Centenario Ordinazione don G. Mauro

Post date: Jul 15, 2012 6:33:19 AM

OMELIA DEL Sup. Gen. P. Ermolao Portella

1912 – 14 luglio - 2012

Sicuramente non c’è modo migliore della celebrazione di una Messa per ricordare l’anniversario di una ordinazione sacerdotale.

Noi siamo riuniti con la celebrazione di questa Messa per ricordare l’ordinazione sacerdotale di don Gaetano Mauro, avvenuta a Cosenza nella chiesa di Portapiana cento anni fa, proprio come oggi, il 14 luglio 1912.

Una celebrazione nella quale ricordiamo tutto il bene che è scaturito dal sacerdozio di don Mauro sia nel campo religioso che sociale.

E diamo grazie al Signore, che lo ha accompagnato con i doni del suo Spirito e lo ha reso modello e maestro di santità e di zelo apostolico per il bene delle anime.

Ma anche, diamo grazie allo stesso don Mauro perché, senza risparmio, ha dedicato tutte le sue energie al servizio non solo dei fedeli, a lui affidati nella parrocchia, ma ha diretto le sue cure al di là dei confini parrocchiali, per raggiungere i giovani e la gente rurale, fondando per essi la nostra Congregazione dei Missionari Ardorini.

È significativo e doveroso che questa celebrazione commemorativa avvenga qui a Montalto: perché egli, dei suoi 57 anni di ministero sacerdotale 55 li ha consumati qui a Montalto, praticamente un’intera vita.

Don Gaetano Mauro, giovane sacerdote, due anni dopo l’ordinazione, arrivò a Montalto: era il 28 giugno del 1914, e vi rimase fino alla morte, avvenuta il 31 dicembre del 1969.

Egli venne a Montalto per ubbidienza all’Arcivescovo di Cosenza, incaricato dapprima della cura pastorale della parrocchia di san Domenico, ma, subito dopo, fu nominato parroco Decano della parrocchia della Madonna della Serra.

A quel tempo il santuario della Serra era inagibile, a causa dei danni causati dal recente terremoto, perciò tutte le celebrazioni avvenivano in questa chiesa di San Francesco.

Ed è significativo che noi, questa sera, ci troviamo radunati proprio in questa chiesa, che, come custodisce la sua tomba, come una culla accolse gli inizi del ministero pastorale del parroco Decano, don Mauro.

Culla di una mirabile simbiosi socio-pastorale, che fece di don Mauro e di Montalto un binomio inscindibile, che dura ancora, tanto che, ormai, in Italia e all’estero, i due nomi, don Gaetano Mauro e Montalto Uffugo, vengono conosciuti e pronunziati insieme.

E l’unione di questi due nomi evoca un lavoro pastorale e missionario realizzato nell’esercizio di un sacerdozio fecondo, in mezzo a un popolo, che ha seguito e amato il suo pastore, e lo ha onorato elevando a nome proprio il titolo decanale per cui don Mauro per i montaltesi diventò il Decano, il Decano per antonomasia, e così è chiamato e tuttora ricordato da tutti.

Nel vangelo di oggi abbiamo ascoltato come “Gesù chiamò a sé i dodici e li mandò in missione a due a due… ed essi partirono e proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano”.

Era la prima missione che Gesù affidava ai chiamati, e che sarebbe diventata missione universale di tutta la Chiesa, secondo le parole da lui pronunciate prima dell’ascensione “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo a tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt. 28,19).

Il Decano, con la grazia dell’ordinazione sacerdotale è entrato nel numero di questi chiamati e inviati da Gesù per continuare, in tutti i tempi, la missione di annunciare il Vangelo del Regno, comunicare la salvezza coi sacramenti, farsi guida del popolo perchè metta in pratica il suo insegnamento.

Montalto fu testimone dello zelo sacerdotale del Decano nel compimento di questa missione.

Con la franchezza del buon pastore, come gli apostoli inviati da Gesù, il Decano proclamò che “la gente si convertisse”.

E questo annuncio lo fece al popolo di Montalto, a quei tempi davvero bisognoso di conversione e di riconciliazione, dopo un tempo di abbandono pastorale e di allontanamento dalla Chiesa.

Con la sua opera di sacerdote, “scacciò i demoni” di una vita pratica lontana dalla religione, o dominata dall’indifferenza religiosa, per l’ignoranza religiosa e per l’avversione alimentata dall’anticlericalismo allora di moda.

E così riavvicinò a Dio e alla Chiesa ragazzi e giovani, adulti e intere famiglie.

Con il suo impegno socio-religioso, contribuì a “guarire i mali” dell’ingiustizia e dello sfruttamento, dell’ignoranza e della marginalizzazione religiosa e sociale, specialmente della gente più umile e dei contadini.

Si fece carico della formazione religiosa e umana dei giovani, seminando la parola del Vangelo, proponendo e coltivando il fervore della vita cristiana, con la frequenza dei sacramenti e l’insegnamento religioso, trasformando, poi, gli stessi giovani in catechisti e fermento per una società nuova.

In questo modo, proprio per mezzo dei giovani da lui formati, all’inizio fece giungere l’insegnamento del catechismo nelle campagne, fino all’ultimo casolare.

Il Decano, come Gesù Maestro, si circondò di discepoli che lo seguirono più da vicino, fino a ritirarsi con lui a vivere la vita in comune: furono questi il primo nucleo della Congregazione dei Catechisti Rurali, Missionari Ardorini, che accolsero la chiamata a vivere la sua stessa spiritualità e prolungare nel tempo il suo zelo pastorale.

Rinnovando i colloqui di Gesù con i suoi discepoli, don Mauro si dedicò alla direzione spirituale, portata avanti con il colloquio diretto o con la corrispondenza epistolare e, così, si fece guida spirituale di un vivaio di anime belle, perché tendessero alla santità della vita cristiana come anime consacrate.

Con la fondazione della Congregazione, il 1928, moltiplicò la grazia del suo sacerdozio e regalò alla Chiesa altri sacerdoti, i Missionari Ardorini che, partendo da Montalto, sono chiamati a estendere il suo carisma dell’apostolato tra i giovani e la gente rurale.

Agli Ardorini, figli ed eredi del suo carisma, don Mauro propose come motto le parole del Vangelo: Cercate prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia, e tutto il resto risarà dato in sovrappiù”(Mt. 6,33)

Queste parole, che proponeva come motto ai suoi seguaci, egli le viveva per primo.

Con la sua vita, alimentata dalla fede e dalla preghiera, e con la sua opera sacerdotale, opera del buon pastore che pasce le sue pecorelle preoccupandosi del loro bene materiale e spirituale, cercò sempre e prima di tutto il Regno di Dio e questo insegnò a tutti coloro che lo hanno incontrato o che solo lo hanno conosciuto e lo conoscono ancora attraverso i suoi Missionari Ardorini.

Per questo la Chiesa, madre di santi, ha accettato la introduzione della sua causa di beatificazione e già lo propone a noi come Servo di Dio: uomo di Dio che ha cercato e ha insegnato a cercare prima di tutto il Regno di Dio.

Questa sera noi siamo, riuniti in questa chiesa, che fu testimone delle primizie del suo sacerdozio, che fu la sua chiesa e che custodisce la sua tomba, per guardare a don Mauro, il Decano, che nel Centenario del suo sacerdozio continua a parlarci e a guidarci, perché lo seguiamo in questa ricerca privilegiata del Regno di Dio, perché ci impegniamo e preghiamo che la sua opera sacerdotale continui e si estenda per opera dei Missionari Ardorini e di tutti i suoi devoti e, soprattutto, con l’arrivo di nuove vocazioni.

Come ricordo di questa preghiera e di questi propositi nati nel Centenario dell’ordinazione sacerdotale del Decano, fra poco andremo a scoprire una vetrata istoriata, generosamente offerta da un suo figlio spirituale: l’avv. Gregorio Iannotta.

In essa don Mauro è raffigurato accanto alla Madonna della Serra, della quale fu ardente devoto: quasi a dirci che anche noi facciamo come Maria che “custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc,2,19)

P. Ermolao Portella s.g.