, Stati Uniti, Canada, Argentina e Brasile. Fra il 1900 e il 1914 gli emigranti italiani furono il 20% della popolazione. L’emigrazione ebbe 2 aspetti, uno positivo e uno negativo. Da un lato le campagne si spopolavano, i legami familiari diventano più deboli, spesso gli emigranti dovevano combattere contro i pregiudizi e contro l’ostilità dei lavoratori locali, con i quali si mettevano in concorrenza. Nel tempo però si vedevano gli effetti benefici: gli emigranti imparavano a leggere e comunicare con la famiglia, apprendevano la lingua del luogo per poter lavorare e migliorare la loro condizione, infine mandavano in patria parte dei loro guadagni. Le rimesse degli emigrati diventati una parte importante dell’economia delle campagne meridionali italiane.


Procida Gabriele IIIA


IL FENOMENO EMIGRATORIO OGGI

di Lorenzo Deioma - IIIA


Sono stati tre i periodi durante i quali l'Italia ha conosciuto un cospicuo fenomeno

emigratorio destinato all'espatrio. Il primo periodo, conosciuto come Grande Emigrazione, ha avuto inizio nel 1861 dopo l'Unità d'Italia ed è terminato negli anni venti del XX secolo con l'ascesa del fascismo.

Il secondo periodo di forte emigrazione all'estero, conosciuto come Migrazione Europea, è avvenuto tra la fine della seconda guerra mondiale (1945) e gli anni settanta del XX secolo. Tra il 1861 e il 1985 hanno lasciato il Paese, senza farvi più ritorno, circa 18.725.000 italiani[2]. I loro discendenti, che sono chiamati "oriundi italiani", possono essere in possesso, oltre che della cittadinanza del Paese di nascita, anche della cittadinanza italiana dopo averne fatto richiesta, ma sono pochi i richiedenti che risiedono fuori Italia. Gli oriundi italiani ammontano nel mondo a un numero compreso tra i 60 e gli 80 milioni.

Una terza ondata emigratoria destinata all'espatrio, che è cominciata all'inizio del XXI secol e che è conosciuta come Nuova Emigrazione, è causata dalle difficoltà che hanno avuto origine nella grande recessione, crisi economica mondiale che è iniziata nel 2007. Questo terzo fenomeno emigratorio, che ha una consistenza numerica inferiore rispetto ai due precedenti, interessa principalmente i giovani, spesso laureati, tant'è che viene definito come una "fuga di cervelli".

Secondo l'anagrafe degli italiani residenti all'estero (AIRE), il numero di cittadini italiani che risiedono fuori dall'Italia è passato dai 3.106.251 del 2006 ai 4.973.942 del 2017, con un incremento pari al 60,1%


IL PROBLEMA DELL'IMMIGRAZIONE OGGI

di Gabriele Procida - IIIA

Oggi la nostra nazione e l’Europa si trovano nelle condizioni di dover accogliere migliaia di sfollati provenienti da Paesi flagellati da violenti conflitti, quali la Siria o la Nigeria. Nella sola Italia gli arrivi stimati per il 2015 ammontano a 200.000 unità e un’adeguata accoglienza diventa sempre più difficile da garantire. Una delle questioni più spinose risiede nell’illegalità in cui gli spostamenti di questi flussi migratori: ormai si è perso il conto delle vittime del mare, ingoiate dalle onde nel tentativo disperato di attraversare il Mediterraneo a bordo di un gommone nelle mani di scafisti senza scrupoli. Il fenomeno ha assunto tutte le caratteristiche di una vera e propria emergenza che necessita di interventi mirati e organici da parte dell’intera Unione Europea.


Come acquisire la cittadinanza in Italia di Alessandro Bissanti - IIIA


Oggi in Italia hanno la cittadinanza italiana i figli di italiani, anche se nascono fuori dal territorio italiano (ius sanguinis). Essa si ottiene anche per adozione da parte di cittadini italiani, oppure per matrimonio con un cittadino. Inoltre la si può ottenere per residenza della durata di almeno 10 anni in Italia per i cittadini extracomunitari o almeno di 4 anni per i cittadini dell’UE. I bambini nati in Italia, figli di stranieri, possono chiedere la cittadinanza italiana solo dopo aver compiuto 18 anni e aver risieduto in Italia legalmente e ininterrottamente.

Il diritto di voto in Italia spetta a tutti i cittadini italiani che hanno compiuto 18 anni (per l’elezione dei senatori almeno 25 anni di età). Il diritto di voto può essere revocato per incapacità o sentenze penali irrevocabili.