Le Opere

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Strumento nelle mani di Dio

 

    Quando nella vita di un uomo è Dio che manifesta le sue meraviglie, le azioni, le scelte, i progetti e le realizzazioni di quell' uomo, pur accadendo nella storia e nella contingenza, sono destinati a superare quell' uomo stesso, sono destinati ad andare più in là, a superare i tempi e i modi di una esistenza singola, e a divenire opere stabili nel tempo.

   In esse apparirà chiaramente la paternità e la fecondità di chi le ha volute e compiute; ne porteranno il volto, il sapore, l’impronta e il respiro.

    Ma in esse apparirà altresì il cuore grande di Dio, la misura del suo amore, la sua passione per l’uomo.

   Quanto più maturerà nell' uomo la coscienza umile e fedele di essere uno strumento nelle mani di Dio, tanto più quell' uomo non lavorerà per se stesso, non progetterà per la sua esistenza, anzi si metterà in ascolto perché sia Dio stesso ad indicargli su quale strada incamminarsi per non correre invano e per compiere le opere, solo quelle, che Dio vuole.

   Ed è così che pur avendo lavorato tutto il giorno, pur avendo sopportato tutto il caldo e il peso della giornata, pur avendo fatto tutto lui, l’uomo di Dio confessa con schiettezza che Dio ha fatto tutto, che non si poteva neanche immaginare quello che Dio avrebbe realizzato, tanto è risultato fuori e oltre i propri schemi, i propri disegni e soprattutto fuori e oltre delle proprie forze.

   Lungo questa strada, lungo questa esperienza ha comminato don Mauro, il sacerdote roglianese che aveva sognato un qualsiasi angolino di mondo parrocchiale, con una chiesetta (magari da restaurare alla meglio), dove raccogliere un piccolo gregge per le lodi di Dio, lungo le stagioni e i ritmi cadenzati e sicuri che agli uomini appaiono immutabili da sempre, e lì stesso concludere nella fedeltà a Dio vita ed opere nella pace.

 

Ecco faccio una cosa nuova

 

   Ma Dio si può permettere altri sogni e stava dicendo: «Ecco faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?» (Is. 43,19a).

   Accorgersene in fondo non sarebbe stato difficile, più difficile era invece convincersi che il Signore si voleva servire proprio di lui.

   Intanto lavorava senza posa, fin dalle prime ore del giorno sulla strada a lui più consona, ma a quei tempi poco praticata dai parroci, e totalmente trascurata in Montalto, i fanciulli e i giovani, anche se il terreno era difficile e, richiedeva polsi ed occhi non comune.

   Ciò costituì il movente dell'accettazione di don Mauro da parte della Comunità parrocchiale, la quale, fino allora, per l’allontanamento di due sacerdoti apostati da parte dell' Autorità Ecclesiastica, aveva rifiutato, drasticamente, tutti i sacerdoti nominati per la sostituzione.

    «Don Mauro è un prete particolare: s’interessa dei nostri figli. Dobbiamo accettarlo!»

    Fu questa la parola d' ordine per l’inizio della riconciliazione della Comunità.

   Così don Mauro, il Decano, il 26 marzo 1915, ad appena nove mesi dal suo arrivo a Montalto, (28 6 1914) inaugura il suo primo circolo giovanile, nella propria casa, in via Petralta, (divenuta fin dalla prima sera del suo arrivo, luogo di incontro dei fanciulli), dedicandolo a S. Luigi Gonzaga.

Il Ricreatorio don Bosco

   Che cosa si inaugurasse veramente in quel giorno era solo Dio a saperlo e a volerlo; don Mauro era convinto di dover portare soltanto la sua piccola pietra all' edificio di Dio, non che quella fosse la prima pietra di infinite altre.

   Difatti , di li a poco, nel mese seguente ottiene dal Conte Ferdinando Caracciolo la cessione dei ruderi dell' ex convento di S. Francesco di Paola per riadattarlo e dedicarlo all'educazione della gioventù montaltese.

   Poi la guerra. In maggio è chiamato alle armi, e tra guerra e prigionia in campo di concentramento, ritornerà a Montalto solo dopo 48 mesi, minato nella salute.

   Sicché, tornato nel 1919, poté riprendere la sua attività solo nel 1920.

    A giugno di quell'anno, per la prima volta, i ragazzi montaltesi entrarono nell'ex convento a giocare nell' atrio.

   E fu nel 1921 che don Mauro pose, ed anche allora lo sapeva solo Dio, la pietra angolare di tutta la sua opera: l’8 dicembre si inaugurò il Circolo S. Gabriele, e 5 giorni dopo iniziava ufficialmente l'attività del Ricreatorio don Bosco.

    Da lì in avanti, il germoglio venuto alla luce dopo il buio e la sofferenza della guerra, rafforzerà le sue radici destinate a sostenere una pianta nuova nella Chiesa.

   Difatti il Ricreatorio rimarrà l’anima di tutto ciò che don Mauro farà , sognerà o soffrirà: tutto il suo sacerdozio si riassumerà nel Ricreatorio.

Gli Oratori giovanili

   E subito appare che il Ricreatorio non è fine a se stesso, non è solo una buona realizzazione parrocchiale e di apostolato.

Don Mauro intensificava la formazione dei giovani perché li sogna Missionari: dovranno fondare e dirigere Oratori giovanili, moltiplicando il Ricreatorio di Montalto, in altre parti.