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13/2/2015

La Grecia apre al dialogo: dopo un Eurogruppo fallimentare, il vertice informale europeo fa registrare passi in avanti verso un compromesso. Atene da oggi parlerà a livello tecnico con le istituzioni creditrici che compongono la Troika.

Per allentare la tensione, il termine "Troika" è stato ufficialmente cancellato dalle dichiarazioni ufficiali, ma la sostanza non cambia:si proverà a identificare in primis i punti condivisi da Governo ellenico e istituzioni inernazionali, così da preparare il terreno dell'Eurogruppo -si spera decisivo- di lunedì. A tarda sera il premier greco Alexis Tsipras fa la voce grossa: "il memorandum di accordo e la Troika, così come li conosciamo, sono finiti", attacca. Poi però rassicura: "resteremo all'interno delle regole europee, non abbiamo alcuna intenzione di tornare ai deficit del passato. Oggi abbiamo fatto passi avanti significativi. La Grecia non ricatta, ma non sarà ricattata", ha affermato Tsipras in un'affollatissima conferenza stampa, prima di aggiungere di non essersi sentito isolato al vertice. Un'affermazione lascia ben sperare: "se lunedì troveremo un accordo tecnico, ciò significherà anche un accordo politico". Pochi minuti prima la cancelliera tedesca Angela Merkel aveva mantenuto toni morbidi, dopo il tono rasserenante usato all'arrivo al vertice, che apriva all'ipotesi di un compromesso: la discussione con la Grecia "deve essere orientata ai risultati"- "considerato che l'attuale programma e' in vigore sino a fine mese, se deve essere prolungato spero di vederlo realizzato il prima possibile", ha detto. L'unico a non fidarsi troppo delle apparenze è il presidente della Commissione Europea Juncker. Sulla Grecia "resto preoccupato, c'e' molto da fare prima di lunedi', non basta che Atene dica siamo d'accordo sul 70% del Memorandum, bisogna capire cosa fare del 30% che resta", ha detto. Prima di precisare: "ogni misura annullata deve essere rimpiazzata con un'altra di pari gettito".

12/2/2015

In corso da tre ore il summit informale europeo a Bruxelles. Altrettante sono state le ore di ritardo, a causa del prolungarsi dei negoziati a Minsk. Grecia, Ucraina, lotta al terrorismo e immigrazione i temi di un vertice che non prenderà decisioni ufficiali.

Partiamo dalla Grecia: all'arrivo la cancelliera tedesca Merkel afferma che "l'Europa è sempre pronta a trovare un compromesso. I compromessi si realizzano quando i vantaggi superano gli svantaggi: la Germania è pronta. Ma voglio aggiungere che la credibilità dell'Europa si basa su regole che vengono rispettate, sulla fiducia reciproca. Ora analizzeremo le proposte che presenterà Atene, lo faranno i Ministri delle Finanze la prossima settimana - abbiamo al proposito ancora qualche giorno. Fonti greche si sono dette ottimiste sul vertice odierno, nonostante il fallimento dell'Eurogruppo di questa notte. Di poco fa la notizia che il premier ellenico Tsipras e il presidente dell'Eurogruppo Dijsselbloem hanno concordato di riprendere -a partire da domani- gli incontri a livello tecnico per confrontare il programma di aiuti valido fino al 28 febbraio, e il programma del Governo greco. Tsipras oggi ha preso posto a fianco di Matteo Renzi al tavolo del vertice: grandi sorrisi e chimica tra i due, pochi minuti prima del summit. La vera buona notizia per Atene è giunta intanto dalla Bce, che ha alzato a 65 miliardi di euro -dai precedenti 60- la disponibilità di fondi di emergenza a favore della banche elleniche. I fondi della Emergency Liquidity Assistance rappresentano il finanziamento di ultima istanza per le banche alle prese con problemi di liquidita'. Dalla Grecia all'Ucraina, con la maratona negoziale di Minsk ampiamente commentata a Bruxelles: "oggi si e' fatto un passo avanti molto importante ma non risolutivo", ha detto l'Alto Rappresentante Federica Mogherini. Duro il britannico Cameron: "Putin deve sapere che, a meno che non cambi comportamento, le sanzioni resteranno inalterate".

7/2/2015

"Colloqui concreti e costruttivi": così il Cremlino ha definito i lunghi negoziati -quasi cinque ore- tra Angela Merkel, Francois Hollande e Vladimir Putin a Mosca.

Una maratona negoziale complicata, per l'asse franco-tedesco, con la Russia in una posizione di forza, dopo le recenti avanzate sul campo dei separatisti. Secondo le fonti russe, i tre si risentiranno domani, telefonicamente, per completare un documento comune di attuazione degli accordi -finora largamente disattesi- di Minsk. Un'indicazione che l'intesa potrebbe essere possibile, ma che -evidentemente- la due giorni di missione Merkel-Hollande ha solo parzialmente riavvicinato le posizioni. Top secret la base della trattativa, anche se le indiscrezioni delle ultime ore parlavano di possibili -ampie- concessioni di autonomia alle regioni orientali. Per il resto, un tentativo di rimettere in pista le intese di Minsk, a partire dal cessate il fuoco immediato. La crisi ucraina dovrebbe avere un ruolo di primo piano anche al vertice dei Ministri degli Esteri europei, in programma lunedì a Bruxelles: i 28 dovrebbero dare l'ok all'ampliamento della blacklist di cittadini ucraini e russi colpiti dalle sanzioni, con 19 nuovi nomi. Oggi se ne parlerà anche a Monaco di Baviera, alla conferenza internazionale sulla sicurezza:sia il segretario di Stato americano John Kerry, sia il Ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni, vedranno l'omologo russo Serghiei Lavrov. La crisi militare sta intanto avendo forti ripercussioni sull'economia ucraina: prosegue infatti il crollo della valuta locale, che sta costantemente perdendo terreno nel cambio con il dollaro.

6/2/2015

Angela Merkel e Francois Hollande sono dunque in queste ore a Mosca, per incontrare Vladimir Putin, al quale presenteranno il piano di pace elaborato ieri a Kiev con il presidente ucraino Pietro Poroshenko.

Un piano sui cui dettagli si sa ben poco: le poche indiscrezioni finora circolate parlano della probabile offerta di una maggiore autonomia politica alle regioni dell'Ucraina orientale, dove infuriano i combattimenti tra separatisti ed esercito regolare. Angela Merkel ha negato altre indiscrezioni, su possibili concessioni territoriali ai filorussi. L'atmosfera è pessimista: in molti si chiedono quanto sarà difficile convincere Putin alla tregua, proprio ora che i separatisti stanno conquistando terreno. Intanto si e' conclusa l'evacuazione della popolazione civile dalla zona di Debaltseve, la nuova area calda del conflitto, dove è in vigore la tregua. Oltre 2800 civili hanno lasciato l'area. Da Bruxelles il vicepresidente americano Joe Biden attacca Putin: "ignora ogni accordo che ha firmato in passato. Non gli permetteremo di ridisegnare la mappa d'Europa". Proprio l'Unione Europea avrebbe approntato una nuova lista nera di 19 persone, cui verrebbero applicate le sanzioni comunitarie. Cinque di loro sarebbero cittadini russi. Lunedì il via libera dei Ministri degli Esteri. Kerry vedrà invece domani -a Monaco di Baviera- la controparte russa Serghiei Lavrov. La crisi militare sta avendo forti ripercussioni sull'economia ucraina: prosegue il crollo della valuta locale. Poche ore dopo che la banca centrale ha deciso di aumentare il cambio ufficiale a 23 grivnie per un dollaro, la divisa di Kiev ha perso terreno: e' scambiata a 25,8 grivnie. In termini pratici, domani i biglietti della metropolitana di Kiev raddoppieranno di costo.

6/2/2015

Matteo Renzi commenta favorevolmente la decisione della Banca Centrale Europea di rimuovere la deroga che consentiva alle banche greche di approvvigionarsi diliquidita': "legittima e opportuna", la definisce.

Per il premier la mossa di Francoforte mette tutti i soggetti attorno a un tavolo, stimolando un confronto utile a rispettare e far rispettare gli impegni presi. La reazione del premier è arrivata nel giorno in cui la Commissione Europea ha diffuso le previsioni economiche d'inverno. Previsioni che raccontano un'Europa finalmente tutta in crescita ma a più velocità, che torna in positivo anche grazie al calo combinato di greggio ed euro. Anche se permane il rischio deflazione. L'Italia vivrà quest'anno una ripresina pari allo 0,6% -peggio di noi nell'Eurozona solo Cipro- che dovrebbe passare all'1,3% il prossimo. Il fardello del debito sale al 133%, mentre cala il deficit, al 2,6%. Spiragli e opportunità dall'export, ma pesano l'elevata disoccupazione e l'inflazione negativa. Per il Commissario all'Economia Moscovici, il problema dell'economia italiana e' l'"alto debito e la bassa crescita" - problema che "deve essere risolto con riforme e prudenza di bilancio". Moscovici ha annunciato: Bruxelles pubblicherà i risultati dell'esame sulle leggi di stabilita' di Italia, Francia e Belgio il 27 febbraio. Soddisfatto il Ministro dell'Economia Padoan: "la Commissione ha riconosciuto l'efficacia delle misure adottate e gli sforzi sulle riforme", dice. Il Ministero sparge ottimismo: "con il consolidamento della ripresa l'occupazione aumenterà, e riprenderanno i consumi".

5/2/2015

"Legittima e opportuna": così definisce il premier Matteo Renzi la decisione della Banca Centrale Europea di rimuovere la deroga che consentiva alle banche greche di approvvigionarsi di liquidita', fornendo a garanzia titoli di Stato.

Per il premier la mossa di Francoforte mette tutti i soggetti in campo attorno a un tavolo. Soprattutto, rileva Renzi, si stimola un confronto utile a rispettare e far rispettare gli impegni presi. La reazione del premier è arrivata nel giorno in cui la Commissione Europea ha diffuso le previsioni economiche d'inverno. Previsioni che raccontano un'Europa finalmente tutta in crescita ma a più velocità, che torna in positivo anche grazie al calo combinato di greggio ed euro. Anche se permane il rischio deflazione. L'Italia vivrà quest'anno una ripresina pari allo 0,6% -peggio di noi nell'Eurozona solo Cipro- che dovrebbe passare all'1,3% il prossimo. Il fardello del debito sale al 133%, mentre cala il deficit, al 2,6%. Spiragli e opportunità dall'export, ma pesano l'elevata disoccupazione e l'inflazione negativa. Per il Commissario all'Economia Moscovici, il problema dell'economia italiana e' l'"alto debito e la bassa crescita" - problema che "deve essere risolto con riforme e prudenza di bilancio". Moscovici ha annunciato: Bruxelles pubblicherà i risultati dell'esame sulle leggi di stabilita' di Italia, Francia e Belgio il 27 febbraio. Soddisfatto il Ministro dell'Economia Padoan: "la Commissione ha riconosciuto l'efficacia delle misure adottate e gli sforzi sulle riforme", dice. Il Ministero sparge ottimismo: "con il consolidamento della ripresa l'occupazione aumenterà, e riprenderanno i consumi".

5/2/2015

La Commissione Europea definisce la crescita ellenica "a rischio". "L'incertezza sulla direzione delle politiche sta avendo effetti sulla fiducia, e può intralciare la velocità della ripresa", afferma Bruxelles, che per Atene stima una crescita del 2,5% quest'anno e del 3,6% il prossimo.

Il debito è previsto in calo, al 170% quest'anno e al 159% il prossimo. Però, come sottolinea la Commissione, tutte queste previsioni sono tarate sulla prosecuzione degli impegni programmatici già sottoscritti dalla Grecia - in sintesi, quelli finora implementati dal Governo Samaras. Il sottinteso è che qualsiasi cambio di strategia in materia di politica economica, con Tsipras, aprirebbe scenari diversi. Veniamo ora all'Italia: Bruxelles stima una ripresa graduale quest'anno, sostenuta soprattutto dalla domanda esterna, quindi dall'export. La domanda interna è prevista invece in moderato miglioramento. In numeri, parliamo di una crescita finalmente positiva -una ripresina dello 0,6%- per il 2015, dopo tre anni col segno meno, e di un +1,3% il prossimo. Il deficit dovrebbe calare al 2,6% quest'anno e al 2% il prossimo, mentre il vero macigno resta il debito pubblico, al 133% quest'anno, prima di calare di un punto il prossimo. A livello macro, sottolinea Bruxelles, le condizioni del mercato del lavoro restano deboli, con una disoccupazione vicina al record del 13%, mentre gli italiani -prima di riprendere a consumare- dovranno ripristinare i patrimoni erosi dalla crisi. L'Inflazione, riassume la Commissione, nel 2015 sara' negativa a causa della caduta dei prezzi del petrolio, della disoccupazione e della debole domanda interna. Il rischio maggiore per la nostra economia può arrivare da un ritardo nella ripresa della domanda esterna. E aggiunge il Commissario all'Economia Moscovici: il problema dell'economia italiana e' un "alto debito e la bassa crescita", e "deve essere risolto con riforme e prudenza di bilancio".Moscovici ha annunciato: Bruxelles pubblicherà i risultati dell'esame sulla legge di stabilita' di Italia, Francia e Belgio il 27 febbraio.

4/2/2015

Anche l'Europa entra nel discorso del neopresidente Sergio Mattarella. Lo fa in un frangente delicato per l'Italia, impegnata nel difficile cammino delle riforme, che potrebbero rivelarsi utili a spuntare maggiore flessibilità nel giudizio europeo sui conti pubblici.

Mattarella non si discosta dal solco europeista del predecessore Giorgio Napolitano, che -lo ricordiamo- ha lasciato l'incarico non appena il semestre italiano si è concluso. Pur non dedicando molti passaggi al tema Europa nel discorso di insediamento, Mattarella fa emergere una filosofia filoeuropeista: il primo riferimento è economico - qui il presidente appoggia esplicitamente la linea della crescita, perseguita -anche in contrapposizione al rigore tedesco- dal premier Matteo Renzi. Mattarella parla di una "robusta iniziativa di crescita", da articolare in primis a livello europeo. L'Europa torna qualche pagina più avanti: qui il capo dello Stato la definisce "un approdo sicuro". Poi il discorso vira sui migranti, con una critica: quella dell'immigrazione "e' un'emergenza umanitaria grave e dolorosa, che deve vedere l'Unione piu' attenta, impegnata e solidale". In attesa dei primi incontri con gli altri presidenti europei, e del tradizionale discorso all'Europarlamento, Mattarella si carica sulle spalle un'eredità pesante, nei rapporti con i partner continentali: quella di Napolitano, ex-europarlamentare, che nei mesi più difficili ha rappresentato il vero punto di riferimento dell'Europa che conta, quando l'esecutivo Berlusconi appariva ormai inaffidabile. La situazione ora è cambiata, ma il Colle resta un contatto prezioso per Bruxelles e le capitali. Mattarella assume l'incarico in un momento delicato per l'Italia: oggi il Ministro dell'Economia Padoan sarà a Bruxelles, dove incontrerà il falcoDombrovskis, l'alter-ego rigorista del Commissario Moscovici. Domani le attese previsioni economiche invernali della Commissione. E da qui a marzo, quando Bruxelles valuterà i nostri conti alla luce della nuova interpretazione della flessibilità, c'è da implententare la tabella di marcia delle riforme, che potrebbero indurre l'Europa a non aprire una procedura di infrazione.

3/2/2015

Il ciclone Tsipras espone l'Europa alle sue molteplici divisioni. E le diverse -spesso distanti- posizioni sulla strategia da tenere. Un indicatore importante arriverà oggi, dalla visita a Roma del duo Tsipras-Varoufakis.

Il primo, simbolo della sinistra anti-austerità. Il secondo, l'eccentrico economista e falco anti-austerità, capace di presentarsi al numero 11 di Downing Street con un look da attore di Matrix: nell'incontro che i due avranno con Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan si capirà quale ruolo giocherà l'Italia, in questa intricata partita a poker. Renzi ha garantito ad Angela Merkel una linea unitaria sul caso greco. Ma proprio Renzi, come ha spesso dimostrato, ama fare di testa sua. E -soprattutto- con Tsipras ha a disposizione un jolly importante, nella battaglia per portare l'Europa sulla strada della crescita. Mandando in soffitta il rigore. I segnali di una disunione europea intanto appaiono evidenti: l'atteggiamento tutto sommato benevolo della Francia, che tende la mano ad Atene, il "wait and see" inglese - con Londra preoccupata soprattutto dei possibili rischi di destabilizzazione finanziaria, il gelo di Berlino verso Tsipras. E persino la spaccatura tra la Germania e la Commissione Europea sul futuro della troika, con Bruxelles disposta a pensionare i temutissimi "uomini in nero", mentre Berlino non ne vuole sapere. Intanto Varoufakis cala l'asso, e propone -per non irritare troppo i tedeschi- un'elaborata operazione di ingegneria finanziaria per arrivare comunque alla parziale cancellazione del debito, garantendo che un'intesa si troverà. Se non ci fosse di mezzo la stabilità dell'Eurozona, quella che si gioca in questi giorni col tour europeo Tsipras-Varoufakis potrebbe rappresentare una splendida partita di strategia diplomatica, da seguire col fiato sospeso. Restano due sole certezze: occorre trovare presto una linea comune sulla Grecia, almeno entro il vertice europeo del 12 febbraio, quando Tsipras farà il suo ingresso ufficiale tra i 28 leader. E se l'Italia vuole ritagliarsi un ruolo di mediazione, stasera sarà un'occasione imperdibile.

3/2/2015

Un menù di opzioni per ridurre il pesante fardello del debito che grava sulla Grecia. Nella tappa londinese, l'eccentrico neoministro delle Finanze ellenico Yanis Varoufakis cambia parzialmente strategia, rispetto alla linea che nei giorni scorsi aveva spaventato Europa e mercati.

In un'intervista al Financial Times, Varoufakisaccantona l'idea di un taglio netto del debito di Atene, proponendo di alleggerirlo col varo di due nuovi bond. Il primo, indicizzato alla crescita nominale, sostituirebbe i prestiti del salvataggio europeo. Il secondo, che ha definito "bond perpetuo", rimpiazzerebbe i titoli greci nella pancia della Bce. Un'operazione di ingegneria finanziaria, per sua stessa ammissione, che alla fine porterebbe alla parziale cancellazione del debito. Varoufakis resta fiducioso, promette un'intesa a breve e garantisce riforme, in cambio di maggiori spazi di manovra. ''Lo stallo fra la Grecia e l'Eurozona sta diventando il piu' grande rischio per l'economia globale'', ha avvertito intanto il Cancelliere dello Scacchiere britannico GeorgeOsborne, che ieri ha ricevuto il collega greco. Oggi tappa ellenica in Italia, col duo Varoufakis-Tsipras a colloquio con Renzi e Padoan. Lo stesso Renzi, che ha garantito ad Angela Merkel unità sulla linea da tenere verso la Grecia. Intanto si delinea una spaccatura interna all'Europa sul futuro della Troika: se la Germania fa sapere che una riforma della troika o un cambiamento del meccanismo di valutazione dei programmi di salvataggio non sono "in programma", la Commissione ribadisce che gli uomini in nero non hanno futuro. Ma prima di fare passi ulteriori Juncker aspetta di vedere Tsipras - domani, a Bruxelles.

2/2/2015

"Non date retta ai titoli dei grandi quotidiani economici internazionali": l'anticonformista Ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis si è presentato così oggi, all'incontro con il collega inglese George Osborne.

Look casual in stile Matrix, Varoufakis ha in agenda pure un meeting con gli investitori e i banchieri della City. ''Lo stallo fra la Grecia e l'Eurozona sta diventando il piu' grande rischio per l'economia globale'', ha avvertito a fine incontro il britannico Osborne, precisando di aver chiesto a Varoufakis di agire in modo responsabile, e di voler vedere dall'Europa un piano migliore su crescita e occupazione. L'offensiva a tutto campo del duoTsipras-Varoufakis prosegue, mentre i big comunitari appaino scoordinati nella risposta: dopo la mano tesa della Francia ad Atene, per ridurre il fardello del debito e lanciare riforme strutturali, la Germania nega che una riforma della troika o un cambiamento del meccanismo di valutazione dei programmi di salvataggio siano "in programma". Affermazione esattamente opposta a quella della Commissione Europea: "Jean Claude Juncker ha gia' detto che la troika non ha futuro, e che pensa ad un meccanismo di controllo parlamentare sugli accordi", dichiarano da Bruxelles, dove mercoledì approderà Tsipras, il giorno dopo il vertice a Roma con MatteoRenzi. Tsipras ha commentato con favore le parole di Juncker, e ha negato che chiederà prestiti alla Russia. Dagli Stati Uniti il salvagente di Obama: "la Grecia non otterrà una forte ripresa economica, a meno che le autorità non "allentino" i programmi di austerità, non è possibile continuare a spremere Paesi che sono nel mezzo della depressione", ha dichiarato Obama.

2/2/2015

Inizia questa settimana la partita a poker di Alexis Tsipras con l'Europa. Il neopremier ellenico, dopo aver dato un calcio all'austerità e un altro -per interposta persona del suo Ministro delle Finanze Yanis Varoufakis- alla Troika, fa partire la manovra di accerchiamento alle istituzioni internazionali da cui provengono i cosiddetti "uomini in nero".

Lo schema è chiaro, e neppure troppo celato: puntare tutto sui negoziati bilaterali con i partner europei, per spuntare condizioni di favore sul debito. Tsipras sarà oggi a Cipro, visita questa in realtà più istituzionale e politica, che non economica - l'isola del Mediterraneo è da sempre un Paese pesantemente nell'orbita greca, anche a causa delle tensioni che lo contrappongono alla Turchia. Anche Cipro ha dovuto chiedere un piano di salvataggio all'Europa, quando il suo sistema bancario è stato sul punto di collassare. E pure Nicosia, al pari di Atene, rappresenta un tallone d'Achille nei rapporti Europa-Russia, con Mosca sempre pronta a offrire appoggi finanziari per spaccare il fronte delle sanzioni. Domani invece Tsipras sarà in Italia, dove vedrà il premier MatteoRenzi, il primo tra i leader dell'Europa che conta: soprattutto, il simbolo di un'Europa del sud che -nei mesi scorsi- ha inserito la parola "crescita" nell'agenda comunitaria, in contrapposizione all'austerità e al rigore predicati dall'Europa del Nord, Germania in testa. A Roma Tsipras si ricongiungerà con il Ministro delle Finanze Varoufakis, il quale approderà in Italia dopo aver fatto visita ai colleghi di Gran Bretagna e Francia. Il falco anti-Troika Varoufakis cercherà -con i bilaterali- di tessere la tela del taglio del debito, provando a isolare Berlino con una manovra a tenaglia. Tentativo coraggioso, ma estremamente difficile e complicato. Il tutto senza dimenticare che giovedì la Commissione Europea renderà note le previsioni economiche invernali. Queste interessano da vicino l'Italia: saranno tra gli elementi in base ai quali Bruxelles deciderà -a marzo- se aprire una procedura di infrazione contro Roma, oppure applicare le nuove regole sulla flessibilità.

31/1/2015

Non rispettando le condizioni trattate con la troika Tsipras "mette il suo Paese in pericolo". Così il presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, al settimanaleDer Spiegel. "Gli elettori greci devono essere realistici. Le promesse elettorali vengono mantenute raramente e non ci sono elefanti rosa che sanno suonare la tromba".

Il giorno del grande gelo. Dopo i sorrisi targati Schulz-Tsipras, l'atteso meeting tra il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem e il Ministro delle Finanze YanisVaroufakis ha fatto scendere notevolmente la temperatura. Emblematica la foto di fine conferenza stampa, con la frettolosa stretta di mano. "La Grecia non negozierà i termini del piano di salvataggio con la Troika", ha chiarito Vanoufakis, che vede gli uomini in nero come fumo negli occhi. Il neoministro delle Finanze è stato abbastanza chiaro nel delineare la nuova strategia, fatta di contatti diretti e bilaterali con i partner europei, per rinegoziare e possibilmente tagliare l'elevato debito. In questa strategia si inseriscono i suoi viaggi a Londra, Parigi e Roma, tra domani e martedì: massima cooperazione con i creditori di Atene, ma zero apertura verso la Troika, che Varoufakis definisce un "comitato che poggia su fondamenta marce". Un atteggiamento che Dijsselbloem ha digerito con parecchi mal di pancia: "la Grecia deve mantenere i suoi impegni sulle riforme", ha detto, prima di avvertire che "prendere iniziative unilaterali o ignorare accordi precedenti non è la strada da seguire". In una situazione di totale incertezza, si fa sentire la Germania, con il Ministro delle Finanze Schaeuble che avverte: ''siamo difficili da ricattare'', resta il no tedesco a un'eventuale richiesta di taglio del debito ellenica. Ieri sera il portavoce di Schaeuble ha smentito alcune indiscrezioni del settimanale Der Spiegel, che ipotizzava la volontà del Governo Merkel di concedere aiuti fino a 20 miliardi alla Grecia, qualora Tsipras proseguisse con le riforme - ma sotto il monitoraggio della Troika.

30/1/2015

Primo summit dei Ministri dell'Interno europei, dopo la strage di Charlie Hebdo. Discusse le nuove misure per fronteggiare il pericolo attentati.

Rafforzare il meccanismo di Schengen alle frontiere esterne, estendere i controlli sistematici, creare un registro dei passeggeri aerei per controllare i movimenti dei presunti terroristi, e nuove misure di sicurezza online. Sono queste alcune delle misure proposte ieri dai Ministri dell'Interno europei per contrastare la minacciajihadista, nel primo vertice dopo la strage di Charlie Hebdo e lo smantellamento delle rete terrorista in Belgio. I 28, con in prima linea proprio i Ministri francese e belga, hanno chiesto alla Commissione Europea di elaborare una proposta mirata, per emendare il codice sulle frontiere di Schengen. L'obiettivo è controllare in modo molto più accurato i cosiddetti "foreign fighters", che entrano ed escono dall'Europa, alimentando i gruppi jihadisti. In sintesi: no ad un cambio dei pilastri fondativi di Schengen, che porterebbe alla limitazione dell'ormai fondamentale libertà di movimento in Europa, ma sì a un rafforzamento e a un potenziamento dei controlli. Tra i nodi da scogliere anche la direttiva sulla registrazione dei dati dei passeggeri aerei, tuttora bloccata all'Europarlamento. Mentre un altro fronte di battaglia sarà quello del reclutamento e propaganda online dei terroristi. L'obiettivo è presentare una strategia europea aggiornata per la sicurezza interna entro metà anno: il tempo è poco, oltre tremila europei hanno combattuto o stanno combattendo in Siria e in Iraq, nelle file del Califfato. Un terzo di loro ha già fatto ritorno. Ed è un pericolo potenziale.

30/1/2015

Al via oggi, con la visita del presidente dell'Eurogruppo Dijsselbloem ad Atene, i delicatissimi negoziati tra l'Europa e la Grecia su debito e riforme.

Parte con il piede giusto il primo round di incontri tra il nuovo Governo greco e le istituzioni europee, ma la situazione resta ad alta tensione: il neopremier Alexis Tsipras ha incontrato ieri ad Atene il presidente dell'Europarlamento Martin Schulz, cui ha ribadito che il suo Paese "ha un progetto di grandi riforme, e non vuole insistere nell'errore dell'austerità". Un'intransigenza di fondo, ammorbidita però dal commento finale sull'incontro, che Tsipras ha definito "utile e costruttivo". Non prima di ribadire la volontà di trattare con Bruxelles. Schulz, primo visitatore in questo inedito pellegrinaggio comunitario ad Atene, conferma: "il Governo greco è pronto ad aprire un dialogo con i suoi partner". Poi accoglie con favore l'impegno di Tsipras a dichiarare guerra all'elevata evasione fiscale. Oggi arriva il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, con un atteggiamento probabilmente meno accomodante. A precederlo, le dichiarazioni del leader della Commissione Juncker, che non arretra: "cancellare il debito della Grecia è escluso. Gli altri Paesi della zona Euro non lo accetterebbero". Insomma: si tiene aperto il dialogo, consci però dei forti rischi di rottura. Nell'incertezza, si incunea la Russia, che prova con l'Europa la strategia del divide et impera: il Ministro delle Finanze di Mosca ha annunciato la disponibilità a offrire aiuti finanziari alla Grecia. Per intanto, però, Atene sembra concentrarsi sui rapporti bilaterali con i partner europei: Tsipras vedrà martedì a Roma Matteo Renzi, insieme al suo Ministro delle Finanze Varoufakis, in arrivo dal tour di incontri a Londra e Parigi.

29/1/2015

Tesse la tela dei rapporti con l'Europa il Governo di Alexis Tsipras, incontrando il rappresentante più morbido delle istituzioni di Bruxelles, quel presidente dell'Europarlamento Martin Schulz, le cui posizioni sull'austherity sono ben diverse da quelle della connazionale Angela Merkel.

Al termine dell'incontro Tsiprasapre: "la Grecia ha un progetto di grandi riforme e non vuole insistere nell'errore dell'austerita'". Atene resta però intenzionata a trattare con l'Unione Europea, e non vuole far saltare il banco: "coloro che puntano al contrario molto presto saranno smentiti", ha avvertito il leader di Syriza, che ha definito l'incontro "utile e costruttivo". "Il Governo greco e' pronto ad aprire un dialogo con i suoi partner: ne sono contento", gli ha fatto eco Schulz, che ha aggiunto: "certamente le discussioni saranno accompagnate da divergenze, ma ho visto che la Grecia cerca soluzioni di comune accordo". Schulz ha commentato molto favorevolmente l'intenzione del Governo ellenico di puntare sulla lotta all'evasione fiscale. I contatti tra Atene e l'Europa proseguiranno domani, con l'arrivo del presidente dell'Eurogruppo JeroenDisselbloem: prevedibili toni molto meno accomodanti, ma difficilmente si arriverà ad una rottura. Proprio oggi il presidente della Commissione Juncker ha ribadito: "cancellare il debito della Grecia e' escluso. Gli altri Paesi della zona euro non lo accetterebbero". Parallelamente, il neoministro delle Finanze YanisVaroufakis inizierà un giro delle capitali, che lo porterà martedì a Roma e -successivamente- a Londra e Parigi, per parlare di rinegoziazione del debito. Il clima più disteso ha favorito anche la Borsa di Atene, che oggi ha chiuso in progresso del 3,16%.

27/1/2015

Disponibili a negoziare sui dettagli, ma no ad una riduzione del debito greco. Europa ed Eurogruppo tracciano le linee rosse, il giorno dopo il trionfo elettorale diTsipras, in vista di una delle mediazioni più difficili nella storia dell'euro.

In serata, chiudendo l'Eurogruppo, il presidente Jeroen Dijsselbloem ammorbidisce i toni rispetto al mattino, quando aveva dichiarato: "l'appartenenza all'Eurozona implica il rispetto di tutto quanto è stato concordato". A vertice concluso, Dijsselbloem aggiusta il tiro: "intendo lavorare con tutti i Paesi, non voglio lasciar uscire qualcuno. Ho preso nota del fatto che anche Syrizavoglia restare nella moneta unica. Ed è una buona base da cui partire". Accanto a lui il direttore del fondo europeo salva-Stati ESM Klaus Regling ricordava come questo tipo di fondi detenga il 44% dell'intero debito pubblico greco, dopo aver sborsato 141 miliardi. A conti fatti, insomma, si può discutere dell'estensione delle scadenze di pagamento dei debiti, o della riduzione dei tassi di interesse, a patto che il nuovo Governo rispetti gli impegni di riforma. Ma cancellare una parte del debito è escluso, dice Dijsselbloem, chiarendo che gli altri partner non sono d'accordo. Il presidente della Commissione Juncker, ostentando tranquillità, invitaTsipras a visitarlo al più presto a Bruxelles, echeggiando l'analogo invito partito dal francese Hollande. Gelida la Germania: 'il Governo di Berlino offrira' al futuro esecutivo greco la propria collaborazione, ma gli impegni vanno mantenuti'', taglia corto il portavoce di Angela Merkel. Il presidente della Bce Draghi gioca invece di fino, facendo notare come -nonostante l'austherity- la pressione fiscale ellenica sia di poco superiore al 34%: meno di Germania, Francia e Italia.

26/1/2015

Una reazione lenta e a tratti imbarazzata, ma con un messaggio abbastanza univoco: discutiamo pure sul "quando" ripagare i debiti greci. Ma non sul "se".

L'Europa reagisce così, il giorno dopo l'elezione nazionale più difficile, da quando è iniziata la crisi. Solo qualche ora dopo il giuramento di Tsipras sono arrivate le congratulazioni di prammatica del presidente del Consiglio Europeo Tusk, che non ha mancato di ricordare il sostegno continentale ad Atene nei marosi della crisi. Poco prima Il presidente francese Hollande aveva invitato Tsipras a "recarsi presto a Parigi". Molto meno calda la reazione tedesca: ''il Governo di Berlino offrira' al futuro esecutivo greco la propria collaborazione, ma gli impegni vanno mantenuti'', ha dichiarato il portavoce della cancelliera Merkel. Quindi no a un ulteriore taglio del debito pubblico. Divisa la Commissione Europea, tra chi -come il presidente Juncker- guarda al lavoro da fare e ostenta calma, chi -come il lettone Dombrovskis-chiude ad Atene, e chi -come il francese Moscovici- auspica una ripresa del dialogo. Il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem dice: "non vedo alcun sostegno per una cancellazione del debito, abbiamo fatto gia' tanto per alleviarne il peso, allungando le scadenze ed agendo sui tassi - siamo pronti a discutere con il nuovo Governo, ma lavorare con l'Eurozona significa accettarne tutte le condizioni". Il presidente della Bce Draghi gioca di fino, rilevando come la pressione fiscale ellenica sia di poco superiore al 34%: meno di Germania, Francia e Italia. Infine da registrare pure la ribellione degli altri Paesi finiti nel programma di austerità della troika, che rifiutano trattamenti di riguardo per un Paese: su tutti l'Irlanda.

26/1/2015

E' stata una reazione lenta e imbarazzata, quella dell'Europa ufficiale, nel felicitarsi con il neopremier ellenico Alexis Tsipras: solo nel tardo pomeriggio le congratulazioni di prammatica del presidente del Consiglio Europeo Tusk, che non ha mancato di ricordare il sostegno continentale ad Atene nei marosi della crisi.

Poco prima Il presidente francese Hollande ha invitato Tsipras a "recarsi presto a Parigi". ''Ci congratuliamo con la Grecia per il successo nelle elezioni parlamentari. Il popolo greco ha fatto difficili, ma importanti, passi per gettare le fondamenta della ripresa economica''. Così invece la Casa Bianca. Molto meno calda la reazione tedesca: ''il Governo tedesco offrira' al futuro esecutivo greco la propria collaborazione, ma gli impegni vanno mantenuti'', ha dichiarato il portavoce della cancellieraMerkel. Quindi no a un ulteriore taglio del debito pubblico ellenico. Sullo stesso tono il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem: "non vedo alcun sostegno per una cancellazione del debito, abbiamo fatto gia' tanto per alleviarne il peso, allungando le scadenze ed agendo sui tassi - siamo pronti a discutere con il nuovo Governo, ma lavorare con l'Eurozona significa accettarne tutte le condizioni". Scatta anche la ribellione dei Paesi europei che hanno dovuto sottostare negli ultimi anni ai rigidi programmi della Troika: "Irlanda, Cipro, Spagna e Portogallo, hanno tutti negoziato le condizioni sul loro debito, non si capisce perche' questo modello non debba continuare a funzionare", ha attaccato il Ministro dell'economia irlandese Michael Noonan, a margine dell'Eurogruppo.

26/1/2015

L'Europa incassa tra paure ed entusiasmi l'onda sismica proveniente da Atene, conscia che -da oggi- si apre una nuova pagina politica nella storia continentale, con il primo partito dichiaratamente anti-austerità al Governo in uno dei Paesi dell'Eurozona.

Il presidente della Bce Draghi, della Commissione Juncker, del ConsiglioTusk e dell'Eurogruppo Dijsselbloem avranno una colazione di lavoro prima di un delicatissimo Eurogruppo, per discutere la linea da tenere col nuovo Governo ellenico. Per la Germania è il risultato più difficile da digerire. Da Francoforte il commento a caldo del presidente della Bundesbank Jens Weidmann. Intervistato dal canale pubblico Ard, Weidmann mette le mani avanti: "la Grecia è vincolata da un programma di aiuti. Questo programma prosegue solo se gli impegni saranno rispettati. E' nell'interesse del Governo greco fare le riforme necessarie per risolvere i problemi strutturali". Il presidente della Bundesbank attacca velatamente Tsipras: "il nuovo esecutivo non faccia promesse illusorie, che non è in grado di mantenere". In Francia, se il Partito Socialista saluta la vittoria delle forze di sinistra in Grecia, dall'estrema destra transalpina il presidente onorario del Front National, Jean Marie Le Pen, parla di "sconfessione greca dell'Europa". Festa grande per l'alleato spagnolo Podemos: "arriva la speranza, se ne va la paura. Syriza, Podemos: vinceremo", ha detto il leader Pablo Iglesias, favorito alle prossime elezioni iberiche. Il capogruppo socialista all'Europarlamento Gianni Pittella si spinge a dire:" la rinegoziazione del debito Greco, in particolare l'estensione dei termini del programma di rientro, non deve essere piu' considerato un tabu".

25/1/2015

L'Europa incassa l'onda sismica proveniente da Atene, conscia che -da domani- si apre una nuova pagina politica nella storia continentale, con il primo partito dichiaratamente anti-austerità al Governo in uno dei Paesi dell'Eurozona. Il presidente della Bce Draghi, della Commissione Juncker, del Consiglio Tusk e dell'Eurogruppo Dijsselbloem avranno una colazione di lavoro prima dell'Eurogruppo per discutere la linea da tenere col nuovo Governo ellenico.

Per la Germania è il risultato più difficile da digerire. E proprio dalla Germania arriva il commento a caldo del presidente della Bundesbank Jens Weidmann. Weidmann, intervistato dal canale pubblico Ard, mette le mani avanti: "la Grecia è vincolata da un programma di aiuti. Questo programma prosegue solo se gli impegni saranno rispettati. E' nell'interesse del Governo greco fare le riforme necessarie per risolvere i problemi strutturali", ha aggiunto Weidmann, affermando di sperare che il nuovo esecutivo non faccia promesse illusorie, che non è in grado di mantenere". In Francia, se il Partito Socialista saluta la vittoria delle forze di sinistra in Grecia, Jean-Luc Mélenchon, già fondatore del Partito della Sinistra, definisce il momento "storico" per l'Europa. Dall'estrema destra transalpina le parole del presidente onorario del Front National, Jean Marie Le Pen, che parla di "sconfessione greca dell'Europa". Festa grande per l'alleato spagnolo Podemos: "arriva la speranza, se ne va la paura. Syriza, Podemos: vinceremo", ha detto il leader Pablo Iglesias, favorito alle prossime elezioni iberiche. Intanto si guarda già ai potenziali rischi di un'uscita greca dall'euro: secondo l'agenzia di stampa Bloomberg, l'Italia e' esposta verso la Grecia per circa 40 miliardi di euro. Siamo il terzo Paese più esposto, dopo Germania, e Francia.

25/1/2015

Un aumento del Pil pari a quasi due decimali e spalmato nell'arco di un biennio, cui vanno aggiunti oltre tre miliardi di risparmio sugli interessi per le imprese: potrebbe avere effetti estremamente salutari per l'anemica economia italiana il Quantitative Easing varato giovedì dalla Bce, secondo il Centro Studi Confindustria, che ha calcolato i benefici derivanti dal mix di minori tassi reali sui titoli a lungo termine e del cambio -indebolito- dell'euro.

I dati del Centro sono giunti nel giorno in cui il settimanale tedescoWirtschaftswoche ha reso noto un intervento di Mario Draghi, risalente ad alcune settimane fa, nel quale il presidente della Bce afferma: "occorrono riforme strutturali, occorre stimolare la competitività, abbattere la burocrazia e aumentare la capacità di adattamento dei mercati del lavoro in Europa". Draghi attacca l'apatia dei Paesi membri dell'Eurozona sul fronte delle riforme: "occorre passare all'azione, nell'ambito di una vera unione economica". Il presidente della Bce precisa: per completare il processo di unione monetaria, occorre proseguire l'approfondimento dell'unione politica. Se in passato le riforme economiche erano questioni interne, in futuro occorrerà renderle vincolanti, per rendere l'area euro credibile. Draghi cita come esempio di una collaborazione più stretta il mercato unico dei capitali. Intanto a Davos Benoit Couré, membro francese del board Bce, ha giustificato così il Quantitative Easing: "Lo abbiamo fatto, perché consideravamo la pazienza un rischio che non volevamo prendere. Ma come banca centrale non possiamo fare tutto per l'Europa. Anche gli altri devono agire".

24/1/2015

Un aumento del Pil pari a quasi due decimali e spalmato nell'arco di un biennio, cui vanno aggiunti oltre tre miliardi di risparmio sugli interessi per le imprese: potrebbe avere effetti molto salutari per l'anemica economia italiana il Quantitative Easing varato giovedì dalla Bce, secondo il Centro Studi Confindustria, che ha calcolato i benefici derivanti dal mix di minori tassi sui titoli a lungo termine e cambio dell'euro più debole.

I dati del Centro sono giunti nel giorno in cui Mario Draghi è tornato a parlare, con un intervento sul settimanale economico tedesco Wirtschaftswoche: "occorrono riforme strutturali, occorre stimolare la competitività, abbattere la burocrazia e aumentare la capacità di adattamento dei mercati del lavoro in Europa". Dopo le dure critiche del presidente della Bundesbank JensWeidmann al maxipiano di acquisto titoli, Draghi cambia tavolo di gioco e attacca l'apatia dei Paesi membri sul fronte delle riforme: "occorre passare all'azione, nell'ambito di una vera unione economica". Draghi precisa: per completare il processo di unione monetaria, occorre proseguire l'approfondimento dell'unione politica. Se in passato le riforme economiche erano questioni interne, in futuro occorrerà renderle vincolanti, per rendere l'area euro credibile. Draghi cita come esempio di una collaborazione più stretta il mercato unico dei capitali. Intanto a Davos Benoit Couré, membro francese del board Bce, ha giustificato così il Quantitative Easing: "Lo abbiamo fatto, perché consideravamo la pazienza un rischio che non volevamo prendere. Ma come banca centrale non possiamo fare tutto per l'Europa. Anche gli altri devono agire".

24/1/2015

E’ “riforme” il termine programmatico che accomuna Matteo Renzi e Angela Merkel, il giorno dopo il varo del Quantitative Easing della Bce. Ai piedi del maestoso David di Michelangelo, la cancelliera incassa l’impegno italiano a proseguire sulla strada del cambio di marcia strutturale.

Riforme come moneta di scambio necessaria, dopo le novità intervenute nelle ultime settimane, che Renzi elenca con precisione: il piano di investimenti Juncker, la maggiore flessibilità annunciata dalla Commissione, il calo dell’euro e -appunto- il maxipiano di acquisto titoli Bce. Sulle riforme, Renzi elenca minuziosamente quelle fatte e quelle in cantiere: su tutte lavoro, giustizia, fisco, pubblica amministrazione, elezioni. La Merkel preferisce non commentare le mosse Bce, ma ricambia gli impegni italiani, definendo “incredibilmente ambiziosa” l’agenda di riforme presentatale da Renzi. Su tutte il Jobs Act: gli imprenditori tedeschi mi hanno detto che ora possono assumere, conoscono le condizioni, non hanno paura di costi incalcolabili se qualcosa va storto. Questo clima di fiducia porterà a un incremento dell’occupazione”, prefigura. Infine, sulla Grecia -domani al voto- sia Renzi che la Merkel ostentano tranquillità, augurandosi che Atene resti all’interno dell’Eurozona.

23/1/2015

L’asse italo-tedesco si salda nel nome delle riforme, ai piedi dell’imponente David di Michelangelo. Il giorno dopo il Quantitative Easing della Bce, mal digerito in Germania, Angela Merkel incassa l’impegno italiano a proseguire sul sentiero intrapreso di cambiamento strutturale.

A velocità -se possibile- ancora maggiore, come rilancia il premier Matteo Renzi. Renzi sottolinea come il quadro economico europeo -in un solo mese- sia cambiato: il piano per gli investimenti Juncker, la comunicazione europea sulla flessibilità, il calo dell’euro e -non da ultimo- il maxipiano di acquisto titoli Bce annunciato da Mario Draghi. La Merkel preferisce non commentare le mosse Bce, ma ricambia gli impegni italiani, definendo “incredibilmente ambiziosa” l’agenda di riforme presentatale da Renzi. Poi racconta la sua colazione con gli imprenditori tedeschi in Italia, descrivendoli come ottimisti sul processo di riforme, e determinati a sostenerlo. Anche perché , sottolinea la Merkel, sono le imprese a creare posti di lavoro, non i Governi. Infine, sulla Grecia -domenica al voto- sia Renzi sia la Merkel ostentano tranquillità, augurandosi che Atene resti all’interno dell’Eurozona.

23/1/2015

Unità d’intenti tra la cancelliera tedesca Angela Merkel e il premier italiano Matteo Renzi al termine del vertice bilaterale, con una conferenza stampa ai piedi dell’imponente David di Michelangelo.

Tanti i temi in agenda, ma in primo piano l’economia: Renzi ha innanzitutto sottolineato come nell’ultimo mese siano intervenuti quattro fattori importanti -piano Juncker, comunicazione sulla flessibilità, Quantitative Easing e calo dell’euro. “Segnali positivi”, li ha definiti i premier, che -giocando abilmente di sponda con i desiderata tedeschi- ha subito chiarito: il mutato contesto non deve però bloccare il percorso di riforme. Angela Merkel, da parte sua, ha dato manforte al programma di Renzi: un piano riformatore incredibilmente ambizioso, ha definito quello messo in campo dal Govermo italiano, citando su tutte la riforma del lavoro e quella della pubblica amministrazione. La Merkel ha aggiunto di aver notato ottimismo tra gli imprenditori tedeschi al lavoro in Italia, nel corso del meeting a colazione. Sul Quantitative Easing deciso dalla Bce no comment dalla Merkel, mentre Renzi lo ha definito un passo in avanti importante, anche se non decisivo. D’accordo la cancelliera: “nessuna Banca Centrale può sostituirsi alle riforme della politica”.

23/1/2015

La Banca Centrale Europea passa alle vie di fatto, per rianimare la crescita nell'Eurozona e contrastare le spinte deflazionistiche, con una svolta storica.

A partire da marzo, e almeno fino a fine settembre 2016, Francoforte acquisterà 60 miliardi al mese in titoli, che includeranno sia gli Abs sia i covered bonds, sia -soprattutto- i titoli di debito pubblico emessi dai 19 Paesi aderenti all'Eurozona. L'impegno complessivo sarà dunque pari ad almeno 1140 miliardi, sempre a patto che l'inflazione torni sui binari giusti. Altrimenti l'operazione proseguirà. Tra gli effetti prevedibili, un ulteriore calo dell'euro sul dollaro, e quello nei rendimenti dei titoli di Stato. Passa dunque la linea interventista di Mario Draghi, anche se non all'unanimità - il presidente della Bce parla di "un'ampia maggioranza favorevole ad agire ora". L'altra faccia della medaglia è rappresentata dalle concessioni che Francoforte ha dovuto fare ai Paesi rigoristi, Germania in testa: solo il 20% degli acquisti sarà infatti soggetto a un rischio condiviso, nel caso di mancanza di solvibilità. Il restante 80% sarà in carico alle banche centrali nazionali. Stabilito un tetto all'acquisto massimo di debito pubblico per Paese membro: mai più di un terzo. E poiché gli acquisti di debito saranno proporzionali alla partecipazione dei singoli Paesi nel capitale Bce, sarà proprio la Germania a beneficiarne maggiormente. Draghi ha avvertito: "sarebbe un grande errore pensare che questo programma di acquisto rappresenti un incentivo all'espansione dei bilanci degli Stati, non è assolutamente un finanziamento dei debiti - anzi è stato elaborato per evitarlo". Francoforte ha infine mantenuto i tassi fermi al minimo storico dello 0,05%.

22/1/2015

L'atteso annuncio è arrivato, sancendo una svolta storica nella politica monetaria della Bce. A partire da marzo, e almeno fino a fine settembre 2016, Francoforte comprerà 60 miliardi al mese in titoli, che includeranno sia gli Abs sia i covered bonds, sia -soprattutto- i titoli di debito pubblico emessi dai 19 Paesi aderenti all'Eurozona.

L'impegno complessivo sarà dunque pari ad almeno 1140 miliardi, sempre a patto che l'inflazione torni sui binari giusti. Altrimenti l'operazione, e il suo valore, proseguirà e sarà incrementata. Passa dunque la linea interventista di Mario Draghi, anche se non all'unanimità - il presidente della Bce parla di "un'ampia maggioranza favorevole ad agire ora". L'altra faccia della medaglia è rappresentata dalle concessioni che Francoforte ha dovuto fare ai cosiddetti Paesi rigoristi, Germania in testa: solo il 20% degli acquisti sarà infatti soggetto a un rischio condiviso, nel caso di mancanza di solvibilità. Il restante 80% sarà in carico alle banche centrali nazionali. Stabilito un tetto all'acquisto massimo di debito pubblico per Paese membro: mai più di un terzo. Ironicamente, poiché gli acquisti di debito saranno proporzionali alla partecipazione dei singoli Paesi nel capitale della Bce, sarà proprio la Germania a beneficiarne maggiormente. I bond saranno acquistati sul mercato secondario. Draghi ha definito "futile" la discussione sulla condivisione del rischio, e ha avvertito: "sarebbe un grande errore pensare che questo programma di acquisto rappresenti un incentivo all'espansione dei bilanci degli Stati, non è assolutamente un finanziamento dei debiti - anzi è stato elaborato per evitarlo". Francoforte ha infine mantenuto i tassi fermi al minimo storico dello 0,05%.

22/1/2015

La Banca Centrale Europea ha quindi preso l'attesa decisione sul Quantitative Easing.

A partire da marzo, e almeno fino alla fine di settembre 2016 - o comunque fino a quando i parametri inflazionistici non saranno tornati su valori normali, Francoforte varerà un piano di acquisti titoli -ampliato alle emissioni pubbliche- pari a 60 miliardi di euro al mese, per un totale stimato di almeno 1140 miliardi complessivi. Passa dunque la linea del presidente della Bce, anche se non all'unanimità - "un'ampia maggioranza del board si è detta favorevole a prendere misure ora", ha detto Draghi. "Così ampia", ha precisato "che un voto non è stato necessario", ha aggiunto. Nello specifico, i 60 miliardi includeranno anche asset-backed securities ecovered bonds. Se Draghi è riuscito quindi a far passare la linea del Quantitative Easing, ha dovuto però cedere terreno sulla condivisione del rischio sui titoli pubblici acquistati dalla Bce: sarà limitato al 20%, il resto sarà in carico alle banche centrali nazionali. Di fronte all'insistenza dei giornalisti su questo punto, Draghi ha liquidato come "futile" la discussione al riguardo. Fissato pure un tetto massimo all'acquisto del debito emesso da un Paese: la Bce non ne comprerà mai più di un terzo. L'acquisto sarà proporzionale alla partecipazione delle singole banche centrali nel capitale della Bce: il che significa che la maggioranza relativa dei titoli pubblici acquistati sarà tedesca. A chi gli faceva presente il rischio di politiche espansive e orientate al debito, da parte dei Paesi membri, Draghi ha risposto: "sarebbe un grande errore pensare che questo programma di acquisti di titoli sia un incentivo all'espansione dei bilanci degli Stati, non è assolutamente un finanziamento dei debiti - anzi è stato elaborato per evitarlo". Oltre al quantitative easing, la Bce ha deciso di abbassare i tassi di interesse sulle nuove operazioni di Tltro.

19/1/2015

Settimana tra svolte attese e rischi difficili da calcolare, quella che si apre oggi per l'Europa. Settimana da vivere "pericolosamente". Tutto appare ormai pronto, a Francoforte, per il varo del Quantitative Easing della Bce, previsto giovedì.

Almeno 500 i miliardi in acquisto di titoli pubblici, per un programma che dovrebbe durare poco meno di un biennio. Il vero dilemma è: chi garantirà eventuali perdite? Tutte le Banche centrali, proporzionalmente? Oppure solo quelle del Paese che non riuscisse a garantire la solvibilità? La mossa, fortemente voluta da Mario Draghi, appare ormai scontata: i mercati negli ultimi giorni l'hanno anticipata, ma non è da escludere una discussione molto animata all'interno del Consiglio Direttivo, con le banche centrali dei Paesi rigoristi pronte a porre paletti molto rigidi, se non a votare contro. Solamente tre giorni dopo, l'Europa si troverà di fronte alla prima di una serie di elezioni-referendum: quella greca, la cui onda sismica potrebbe avere significative ripercussioni sulla stessa moneta unica. Il partito di sinistra Syriza, che ha ormai raccolto l'eredità dell'agonizzante Pasok, ha serie possibilità di vincere le elezioni, ma dovrà poi trovare alleati in grado di garantirgli la maggioranza. Qualora la ottenesse, oltre alla novità assoluta di un partito di sinistra apertamente anti-austerità al potere in un Paese dell'area euro, la vera scommessa per tutti sarà conciliare le politiche sociali promesse da Tsipras con le richieste della Troika. Nella partita a poker, la Grecia potrebbe uscire dall'Eurozona, con conseguenze imprevedibili per tutti. A rasserenare il clima ci ha provato negli ultimi giorni la Commissione Europea, aprendo a una maggiore flessibilità, e rilanciando sul piano di investimenti. Oggi a Bruxelles si incontrano i Ministri degli Esteri: sul piatto, oltre ai delicati rapporti con la Russia, l'inquietante questione dei foreign fighters. Cittadini europei che, dopo aver combattuto in Siria, hanno portato la jihad e il terrorismo all'interno dei nostri confini. Oltre alle sfide politico-economiche, l'Europa in questo scorcio di 2015 ha scoperto di avere la jihad in casa.

16/1/2015

INTERVISTA VICEPRESIDENTE COMMISSIONE EUROPEA JYRKI KATAINEN (MILANO)

Quella in Italia è stata una visita molto utile e positiva. Ho imparato molte cose sul vostro Paese, ho potuto parlare con gli investitori privati, con i sindacati, con molti Ministri, e spiegare loro cosa significhi davvero il piano di investimenti europeo. Sono abbastanza felice del feedback positivo.

Perchè "abbastanza"?

Ovviamente ci sono sempre criticità: alcuni ci accusano del fatto che la capacità di leverage del fondo sia esagerata, per esempio. Ma i punti di vista e i dubbi ci sono sempre. In ogni caso sono felice per il feedback.

Il problema però è che -a parte i vostri fondi e quelli della Bei- mancano ancora i soldi per il cosiddetto "piano Juncker". Ha ricevuto rassicurazioni su fondi pubblici o privati che l'Italia potrebbe versare?

Non abbiamo ricevuto indicazioni chiare dagli Stati membri, circa l'iniezione di capitali nel fondo. Se contribuiranno, riusciremo a incrementare la capacità di prestito di 60 miliardi. Si tratta di denaro che creerà occupazione. Ma se i Paesi membri non lo faranno, riusciremo comunque a lavorare con 60 miliardi. Si arricchirà di risorse private, il che ci porterà al livello di 300 miliardi di investimenti.

Se capisco bene, non avete ricevuto alcuna promessa o impegno di investimento nella due giorni italiana...

Non ancora, ma so che il Govermo italiano sta considerando il da farsi. Così mi ha detto il Ministro Padoan.

Il piano di investimenti riguarderà anche progetti italiani. Avete già un'idea di quanti riuscirete a finanziarne? E cosa ne pensa della qualità dei progetti italiani presentati?

Il fondo di investimenti finanzierà solo progetti di alta qualità. Per noi finanziare significa dare prestiti, non c'è denaro gratis. Se ci sono investimenti pubblici, sarà il Governo a decidere quanti prestiti in più si potranno ricevere. Il valore aggiunto del fondo europeo sta nell'investimento su progetti a rischio. Posso immaginare che ci siano molti progetti e molte opportunità in Italia, che potranno chiedere fondi al nostro piano. Ma ricordo anche che esiste la possibilità di chiedere prestiti pure alla Bei. Sulla qualità dei progetti italiani, posso dirle invece che sembrano buoni. Ora il Governo deve stabilire la lista prioritaria. Lancio però un appello al settore privato, affinché consideri la possibilità di finanziamenti di rischio. La questione principale è quella di massimizzare la quantità di fondi privati, anzichè di quelli pubblici.

Lei in questi giorni ha parlato molto in Italia di Jobs Act e di riforma della giustizia. Ma in tema di riforme strutturali, c'è pure la questione delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni. Quanto le ritenete importanti, per il nostro Paese? Farete pressione al riguardo, sul Governo italiano?

Non ne abbiamo parlato stavolta, ma lo abbiamo fatto in passato. Le privatizzazioni e le liberalizzazioni professionali rappresentano un capitolo molto importante della crescita economica. So che questo è un tema molto sensibile dovunque, ma posso portare il caso finlandese. Nei primi anni '90 abbiamo liberalizzato il settore delle telecomunicazioni, creando centinaia di migliaia di posti di lavoro. Da premier, ho venduto azioni di alcune imprese pubbliche, per investire nella ricerca. Spero che tutti mantengano la mente aperta, considerando il guadagno derivante dall'apertura del mercato.

Quindi -quando parliamo delle riforme da fare, per avere maggiore flessibilità sui conti pubblici da parte di Bruxelles- oltre a riforma del lavoro e della giustizia in Italia... possiamo includere anche liberalizzazioni e privatizzazioni?

Non dipende da me, ma dal Commissario Moscovici e dal Governo italiano. Ma ritengo importante privatizzare alcuni settori. E sono sicuro che ciò avverrà.

Il Ministro Padoan l'ha rassicurata sui conti pubblici italiani? Pensa servirà una manovra?

Il Governo italiano ha promesso di mantenere gli impegni. Prima di marzo però non posso fare altri commenti, dobbiamo aspettare le previsioni economiche della Commissione, per vedere a che punto si trova l'Italia nel rispetto dei parametri. In ogni caso non ho toccato la questione nell'incontro con Padoan.

Come considera la Commissione Europea il calo dell'euro e del petrolio, che ha caratterizzato le ultime settimane? Si tratta di una buona notizia?

Tutti vorrebbero vedere una maggiore stabilità nei prezzi. La situazione attuale è che i bassi prezzi del petrolio, i bassi tassi di interesse e l'euro in calo stanno producendo un enorme stimolo all'interno dell'Eurozona. Anche dal punto di vista dei consumatori. Ma dobbiamo pure riconoscere che la bassa inflazione e il calo di petrolio ed euro significano che l'economia non è in buone condizioni. Tuttavia, nel breve termine si tratta di fenomeni positivi, poiché stimolano la domanda.

La preoccupano le elezioni in Grecia di domenica prossima? Potrebbero potenzialmente destabilizzare l'intera area euro?

Non penso ciò accadrà. L'Euro ora è più forte. Ma qualsiasi sarà il risultato delle elezioni, la Grecia e i suoi cittadini hanno già promesso agli altri cittadini europei, anche agli italiani, che ripagheranno tutti i prestiti...

...e se il prossimo Governo greco si rimangiasse la promessa?

Questa non è una questione istituzionale. E' una questione fra cittadini dello stesso Continente. E' una questione di fiducia fra europei. Il nuovo Governo ellenico dovrà proseguire pure le riforme pro-crescita. E' l'unico modo di rafforzare l'economia. La Grecia è tornata sulla strada della crescita, e ciò la sta aiutando.

Come Commissione Europea siete molto attivi nel cercare di far ripartire l'economia. Lei si aspetta che giovedì la Banca Centrale Europea vi aiuterà a migliorare il clima economico in Europa?

La Bce ha avuto un forte ruolo stabilizzatore nel corso della crisi, e ha fatto già molto. Non mi aspetto nulla: noi non possiamo commentare la politica monetaria di Francoforte. ma con la Bce condividiamo la stessa visione: vale a dire, che gli Stati membri dell'Eurozona devono concentrarsi sulle riforme strutturali per migliorare la competitività, che occorre continuare lungo il sentiero della politica fiscale responsabile, ponendo l'accento sugli investimenti. Se tutto ciò avvenisse, anche il lavoro della Bce potrà essere facilitato, per far sì che la politica monetaria divenga uno strumento a sostegno di una spirale positiva.

Detto più esplicitamente: se Mario Draghi giovedì lanciasse il quantitative easing, la Commissione Europea ne sarebbe soddisfatta?

Non commentiamo mai queste cose.

15/1/2015

Torna alta la tensione tra Russia ed Europa sul gas.

Mosca torna a minacciare l'Europa sulla sicurezza energetica: nell'incontro tra l'amministratore delegato di Gazprom Alexei Miller e il vicepresidente della Commissione Maros Sefcovic, i russi hanno affermato che il transito di gas verso l'Unione Europea resta a rischio quest'inverno. Per Miller, l'Ucraina -causa ristrettezze finanziarie- non avrebbe acquistato lo stock necessario negli ultimi due mesi, riducendo sostanzialmente il volume delle riserve dei suoi depositi sotterranei. Ma c'è di più: Mosca ha reso chiaro che -dopo la cancellazione del progetto South Stream un mese e mezzo fa- in futuro gli europei dovranno connettersi al gasdotto che unisce Russia e Turchia, se vorranno continuare ad approvvigionarsi. Il tracciato ucraino insomma sparirà dalle mappe di fornitura russe: "avete due anni di tempo per costruire infrastrutture che colleghino la Grecia con la Turchia", ha in sostanza avvertito Miller, che si è spinto fino a mettere in chiaro che l'Europa deve cominciare ora, con la costruzione del gasdotto di collegamento, se non vuole rischiare interruzioni di approvvigionamento del gas già nel 2017. "Il gasdotto Turkish Stream costituirà il solo itinerario di trasporto dei 63 miliardi di metri cubi di gas attualmente in transito su territorio ucraino", ha sentenziato l'uomo forte di Gazprom. La Commissione ha abbozzato: "l'Europa auspica una soluzione alternativa ed economicamente più sostenibile del TurkishStream", ha detto Sefcovic.

7/1/2015

Tra i primi a reagire all'attacco armato contro la redazione di Charlie Hebdo il premier britannico David Cameron, che informato dei fatti nel corso di una sessione parlamentare, ha definito 'gli omicidi di Parigi barbari e rivoltanti''.

''Siamo al fianco del popolo francese nella lotta contro il terrorismo e nella difesa della liberta' di stampa'', ha aggiunto Cameron. La notizia ha raggelato l'Europa, che vede spostarsi sul proprio suolo il conflitto fra i terroristi e il mondo civilizzato: la cancellieratedesca Merkel, già preoccupata per l'onda crescente antislamica nota come Pegida, ha definito quello contro Charlie Hebdo un "abominevole attacco" non solo ai cittadini francesi, ma anche alla liberta' di stampa e di espressione della cultura democratica. Choccati dall'attacco brutale si sono detti il presidente della Commissione Europea Juncker e del Consiglio Europeo Tusk, che lo ha definito "un attentato contro i nostri valori fondamentali", e ha invitato a proseguire senza sosta la lotta al terrorismo. Sull'altra sponda dell'Atlantico, il presidente americano Barack Obama ha condannato "con forza l'orribile sparatoria", e ha aggiunto di aver dato direttive alla sua amministrazione, affinche' fornisca "ogni assistenza necessaria per contribuire a portare questi terroristi davanti alla giustizia". L'attacco a Charlie Hebdo "era teso a dividere, non dobbiamo cadere in questa trappola": così il segretario Generale dell'Onu Ban Ki moon. Condanne anche dalla Lega Araba e da Al Azhar, la massima autorita' religiosa sunnita.

7/1/2015

Riparte oggi l'Europa, dopo la lunga pausa natalizia. Un anno che si apre nel segno della Grecia: la casella del 25 gennaio, data delle elezioni ad Atene, è cerchiata in rosso sul calendario di Bruxelles.

Un'eventuale vittoria della sinistra di Tsipras potrebbe avere significative ripercussioni sulla zona Euro. Da oggi intanto il timone del semestre è nelle mani della Lettonia, che succede all'Italia: "le priorità della nostra presidenza saranno un'Europa competitiva, digitale e impegnata", ha affermato la premier lettone Straujuma, che da Matteo Renzi non sembra aver ereditato le iperboli sulle svolte storiche, ma preferisce viaggiare sul basso profilo. Questa mattina l'incontro tra la Commissione Europea e il Governo lettone, a Riga, segnerà l'inizio ufficiale del semestre, mentre l'Italia -fra sei giorni- tirerà le somme di quello appena conclusosi all'Europarlamento. L'Euro sarà protagonista di questo scorcio d'anno: tutti gli occhi sono puntati sulla riunione della Bce il 22 gennaio, tre giorni prima delle elezioni elleniche. Mario Draghi varerà l'atteso quantitative easing? Ancora ieri il vicepresidente della Commissione Europea Katainen dichiarava che la presenza di Atene nell'area euro è "irrevocabile". I conti si faranno però a urne chiuse. Non sarà l'unico test elettorale dell'anno: tra quattro mesi esatti andrà al voto la Gran Bretagna, che potrebbe registrare l'exploit dello UK Independence Party, avvicinando così l'atteso referendum sul dentro o fuori dall'Europa. A chiudere, a dicembre, sarà invece la Spagna, dove l'onda di Podemos potrebbe portare il Mediterraneo sempre più in rotta di collisione con Berlino. Domenica a Strasburgo la cancelliera Merkel e il presidente francese Hollande proveranno a riannodare la vecchia intesa franco-tedesca, per provare a rilanciare l'economia europea. L'Italia intanto aspetta: a gennaio la Commissione chiarirà cosa intende per flessibilità - e come propone di applicarla. A marzo invece l'atteso giudizio sui conti pubblici: ma già questo mese dovremo dimostrare a Bruxelles che con le riforme facciamo sul serio. Altrimenti sarà procedura di infrazione.

6/1/2015

Grecia e petrolio affossano le borse, a venti giorni esatti dalle elezioni elleniche, che cominciano a mettere in ansia l'Eurozona. In attesa delle ormai imminenti mosse della Bce sul quantitative easing, non bastano le parole -di circostanza- sull'impegno a mantenere Atene nell'euro, ad impedire un tracollo dei mercati: a fine giornata il Ftse Mib sfiora il -5%, sette decimali in meno rispetto ad Atene.

Ma anche le altre piazze d'affari continentali fanno registrare perdite fra il 2 e il 3%, non rassicurate a sufficienza né dalla Commissione Europea, che ha definito "irreversibile" la partecipazione di un Paese all'area euro, né dalla Germania, poco reattiva nello smentire le voci circa un beneplacito tedesco all'uscita di Atene dal club della moneta unica. "Il Governo tedesco e i suoi partner lavorano per rafforzare l'Eurozona nel suo insieme e tutti i suoi membri, Grecia inclusa", ha affermato il portavoce Steffen Seibert. Proprio la Germania ha registrato un'inflazione ai minimi a dicembre: solo +0,1%. Altro segnale di preoccupazione. L'euro è ulteriormente sceso rispetto al dollaro, toccando un minimo di 1.18, record negativo da nove anni. A fine giornata, e a conti fatti, l'Europa ha bruciato oltre 200 miliardi di capitalizzazione, un decimo dei quali sulla piazza di Milano. In serata pure Wall Street ha chiuso in perdita, col Dow Jones a -1,84%: nel caso americano determinante il calo del petrolio, che ha chiuso di un soffio sopra quota 50 dollari al barile sul Wti. Titoli energetici sotto pressione sulle due sponde dell'Atlantico.

5/1/2015

La tempesta perfetta arriva a venti giorni esatti dalle elezioni in Grecia, nella prima vera settimana di scambi borsistici, rafforzando la convinzione che l'Europa debba fare qualcosa -e presto- per evitare problemi ben più grossi: petrolio, elezioni elleniche e bassa inflazione hanno scatenato il mix che ha affossato i listini, spingendo il Ftse Mib a un passo da quota -5%. Atene affonda di quasi il 6%, nonostante la Commissione Europea abbia cercato di tranquillizzare tutti, affermando che l'appartenenza all'euro è irrevocabile.

Anche la Germania ha fatto la sua parte, dopo i rumors di stampa su un possibile ok tedesco all'uscita di Atene dall'Euro: "il Governo e i suoi partner lavorano per rafforzare l'Eurozona nel suo insieme e tutti i suoi membri, Grecia inclusa", ha affermato il portavoce Steffen Seibert. Affermazioni che non hanno sortito effetti. Ad Atene intanto i sondaggi continuano a dare la sinistra di Syriza in testa col 30% delle preferenze, ma il gap con il centrodestra di Nea Dimokratia si riduce a 3 punti. Tutti gli altri schieramenti sotto quota 5%. A inquietare i mercati anche l'inflazione tedesca: a dicembre solo +0,1%, un dato preoccupante, considerato che si tratta della principale economia europea. L'euro è ulteriormente sceso rispetto al dollaro, toccando un minimo di 1.18, record negativo da nove anni. Tutte munizioni a sostegno del quantitative easing che la Bce si appresta ormai a varare. Altro protagonista di giornata il petrolio, sceso sotto i 50 dollari al barile sul Wti, record negativo da sei anni. Affondano Eni ed Enel a Milano, ma vanno male anche i bancari, chiudendo una giornata da dimenticare a Piazza Affari.

1/1/2015

Il 2015 dell'Europa si apre nel segno del Baltico. Dalla mezzanotte di oggi ben due Paesi su tre, fra le piccole repubbliche ex-sovietiche incastonate nell'estremo nordest del Continente, prendono -simbolicamente- il testimone, in mesi complicati, per i 28: la Lettonia assume la presidenza di turno dell'Unione dall'Italia, che gliela cede nel nome di un nuovo credo -crescita e flessibilità- ancora tutto da verificare nei fatti - l'ultimo summit a Bruxelles si è limitato a un endorsement politico, con molti paletti ancora da chiarire. Auguri.

Più visibile il cambio a Vilnius, con i tre milioni e mezzo di lituani che da oggi comprano, prestano e vendono in euro. La moneta unica, nonostante tutto e tutti, conta ormai 19 membri. Il 2015 che verrà sarà certamente diverso dall'anno che ci siamo appena lasciati alle spalle: eletto il nuovo Parlamento Europeo, insediata la nuova Commissione, si tratta ora di implementare le politiche necessarie all'inversione di rotta economica: ora o mai più, sfruttando un biennio nel quale nè Italia, nè Francia nè Germania -i tre pesi massimi dell'Unione- andranno alle urne. Salvo ovviamente sorprese. I relativi Governi potrebbero quindi -condizionale d'obbligo- trovarsi le mani più libere, nell'implementare piani di medio-lungo periodo, senza l'assillo dei sondaggi. Non che le tre elezioni in calendario quest'anno non inquietino: il 7 maggio vota la Gran Bretagna, mai come ora vicina all'uscita dall'Unione Europea, con la quale ha un rapporto sempre più conflittuale. A dicembre va alle urne la Spagna, dove i sondaggi pronosticano il boom di Podemos, che potrebbe smontare le politiche di austherity di Mariano Rajoy. Senza contare le elezioni greche, con la sinistra di Syriza determinata a spazzare via ogni traccia di Troika. A Bruxelles, i primi sei mesi saranno occupati dal varo del piano di investimenti Juncker, aspettando i famosi 315 e più miliardi che qualcuno dovrà mettere sul piatto. Ma non solo: unione energetica, mercato unico digitale e lotta all'evasione saranno gli altri dossier-chiave. Aspettando la buona novella da Francoforte. Due parole: Quantitative Easing. L'atteso segnale del cambio di marcia nella politica economico-monetaria europea.

30/12/2014

Le elezioni anticipate in Grecia e la possibile affermazione della sinistra di Syriza provocano scosse sismiche sui mercati europei, facendo sprofondare la Borsa di Atene fino a -11%, e Milano a -3%.

Poi, col passare delle ore e l'apertura di Wall Street, i mercati recuperano. Atene chiuderà a -3,9% e il Ftse Mib a -1,15%. Soffrono anche i titoli di Stato dei Paesi periferici, con rendimenti in rialzo e domanda in ribasso: a preoccupare gli analisti non è tanto il rischio-contagio della Grecia nell'Eurozona, dopo le misure di protezione messe in campo nell'ultimo biennio, ma -più nell'immediato- il futuro del bailout ellenico: il programma quadriennale sarebbe dovuto terminare questo mese, ma è stato prolungato di 60 giorni, anche per organizzare una linea di credito precauzionale da parte dell'Esm. A questo punto tutto torna -potenzialmente- in discussione. Da Bruxelles e dalle capitali europee commenti di prammatica: il Ministro delle Finanze tedesco Schaeuble ha dichiarato che Atene dovra' continuare sulla strada delle riforme già avviate. Il Commissario Europeo all'Economia Pierre Moscovici, che poche settimane fa aveva definito "suicida" qualsiasi mossa greca tesa ad evitare il rimborso dei propri debiti, ha moderato il messaggio: saranno essenziali "un forte impegno a favore dell'Europa, e un ampio appoggio di leader ed elettori ellenici nei confronti di un necessario processo di riforma, a favore della crescita", ha detto. Più pragmatica la Bce, che resta in attesa di indicazioni dalle autorità greche, su come procedere alla revisione del bailout e dei piani di salvataggio finanziari.

29/12/2014

La notizia delle elezioni anticipate in Grecia affonda i mercati nel corso della mattinata, con Atene che arriva a perdere oltre l'11% e Milano a -3%.

Le borse finanziarie mostrano tutta la loro preoccupazione, per la possibile vittoria della sinistra di Tsipras: poi ci pensa Wall Street a rialzare le temperature. Finisce così che Parigi, Francoforte e Londra chiudono poco sopra la parità, mentre il Ftse Mib perde l'1,15% ed Atene finisce a -3,9%, con lo spread tra il decennale di Atene e il Bundtedesco che è volato sopra 900 punti. Il contraccolpo arriva anche sul mercato dei titoli di Stato, con una domanda in calo sui Bot semestrali e sui Ctz. Per domani attesi rendimenti leggermente più alti per i Btp quinquennali e decennali, con una domanda che non dovrebbe risultare eccezionale. Le notizie elleniche hanno rovinato il finale d'anno a Bruxelles, che si prepara ora ad un mese in trincea, in vista delle elezioni greche del 25 gennaio: il Ministro delle Finanze tedesco WolfgangSchaeuble ha dichiarato che Atene dovra' continuare sulla strada delle riforme gia' avviate, qualunque sia l'esito del voto. Secondo il Commissario Europeo all'Economia Pierre Moscovici, saranno essenziali "un forte impegno a favore dell'Europa e un ampio appoggio di leader ed elettori greci a un necessario processo di riforma, a favore della crescita". Parole di circostanza, nel timore di scossoni in arrivo: la più pragmatica appare la Bce, che resta in attesa di indicazioni dalle autorità elleniche, su come procedere alla revisione del bailout e dei piani di salvataggio finanziari.

27/12/2014

"Personaggio del 2014": nell'ormai inarrestabile moda di assegnare l'Oscar dell'Anno, coltivata da un numero crescente di quotidiani e settimanali internazionali, anche l'autorevole Times di Londra dice la sua. Ed assegna il proprio riconoscimento alla cancelliera tedesca Angela Merkel, per il suo ruolo centrale nel preservare la stabilita' europea in tempi di ritorno all'aggressivita' russa nell'Europa dell'Est.

"La donna di cui abbiamo bisogno in un mondo di uomini pericolosi", afferma ilTimes, lodando la capacità con la quale la Merkel si e' dimostrata una indispensabile mediatrice di potere, nella piu' grave crisi geopolitica dai tempi della Guerra Fredda''. Secondo il giornale britannico, la cancelliera tedesca avrebbe mostrato determinazione nel prendere in mano la situazione, ponendosi in prima linea nei negoziati con il presidente russo Vladmir Putin. Un giudizio forse un po' affrettato, quello del Times, in una crisi ancora lungi dal concludersi, nella quale la stessaMerkel ha gradualmente indurito il suo atteggiamento verso Mosca, in un crescendo di ostilità. Il Times -quotidiano di un Paese esterno all'Eurozona- tralascia le responsabilità economiche della Merkel, forse un po' troppo sorda ai richiami del centro-sud Europa sulla crescita sull'allentamento monetario. L'inflessibile gestione dell'economia europea avrebbe potuto farle perdere qualche punto. In ogni caso, come scrive il Times, Angela Merkel ''e' il politico europeo di maggiore spicco e la donna piu' potente del mondo''.

20/12/2014

Prossima fermata: 13 gennaio. Una settimana dopo l’Epifania l’Europa metterà in moto il piano per gli investimenti targato Juncker. Ricevuto il via libera -scontato, in realtà- dei 28 leader, ricevuto soprattutto l’appoggio -meno scontato- sulla possibilità di scomputare gli investimenti nazionali nel piano dal calcolo del deficit, la prova del nove arriverà con la messa nero su bianco delle regole.

Su queste basi gli Stati membri decideranno quanto -e soprattutto se- investire nel piano Juncker, decretandone il successo o il fallimeto. I famosi “soldi veri” chiesti dal presidente della Commissione, che finora nessuno ha ancora messo sul piatto. Discorso a parte merita il tema della flessibilità: premesso che quella relativa agli investimenti nel piano ancora deve essere formalizzata, resta aperto il tema di ampliarla ai cofinanziamenti nazionali sui fondi strutturali – partita ben più ampia, su cui spinge l’acceleratore l’Italia, ma che viene vista come fumo negli occhi a Berlino, che teme un rilassamento generale nei bilanci nazionali e un ritorno all’indebitamento massiccio - pur giustificato dagli investimenti. Intervistato da Sergio Nava, il primo vicepresidente e numero due della Commissione Frans Timmermans si dice ottimista. La partita in realtà è più ampia, ed entra in gioco anche ciò che farà la Bce: Francoforte lancerà a gennaio il Quantitative Easing? Se sì, questa mossa potrebbe cambiare il quadro e portare anche Angela Merkel ad assecondare una diversa politica economica in Europa. Il match insomma è solo agli inizi. Quello servito giovedì a Bruxelles era un semplice antipasto. La partita vera su crescita, investimenti e flessibilità si gioca dal 2015. Italia e Francia, a rischio procedura di infrazione a marzo, aspettano col fiato sospeso.

19/12/2014

“COMMISSIONE SODDISFATTA DA ESITO VERTICE UE. GERMANIA STA CAMBIANDO ATTEGGIAMENTO VERSO POLITICHE EUROPEE. I SOLDI VERI PER PIANO JUNCKER ARRIVERANNO - MA NON TUTTI I 28 PAESI CONTRIBUIRANNO”.

FRANS TIMMERMANS, PRIMO VICEPRESIDENTE E NUMERO 2 DELLA COMMISSIONE EUROPEA COMMENTA IN ESCLUSIVA A RADIO 24 IL VERTICE UE

La Commissione Europea è molto soddisfatta per l’esito del vertice UE”: così Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione Europea, commenta nell'intervista a Sergio Nava l’esito del summit, conclusosi nella notte a Bruxelles, che ha avuto al primo punto in agenda il cosiddetto “Piano Juncker” per gli investimenti in Europa. “Come Commissione dobbiamo ancora finalizzare il nostro progetto per la flessibilità. Tuttavia, non è questione di cambiare le regole del gioco, ma di utilizzare la flessibilità già esistente”.

Timmermans segnala soprattutto un cambio di atmosfera nella politica continentale: “La Germania sta cambiando, la Germania capisce che dobbiamo cambiare le politiche UE. C’è sempre bisogno di riforme, come dice il presidente Renzi, ma c’è anche bisogno di investimenti. Per questo abbiamo bisogno di una flessibilità che è già presente nei Trattati: ora dobbiamo applicarla”.

Alla domande se veda un nuovo atteggiamento da parte della cancelliera Angela Merkel, dopo l’insistenza degli ultimi anni sul rigore, Timmermans afferma: “sì, io vedo un cambiamento in Germnia, vedo anche un altro accordo tra la Germania e la Francia, stanno cercando progetti per fare degli investimenti. Anche Berlino aggiungerà 10 miliardi alla possibilità di fare investimenti sul territorio tedesco. Veramente vedo un cambiamento politico, anche se occorre aspettare: c’è ancora il bisogno di fare riforme, in Italia, come in Francia, come negli altri Paesi".

Sul piano di investimenti Juncker, e sui fondi pubblici che dovranno arrivare dai Paesi UE, Timmermans afferma: “Io credo che il piano Juncker funzionerà. Quando noi lo predisporremo, gli Stati membri metteranno i soldi veri sul tavolo. Ne sono assolutamente sicuro. Non saranno tutti i 28 Paesi a farlo, ma credo che parecchi lo faranno. Il piano sarà più efficace con i soldi pubblici”. Timmermans precisa che non esiste una previsione sull’ammontare dei futuri fondi pubblici al piano Juncker, e aggiunge: “Io penso che possiamo arrivare ai 315 miliardi di investimenti preventivati anche senza soldi pubblici, ma con questi potremmo superare la cifra. 315 miliardi non bastano per cambiare veramente l’economia europea”.

Sull’Italia Timmermans afferma: “anch’io ho fiducia in Matteo Renzi. L’Italia ha fatto dei passi in avanti. Il Presidente del Consiglio ha detto chiaramente che le riforme non le fa per l’Europa, ma per gli italiani”.

Il Jobs Act vi convince? “Credo che sia necessario, ho tanti amici italiani che a 40 anni non hanno mai avuto un lavoro fisso. Abbiamo bisogno di un’apertura del mercato del lavoro in Italia. Il presidente Renzi lo ha promesso e lo farà”. Anche perché, precisa Timmermans, “stiamo perdendo una generazione. Per questo dobbiamo lanciare i progetti contenuti nel piano Juncker, che potrebbero portare subito risultati per i giovani. Penso a digitale, mercato unico, trasporti, turismo. Per l’Italia ci sono opportunità enormi. Con questi progetti concreti possiamo dimostrare ai giovani che c’è un futuro per loro, che c’è un lavoro. Anche -finalmente- un lavoro fisso. Dobbiamo provare che c’è questa Europa, che può fare qualcosa per i giovani”.

19/12/2014

Via libera al piano Juncker, ma per i contributi pubblici agli investimenti europei -315 miliardi in tre anni- se ne parlerà nei prossimi due mesi. Finisce così, in anticipo e con l’attesa svolta sulla crescita, un summit europeo in formato -a sorpresa- ridotto.

La tabella di marcia è chiara: Bruxelles presenterà a gennaio la sua proposta dettagliata sul piano Juncker: l’obiettivo è erogare i primi fondi veri per i progetti finanziabili a giugno. La buona notizia è che nei fatti viene avallata la linea della Commissione, di scorporare dal calcolo del deficit i contributi nazionali al piano di investimenti, anche se una postilla ricorda che ciò andrà fatto con un grado di flessibilità consentito dalle attuali regole. La cattiva è che per ora il denaro pubblico per le infrastrutture necessarie a rilanciare l’economia europea resta una promessa. Matteo Renzi chiude il semestre di presidenza con enfasi: “all’Europa lasciamo in eredità la crescita”. Poi rivendica lo scorporo degli investimenti nel piano Juncker dal patto di stabilità. L’Italia resta osservata speciale sui contii: Juncker, che in giornata aveva esplicitato fiducia a Renzi, gli ricorda anche che il giudizio definitivo sulla legge di stabilità arriverà a marzo. Renzi ribatte: “siamo sempre sotto esame, ma il vero esame saranno le elezioni nel 2018”.

18/12/2014

E' in corso l’ultimo vertice del semestre italiano alla guida dell’Europa. La discussione si è focalizzata finora sul piano per gli investimenti e la crescita, presentato dal presidente della Commissione Juncker – “importante, ma un primo passo”, lo ha definito il premier Matteo Renzi, che ha avuto un bilaterale col francese Hollande e una discussione con la cancelliera tedesca Merkel. Renzi ha detto di apprezzare soprattutto il fatto che il piano Juncker vada nella direzione di considerare gli investimenti pubblici fuori dal Patto di Stabilità.

Il problema più grosso, che potrebbe trasformare questo summit in un mezzo fallimento, appare proprio la scarsa propensione dei 28 leader nel voler mettere denaro pubblico nel piano Juncker: solo Francia e Lituania hanno aperto in questo senso, la Germania invece ha fatto spallucce, con la Merkel che punta sugli investimenti privati, mentre il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz sprona -tra gli altri- l’Italia: “metta i soldi sul tavolo”. La discussione più complicata appare quella che i 28 avranno a cena, e riguarderà l’Ucraina: oggi l’Unione ha approvato nuove sanzioni che -di fatto- cancellano la penisola occupata della Crimea dalla mappa commerciale europea, persino a livello turistico. E il problema vero, oltre al sostegno a Kiev, appare quello dei rapporti con la Russia: Renzi ha escluso nuove sanzioni contro Mosca. L’Alto Rappresentante Mogherini ha sottolineato come la crisi economica russa sia tutto, tranne che una buona notizia. "La situazione e' molto drammatica, richiede un’azione urgente, ma non c'e' soluzione senza una strategia coerente verso la Russia". Il punto è proprio la strategia europea dal prossimo anno, quando le sanzioni europee scadranno: su questo l’Europa cerca l’unione.

18/12/2014

“Un passo avanti c’è stato: il piano Juncker va nella nostra direzione di considerare gli investimenti fuori dal Patto" di stabilita' e crescita. Così il premier Matteo Renzi, appena arrivato a Bruxelles, ha commentato uno dei due temi caldi del vertice che si apre tra un’ora al palazzo Justus Lipsius.

Quali investimenti, se solo quelli legati al fondo strategico da 315 miliardi -come sembra assodato- o anche quelli confinanziati a livello nazionale sui fondi strutturali -su cui spinge l’Italia- è tutto da vedere. Se ne parlerà al vertice – ma senza farsi troppe illusioni, la Germania vigilerà sul rigore nei conti. Renzi ha commentato anche l'accordo di libero scambio Stati Uniti-Unione Europea, il Ttip, definendolo "un'opportunita' per l'Italia". L’intesa deve andare avanti ed "essere collegata ad un'altra battaglia italiana, quella del Made in, ha detto il premier. Renzi interverrà a breve all’Italian Innovation Day, poi il pre-vertice socialista. Novità importanti –seppur attese- anche sul fronte delle sanzioni europee per la crisi ucraina: gli ambasciatori dei 28 hanno deciso lo stop agli investimenti comunitari nel territorio occupato della Crimea, uniti al divieto di offrire servizi turistici, il blocco dell'export di alcuni prodotti nei settori dei trasporti delle telecomunicazioni e dell'energia. I 28 leader oggi daranno l’imprimatur a queste nuove e ultime sanzioni, ma soprattutto dovranno discutere il futuro dei rapporti con la Russia, anche alla luce delle turbolenze economiche che scuotono Mosca. Alle 15 il via del summit: menù light per i 28, al punto che non si esclude una chiusura già a mezzanotte.

18/12/2014

Al via fra due ore il primo vertice dell’era-Tusk/Juncker - nonché l’ultimo e conclusivo della presidenza di turno italiana. Due i temi forti sul piatto: il piano per la crescita e gli investimenti, e la crisi ucraina.

Sul primo punto, è scontato il via libera dei leader. Restano però da chiarire due questioni fondamentali: quanti margini ci saranno per scorporare dal calcolo del deficit anche gli investimenti su progetti nazionali legati ai fondi strutturali? – così come chiede l’Italia, pur sapendo che al momento la richiesta è osteggiata da Berlino. Ma, soprattutto, andrà chiarito quanto gli Stati membri intendono mettere sul piatto del futuro Fondo Strategico da 315 miliardi. Juncker ieri è stato esplicito nel chiedere ai governi di mettere mano al portafoglio. Ma il punto resta sempre lo stesso: il timore dei paesi membri di mettere soldi in un salvadanaio comune, e vederne tornare indietro solo una piccola parte. Al momento la lista di progetti presentati dai Paesi europei conta 2000 progetti finanziabili, per 1300 miliardi di investimenti potenziali. Altro tema in agenda la crisi ucraina e i rapporti con la Russia, menù della cena serale: oltre a possibili nuove sanzioni legate alla Crimea, i 28 discuteranno soprattutto la linea da prendere a metà del prossimo anno verso Mosca, anche alla luce delle attuali turbolenze economiche, quando queste le sanzioni arrivranno a scadenza. Pre-vertice assolutamente impegnato per il premier Matteo Renzi, da poco arrivato a Bruxelles: per lui un convegno sul commercio transatlantico, un discorso all’Italian Innovation Day e -a chiudere- il summit del partito socialista europeo. Poi -alle 15- via ai lavori del Consiglio Europeo.

18/12/2014

498 voti a favore, per dire sì al riconoscimento -in linea di principio- dello Stato della Palestina: l'Europarlamento ha impresso una linea unica ad un'Europa ancora molto frammentata nella politica mediorientale.

La mozione rappresenta una versione annacquata, rispetto alle proposte originarie avanzate da Socialisti, Sinistra e Verdi, che chiedevano un riconoscimento diretto -da parte dell'Europa- dello Stato palestinese. Il centrodestra ha pero' forzato la mano su una versione di compromesso, che collegasse la mozione alla ripresa dei colloqui di pace. La spaccatura si legge anche nei commenti: "non c'è alcun riconoscimento immediato e senza condizioni dello status di Stato palestinese", ha commentato il capogruppo popolare Manfred Weber. "Si tratta di una decisione storica, una vittoria per tutto il Parlamento", ha ribattuto il socialista Gianni Pittella. Il voto dell'Europarlamento arriva dopo quelli di Francia, Gran Bretagna, Spagna, lrlanda, Portogallo -e nelle ultime ore- anche del Lussemburgo. "Un passo positivo ma non sufficiente", ha commentato Mustafa' Barghouti dell'Olp, che intravede un punto debole proprio nel vincolare il riconoscimento della Palestina alla ripresa dei negoziati con Israele. Durissima invece la rezione del premier israeliano Benyamin Netanyahu: "oggi abbiamo visto esempi sconvolgenti dell'ipocrisia europea. A quanto pare troppe persone in Europa, nella stessa terra dove 6 milioni di ebrei sono stati massacrati, non hanno imparato alcunche'". Netanyahu si è riferito anche all'annullamento dell'iscrizione di Hamas nelle lista nera comunitaria delle organizzazioni terroriste, per motivi procedurali. Restano comunque in vigore per almeno altri tre mesi gli effetti di questa decisione, che dura ormai da tredici anni, per garantire il congelamento dei beni. Esulta Hamas, che parla di correzione dell'errore. Bruxelles frena: si tratta di una sentenza legale, non una decisione politica. Hamas resta un'organizzazione terrorista.

17/12/2014

Sì al riconoscimento in linea di principio dello Stato della Palestina: con 498 voti a favore, l'Europarlamento ha impresso una linea unica ad un'Europa ancora molto frammentata nella politica mediorientale.

La mozione rappresenta una versione annacquata, rispetto alle proposte originarie avanzate da Socialisti, Sinistra e Verdi, che chiedevano un riconoscimento diretto -da parte dell'Europa- dello Stato palestinese. Il centrodestra ha pero' forzato la mano su una versione di compromesso, che collegasse la mozione alla ripresa dei colloqui di pace. Il voto dell'Europarlamento arriva dopo quelli di Francia, Gran Bretagna, Spagna, lrlanda, Portogallo -e nelle ultime ore- anche del Lussemburgo. "Un passo positivo ma non sufficiente", ha commentato Mustafa' Barghouti dell'Olp, che intravede un punto debole proprio nel vincolare il riconoscimento della Palestina alla ripresa dei negoziati con Israele. Durissima invece la rezione del premier israeliano BenyaminNetanyahu: "oggi abbiamo visto esempi sconvolgenti dell'ipocrisia europea. A quanto pare troppe persone in Europa, nella stessa terra dove 6 milioni di ebrei sono stati massacrati, non hanno imparato alcunche'". Netanyahu si è riferito anche all'annullamento dell'iscrizione di Hamas nelle lista nera comunitaria delle organizzazioni terroriste, per motivi procedurali. Restano comunque in vigore per almeno altri tre mesi gli effetti di questa decisione, che dura ormai da tredici anni, per garantire il congelamento dei beni. Esulta Hamas, che parla di correzione dell'errore. Bruxelles frena: si tratta di una sentenza legale, non una decisione politica. Hamas resta un'organizzazione terrorista.

17/12/2014

Una giornata da dimenticare per l'economia russa, affondata dal doppio effetto sanzioni-petrolio. Il rublo precipita per ore, arrivando a quota cento per un euro e 80 per un dollaro, mentre l'Rts -indice della Borsa in dollari- sfiora un catastrofico -20%.

Gli argini opposti dalla Banca Centrale, quali l'innalzamento al 17% dei tassi di interesse, fanno il solletico a questa tempesta, al punto che il primo vicegovernatore, Serghiei Shvetsov, arriva a dire che una situazione del genere non l'avrebbe potuta immaginare neppure nei suoi incubi, un anno fa. Un vertice di emergenza nella residenza del premier Medvedev produce una vaga dichiarazione, su "misure per stabilizzare l'economia", che non contempleranno il controllo valutario. La crisi, da finanziaria, si sposta sul piano geopolitico: a spargere sale sulle ferite di Mosca è arrivata la notizia che il presidente americano Obama firmerà le nuove sanzioni contro la Russia, votate dal Congresso. Mossa che giunge a poche ore dall'accusa del Ministro degli Esteri russo Lavrov: Washington usa le sanzioni per destabilizzare e arrivare a un cambio di Governo in Russia, aveva detto. Il carricoda 11 potrebbe mettercelo domani e dopo l'Europa: nella bozza di conclusioni del vertice in programma a Bruxelles, i 28 definiscono la situazione in Ucraina "fortemente preoccupante", e minacciano ulteriori misure, se necessario. Tradotto dal linguaggio diplomatico: nuove sanzioni contro la Russia sono una concreta possibilità. A cominciare dal divieto di tutti gli investimenti in Crimea, che potrebbe venire cancellata dalla mappa europea, dopo l'annessione a Mosca.

17/12/2014

Il presidente della Commissione Europea Juncker ha presentato ieri all'Europarlamento le priorità del suo programma quinquennale. Polemiche per la decisione di sfrondare soprattutto la futura legislazione ambientale.

Una drastica limitazione dei dossier e delle priorità della Commissione Europea: da 130 a 23. Jean-Claude Juncker volta pagina, rispetto al metodo Barroso, e decide che il prossimo quinquennio in Europa sarà all'insegna di due priorità principali - crescita e occupazione. Una strategia precisa, quella annunciata ieri al Parlamento Europeo, che pone come premessa il lavoro su pochi punti. Ma portando a casa risultati concreti. Sì dunque al piano per la crescita e gli investimenti, tema-principe del vertice europeo di domani a Bruxelles, sì al mercato unico digitale, all'unione energetica, alla lotta all'evasione e alle frodi, sì pure a un'agenda europea sulle migrazioni e ad un approfondimento dell'unione economico-monetaria. Con una promessa: entro sei mesi la presentazione di una direttiva sullo scambio automatico di informazioni in materia fiscale, e un programma contro frodi ed evasioni - effetto diretto dello scandalo LuxLeaks, che ha rischiato di affondare sul nascere il team Juncker. Via dall'agenda invece tutti i dossier su cui l'accordo appare lontano: a cadere sotto la mannaia è però soprattutto la legislazione ambientale in fieri: il progetto di tassa energetica, le norme sul riciclaggio dei rifiuti, la direttiva sulle qualità dell'aria. Il Parlamento Europeo si è ribellato,calendarizzando a gennaio un voto sul programma Juncker. Anche la presidenza italiana, con il Ministro dell'Ambiente Galletti, si è detta molto preoccupata della scelta di Bruxelles di ritirare il pacchetto rifiuti, e ha posto la questione in agenda al Consiglio Ambiente di oggi, per avvicinare l'accordo politico e salvare così il dossier dalla mannaia di Juncker.

12/12/2014

Il Parlamento portoghese ha votato in favore del riconoscimento dello Stato "indipendente e sovrano" della Palestina, chiedendo al Governo lusitano di fare altrettanto.

La mozione era stata presentata dalla maggioranza di centrodestra, insieme con il Partito socialista, principale schieramento d'opposizione. Il voto portoghese fa seguito a quello -analogo- degli emicicli di Francia, Gran Bretagna, Spagna e Irlanda. In Svezia invece è stato lo stesso Governo a riconoscere la Palestina, questione geopolitica sulla quale l'Europa appare più divisa e a macchia di leopardo che mai. Anche se monta -come dimostrano questi voti- una insofferenza verso l'incapacità di muovere verso la soluzione dei due Stati.

11/12/2014

Il pericolo Grecia lascia in tensione i mercati, con le aste dei titoli che fanno il pieno - ma vedono salire i tassi: il Tesoro ha venduto tutti i 5,5 miliardi di euro di Bot a 12 mesi, ma con un rendimento medio dello 0,418%. Decisamente peggio ad Atene, con la Grecia che ha collocato titoli di Stato per quasi tre miliardi, ma con i tassi ai massimi da giugno.

"Le riforme le facciamo perché servono a noi, non perché ce lo dicono gli altri": il Ministro dell'Economia Padoan risponde indirettamente al monito del presidente della Commissione Europea Juncker, che -intervistato dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung- aveva avvertito Francia e Italia: "se alle parole su conti e riforme non dovessero seguire i fatti, non sarà piacevole per i due Paesi". Juncker ha reso chiaro come una defaillance di Roma e Parigi nell'implementare le riforme porterà a un inasprimento della procedura di infrazione. Oltre al bastone, Juncker ha lasciato intravedere pure la carota: "diamo fiducia a Parigi e Roma, poi vedremo a marzo come sarà andata". Padoan però sminuisce: "sono cose che già sappiamo". Sul presidente della Commissione Europea, che ieri ha prestato giuramento ufficiale alla Corte di Giustizia, imperversa ancora lo scandalo Luxleaks, dopo la rivelazione che anche Disney, Skype e Telecom Italia avrebbero beneficiato della fiscalità ridotta lussemburghese. Lui resta tranquillo e intravede strane coincidenze nel flusso di notizie. Ma non si scompone: "la mia credibilità è intatta"- dice. Sul piano di investimenti da 315 miliardi Juncker romette: "non sarà un fuoco di paglia". "Accogliamo il piano per gli investimenti con favore, ma deve essere chiarito in molte aree, ad esempio sul calendario", lo rintuzza Padoan.

10/12/2014

"Accogliamo il piano Juncker per gli investimenti con favor,e ma deve essere chiarito in molte aree, ad esempio sul calendario": così il Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan a Bruxelles. Per Padoan, "le riforme le facciamo perche' servono a noi, e non perche' ce lo dicono gli altri".

Il pericolo Grecia lascia in tensione i mercati, con le aste dei titoli che fanno il pieno - ma vedono salire i tassi: il Tesoro ha venduto tutti i 5,5 miliardi di euro di Bot a 12 mesi, ma con un rendimento medio dello 0,418%. Decisamente peggio ad Atene, con la Grecia che ha collocato titoli di Stato per quasi tre miliardi, ma con i tassi ai massimi da giugno. Intanto, nel giorno del suo insediamento ufficiale, col giuramento alla Corte di Giustizia Europea, il presidente della Commissione Juncker lancia un messaggio chiaro a Francia e Italia dalle colonne della Frankfurter Allgeneine Zeitung: "se alle parole non dovessero seguire i fatti, non sarà piacevole per i due Paesi", affermaJuncker, che rende chiaro come una defaillance di Roma e Parigi nell'implementare le riforme porterà a un inasprimento della procedura di infrazione. Oltre al bastone, Juncker lascia intravedere anche la carota: "diamo fiducia a Parigi e Roma, poi vedremo a marzo come sarà andata". Fiducia, dunque, prima dei diktat. Poi al giornalista confida : "non ha idea della pressione che le mie spalle hanno dovuto sopportare, dei colloqui non proprio piacevoli che ho avuto i Governi". Lo scandalo Luxleaks lo considera già alle spalle -"la mia credibilità è intatta"- afferma, nonostante le ultime rivelazioni sui favori lussemburghesi a Disney, Skype e Telecom. Sul piano di investimenti da 315 miliardi promette: "non sarà un fuoco di paglia". Infine, in un videomessaggio a un seminario economico rilancia: "non c'e' ne' lavoro ne' crescita, se il debito sale".

10/12/2014

Nessuno sforzo supplementare o manovra aggiuntiva, ma occorrerà precisare meglio l'impatto delle misure che il Governo ha già adottato: guarda al futuro con ottimismo il Ministro dell'Economia Padoan, chiudendo il suo ultimo Ecofin da presidente di turno.

Quel che è certo è che la vera partita si apre ora, per definire quali saranno le eventuali "misure extra" che Italia e Francia dovranno prendere per rientrare nei paletti di bilancio europei, prima di marzo, mese del gran giudizio.Padoan insiste: sarà sufficiente garantire l'efficacia dei provvedimenti già presi. Il punto quindi è: saranno sufficienti a colmare il gap di quattro decimali di correzione del deficit strutturale -sei miliardi di euro- che Eurogruppo e Commissione chiedono di vedere eliminato? Su un punto il Ministro dell'Economia appare irremovibile: la soglia del 3% nel rapporto deficit/pil non si varca. Farlo, dice, provocherebbe la reazione dei mercati, e ci farebbe crollare addosso il gigantesco debito. Intanto l'Ecofin di ieri ha varato il giro di vite contro l'evasione fiscale delle multinazionali: sarà impossibile spostare i profitti dalla casa madre alle filiali situate nei Paesi a fiscalità di vantaggio, mentre lo scambio di informazioni tra Stati sarà reso obbligatorio. Fine del segreto bancario in Europa. Approvato pure -finalmente- il bilancio 2015 dell'Unione: 141 miliardi, oltre a quattro miliardi per gli arretrati non pagati.

9/12/2014

Si è chiuso dunque un intenso Ecofin, che proprio oggi ha dato il via libera alla revisione delle direttiva 'madri-figlie', per combattere l'evasione fiscale delle multinazionali.

Nella pratica, sarà impedito alle grandi aziende di spostare i profitti sulle sussidiarie basate nei Paesi con tassazione più favorevole. "L'accordo sulla clausola anti-abuso consentira' agli Stati di combattere meglio la pianificazione fiscale aggressiva da parte di gruppi o societa', assicurando una piu' equa tassazione nell'Unione Europea", ha commentato il presidente di turno, Pier Carlo Padoan. Approvata in via definitiva anche l'estensione a dividendi, interessi e rendite finanziarie dello scambio automatico obbligatorio di informazioni fiscali tra autorita' nazionali - la fine del segreto bancario in Europa. L'Ecofin ha trovato pure l'accordo sul bilancio europeo 2015, che sarà di 141 miliardi di euro. Altri quattro miliardi saranno messi sul piatto per le spese già sostenute e non pagate. Dalla due giorni economica esce infine il via libera allo spostamento a marzo della verifica sui conti di Italia e Francia, che restano però osservate speciali: Padoan ha smentito ipotesi circolate sulla stampa su un futuro sfondamento del 3% del deficit/Pil.

1/12/2014

Ultimo mese della presidenza italiana dell'Unione Europea, che si apre all'insegna del passaggio di consegne tra il nuovo presidente del Consiglio Europeo, il polacco Donald Tusk, e il suo predecessore, il belga Herman Van Rompuy. Un passaggio simbolico nelle leve di comando, tra la Vecchia e la Nuova Europa.

In un'intervista video ufficiale, Tusk si è detto ottimista in vista della sfida che lo attende, anche se ha riconosciuto le difficoltà che vive il Continente, e drammatizza un po', parlando del dovere di salvare la civiltà occidentale. Per l'Italia una settimana intensa a Bruxelles, con gli ultimi dossier da finalizzare, prima di chiudere il semestre col varo del piano Juncker per gli investimenti. Ben cinque i vertici, a partire dal Consiglio Salute di oggi, che avrà in primo piano Ebola - ma non solo, in agenda anche i vaccini, tema quantomai di attualità in questi giorni nella Penisola. Ricco menù per il Consiglio Trasporti, mercoledì, che dovrà sviluppare il cielo unico europeo e discuterà anche il quarto pacchetto ferroviario. Giovedì toccherà al Consiglio Competitività, che avrà in primo piano l'agenda per la semplificazione a favore delle imprese e il ruolo delle Pmi. Il giorno dopo toccherà invece a ricerca e spazio. Sempre giovedì, i Ministri della Giustizia si occuperanno della protezione dei dati personali, insieme alla questione dei fallimenti transfrontalieri. Infine, venerdì, tocca ai Ministri dell'Interno, che faranno il punto sul rapporto Schengen. Altro tema in primo piano: il pericolo posto dai jihadisti di ritorno in Europa. Tornando a giovedì, massima attenzione sulla riunione del board Bce: una mossa decisa sul quantitative easing appare forse prematura, ma quella ormai -come fatto intendere chiaramente da Mario Draghi- è la direzione.

29/11/2014

Italia tra i Paesi europei con la maggior disoccupazione: il dato sui senza lavoro della Penisola è superiore alla media dell'Eurozona (11,5%). In Europa solo Grecia, Spagna, Croazia, Cipro e Portogallo registrano tassi di disoccupazione superiori. Con la Finlandia abbiamo fatto segnare il balzo maggiore. Intanto Roma può tirare il fiato sui conti pubblici.

Gli esami di riparazione sono già fissati per l'inizio di marzo, quando la Commissione Europea verificherà i progressi su conti e riforme di Italia, Francia e Belgio. Riassume il Commissario all'Economia Pierre Moscovici: "chiediamo all'Italia un piccolo sforzo in più". Bruxelles afferma che la Penisola è a rischio di non conformità con i requisiti del patto di stabilità. Se qualche progresso è stato fatto, dopo le raccomandazioni europee, servono ora politiche più orientate alla crescita, occorre tenere la spesa primaria sotto controllo, aumentare l'efficacia della spesa pubblica e procedere con le privatizzazioni. Perché il problema è soprattutto uno: far calare il gigantesco debito pubblico, progredendo verso il pareggio di bilancio strutturale. Obiettivo mancato, per ora: di qui i tempi supplementari. Ben più complicata la situazione francese: i progressi di Parigi vengono considerati limitati, il deficit troppo alto - il rischio di una procedura di infrazione a marzo concreto. Soddisfazione dal Ministero dell'Economia, per la decisione "politica" presa a Bruxelles. "Arriva l'apprezzamento sul bilancio 2015 dell'Italia", sottolinea Via XX Settembre, precisando: "in primavera occorrerà valutare i progressi compiuti". Da Parigi, il premier Manuel Valls difende la manovra transalpina e si dice sicuro di poter convincere la Commissione a non sanzionare Parigi. La Germania si difende invece dall'accusa europea di non investire abbastanza: "abbiamo annunciato 10 miliardi di investimenti", replica Berlino. Chi non risparmia stilettate è il capogruppo popolare all'Europarlamento Manfred Weber: "la Commissione sta dando ad alcuni Paesi, Francia e Italia in particolare, l'ultima possibilita' di correggere il loro percorso. Se non succede niente entro marzo, saranno applicate le sanzioni".

28/11/2014

Esulta, nonostante gli esami di riparazione a marzo, il Ministero dell'Economia, per la decisione "politica" presa a Bruxelles.

"Arriva l'apprezzamento sul bilancio 2015 dell'Italia. Il nostro programma ha ricevuto l'ok, non è prevista alcuna procedura di infrazione", sottolinea Via XX Settembre, pur precisando: "Bruxelles ha ravvisato un rischio di non conformità con i requisiti del patto, a marzo occorrerà valutare i progressi compiuti". Anche per questo, rileva il Ministero guidato daPadoan, occorre avanti con ''coraggio e determinazione'' con il programma di riforme. Crescita e occupazione restano le stelle polari, attraverso stimoli all'economia, il finanziamento delle riforme e la riduzione del debito. Chi se la passa peggio è sicuramente la Francia, Paese che ha sfiorato bocciatura e conseguente procedura di infrazione: l'attuale legge di bilancio transalpina rappresenta "il miglior equilibrio, che permette di conciliare la serieta' sui conti e il sostegno all'attivita' economica", ha commentato il premier Manuel Valls, dicendosi sicuro di poter convincere la Commissione a non sanzionare Parigi per il deficit. La Germania si difende dall'accusa europea di non investire abbastanza: "abbiamo annunciato 10 miliardi di investimenti", replicano, mentre il potente Ministro delle Finanze Schaeublepuntualizza: "dobbiamo tutti preoccuparci di rispettare le regole europee". Chi non ha risparmiato stilettate è stato invece il capogruppo popolare all'Europarlamento Manfred Weber: "la Commissione sta dando ad alcuni Paesi, Francia e Italia in particolare, l'ultima possibilita' di correggere il loro percorso. Se non succede niente entro marzo, saranno applicate le sanzioni".

28/11/2014

La Commissione Europea darà oggi il proprio "via libera politico"alla legge di stabilità italiana e a quella francese. I Commissari sono spaccati: a marzo la prima verifica tecnica sui progressi su conti e riforme. Intanto dall'Spd tedesca arrivano apprezzamenti per l'esecutivo Renzi.

"L'esecutivo italiano procede in modo coerente e con successo visibile": il Ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier promuove il percorso di riforme del Governo Renzi. Un endorsement che arriva dall'ala socialdemocratica della Grosse Koalition che regna a Berlino. E che -sulle riforme- vanta un background di successo: "che non si tratti di un compito facile lo sappiamo molto bene in Germania, in base alla nostra esperienza", dice Steinmeier, ricordando la storica Agenda 2010 del Governo Schroeder. Il Ministro degli Esteri tedesco appoggia il piano europeo per la crescita targato Juncker: "la Germania si impegnera' a far si' che ci faccia fare un grande passo avanti", dice Steinmeier. Il tutto mentre il fiume carsico di annunci del presidente della Bce Mario Draghi erode lentamente le resistenze verso un cambio di passo della politica monetaria, avvicinando il quantitative easing. Parlando a Helsinki, Draghi ha ribadito come il Consiglio Direttivo della Bce sia unanime nell'impegno a utilizzare altri strumenti non convenzionali. Draghi ha pigiato l'acceleratore pure sulla necessità di un maggiore controllo di Bruxelles sulle politiche economiche e sui percorsi di riforme nazionali, proponendo un'Unione di bilancio: l'Eurozona ha bisogno di "condividere ulteriormente sovranita'" sulle politiche economiche, attraverso un "salto in avanti, dalle regole comuni verso istituzioni comuni". Se guardiamo al presente, avverte Draghi, la realtà è quella di prospettive di crescita dell'Eurozona "con diversi rischi al ribasso".

27/11/2014

Pollice alzato dal Ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier al percorso di riforme del Governo Renzi: "l'esecutivo italiano procede in modo coerente e con successo visibile", dice Steinmeier -socialdemocratico, della stessa famiglia politica del PD- alla vigilia del suo arrivo a Roma.

"Che non si tratti di un compito facile lo sappiamo molto bene in Germania, in base alla nostra esperienza", aggiunge il Ministro degli Esteri, ricordando l'Agenda 2010 del Governo Schroeder. Dalla Germania -sponda socialdemocratica della Grosse Koalition- arriva anche l'appoggio al piano europeo per la crescita targato Juncker: "la Germania si impegnera' a far si' che ci faccia fare un grande passo avanti", dice Steinmeier. Il tutto mentre, parallelamente, il fiume carsico di annunci del presidente della Bce Mario Draghi erode lentamente le resistenze verso un cambio di passo della politica monetaria. Parlando a Helsinki, Draghi ha ribadito come il Consiglio Direttivo della Bce sia unanime nell'impegno a utilizzare altri strumenti non convenzionali. Draghi ha pigiato l'acceleratore pure sulla necessità di un maggiore controllo da Bruxelles sulle politiche economiche e sui percorsi di riforme nazionali: l'Eurozona ha bisogno di "condividere ulteriormente sovranita'" sulle politiche economiche, attraverso un "salto in avanti, dalle regole comuni verso istituzioni comuni". Una mossa, questa, che piace a Berlino, e che Draghi potrebbe usare come moneta di scambio per le misure non convenzionali che Francoforte si appresta a varare.

27/11/2014

Le prime a non scaldarsi troppo sono state le Borse, ieri abbastanza piatte. Il tanto sbandierato Piano per gli Investimenti e la Crescita presentato a Strasburgo da Jean-Claude Juncker non ha scatenato gli entusiasmi: se è vero infatti che rappresenta una rottura con il dogma della sola austerità, allo stesso tempo si configura come una scommessa - dai connotati forse troppo ottimistici.

I 21 miliardi messi a disposizione dall'Europa per il Fondo Europeo dedicato agli Investimenti strategici dovrebbero -nelle intenzioni- avere un effetto leva e moltiplicatore pari a 15, in termini di investimenti pubblici e privati. In un continente stagnante, se Bruxelles investe così poco, quale sarà l'incentivo ad allargare i cordoni della borsa? I fondi strutturali già stanziati possono costituire un'integrazione, ma servono pure soldi freschi, per questo nuovo Piano Marshall in salsa europea. Altro problema: Bruxelles promette di costituire un elenco di progetti finanziabili trasparente, valutato da esperti indipendenti: l'Italia parte -sulla carta- favorita, avendo presentato il maggior numero di piani infrastrutturali. Ma -considerata la tradizionale ritrosia a investire soldi nazionali in ambito europeo... che incentivo avranno gli Stati membri a mettere denaro in un salvadanaio comune, senza sapere quanti ne torneranno indietro? La Germania ha già fatto capire che non stanzierà cifre significative. E non è un bel segnale. Infine la stima sui postI di lavoro che si possono creare: un milione in tre anni. Ma in tutta Europa. Non moltissimi. Tra venti giorni i leader europei dovranno dare l'ok al piano Juncker. Auguriamoci che non faccia la fine di analoghi piani per la crescita, partiti senza soldi freschi - e di cui si è persa traccia. Sarebbe una sconfitta per tutti.

26/11/2014

L'Europa riparte all'insegna di investimenti e maggiore flessibilità sulle manovre: questa mattina a Strasburgo il presidente della Commissione Juncker presenterà il piano da oltre 300 miliardi, deputato a far ripartire l'economia.

Due i punti su cui si concentrano le attese: gli effettivi miliardi che l'Europa -insieme alla Bei- metterà a disposizione (ieri il Financial Times parlava di soli 21 miliardi), e l'incentivo per gli Stati a riempire il Fondo con risorse pubbliche, qualora queste venissero scorporate dal computo del deficit. Quel che è certo, è che l'Italia detiene il primato di progetti finanziabili presentati, pari a 87 miliardi. "Qualcosa si muove", ha commentato ieri il premier Renzi a Strasburgo, "il piano di investimenti non riguarda il bene di un Paese, ma il futuro di tutta l'Europa". Ottimista sul piano Juncker -a Radio 24- anche il presidente della Commissione Affari Economici dell'Europarlamento Roberto Gualtieri. Secondo fonti comunitarie, ieri sera la Commissione Europea ha dato il via libera alle leggi di stabilità -tra cui quella italiana- con verifica della situazione dei conti pubblici a marzo. A Roma è stata riconosciuta la volontà politica di fare le riforme strutturali. Germania e Olanda sono invece state sollecitate a fare più investimenti. Venerdì la formalizzazione delle decisioni sulle finanziarie nazionali.

25/11/2014

Pomeriggio cruciale sul fronte economico, con la Commissione Europea che discute in queste ore a Strasburgo l'approvazione del piano di investimenti da 300 miliardi, che sarà ufficialmente presentato domani mattina alle 9 al Parlamento Europeo.

L'attesa è soprattutto per i dettagli del piano, dopo che il Financial Times ha anticipato che i fondi pubblici reali ammonterebbero a soli 21 miliardi, che nelle intenzioni dovrebbero mobilitare una cifra totale di 315 miliardi, grazie all'effetto-leva, utile ad attirare investimenti privati, oppure pubblici, dei singoli bilanci nazionali. I 21 miliardi europei dovrebbero costituire soprattutto una riserva di capitale di rischio. Sempre a Strasburgo, i 28 Commissari Europei dovranno dare il via libera all'opinione sulle leggi di stabilità, fornendo a Italia e Francia una finestra fino alla prossima primavera, per implementare le riforme e rimettere i conti in ordine. Intanto il premier Matteo Renzi, oggi a Strasburgo per la visita del Papa, è tornato sulla questione economica, ironizzando: "qualcosa si muove: un grande italiano, Galileo, lo diceva su cose piu' serie. Io lo dico sull'Europa". Poi,parlando agli eurodeputati socialisti, ha precisato: "il piano di investimenti che stiamo approvando qui non riguarda il bene di un Paese, ma il futuro di tutta l'Europa: molte delle nostre difficolta' vengono da noi stessi, ma se non andiamo avanti rischiamo di tradire il sogno europeo". Poi l'annuncio: "dopo le riforme punteremo al New Deal europeo. La battaglia, ha chiosato Renzi, prosegue anche dopo la presidenza italiana.

22/11/2014

Nessun nuovo impegno, ma una disamina dettagliata delle misure messe in campo dal Governo sul fronte economico: l'attesa lettera del Ministro dell'EconomiaPadoan ai Commissari Europei titolari del portafoglio economico conferma gli impegni riformatori dell'esecutivo.

Impegni raggruppati in sei capitoli, cominciando con il Jobs Acte proseguendo con la pubblica amministrazione. La lettera dedica ampio spazio anche alla sostenibilità fiscale - "un pilastro", la definisce Padoan. Che ribadisce l'aderenza di Roma al tetto di Maastricht sul deficit, e i buoni risultati in termini di surplus, prima di sostenere come la crescita del debito sia dovuta al Pil debole e ad altri fattori, non ad un allentamento della politica fiscale. Anzi, dice Padoan, grazie alla riforma delle pensioni il nostro debito è tra i più sostenibili in Europa. La chiusura, in vista delle'esame europeo delle leggi di stabilità -previsto martedì- è una mano tesa a Bruxelles: "sono fiducioso in un vostro chiaro appoggio al nostro sforzo riformatore". La lettera ha chiuso una giornata profondamente segnata dalle parole del presidente della Bce Mario Draghi: "una ripresapiu' forte e' improbabile nei prossimi mesi. E la situazione dell'inflazione nell'Eurozona e' diventata sempre piu' difficile", ha detto Draghi, muovendo un altro -decisivo- passo verso il quantitative easing e l'acquisto di titoli di Stato. La Banca centrale europea e' "impegnata a ricalibrare le dimensioni, il ritmo e la composizione degli acquisti di titoli, se necessario, per rispettare il proprio mandato", ha aggiunto. Infine, un ulteriore impegno: Francoforte fara' "tutto il necessario per alzare l'inflazione e le aspettative di inflazione il piu' velocemente possibile".

21/11/2014

Mario Draghi accelera verso il quantitative easing. Le Borse festeggiano.

"Una ripresa piu' forte e' improbabile nei prossimi mesi. E la situazione dell'inflazione nell'Eurozona e' diventata sempre piu' difficile": il presidente della Bce Mario Draghi avanza ancora verso il quantitative easing e l'acquisto di titoli di Stato, preparando Governi e opinione pubblica all'unica svolta al momento possibile, per ridare ossigeno a un Continente in progressivo avvitamento. La Banca centrale europea e' "impegnata a ricalibrare le dimensioni, il ritmo e la composizione degli acquisti di titoli, se necessario, per rispettare il proprio mandato", dice Draghi, citando esplicitamente il quantitative easing messo in atto da Fed e Banca del Giappone. Infine, un ulteriore impegno: Francoforte fara' "tutto il necessario per alzare l'inflazione e le aspettative di inflazione il piu' velocemente possibile". Una vera dichiarazione programmatica, che va a colmare il vuoto dell'immobilismo dei Governi dell'Eurozona. Dichiarazione subito festeggiata dai mercati, con Milano che sfiora il +4% e Parigi e Francoforte oltre il 2. A testimoniare l'atmosfera ottimista sui mercati, la chiusura dei Btp decennali, con il rendimento al minimo storico del 2,21%. Lo spread con il Bund chiude a soli 144 punti base. E che l'aria sta cambiando, portando la zona euro verso un massiccio restyiling, lo si intravede anche dalle parole del Ministro dell'Economia tedesco Schaeuble, che ha dichiarato: l'Europa deve "urgentemente cambiare i trattati" almeno per l'Eurozona, serve un rafforzamento dellagovernance, con un ministro delle Finanze per i Diciotto" Schaueble ha chiosato, laconico: "non voglio dover difendere l'euro per i prossimi cinque o dieci anni".

21/11/2014

Ancora una volta Mario Draghi raddrizza parzialmente -con le sue parole- la giornata storta delle borse europee, penalizzate dai fiacchi dati economici.

La Bce continua a puntellare un'Eurozona, i cui ultimi dati lasciano sempre più intravedere una preoccupante tendenza alla stagnazione. "Siamo determinati a proteggere l'euro, con un sistema di prevenzione dei rischi eccessivi nel settore bancario", dice Draghi, nella cerimonia d'inaugurazione del Meccanismo di Vigilanza Unico, che eserciterà la supervisione sui principali istituti di credito. Draghi indica anche la prossima tappa, quella di "una vera unione economica e monetaria" nel Vecchio Continente. Le parole del presidente della Bce hanno contribuito a risollevare parzialmente le Borse, in particolare di Piazza Affari, in difficoltà dopo i dati di novembre dell'indice Pmi composito dell'Eurozona -che monitora l'attivita' manifatturiera e dei servizi- sceso a quota 51,4, da 52,1 di ottobre. Si tratta del livello piu' basso da 16 mesi, di poco superiore a quota 50, che segna il punto di demarcazione tra espansione e contrazione del ciclo. Quella stessa quota, dove è invece sceso l'indice Pmi manifatturiero tedesco. Problemi anche in in Italia, dove l'Istat indica un calo degli ordinativi dell'industria a settembre. Infine, tornando all'Eurozona, continua a scendere pure la fiducia dei consumatori.

20/11/2014

Ancora una volta Mario Draghi raddrizza parzialmente -con le sue parole- la giornata storta delle borse europee, penalizzate dai fiacchi dati economici.

Nel giorno in cui il presidente della Bce Mario Draghi rinnova l'impegno a proteggere l'euro, i dati economici continuano a far segnare una tendenza alla stagnazione all'interno dell'Eurozona. "Siamo determinati a proteggere l'euro", dice Draghi, nella cerimonia d'inaugurazione del Meccanismo di Vigilanza Unico, che eserciterà la supervisione sui principali istituti di credito della zona euro. Per Draghi, "occorre guardare avanti e prepararsi agli sviluppi futuri, verso una vera unione economica e monetaria". Le parole del presidente della Bce hanno contribuito a risollevare parzialmente le Borse, in particolare di Piazza Affari, in difficoltà dopo i dati di novembre dell'indice Pmi composito dell'Eurozona, -che monitora l'attivita' manifatturiera e dei servizi- sceso a novembre a quota 51,4, da 52,1 di ottobre. Si tratta del livello piu' basso da 16 mesi, di poco superiore a quota 50, la soglia che segna il punto di demarcazione tra espansione e contrazione del ciclo. Quota 50, dove è invece sceso l'indice Pmi manifatturiero tedesco. Problemi anche in in Italia, dove l'Istat indica un calo dell'1,5% congiunturale degli ordinativi dell'industria a settembre. Infine, tornando all'Eurozona, continua a calare la fiducia dei consumatori.

20/11/2014

Sì al limite per i bonus dei banchieri: il parere dell'avvocato generale della Corte di Giustizia Europea conferma la necessità di non tornare ai tempi della finanza selvaggia.

Un duro colpo per la Gran Bretagna, nel suo ormai tormentato rapporto con l'Unione Europea. L'avvocato generale della Corte di Giustizia comunitaria ha dato parere negativo alla richiesta di Londra di annullare le disposizioni contenute nel pacchetto sui requisiti patrimoniali, adottato sull'onda della recente crisi finanziaria. Disposizioni che obbligano a stabilire un rapporto inderogabile tra la remunerazione fissa e la parte variabile dei compensi dei banchieri: i bonus non possono superare il 100% del loro stipendio-base, o il 200% - se gli azionisti lo consentono. Una misura mai digerita da Londra, che vede potenziali rischi competitivi per la potentissima City: la normativa crea incentivi perversi che spingono a incrementare la parte fissa dello stipendio, ha sostenuto il Cancelliere dello Scacchiere GeorgeOsborne. Replica l'avvocato generale della Corte Jaaskinen: stabilire un rapporto diretto tra stipendi e limite ai bonus non equivale a un tetto ai bonus stessi, poichènon vi è alcuni limite ai salari. Sebbene l'opinione dell'Avvocato Generale non sia vincolante per il giudizio finale della Corte Europea, previsto il prossimo anno, raramente viene capovolta. Il Canale della Manica si allarga ancora un po', nell'infinita serie di scontri politici sull'asse Londra-Bruxelles.

18/11/2014

Passo dopo passo, in un'Europa dalla crescita sempre più affannata, Mario Draghi prosegue la marcia di avvicinamento verso nuove misure di stimolo.

Ieri all'Europarlamento il presidente della Bce ha chiarito due concetti: la crescita delude, e le misure non convenzionali possono essere realmente tali. "Lo slancio di crescita della zona euro si e' indebolito durante l'estate, la ripresa e' messa a rischio da disoccupazione alta, capacita' produttiva inutilizzata e necessari aggiustamenti di bilancio", dice Draghi, che chiede ai Paesi impegni a breve termine sulle riforme, prima di citare esplicitamente l'acquisto dei titoli di Stato tra le possibili misure nel carnet della Bce. Tanto basta alle Borse europee per tirare il fiato e allungare. Draghi ammette che la politica monetaria accomodante finora perseguita non investe ancora come dovrebbe l'economia reale, ma -garantisce- è solo questione di tempo. Infine chiosa: "l'euro è irreversibile". La giornata era iniziata nel peggiore dei modi, con le cattive notizie dalla Bundesbank, che avvertiva su una stagnazione dell'economia tedesca fino a fine anno, ma soprattutto con il calo -assolutamente inatteso- del Pil giapponese, a -0,4% nel terzo trimestre. Tokyo ricade quindi nella recessione tecnica. Un duro colpo per la cosiddetta Abenomics, del premier Shinzo Abe.

17/11/2014

Nuovo monito del presidente della Bce Mario Draghi sulla situazione economica nel Vecchio Continente: "lo slancio di crescita della zona euro si e' indebolito durante l'estate, la ripresa e' messa a rischio da disoccupazione alta, capacita' produttiva inutilizzata e necessari aggiustamenti di bilancio".

Così Draghi, nel corso dell'audizione al Parlamento Europeo, ricalcando le recenti- e funeree- previsioni della Commissione Europea: il presidente dell'Eurotower punta anche il dito contro i "rischi geopolitici, che minano la fiducia, e gli insufficienti progressi nelle riforme strutturali". Di qui l'appello: "la politica monetaria da sola non basta" a superare la crisi, "l'Eurozona deve accordarsi con urgenza su impegni a breve termine sulle riforme, su un'applicazione conseguente del Patto, su una strategia per gli investimenti e su una visione a lungo termine per condividere maggiormente sovranita'". Draghi conferma: tra le nuove misure non convenzionali che la Bce potrebbe prendere c'e' "l'acquisto di bond sovrani". Prima di ammettere: "siamo ancora in una situazione nella quale la nostra politica monetaria accomodante non raggiunge in modo sufficiente" l'economia reale, perche' "il mercato del credito in alcune parti della zona euro e' squilibrato". Ma resta ottimista: "ci sono i primi segnali che il nostro pacchetto di misure per aiutare il credito stia dando risultati tangibili, ma ci serve piu' tempo". Infine, rispondendo a un deputato del Movimento 5 Stelle, afferma: la Bce "non ha potere legislativo e non puo' autorizzare i Paesi a stare nell'euro o a lasciarlo. Ma l'euro e' irreversibile".

16/11/2014

Punto primo: spinta a lavoro, crescita e investimenti. Il presidente della Commissione Europea Juncker prende carta e penna e invia una lettera al presidente di turno dell'Unione Renzi e a quello dell'Europarlamento Schulz, per definire le dieci priorità del 2015, proponendo -al contempo- un maggiore coordinamento programmatico fra le tre istituzioni comunitarie.

La lettera, già pubblicata in esclusiva venerdì dal sito di informazione europea Euractiv, è stata ripresa da alcuni giornali italiani. Fondamentale per l'Italia il fatto che in cima alla lista delle priorità ci siano proprio i punti su cui Renzi insiste da mesi: per Juncker andranno concretizzati mediante il pacchetto da 300 miliardi che la Commissione presenterà a metà dicembre, insieme a una revisione della strategia Europa 2020, e a un'agenda rafforzata per la regolamentazione. Tra gli altri punti messi nero su bianco da Juncker, un mercato unico digitale interconnesso, un'Unione dell'Energia abbinata ad una politica contro il cambio climatico, una maggiore integrazione del mercato interno (che rafforzi la base industriale), un'unione economico-monetaria più integrata, l'accordo di libero scambio con Washington, l'area di giustizia, una nuova politica delle migrazioni, la politica estera. La parola d'ordine della lettera è "collaborazione". In questo Juncker, che sta faticosamente uscendo dalla tempesta scatenata dallo scandalo Luxleaks, intende segnare un cambio di passo, rispetto al predecessore Barroso: dalla sudditanza verso l'asse franco-tedesco, a un'alleanza interistituzionale, nel nome del pragmatismo. Per riportare l'Europa fuori dalle secche.

15/11/2014

Il summit G20 in corso in Australia. Nella prima giornata focus -anche aspro- sulle tensioni Mosca-Kiev.

La crisi ucraina tiene banco al G20 di Brisbane, con il confronto-scontro tra i leader occidentali e Vladimir Putin. Il quale, per contro, prima fa trapelare di essere intenzionato a lasciare anticipatamente il vertice, poi fa marcia indietro e dice che resterà. Ma l'episodio è indicativo delle tensioni che si respirano in queste ore in Australia. Il più esplicito è stato il premier canadese Stephen Harper. Il quale, incontrando il presidente russo, gli ha sostanzialmente detto: "ti stringo la mano, ma tu vattene dall'Ucraina". Forse non in termini così diretti, sostiene il Cremlino, ma la risposta di Putin ha ricalcato la versione ufficiale di Mosca: "impossibile andarcene, noi lì non abbiamo truppe". Il presidente americano Barack Obama ha detto che gli Stati Uniti sono in prima linea nell'opposizione all'aggressione russa contro l'Ucraina, che ha definito "una minaccia mondiale", mentre la cancelliera tedesca Angela Merkel ha anticipato quanto potrebbe accadere lunedì, quando i Ministri degli Esteri europei dovrebbero varare nuove sanzioni contro Mosca. Il più morbido con Putin è apparso il premier italiano Renzi, che nel bilaterale lo ha invitato a cercare il dialogo sulla crisi, nello spirito del summit Asem di Milano. Il presidente russo, che ha avuto bilaterali anche Merkel, Cameron e Juncker, è apparso quasi totalmente isolato, al G20, messo ai margini persino nella tradizionale foto di famiglia. L'Occidente ha perso la pazienza, sull'Ucraina. Il messaggio a zar Vladimir è chiaro.

15/11/2014

Un via libera condizionato. Il matrimonio Alitalia-Etihad ottiene la benedizione di Bruxelles, nello specifico della Direzione Generale Concorrenza della Commissione Europea.

Unico impegno richiesto, la liberazione di alcuni slot sulla tratta Roma-Belgrado, dove Alitalia ed Air Serbia -compagnia quest'ultima controllata in parte daEtihad- sono gli unici due vettori ad offrire un collegamento diretto. La compagnia tricolore ha già offerto di ''liberare fino a due coppie di slot'', a favore dell'ingresso di eventuali nuovi operatori. A questo punto manca solo il parere di un'altra Direzione della Commissione, quella Trasporti, che dovrà verificare che proprietà e gestione di Alitalia restino in mani europee. Ma, superato lo scoglio della concorrenza, quest'ultimo sì appare quasi scontato. Tanto che le due compagnie, in un comunicato congiunto, hanno affermato che l'operazione di partnership strategica potrà a questo punto essere completata entro fine anno. "Avevamo detto piu'volte che l'Italia aveva rispettato fino in fondo le norme ed i parametri imposti da Bruxelles", ha commentato il Ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, secondo cui l'Europa "si apre" alla "possibilita' di rilancio di un settore strategico per l'intero continente, qual è trasporto aereo.

14/11/2014

Tira un sospiro di sollievo l'Eurozona, ma non l'Italia, dopo la pubblicazione delle stime sul Pil del terzo trimestre dell'anno.

L'area euro ha registrato una modesta crescita di due decimali, con la Germania e la Francia in lieve ripresa. Encefalogramma piatto dall'Italia, ancora in recessione e con un -0,1% che segna solo una impercettibile risalita, rispetto al -0,2% del trimestre precedente. Spagna e Grecia crescono rispettivamente di mezzo punto e sette decimali, con Atene che festeggia l'uscita dalla recessione, mentre Roma resta nelle secche. Ed è su questo sfondo che l'Europa si presenta al G20 che si apre nelle prossime ore a Brisbane, in Australia. La crisi ucraina e il clima saranno tra i temi in agenda, mentre la Commissione Europea -dopo lo scandalo LuxLeaks- è intenzionata a fornire una grossa spinta alla lotta contro l'evasione fiscale, mediante lo scambio automatico dei dati... anche per bullonare la poltrona sulla quale siede Jean-Claude Juncker. La vigilia del vertice è stata animata dall'attacco di Putin, che ha criticato le sanzioni euroamericane contro la Russia: "danneggiano l'economia globale". Putin domani vedràRenzi, a margine del summit. Mentre Obama annuncerà un fondo da tre miliardi di dollari per aiutare i Paesi più poveri nella lotta al cambio climatico. Ma il focus principale del vertice resterà quello di crescita e lavoro: l'Europa, manco a dirlo, osservata speciale. Non saranno certo due decimali di crescita a far tornare il sereno nel Vecchio Continente.

14/11/2014

Ancora un negoziato con il rischio di intesa all'ultimo minuto, a Bruxelles. Si è aperto stamattina.

Potrebbe trasformarsi in una maratona negoziale di ben quattro giorni, il vertice Ecofin sul bilancio, che si è aperto stamattina a Bruxelles. Obiettivo: trovare un accordo sul budget comunitario 2015 e sulle modifiche a quello dell'anno in corso. Il tutto entro lunedì a mezzanotte, per evitare che interi capitoli di spesa restino a secco. Come spesso accade, i 28 Governi e l'Europarlamento partono da posizioni distanti. Sul bilancio 2015, il Consiglio ha chiesto due miliardi di tagli, contro l'obiettivo di un incremento di quattro, cui puntano gli eurodeputati. Manca pure una posizione comune sulle modifiche al budget di quest'anno. Il tutto mentre l'Europarlamento ha messo in chiaro che non intende discutere il budget 2015, se prima non si trova intesa su quello 2014, chiudendo il buco degli arretrati per i pagamenti più urgenti, sfruttando la clausola di flessibilità. A dirigere i lavori la presidenza di turno italiana, cui spetta il compito più difficile. A rischio ci sono anche le fatture di programmi che riguardano da vicino studenti, imprese e ricercatori, come l'Erasmus.

14/11/2014

Nuovi allarmi sulla situazione economica in Europa: dietro l'angolo il rischio di una terza recessione, avverte Standard & Poor's.

Torna il rischio Eurozona. L'allerta è riecheggiata da più fonti, con una coralità che anticipa il vertice G20 che prende il via domani a Brisbane. Il primo campanello d'allarme è dell'Fmi, che -proprio in vista del G20- mette in guardia l'area euro dal rischio stagnazione, conseguenza della bassa crescita. Più drastico il giudizio dell'agenzia di rating Standard & Poor's: i rischi per l'Eurozona di un triple dip, cioe' di una terza recessione, "sono aumentati". Per il capoeconomista Jean-MichelSix, "avvicinandoci al 2015 dobbiamo riconoscere che la ripresa ha perso molto slancio". E una terza recessione avrebbe un "effetto deleterio". Anche la Banca Centrale Europea taglia le stime di crescita della zona euro per quest'anno di due decimali, al +0,8%, e di tre decimali il prossimo. In calo pure l'inflazione, stimata a mezzo punto per il 2014, mentre la disoccupazione -a causa della debolezza della ripresa- è prevista solo in lenta discesa. Anche per questo -afferma il bollettino mensile della Bce- il consiglio direttivo dell'Eurotower "ha conferito agli esperti e ai comitati dell'Eurosistema l'incarico di assicurare la tempestiva predisposizione di ulteriori misure da attuare, se necessario. Confermato l'impegno di Francoforte a ricorrere a strumenti non convenzionali. A confermare i peggiori sospetti potrebbe contribuire -oggi- la pubblicazione delle stime del Pil dell'Eurozona: gli analisti prevedono un magro +0,1%, nel terzo trimestre. Il segnale di una stagnazione economica, nei fatti.

Dopo lo scandalo LuxLeaks, la Commissione Europea intende presentare la proposta sullo scambio automatico di informazioni sui 'tax rulings' (gli accordi fiscali ad hoc con le aziende) "il prima possibile". Lo ha riferito il portavoce del presidente Juncker. Alla proposta sta gia' lavorando il commissario ad affari economici e tassazione Pierre Moscovici.

13/11/2014

Nuovi allarmi sulla situazione economica in Europa: dietro l'angolo il rischio di una terza recessione, avverte Standard & Poor's.

L'allarme è elevato: l'Eurozona rischia un'altra crisi. A lanciare l'allerta, quasi in contemporanea, più fonti. A partire da quella più autorevole: la Banca Centrale Europea, che taglia le stime di crescita per quest'anno di due decimali, al +0,8%, e di tre decimali il prossimo. Cala pure l'inflazione, stimata a mezzo punto per il 2014, mentre la disoccupazione -a causa della debolezza della ripresa- è prevista solo in lenta discesa. Anche per questo -afferma il bollettino mensile della Banca Centrale- il consiglio direttivo dell'Eurotower "ha conferito agli esperti e ai comitati competenti dell'Eurosistema l'incarico di assicurare la tempestiva predisposizione di ulteriori misure da attuare, se necessario. Confermato l'impegno di Francoforte a ricorrere a strumenti non convenzionali, qualora le operazioni di facilitazione del credito non portino a un aumento del bilancio. Più drastico il giudizio dell'agenzia di rating Standard & Poor's: i rischi per l'Eurozona di un triple dip, cioe' di una terza recessione, "sono aumentati". Per Jean-Michel Six, capo economista di S&P, "avvicinandoci al 2015 dobbiamo riconoscere che la ripresa ha perso molto slancio". E una terza recessione avrebbe un "effetto deleterio". A confermare i peggiori sospetti potrebbe contribuire -domani- la pubblicazione delle stime del Pil dell'Eurozona: gli analisti prevedono un magro +0,1% nel terzo trimestre. Il segnale di una stagnazione economica, nei fatti.

12/11/2014

Ritorna -con polemiche- Beppe Grillo in Europa, dove attacca tutti. Lo fa nello stesso giorno in cui il presidente della Commissione Europea Juncker appare per difendersi dallo scandalo Luxleaks.

Beppe Grillo vola a Bruxelles e recita il copione autoassegnatosi: in poche ore lancia il referendum anti-euro, attacca a testa bassa il neo presidente della Commissione Juncker -che definisce "ex-Ministro delle Finanze di un Paese paradiso fiscale", e -già che c'è- annuncia anche guerra alla Bce e alla Germania, prima di definire i banchieri "cadaveri di cera". La soluzione che propone è sempre la stessa: il ritorno alla sovranità monetaria. Ma è sul finale che Grillo inciampa: quando prova a imbastire una finta conferenza stampa, con domande e ringraziamenti da parte di esponenti del suo gruppo politico, Lorenzo Consoli -uno dei più apprezzati e competenti corrispondenti italiani a Bruxelles- lo interrompe. "La conferenza stampa senza domande di giornalisti la fa Putin", attacca Consoli. Grillo non trova altra risposta che il già visto -e sentito- monologo contro i reporter. Intanto Juncker ha fatto un'apparizione a sorpresa in sala stampa, per difendersi dopo lo scandalo Luxleaks, sui trattamenti di favore alle multinazionali in Lussemburgo: "non c'e' alcun conflitto d'interesse, dal momento che la stessa Commissione ha lanciato indagini sul Lussemburgo", ha detto Juncker, che ha promesso di non interferire nelle decisioni della Commissaria alla Concorrenza Vestager, prima di aggiungere: c'e' "urgenza di arrivare all'armonizzazione fiscale in Europa. Combatterò l'evasione e la frode fiscale".

12/11/2014

E' un giudizio con più ombre che luci, quello emesso da Bruxelles nel rapporto sugli squilibri macroeconomici, relativo all'Italia. Sulle riforme i voti europei sono abbastanza negativi e allarmati.

La pre-pagella di Bruxelles sull'Italia tiene Roma sulle corde, in vista del giudizio finale sulla legge di stabilità, atteso per fine mese. Nella sostanza, la fiducia europea resta estremamente condizionata: il programma di riforme avviato dall'Italia è giudicato sì ambizioso, ma i risultati appaiono incerti. Una frase nel rapporto è rivelatrice: "numerosi pacchetti di riforma, che potrebbero segnare un cambio di marcia, attendono ancora una piena adozione o decreti attuativi.". E se questa osservazione potrebbe offrire una sponda ai progetti legislativi del premier Matteo Renzi, un'altra sembra invece gettare un grande punto interrogativo sulla copertura delle spese: "una significativa incertezza circonda la spending review, che è vitale per finanziare importanti misure nei prossimi anni". La Commissione si spinge a ipotizzare che la qualità dei tagli alla spesa si sia abbassata, mentre l'implementazione del piano di privatizzazioni appare in ritardo. Disco verde al Jobs Act, ma da verificare nella sua coerenza, ok anche ai primi passi intrapresi per ridurre il peso delle tasse. Bruxelles si chiede pure: che fine ha fatto il disegno di legge sulla concorrenza? L'avvertimento più pressante riguarda in ogni caso il debito: è molto elevato, e' un peso grande per l'economia italiana, fonte di vulnerabilita' nel contesto attuale di inflazione e crescita basse, e tiene a freno la crescita". Fino all'ammonimento finale: "I progressi dei prossimi mesi nelle riforme saranno cruciali, per valutare se l'Italia stia facendo il suo dovere per affrontare gli squilibri. Attenzione ai colli di bottiglia istituzionali".

11/11/2014

Bruxelles bacchetta nuovamente l'Italia: attenzione ai "colli di bottiglia" nell'attuazione delle riforme.

Programma di riforme avviato e ambizioso, ma i progressi restano incerti. La Commissione Europea fotografa così l'Italia, nel rapporto sugli squilibri macroeconomici. Uno sguardo di parziale sfiducia, che riflette il poco credito che l'Europa ormai ci concede. Una frase nel rapporto è rivelatrice: "numerosi pacchetti di riforma, che potrebbero segnare un cambio di marcia, attendono ancora una piena adozione o decreti attuativi. I risultati rimangono incerti". E se questa osservazione potrebbe offrire una sponda ai progetti legislativi del premier Matteo Renzi, un'altra sembra invece gettare un grande punto interrogativo sulla copertura delle spese: "una significativa incertezza circonda la spending review, che è vitale per finanziare importanti misure nei prossimi anni". La Commissione si spinge a ipotizzare che la qualità dei tagli alla spesa si sia abbassata, mentre l'implementazione del piano di privatizzazioni appare in ritardo. Disco verde sia al JobsAct, sia ai primi passi intrapresi per ridurre il peso delle tasse. Bruxelles si chiede anche: che fine ha fatto il disegno di legge sulla concorrenza? L'avvertimento più pressante riguarda il debito: è molto elevato, e' un peso grande per l'economia italiana, fonte di vulnerabilita' nel contesto attuale di inflazione e crescita basse, e tiene a freno la crescita". Fino all'ammonimento finale: "I progressi dei prossimi mesi nelle riforme saranno cruciali per valutare se l'Italia sta facendo il suo dovere per affrontare gli squilibri".

9/11/2014

Anche l'allenatore del Bayern Monaco Pep Guardiola voterà oggi nel referendum catalano sull'indipendenza dalla Spagna. Barcellona alla fine lancia -pur tra mille difficoltà- la sfida finale a Madrid.

Urne aperte in Catalunya, in uno dei referendum più inediti mai svoltisi su suolo europeo: oltre quattro milioni e mezzo di persone sono chiamate a partecipare a una consultazione interamente autogestita dai volontari delle piattaforme indipendentiste, dopo che il Governo regionale si è visto bloccare per ben due volte -dall'Alta Corte spagnola- l'organizzazione di una consultazione pubblica. La data del 9 novembre alla fine è stata rispettata, ma con un formato assolutamente originale: laGeneralitat catalana ha nei fatti accompagnato e sostenuto l'organizzazione del referendum sull'indipendenza dalla Spagna fino a ieri, lasciando però l'ultimo miglio nelle mani di circa 40mila volontari, che copriranno il territorio. Nessun funzionario pubblico sarà coinvolto nelle procedure di votazione, spoglio e conteggio delle schede. Le due domande restano le stesse del referendum originario, sospeso da Madrid: "Vuole che la Catalogna sia uno stato? E in caso affermativo, vuole che questo stato sia indipendente?' La causa catalana ha attirato l'appoggio di intellettuali europei e mondiali, tra cui gli italiani Dario Fo e Andrea Camilleri. venerdì la chiusura della campagna a Barcellona, con un fiume di persone in piazza a manifestare per l'indipendenza. L'affluenza, più che il risultato, sarà cruciale nel ridisegnare -da domani- i rapporti di forza tra Barcellona e Madrid.

8/11/2014

Finisce con un bicchiere molto più vuoto che pieno la battaglia britannica sul bilancio: il Cancelliere dello Scacchiere George Osborne porta a casa una dilazione importante sul pagamento dei due miliardi di euro alle casse europee, dopo il ricalcolo del Pil negli ultimi vent'anni, mascherandola con uno sconto - nei fatti, però, inesistente.

Il casus belli che ha scosso l'ultimo Consiglio Europeo si chiude con un rinvio di nove mesi della scadenza per il saldo del debito: Londra pagherà in due rate -a luglio e settembre- il miliardo circa di euro che deve a Bruxelles. Il resto della cifra sarà annullata dal rimborso che la Gran Bretagna ottiene annualmente dall'Europa, grazie al "rebate" negoziato da Margareth Thatcher. Una partita di giro rivenduta a casa come vittoria: sono bastate poche ore per smascherare il bluff: il Governo Cameron è finito nuovamente sotto il tiro di tutta l'opposizione. L'Italia non sa ancora se dilazionerà i suoi 340 milioni. Sulla legge di stabilità, Padoan tranquillizza: è "tutto nella norma, non ho alcun sentore sul giudizio di Bruxelles, i contatti sono continui e costruttivi". Poche ore prima lo stesso Padoan aveva affermato che il rinvio a fine mese del parere della Commissione sulle bozze di bilancio, è "un fatto tecnico", dovuto alla transizione tra i due esecutivi.

7/11/2014

Più tempo per pagare: all'Ecofin va in scena l'ennesimo -difficile- compromesso, utile a sminare la controversia sui pagamenti aggiuntivi di bilancio.

La Gran Bretagna e i Paesi in debito con Bruxelles, a causa dei riconteggi del Pil relativi agli ultimi vent'anni, avranno tempo fino a settembre 2015 per pagare le somme dovute. Londra canta vittoria, con il Cancelliere dello Scacchiere George Osborne che annuncia: i pagamenti avverranno in duetranches, luglio e settembre. E sarà versata la metà della cifra richiesta, circa un miliardo di euro. Osborne nei fatti sottrae già dal totale il rimborso -o "rebate"- che Londra riceve da Bruxelles, gradita eredità di Margareth Thatcher. L'Italia non sa ancora se dilazionerà i suoi 340 milioni. Sulla legge di stabilità, Padoan tranquillizza: è "tutto nella norma, non ho alcun sentore sul giudizio di Bruxelles, i contatti sono continui e costruttivi". Poche ore prima lo stesso Padoan aveva affermato che il rinvio a fine mese del parere della Commissione sulle bozze di bilancio, è "un fatto tecnico", dovuto alla transizione tra i due esecutivi. Infine, in tema di evasione fiscale, Padoan ha annunciato che l'Ecofin completera' a dicembre l'accordo politico sulla direttiva relativa alle sussidiarie, che intende impedire che il trasferimento di profitti tra aziende e loro filiali in altri Paesi, venga utilizzato per evadere il fisco.

6/11/2014

Fino a mille miliardi di euro di nuova liquidità all'interno dell'economia dell'Eurozona: il presidente della Bce Mario Draghi, nel giorno in cui Francoforte mantiene i tassi invariati al minimo storico, conferma gli obiettivi stabiliti a settembre, e annuncia che la Banca Centrale Europea è "unanimemente" pronta a "ulteriori misure non convenzionali", anche se quelle gia' prese dovrebbero portare l'inflazione gradualmente verso il 2%.

Per Draghi, "se rimaniamo entro il nostro mandato, possiamo usare una varieta' di strumenti". Poi chiarisce: "grazie agli acquisti di covered bond e Abs, e ai prestiti Tltro, la Bce si aspetta di far crescere il suo bilancio verso i livelli di inizio 2012". Sullo sfondo, una situazione economica nell'Eurozona che anziché migliorare -come più volte ripetuto negli ultimi mesi- peggiora: si e' assistito a un indebolimento della crescita, e ci sono segnali che indicano una revisione al ribasso delle previsioni economiche, ammette Draghi, secondo cui sulla crescita pesano l'alta disoccupazione e i rischi geopolitici. Il presidente della Bce è attento a preservare l'immagine di un consiglio direttivo unito: "non c'e' una linea di divisione Nord-Sud Europa" all'interno del board, dice, aggiungendo che la cena di ieri sera è andata bene, meglio del previsto. "E' abbastanza normale che vi sia disaccordo su alcune cose. Succede ovunque. La migliore risposta e' il comunicato, approvato e firmato all'unanimita', che contiene notizie piuttosto importanti rispetto al passato", chiosa il presidente Bce.

5/11/2014

L'attacco parte a freddo e senza giri di parole, nel tipico stile Juncker: "al mio caro amico Matteo Renzi dico che non sono il capo di una banda di burocrati.

"Sono il presidente della Commissione, istituzione che merita rispetto, non meno legittimata dei Governi", dice all'Europarlamento il neopresidente dell'esecutivo comunitario, rispondendo a una sollecitazione del capogruppo popolare Manfred Weber, già protagonista -a luglio- di uno scontro a Strasburgo proprio con Renzi. E per rendere il concetto più chiaro, Juncker sottolinea: "se la Commissione avesse dato ascolto ai burocrati, il giudizio sul bilancio italiano sarebbe stato molto diverso". Riferimento alla mancata bocciatura della manovra 2015, sulla quale Bruxelles -vista la situazione- ha preferito cercare il compromesso con Roma. Intanto le previsioni economiche autunnali dipingono uno scenario poco incoraggiante: "debiti elevati non garantiscono la crescita", dichiarano all'unisono i Commissari di settore Katainen e Moscovici. Impossibile non pensare all'Italia, che il prossimo anno dovrebbe sfiorare quota 134% del debito sul pil. Il tutto mentre quest'anno il Pil perderà quattro decimali e ne crescerà solo sei il prossimo. Il deficit si ferma sull'abisso del 3%, la disoccupazione resta da record. Ma gli altri non ridono: in Francia è boom del deficit, che marcia verso il 5%, mentre la Germania registra una crescita deludente, lontana dal potenziale teutonico.

4/11/2014

Non osa paragonarsi a Babbo Natale, quando parla del piano europeo di investimenti che presenterà sotto le Feste: al contrario, il neopresidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker riserva -nel suo tipico stile- frecciate al curaro per chi attacca Bruxelles.

"A Matteo Renzi dico che non sono il capo di una banda di burocrati: sono il presidente della Commissione, istituzione che merita rispetto, non meno legittimata dei Governi", dice Juncker, rispondendo -all'Europarlamento- a una sollecitazione del capogruppo popolare Manfred Weber, protagonista -a luglio- di uno scontro a Strasburgo proprio con Renzi. E per rendere il concetto più chiaro, Juncker sottolinea: "se la Commissione avesse dato ascolto ai burocrati, il giudizio sul bilancio italiano sarebbe stato molto diverso". Riferimento alla mancata bocciatura della manovra 2015, sulla quale Bruxelles -vista la situazione- ha preferito cercare il compromesso con Roma. Il tutto a coronamento di una giornata cupa, per l'Italia: come annunciato dai Commissari responsabili per l'Economia Katainen e Moscovici, Roma e Parigi appaiono i grandi problemi dell'Eurozona, sui conti pubblici. L'Italia perderà quest'anno quattro decimali di Pil, e crescerà il prossimo di soli sei - un taglio delle stime pari alla metà, rispetto alle ultime previsioni. Il deficit toccherà quest'anno quota 3% sul Pil, mettendoci a serio rischio di procedura di infrazione, mentre il debito sfiorerà il prossimo la quota record del 134%. Sale pure il deficit strutturale, e la disoccupazione resta da record. La strada è ancora tutta in salita.

31/10/2014

Ci sono voluti due giorni di negoziati intensi, per venire a capo della crisi del gas russo-ucraina.

Il flusso sarà dunque regolare, questo inverno, tra i due Paesi, lasciando tranquilla anche l'Europa, già minacciata negli anni scorsi dalle controversie tra Mosca e Kiev. Decisiva la mediazione di Bruxelles, proprio nelle ultime ore della Commissione Barroso. Lo stesso Barroso ha rassicurato: "gli europei quest'anno non rischieranno di rimanere al freddo". L'intesa siglata ieri a tarda sera sarà valida fino a marzo. Prevede forniture per 4 miliardi di metri cubi di gas a Kiev, a un prezzo di 385 dollari per mille metri cubi, attraverso prepagamento. Guardando al passato, l'Ucraina dovrà rimborsare altri 3,1 miliardi di dollari totali di debiti pregressi, in due tranches: la prima da 1,45 miliardi entro oggi, la seconda entro fine anno. Il Commissario Europeo all'Energia uscente Guenther Oettinger ha quantificato in 4,6 miliardi la portata totale dell'accordo. L'Ucraina garantirà i pagamenti grazie a un fondo dell'Fmi gia' bloccato, per quanto riguarda i debiti pregressi, mentre il pagamento delle nuove forniture sarà garantito dai finanziamenti gia' previsti dai programmi di assistenza finanziaria internazionali. Sulla solvibilità di Kiev le istituzioni comunitarie sono apparse certe ieri sera, nonostante qualche dubbio permanga - soprattutto tra i russi. Barroso ha infine espresso la speranza che l'accordo accresca la fiducia sull'asse Mosca-Kiev, conducendo -sul piano politico- a una piena implementazione degli accordi di Minsk.

30/10/2014

"L'Italia sta diventando famosa per come contrasta l'evasione fiscale", ha affermato il Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, ieri a Berlino per siglare un'importante intesa internazionale.

Un patto internazionale contro l'evasione fiscale e per la fine del segreto bancario. A firmarlo ieri a Berlino 51 Paesi, mentre altri 30 hanno promesso di aggiungersi con un anno di ritardo. L'intesa prevede che le autorità fiscali nazionali scambino automaticamente informazioni bancarie, per prevenire frodi ed evasioni, a partire dal settembre 2017. In prima linea i Paesi europei, che proprio due settimane fa avevano raggiunto un'analoga intesa a livello comunitario. Non tutti andranno alla stessa velocità: l'Austria -Paese dell'Unione- e la Svizzera -Paese extra-Ue- hanno annunciato che daranno attuazione all'intesa, ma solo nel 2018. "Un evento di grande importanza", ha definito il Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan l'intesa siglata ieri, "che mi piace immaginare come una riforma strutturale internazionale, il cui impatto sull'Italia sarà fondamentale". Per Padoan, l'accordo di Berlino avrà un riflesso sui movimenti di capitale che rientrano nella Penisola. Gli esperti stimano in quasi seimila miliardi di euro le somme nascoste nei paradisi fiscali a livello internazionale. Secondo alcune Ong, l'accordo di ieri rappresenta una buona base, ma è ancora imperfetto: restano infatti margini di discrezionalità ai Paesi nello scambio di informazioni, come pure la possibilità -per gli evasori- di suddividere la somma incriminabile in tanti sottomultipli di piccola entità, che li renderebbero invisibili ai radar.

24/10/2014

Giornata quasi interamente dominata dalla guerra dichiarata dalla Gran Bretagna alla Commissione Europea. Guerra nata sulla base degli oltre due miliardi di euro che Londra dovrebbe pagare -entro il primo dicembre- alle casse comunitarie, a seguito del ricalcolo del Pil con il nuovo sistema Sec 2010.

Un ricalcolo, basato sulla stima dell’economia illegale, che ha portato a una crescita del Pil britannico negli ultimi 20 anni, rispetto a quanto stimato in precedenza. Di qui la richiesta di versare più denaro, a differenza di Germania e Francia, che dovrebbero invece vedersi restituire circa un miliardo. Cameron ha definito “ingiustificato e inaccettabile” il conto presentatogli da Bruxelles, e ha anticipato che non pagherà. Nei fatti l’operazione è stata per il momento congelata: Londra ha chiesto e ottenuto una discussione di emergenza tra i Ministri finanziari, per chiarire la situazione e trovare una soluzione. A fianco della Gran Bretagna si è schierata l’Italia, che per lo stesso motivo dovrebbe versare a Bruxelles 340 milioni di euro. Cameron ha citato Renzi, dicendo che il premier italiano avrebbe definito il conto da pagare “un’arma letale”. Renzi ha definito la tecnocrazia e la burocrazia europea la vera “arma letale”, e ha rivendicato la necessità di riportare la presenza italiana ai tavoli decisionali di Bruxelles.

24/10/2014

Questa mattina è esploso il caso Gran Bretagna. Tutto è nato dalla rivelazione che, sulla base della recente revisione del sistema del calcolo del Pil, Londra dovrà versare oltre 2 miliardi di euro alle casse del budget comunitario, a causa di una crescita superiore a quanto precedentemente stimato.

Cameron, infuriato, ha obbligato gli altri leader a una discussione imprevista di oltre un’ora sul tema: per Londra, che ha già un rapporto molto conflittuale con Bruxelles, questa potrebbe essere la scintilla di un conflitto dagli esiti imprevedibili. Attenzione, però: anche l’Italia dovebbe pagare 340 milioni di euro a Bruxelles, mentre -ironia della sorte- la Germania si vedrebbe restituire 780 milioni, e la Francia addirittura un miliardo. Roma temporeggia: “la questione è aperta”. Resta alta l’attesa sulla risposta di Roma alle richieste europee sulla legge di stabilità: in un’intervista al sito de Il Messaggero, Renzi fa intendere che Roma potrebbe concedere un aggiustamento strutturale inferiore al mezzo punto percentuale, su cui sta trattando la Francia. Si parla di uno 0,3%, due decimali in più rispetto a quanto previsto dalla manovra. Infine, l'Unione Europea aumentera' gli aiuti finanziari a un miliardo di euro, per combattere Ebola. Un raddoppio del contributo comunitario, su forte pressione britannica. E per chiudere ricordiamo l’importante intesa notturna sul pacchetto clima-energia: accordo per una riduzione obbligatoria delle emissioni del 40% rispetto al 1990 in tutta l'Unione. Confermato pure l'obiettivo dell'aumento al 27% della quota da fonti rinnovabili. Meno ambizione invece sull'efficienza energetica: ridotto al 27% l’incremento previsto.

24/10/2014

Si avviano alla conclusione i lavori del vertice europeo. La chiusura vera e propria si avrà -a breve- con il pranzo dei leader dell’Eurozona. Temi economici in primo piano questa mattina, anche se la prima notizia è arrivata su Ebola: l'Unione Europea aumentera' gli aiuti finanziari a un miliardo di euro, per combattere il virus nell'Africa occidentale.

Ad annunciarlo su Twitter il presidente del Consiglio europeo, Van Rompuy. Nei fatti un raddoppio del contributo comunitario, su forte pressione britannica. In attesa intanto che l’Italia risponda entro oggi alle richieste europee sulla legge di stabilità, c’è da registrare la dichiarazione -sibillina- del Commissario agli Affari Economici Katainen: "la lettera all'Italia e' li' e tutti vedono quali sono le nostre preoccupazioni. Sull'Italia ancora non abbiamo deciso, stiamo negoziando. Tutti vogliamo evitare il peggior scenario possibile". Infine c’è pure da ricordare l’importante intesa notturna sul paccheto clima-energia: accordo per una riduzione obbligatoria delle emissioni del 40% rispetto al 1990 in tutta l'Unione Europea. Confermato pure l'obiettivo dell'aumento al 27% della quota di energia da fonti rinnovabili. Meno ambizione invece sull'efficienza energetica: ridotto al 27% l’incremento previsto del risparmio energetico, tre punti sotto la proposta della Commissione. E non sarà un obiettivo vincolante.

24/10/2014

Il mezzogiorno di fuoco tra Italia ed Europa si scatena quando il presidente della Commissione José Barroso prende la parola, ore prima che il vertice europeo cominci.

Barroso definisce “unilaterale” la decisione italiana di pubblicare online la missiva europea inviata a Roma. Una lettera che pone due domande al Governo: perché l’Italia non ottempererà al patto di stabilità nel 2015, e come intende –Roma- assicurare il pieno rispetto dei suoi obblighi di bilancio il prossimo anno? Le criticità individuate da Bruxelles riguardano soprattutto la significativa deviazione dal percorso di aggiustamento sul fronte del deficit strutturale, e la riduzione nel percorso di aggiustamento del pesante debito pubblico. L’Italia dovrà fornire risposte convincenti entro oggi: mercoledì la decisione europea. Il rischio –al momento improbabile- è quello della richiesta di una riscrittura della manovra. Barroso, che ha attaccato la stampa italiana, accusandola di falsità, ha infatti usato toni più morbidi, in vista del giudizio di Bruxelles sulla finanziaria: “sono per l’applicazione delle regole, ma questa applicazione va fatta con la massima flessibilità possibile”.

23/10/2014

Come è possibile che una lettera “strettamente confidenziale” fin dalla prima riga, finisca quasi in tempo reale sul sito del Ministero del Tesoro?

Il casus belli tra Italia e Commissione Europea esplode a ora di pranzo e investe la forma dei rapporti tra Roma e Bruxelles, con un presidente della Commissione Barroso che definisce “unilaterale” la decisione italiana di pubblicare online la missiva inviata ieri a Roma. Una lettera che pone due domande al Governo: perché l’Italia non ottempererà al patto di stabilità nel 2015, e come intende –Roma- assicurare il pieno rispetto dei suoi obblighi di bilancio il prossimo anno? Le criticità individuate da Bruxelles riguardano soprattutto la significativa deviazione dal percorso di aggiustamento sul fronte del deficit strutturale, e –fattore considerato forse più preoccupante- la riduzione nel percorso di aggiustamento del pesante debito pubblico. L’Italia avrà tempo fino a domani per fornire risposte convincenti, mercoledì la decisione europea: il rischio è quello della richiesta di una riscrittura della manovra. Barroso ha attaccato la stampa italiana, accusandola di falsità, e ha usato invece toni più morbidi, in vista del giudizio di Bruxelles sulla finanziaria: “sono per l’applicazione delle regole, ma questa applicazione va fatta con la massima flessibilità possibile”. Da Belgrado il Commissario agli Affari Economici Katainen ha tagliato corto: "La pubblicazione della lettera della Commissione e' un problema che riguarda il Governo italiano, che ha deciso di pubblicarla". Ricordiamo infine che altri quatro paesi, tra cui la Francia avrebbero –condizionale d’obbligo- ricevuto lettere analoghe da Bruxelles.

23/10/2014

Contrattacca Matteo Renzi, arrivando mezz’ora fa al Consiglio Europeo, giusto in tempo per la tradizionale foto di famiglia. Un arrivo abbastanza irrituale, per il presidente di turno dell’Unione, ben un’ora dopo l’inizio del vertice, quando gli altri 27 leader avevano ormai abbondantemente iniziato i lavori.

Il premier pare non aver gradito affatto l’attacco ricevuto oggi dal presidente della Commissione Europea Barroso, che gli ha contestato l’aver reso pubblica la lettera di richiesta di chiarimenti sulla legge di stabilità, inviata da Bruxelles a Roma e definita “strettamente confidenziale”. “Sono stupito che Barroso si sia sorpreso”, ha detto Renzi, accusando implicitamente la Commissione di aver fatto lei stessa filtrare i contenuti della lettera –nei giorni scorsi- a due giornali. “E’ il momento della trasparenza totale, è finito il tempo delle lettere segrete”, ha chiosato Renzi, che ha ricordato –con una frecciata- come Barroso tra otto giorni leverà il disturbo. Sul fronte economico, il premier ha genericamente quantificato in uno-due miliardi l’aggiustamento di manovra che l’Italia potrebbe concedere all’Europa, per rientrare nei parametri chiesti da Bruxelles. Ma –va osservato- Renzi non è stato per nulla preciso sui dettagli. Staremo a vedere. Intanto il vertice è iniziato: primo tema in agenda, l’accordo sul pacchetto clima-energia.

23/10/2014

E' dunque arrivata la lettera di richiesta informazioni all’Italia sulla legge di stabilità da parte della Commissione Europea. ''Dall'analisi preliminare, sulla base dei conti degli uffici tecnici della Commissione, l'Italia programma una significativa deviazione dagli aggiustamenti richiesti per centrare l'obiettivo di medio termine (vale a dire il pareggio strutturale) nel 2015'', rileva Bruxelles.

Due in particolare i punti che il Commissario agli Affari Economici Jyrki Katainen chiede di spiegare: ''perche' l'Italia programma di non rispettare il patto di stabilita' nel 2015'', e ''come assicurera' un pieno rispetto degli obblighi della politica di bilancio il prossimo anno''. La risposta dovrà essere -e sarà- rapidissima – vale a dire, entro domani, per permettere alla Commissione di prendere una decisione mercoledì prossimo. Se accettare, cioè, le spiegazioni italiane, o -nei fatti- bocciare la manovra e chiedere correzioni. Opzione, quest’ultima, più pesante. Ai nostri microfoni il Commissario Europeo all’Industria, Ferdinando Nelli Feroci, conferma che il problema riguarda soprattutto il deficit strutturale. A metà pomeriggio via al vertice europeo, che oggi si occuperà soprattutto del pacchetto clima-energia e delle crisi internazionali, su tutte Ebola, Ucraina e terrorismo.

21/10/2014

Un coordinatore unico europeo, sul modello dello zar nominato da Barack Obama negli Stati Uniti, per affrontare l'epidemia di Ebola: è quanto hanno deciso ieri a Lussemburgo i Ministri degli Esteri comunitari. La nomina dovrebbe già avvenire questa settimana, in occasione del summit dei 28 leader a Bruxelles.

L'Europa tiene anche il punto sul mezzo miliardo di euro da investire nella lotta contro il virus: il premier britannico David Cameron intenderebbe però forzare la mano agli altri partner, per arrivare a un raddoppio della cifra. E l'Europa che invoca uno sforzo unitario e coordinato contro la pandemia garantisce al personale medico internazionale impegnato in Africa occidentale le cure appropriate, in caso di infezione, includendo l'evacuazione. Questo era considerato un punto-chiave, per incentivare i medici ad offrirsi volontari sulla linea del fronte sanitario. Secondo Agostino Miozzo, direttore del Centro europeo di gestione delle crisi, una missione comunitaria si trova in Guinea per valutare la possibilita' di "operazioni civili e militari" in Liberia, Sierra Leone e Guinea.

20/10/2014

Maggiori sforzi da parte dell'Europa per contrastare la minaccia di Ebola: i Ministri degli Esteri comunitari hanno concordato a Lussemburgo uno sforzo "unitario, coordinato e maggiore", per assistere i Paesi colpiti.

Entro fine settimana i 28 nomineranno un coordinatore unico per la lotta al virus: probabile la sua ufficializzazione già al prossimo summit europeo. Sul fronte degli aiuti concreti, invece, i Ministri degli Esteri hanno sollecitato la comunità internazionale a centrare l'obiettivo del miliardo richiesto dall'Onu. Per ora l'Europa ha stanziato circa 500 milioni di euro, ma la Gran Bretagna spinge per raddoppiare la cifra. Sempre sul piano pratico, i 28 hanno appoggiato la proposta di garantire al personale medico internazionale impegnato in Africa occidentale le cure appropriate, in caso di infezione, includendo l'evacuazione. Questo era considerato un punto-chiave, per incentivare i medici ad offrirsi volontari sulla linea del fronte sanitario. Tra le altre proposte, la costituzione di un team di esperti europei da inviare sul campo, per rispondere alle crisi. Secondo Agostino Miozzo, direttore del Centro gestione Crisi europeo, una missione comunitaria si trova in Guinea per valutare la possibilita' di "operazioni civili e militari" in Liberia, Sierra Leone e Guinea.

20/10/2014

"Pensiamo di essere in regola. I colleghi europei mi hanno detto che andiamo nella direzione giusta". Si mostra ottimista, il Ministro dell'Economia Padoan, sul via libera di Bruxelles alla legge di stabilità, alla vigilia di una settimana decisiva per le sorti della manovra.

"Il rapporto deficit-pil continua a scendere, l'obiettivo strutturale continua a migliorare. Il programma delle riforme è importante", precisa Padoan, che definisce il Commissario Europeo all'Economia, il rigorista finlandeseKatainen, "una persona simpatica, fredda e gentile". Padoan fa intendere che il contatto con Bruxelles è costante: giovedì è in programma il vertice europeo, nel corso del quale sia Renzi che Hollande cercheranno di rilanciare le politiche della crescita, anche e soprattutto per allontanare i rischi di bocciatura delle rispettive manovre. Il settimanale tedesco Der Spiegel ieri ha anticipato che la Germania starebbe aiutando la Francia ad elaborare una roadmap per il rientro del deficit e per le riforme strutturali, proprio per evitare un clamoroso "no" europeo alla legge di bilancio. E nelle sliding doors di questo autunno europeo, Roma guarda con interesse alla rapida approvazione -mercoledì a Strasburgo- nella Commissione Juncker. Qualsiasi intoppo o ritardo lascerebbe in carica il team di Barroso, giudicato meno benevolo verso l'Italia. Grande attesa infine anche per l'inizio degli acquisti -oggi- dei covered bond da parte della Bce. Con le obbligazioni garantite Francoforte fa un altro passo nella politica espansiva, osteggiata dalla Bundesbank.

17/10/2014

La partita si riapre -a sorpresa- a vertice Asem ormai concluso. Proprio quando ci si stava rassegnando a un esito incolore dei negoziati sull'Ucraina, con un sostanziale nulla di fatto dal summit a colazione in Prefettura, l'incontro a quattro -il cosiddetto "formato normanno"- fa di Milano il teatro della svolta.

I presidenti Putin e Poroschenko, insieme alla tedesca Merkel e al francese Hollande, restano nel capoluogo lombardo per un meeting ristretto: il primo a uscire ottimista è proprio Putin, che definisce "buono" il vertice. Poi l'ucraino Poroschenko entra nei dettagli: "la prima intesa", dice, "e' seguire fermamente il memorandum di Minsk" che regola la pacificazione del territorio. In secondo luogo, dice Poroschenko, le elezioni locali, che si terranno nella regione di Donetsk e dovranno essere fatte solo sulla base della legge ucraina. Infine, i progressi sulla regolazione del gas, dove abbiamo concordato i parametri principali del contratto", conclude. Poroschenko, salutati Merkel e Hollande, prosegue il faccia a faccia con Putin in un hotel milanese. Molto soddisfatta la Francia, per le trattative sul gas e per la probabile accelerazione sullo scambio di prigionieri. Fa eco la Germania: "c'e' accordo sul fatto di dover assegnare priorita' all'applicazione del protocollo di Minsk". Probabile un nuovo incontro nel formato a quattro la prossima settimana.

17/10/2014

Mattinata dunque dominata dalla questione ucraina in sede Asem, con il vertice in prefettura tra i maggiori leader europei e i presidenti russo e ucraino Putin e Poroschenko.

“Un incontro buono e positivo”, lo ha definito Putin. Il presidente della Commissione Europea Barroso ha affermato che la piena implementazione dell’accordo di Minsk resta essenziale: primo verifica del cessate il fuoco, poi l’intesa di elezioni locali nell’Ucraina orientale, infine il monitoraggio della situazione al confine. Altri incontri seguiranno, ha detto Barroso, che ha anticipato nuovi incontri Europa-Russia sull’energia. Cameron ha però rimprovato alla Russia di non aver ancora davvero ritirato uomini e armi dall’Ucraina. Finché questo non avverrà, ha detto Cameron, le sanzioni europee contro Mosca resteranno in piedi. Anche il premier Matteo Renzi ha riconosciuto il permanere di differenze tra le parti in causa, ma ha registrato un passo avanti. L’Europa, ha specificato Renzi, è disponibile a controllare le frontiere ucraine, anche con droni. In questi minuti -a quanto è dato sapere- starebbe per iniziare un nuovo incontro sull’Ucraina, ristretto ai soli Putin-Poroschenko-Hollande-Merkel. Non ci sarà dunque l’Italia.

17/10/2014

Tornare alla crescita. L'Italia utilizza l'occasione del vertice Asem per insistere nuovamente sul cambio di marcia nelle politiche europee, mentre i mercati finanziari tornano a far paura e le leggi di stabilità affrontano il delicato esame di Bruxelles.

Prima era toccato al premier Matteo Renzi puntare sul tema crescita: "è un momento delicato sul piano finanziario, l'Europa deve dare una risposta che investa sulla crescita, non su rigore e austherity. Occorre un grande investimento, lo chiede anche l'Fmi - e non sono pericolosi comunisti", aveva detto Renzi, che in mattinata era stato esplicito: "o dalla crisi usciamo tutti insieme, o la crisi non avrà vincitori". A fianco di Renzi si è schierato il francese Hollande, mentre Angela Merkel è rimasta sulla difensiva. La prima giornata di vertice non ha riservato grossi colpi di scena: l'Asem si è confermato un forum di incontri -spesso ravvicinati, nel formato bilaterale- tra i leader euroasiatici. Ma potrebbe divenire presto un nuovo cruciale snodo nella crisi ucraina: ieri sera girandola di meeting per i presidenti russo e ucraino, Putin e Poroshenko, che questa mattina a colazione vedono in prefettura i principali leader europei, tra cui il premier Renzi. Fonti di Governo mettono le mani avanti: non esistono obiettivi prefissati. Probabile dunque una verifica e un consolidamento dell'accordo di Minsk, con la sua fragile tregua. E con un occhio all'avvicinarsi dell'inverno - e alle forniture di gas da Mosca.

16/10/2014

Si sta chiudendo la prima giornata del vertice Asem. Economia ed energia/clima i temi principali sul tavolo oggi, mentre sullo sfondo aleggia -pesante- la crisi ucraina.

Parlando un’ora e mezzo fa con la stampa, il premier Matteo Renzi ha insistito sul tema crescita: “è un momento delicato sul piano finanziario, l’Europa deve dare una risposta che investa sulla crescita, non su rigore e austherity. Occorre un grande investimento sulla crescita, lo chiede anche l’Fmi - e non sono pericolosi comunisti”. Dietro le quinte del summit, una girandola di incontri bilaterali e trilaterali, che hanno rappresentato la vera sostanza del vertice: Renzi ha incontrato alcuni leader del sud-est asiatico, incontri bilaterali con Cina e Giappone invece per i rappresentanti delle istituzioni comunitarie: l'Europa ''e' riuscita a superare la crisi dell'Eurozona, ed e' in fase di ripresa, ha detto il presidente europeo Van Rompuy, parlando con il premier cinese Li Keqiang. Alta la preoccupazione per Ebola, ma è sulla crisi Ucraina che si attende qualche passo avanti: stasera, dopo la cena a Palazzo Reale offerta dal presidente Napolitano, sia Renzi, sia Barroso e VanRompuy incontreranno il presidente ucraino Poroshenko. E domani alle 8, in Prefettura, vertice allargato tra i maggiori leader europei e il duo Putin-Poroshenko. Difficile un alleggerimento delle sanzioni comunitarie contro la Russia, più probabile un consolidamento degli accordi di Minsk tra Mosca e Kiev.

16/10/2014

Una sfida vera e propria quella che Matteo Renzi lancia alle regioni, sul piede di guerra dopo la presentazione della legge di stabilità.

“Nessuno deve prendere in giro gli italiani. Andiamo a ridurre sprechi e spese di tutti”, ha detto Renzi.”. “Alzare le tasse locali sarebbe un atto al limite della provocazione”. Renzi, che ha avuto alcuni summit bilaterali con i Paesi del sud-est asiatico, ha toccato anche il tema-principe del summit, quello della crescita: “è un momento delicato sul piano finanziario, l’Europa deve dare una risposta che investa sulla crescita, non su rigore e austherity. Occorre un grande investimento sulla crescita, lo chiede anche l’Fmi e non sono dei pericolosi comunisti”.

16/10/2014

Sta per entrare nel vivo il vertice Asem Europa-Asia: summit preceduto dal forum di Confindustria sulle paertnership economica, dove è intervenuto il premier Matteo Renzi.

Renzi, sullo sfondo di un panorama borsistico e di spread in preoccupante deterioramento, ha ammesso che l’economia mondiale cresce meno di quanto dovrebbe, e che l’Europa è in difficoltà. “O dalla crisci usciamo tutti insieme, o la crisi che sta tornando sui mercati non avrà vincitori”, ha detto Renzi, secondo cui i vertici europei dovranno interpretare questa fase nuova. Renzi ha parlato anche delle riforme dell’Italia. Prima di Renzi gli interventi del presidente europeo uscente Herman Van Rompuy, che ha sottolineato come una delle sfide euroasiatiche sia la lotta al terrorismo, e del presidente della Commissione Josè Barroso, che non ha voluto commentare la manovra italiana, ma ha parlato di segnali di un possibile rallentamento della crescita. Nel pomeriggio i lavori si concentreranno su cooperazione economica ed energia/clima, prima della cena serale con il presidente Napolitano. Domani alle 8 il vertice Putin/Poroschenko in prefettura.

14/10/2014

Apertura dell'Eurogruppo sull'inserimento delle riforme nella valutazione delle leggi di stabilità. Ma per ora si gioca con le vecchie regole: attesa per la presentazione delle manovre domani a Bruxelles. Italia e Francia osservate speciali.

L'Eurogruppo ci riprova. Al vertice europeo di fine mese punta a lanciare un nuovo piano per la crescita europeo, l'ennesimo. Come spiega il presidente Jeroen Dijsselbloem, questa nuova agenda della crescita legherà le riforme strutturali con il consolidamento fiscale e i necessari investimenti -soprattutto quelli privati- senza i quali la crescita in Europa non riparte. Sottotraccia, però, resta altissima la tensione sulla partita delle leggi di stabilità, che approdano domani a Bruxelles. Ufficialmente a Lussemburgo tutti si limitano a un no comment, finchè i le cifre non saranno ufficializzate dai Governi: il soloDijsselbloem apre alla possibilità di considerare le riforme effettivamente realizzate nell'analisi dei bilanci, per renderne meno "aritmetica" la valutazione. Ma di flessibilità extra per ora non se ne parla: da Bielefeld, il presidente della Bundesbank Jens Weidmann definisce anzi Italia e Francia come i "bambini problematici" dell'Eurozona - e lo stesso Dijsselbloem definisce la situazione di Parigi come "preoccupante". L'Italia appare su un binario a diverso scartamento, ma resta osservata speciale. Anche se Bruxelles nega che ci siano già negoziati segreti in corso sulla Finanziaria - concetto ribadito dal Ministro dell'Economia Padoan. Bankitalia intanto lancia l'allarme: assolutamente non scontato l'ok europeo al rinvio del pareggio di bilancio nel 2017.

13/10/2014

In corso l'Eurogruppo, con in agenda il tema degli investimenti e delle leggi di bilancio - che dopodomani approderanno a Bruxelles.

"I dati che arrivano da Parigi non sono molto confortanti, ci sono certamente preoccupazioni, ma e' la Commissione che decidera'". Così il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbleom ha commentato sulle possibili richieste di revisione della finanziaria francese da parte dell'Europa. Dijsselbloem ha aggiunto che la situazione dell'Italia in materia di bilancio "è diversa da quella della Francia, che è nella parte correttiva della procedura - Roma invece è nella parte preventiva", ha specificato. Il Ministro dell'Economia Padoan, arrivando a Lussemburgo, è tornato a negare che sia in corso un negoziato con Bruxelles sui saldi di bilancio. Nella legge di Stabilità ci saranno risorse a favore del mercato del lavoro e per sostenere una "accelerazione" del Jobs Act, ha poi aggiunto Padoan. A brevissimo conferenza stampa.

11/10/2014

"La ripresa economica continua ad essere debole e incerta": trova solo nell'outlook qualche spunto di ottimismo il G20 dei Ministri Finanziari, riunito a Washington, nel giorno in cui persino la Finlandia perde la tripla A, la Francia si vede abbassare l'orientamento del rating a negativa, e Wall Street fa segnare record al ribasso sull'anno per il Dow Jones, e sulla settimana per l'S&P 500.

L'outlook dell'Italia resta fragile, afferma il Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, che rinvia l'arrivo della ripresa al prossimo anno. Padoan si dice però convinto che l'Europa non boccerà la legge di stabilità. "Abbiamo i numeri giusti, il nostro obiettivo e' completare l'aggiustamento nel 2017". Infine il nuovo mantra del Governo: "il dibattito sull'austerity e' vecchio, bisogna rimettere la crescita al centro dell'agenda". Il tutto mentre il Fondo Monetario Internazionale lancia un avvertimento all'Eurozona: "i Paesi europei dove gli obiettivi di bilancio non sono stati centrati a causa della minore crescita, non dovrebbero compensare con nuove misure". Una possibile boccata d'ossigeno per l'Italia - da vedere quanto sarà tenuta in conto a Bruxelles e Berlino. Intanto il presidente della Bce Mario Draghi chiede agli Stati dell'Eurozona di non vanificare i progressi ottenuti, procedendo in linea con il Patto di stabilità. ''I dati recenti confermano un indebolimento della crescita nell'area euro'', ha detto Draghi, secondo cui l'avvio della ripresa e' previsto, anche se rimarra'modesta''.

10/10/2014

Contrordine: di troppa austerity si può anche morire. A lanciare l'ordine di inversione a U -vedremo quanto sarà seguito in Europa- il Fondo Monetario Internazionale, che in un avvertimento all'Eurozona dice: "i Paesi europei dove gli obiettivi di bilancio non sono stati centrati a causa della minore crescita, non dovrebbero compensare con nuove misure".

Una possibile boccata d'ossigeno per l'Italia, da vedere quanto sarà tenuta in conto a Bruxelles e Berlino. Per il responsabile del dipartimento europeo dell'Fmi, Poul Thomsen, "l'anno scorso sono stati fatti buoni progressi per l'equilibrio di bilancio, tutti i Paesi hanno fatto grandi aggiustamenti". Dall'Fmi anche un apprezzamento sul Jobs Act italiano. I Paesi dell'Eurozona "devono avere la piu' forte determinazione possibile nel fare le riforme. Come l'Italia, che ha fatto una riforma del mercato del lavoro molto importante". Intanto il presidente della Bce Mario Draghi, che ieri si è scagliato contro i Paesi che non facilitano le assunzioni dei giovani, ha chiesto agli Stati dell'Eurozona di non vanificare i progressi ottenuti, procedendo in linea con il Patto. ''I dati recenti confermano un indebolimento della crescita nell'area euro'', ha detto Draghi, secondo cui l'avvio della ripresa e' previsto, anche se rimarra' modesta''. Per questo, ha ribadito, occorre proseguire con le riforme pro-crescita, mentre Francoforte è pronta a misure non convenzionali. Infine il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ha detto di non essere preoccupato per l'imminente giudizio di Moody's.

9/10/2014

Qualche apertura dalla Germania, ma la montagna del vertice europeo sulla disoccupazione partorisce il topolino di un minimo denominatore comune: impegno sulle riforme strutturali e rispetto dei patti in sede europea.

Renzi lascia Milano con un ampio sostegno europeo al Jobs Act: "un passo importante", lo definisce la cancelliera Angela Merkel, al cui coro si uniscono i rappresentanti delle istituzioni comunitarie, che si complimentano per la volontà di abbattere barriere e dualismi all'interno del mercato dell'impiego. Il premier si limita a ribadire la necessità di riforme, ma chiede all'Europa di avviare una riflessione sul proprio modello di sviluppo. La Merkel, da parte sua, cede pochi millimetri: si dice fiduciosa sulla promessa italiana e francese di rispettare gli impegni, assicura che Berlino sta sostenendo la propria domanda interna, e fa una lieve apertura sul sistema di finanziamento europeo nella lotta alla disoccupazione. "Possiamo cambiare delle cose. Per esempio nei prefinanziamenti, che i Paesi devono garantire sui programmi europei, che vanno a incidere sull'aumento del deficit e sul rispetto del patto di stabilità. Dobbiamo riflettere su come cambiare le cose, siamo pronti a modifiche", dice la Merkel. Chi invece ritrae gli artigli è il presidente francese Hollande: arrivato a Milano con la lancia in resta contro i sostenitori dell'austerità e attaccando una Germania che -pur in surplus- non sostiene la domanda, nel corso del dibattito smorza i toni. "Rispetteremo gli impegni assunti e utilizzeremo la flessibilità prevista", promette mansueto. E si limita a chiedere più soldi contro la disoccupazione.

8/10/2014

In corso ormai da oltre un’ora la conferenza europea sull’Occupazione.

Protagonista ad ora il presidente francese Francois Hollande, che ha nei fatti dato il “la” alla rivolta anti-rigorista: “crescita e occupazione devono essere le priorità dell’Unione Europea. Se tutti praticano l’austerità, il rallentamento delle economie si accentuerà. I Paesi in surplus economico, come la Germania, devono sostenere la domanda. Tutti devono fare i propri compiti”, ha detto il socialista Hollande. Molto determinato anche il presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz, che ha aperto i lavori: i leader europei devono "trovare una strategia per il rilancio dell'occupazione, e velocemente. Non si può solo tagliare.” Da Schulz un appoggio a Renzi. Schulz: "Il governo italiano sta facendo il massimo per mobilitare gli investimenti, io sostengo il governo italiano in questo". Tra un’ora la conferenza stampa finale, in attesa -per Renzi- di notizie dal Senato.

8/10/2014

A Milano è cominciata da soli cinque minuti la conferenza europea sull’Occupazione. Dopo la riunione dei Ministri del Lavoro, il primo ad arrivare è stato il premier MatteoRenzi, seguito dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. Nessuno dei due ha rilasciato dichiarazioni.

Chi ha parlato è stato invece il presidente francese Hollande, che ha letteralmente ridisegnato l’agenda del summit, spingendo -contro i desideri tedeschi- sull’acceleratore della crescita. Hollande: “Crescita e occupazione devono essere le priorità dell’Unione Europea. I sei miliardi stanziati dai leader europei sono troppo pochi, occorre insistere anche sul piano di investimenti che lancerà la prossima Commissione Europea. Oggi dobbiamo concentrarci soprattutto sull’occupazione dei giovani: servono venti miliardi, al proposito. Un giovane su quattro oggi è disoccupato, in Europa”. Hollande ha attaccato anche la politica economica tedesca: “se tutti praticano l’austerità, il rallentamento delle economie si accentuerà. I Paesi in surplus economico, come la Germania, devono sostenere la domanda. Tutti devono fare i propri compiti". Molto determinato anche il presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz, che ha aperto i lavori: i leader europei devono "trovare una strategia per il rilancio dell'occupazione, e velocemente". Non si può solo tagliare. Da Schulz un appoggio a Renzi: "Il governo italiano e' fantastico, sta facendo il massimo per mobilitare gli investimenti, e io sostengo il governo italiano in questo".

8/10/2014

Si aprirà oggi a mezzogiorno a Milano la Conferenza Europea sull'Occupazione: presenti 15 leader europei, con i Ministri del Lavoro. Prova del fuoco, per la presidenza di turno italiana dell'Unione.

E venne il giorno della conferenza sull'occupazione. Il premier Matteo Renzi si prepara alla doppia scommessa. Da un lato, chiudere il vertice con una qualche parvenza di impegno concreto sul lavoro, in un'Europa divisa come non mai sulle politiche economiche da prendere, con una Francia a rischio bocciatura della prossima Finanziaria e un'Italia che segue a ruota. Dall'altro, incassare il via libera del Senato sul Jobs Act in contemporanea alla chiusura dei lavori del summit, portando in dono lo scalpo della prima vera riforma strutturale chiesta dall'Europa. Una partita a poker ad alto tasso adrenalico, sullo sfondo di un vertice abortito già due volte, cancellato e poi rimesso in calendario, degradato -nel frattempo- da Berlino a conferenza europea sull'occupazione, togliendo ogni riferimento al tema della crescita. "Non c'è occupazione senza crescita. Non c'è crescita senza occupazione", ha avvertito ieri Renzi. Che in conferenza stampa -anche qui dopo diversi cambi di programma- si presenterà in compagnia di Angela Merkel e Francois Hollande, cercando di mostrare un'unità di intenti sempre più incrinata. Intanto il presidente uscente della Commissione Barroso avverte: "a Milano chiederò ai Paesi membri di rispettare gli impegni di bilancio. I fondi comuni servono per combattere la disoccupazione".

8/10/2014

L'economia mondiale crescerà del 3,3% quest'anno, in calo di due decimali rispetto alle ultime previsioni. Gli Stati Uniti trainano -secondo l'Fmi- la crescita, ma i crescenti rischi geopolitici e un'Eurozona in difficoltà frenano. Male l'Italia.

Un'Italia in recessione e un'Europa a rischio stallo, mentre l'economia mondiale rallenta la propria marcia: il Fondo Monetario Internazionale gela le aspettative di un 2014 positivo, sul fronte economico. Per l'Italia la certificazione del terzo anno consecutivo col segno meno accanto al Pil: l'Fmi stima un -0,2%, con un ritorno -si spera, a questo punto- al segno "più" solo nel 2015, con un guadagno di otto decimali. Meglio di noi persino Spagna e Grecia, mentre la Francia fa segnare un magro +0,4%, e la Germania sfiora il punto e mezzo di crescita. Sia Parigi che Berlino vedono però tagliate le proprie previsioni: nel complesso il Pil dell'Eurozona crescerà quest'anno di soli otto decimali, tre in meno rispetto alle ultime previsioni. In aumento i rischi di recessione per Eurolandia, che vede paventarsi l'inquietante uno-due"deflazione/stagnazione". Tornando all'Italia, il nostro debito sfiorerà quest'anno il 137% del pil, mentre il tasso di disoccupazione si attestera' al 12,6%. ''Mi piace lo spirito della riforma del lavoro'' italiana: la ''dualita' del mercato e' un grande problema'', ha affermato il capo economista dell'Fmi, Olivier Blanchard, che sponsorizza l'idea del contratto unico. Blanchard lancia anche un messaggio all'Eurozona: '"la credibilita', guadagnata a caro prezzo'' con il risanamento di bilancio ''non va minacciata. Ciò non implica però che non ci sia spazio per usare la politica di bilancio per aiutare a sostenere la ripresa". Infine l'appello alla Bce: faccia di più, anche acquistando titoli di Stato.

7/10/2014

La bandiera nera dell'Isis che sventola sul versante est di Kobane porta la guerra del Califfato sul confine turco, dopo tre settimane di intensi combattimenti tra i miliziani islamici e i difensori curdo-siriani.

Un conflitto costato sinora un numero imprecisato di vittime e 160mila rifugiati. E restano migliaia di civili, nella città sotto attacco. Ankara ha riposizionato almeno 25 carri armati nei pressi di Mursitpinar, il villaggio turco al confine con Kobane. La Nato, da parte sua, non esclude aiuti militari alla Turchia. Per il segretario Jens Stoltenberg, ''la Turchia e' un alleato Nato, dobbiamo proteggere le sua frontiere". Si comincia pure -considerati gli sviluppi sul campo- a mettere in discussione i reali effetti dei raid americani: secondo l'agenzia irachena Nina, 22 civili, tra cui quattro bambini, sono morti in un raid aereo della Coalizione internazionale, che ha colpito per errore un edificio ad una settantina di metri da una postazione dello Stato islamico a Hit. Ieri l'Alto Rappresentante designato Federica Mogherini, nell'audizione di approvazione al Parlamento Europeo, ha ricordato che "gia' il 15 agosto a Bruxelles è stata concordata una posizione comune". Per la Mogherini, "si dovrebbe valutare il coinvolgimento del Consiglio di Cooperazione del Golfo, al fine di cambiare le dinamiche della regione". "Questa crisi non è un terza Guerra in Iraq, o uno scontro di civiltà o religioni", ha chiosato la Mogherini, la cui audizione ha registrato un sostanziale successo, che le spiana la strada per l'ingresso nella nuova Commissione Europea.

1/10/2014

Il giorno dopo il rinvio del pareggio strutturale di bilancio al 2017 da parte dell'Italia, tocca alla Francia alzare la voce, in modo esplicito, contro il dogma dell'austerità: "non chiederemo ulteriori sforzi ai francesi.

Il Governo adotta la serietà di bilancio per rilanciare il Paese, ma rifiuta l'austerità", ha scandito -in una sfida esplicita alla Merkel e all'ala rigorista di Bruxelles- il ministro delle Finanze francese, Michel Sapin. Sapin ha confermato il ritocco al rialzo delle stime del rapporto deficit/pil, al 4,4% del Pil per il 201,4 e 4,3% per il 2015, con il passaggio sotto il 3% solo a fine 2017. A stretto giro di posta la replica della Merkel: "non siamo ancora al punto in cui si possa dire che la crisi e' alle nostre spalle. I Paesi devono fare i loro compiti per il proprio benessere", ha aggiunto la cancelliera, ricordando che il patto di stabilita' e crescita "si chiama cosi' perche' non puo' esserci crescita sostenibile senza finanze solide". In soccorso della Merkel il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbleom: "la Francia, come altri Paesi, deve lavorare piu' duramente" perche' "deve rispettare le regole del Patto di stabilita', riguadagnare competitivita', e rendere flessibile il mercato del lavoro". Da Dijsselbloem poi l'affondo: "Parigi ha avuto due anni in piu', quando a noi in Olanda ne è stato concesso uno solo". Lo scontro insomma si inasprisce, alla viglia della presentazione delle finanziarie nazionali a Bruxelles: in queste settimane, con l'insediamento della nuova Commissione Europea, si giocherà l partita cruciale sulla direzione che prenderà la politica economica continentale, col derby tra rigoristi e flessibilisti.

30/9/2014

Scontro aperto in Spagna tra il Governo centrale e la regione della Catalunya, dopo che il Tribunale Costituzionale ha sospeso per almeno cinque mesi la legge referendaria, base della consultazione sull'indipendenza convocata per il 9 novembre. Il servizio.

Tutto come previsto. E' bastata poco più di un'ora al Tribunale Costituzionale spagnolo per ammettere i due ricorsi presentanti d'urgenza dall'avvocato generale dello Stato, sia contro la legge catalana sui referendum, sia contro la convocazione stessa della consultazione indipendentista a inizio novembre. A questo punto si entra in un territorio inesplorato, se non addirittura minato, per la politica spagnola: molto difficilmente il Tribunale delibererà sulla legittimità dei due atti regionali entro il prossimo mese e mezzo, rendendo legalmente impossibile lo svolgimento del referendum. Il presidente della Generalitat catalana Artur Mas puòcontroappellarsi al Tribunale, chiedendo il ritiro della sospensione cautelativa, ma anche qui entriamo nel campo delle ipotesi e delle incertezze. Lo scontro politico intanto si inasprisce: il premier Mariano Rajoy, nell'annunciare il ricorso, ha sostenuto che il referendum catalano non è compatibile con la Costituzione spagnola. Rajoy ha però aperto a una possibile riforma costituzionale, che potrebbe andare incontro alle richieste catalane per una maggiore autonomia, soprattutto fiscale. Da Barcellona, dove ieri le forze politiche hanno dedicato la giornata a incontri pubblici sulla transizione verso l'indipendenza della Catalunya, il leader regionale Mas ha attaccato Rajoy: "non ci lasciano chiedere alla gente, perché hanno paura della risposta". I prossimi 40 giorni si annunciano infuocati sull'asse Madrid-Barcellona.

30/9/2014

Sono riprese questa mattina, con il futuro Commissario alla Ricerca Carlos Medas e il suo collega alla Sicurezza Alimentare Vytenis Andriukaitis, le audizioni all'Europarlamento della squadra di Jean-Claude Juncker. Squadra che dovrà essere approvata il 22 ottobre a Strasburgo. In caso di audizioni deludenti, gli europarlamentari potranno chiedere modifiche o sostituzioni dei Commissari a Juncker. Sentiamo come è andata ieri, prima giornata di audizioni.

Inizio senza particolari sorprese per le audizioni dei 27 Commissari Europei designati del nuovo esecutivo Juncker. Ieri è toccato ai primi quattro membri del futuro esecutivo, con la parte del leone assegnata alla futura titolare del Commercio Cecilia Malmstrom. La Malmstroem ha aperto la porta allo stralcio di una clausola molto contestata all'interno degli attuali negoziati Europa-Stati Uniti per il libero commercio. Clausola che -se inserita nel patto transatlantico- permetterebbe alle multinazionali di ricorrere all'arbitrato per non ottemperare a determinate norme nazionali, per esempio in materia di sicurezza sul lavoro, di salute o ambiente. Un cavallo di Troia che potrebbe consentire loro di non rispettare la legislazione europea. Tuttavia, la posizione della Malmstroem non è apparsa così decisa, alimentando un certo scontento tra i deputati. Poco convincente è stata soprattutto l'audizione del futuro Commissario Europeo all'Ambiente e alla Pesca, il malteseKarmenu Vella, definito "debole e inesperto" da diversi eurodeputati. Nelle altre due audizioni, il futuro Commissario all'Economia Digitale Guenther Oettinger ha detto di auspicare la fine dei sovraccosti del roaming telefonico entro dicembre 2015. Poco problematica infine l'audizione del Commissario alla Cooperazione Internazionale Neven Mimica.

28/9/2014

L'onda lunga dell'impopolarità del presidente francese Hollande fa sentire i suoi primi effetti sul panorama istituzionale francese, con la perdita del Senato per il Partito Socialista.

I risultati parlano di una maggioranza appannaggio ormai del centrodestra, con incrementi significativi per partiti come l'Ump -rivitalizzato dal ritorno di Nicolas Sarkozy- e l'Unione Democratici e Indipendenti. Per il PS di Hollande e Valls una sconfitta nei fatti attesa, che toglie il Senato al controllo socialista dopo soli tre anni, nei quali la presidenza Hollande ha toccato i minimi della popolarità. Ma ad allarmare l'intero spettro politico transalpino è la nuova avanzata delFront National di Marine Le Pen, che conquista due seggi senatoriali per la prima volta nella sua storia. Un'altra avanzata, un altro smottamento dopo la clamorosa vittoria alle elezioni europee. La Le Pen commenta così, con pragmatismo: "una vittoria storica, nessuna assemblea eletta è ora più interdetta al Front National". Da parte sua, il segretario generale ad interim dell'Ump Luc Chatel ha parlato di una sconfitta sonora per Hollande, sintomo del ritorno dell'onda blu conservatrice in Francia. Per Chatel, si tratta anche di una punizione per il Governo, dimostrata dalla sconfitta del sindaco di Tulle Bernard Combes, consigliere proprio di Hollande.

27/9/2014

Il dado è tratto: la sfida a Madrid è ufficialmente lanciata. La Catalunya, la regione autonoma di Barcellona, voterà sull'indipendenza dalla Spagna il prossimo 9 novembre. "La Catalunya vuole votare", ha affermato il presidente regionale Artur Mas, pochi minuti dopo aver firmato il decreto di convocazione del referendum.

All'esterno, una Plaça San Jaume gremita di bandiere catalane ed europee, sfogava tutta la propria gioia per un momento atteso da anni. "Volete che la Catalunya sia uno Stato?", sarà la prima domanda del referendum, seguita da una seconda: "in caso affermativo, volete che sia indipendente?" "La Catalunya vuole parlare, vuole essere ascoltata, vuole votare", ha dichiarato Mas, in un messaggio in tre lingue, nel quale ha lanciato anche ponti di dialogo col resto della Spagna. Un dialogo che -come previsto- il Governo a guida Pp di Mariano Rajoy ha rispedito al mittente, annunciando ricorso d'urgenza al Consiglio di Stato -che si riunirà domani- con l'obiettivo di ottenere un giudizio di incostituzionalità sul referendum. La vicepremier Soraya Saenz de Santamaria ha dichiarato che la consultazione non si terrà, perchè è incostituzionale. Una probabile vittoria del ricorso governativo porterebbe la questione catalana in un territorio incerto e inesplorato: a differenza della Scozia, lasciata libera da Londra di decidere il proprio destino, Barcellona non godrà dello stesso privilegio. Lo scontro tra catalani e Governo centrale potrebbe farsi durissimo.

27/9/2014

Al via lunedì le audizioni dei 28 Commissari Europei designati della squadra Juncker. Mentre il Commissario biritannico Hill perderà la competenza sulla supervisione delle retribuzioni ai banchieri, a tenere banco sono le dichiarazioni programmatiche del trio responsabile dell'economia. Il servizio.

Proteggerò l'integrità del patto di stabilità: nelle risposte scritte consegnate agli eurodeputati alla vigilia dell'inizio delle audizioni, il francese Pierre Moscovici, designato agli Affari Economici, punta sull'ortodossia del rispetto dei conti pubblici, per allontanare da sè il sospetto di essere un potenziale rappresentante dell'asse franco-italiano, insofferente verso le regole del patto. "Se gli Stati non rispettano le raccomandazioni, applicherò le regole", avverte Moscovici, minacciando future procedure per squilibri economici - un'eventualità pericolosa soprattutto per l'Italia. Una posizione da manuale dell'ortodossia rigorista, insomma, solo parzialmente attenuata dalla considerazione che ogni Paese andrà giudicato sulla base della propria situazione. In un abile e orchestrato gioco delle parti, il rigoristaKatainen finisce così per vestire -in apparenza- i panni della colomba, dedicando ampi stralci del suo testo al piano di investimenti da 300 miliardi annunciato daJuncker: "questo piano è la mia prima priorità", scrive Katainen, che dovrà coordinare il francese Moscovici. Fondi di bilancio europei, Bei e lo stesso consolidamento fiscale in atto sono gli ingredienti-base di questo piano, che Katainen intende consegnare entro fine gennaio. Il Commissario finlandese non prevede però scorpori degli investimenti dal patto. Meglio le riforme, lascia intendere, tasto sul quale batte anche il suo alter ego, il lettone Dombrovskis, che medita di pensionare l'attuale Troika così come la conosciamo, per rimpiazzarla con una struttura dalla maggiore legittimità democratica.

20/9/2014

Archiviato il referendum scozzese, si apre in Europa il fronte catalano: ieri sera il Parlamento regionale di Barcellona ha approvato con 106 voti a favore e 28 contrari la legge sulle consultazioni referendarie non vincolanti, base legale necessaria per indire il voto sull'indipendenza dalla Spagna il prossimo 9 novembre.

"Il processo catalano va avanti. L'esempio scozzese insegna che il voto non divide, ma unisce", ha dichiarato il presidente della Generalitat, il conservatore Artur Mas, che nella battaglia referendaria si è alleato con la sinistra repubblicana. Barcellona si avvia a uno scontro senza precedenti con Madrid: a differenza del modello scozzese, la Spagna non ha alcuna intenzione di lasciar svolgere la consultazione, che potrebbe aprire il vaso di Pandora del secessionismo basco, e di altre regioni. Il premier Mariano Rajoy ha già annunciato la convocazione di un Consiglio dei Ministri straordinario questo weekend, per impugnare la neonata legge catalana e farla invalidare dal Tribunale Costituzionale. A quel punto tutte le opzioni sono aperte: tra queste, un braccio di ferro politico tra Governo centrale e regionale, che potrebbe sfociare nello svolgimento di una consultazione illegale, oppure lo scioglimento del Parlamento catalano e la convocazione di elezioni plebiscitarie, con una chiara piattaforma politica indipendentista. I sondaggi danno un testa a testa tra favorevoli e contrari all'indipendenza: un referendum a Barcellona potrebbe avere esiti ben diversi rispetto a Edimburgo.

19/9/2014

Il "no" scozzese riporta la questione su un piano puramente britannico. Ma tra due mesi un altro- probabile- referendum di indipendenza farà tornare di stretta attualità la questione regionale in Europa. Il servizio.

L'Europa, quella istituzionale, tira un sospiro di sollievo, almeno per il momento: il no all'indipendenza scozzese disinnesca una mina in grado di aprire il vaso di Pandora dei regionalismi, ponendo il Vecchio Continente di fronte a una potenziale crisi istituzionale. La parola "Scozia" è stata per settimane taboo a Bruxelles: il presidente della Commissione Barroso si è limitato a indicare che Edimburgo sarebbe dovuta passare sotto le forche caudine dei negoziati di adesione, per tornare a far parte della grande famiglia europea. Un rompicapo in meno per la presidenza italiana, già fin troppo indaffarata a sbrogliare dossier economici e a uscire dalle secche dell'austerità. E un sospiro di sollievo per quei Paesi -come la Spagna- alle prese con i propri indipendentismi regionali. Il prossimo banco di prova sarà ora proprio la Penisola iberica: la Catalunya ha annunciato un referendum sull'indipendenza da Madrid il 9 novembre. Oggi il Governo regionale di Barcellona potrebbe varare la legge referendaria: il premier spagnolo Rajoy ha già preparato un Consiglio dei Ministri straordinario, per far approvare un ricorso, che porti all'annullamento di questa norma da parte del Tribunale Costituzionale, aprendo lo scontro. I catalani vedevano nell'esempio scozzese il modello da seguire: il "no" potrebbe metterli in difficoltà. Per intanto la questione scozzese torna ad essere un dossier puramente britannico: i leader dei tre principali schieramenti politici hanno promesso ulteriori devoluzioni di poteri -anche in materia fiscale- a Edimburgo. Gli scozzesi, dopo aver prolungato il matrimonio con Londra, presenteranno il conto.

18/9/2014

Qualsiasi sarà il risultato del referendum scozzese, i costi di questa consultazione sarebbero importanti per l'Inghilterra. Sentiamo perché nel servizio,

Comunque andrà, Londra pagherà il conto per il referendum scozzese. Non sarà una consultazione indolore, anche se è difficile quantificarne a priori le ricadute economiche. Partiamo da un assunto: il Pil di Edinburgo è pari a circa 130 miliardi di sterline, poco meno del 10% di complessivo britannico. Pro-capite, 26mila sterline a testa, quattromila in più rispetto alla media britannica - che ne fanno la terza regione più ricca. Uno scarto figlio della ricchezza generata dalla produzione petrolifera: se la escludessimo, gli scozzesi avrebbero lo stesso Pil pro-capite del resto del Paese. Proprio le riserve di gas e petrolio nel Mare del Nord, in caso di secessione, rappresenterebbero una ferita importante, per l'economia inglese: la dipendenza di Londra nell'importazione di combustibili fossili passerebbe al 95%. A sud del Vallo di Adriano, schizzerebbero così i prezzi energetici. Questo influenzerebbe negativamente la sterlina, già indebolitasi con i sondaggi degli ultimi giorni, con ricadute a catena sulla bilancia commerciale e sull'inflazione. Ancora peggiore potrebbe essere però il contraccolpo sulle attività finanziarie: la scorsa settimana oltre 16 miliardi di sterline hanno lasciato la City londinese. La separazione potrebbe creare ulteriori turbolenze, anche se le due maggiori banche scozzesi hanno già anticipato l'intenzione di trasferire la sede legale a Londra, in caso di vittoria del Sì. Pure il No, paradossalmente, avrebbe però dei costi, che Westminster deve considerare: i tre maggiori leader politici britannici si sono impegnati a devolvere ulteriori poteri al Parlamento scozzese, e a fare maggiori concessioni in materia fiscale a Edinburgo, che avrebbe anche la parola finale sul budget sanitario.

17/9/2014

Mistero sul vertice europeo sull'occupazione, che l'Italia fatica a organizzare. Oggi il summit -previsto a ottobre- è stato prima cancellato, poi rimesso in calendario, sempre dal Governo.

Lo strano caso del vertice sul lavoro. Quando prima Enrico Letta, poi il suo successore Matteo Renzi, posero tra gli obiettivi del semestre di presidenza europeo l'occupazione -in particolare quella giovanile- a molti sembrò logico che Roma organizzasse un summit ad hoc, terzo appuntamento - dopo gli analoghi vertici organizzati a Parigi e Berlino. Quello che non ci si poteva aspettare era l'incredibile sequenza di rinvii e annullamenti che avrebbe accompagnato la storia di questo summit. Una prima data, quella dell'11 luglio a Torino, fu annullata. Nessuno lo ammetterà mai ufficialmente, ma le autorità avevano sottovalutato i rischi di forti disordini, a causa della preannunciata offensiva dei No-Tav e dei gruppi antagonisti. Quando se ne accorsero, spostarono il summit. "Un tema così fondamentale è meglio calendarizzarlo a novembre, con le nuove istituzioni europee insediate", fu la foglia di fico usata per coprire la svista. A fine agosto Renzi annuncia una nuova data: il 6 ottobre, che nei giorni successivi si sposterà al 7 e poi ancora all'8. Forse a Roma, o più probabilmente a Milano. Poi più nulla, fino alla comunicazione del sottosegretario Della Vedova all'Europarlamento, che cancella il summit per cause di forza maggiore - "costretti a farlo", dice laconicamente. Ad aggiungere confusione, la successiva controprecisazione di Palazzo Chigi, che rimette il summit nuovamente in calendario l'8 ottobre. Ma forse come semplice conferenza, senza cioè i 28 leader europei. Un balletto poco onorevole per l'Italia, su un tema delicato come quello dell'occupazione, e con la riforma del lavoro di estrema attualità. Non è un bel modo di "cambiare verso" in Europa. Almeno nello stile.

14/9/2014

"Gli investimenti sono la via maestra per la crescita - investimenti soprattutto privati, ma anche pubblici": riassume così la due giorni di Ecofin informale il Ministro dell'Economia Padoan.

Dal vertice non esce -come si sperava- un piano definito per gli investimenti in Europa, con misure e cifre, ma viene dato mandato a Commissione Europea e Bei a prepararlo. L'Europa va dunque a caccia di denaro da immettere nei settori strategici dell'economia per far ripartire la crescita: l'Ecofin ha discusso al proposito una serie di misure, informa Padoan. L'obiettivo è mobilitare fino a 300 miliardi di euro. Il nodo del contendere restano le riforme, premessa fondamentale per creare condizioni di profittabilità utili ad attirare investimenti: "molti Paesi stanno pianificando riforme, ma bisogna attuarle. Se ti prescrivono medicine, ma non le prendi, ciò non aiuta", attacca il Commissario Europeo all'Economia Katainen, che sull'Italia annota: "Roma ha un'agenda ambiziosa di riforme. Se saranno realizzate, l'economia riceverà una spinta importante". Concorda Padoan: "non c'è una deadline sulle riforme. Ma c'è l'urgenza di accelerarle il più possibile". Lancia però l'allarme il presidente della Bundesbank Weidmann: "le ultime misure della Bce possono contenere rischi, "c'e' il pericolo che i politici rallentino gli sforzi e gli investitori assumano rischi eccessivi cercando guadagni, che possono mettere in pericolo la stabilita' finanziaria".

13/9/2014

"Gli investimenti sono la via maestra per la crescita - investimenti soprattutto privati, ma anche pubblici": riassume così la due giorni di Ecofin informale il Ministro dell'Economia Padoan.

Dal vertice non esce -come si sperava- un piano definito per gli investimenti in Europa, con misure e cifre, ma viene dato mandato a Commissione Europea e Bei perché presentino, entro il prossimo summit dei Ministri finanziari, una proposta concreta. L'Europa va dunque a caccia di denaro da investire per riportare la crescita: l'Ecofin ha discusso al proposito una serie di misure, informa Padoan, tra cui figurano anche i mini-bond proposti dal Governo italiano. L'obiettivo resta mobilitare fino a 300 miliardi di euro. Per Padoan, comunque, è finito il tempo dei derby fratricidi. Il nodo del contendere restano le riforme, premessa fondamentale per creare condizioni di profittabilità utili ad attirare gli investimenti: "molti Paesi stanno pianificando riforme, ma bisogna attuarle. Se ti prescrivono medicine, ma non le prendi, ciò non aiuta", attacca il Commissario Europeo all'Economia Katainen, che sull'Italia annota: "Roma ha un'agenda ambiziosa di riforme. Se saranno realizzate, l'economia riceverà una spinta importante". Concorda Padoan: "non c'è una deadline sulle riforme. Ma c'è l'urgenza di accelerarle il più possibile". Lancia però l'allarme il presidente della Bundesbank Jens Weidmann: "le ultime misure della Bce possono contenere rischi, "c'e' il pericolo che i politici rallentino gli sforzi e gli investitori assumano rischi eccessivi cercando guadagni, che possono mettere a rischio la stabilita' finanziaria".

13/9/2014

E' ancora in corso la riunione dell’Ecofin informale, dedicata al nodo -cruciale- degli investimenti. Il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, arrivando al summit, ha anticipato che il focus odierno sarà su come mobilitare gli investimenti pubblici e privati in Europa.

“L’Europa si sta avviando sul percorso della crescita, che è anche l’obiettivo della presidenza italiana”, ha detto Padoan. Quattro -lo ricordiamo- le proposte sul tavolo per mobilitare investimenti, tra cui quella di Roma.Padoan ha aggiunto che “il controllo europeo sulle riforme e' uno strumento utile". E sugli investimenti sentiamo cosa ha detto il presidente dell’EurogruppoDijsselbloem: "la maggior parte della crescita in Europa arriva ancora dagli investimenti privati, per cui dobbiamo capire innanzitutto come generare investimenti privati, aprendo i mercati, e favorendo gli investimenti in Europa. Vogliamo attrarre quanti più investimenti privati possibili, ma non so fornire al momento una cifra. Anche l’Italia è sotto i riflettori, con anticipazioni di stampa che ondeggiano tra reali ipotesi di flessibilità sul rientro dal deficit, con uno sconto europeo pari a sei miliardi nell’aggiustamento strutturale, e possibili impegni scritti sulle riforme, che sarebbero stati chiesti a Roma da Bruxelles. “Non abbiamo ancora valutato la situazione dell'Italia", ha chiosato il commissario europeo all’Economia Katainen, precisando: "vogliamo collaborare molto strettamente con Roma”.

13/9/2014

A Milano sta per iniziare l’atteso Ecofin informale: arrivando al summit il Ministro dell’economia Padoan ha ribadito che il focus di oggi sarà sulle misure di sostegno agli investimenti pubblici e privati, con l’obiettivo di mobilitarli.

“L’Europa si sta avviando sul percorso della crescita, che è anche l’obiettivo della presidenza italiana”, ha detto Padoan, secondo cui gli investimenti si devono accompagnare alle riforme strutturali. Quattro -lo ricordiamo- le proposte sul tavolo per mobilitare investimenti in Europa, tra cui quella di Roma. Padoan ha aggiunto che “il controllo europeo sulle riforme e' uno strumento utile, perche' e' un controllo reciproco dei Paesi tra pari che si scambiano esperienze". I rappresentanti delle istituzioni economiche comunitarie hanno commentato anche le anticipazioni di stampa, secondo cui Bruxelles avrebbe chiesto nuovi impegni scritti all’Italia sui conti pubblici: "tutti abbiamo impegni scritti, che si chiamano Patto di stabilita'" e "nessun nuovo impegno scritto" e' stato chiesto all'Italia: cosi' il presidente dell'Eurogruppo Dijsselbloem. “Non abbiamo ancora valutato la situazione dell'Italia", ha aggiunto il commissario europeo Katainen, che ha precisato: "vogliamo collaborare molto strettamente con l'Italia”.

13/9/2014

Parole d'ordine per l'immediato futuro: investimenti e crescita. Per intanto l'Eurozona chiede ai Paesi membri di cominciare tagliando il cuneo fiscale.

Si può riassumere così la giornata dell'Eurogruppo informale, nella quale il presidente della zona Euro Dijsselbloem ha annunciato l'inizio di una nuova fase: "dalla stabilità finanziaria al sostegno della crescita". i 18 Paesi dell'Eurozona hanno prodotto un documento nel quale chiedono la riduzione delle tasse sul lavoro, attraverso il taglio della spesa improduttiva o attraverso lo spostamento del carico fiscale su altri settori, meno dannosi per la crescita. Riforme e rispetto dei target di bilancio saranno, con gli investimenti, i pilastri di questa nuova fase, in un momento nel quale la richiesta della Francia di procrastinare di altri due anni il rientro nel deficit fa suonare nuovi campanelli d'allarme in Europa. Tutti gli occhi si concentrano sull'Ecofin informale in programma questa mattina, un summit che dovrebbe disegnare la nuova strategia per gli investimenti. Sul tavolo ben quattro proposte: italiana, franco-tedesca, polacca e della Commissione. Obiettivo: trovare i soldi da impiegare su alcune macroaree di sviluppo economico, facendo circolare denaro e riportando la crescita, in un'Europa vittima di un rischio deflazione e di una ripresa -per dirla con Mario Draghi- "modesta e fragile".

12/9/2014

L’Europa vira verso investimenti e focus sulla crescita. Per intanto, però, chiede di tagliare il cuneo fiscale.

Si può riassumere così la giornata dell’Eurogruppo informale, nella quale il presidente della zona Euro Dijsselbloem ha annunciato l’inizio di una nuova fase: “dalla stabilità finanziaria al sostegno della crescita”. A livello concreto, i 18 Paesi dell’Eurozona hanno prodotto un documento nel quale chiede sostanzialmente la riduzione delle tasse sul lavoro, attraverso il taglio della spesa improduttiva o attraverso lo spostamento del carico fiscale su altri settori meno dannosi per la crescita. Riforme e rispetto dei target di bilancio sono le altre colonne di questa nuova fase, in un momento nel quale la richiesta della Francia di procrastinare di altri due anni il rientro nel deficit fa suonare campanelli d’allarme in Europa. Investimenti è la parola chiave che segnerà l’Ecofin informale di domani: sul tavolo ben quattro proposte: italiana, franco-tedesca, polacca e della Commissione. Obiettivo trovare soldi da impiegare su alcune macroaree di sviluppo, facendo circolare denaro e riportando la crescita, in un’Europa vittima di un rischio deflazione e di una ripresa –per dirla con Mario Draghi- “modesta e fragile”.

12/9/2014

“Entriamo in una nuova fase: dalla stabilità finanziaria al sostegno della crescita”: è partito da questa premessa, incoraggiante per l’Italia, il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, nella conferenza stampa che ha concluso la riunione dei Ministri dell’Eurozona.

Summit che ha prodotto un documento sulle modalità di riduzione del carico fiscale che grava sul lavoro, mediante riforme ad hoc e il finanziamento di queste riforme, che devono a loro volta essere più ampie e riguardare le regole che sottintendono al mercato del lavoro. Fatta la doverosa premessa sul nuovo dogma dell’orientamento alla crescita anche mediante gli investimenti – di cui si discuterà domani all’Ecofin, i vertici finanziari dell’Eurozona hanno però ribadito la necessità di non abbassare la guardia sul consolidamento dei bilanci. Anche perché, precisa Djisselbloem, il margine di flessibilità c’è, ma va trovato all’interno delle regole esistenti. L’altra parola d’ordine è quella delle riforme strutturali: su questo punto è tornato a insistere il presidente della Bce Mario Draghi, che ha sottolineato come l’effetto delle politiche monetarie è maggiore se accompagnato dalle riforme. Draghi ha dipinto una ripresa economica modesta e fragile, che però -garantisce- continuerà. Per Draghi le nuove misure di acquisto degli Abs e delle obbligazioni garantite decise dalla Bce, assieme al Tltro, "avranno un impatto considerevole sul bilancio". Infine segnaliamo la risposta del Commissario agli Affari Economici Katainen, che ha così replicato al premier Renzi: “la Commissione non è un maestro, noi siamo collaboratori".

12/9/2014

E' ancora in corso l’Eurogruppo informale. Al centro della discussione le politiche economiche per rilanciare la crescita e l’occupazione: su questo c’è da registrare l’interessante apertura del Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, secondo cui "ci troviamo in un ambiente economico che richiede un rafforzamento degli investimenti in Europa, Germania inclusa.

Per creare una crescita sostenibile, dice Schaeuble, servono "piu'investimenti, rispetto del consolidamento, riforme e quadro regolatorio migliore". A tracciare comunque i temi in agenda ci ha pensato arrivando al Mi.Co. il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Infine il presidente dell’Eurogruppo Dijsselbleom ha riconosciuto che gli investimenti sono una parte molto importante del mix di politiche economiche di cui abbiamo bisogno. Siamo tutti d’accordo sulla necessità di stimolare crescita e occupazione, si tratta di vedere ora con quali ricette.

12/9/2014

Al centro della discussione dell'Ecofin informale a Milano le politiche economiche per rilanciare la crescita e l’occupazione: arrivando al summit, il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha detto che c’è una forte convergenza sull’idea che gli investimenti siano essenziali nell’Unione Europea.

Investimenti che si basino su due iongredienti di fondo, ha detto Padoan: le riforme strutturali e l’efficacia degli strumenti di finanziamento per attirare soprattutto i capitali privati. “L’Europa deve mettere la crescita e l’occuopazione al centro delle priorità”, ha affermato il Ministro dell’Economia. Padoan ha poi riconosciuto che il quadro economico è peggiorato, ma ha ribadito per due volte che l’Itakua rispetterà gli impegni di bilancio. Infine Padoan ha detto che non ci sono resistenze tedesche alle proposte italiane, “con Berlino c’è accordo”. Sentiamo ora invece cosa ha detto il presidente dell’Eurogruppo, l’olandese Dijsselbloem: "gli investimenti sono una parte molto importante del mix di politiche economiche di cui abbiamo bisogno, che comprendono la politica monetaria, con le azioni della Bce, le riforme strutturali, dove diversi Paesi possono e devono fare di più, una politica fiscale orientata alla crescita – e infine gli investimenti, sia pubblici che privati. Penso che tutti siamo d’accordo sulla necessità di stimolare crescita e occupazione, si tratta di vedere ora con quali ricette".

11/9/2014

Calcio d'inizio, a Milano, nella cruciale partita sul nuovo corso della politica economica europea: dopo la formazione della Commissione Juncker, che ha lasciato di fatto irrisolto il dilemma tra i sostenitori delle politiche pro-crescita -quale il francese Moscovici- e i falchi rigoristi - rappresentati dal finlandese Katainen, la presidenza italiana tenta il colpo d'ala.

Via XX Settembre ha preparato una proposta che -più che ai contratti per le riforme- punterebbe a individuare parametri comuni -o benchmark- per misurare l'avanzamento delle riforme nei Paesi che, come l'Italia, devono mostrare presto risultati concreti. Risultati che dovrebbero non solo portare a maggiore flessibilità sui parametri di bilancio, all'interno delle regole del patto di stabilità, ma anche a stimolare gli investimenti per la crescita. Un punto su cui tutti ormai sembrano concordare. Proprio sul tema degli investimenti si confrontano tre piani d'azione: quello proposto a luglio dal presidente designato della Commissione Juncker, quello della presidenza italiana - che individua energia, telecomunicazioni e trasporti quali aree su cui puntare, attraverso un fondo ad hoc in partnership tra Stati e Bei, infine quello franco-tedesco, centrato essenzialmente sul ruolo della Banca Europa degli Investimenti, fornendole una potenza di fuoco adeguata. Primo momento di confronto l'Eurogruppo informale, che discuterà le riforme, la situazione economica e l'unione bancaria, a seguire il meeting con i ministri finanziari asiatici. Sabato infine, l'atteso Ecofin a presidenza italiana.

9/9/2014

La crisi ucraina. I presidenti ucraino e russo Poroshenko e Putin,"hanno continuato a discutere dei prossimi passi per facilitare una soluzione pacifica della crisi nel sud-est dell'Ucraina". Lo ha reso noto il Cremlino, specificando che "il dialogo proseguira'". Mossa a sorpresa dell'Europa sulle sanzioni.

Accordo unanime tra i 28 ambasciatori europei sul nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia, ma la loro entrata in vigore viene rinviata -con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale- di un numero imprecisato di giorni. L'Europa si riscopre divisa sull'atteggiamento da tenere verso Mosca: il nuovo round di misure punitive resta così in sospeso, come una spada di Damocle, sulla testa di Putin. Cronaca di una giornata dal finale a sorpresa, quella di ieri a Bruxelles: a ora di pranzo si dava per scontata l'approvazione delle sanzioni e la loro entrata in vigore oggi. Filtravano anzi indiscrezioni sulla possibile inclusione dei giganti russi dell'energia Rosneft,Transneft e Gazprom, fra le entità che avrebbero sofferto pesanti limitazioni nell'accesso ai mercati finanziari in Europa - un duro colpo per Vladimir Putin. Poi l'imprevisto: la scadenza per il via libera dei 28 alle sanzioni viene spostata di tre ore, poi una riunione straordinaria degli ambasciatori sancisce il compromesso. Determinanti i dubbi di due/tre Paesi, tra cui la Finlandia, che col suo primo ministro Stubb definiva le misure "non necessarie, in caso di un miglioramento della situazione". L'Europa tiene aperte tutte le opzioni: se la tregua reggerà, le sanzioni potrebbero venire riviste in parte o persino completamente. Intanto il Parlamento Europeo ha dato l'ok alla ratifica dell'accordo di associazione e libero scambio con l'Ucraina. Ieri è stata una giornata importante anche sul campo: il presidente ucraino Poroschenko ha annunciato che i ribelli filorussi hanno rilasciato 1200 prigionieri dell'esercito regolare, dopo il cessate il fuoco di venerdì.

8/9/2014

Piccolo giallo sulle sanzioni europee all'Ucraina: un'ora fa è infatti scaduto il tempo per la "procedura scritta" di approvazione da parte dei Governi del nuovo pacchetto.

Ma -attenzione- mancherebbe ancora il via libera definitivo di alcuni Paesi alle misure - a quanto pare due o tre su 28. Attualmente è in corso a Bruxelles la riunione straordinaria degli ambasciatori europei, che dovrebbe per l'appunto dare l'ok alle sanzioni. Secondo le ultime indiscrezioni, queste sanzioni dovrebbero -tra le altre cose- limitare l'accesso ai mercati finanziari delle compagnie petrolifere russe Rosneft e Transneft, insieme all'unità petrolifera del gigante Gazprom. Gli ambasciatori, oltre a confermare il pacchetto, dovrebbero discutere anche le modalità operative di applicazione. Secondo fonti diplomatiche, nessun Paese avrebbe espresso dubbi sulle misure - di conseguenza l'approvazione non appare ancora a rischio. Intanto il Parlamento Europeo ha dato l'ok alla ratifica dell'accordo di associazione e di libero scambio con l'Ucraina. Oggi è stata una giornata importante anche sul campo: secondo il presidente ucraino Petro Poroschenko, i ribelli filorussi hanno rilasciato 1200 prigionieri dell'esercito regolare, dopo il cessate il fuoco di venerdì. Poroschenko ha visitato la città costiera di Mariupol, che è stata a un passo dall'essere conquistata dai separatisti, la scorsa settimana. "Mariupol è ucraina. Non cederemo questa terra a nessuno", ha affermato Poroschenko. La tregua intanto sembra reggere, nonostante alcuni episodi di violenza sporadici.

7/9/2014

Lancia la stoccata da Cernobbio il presidente uscente della Commissione Europea Josè Barroso: "per le riforme strutturali ci sono stati molti annunci, ma nulla di concreto", denuncia Barroso, con un occhio ben puntato sull'Italia, e riecheggiando il ben più incisivo messaggio di Mario Draghi. Barroso ha poi osservato come -sulla flessibilità- occorra un modo intelligente di implementare le regole esistenti.

Regole che -dice Barroso- vanno rispettate, anche perché forniscono già un certo grado di flessibilità. Nulla di nuovo quindi da Bruxelles, almeno fino a novembre, quando si terrà l'atteso cambio della guardia Barroso-Juncker. L'attuale presidente della Commissione elogia però il programma dei mille giorni di Matteo Renzi - e rende l'onore delle armi agli ex-premier Monti e Letta, per le riforme avviate. ACernobbio era presente anche il braccio economico delle istituzioni comunitarie, a partire dall'attuale Commissario agli Affari Economici Katainen, che -senza smentire la sua fama di falco- ha avvertito che ripetuti sforamenti del patto di stabilità potrebbero portare a contraccolpi in termini di fiducia, in Europa. Katainen ha suggerito di puntare su spending review e investimenti privati. Mentre il presidente dell'Eurogruppo Dijsselbloom ha detto di appoggiare le misure prese dalla Bce. "Ma ora tocca ai Governi", ha ribadito Dijsselboom, che sull'Italia ha rimandato alla valutazione che farà la Commissione a ottobre in merito alla legge di stabilità.

6/9/2014

Lancia la stoccata da Cernobbio il presidente della Commissione Europea uscente Josè Barroso, che -da buon ultimo- cavalca il tema del momento: "per le riforme strutturali ci sono stati molti annunci, ma nulla di concreto", denuncia Barroso, anche con un occhio all'Italia, ricalcando il ben più incisivo messaggio di Mario Draghi. Barroso ha poi osservato come -sulla flessibilità- serva un modo intelligente di implementare le regole esistenti.

Regole che -dice Barroso- vanno rispettate, anche perché quelle attuali forniscono già un certo grado di flessibilità. Nulla di nuovo quindi da Bruxelles, almeno fino a novembre, quando si terrà l'atteso cambio della guardia Barroso-Juncker. L'attuale presidente della Commissione elogia però il programma dei mille giorni di Matteo Renzi - anche se, per l'appunto, finisce con l'unirsi al coro di chi mette in guardia dall'effetto annuncio, poi rende l'onore delle armi agli ex-premier Monti e Letta, per le riforme avviate. A Cernobbio era presente pure il braccio economico delle istituzioni comunitarie, a partire dall'attuale Commissario agli Affari Economici Katainen, che -senza smentire la sua fama di falco- ha avvertito che ripetuti sforamenti del patto di stabilità potrebbero portare a contraccolpi in termini di fiducia, in Europa. Katainen ha suggerito di puntare suspending review e investimenti privati. Mentre il presidente dell'Eurogruppo Dijsselbloom ha detto di appoggiare le misure prese dalla Bce. "Ma ora tocca ai Governi", ha ribadito Dijsselboom, che sull'Italia ha rimandato alla valutazione che farà la Commissione a ottobre in merito alla legge di stabilità.