La Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Venerabile Gaetano Mauro

Messaggio di Mons. Giuseppe Agostino        

La fase diocesana del Processo di Canonizzazione:  cos’è, come si svolge.

Ogni processo di canonizzazione non nasce dall’alto e dalle direttive della gerarchia, ma dal desiderio dei fedeli, dalla fede dei fedeli che riconosce nella vita e nelle opere di una persona la manifestazione dei doni di Dio, la fedeltà a Dio, l’incarnazione del Vangelo in una vicenda umana che se ben analizzata mostra una grande uniformità e compenetrazione alla vicenda di Gesù Cristo.

Inizio del Processo di Beatificazione e Canonuzzazione di Don Mauro  nella Cattedrale di Cosenza

Colui che il popolo di Dio vuole Santo, Santo subito, lo vuole perché ne ha sperimentato il pensiero, la condotta e le opere in tutto ricalcate su quelle di Gesù Cristo.

Questo desiderio del popolo di Dio è in fondo la coscienza che la Chiesa ha di essere guidata e formata dallo Spirito Santo a vivere la stessa santità di Dio.

Nascono così rivoli di testimonianze e di memorie che vengono consegnate ai Vescovi locali in maniera che, secondo le leggi ecclesiastiche, si prenda in seria considerazione la possibilità e l’avvio concreto di una causa di canonizzazione.

E poiché la Chiesa è fatta dal Popolo di Dio, dai Vescovi e dal Papa, è necessario che il senso del Popolo di Dio trovi anche riscontro nella gerarchia.

E quando ciò accade, le voci unite dei fedeli e dei Pastori danno l’inizio concreto alla Causa, che richiede preliminari tecnici consolidati dalla esperienza millenaria della Chiesa, ma anche un centro propulsore che coordini, raccolga, promuova, agisca, sostenga e tenga sempre viva e operante ogni iniziativa.

 Preparazione del processo

 Nel nostro caso questo centro è stato e rimane la nostra Congregazione. Il cuore degli Ardorini, all’indomani della morte di don Mauro, ha subito pensato e voluto il processo di canonizzazione.

A questo scopo, l’allora Superiore Generale, P. Carmine Furgiuele, promosse la raccolta delle prime testimonianze orali su don Mauro, soprattutto di quelle persone che per la loro età difficilmente sarebbero potuti essere presenti alla causa futura. Lo stesso Padre Generale promosse anche una prima ricognizione e sistemazione degli scritti autografi di don Mauro.

Se la Congregazione rimaneva il cuore dell’organizzazione della causa, si rendeva ora necessario un Postulatore, cioè un sostenitore della causa.

Il Postulatore, di fatti, è una persona approvata dall’autorità ecclesiastica, competente e designata a condurre e a seguire lo svolgimento della causa di beatificazione. Egli solo, una volta designato, può porre tutti gli atti legittimi utili o necessari alla Causa.

            Nella nostra Causa di don Mauro si sono succeduti più di un Postulatore, ed il primo fu incaricato dal Superiore Generale allora in carica, P. Giuseppe Carvelli.

            Il Postulatore presenta la richiesta della causa al Vescovo locale mediante una memoria che viene ancora designata con un nome antico: libretto di supplica. In esso trovano voce tutti coloro che hanno a cuore la causa, che ne desiderano lo svolgimento, e che hanno in serbo testimonianze

vitali.

            Il Vescovo locale ne fa partecipi tutti i Vescovi della regione che a loro volta diventano sia testimoni della vita santa del candidato, se l’hanno conosciuto, sia interpreti della volontà di Dio e della Chiesa a riguardo della prospettiva di autenticazione della santità della vita del candidato.

E’, insomma, la Chiesa Locale che, dopo aver generato nella fede il candidato, dopo averne avuto la testimonianza in opere e parole, gioisce della grazia che lo Spirito Santo ha effuso in seno a questa stessa Chiesa e, memore delle parole di Gesù, mostra le opere buone dei suoi figli perché ne sia glorificato il Padre che è nei cieli.

 

La fama da santità

 Di pari passo vengono promosse due indagini: una di ordine teologico ed una di ordine storico.

Sacerdoti, esperti nella fede e nella dottrina della Chiesa, prendono in esame gli scritti pubblici del candidato per scrutare se in essi siano presenti pensieri erronei riguardo alla fede. E di don Mauro sono stati presi in esame i suoi diari personali, molte pagine degli scritti (omelie, lettere, discorsi, novene) e tutti i Bollettini da lui editi nel corso della sua vita: dal Segreto della felicità, al Sempre più in alto, all’Eco di Santa Maria della Serra, all’ARDOR. E’ questa la cosiddetta perizia dei Censori Teologi. I Vescovi ne tengono gran conto, come tengono in gran conto la Fama di Santità che circonda la figura della persona di cui si vuol proprio riconosciuta la santità di vita.

Spesso molti santi cristiani consumano la loro vita nel nascondimento, o nell’ordinarietà della vita e la loro santità la conosce solo Dio. Altre volte invece il popolo cristiano, che avverte una particolare presenza di Dio nella vita di una persona, ne grida l’avvenimento in forme sempre nuove e diverse: lo riconosce maestro di vita, si ispira alla sua spiritualità, ne ricorda gli incontri, condivide i suoi ideali, sostiene le sue opere, porta avanti nella sua esperienza il solco che quell’uomo di Dio ha tracciato.

            La seconda indagine, quella storica, viene affidata ad una commissione di storici che prendono in esame sia tutto quello che il Candidato ha scritto, sia tutto quello che a lui è stato scritto, sia tutto quello che di lui è stato scritto. Di don Mauro sono state recensite alcune migliaia di documenti che hanno richiesto un lavoro certosino, accurato, metodico. E la commissione dei Periti

ne presenterà una raccolta che possa dare e costituire la fisionomia più vera di don Mauro.

            Sulla scorta di questa duplice indagine, il Vescovo della Diocesi chiede alla Congregazione

dei Santi, che è l’organismo che il Papa ha preposto a questo settore, l’autorizzazione a poter indire

la Causa di Canonizzazione.

            Il servo di Dio

 Quando la Congregazione dei Santi, soprattutto sulla scorta dei pareri dei Vescovi regionali,

concede il suo permesso per l’apertura della Causa di Canonizzazione, vengono compiuti due atti importanti: viene pubblicato l’Editto per la Causa con cui il Vescovo locale invita ufficialmente tutti e singoli i fedeli a comunicare, a lui direttamente od a far pervenire al Tribunale Ecclesiastico Diocesano, tutte quelle notizie dalle quali si possa in qualche modo desumere elementi a favore od anche contrari riguardanti la fama di santità del candidato che, da qui in avanti, viene detto Servo di Dio.

            L’Editto su don Mauro fu pubblicato con l’ingiunzione (come si suole usare in simili cose) che fosse affisso sulle porte di tutte le chiese e fosse pubblicato sulla stampa cattolica locale e nazionale.

            L’11 febbraio 2002 fu emanato, invece, il Decreto con il quale il Vescovo disponeva l’introduzione della Causa di Canonizzazione del Servo di Dio Gaetano Francesco Mauro, Sacerdote, Religioso, Fondatore dell’Istituto Religioso di Diritto Pontificio dei Pii Operai Catechisti Rurali -Missionari Ardorini; e si disponeva di aprire il processo sulla virtù e fama di santità di detto Servo di Dio.

C’era, intanto, Vescovo a Cosenza S. Ecc.za Mons. Giuseppe Agostino che indirizzò a tutti

i fedeli della Diocesi di Cosenza-Bisignano un messaggio nel quale tracciava un appassionato ritratto di don Mauro facendone emergere i tratti sacerdotali, quelli propri di un uomo del Sud, e soprattutto l’aderenza di don Mauro alla volontà di Dio.

            Non rimaneva che “aprire” la Causa dando il via alla fase diocesana.

 

L’apertura ufficiale

 La data scelta fu quella del 9 maggio susseguente, giorno della seconda nascita di don Mauro, quella del ritorno alla vita dopo l’ictus avuto proprio in quel giorno e dal quale si riebbe non per opera dei medici, ma per le preghiere dei Montaltesi e per grazia concessa dalla Madonna della Serra.

                                Alcuni tra i Vescovi presenti

 

        Il luogo della celebrazione dell’apertura della Causa non poteva che essere il Duomo di Cosenza. Lì si raccolse esultante ed in preghiera tutta la famiglia ardorina proveniente da tutti i luoghi del mondo dove gli Ardorini sono presenti, anche dal Canada ed anche dalla Colombia. Erano presenti numerosissimi sacerdoti e quasi tutti i vescovi della Calabria ed altri provenienti dalle Diocesi più diverse. A tutti diede il benvenuto P. Antonio De Rose, Superiore Generale del tempo.

            La Chiesa gioiva, pregava, lodava Dio con una solenne Concelebrazione eucaristica durante la quale S. Ecc.za Mons. Giuseppe Agostino, dopo aver ricordato anche i prodromi della Causa messi in atto dal suo predecessore Mons. Dino Trabalzini, dichiarò aperta la Causa di Canonizzazione del Servo di Dio Sacerdote don Gaetano Mauro.

            E poiché ogni causa ha bisogno di un tribunale, con il Decreto dell’11 Febbraio aveva anche

costituito il tribunale ed era stato nominato a presiederlo, come Giudice Delegato, il Canonico Marigliano don Francesco.

            Sicché al termine della solenne concelebrazione Mons. Agostino insediò il Tribunale che sotto la sua presidenza tenne la prima seduta pubblica, mettendo in atto le prime procedure stabilite alla presenza di tutti i convenuti.

 Il tribunale e i testimoni

 Una volta insediato, il Tribunale costituito ha condotto tutto lo svolgimento della causa in questa fase diocesana, mettendo in atto tutti i passi previsti dalle leggi canoniche, e prima di tutto accogliendo un elenco di testimoni da interrogare, elenco preparato dal Postulatore che segnala i nomi di coloro che hanno conosciuto don Mauro direttamente o per mezzo di altre persone da cui hanno ricavato notizie preziose.

   Il Tribunale 

         Così, man mano, il Tribunale, sulla traccia di un gran numero di domande predisposte per questi casi, interroga i testimoni, ne verbalizza le deposizioni, ne verifica il grado di attendibilità e spreme da tutti i racconti i fatti che danno prova  della qualità della fede e di tutte le virtù del Servo di Dio. Ai testimoni non è tanto richiesto un esercizio di memoria, che è pure utile per ricostruire vicende e inserire tessere nel disegno generale; è richiesto soprattutto di mostrare quali tracce del Servo di Dio sono diventate segni nella sua carne e nella sua vita; è richiesto di rivelare e di far conoscere come la grazia di Dio si è manifestata nella vita del servo di Dio davanti ai suoi occhi; è richiesto di attestare se, come, e quando, il Servo di Dio ha parlato ed agito in conseguenza dell’amore di Dio effuso nel suo cuore con pienezza e con pienezza riversato sui fratelli.

            Si comprende così che le testimonianze sono la sostanza della Causa, sono il fior da fiore della vita del Servo di Dio raccolto da chi gli è stato vicino e consegnato alla Chiesa perché ne gioisca a gloria di Dio.

            Dai testimoni il Tribunale raccoglie la quotidianità del Servo di Dio, il susseguirsi dei suoi giorni di gioia e di dolore, le idee, i propositi, le vittorie e le sconfitte. Perché un “Santo” è e rimane

un uomo, è segnato dal peccato, cammina nel tempo incarnandosi nelle vicende degli uomini a cui la Provvidenza lo ha dato come compagno di viaggio. Ha tradotto per essi la voce di Dio? Li ha condotti a Lui? Ha maturato i suoi passi superandosi ogni giorno e lasciandosi condurre sempre dalla volontà di Dio, dal suo perdono e dalla sua grazia?

            Come si vede, al testimone tocca far rivivere il Servo di Dio e ne deve consegnare l’animo in trasparenza alla Chiesa.

            Naturalmente, ascoltare i testimoni richiede tempo; e richiede tempo la redazione di tutti i verbali, di tutti gli atti, di tutti gli incartamenti che sotto l’aspetto organizzativo sono pressoché identici in tutti i Tribunali del mondo.

            E quanto più i testimoni sono stati ricchi, tanto più c’è lavoro sotto l’aspetto burocratico ed organizzativo.

            All ’interno, poi, del Tribunale c’è una figura particolare: il Promotore di giustizia.

Egli ha il compito di vigilare perché ogni cosa ed ogni procedura sia svolta secondo le leggi. Perciò

vigila su tutte le testimonianze e su tutte le attività e scelte del Tribunale.

 

Tutto passa a Roma

 Quando l’ascolto delle testimonianze è completato; quando tutte le deposizioni, le perizie, le relazioni sono messe insieme nel Tribunale, il complesso di questi atti costituisce il corpus che forma tutta la materia della Causa che il Promotore di Giustizia verifica. Se tutto è regolare, il Promotore dà il via per procedere a tutto il resto, e cioè: si fa il transunto di tutto, e pubblicamente e solennemente, in una celebrazione apposita, il Vescovo e il Tribunale, davanti al popolo di Dio, sigilla i documenti e li prepara per trasmetterli a Roma alla Congregazione per la Causa dei Santi. 

                       Chiusura della Fase Diocesana del Processo

E’ quanto si è svolto per don Mauro il 21 aprile 2012 nel Santuario della Madonna della Serra a Montalto Uffugo.

            A questo punto la fase diocesana del processo di Canonizzazione è terminata e chiusa. Tutto passa a Roma per il giudizio di merito sugli atti e sulla santità della persona: il giudizio della Chiesa si farà attendere, ma si può affrettare con la preghiera e la richiesta di intercessione di don Mauro presso Dio a nostro favore.

Il lavoro dei volontari

 Naturalmente, raccontata così la cosa, si potrebbe avere l’idea che un processo di canonizzazione, in fin dei conti, è qualcosa che fila liscia, va da sé quasi naturalmente.

E invece no. Richiede un lavoro infinito.

La fase diocesana di don Mauro è durata 10 anni complessivamente, ma non ha mai dormito,

non si è mai inceppata: ha richiesto continuamente lavori di preparazione e di approntamento.

Ha avuto il suo daffare il Tribunale, hanno avuto il loro daffare i testimoni, ha avuto un daffare di grande impegno e di grande responsabilità, fedeltà, discrezione, lavoro mentale e manuale chi ha supportato il tribunale; e non si contano quei tantissimi, che in numero sempre maggiore e con generosità mai scemata, hanno copiato, fotocopiato, trascritto, ricercato, catalogato, diretto, coordinato, approntato, ordinato materiale di ogni genere sia durante la preparazione che durante lo svolgimento della Causa, all’interno e all’esterno della Congregazione, e dei cui risultati si sono giovati gli studiosi, gli storici, e alla fine il Tribunale. E’ stato un dono a Don Mauro, alla Congregazione e alla Chiesa tutto quello che non apparirà mai nelle carte ufficiali, e che è stato svolto sia da singoli che da gruppi e ai quali mai apparirà sufficiente un grazie anche se dato con tutto il cuore.

Tribunale e Postulatore hanno raccolto in pacchi tutta la documentazione ufficiale dell’Inchiesta Diocesana per trasmetterla a Roma. Ma in quei pacchi, anche se non si vedrà, c’è tutto il lavoro e l’impegno di mille altre persone. E non importa che non si vedrà. Quel lavoro lo conoscono Don Mauro e il Signore; e tanto basta.

***

DECRETO DI VALIDITA' DEL PROCESSO

 

Prot. N. 2435-5/12

 

COSENTINA-BISINIANENSIS                                                         

Beatificationis et Canonizationis

Servi Dei Caietani Francisci Mauro          

Sacerdotis Dioecesani

Fundatoris Congregationis Piorum Operariorum Catechistarum Ruralium.

         In Ordinario Congressu, die 15 mensis Februarii huius anni 2013 celebrato, haec Congregatio de Causis Sanctorum sequens dubium disceptavit, nimirum: "An constet de validitate Inquisitionis Dioecesanae, apud Curiam ecclesiasticam Cosentinam-Bisinianensem peractae, super vita et virtutibus necnon fama sanctitatis et signorum Servi Dei Caietani Francisci Mauro, Sacerdotis Dioecesani, Fundatoris Congregationis Piorum Operariorum Catechistarum Ruralium: testes sint rite recteque examinati et iura producta legitime compulsata in casu et ad effectum de quo agitur".

 

         Haec Congregatio, attento voto ex officio redacto reque diligenter perpensa, rescripsit: AFFIRMATIVE, seu constare de validitate eiusdem Inquisitionis Dioecesanae in casu et ad effectum de quo agitur, sanatis de iure sanandis. Contrariis non obstantibus quibuslibet.

 

         Datum Romae, ex aedibus eiusdem Congregationis, die 15 mensis Februarii A.D. 2013.

 

 

 

Angelus Card. Amato, S.D.B.

Praefectus

 

 

                                                                                          +Marcellus Bartolucci

                                                                                   Archiepiscopus tit. Mevanien.

                                                                                                    a Secretis              

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VENERABILITÀ:

- 19 gennaio 2023

- Papa Francesco

Promulgazione

Sacerdote diocesano, Fondatore della Congregazione dei Pii Operai Catechisti Rurali; fu una figura semplice e generosa di sacerdote diocesano che cercò di affrontare le urgenze pastorali con grande dedizione. Con fortezza e fiducia in Dio accettò e offrì la propria sofferenza al Signore

Nelle prove nutrì una profonda speranza, rintracciabile nella fiducia verso la misericordia divina


Il Venerabile Servo di Dio Gaetano Francesco Mauro nacque il 13 aprile 1888 a Rogliano (Cosenza, Italia). Entrato in Seminario, venne ordinato sacerdote il 14 luglio 1912. Prestò servizio pastorale dapprima presso la parrocchia di Montalto Uffugo, dove ottenne dal conte Ferdinando Caracciolo le rovine del convento di San Francesco di Paola, in cui volle istituire un ricreatorio per i giovani. Durante la Prima Guerra Mondiale fu cappellano militare in Friuli e, dopo la cattura, trascorse un periodo di prigionia in vari campi di concentramento austriaci, dove si ammalò di tubercolosi. Tornato in Calabria nel 1919 e rimasto colpito dalla condizione dei contadini, volle alleviare miseria, ingiustizia, ignoranza religiosa con iniziative di evangelizzazione e di promozione umana. In questo ambito, nel 1925, diede vita all’Associazione Religiosa degli Oratori Rurali (A.R.D.O.R.), per l’insegnamento della dottrina cristiana nelle campagne.

Ne facevano parte sia sacerdoti che laici. Il 27 giugno 1928 l’Associazione si stabilì presso l’ex convento di San Francesco di Paola di Montalto Uffugo, restaurato dallo stesso Venerabile Servo di Dio, ed alcuni membri iniziarono vita in comune con il Fondatore. L’8 dicembre 1928 venne costituita ufficialmente la Congregazione dei Catechisti Rurali, detti anche Ardorini, che ottenne l’approvazione vescovile il 27 giugno 1930. Il 28 giugno 1943 la Santa Sede decise di accorpare alla giovane Congregazione dei Catechisti Rurali quella dei Pii Operai, fondata da Carlo Carafa nel 1602 e di cui sopravviveva un solo membro. In virtù di questa fusione, passarono al diritto pontificio come Pii Operai Catechisti Rurali. Il Venerabile Servo di Dio ne fu Vicario generale ad nutum Sanctae Sedis fino alla morte dell’ultimo Pio Operaio, nel 1954.

Terminata la Seconda Guerra Mondiale, la Congregazione intensificò l’opera missionaria nelle zone rurali della Calabria in collaborazione con la Pontificia Opera di Assistenza. Nel 1950 fu assunta la cura pastorale della cattedrale di Vescovio. Nel 1953 fu aperta la stazione missionaria presso Corigliano Calabro.

Nel 1956, dopo la visita apostolica di Don Pugliese, salesiano, si tenne il primo Capitolo Generale della Congregazione dei Pii Operai Catechisti Rurali e il Venerabile Servo di Dio fu nominato Superiore generale.

Morì il 31 dicembre 1969 a Montalto Uffugo (Italia).

Il Venerabile Servo di Dio fu una figura semplice e generosa di sacerdote diocesano che cercò di affrontare le urgenze pastorali con grande dedizione. Con fortezza e fiducia in Dio accettò e offrì la propria sofferenza al Signore. Rimase saldo nella fede anche nei momenti difficili dovuti a problemi psicofisici. Probabilmente si trattò di una forma di depressione, vissuta dal Venerabile Servo di Dio, come “notte oscura”, secondo quanto emerge dai suoi Diari. Quell’infermità per egli costituì una prova spirituale che divenne più insistente negli ultimi anni di vita, caratterizzandosi come esperienza dei propri limiti, senso di angoscia, inadeguatezza e desolazione. Le sofferenze provocate da questi disagi lo accompagnarono sino agli ultimi giorni. L’accettazione e l’offerta a Dio di questa “malinconia” e la preghiera continua, gli consentirono di vivere la sua umanità alla luce della fede.

Nelle prove nutrì una profonda speranza, rintracciabile nella fiducia verso la misericordia divina. Esercitò il ministero con misericordia e umiltà.

La sua eroica carità si espresse in piccoli e grandi gesti rivolti a tutti indistintamente, in particolar modo nel sacramento della Riconciliazione. La lotta alla povertà materiale e spirituale fu il tratto connotativo del suo agire. Giunse al termine della vita fermamente convinto dell’azione divina nella sua esistenza e dell’intervento della Provvidenza nelle vicende della Fondazione.

La fama di santità del Mauro è presente sino ai nostri giorni, anche se circoscritta alla terra di Calabria, unita ad una limitata fama signorum.