Viva la musica!

Soazza, 10 novembre 2023

Mongrande Belsito

Bambine, bambini, cari ragazzi, maestre, maestri! Vi dico buonasera, e alla fine augurerò una notte serena. Si, perché vi parlerò del buio e della luce, di noi e della musica, delle inquietudini e della quiete. Di quel che vediamo fuori, nei boschi, nelle piazze, a scuola e a casa, e dei sentimenti più profondi, quelli che sentiamo dentro di noi.

C'era una volta, e può esserci ancora, un incantevole villaggio tra le cime delle Alpi svizzere. Si chiamava Mongrande Belsito. In quel magico luogo, il canto e l'armonia regnavano sovrane, creando un'atmosfera di gioia e serenità. Ognuno viveva in piena salute, grazie ai doni della natura. Questa terra incantata aveva un Podestà, il Signor Pi-po-paa. Accanto a lui, c'era la consorte Poti-poti, una donna generosa ma anche austera ed esigente, che contribuiva a mantenere il luogo nel massimo splendore. Pi-po-paa e Poti-poti avevano molti figli, conosciuti come gli Armonici, anche se il loro nome era Primo, Secondo, Terzo, eccetera.

Gli abitanti del villaggio si distinguevano dalle frazioni in cui vivevano: gli Umpa-pa, facilmente rotondetti e ballerini, e gli Umpa-umpa, un po’ più asciutti ma molto affettuosi e premurosi. Tutti, insieme, si aiutavano cantando e ballando sempre, fin nei lavori nei boschi e nei campi. Bisogna dire che anche le faccende di casa avevano un certo ritmo. Dunque, a Mongrande Belsito non c’era spazio per la tristezza o la discordia. Pensate che ogni sera prima di tornare al proprio giaciglio, si intonava in coro l'antico canto della Festa di San Martino, "Io vado con la mia lanterna", che era diventato l'inno del luogo. Forse lo conoscete anche voi?

[SI CANTA LA PRIMA STROFA]

Un brutto giorno, due personaggi sinistri chiamati Scrocco e Stecca, si insinuarono nel tranquillo villaggio. Scrocco e Stecca spaccavano inutilmente rami e arbusti, svegliavano gli animali in letargo, coglievano i frutti fuori stagione, distoglievano i giovani dai loro compiti, riempivano la testa dei più piccoli di idee strane, e spingevano i grandi in brutti affari. Nessuno aveva tempo per i più deboli, anzi… nessuno aveva più tempo.

C’era come una nuvola enorme che toglieva la luce del sole dalla pacifica Mongrande Belsito, e le due frazioni Umpa-umpa e Umpa-pa litigavano spesso. La felicità degli abitanti svaniva, il futuro sembrava cupo e senza speranza, la melodia del canto di San Martino si affievoliva nel cuore della gente. I più anziani cominciavano a chiedersi perché gli insegnamenti degli avi degli avi degli avi ormai contassero così poco e cos’era ancora possibile trasmettere ai figli dei figli dei figli dei figli. Nulla e nessuno sembrava più avere un posto preciso, un senso compiuto.

Pi-po-paa, la consorte Poti-poti e i figli, al colmo della disperazione, nella notte di luna fredda invocarono un aiuto celeste. In un atto di magia straordinaria, tubi, corde, tavole e pelli manifestarono i loro poteri armonici, permettendo di creare strumenti musicali prodigiosi. Nacquero lì, il flauto, l'oboe, il clarinetto, il sassofono, la tromba, il trombone, il bassotuba, la batteria, i timpani, il violino, la viola, il violoncello, la chitarra, la fisarmonica, il pianoforte, l'organo… e persino il corno.

Gli abitanti di Mongrande Belsito abbracciarono questi nuovi strumenti dapprima con diffidenza poi con crescente entusiasmo. La nuova musica scacciò la discordia in ogni malfaben. I ritmi, le melodie e le armonie riempivano l'aria, mentre gli abitanti ricominciavano a danzare. Persino Scrocco e Stecca furono conquistati da quella bellezza e iniziarono ad ammorbidire le loro animosità. Con benevolenza, venivano ormai chiamati Rocco e Stella.

Da quel giorno, a Mongrande Belsito tornarono gioia e felicità. Riuniti sotto la musica, gli abitanti del villaggio vivevano in meraviglia, bellezza e accoglienza, e l'armonia, la gioia, la creanza regnavano sovrane. Ciascuno era protetto da qualsiasi minaccia, poiché nella musica trovava i poteri per affrontare ogni sfida. In paese si diceva "Viva la musica, la musica cura la vita, e finalmente vivere rende il mondo sano!” e nuovamente cantavano a gran voce “Io vado con la mia lanterna”, assieme, la sera, prima di tornare alle loro case!

E siamo noi tutti, oggi, stasera, quel raggio di luce, quegli infiniti armonici che formano i suoni più dolci, attraversano il tempo e proteggono la vita da scrocchi e stecche. Facciamoci sentire!          [SI CANTA TUTTA LA CANZONE]

 

Notte del Racconto 10 novembre 2023, dedicato alle scuole di Mesolcina e Calanca.Elio Felice, direttore Scuola di Musica del Moesano