La cultura della legalità si fa facendosi testimoni di scelte giuste nella vita di tutti i giorni e promuovendo la diffusione la diffusione della lotta all’illegalità: rifletti in un testo espositivo su quali scelte quotidiane possono essere simboli di illegalità anche alla luce della lettura e degli esempi di legalità che hai studiato nell’ambito del percorso di educazione civica (Giovanni Falcone,Paolo Borsellino, Peppino Impastato e Padre Pino Puglisi).
Secondo me la legalità è la parola che ci fa capire che la mafia è perfida. Sapendo che uccide senza pietà e con dei piani infallibili. Noi dobbiamo contrastarla come hanno fatto molte persone a cui non hanno lasciato scampo. Invece parlando di me, io se assistessi ad un atto di bullismo interverrei subito aiutando la vittima, e soprattutto denuncerei subito il fatto agli insegnanti, poi non comprerei mai merce rubata e non giocherei mai di azzardo nemmeno per milioni. Non salirei mai su un autobus senza pagare il biglietto, inoltre cerco sempre di non sciupare corrente elettrica e spesso provo a comprare prodotti a km zero, per evitare l’inquinamento e non favorire le aziende di trasporto spesso gestite dalla mafia. Invece per evitare l’inquinamento le persone devono gestire e cominciare a fare le raccolte differenziate. Eppure ci sono ancora persone che si sentono di gradi più alti cioè bulli che pensano di potere fare tutto senza rispettare gli altri. Io non farei mai questi atti vandalici, perché distruggere l’ambiente ruba lo spazio e il diritto agli altri di potere utilizzarlo. Poi ritornando al discorso dei magistrati e di chi ha lottato contro la mafia, parlo per prima di Giovanni Falcone che candidandosi alla magistratura, sapendo che lo doveva fare dall’infanzia, aveva già compreso il pericolo che correva, ma fu` un grande magistrato che ha lottato fino alla fine. Con Giovanni ci fu` anche un suo caro amico dalla magistratura, Paolo Borsellino che sapeva anche lui il rischio che correva, aveva preso da suo nonno Salvatore Lepanto, che non si inchinò mai al boss della mafia del suo paese. Poi la storia di Peppino Impastato, a cui scorreva sangue mafioso, ma nonostante ciò si oppose alla mafia venendo ucciso un’ esplosione pianificata nel 1978, anche padre Pino Puglisi, che proteggeva i bambini sfruttati dalla mafia, li nascondeva nella sua chiesa per non farli diventare mafiosi, dalla mafia chiamati in greco “picciotti”.
Luca La Mantia - IIA