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6/9/2014

Nove donne e una folta schiera di premier o ex-premier: ha visto ufficialmente ieri la luce la squadra di Governo di Jean-Claude Juncker, prossimo presidente della Commissione Europea.

Di fronte al rischio concreto di una bocciatura a Strasburgo, le quote rosa hanno raggiunto la soglia minima chiesta dagli europarlamentari, con candidature dell'ultim'ora. Juncker dovrebbe annunciare -entro mercoledì- la cruciale distribuzione dei portafogli, passaggio fondamentale in vista delle successive audizioni all'Europarlamento. L'unico posto sicuro è quello dell'italiana Federica Mogherini, già designata al ruolo di Alto Rappresentante e vicepresidente. Il resto è un rebus di delicata e difficile composizione: Parigi e Roma premono per avere il francese Moscovici agli Affari Economici, insidiato però dall'attuale titolare, il falco finlandese Katainen. Le prime indiscrezioni circolate, sulla possibile soppressione del portafoglio all'Allargamento, o sull'ipotetica fusione di clima ed energia in un unico ruolo, hanno già sollevato critiche e malumori. Ciò che è certo è che questa Commissione avrà connotati molto politici, frutto com'è di una forte impronta elettorale, e introdurrà un nuovo schema organizzativo, con dei supervicepresidenti -forse sei- responsabili di macrosettori. Tra le poche -attendibili- indiscrezioni sulla distribuzione dei portafogli, si parla di Commercio o Agenda Digitale per il commissario tedesco, di Energia e Clima per quello inglese, della Crescita a quello estone, dell'Immigrazione al greco, dell'Agricoltura all'irlandese e della Politica Regionale al Commissario croato.

4/9/2014

Il progressivo disincanto ha rimpiazzato col passare delle ore l'ottimismo su una prossima risoluzione della crisi ucraina, a seguito della telefonata Putin-Poroschenko.

Il segnale più inequivocabile lo ha fornito in serata la Francia, che ha sospeso la consegna alla Russia della prima delle due navi da guerra Mistral, cedendo alle pressioni dei partner Nato. L'Eliseo ha giustificato la mossa, motivandola con la gravità della situazione. Immediato il plauso dalla Nato. La decisione è giunta poche ore dopo che Putin aveva affermato di sperare in un accordo di pace entro domani, giorno in cui dovrebbero scattare nuove sanzioni europee contro Mosca. E giorno in cui si riunirà -ancora una volta- il gruppo di contatto sulla crisi, a Minsk. Putin ha proposto un piano di pace in sette punti, che prevede la fine delle operazioni militari, un monitoraggio internazionale del cessate il fuoco, e uno scambio di prigionieri senza condizioni. Smentita invece l'intesa sul cessate il fuoco: la Russia ha affermato di non essere parte attiva nel conflitto. A raffreddare ogni ottimismo ci ha pensato il premier ucraino Yatseniuk, che ha detto di non fidarsi del piano di Putin. "Serve solo a evitare le sanzioni", ha attaccato. Intanto la Commissione Europea ha preparato la bozza di proposte per nuove sanzioni contro la Russia. "Queste sanzioni comunitarie devono essere approvate", afferma il presidente della Commissione Affari Esteri dell'Europarlamento Elmar Brok, consigliere di Angela Merkel. Per Brok, "non ci sono ancora negoziati reali o progressi nella crisi. Finchè ci saranno truppe russe nell'est del Paese, non dobbiamo cambiare le nostre politiche - soprattutto questa settimana", ha aggiunto Brok.

3/9/2014

E' stato dunque il giorno dell'apparente rasserenamento nella crisi ucraina, proprio quando tutto faceva presagire il peggio: dopo un colloquio con l'omologo Poroschenko, il presidente russo Vladimir Putin ha affermato di sperare in un accordo di pace entro venerdì, giorno in cui dovrebbero scattare nuove sanzioni europee contro Mosca.

E giorno in cui si riunirà -ancora una volta- il gruppo di contatto sulla crisi, a Minsk. Putin ha proposto un piano di pace in sette punti, che prevede la fine delle operazioni militari, un monitoraggio internazionale del cessate il fuoco, e uno scambio di prigionieri senza condizioni. Smentita invece l'intesa sul cessate il fuoco: la Russia, in modo abbastanza ipocrita, ha affermato di non essere infatti parte attiva nel conflitto. Voce fuori dal coro quella del premier ucrainoYatseniuk, che ha detto di non fidarsi del piano di Putin. "Serve solo a evitare le sanzioni", ha attaccato. Dall'Estonia il presidente americano Barack Obama ha detto di vedere un'opportunità politica di soluzione della crisi, e ha ammonito: "non accetteremo alcuna occupazione dell'Ucraina". Intanto la Commissione Europea ha preparato la bozza di proposte per nuove sanzioni contro la Russia. "Queste sanzioni comunitarie devono essere approvate", afferma il presidente della Commissione Affari Esteri dell'Europarlamento Elmar Brok, consigliere di Angela Merkel. Per Brok, "non ci sono ancora negoziati reali o progressi nella crisi. Finchè ci saranno truppe russe nell'est del Paese, non dobbiamo cambiare le nostre politiche - soprattutto nei prossimi tre giorni", ha aggiunto Brok.

3/9/2014

Russia e Occidente alzano i toni, in vista del cruciale vertice Nato del weekend, con un'escalation della tensione che sembra ridurre sempre di più i margini della diplomazia.

L'Alleanza Atlantica, messa spalle al muro dall'intervento diretto di Mosca in Ucraina, ha fatto filtrare che ieri è iniziata un'esercitazione su vasta scala, tra Germania, Polonia e Paesi baltici, cui stanno prendendo parte centinaia di militari di nove Paesi, tra cui l'Italia. Steadfast Javelin II, questo il nome dell'operazione, fa parte di un più ampio programma, coordinato dalla Nato, che si appresta a rendere più visibile e operativa la sua presenza sul versante est dell'Europa. A lanciare il segnale politico ci ha pensato invece l'Alto Rappresentante designata Federica Mogherini, che in audizione alla Commissione Affari Esteri dell'Europarlamento ha reso chiaro come la Russia non sia più da considerare un partner strategico dell'Europa - e la colpa, ha precisato, è tutta di Mosca. La Mogherini ha fatto segnare un cambio di registro anche da parte della presidenza italiana: se due mesi fa Roma definiva il rafforzamento della partnership con la Russia una priorità, "ora riscriverei quella frase", ammette il Ministro degli Esteri, che annuncia nuove sanzioni europee contro Mosca entro dopodomani. Mosca non è rimasta a guardare: il consigliere del Cremlino Mikhail Popov ha annunciato che la Russia modificherà la propria dottrina militare nei confronti dell'Occidente, senza però entrare nel dettaglio delle misure che Putin adotterà.

2/9/2014

Europa e Nato muovono contro Mosca, in un escalation della tensione che trova risposta da parte russa: è di oggi la notizia che una esercitazione su larga scala, cui stanno prendendo parte centinaia di militari di nove Paesi -tra cui l'Italia- ha preso il via tra Polonia, Germania e Paesi baltici, precedendo di poco il vertice Nato in Galles.

Nelle stesse ore, a Bruxelles, l'Alto Rappresentante in pectore Federica Mogherini annunciava che la Russia non è più un partner strategico del'Europa - ma la colpa -precisa la Mogherini- è tutta sua. Di fronte alla Commissione Affari Esteri dell'Europarlamento, la Mogherini ha fatto segnare un cambio di registro anche da parte della presidenza italiana: se due mesi fa Roma definiva il rafforzamento della partnership con Mosca una priorità, "ora riscriverei quella frase", ammette laMogherini, che annuncia nuove sanzioni europee contro la Russia entro venerdì. La situazione sul piano internazionale resta tesissima: il consigliere del Cremlino Mikhail Popov ha annunciato che la Russia modificherà la propria strategia militare nei confronti dell'Occidente, dopo l'annuncio della Nato, su una maggiore presenza militare dell'Alleanza Atlantica nell'Est Europa.

2/9/2014

La Russia non è più un partner strategico del'Europa - ma la colpa è tutta sua: nella doppia veste di Ministro degli Esteri uscente e di prossimo Alto Rappresentante Europeo, Federica Mogherini supera il primo esame a Bruxelles, nell'audizione alla Commissione Esteri dell'Europarlamento.

La frase della Mogherini segna una svolta importante nel programma della presidenza di turno italiana, che solo due mesi fa aveva invece definito il rafforzamento della partnership con Mosca una priorità: "ora riscriverei quella frase", ammette la Mogherini, che annuncia nuove sanzioni europee contro Mosca entro venerdì. Tema delicato, quello dei rapporti con la Russia, per la Mogherini, che anche a causa della presunta linea morbida italiana verso Putin aveva visto incerta fino all'ultimo la sua nomina. Anche per questo la futura lady Pesc, coi giornalisti, non ha risparmiato toni duri: "parliamo di un'aggressione, cui occorre rispondere nel modo più duro possibile, al fine di arrivare a una soluzione politica". La situazione sul piano internazionale resta tesissima: il consigliere del Cremlino Mikhail Popov ha annunciato che la Russia modificherà la propria strategia militare nei confronti dell'Occidente, dopo l'annuncio della Nato, su una maggiore presenza militare dell'Alleanza Atlantica nell'Est Europa. Il weekend, col vertice Nato in Galles, promette di essere un altro cruciale banco di prova per la crisi.

2/9/2014

L'immagine più inquietante l'ha fornita il il Ministro della Difesa di Kiev Valery Heletey: "l'Ucraina sta combattendo una grande guerra contro la Russia.

Una guerra come non si vede dai tempi del secondo conflitto mondiale. Le perdite umane si misureranno in decine di migliaia", ha vaticinato Heletey, drammatizzando una situazione dagli esiti ormai imprevedibili. Il croupier della situazione resta Vladimir Putin, che ieri -svegliatosi pompiere- ha mandato in avanscoperta il Ministro degli Esteri Lavrov, il quale ha escluso un attacco russo all'Ucraina. Lavrov in serata ha avuto un colloquio telefonico con l'Alto Rappresentante Europeo designato, l'italiana Mogherini. Proprio l'Europa appare centrale, pur nelle sue molteplici divisioni, nella risoluzione del conflitto: Putin, che ben sa come a Bruxelles stiano preparando nuove sanzioni contro Mosca, ha chiesto ai 28 di mostrare buon senso, per evitare di pagarne -tutti- i costi. Ma il neo presidente europeo designato, il polacco Tusk, è sembrato ricalcare i toni drammatici di Kiev, ammonendo che non si deve ripetere un altro settembre 1939 - quando la Germania invase la Polonia. Realista la cancelliera tedesca Angela Merkel: "questo è uno scontro tra Russia e Ucraina", ha dovuto ammettere. Giovedì la riunione Nato in Galles potrebbe portare a iniziative congiunte sul fronte dell'Europa Orientale, come preannunciato ieri dal segretario generale Rasmussen. Venerdì infine nuova riunione del gruppo di contatto a Minsk, fra Kiev e separatisti: improbabili svolte cruciali, nonostante un lieve ammorbidimento delle richieste dei filorussi.

8/8/2014

La memoria torna -inevitabilmente- alla drammatica estate di tre anni fa, quando ballammo sull'orlo del default: a distanza di 36 mesi, la Banca Centrale Europea -la stessa che inviò la celebre lettera contenente indicazioni urgenti per rimettere in sesto il Paese- certifica che l'Italia i compiti non li ha ancora finiti.

"Il Pil italiano è indebolito dal basso livello degli investimenti privati", afferma Mario Draghi. Questo anche a causa dell'incertezza sulle riforme, un freno molto potente che scoraggia gli investitori, nota il presidente della Bce, che indica nelle riforme strutturali -quali liberalizzazioni, burocrazia e giustizia- l'unica via, affinché la Penisola possa tornare a crescere. Draghi va oltre, nota come in Europa chi ha fatto le riforme ora fronteggia meglio la crisi, e lancia una proposta destinata a far discutere: "per i Paesi dell'Eurozona è giunto il momento di cedere sovranità sulle riforme strutturali". Qualche ora più tardi il premier Matteo Renzi sottoscrive come sacrosante le parole di Draghi sulle riforme, ma frena sulla cessione di sovranità: "di questo ne dovremo discutere con gli altri leader". Per il resto, Francoforte ha mantenuto invariati i tassi, ha confermato la maxi operazione di rifinanziamento per stimolare l'economia e la preparazione dell'acquisto di titoli cartolarizzati, senza escludere misure straordinarie. Resta un'unica certezza: per dirla con Draghi, "la ripresa resta debole, fragile e disomogenea".

7/8/2014

Barra dritta sulle azioni già decise, quali l'operazione di rifinanziamento da oltre 700 miliardi per lo stimolo dell'economia reale, la preparazione del programma di acquisto di titoli cartolarizzati emessi da banche; fino alla possibilità di acquisto dei titoli di Stato.

Il tutto partendo da un'analisi di fondo: "la ripresa resta debole, fragile e disomogenea". Il presidente della Bce Mario Draghi dipinge così, al termine di una riunione interlocutoria, la situazione economica dell'Eurozona, dove restano ben presenti i rischi geopolitici, in grado di influenzare i prezzi energetici, e dove l'attuale livello di inflazione preoccupa. Inutile negarlo. Il succo del messaggio finisce col concentrarsi sul tema delle riforme strutturali: "i Paesi dell'Eurozona devono intensificare le riforme strutturali e non disfare i progressi compiuti nel consolidamento di bilancio", mediante misure favorevoli alla crescita. A riprova, il presidente della Bce cita il migliore andamento degli Stati che le riforme le hanno fatte. Anche per questo, ed è qui il vero punto di svolta, Draghi taglia corto: per i Paesi della zona Euro e' arrivato il momento di "cederesovranita'" all'Europa sulle riforme strutturali. Tra questi, figura ovviamente l'Italia, Paese il cui Pil -secondo Draghi- è indebolito dal basso livello degli investimenti privati". Questo anche a causa dell'incertezza sulle riforme, un freno molto potente che scoraggia gli investitori. Nota di colore: il presidente della Bce passerà le vacanze in Italia. "Ma non partecipero' alla ripresa del Paese", ha precisato scherzando.

6/8/2014

L'Italia rischia di tornare "osservato speciale" in Europa. La beffa avviene proprio in pieno semestre di presidenza, poche settimane dopo l'infuocato scontro sui margini di flessibilità, contrapposti al rigore.

Temi -questi- che potrebbero appartenere al passato remoto, se l'Istat dovesse confermare una crescita asfittica o -addirittura- una recessione. Così, da Paese che punta a maggiori margini di spesa per gli investimenti, l'Italia rischia seriamente di andare a far compagnia alla Francia, tra gli Stati cioè che chiedono più anni per rientrare all'interno dei paletti fissati dal patto di stabilità, il famoso 3% nel rapporto deficit/pil. Con l'aggravante di avere il secondo peggior debito pubblico d'Europa. Un passo del gambero, per Roma, che finirebbe col bruciare gli sforzi di messa in sicurezza del bilancio, compiuti dai Governi Monti e Letta. A peggiorare le cose la presenza a Bruxelles, almeno fino al 31 ottobre, di un falco rigorista come il finlandese Katainen nelle vesti di Commissario all'Economia. Sarà lui il primo ad analizzare i documenti programmatici di bilancio: a fine luglio Katainen ha già messo in chiaro che non intende fare sconti sul patto di stabilità, e che vuole vedere riforme vere, non solo annunciate. A temperare questo orizzonte temporalesco un fattore da non sottovalutare: la nuova Commissione Europea, che si insedierà a novembre, che sarà presieduta da Jean-Claude Juncker, uomo che -per strappare l'investitura di Strasburgo- ha promesso di puntare sulla crescita. Con lui la musica potrebbe cambiare.

5/8/2014

Sono sembrate assolutamente appropriate le parole pronunciate ieri dal presidente designato della Commissione Europea Juncker, che -nella sua prima, simbolica, visita in Grecia- ha invitato a non gettare le ancore in acque solo apparentemente placide: "il capo della crisi non è stato ancora doppiato", ha ammesso Juncker, che ha notato però progressi.

A ricordare all'Europa quanto sia ancora fragile la situazione, oltre agli ultimi dati economici, ha provveduto il caso della banca portogheseEspirito Santo. Ieri Bruxelles ha dato il via libera agli aiuti di Stato lusitani, pari a 4,9 miliardi di euro, per un salvataggio incardinato su tre pilastri: l'assunzione delle perdite da parte di azionisti e creditori non privilegiati, la creazione di una "bad bank" e una "bridge bank", infine una copertura di qualsiasi futuro costo potenziale per lo Stato, attraverso prelievi dal resto del settore finanziario. Nei fatti, un antipasto della prossima Unione bancaria europea, il cui principio-base è proprio quello di evitare perdite per i contribuenti. Il tutto mentre -sempre sul fronte finanziario- la globalizzazione torna a bussare alle porte di Piazza Affari: la Banca Popolare Cinese, gia' presente nei libri soci di Eni ed Enel, torna a comprare partecipazioni di societa' quotate. A fine luglio la People's Bank of China ha messo a segno tre nuovi colpi sul listino milanese, acquistando azioni pari a circa il 2% di Fiat Chrysler, Telecom Italia e Prysmian. Il portafoglio della Banca cinese in Piazza Affari vale ora quasi tre miliardi.

4/8/2014

A qualcuno può aver ricordato la celebre scena di Helmut Kohl e Francois Mitterand, nel lontano settembre del 1984. Intensa ed eloquente è stata anche la mostra di unità, trent'anni dopo, di Francois Hollande e Joachim Gauck, presidenti di Francia e Germania, che ieri hanno commemorato -a cent'anni esatti di distanza- la dichiarazione di guerra che Berlino presentò a Parigi, prologo funesto della Prima Guerra Mondiale.

Ad Hartmannswillerkpf, sul massiccio dei Vosgi alsaziani, i due presidenti si sono scambiati un abbraccio intenso e sono rimasti -proprio come i loro predecessori- mano nella mano, di fronte al monumento nazionale che commemora una delle battaglie più sanguinose combattute tra francesi e tedeschi. Quella che -nel 1915- fece 30mila vittime fra i due schieramenti. "Le commemorazioni danno un senso al mondo di oggi", ha notato Hollande. "La storia di Francia e Germania dimostra che la volontà può sempre trionfare sulla fatalità. E che popoli considerati nemici storici possono -a distanza di anni- riconciliarsi". "L'Europa è un progetto difficile", gli ha fatto eco Gauck. "Ma i nostri antenati, che qui si sono combattuti, avrebbero volentieri preferito doversi confrontare solo con le difficoltà che abbiamo noi oggi", ha chiosato il presidente tedesco.Hollande e Gauck hanno posato la prima pietra del futuro museo storico franco-tedesco, che aprirà fra tre anni. E se Francia e Germania fanno fronte comune sulla storia, prosegue però -parallelo- il conflitto sotterraneo sull'economia. Ieri l'ex-Ministro francese delle Finanze Moscovici, candidato da Parigi alla prossima Commissione Europea con l'aperta intenzione di affidargli il portafoglio economico, ha respinto in blocco le critiche tedesche, che lo descrivono come uno "spendaccione".

25/7/2014

Prosegue anche oggi la riunione dei 28 ambasciatori europei per decidere nuove sanzioni contro la Russia, come conseguenza della crisi ucraina e dopo l'abbattimento del volo della Malaysia Airlines. Già ieri sera i primi risultati.

Estensione delle sanzioni europee sia a 15 cittadini russi e ucraini, sia a 18 entità russe o filorusse, equamente ripartite tra aziende e istituzioni. Tra queste ultime, si annoverano le autorità locali fondate dai ribelli separatisti ucraini. Questa la decisione presa dai rappresentanti permanenti dei 28 Paesi comunitari, riunitisi per inasprire ulteriormente le misure dell'Unione. Sanzioni che vanno ad aggiungersi ai 72 nomi già colpiti dalla sospensione dei visti e dal congelamento degli assets finanziari. Nel mirino soprattutto gli oligarchi vicini allo zar Vladimir Putin: l'onda lunga dello choc generato dall'abbattimento del volo della Malaysia Airlines, per il quale l'Occidente sospetta fortemente i separatisti filorussi, ha fatto rompere gli indugi a Bruxelles. Ormai a un passo la cosiddetta "fase 3", quella economicamente più dolorosa per Mosca, poiché prevede vere e proprie sanzioni economiche. Sanzioni che colpirebbero in primis la finanza e le banche statali, che potrebbero spingersi a un embargo sul commercio di armi, arrivando a toccare anche il settore energetico. Secondo il Financial Times, che ieri ha ottenuto anticipazioni esclusive sulle proposte elaborate dalla Commissione Europea, si potrebbe giungere a un vero e proprio divieto -per i cittadini europei- di investire in strumenti finanziari di durata superiore ai tre mesi, emessi da istituzioni finanziarie pubbliche russe. Per ora si tratta di proposte, sulle quali il consenso dei 28 è tutt'altro che scontato, ma dimostrano fino a che punto l'Europa potrebbe spingersi per punire Mosca.

23/7/2014

Un Paese "ha bisogno di uno, due, tre anni per vedere i frutti" delle riforme non solo approvate, ma anche attuate. Cosi' il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, parlando oggi al Parlamento Europeo. Padoan ha toccato anche il tema della flessibilità.

"L'uso della flessibilità all'interno delle regole è un punto di partenza": così il Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, parlando alla Commissione Economica dell'Europarlamento, interviene nello scontro tra flessibilisti e rigoristi. "Dobbiamo essere chiari sul perché ci serve: serve perché è parte di una strategia che combina il consolidamento con le riforme per rafforzare la crescita. Le regole non devono essere modificate", aggiunge Padoan, "ma applicate e interpretate al meglio. Queste regole prevedono già un certo grado di flessibilità". Il presidente di turno dell'Ecofin specifica cosa intenda per flessibilità: "sfruttare al meglio le misure vigenti di riduzione del debito, con le riforme strutturali a favore della crescita". Ed è qui che il Ministro dell'Economia lancia un messaggio al Commissario all'Economia Katainen, che nel weekend ha alimentato la polemica con l'Italia: "le riforme sono determinanti, occorre rafforzare gli incentivi per realizzarle". Infine, il campanello d'allarme: "i recenti dati macroeconomici tedeschi sono deludenti, fanno suonare un campanello d'allarme, indicano che la debolezza è persistente e più ampia rispetto a sei mesi fa", chiosa il Ministro.

22/7/2014

Un Paese "ha bisogno di uno, due, tre anni per vedere i frutti" delle riforme non solo approvate, ma anche attuate. Cosi' il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, parlando oggi al Parlamento Europeo. Padoan ha toccato anche il tema della flessibilità. Il servizio.

Si gioca sul filo del rasoio la strategia italiana per il semestre di presidenza dell'Unione Europea sul fronte economico, mentre -sullo sfondo- resta aperto lo scontro traflessibilisti e rigoristi: "l'uso della flessibilità all'interno delle regole è un punto di partenza", dice il Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, parlando alla Commissione Economica dell'Europarlamento. "Dobbiamo essere chiari sul perché ci serve: serve perché è parte di una strategia che combina il consolidamento con le riforme per rafforzare la crescita. Le regole non devono essere modificate", dice Padoan, "ma applicate e interpretate al meglio. Queste regole prevedono già un certo grado di flessibilità". Il presidente di turno dell'Ecofin spiega cosa intende per flessibilità: "sfruttare al meglio le misure vigenti di riduzione del debito con le riforme strutturali a favore della crescita". Ed è qui che il Ministro dell'Economia lancia un messaggio al Commissario all'Economia Katainen, che nel weekend ha alimentato la polemica con l'Italia: "le riforme sono determinanti, occorre rafforzare gli incentivi per realizzarle".Padoan dettaglia gli sforzi di Roma in questo senso: poiché "l'Italia e' un Paese a bassa crescita ad alto debito", la strategia del Governo "ha combinato una forte agenda di riforme con misure a breve termine, preservando la stabilita' finanziaria". In tema di semestre europeo, Padoan delinea i tre assi della presidenza: integrazione economica, riforme strutturali e investimenti. Infine, il campanello d'allarme: "i recenti dati macroeconomici tedeschi sono deludenti, fanno suonare un campanello d'allarme, indicano che la debolezza è persistente e più ampia rispetto a sei mesi fa", chiosa il Ministro.

20/7/2014

Telefonata a tre tra i leader europei Merkel, Hollande e Cameron sulla crisi ucraina, dopo il disastro aereo di giovedì. Il ministro degli Esteri, Federica Mogherini ha offerto alleautorita' ucraine collaborazione per le indagini con l'invio di un ispettore dell'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo.

Alza la voce l'Europa sulla crisi ucraina, dopo il disastro aereo della Malaysia Airlines: i leader di Francia, Germania e Gran Bretagna hanno lanciato un messaggio chiaro alla Russia. O prende le misure necessarie per favorire l'accesso alla zona dell'impatto, oppure i Paesi europei ne trarranno le conseguenze al vertice dei Ministri degli Esteri in programma martedì. Angela Merkel, Francois Hollande e David Cameron sono stati chiari: Putin deve ottenere dai separatisti un accesso libero e totale alla zona del disastro, per i soccorritori e gli inquirenti. E ribadiscono: dopo la tragedia del volo la soluzione della crisi ucraina è -a questo punto- imperativa. Il tutto mentre -finalmente- i resti di 196 delle 298 vittime sono stati caricati su un treno frigorifero, che dovrebbe portarli a Donetsk. Condizionale d'obbligo, perché la mancanza di rispetto verso le vittime, unita alla disorganizzazione sul campo, hanno lasciato nell'incertezza persino la destinazione del convoglio. Probabile che per le altre cento vittime non ci sia molto da fare: la violenza dell'impatto del missile potrebbe averne reso irriconoscibili le spoglie. Sul fronte dell'inchiesta per stabilire chi ha sparato il missile terra-aria che ha abbattuto il velivolo, il segretario di Stato americano John Kerry ha accusato Mosca di avere responsabilità ben precise: è "chiaro" che il sistema di missili usato veniva dalla Russia. I ribelli, da parte loro, hanno annunciato di avere trovato i resti di quelle che potrebbero essere le scatole nere dell'aereo, e di essere pronti a consegnarli ad esperti internazionali.

20/7/2014

Botta e risposta a distanza tra il neo Commissario Europeo agli Affari Economici e l'Italia. "Fate le riforme", dice Katainen. "Non decide lui", replica il Governo.

"La medicina aiuta solamente, se il malato la prende". Per quanto amara sia, è il sottinteso. Il neo Commissario Europeo agli Affari Economici, il finlandese JyrkiKatainen, annuncia che non intende fare sconti sulle regole del patto di stabilità. Per lanciare il messaggio sceglie l'intervista al quotidiano tedesco Die Welt, nella quale non lesina frecciate a Italia e Francia: "voglio fermare subito qualsiasi speculazione, circa il fatto che potremmo aggirare le regole o trovare modi molto creativi per interpretarle", dice. Katainen cita i casi di Irlanda e Portogallo, Paesi che hanno fatto le riforme e rimesso i conti a posto, per uscire dalla crisi: "sono preoccupati che la stabilità finanziaria venga rimessa in gioco, dopo tutti i sacrifici che hanno fatto". Proprio il termine "stabilit"à appare il Vangelo del nuovo titolare degli Affari Economici. Katainencerca però di allontare da sè l'immagine di falco rigorista: "non basta la sola politica fiscale, servono anche investimenti, ma per attrarli occorre un clima di fiducia". Per Roma, il Commissario ha un solo messaggio: "fate le riforme, una volta per tutte. Vedo un momento favorevole, e io intendo appoggiarlo". Le dichiarazioni di Katainen irritano la presidenza di turno italiana: "con tutto il rispetto per Katainen, cio' che e' giusto e cio'che e' sbagliato in Europa non lo dice il commissario pro tempore, ma il Consiglio Europeo. E il Consiglio ha parlato chiaro: di solo rigore l'Europa non campa", replica il sottosegretario agli Affari Europei Sandro Gozi. Il quale centra il punto: Katainen sarà operativo all'Economia fino al 30 ottobre. Che possa proseguire oltre quel termine appare, al momento, improbabile.

19/7/2014

"I tedeschi possono fidarsi di me, ciò che ho promesso farò": così Angela Merkel ha messo a tacere le indiscrezioni su un suo possibile ritiro dalla scena politica prima della fine della legislatura, ricordando di essere stata eletta per quattro anni. La Merkel ha toccato anche il tema dei rapporti con l'Italia, dopo l'ultimo vertice europeo.

Una collaborazione eccellente: la cancelliera tedesca Angela Merkel risponde così, nella tradizionale conferenza stampa estiva, smentendo le voci su ipotetiche frizioni con l'Italia all'ultimo summit di Bruxelles, che ha fatto registrare il flop sul fronte nomine. "Non commento nomi, ma gli interessi italiani sono noti", ha aggiunto la Cancelliera, secondo cui "il fatto di non aver preso una decisione ha molte ragioni, non si puo'ridurre a una sola questione''. Con questa frase la Merkel ha in parte smentito le voci che volevano una bocciatura di Federica Mogherini quale diretta conseguenza dell'acuirsi della crisi ucraina. Mogherini finita ieri anche nel mirino del settimanale The Economist, che suggerisce di sostituirla con Emma Bonino, quale candidata più di maggiore esperienza. Intanto si complica la partita più generale delle nomine, con la Germania che attacca il Ministro delle Finanze francese Pierre Moscovici, indicato da Parigi alla poltrona degli Affari Economici della Commissione Europea: ad esprimere dubbi il suo collega tedesco Wolfgang Schaueble. Le prossime sei settimane si annunciano roventi sul fronte diplomatico.

18/7/2014

"I tedeschi possono fidarsi di me, ciò che ho promesso farò": così Angela Merkel ha messo a tacere le indiscrezioni su un suo possibile ritiro dalla scena politica prima della fine della legislatura, ricordando di essere stata eletta per quattro anni. La Merkel ha toccato anche il tema dei rapporti con l'Italia, dopo l'ultimo vertice europeo.

Una collaborazione eccellente: la cancelliera tedesca Angela Merkel risponde così, nella tradizionale conferenza stampa estiva, smentendo le voci su ipotetiche frizioni con l'Italia all'ultimo summit di Bruxelles, che ha fatto registrare il flop sul fronte nomine. "Non commento nomi, ma gli interessi italiani sono noti", ha aggiunto la Cancelliera, secondo cui "il fatto di non aver preso una decisione ha molte ragioni, non si puo'ridurre a una sola questione''. Con questa frase la Merkel ha in parte smentito le voci che volevano una bocciatura di Federica Mogherini quale diretta conseguenza dell'acuirsi della crisi ucraina. La cancelliera ha comunque ribadito che -per le nomine europee- ci vorrà del tempo, prima di arrivare a una decisione comune. Tempo che ora appare esserci in abbondanza: ben sei settimane, per arrivare a un'intesa complessiva sul pacchetto. L'Italia avrà tempo di riannodare i fili della diplomazia, dopo una serata abbastanza tesa, nel corso della quale l'atteggiamento a tratti irruento del premier Renzi non pare aver riscosso il gradimento di molti Paesi. Il nome di Federica Mogherini resta sul tavolo: ma la sua candidatura non appare più così granitica.

17/7/2014

Nulla di fatto quindi al vertice europeo sulle nomine, tutto rinviato a un altro summit straordinario in programma il 30 agosto a Bruxelles.

I 28 leader ieri sera non hanno trovato l'intesa, con il nome di Federica Mogherini che ha incontrato resistenze molto forti da parte dei Paesi dell'Est Europa. Un "no", magari non così esplicito, come sostenuto e rimarcato dall'Italia, ma nei fatti, considerato l'esito del summit. I Paesi orientali, che in questo giro di nomine esigono posizioni di maggiore peso nell'agone europeo, hanno gradito il rinvio, anche per verificare quali portafogli saranno assegnati ai loro Commissari nel prossimo esecutivo targato Juncker. Paradossalmente, pare abbia registrato maggiore consenso l'altra candidata socialista alle posizioni di vertice, la premier danese Helle Thorning Schmidt, ancora in corsa per la nomina a presidentessa del Consiglio Europeo. In ogni caso, come ribadito anche questa mattina dal sottosegretario agli Affari Europei Sandro Gozi a Radio 24, il nome italiano resta quello di Federica Mogherini - Gozi ha anche smentito ai nostri microfoni che il nome di Enrico Letta sia circolato, ieri sera. Abbastanza irritato invece per l'esito del vertice il premier Matteo Renzi, che ha contestato la preparazione del summit, e ha aperto a eventuali altri nomi. Sentiamo Renzi, questa notte...

16/7/2014

Come in tutte le difficili partite negoziali, l'Europa vive in questi minuti lo zenith della confusione intorno ai nomi per le massime cariche comunitarie.

Proviamo a fare il punto, mentre prosegue a Bruxelles la girandola di incontri bilaterali iniziati alle 17, che precedono l'avvio del summit vero e proprio, tra un'ora: i leader socialisti europei, nonostante l'assenza di Matteo Renzi e di Francois Hollande, hanno appoggiato unanimemente la candidatura di Federica Mogherini alla carica di Alto Rappresentante Europeo e di Helle Thorning-Schmidt alla presidenza del Consiglio Europeo. Questo è uno dei pochi punti fermi, perché nel complicato puzzle occorre verificare anche la posizione del Partito Popolare Europeo: fonti parlano di forti disaccordi all'interno dei leader di centrodestra, che potrebbero portare a un rinvio del pacchetto nomine a fine luglio, o addirittura a settembre. In questo senso si è espressa la cancelliera tedesca Angela Merkel, che ai giornalisti ha detto di attendersi solo un primo round di discussioni, stasera. Uno dei consiglieri della Merkel, l'eurodeputato Elmar Brok, ha stroncato la candidatura dellaMogherini - "l'Europa ha bisogno di persone di esperienza", ha detto, ricalcando l'analoga bocciatura del Wall Street Journal e di Der Spiegel. Sulla Mogherini pesa pure il veto di una decina di Paesi dell'Est Europa, che rivendicano il posto di Alto Rappresentante per loro. L'ultima bocciatura è arrivata pochi istanti fa dalla presidente lituana Grybauskaite, lei stessa candidata alla posizione. In secondo piano è passata così la nomina a presidente permanente dell'Eurogruppo, che vede in pole position il popolare spagnolo De Guindos. La notte si annuncia lunga, vedremo cosa accadrà a partire dalle 20... ma i segnali non sono per nulla positivi.

16/7/2014

Prossime ore decisive per riempire le caselle che contano nel grande puzzle delle nomine europee.

La situazione è così complicata che è stato deciso uno slittamento dell'inizio del vertice di due ore, per fare spazio ai numerosi meeting bilaterali che precedono summit -come questo- ad alto tasso negoziale. A Roma occhi puntati su Federica Mogherini, sostenuta dal blocco dei leader socialisti dell'Unione, ma osteggiata da oltre una decina di Paesi dell'Est Europa, tra cui i tre baltici, che vedono nella Mogherini la rappresentante di un Paese troppo accomodante con la Russia. Contro la Mogherini gioca anche la sua inesperienza: da soli cinque mesi nella diplomazia che conta. Oggi il settimanale tedesco DerSpiegel ha definito "sconsiderata" la politica di non avere volti forti per la posizione di rappresentante degli Affari Esteri comunitari. Anche ilWall Street Journal ha stroncato la candidatura della Mogherini: "non ha leadership". Possibili alternative per la posizione sono la bulgaraGeorghieva, anch'ella di basso profilo, e il polacco Sikorski, più esperto ma con minori chances. Incasellata la prima nomina, i 28 leader potrebbero tentare un'intesa sul nuovo presidente permanente dell'Eurogruppo, che vede in pole position lo spagnolo De Guindos, mentre sul nuovo presidente del Consiglio Europeo i negoziati sono ancora in alto mare. Favorita la premier danese Thorning-Schmidt. Il premier Renzi è in ritardo nell'arrivo a Bruxelles - quasi certa la sua assenza al pre-vertice dei leader socialisti.

16/7/2014

Prossime ore decisive per riempire le caselle che contano nel grande puzzle delle nomine europee.

A Roma occhi puntati su FedericaMogherini, sostenuta dal blocco dei leader socialisti dell'Unione Europea, ma osteggiata da oltre una decina di Paesi dell'Est Europa, tra cui i tre baltici, che vedono nella Mogherini la rappresentante di un Paese troppo accomodante con la Russia. Contro la Mogherini gioca anche la sua inesperienza: da soli cinque mesi nella diplomazia che conta. Oggi il settimanale tedesco Der Spiegel ha definito "sconsiderata" la politica di non avere volti forti per la posizione di rappresentante degli Affari Esteri comunitari. Possibile alternative alla Mogherini sono la bulgaraGeorghieva, anch'ella di basso profilo, e il polacco Sikorski, più esperto ma con minori chances. Incasellata la prima nomina, i 28 leader potrebbero tentare un'intesa sul nuovo presidente permanente dell'Eurogruppo, che vede in pole position lo spagnolo De Guindos, mentre sul nuovo presidente del Consiglio Europeo i negoziati sono ancora in alto mare. Favorita la premier danese Thorning-Schmidt. Alle 18 il via ai lavori, mentre il premier Renzi è in ritardo nell'arrivo a Bruxelles - quasi certa la sua assenza al pre-vertice dei leader socialisti. Oggi intanto via libera del Parlamento Europeo ai quattro commissari ad interim, che a novembre concluderanno il mandato della Commissione Barroso. Per l'Italia sarà l'ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, che rileva Tajani nel portafoglio dell'Industria.

16/7/2014

Viaggia a tappe forzate il calendario istituzionale dell'Europa: dopo la nomina ufficiale di Jean-Claude Juncker alla presidenza della Commissione, stasera si punta a completare altre importanti caselle...

Il lussemburghese ha ottenuto ieri un'ampia maggioranza di 422 eurodeputati a favore, con un discorso che ha toccato i temi forti del momento: Juncker ha disegnato un "governo economico" dell'Unione, ha auspicato un rappresentante unico per l'euro, e ha spinto l'acceleratore sulle riforme strutturali, anche attraverso incentivi di bilancio. Soprattutto, ha promesso un piano da 300 miliardi in tre anni per favorire occupazione, crescita e investimenti, facendo leva sulle risorse pubbliche, che a loro volta stimolino il flusso dei capitali privati. Da verificare invece come il neopresidente della Commissione attuerà i margini di flessibilità interni al Patto di stabilità. Buone notizie sul fronte immigrazione: Juncker prevede un Commissario Europeo ad hoc. La partita si sposta ora al summit straordinario dei 28 leader di stasera, con un nutrito pacchetto di nomine nel menù: l'Italia spera nella designazione di Federica Mogherini ad Alto Rappresentante, ruolo che Junckerpromette di rafforzare. Ma i Paesi dell'Est non ne condividono la linea soft con la Russia, e le contrappongono la bulgara Georgieva e il polacco Sikoski. Potrebbe finire ai voti. Per la presidenza dell'Eurogruppo circola il nome dello spagnolo Luis De Guindos, mentre appare in alto mare la designazione del prossimo presidente del Consiglio Europeo, carica contesa dai premier o ex-premier dei Paesi del nord Europa.

15/7/2014

E' dunque Jean-Claude Juncker il nuovo presidente della Commissione Europea, eletto con una maggioranza di 422 eurodeputati, quasi una sessantina sotto la quota teorica della grande coalizione che lo appoggiava.

Nel suo discorso a Strasburgo Juncker ha toccato i temi principali dell'agenda quinquennale che intende perseguire, partendo dall'economia: "creeremo un governo economico" dell'Unione, che dovra' essere "rigorosa con le riforme strutturali". Juncker ha auspicato un "rappresentante unico" per l'Euro. Significativo lo spostamento del focus sulla crescita: la "prima priorita'"e' "rafforzare la competitivita' e stimolare gli investimenti, nei primi tre mesi" presentero' un "ambizioso pacchetto per lavoro, crescita e investimenti" che "mobilizzera' fino a 300 miliardi in tre anni", ha annunciato Juncker. Il nuovo presidente della Commissione ha parlato anche di flessibilità: "il Patto di stabilita' non lo modificheremo", ma il vertice di giugno "ha constatato che ci sono margini di flessibilita' che devono essere utilizzati: lo faremo anche di piu' nel futuro". Interessante il passaggio in cui propone "una capacita' di bilancio dell'Eurozona mirata" a sostenere e "incoraggiare le riforme strutturali", attraverso "incentivi di bilancio addizionali". Nel suo discorso Juncker ha toccato i settori del mercato interno, del peso dell'industria sul Pil (da riportare al 20%), dell'accordo di libero scambio con Washington, ha difeso l'euro ("non divide l'Europa, ma la protegge"), e ha parlato di immigrazione (che sarà seguita da un Commissario ad hoc). Ora i riflettori si spostano sul vertice straordinario di domani, dove l'Italia proverà a far nominare Federica Mogherini come nuovo Alto Rappresentante. Ma c'è una minoranza di blocco di 11 Paesi dell'Est: Roma ribatte che i leader socialisti sono con lei - non è da escludere un voto.

11/7/2014

Nel giorno della pubblicazione del via libera definitivo europeo alla Garanzia Giovani italiana, la Commissione Europea convoca gli Stati membri per rianimare il progetto su scala continentale. Per il momento, più ombre che luci.

Riunione d'emergenza oggi a Bruxelles per salvare la Garanzia Giovani, il programma da sei miliardi di euro lanciato dall'Europa nel febbraio 2013 per combattere la disoccupazione giovanile, i cui risultati stentano ad arrivare. Nel giorno deputato ad ospitare a Torino il vertice comunitario sul lavoro, summit poi annullato per timore di contestazioni dei no-Tav, i 28 fanno il punto della situazione: ad oggi solo i programmi operativi francese e italiano sono stati formalmente approvati da Bruxelles. Roma ha ricevuto solo poche ore fa l'approvazione europea, che sblocca ufficialmente un miliardo e mezzo di fondi comunitari. Più in ritardo altri Paesi, quali Bulgaria, Croazia, Irlanda, Polonia e Svezia, che stanno ancora definendo i progetti operativi. A fine giugno, nel corso dell'ultimo vertice europeo, la cancelliera tedesca AngelaMerkel aveva espresso tutta la propria frustrazione: "sei mesi dopo l'avvio del programma europeo per i giovani, siamo qui e non è stato speso un euro. Questo programma deve essere più efficiente. Dobbiamo renderlo più rapido. Non accuso nessuno", aggiunse la Cancelliera, "ma nessuno capisce il perché di questo ritardo". Sempre oggi il Ministero del Lavoro italiano ha reso noto l'ultimo aggiornamento sul piano Garanzia Giovani: quasi 120mila gli under 30 registrati, di cui 14mila convocati dai servizi per il lavoro. Evidente la sproporzione tra iscritti e offerte di impiego nel database: di poco superiori a 3500, per un totale di posti di lavoro pari a 5300.

11/7/2014

Dopo mesi di tensioni più o meno sotterranee, esplode la crisi diplomatica tra Germania e Stati Uniti. Berlino ha reagito a muso duro contro l'alleato americano, sull'onda dello scandalo che ha coinvolto due agenti dei servizi segreti e del Ministero della Difesa tedeschi.

Agenti che avrebbero passato alla Cia informazioni coperte da segreto. "Informazioni ridicole, ai fini della loro rilevanza", si è affrettato a precisare il Ministro dell'Interno Thomas de Maiziere. La gravità della situazione non ha lasciato però scelta: la Germania ha chiesto al rappresentante dei servizi segreti americani a Berlino di lasciare il Paese. "Lo spionaggio di alleati è uno spreco di risorse, con gli Stati Uniti vedo una differenza di principi molto grande, rispetto ai compiti dei servizi segreti post-Guerra Fredda'', ha dichiarato -gelida- la cancelliera Angela Merkel. "In questi tempi, così imperscrutabili, è importante la fiducia tra alleati. Maggiore fiducia significa maggiore sicurezza". Chi invece non risparmia battute al vetriolo è il Ministro delle Finanze Schaeuble: "quella americana è stata una mossa veramente idiota, e di tanta stupidità si può solo piangere". Imbarazzate le reazioni d Washington: "è essenziale proseguire la cooperazione con le autorita' tedesche sul fronte dell'intelligence e della sicurezza, ogni altro commento metterebbe a rischio la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e quella del personale americano".

10/7/2014

Proposta a sorpresa del presidente della Bce Mario Draghi sulle riforme strutturali, mentre la Federal Reserve americana si avvia a concludere il programma di acquisto dei titoli di Stato.

Una governance europea sulle riforme strutturali. Mario Draghi entra con decisione nel dibattito sull'unico punto che sembra aggregare consenso tra i 28 Stati membri, all'alba del semestre italiano dell'Unione. E lo fa con una proposta destinata a far discutere: un coordinamento comunitario delle riforme, così come già avviene per la disciplina di bilancio. "Una governance comune faciliterebbe il dibattito a livello nazionale", afferma Draghi da Londra, spiegando: "oggi gli Stati, da soli, non sono in grado di esercitare pienamente la sovranità. Per farlo, devono imparare a governare assieme". Sponda interessante per il Governo italiano, che proprio sul piano delle riforme strutturali ha impostato il semestre: Draghi ipotizza una convergenza in materia, per ridurre gli squilibri esistenti all'interno dell'Unione. Da Francoforte riecheggia dunque l'input verso maggiori liberalizzazioni e semplificazioni, in grado di incrementare concorrenza e competitività. Draghi non arretra sul fronte del risanamento dei bilanci: le regole del Fiscal Compact vanno applicate, ribadisce. E aggiunge: l'alto debito rende quasi tutti i Paesi europei vulnerabili, esiste ancora il rischio di squilibri in grado di provocare default. E mentre Draghi ricorda alle capitali comunitarie di non perdere tempo su riforme e risanamento, ribadendo che Francoforte è pronta a usare strumenti non convenzionali, la Fed annuncia la fine di un'era: entro ottobre, se l'economia migliorerà così come atteso, si concluderà l'acquisto di titoli di Stato. Fine della politica espansiva, innescata dalla crisi.

9/7/2014

Ieri a Milano vertice informale dei Ministri dell'Interno europei: in primo piano l'emergenza immigrazione. Tema su cui non sembra esserci però piena sintonia tra Roma e Bruxelles.

D'accordo sugli obiettivi di fondo, ma divisi sulle misure da intraprendere: nel vertice informale dei Ministri dell'Interno a Milano, Angelino Alfano espone le linee del semestre italiano in materia di immigrazione. Dal canto suo, se l'Europa appare disposta, sul medio periodo, a dare più fondi per sostenere gli sforzi italiani nel fronteggiare l'ondata migratoria, meno propensi appaiono i 28 a condividere il peso del flusso di immigrati e rifugiati. La Commissaria Europea agli Affari Interni Cecilia Malmstrom accusa: solo otto o nove Paesi, tra quelli del Sud Europa che fronteggiano gli sbarchi, e quelli del Nord méta dei rifugiati, si prendono la responsabilità dell'accoglienza. "Questo non è giusto", accusa la Commissaria, che ha confermato come Bruxelles non abbia pianificato alcuna procedura di infrazione contro l'Italia per la mancata registrazione delle impronte digitali dei migranti o richiedenti asilo - ma sta indagando. La divergenza di vedute tra Bruxelles e Roma è apparsa evidente sul futuro di Mare Nostrum: Alfano è netto, "l'agenzia europea Frontex deve subentrare a Mare Nostrum, che diverrebbe un'operazione europea". Non la pensa così Cecilia Malmstrom, che a Radio 24 tiene a precisare: "l'Italia non è sola: non l'abbiamo mai abbandonata". E ipotizza lo stanziamento di altri fondi di emergenza, dopo che l'Italia avrà dettagliato i propri bisogni.

8/7/2014

L'agenzia europea Frontex subentrerà a Mare Nostrum, ha dichiarato oggi il titolare dell'Interno Angelino Alfano al termine del vertice informale dei Ministri europei a Milano.

Al centro della discussione l'emergenza immigrazione. L'Italia ha presentato le priorità del semestre di presidenza. Tra le righe, le posizioni dell'Italia e della Commissione Europea sul destino di Mare Nostrum non appaiono così sovrapponibili: la Commissaria Europea CeciliaMalmstrom ha ribadito, anche ai nostri microfoni, che Frontex non potrà mai sostituirsi completamente a Mare Nostrum. Tuttavia, si possono porre le basi per un pattugliamento su scala più europea. A breve partiranno nuovi negoziati per capire quali sono esattamente le esigenze dell'Italia, e definire costi e contributi che gli altri Paesi europei potranno fornire. L'impressione comunque è che -se c'è da parte dei 28 Paesi una disponibilità ad aiutare di più nel pattugliamento delle coste- manchi un'analoga disponibilità a condividere il peso del flusso di immigrati e rifugiati. A Radio 24 la Commissaria Malmstrom ha confermato che Bruxelles non ha pianificato alcuna procedura di infrazione contro l'Italia per la mancata registrazione delle impronte digitali dei migranti o richiedenti asilo, ma sta indagando, dopo la segnalazione di alcuni Stati del Nord Europa.

8/7/2014

INTERVISTA A CECILIA MALMSTROM - COMMISSARIA EUROPEA AGLI AFFARI INTERNI

"Frontex è una piccola agenzia nell'Unione Europea. Non abbiamo i mezzi per rilevare l'operazione Mare Nostrum. Frontex, con il suo budget, potrebbe finanziare solo due settimane di Mare Nostrum. Ciò che Frontex può invece fare è lavorare col Governo italiano per identificare esattamente i bisogni e progettare un'operazione più europea, con il contributo degli Stati membri. Avremo per questo bisogno di maggiori risorse da parte degli Stati membri. E sarà il Governo italiano a dover quantificare quanti soldi occorrono, per rafforzare Frontex. Il budget di Frontex è -in totale- di 90 milioni di euro l'anno, a copertura di tutte le frontiere del Sud Europa. Roma deve quindi identificare in primis i costi esatti di un'operazione che rappresenti -in piccolo- Mare Nostrum: a quel punto calcoleremo il nostro budget, e ciò di cui abbiamo bisogno dai Paesi membri. Mi rendo conto che sia complicato, per l'Italia, calcolare con esattezza ciò di cui hai bisogno. Ma è l'Italia che deve fare delle stime. In ogni caso mi aspetto che questo lavoro sia finito il prima possibile. Oggi ne abbiamo discusso, mi sembra ci sia la volontà da parte dei Paesi membri di contribuire - ma prima che mettano mano al portafoglio occorre avere delle stime esatte sui contributi necessari. L'Italia non è sola: non l'abbiamo mai abbandonata. Abbiamo già fornito a Roma quasi 500 milioni di euro nell'ultimo budget europeo, e altri 500 ne arriveranno nell'arco dei prossimi cinque anni. Ci sono ancora alcuni milioni disponibili dal fondo di emergenza europeo: potremmo mobilizzarli, ma prima dobbiamo sapere quali sono i bisogni dell'Italia e come verranno usati questi soldi".

8/7/2014

Tensione ieri all'Eurogruppo tra i Paesi fautori del rigore e quelli che chiedono maggiori margini di flessibilità. Oggi l'Italia presiede il suo primo Ecofin del semestre.

Il riassunto della giornata è copyright del Commissario Europeo ad Interim sull'Economia Siim Kallas: "prima le riforme, poi la flessibilità". Nel primo Eurogruppo del semestre italiano va in scena l'ennesima puntata dello scontro tra rigoristi e flessibilisti, con Roma nello scomodo ruolo di mediatrice e parte in causa. Il presidente dell'Eurogruppo Dijsselblom lancia segnali chiari: le riforme vanno attuate e non solo promesse, inoltre lo spazio fiscale per gli investimenti pubblici è molto limitato, l'Europa -ribadisce- deve avvantaggiarsi il più possibile da una crescita favorita dalle riforme strutturali. Un leitmotiv condiviso dal Ministro delle Finanze tedescoSchaeuble, che concede: servono maggiori investimenti e crescita, ma qualcuno non pensi a usare questa come una scappatoia o un pretesto per non fare ciò che serve. Il Ministro dell'Economia Padoan, che oggi presiederà il suo primo Ecofin, ha spiegato che ieri al centro della discussione è stato il taglio del cuneo fiscale. "C'è accordo sulle priorità del semestre -mercato unico, riforme e investimenti per la crescita- non sulle misure necessarie", ha ammesso Padoan, non prima di lanciare una stoccata a chi ricordava l'enorme debito pubblico italiano.

7/7/2014

Nuovo richiamo del fronte rigorista all'Italia, proprio alla vigilia del primo vertice Ecofin a guida italiana: sulla flessibilita' nella parte preventiva del Patto di stabilita'"c'e' margine di manovra, ma solo sulla base di riforme attuate e non soltanto promesse, che abbiano un impatto positivo sul bilancio".

Così il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. E poco fa, in conferenza stampa, proprio Dijsselbloem ha aggiunto che il primo punto da affrontare è quello delle riforme strutturali." Il margine di spesa è molto limitato per spese e investimenti, per cui occorre aumentare la crescita attraverso le riforme", ha affermato il leader dell'Eurogruppo. "Prima le riforme, poi la flessibilità", ha aggiunto il Commissario Europeo Siim Kallas. A fare eco il Ministro delle Finanze tedescoSchaeuble: "vogliamo fare di più per avere maggiori investimenti e crescita, ma non deve essere una scappatoia o un pretesto per non fare ciò che serve". Sul tema flessibilità fonti della presidenza italiana hanno chiarito che l'obiettivo del semestre è rendere operativi i margini di flessibilità interni al patto, per garantirne una piena implementazione il prima possibile. Intanto il ministro dell'Economia Padoan ha illustrato ai colleghi dell'Eurozona la riduzione del cuneo fiscale, con il bonus Irpef da 80 euro, come una delle riforme strutturali già attuate dal Governo Renzi. Per Padoan domani, durante il primo Ecofin sotto presidenza italiana, "comincerà finalmente il dibattito su come spingere la crescita".

4/7/2014

Lo scontro riesplode in serata, dopo una giornata carica di presagi negativi: a lanciare l'affondo contro il Governo Renzi è il presidente della Bundesbank JensWeidmann, custode del sancta sanctorum dell'ortodossia tedesca del rigore.

"Le riforme non devono essere solo annunciate, ma anche realizzate'', attaccaWeidmann, che -mostrando tutta la sua sfiducia verso l'asse italo-francese- insinua: "c'e' da temere che i tassi bassi non vengano usati per le riforme ma per finanziare nuove spese". "Fare più debiti non porta a più crescita", chiosa Weidmann, non senza aver ironizzato su un Matteo Renzi che dice ai tedeschi cosa devono fare. Anche il Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble non risparmi frecciate, cancellando dall'agenda la parola flessibilità, e ribadendo che occorre attenersi a quanto concordato. Schaueble concede solo sulla necessità di spingere su crescita e investimenti. A tarda sera Palazzo Chigi fa filtrare un commento che sa di dichiarazione di guerra: "se la Bundesbank pensa di farci paura, forse ha sbagliato paese. Sicuramente, ha sbagliato Governo". Lo scontrorigoristi-flessibilisti, riattizzatosi mercoledì al Parlamento Europeo, riesplode dunque pericolosamente, rischiando di paralizzare l'Europa. Un documento del Partito Popolare ieri rilanciava la linea nordica: nessuna concessione politica alle regole del patto di stabilità. E proponeva un super Commissario Europeo all'Economia, che sia anche presidente dell'Eurogruppo. Il presidente designato della Commissione Juncker dovrà chiarire da che parte intende stare entro metà luglio, quando sarà votato a Strasburgo. Oggi a Roma incontro tra la Commissione Europea e il Governo, per l'apertura del semestre. Ieri Barroso e il suo team hanno visto il presidente Napolitano, che ha rassicurato: "l'Italia ha fatto molto sui conti", ora imperioso l'obiettivo crescita.

3/7/2014

Otto euro e mezzo l'ora: il Bundestag ha approvato il salario minimo, che entrerà in vigore da gennaio: un progetto fortemente sostenuto dal socio di minoranza della Grosse Koalition, i socialdemocratici dell'Spd.

"Diligenti, economici, senza protezione - questa è stata la realtà, finora, per milioni di lavoratori in Germania. Ora è finita", ha esultato il Ministro del Lavoro AndreaNahles, dopo che un'ampia maggioranza di 535 parlamentari aveva votato a favore. Alcuni settori potranno beneficiare di un periodo di transizione pari a due anni, ma il principio è stato fissato. Oltre a Cdu ed Spd, anche i Verdi hanno votato la legge. Il salario minimo varrà sia nell'Ovest, ma soprattutto nell'Est, tradizionalmente più povero. Per la Germania una prima assoluta, giunta dopo mesi di negoziati e polemiche: le opposizioni contestano in particolare le numerose eccezioni e le regolamentazioni ad hoc stabilite per alcuni settori, sui quali la Grande Coalizione starebbe per allargare le maglie. Con i suoi otto euro e mezzo, la Germania si colloca nella parte alta della classifica dei salari minimi in Europa, dietro ai circa 11 euro del Lussemburgo, ai dieci della Francia, ai nove di Olanda e Belgio, e più o meno allo stesso livello dell'Irlanda. Italia invece ancora assente all'appello.

3/7/2014

Undici anni dopo, in un deja vù storico, è ancora lo scontro -seppur più istituzionale- tra il presidente di turno italiano dell’Unione e un capogruppo parlamentare tedesco ad animare l’inaugurazione del semestre europeo.

Dopo Berlusconi e Schulz, il botta e risposta vede protagonisti Matteo Renzi e il leader del Ppe ManfredWeber, esponente cristiano-sociale bavarese dell’ala più rigorista del Governo Merkel. Weber -nel suo intervento- non fa sconti all’Italia: "i debiti non creano futuro, lo distruggono", dice, prima di aggiungere che "dobbiamo continuare" sulla linea del rigore”. Nella replica Renzi attacca Weber -e la Germania- a testa bassa. Il discorso programmatico di Renzi lascia molto a desiderare sulle priorità concrete del semestre, per volanre alto: il premier esordisce con l’immagine di un’Europa che -scattandosi un selfie- vi troverebbe ora un volto annoiato, poi pesca a piene mani nel retaggio culturale classico greco e italiano, prima di insistere sulla necessità di crescita, senza cui -dice- l’Europa non ha futuro. Cita pure l’emergenza immigrazione. Alla fine, però, il punto resta quello: come interpretare la ritrovata flessibilità sui conti pubblici? L’ambiguità delle conclusioni dell’ultimo vertice europeo si rivela il prologo a uno scontro destinato a protrarsi per tutto il semestre. Fra l’asse italo-francese e i rigoristi del nord.

2/7/2014

Corsi e ricorsi della storia: undici anni dopo, è ancora lo scontro con un capogruppo tedesco a segnare l’inizio della presidenza italiana dell’Unione Europea.

Stavolta a parti invertite, però: dopo il celebre botta e risposta Berlusconi-Schulz, oggi -con toni più istituzionali- è il socialista Renzi a controbattere alle dichiarazioni del capogruppo popolare Manfred Weber, del partito cristiano-sociale, l’ala più conservatrice della coalizione di Angela Merkel. Weber nel suo intervento non fa sconti all’Italia: afferma che "i debiti non creano futuro, lo distruggono", prima di aggiungere che "dobbiamo continuare" sulla linea del rigore”. Infine, rimprovera all’Italia di non voler seguire la strada di Irlanda e Portogallo, che hanno fatto riforme pur in regime di austerità. Nella replica Renzi attacca Weber -e la Germania- a testa bassa. La prima parte del discorso di Renzi, quella programmatica, ha volato invece alto, mancando però di entrare nel dettaglio di cosa farà l’Italia intende fare nel semestre: usa l’immagine di un’Europa annoiata, se oggi si autoscattasse un selfie, poi insiste sulla necessità di crescita, senza cui -dice Renzi- l’Europa non ha futuro, e tocca infine il tema immigrazione. Chiude con la generazione Erasmus, Renzi, che ribattezza Generazione Telemaco, per la sfida di doversi caricare sulle spalle l’eredità europea. Dopo il discorso Renzi lascia Strasburgo di fretta, per volare a Roma per il prime time tv. Nessuna conferenza stampa con i giornalisti europei. Anche in questo, decisamente irrituale.

2/7/2014

“Riceveremo Matteo Renzi quale presidente di turno dell’Unione Europea. Ho l’impressione che l’Italia sia di nuovo al centro dell’azione comunitaria. Un’Italia forte è nell’interesse dell’Unione”.

Accoglie, così l’arrivo di Renzi a Strasburgo, il rieletto presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz, che vede l’Italia dunque nuovamente nella cabina di regia dell’Europa. Renzi fa il suo esordio da presidente di turno europeo in un Europarlamento che ha eletto ieri le sue principali cariche -tra cui i vicepresidenti Tajani e Sassoli, ma che ha ancora negli occhi l’immagine dei deputati euroscettici di Nigel Farage che girano le spalle all’Inno alla Gioia, proprio nel momento solenne dell’inaugurazione della legislatura. Un attacco durissimo e senza precedenti. Un Parlamento sorretto da un’ampia maggioranzafiloeuropeista, dove si celano però numerosi franchi tiratori: a Schulz sono mancati ben 70 voti. E dove gli antieuro sono determinati a farsi sentire. Renzi oggi chiederà all’Europa più ambizione, punterà a un’Europa del fare, portando a Strasburgo la spinta che ne ha fatto uno dei leader europei più dinamici. La sfida sarà tradurre in risultati le buone intenzioni: dalla sua, come ha sottolineato Schulz, l’apertura del Parlamento su una maggiore flessibilità nei conti. Ma le sfide sono tante: in cima all’agenda anche il dramma immigrazione. Renzi incontrerà nel pomeriggio i parlamentari italiani, poi lo stesso Schulz, prima di tenere l’atteso discorso in plenaria.

30/6/2014

Vigilia di semestre per l'Italia, con il premier Matteo Renzi che ha dedicato il weekend a limare il discorso che pronuncerà dopodomani pomeriggio a Strasburgo.

Per intanto Renzi affida al sito della presidenza le sue prime linee programmatiche, che rilanciano l'idea degli Stati Uniti d'Europa, e caricano sulle spalle della cosiddetta "prima Generazione Erasmus" la responsabilità di spiegare ai propri figli la possibilità di rendere -oggi- l'Europa un luogo della speranza. Un messaggio dal chiaro imprinting federalista, che certamente non piacerà alla Gran Bretagna, dove il Ministro degli Esteri William Hague ha ribadito che a decidere sul dentro o fuori dall'Unione saranno i cittadini, con un referendum fissato fra tre anni. Sul fronte programmatico, nonostante il ritardo organizzativo del semestre, tre appaiono le priorità che Renzi metterà in cima alla presidenza: economia in primo piano, con la messa in atto dell'accordo per una maggiore flessibilità in cambio di riforme, che a sua volta dovrebbe portare allo sblocco degli investimenti per la crescita e l'occupazione. Indiscrezioni di stampa parlano di un piano di investimenti da 240 miliardi di euro su cinque anni, d'intesa con la Francia, che riproporrebbe -raddoppiandolo- l'evanescente piano per la crescita approvato due anni fa dal Consiglio Europeo. Seconda priorità: l'immigrazione, con una gestione congiunta delle frontiere e una ripartizione del flusso di rifugiati. Terza: la proiezione internazionale dell'Europa, con la questione energetica, le crisi internazionali e il Trattato di Libero Scambio con gli Stati Uniti.

29/6/2014

Matteo Renzi lima il discorso che pronuncerà mercoledì pomeriggio a Strasburgo, il giorno dopo l'inizio della presidenza italiana dell'Unione Europea. Intanto affida al ritardatario e ancora incompleto sito web del semestre il messaggio di benvenuto: "non provate un brivido, pensando di essere chiamati oggi a realizzare quel sogno degli Stati Uniti d'Europa, avuto da quella generazione che nelle macerie del dopoguerra iniziò la creazione di un nuovo soggetto?"

Messaggio dal chiaro imprinting filofederalista, che certamente non piacerà alla Gran Bretagna, dove il Ministro degli Esteri William Hague ha ribadito che a decidere sul dentro o fuori dall'Unione saranno i cittadini, con un referendum in programma fra tre anni. Preoccupati gli industriali d'Oltremanica, che a Downing Street lanciano un messaggio chiaro: il successo della nostra economia dipende dalla permanenza in Europa, avverte il leader John Cridland. Al momento il piano improntato da Renziper il semestre si focalizza su tre priorità: economia in primo piano, con la messa in atto dell'accordo per una maggiore flessibilità in cambio di riforme, che a sua volta possa portare allo sblocco di investimenti per la crescita e l'occupazione. Indiscrezioni di stampa parlano di un piano di investimenti da 240 miliardi di euro su cinque anni, d'intesa con la Francia, che ricalcherebbe -raddoppiandolo- l'evanescente piano per la crescita approvato due anni fa dal Consiglio Europeo. Seconda priorità: l'immigrazione, con una gestione congiunta delle frontiere e una ripartizione del flusso di rifugiati. Terza: la proiezione internazionale dell'Europa, con la questione energetica, le crisi internazionali e il Trattato di Libero Scambio con gli Stati Uniti.

29/6/2014

Mentre la stampa britannica ipotizza un rischio concreto di uscita di Londra dall'Unione Europea, dopo lo smacco del premier Cameron venerdì a Bruxelles, i riflettori si spostano sulle prossime nomine alle poltrone che contano in Europa. Seppur sottotraccia, domani e martedì i primi appuntamenti. Il servizio.

Stilato il documento programmatico europeo chiesto con forza dall'Italia, entra nel vivo il risiko delle nomine europee. L'appuntamento più atteso è quello del 16 luglio, ma per il nostro Paese i primi incarichi di peso arriveranno già all'inizio della prossima settimana: domani il Consiglio dei Ministri dovrà decidere il Commissario Europeo temporaneo, che prenderà il posto di Antonio Tajani alla vicepresidenza della Commissione. Per l'incarico -di soli tre mesi- circolano i nomi di due tecnici, l'ex-ambasciatore a Bruxelles Nelli Feroci e l'ex-Ministro Moavero Milanesi. L'alternativa, considerata la brevità del periodo, è rinunciare alla posizione fino a ottobre. Martedì invece -se, come sembra- Martin Schulz sarà rieletto presidente del Parlamento Europeo, due italiani potrebbero divenirne vicepresidenti: il PD Sassoli e il forzista Tajani. Più pesanti le probabili nomine di Gianni Pittella a leader dell'intero gruppo socialdemocratico all'Europarlamento e di Roberto Gualtieri -anch'egli Pd/Pse- alla cruciale Commissione Affari Economici di Strasburgo. A quel punto le due settimane successive vedranno in primo piano le trattative sul prossimo presidente dell'Unione Europea: il suo profilo è ancora tutto da definire, ma qui l'Italia ha mollato la presa, per concentrarsi sulla designazione di FedericaMogherini ad Alto Rappresentante. Da definire, infine, altri due cruciali tasselli del puzzle: il presidente dell'Eurogruppo, che vede una sfida tra il francese Moscovicie lo spagnolo De Guindos, e il Commissario Europeo agli Affari Economici. Il suo nome determinerà pure le sorti della tanto agognata flessibilità sul patto di stabilità.

28/6/2014

Porta a casa la flessibilità per fare le riforme il premier Matteo Renzi, che rivendica il risultato ottenuto a Bruxelles e -soprattutto- si aggrappa a quella frase magica, a dir la verità liberamente interpretabile a seconda delle esigenze, contenuta nell'agenda quinquennale dell'Unione Europea: "occorre fare il miglior uso della flessibilità contenuta nelle attuali regole del patto di stabilità".

Ma a Renzi basta per cantare vittoria: "ora le riforme vanno fatte", precisa Renzi riferendosi ai mille giorni per cambiare il Paese. Il premier giudica "molto molto buono dal punto vista della sostanza il documento europeo: per la prima volta il focus e' sulla crescita. Insistere sulla crescita e' una svolta dell'Europa". Renzi non risparmia una frecciata ai rigoristi: "viola il principio del Patto chi parla solo di stabilita' e non di crescita". Sul fronte nomine comunitarie, il premier ha spiegato di aver votato Jean-Claude Juncker alla testa della Commissione poiché c'era un documento sulle priorità programmatiche del prossimo esecutivo. Roma prepara intanto le prossime mosse: lunedì il Consiglio dei Ministri discuterà la sostituzione temporanea di Antonio Tajani a Bruxelles. Renzinon fa nomi, ma le ipotesi ad interim sono quelle di Ferdinando Nelli Feroci ed Enzo Moavero Milanesi. In attesa ovviamente del possibile via libera a Federica Mogheriniquale Alto Rappresentante - "un'ipotesi che ci troverebbe pronti", afferma il premier, conscio del fatto che la partita sarà comunque tutta da giocare. Sembra invece chiudersi l'ipotsi di Enrico Letta prossimo presidente del Consiglio Europeo: "il suo nome non è stato fatto", taglia corto Renzi.

27/6/2014

Matteo Renzi rivendica di aver portato a casa il risultato, dopo la due giorni di Consiglio, vincendo una battaglia -dice- di merito e di sostanza. Il primo punto, quello che stava più a cuore all'Italia, riguarda la flessibilità.

"Ora le riforme vanno fatte", ha detto Renzi, che ha detto di ritenere "molto molto buono dal punto vista della sostanza il documento europeo: per la prima volta il focus e' sulla crescita. Insistere sulla crescita e' una svolta dell'Europa", ha dichiarato Renzi, che accusa: "riteniamo che non si debbano violare le regole del Patto, ma viola il principio del Patto chi parla solo di stabilita' e non di crescita". Sul fronte nomine europee, Renzi ha spiegato di aver votato Jean-Claude Juncker alla testa della Commissione Europea poiché c'era un documento sulle priorità programmatiche della Commissione Europea: la partita che si apre sulle altre nomine interessa da vicino l'Italia. Nell'immediato, lunedì il Consiglio dei Ministri discuterà la sostituzione temporanea di Antonio Tajani in Commissione Europea. Renzi non fa nomi, ma al momento circolano i nomi di Ferdinando Nelli Feroci ed Enzo MoaveroMilanesi. In attesa ovviamente del possibile via libera a Federica Mogherini quale Alto Rappresentante - "un'ipotesi che ci troverebbe pronti", afferma Renzi, conscio del fatto che il puzzle di nomine sarà estremamente delicato da comporre. Sembra invece chiudersi la prospettiva di avere Enrico Letta prossimo presidente del Consiglio Europeo: "il suo nome non è stato fatto". Un accenno anche alla questione immigrazione: "l'Italia oggi e' meno sola nel Mediterraneo". "L'accordo raggiunto" sull'immigrazione "ha visto l'esclusione del passaggio sull'asilo, che noi avremmo preferito restasse, ma e' un buon accordo".

27/6/2014

E' dunque Jean-Claude Juncker il presidente designato della Commissione Europea: al vertice dei 28 è finita 26 a 2 la votazione tra i leader. Nessuna sorpresa, compreso il fatto che il premier britannico David Cameron ha chiesto di votare e -come da previsioni- ne è uscito con una sonora sconfitta.

In un tweet, il leader inglese David Cameron ha reso noto di aver detto ai colleghi europei durante la riunione del Consiglio che "potrebbero rimpiangere per tutta la vita il nuovo processo" messo in atto per "scegliere il nuovo presidente della Commissione. Mi battero' sempre per gli interessi della Gran Bretagna". Dichiarazioni battagliere, quelle di Cameron, che per paradosso vanno in sintonia con quelle di Angela Merkel, secondo la quale "non e' detto che una Unione europea piu' stretta debba essere tutta alla stessa velocita', ci possono essere diverse velocita'". La Merkel ha aggiunto di non "avere dubbi che l'Italia avra' piu' crescita di ora". Intanto il premier Matteo Renzi, intervenendo poco fa in conferenza stampa, è tornato sulla nomina di Juncker. Il documento finale del Consiglio Ue afferma che "se un Paese fa le riforme strutturali sul serio, ha diritto alla flessibilita' piu' ampia". Cosi' Renzi, sintetizza il senso del documento che, affermando che "e' il punto politico per noi piu'importante". Ritengo "molto molto buono dal punto vista della sostanza il documento europeo: per la prima volta il focus e' sulla crescita. Insistere sulla crescita e' una svolta dell'Europa".

26/6/2014

Al via nelle prossime ore il Consiglio Europeo, che avrà un prologo -nel primo pomeriggio- coi pre-vertici di popolari e socialisti. Il premier Matteo Renzi è già partito alla volta di Bruxelles.

Le ultime novità riguardano il piatto forte in agenda stasera, quello delle priorità programmatiche della prossima Commissione Europea. L'oggetto del contendere è rappresentato dai margini di flessibilità che potrebbero venire concessi ai singoli Paesi per realizzare riforme e investimenti utili alla crescita: secondo l'ultima bozza di conclusioni del vertice, la linea italiana appare in difficoltà. L'Unione Europea "ha bisogno di passi avanti coraggiosi per aumentare gli investimenti, creare piu'e migliori posti di lavoro, e incoraggiare le riforme per la competitivita'", appare nelle bozze. Ciò "richiede di fare buon uso della flessibilita' che e' contenuta nelle regole esistenti del Patto diStabilita' e crescita". Cosi' recita la cosiddetta agenda Van Rompuy, che nei fatti ricalca la posizione tedesca. Il concetto è addolcito da altri paragrafi, quali il fatto che le riforme strutturali destinate a rafforzare la crescita e la sostenibilita' dei conti "devono essere incoraggiate", anche attraverso una valutazione "piu' integrata" con quella delle misure di bilancio "nell'ambito del Patto di Stabilita'". C'è anche un riferimento al tema immigrazione, qui più favorevole all'Italia: una delle "sfide" future per l'Europa sara' "gestire i flussi migratori" con "solidarieta' e un'equa condivisione delleresponsabilita'". C'è la necessita' di "una gestione rafforzata e moderna delle frontiere esterne" e un ruolo piu' forte dell'Europa "nel Mediterraneo". Tema energia: "Dobbiamo evitare che l'Europa faccia affidamento in cosi' grande misura sulle importazioni di carburante e gas". Occorre "assicurare l'energia a tutti" i Paesi, "accelerando la diversificazione di forniture e rotte per ridurre la dipendenza energetica, anche da una singola fonte o fornitore". Resta infine alta la tensione sul fronte nomine: la Gran Bretagna va verso una sconfitta sul presidente della Commissione Europea, che sarà quasi certamente il lussemburghese Jean-Claude Juncker. Ma il premier britannico Cameron promette battaglia fino all'ultimo, anche se al suo fianco sembra rimasta solo l'Ungheria.

26/6/2014

Si comincerà questo pomeriggio con una commemorazione delle vittime europee della prima Guerra Mondiale al vertice europeo, ma la serata promette battaglia diplomatica.

Il vertice che si apre oggi a Ypres, una delle città martiri della Grande Guerra, parte con Jean-ClaudeJuncker nelle vesti di grande favorito alla presidenza della Commissione Europea. La prima portata del menù vedrà però in primo piano l'economia: a tenere banco l'agenda riformista proposta da Italia e Francia, che puntano a incentivare crescita e occupazione in Europa, utilizzando tutti i margini di flessibilità previsti dal patto di stabilità. Roma, in vista del semestre di presidenza, chiede un'indicazione esplicita al proposito nel documento programmatico del presidente europeo Van Rompuy. Ieri al Bundestag la cancelliera tedesca Angela Merkel ha piantato i propri paletti: "il patto è un presupposto straordinario per risolvere i problemi europei. Dobbiamo usare sia i suoi limiti sia la sua flessibilità", ha affermato la Cancelliera, tornando a chiedere riforme strutturali ai Paesi comunitari. La linea tedesca, al di là delle apparenti divisioni falchi-colombe, resta chiara: il patto non si tocca, l'unica flessibilità permessa è quella consentita dai Trattati. Sul fronte delle nomine, Junckerha incassato l'appoggio di Olanda e Svezia per succedere a Barroso: la Gran Bretagna appare ormai isolata nella sua opposizione, e domani dovrà bere l'amaro calice. L'Italia, con Antonio Tajani in uscita dall'esecutivo comunitario a luglio, punta a ottenere il posto di Alto Rappresentante con Federica Mogherini. Ma il puzzle -qui- appare ancora lontano da una composizione.

25/6/2014

E' un Consiglio Europeo dall'esito quasi scontato, quello che si apre domani a Bruxelles, dopo che due pesi massimi del rigore quali Olanda e Svezia hanno dato il loro ok alla nomina di Jean-Claude Juncker alla presidenza della prossima Commissione Europea.

Vince quindi la linea dell'Europarlamento, sostenuta- pur con qualche mal di pancia- da Angela Merkel: resta isolato il premier britannico David Cameron, che potrebbe ancora chiedere un voto formale dei 28 leader, andando incontro a sconfitta quasi certa. Al momento non sono previste altre nomine di peso, per cui la candidatura italiana di Federica Mogherini ad Alto Rappresentante Europeo dovrà quasi certamente aspettare. Incastonato il primo tassello delle nomine, resta invece aperta l'agenda programmatica della prossima Commissione. La cancelliera tedesca Angela Merkel è intervenuta al Bundestag, riaprendo per il terzo giorno consecutivo il dibattito sul patto di stabilità: "il patto è un presupposto straordinario per risolvere i problemi europei. Dobbiamo usare sia i suoi limiti sia la sua flessibilità", ha affermato la Merkel, tornando a chiedere riforme strutturali ai Paesi comunitari. La linea tedesca, al di là delle apparenti divisioni falchi-colombe, resta dunque chiara: il patto non si tocca, l'unica flessibilità permessa è quella consentita dai Trattati. E' all'interno di questa apertura che si dovrà incuneare la strategia riformista di Italia e Francia. Intanto il rigorista Olli Rehn lascia la Commissione Europea, dopo cinque anni passati a dare pagelle economiche agli Stati membri: al suo posto l'ex-premier finlandese Katainen.

25/6/2014

La partita a scacchi prosegue: le "vestali del rigore" chiamate in causa da Matteo Renzi, frenano dopo le aperture di Angela Merkel.

Il leader appare il presidente della Bundesbank tedesca Jens Weidmann, falco che -nelle ultime settimane- ha pure assecondato alcune mosse di Mario Draghi: in un'intervista alla Sueddeutsche Zeitung, Weidmann non solo definisce "fatale" ammorbidire il patto di stabilità, ma propone addirittura di rafforzarne i vincoli, poiché la creazione di nuovi debiti provocherebbe massicci scossoni nell'Eurozona. Per Weidmann le regole fiscali non sarebbero infatti poi così dure, se in nove anni su quindici il tetto del 3% è stato superato in qualche Paese. Su una linea analoga, per quanto più diplomatica, si schiera anche il potente Ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, che in un'intervista radiofonica sembra chiudere gli spiragli di flessibilità lasciati aperti dalla Cancelliera.Schaeuble definisce il patto di stabilità come la strada giusta da seguire, e accusa: l'errore più grosso sarebbe quello di ricominciare a fare debiti. "Occorre attenersi alle regole che abbiamo stabilito assieme", chiosa, assolvendo gli errori passati della Germania in materia di conti con la situazione attuale - un modello da seguire. A dare manforte a Matteo Renziarriva il presidente francese Hollande: in una lettera al leader europeo VanRompuy, propone un'agenda per la crescita e il cambiamento, che implichi maggiore flessibilità sulle regole fiscali.

24/6/2014

"La flessibilita' gia' c'e', bisogna usarla al meglio. Non servono nuove regole, ma bisogna usare al meglio quelle esistenti". Così il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, definendo un "finto dibattito" quello nato sul Patto distabilita' all'interno dell'Unione Europea. Dibattito che resta molto acceso.

E' braccio di ferro tra la Germania e l'asse italo-francese, in vista del delicato semestre con Roma alla guida dell'Europa: dopo le aperture di AngelaMerkel, è arrivata la doccia fredda targata Wolfgang Schaeuble. In un'intervista radiofonica il Ministro delle Finanze tedesco ha tessuto le lodi del patto di stabilità, rivendicando che l'errore più grosso sarebbe quello di cominciare a fare debiti. Bisogna "attenersi alle regole che abbiamo deciso insieme", ha aggiunto Schaeuble, portando proprio l'esempio tedesco. La Germania il prossimo anno avrà un bilancio in pareggio per la prima volta da 45 anni. A rafforzare l'asse del rigore è arrivato il presidente della Bundesbank Jens Weidmann: in un'intervista allaSueddeutsche Zeitung ha dichiarato che ammorbidire il patto di stabilita' e crescita sarebbe ''fatale'', e ''potrebbe scatenare massicce scosse'' nell'Eurozona. Confermando la sua fama di falco, Weidmann ha aggiunto che "le regole di bilancio andrebbero rafforzate, e dovrebbero contenere una maggior forza vincolante". A dare manforte a Matteo Renzi è arrivato cosìilpresidente francese Hollande: in una lettera al leader europeo Van Rompuy, ha proposto che le regole fiscali vengano applicate in modo favorevole a investimenti e occupazione, approfittando dei margini di flessibilità".

18/6/2014

Un possibile atto di terrorismo. Così il Governo ucraino considera l'esplosione di un gasdotto nel centro del Paese. L'esplosione è avvenuta nella regione della Poltava, lontano dalle zone degli scontri tra forze regolari e separatisti filorussi.

Kiev ha accusato direttamente la Russia: "il sabotaggio è l'ennesimo tentativo di Mosca di screditarci come partner nel settore del gas". Certo, la coincidenza appare più che casuale: l'esplosione si è infatti verificata il giorno dopo l'annuncio dello stop delle forniture di gas russo a Kiev. Nel Paese intanto si combatte ancora: un reporter e un tecnico della tv russa Rossyia 24 sono stati uccisi a Lugansk. La Commissione Europea ha intanto versato all'Ucraina la prima tranche da 500 milioni di euro, all'interno del nuovo pacchetto di aiuti per l'assistenza al Paese. Potenzialmente, potrebbero venire usati per l'acquisto di gas: da Bruxelles trapela anche che l'Unione Europea sta esplorando fonti di approvvigionamento alternative per il gas, dopo lo stop delle forniture russe a Kiev. In particolare, si starebbe studiando la possibilità di rifornire l'Ucraina con gas proveniente da Polonia, Ungheria e Slovacchia. Una pratica denunciata come illegale da Mosca: si tratterebbe infatti di gas russo, ripompato in Ucraina da Paesi europei, a prezzi persino più bassi.

18/6/2014

Buone notizie sul fronte dell'offerta di impiego in Europa. Lo rileva Eurostat.

Leggero incremento nel tasso di posti di lavoro vacanti nell'Eurozona: secondo Eurostat, la media è passata dall'1,6% all'1,7% nel primo trimestre dell'anno. Il traino maggiore, considerando l'intera Unione Europea, lo fa come sempre la Germania, con un 2.9, che la colloca in testa alla classifica e la rende il Paese continentale dove è più semplice trovare impiego. Alle sue spalle la Gran Bretagna e il Belgio. In coda alla classifica si collocano Cipro, la Polonia e la Lettonia. In generale, il settore dei servizi appare più attrattivo e in grado di offrire impiego, rispetto a quello di industria e costruzioni. In Germania il rapporto è addirittura di 2 a 1. Tra i Paesi che -trimestre su trimestre- hanno registrato il maggiore incremento di posti disponibili si sono segnalati Gran Bretagna, Danimarca e Germania. I cali maggiori in Belgio, Spagna e Austria. L'Italia non è tecnicamente considerata in classifica, poichè -nel caso della Penisola- le rilevazioni sono parziali, riferite solo ad aziende con oltre dieci dipendenti. Anche il settore pubblico è escluso dal campione. Tuttavia, questi dati parziali piazzano il nostro Paese nella parte bassa della classifica europea, un decimale sopra la terz'ultima. Positivo però l'incremento di due decimali nel tasso di posti vacanti, rispetto all'ultimo trimestre 2013, che indica una schiarita nelle offerte di lavoro.

17/6/2014

La svolta arriva dal socio di minoranza: il vicencancelliere tedesco Sigmar Gabriel, Ministro socialdemocratico dell'Economia, ieri ha spiazzato tutti, dichiarando: "la nostra idea è quella di non calcolare più i costi delle politiche di riforma all'interno dei deficit statali".

Gabriel parlava da Tolosa, in visita ad Airbus. E per non lasciare nulla al caso ha aggiunto: "la mera politica di austerità ha fallito, occorre uno scambio. Riforme in cambio di più tempo". Parole al miele per il Governo francese, in debito d'ossigeno con Bruxelles sui conti pubblici, ma anche per quello italiano, che proprio su questo assioma intende impostare il semestre di presidenza europeo. Piccoli segnali di smottamento, che trovano subito la barriera del socio di maggioranza conservatore, la Cdu. "C'è già abbastanza flessibilità nel patto di stabilità", replica la portavoce del titolare delle Finanze WolfgangSchaeuble, che precisa: "nessuno a Berlino mette in discussione il patto, le regole vanno rispettate". Per ora finisce qui, ma l'attacco al vangelo dell'austerità appare avviato. Addirittura dall'interno del Governo tedesco, in un ideale asse di centrosinistra tra Spd, socialisti francesi e PD italiano.Intantoa Bruxelles pare riprendere quota la candidatura di Jean Claude Juncker alla presidenza della Commissione. Il suo nome dovrebbe venire proposto tra dieci giorni ai 28 leader. Per il Commissario italiano si profila invece l'arrivo a novembre di Paolo De Castro, col pesante portafoglio dell'Agricoltura.

13/6/2014

Il giorno dopo l'alleanza con il Movimento 5 Stelle, arrivano possibili guai per l'indipendentista britannico Nigel Farage.

Ha omesso di dichiarare oltre 200mila sterline in donazioni alla commissione elettorale. O meglio, lo ha fatto involontariamente tredici anni dopo, quando i giornali hanno riportato i rimborsi ricevuti dall'Europarlamento per il mantenimento dell'ufficio ricevuto in regalo. Per questo il leader dello UKIndependence Party Nigel Farage rischia una multa fino a 20mila sterline, se non addirittura -ma l'ipotesi è considerata improbabile- un anno di prigione. Il controverso portabandiera dell'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea torna ad occupare le cronache, per l'utilizzo di un ufficio nei pressi di Bognor Regis, amena località nel sud dell'Inghilterra, a poche miglia da Brighton. Quattordici donazioni in tutto, che avrebbe dovuto dichiarare entro un mese alla Commissione Elettorale britannica. E che Farage sostiene di aver sì segnalato, ma in un registro a Bruxelles. La Commissione britannica per ora evita prese di posizione, limitandosi a dire che studierà il caso, prima di optare per eventuali azioni contro Farage. Il quale, nella sua rubrica settimanale sul DailyExpress, ribadisce che il primo obiettivo del suo mandato è portare la Gran Bretagna fuori dall'Unione Europea. Intanto il premier David Cameron continua la sua opera di attacco alla candidatura di Jean-Claude Juncker alla presidenza della Commissione Europea: "non è stato votato da nessuno, non ha l'appoggio delle istituzioni nazionali", ha affermato. Si allarga il divario con Berlino: la nomina di Juncker non viola i trattati, replicano dalla Cancelleria tedesca.

13/6/2014

"Un dream team da incubo": il leader anti-euro britannico Nigel Farage commenta così il risultato del referendum online del Movimento 5 Stelle, che ha benedetto le nozze tra i grillini e lo UKIndependence Party, designato a questo punto come il partner ideale sugli scranni dell'Europarlamento di Strasburgo.

Su quasi 30mila attivisti votanti, oltre 23mila hanno scelto gli euroscettici inglesi, 3500 hanno indicato la linea di isolamento, con l'adesione ai Non Iscritti, e quasi tremila hanno invece puntato al gruppo dei Conservatori britannici - che ieri si è consolato, imbarcando i tedeschi anti-euro dell'Alternative fuer Deutschland. ''Gli eurodeputati dei Cinque Stelle e io ci divertiremo molto a provocare un sacco di guai ai burocrati di Bruxelles", ha aggiuntoFarage, che in realtà si prepara a traslocare -tra un anno- al Parlamento di Westminster, dopo le elezioni britanniche. Dietro il plebiscito pro-Ukip si nasconde l'ennesima controversa mossa di Beppe Grillo, che -dalle opzioni tra cui scegliere- ha tolto il gruppo dei Verdi Europei. Una mossa che ha suscitato le proteste di alcuni deputati italiani e lo sgomento di molti neoeuroparlamentari grillini, più vicini ai temi ecologisti che non alla destra europea. "Grillo manipola i militanti pentastellati", ha attaccato Green Italia. Sul fronte totonomine ai posti di comando europei, ieri i tre grandi gruppi europeisti -maggioranza all'Europarlamento- hanno inviato un messaggio chiaro: il prossimo presidente della Commissione deve essere Jean-Claude Juncker. Mentre come prossimo presidente dell'Unione Europea rispunta il nome di Enrico Letta.

12/6/2014

E' una decisione storica, quella presa oggi dall'Unione Europea sugli Ogm.

Accordo politico tra i Ministri dell'Ambiente europei: dopo quattro anni di dibattiti, ciascun Paese dell'Unione sarà dunque libero di decidere in autonomia sulla coltivazione o il divieto -totale o parziale- di organismi geneticamente modificati sul proprio territorio. Posizione appoggiata da 26 Stati membri, osteggiata solo da Belgio e Lussemburgo. Il punto centrale dell'intesa prevede che ciascun Paese possa impedire la coltivazione di Ogm, anche se questi avessero già ottenuto il via libera a livello comunitario. Le motivazioni potranno essere ampie, legate all'uso del suolo e a obiettivi di politica agricola o ambientale, all'impatto socio economico, alla pianificazione territoriale, al pubblico interesse, fino all'esigenza di evitare contaminazioni. Ora la palla passa nel campo della prossima presidenza italiana dell'Unione Europea, che dovrà negoziare l'accordo con il nuovo Europarlamento: "chiedo a ogni Paese un aiuto per arrivare a chiudere entro fine anno il dossier", ha dichiarato il Ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti. Lo stesso Galletti, in un tweet, ha poi annunciato quella che ha definito la vittoria della linea italiana, con il no agli Ogm. Praticamente in contemporanea alla decisione europea, il Consiglio di Stato ha confermato la decisione del Tar del Lazio di bloccare le semine biotech in Friuli, rinviando la decisione definitiva sul caso al 4 dicembre, quando potrebbero essere gia' entrate in vigore le nuove regole europee.

10/6/2014

L'energia torna a dividere Europa e Russia: oggetto del contendere il gasdotto South Stream, la cui costruzione è stata fermata nel tratto bulgaro -domenica- su ordine del Governo di Sofia.

"La posizione di Bruxelles non è costruttiva", ha attaccato il Ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov. "Non è chiaro cosa vogliano da noi", ha proseguito Lavrov. "A volte Bruxelles sembra essere guidata da un desiderio di prendersi vendette", ha sibilato il Ministro russo. Il Ministro dell'Energia Alexander Novak, al suo arrivo a Bruxelles per il trilaterale sull'energia con Commissione Europea e la controparte ucraina, ha precisato di non aver ricevuto alcuna notifica ufficiale da Sofia sullo stop, mentre l'ambasciatore russo presso l'Unione Europea Vladimir Chizov ha definito la decisione bulgara "puramente politica". Chi intanto non cambia programma sulla costruzione di South Streamè la Serbia, Paese candidato all'adesione all'Unione Europea - ma formalmemte non ancora membro del club. Il tema energetico dovrebbe fare capolino oggi a San Pietroburgo, in un vertice tra i Ministri degli Esteri russo, tedesco e polacco, che dovrebbe discutere -più in generale- la crisi ucraina. Sul campo la situazione resta tesa nell'est del Paese. Ancora bombardamenti con vittime aSloviansk, mentre all'aeroporto di Lugansk i separatisti filorussi hanno sospeso i voli.

9/6/2014

Al via in questi minuti il vertice decisivo per evitare nei prossimi mesi una nuova crisi del gas, che potrebbe avere pesanti ripercussioni sull'Europa.

Giornata cruciale per il gas ucraino, con l'incontro che si apre proprio in questi minuti a Bruxelles tra Unione Europea, Russia e Ucraina, per scongiurare in extremis una nuova crisi energetica. Mosca ha infatti minacciato lo stop alla fornitura di gas a Kiev da domani, se l'Ucraina non pagherà i propri debiti, aumentati in parallelo alla crescita dei prezzi imposti da Mosca, dopo la svolta filooccidentale impressa dai manifestanti di Euromaidan. Alla riunione saranno presenti i Ministri dell'Energia dei due Paesi, insieme agli amministratori delegati della russa Gazprom e dell'ucraina Naftogaz. Il Commissario Europeo all'Energia Guenther Oettinger, chiamato a mediare, si è detto ottimista su un accordo di almeno un anno, che potrebbe evitare una crisi energetica -il prossimo inverno- all'intero Vecchio Continente. L'Europa riceve infatti circa un sesto delle sue forniture dai gasdotti che attraversano l'Ucraina. Sono però tornati tesi i rapporti sull'asse Bruxelles-Mosca, dopo che la Bulgaria ha sospeso ieri i lavori per il gasdotto South Stream, a causa della pressione europea: la decisione bulgara e' "puramente politica", ed e' "un passaggio strisciante verso sanzioni economiche contro la Russia", ha attaccato l'ambasciatore russo presso l'Unione Europea VladimirCizhov. Domani a San Pietroburgo un vertice dei Ministri degli Esteri russo, tedesco e polacco dovrebbe puntare a fare passi avanti. Sul campo la situazione resta tesa nell'est ucraino, nonostante le schiarite diplomatiche: ancora bombardamenti a Sloviansk, mentre l'aeroporto di Lugansk ha sospeso i voli.

8/6/2014

La Bulgaria sospende i lavori del gasdotto South Stream.

Nuovo colpo di scena nella vicenda South Stream, il gasdotto progettato per portare il gas russo in Italia e verso altri Paesi europei, dopo aver attraversato il Mar Nero e la Bulgaria. Il premier bulgaro Plamen Orecharski ha annunciato di aver ordinato lo stop ai lavori, su richiesta dell'Unione Europea. Il progetto è finito da mesi nel mirino sia di Bruxelles che degli Stati Uniti: la regia è infatti stata affidata al colosso russo Gazprom, quindi -nei fatti- al Cremlino di Vladimir Putin, che -oltre a ben precisi interessi economici- punterebbe anche ad utilizzare South Stream per tagliare fuori l'Ucraina dai circuiti del transito del gas. Non a caso proprio venerdì l'ambasciatrice americana in Bulgaria Marcie Ries si era detta profondamente preoccupata, dopo che Sofia aveva scelto il consorzio guidato da Stroytransgaz, azienda russa finita nella lista nera delle sanzioni europee, per costruire la sezione bulgara del gasdotto. Allo stesso tempo, la Commissione Europea ha insistentemente fatto notare come il progetto potrebbe violare le regole comunitarie. E ha avviato una procedura di infrazione. Sotto il fuoco incrociato di Bruxelles e Washington, il Governo bulgaro alla fine ha capitolato, bloccando lavori il cui via era previsto in estate. Il tema sarà affrontato tra poche ore, nell'incontro a Bruxelles fra Unione Europea, Russia e Ucraina, che verterà proprio sulla questione energetica.

5/6/2014

Una cena informale, con un convitato di pietra: il vertice G7 si è aperto ieri sera a Bruxelles, ma senza Vladimir Putin, escluso -almeno temporaneamente- dal club.

Proprio la crisi con la Russia, dovuta al casus belli ucraino, ha dominato i colloqui serali dei sette leader, che hanno ribadito la condanna verso le azioni di Mosca al confine: "azioni inaccettabili, la Russia deve fermarsi", anticipa la bozza del comunicato finale. Come sintetizza a tarda sera il presidente francese Francois Hollande, resta sul tavolo l'opzione di ulteriori sanzioni mirate contro l'establishment di Vladimir Putin, qualora continuasse a mantenere una massiccia presenza armata al confine, appoggiando i ribelli separatisti filorussi. Il clima è comunque più disteso, rispetto alle convulse settimane dell'annessione della Crimea, tanto che i leader europei vedranno Putin -tra oggi e domani- in Normandia. Un fatto resta certo: per dirla con il presidente americano Barack Obama, gli Stati Uniti si schierano al fianco del popolo ucraino, e chiedono ai colleghi del G7 di parlare con una sola voce. Il premier Matteo Renzi ha portato al tavolo della cena il tema libico: "situazione critica, ma non irreversibile", ha detto. Oggi il premier avrà incontri bilaterali con Merkel e Cameron, sul dossier delle nomine europee. Sempre oggi i Sette Grandi vireranno sul dossier dell'economia e della crescita, insieme alla questione del trattato di libero scambio Europa-Stati Uniti, al tema energetico e alla lotta al cambio climatico.

4/6/2014

E' atteso a minuti l'arrivo del premier Matteo Renzi al vertice G7 di Bruxelles, che si apre questa sera. Renzi ha disertato il vertice del Governo a Roma con i ministri sulle priorità del semestre italiano.

Secondo quanto riferito dal sottosegretario agli Affari Europei Sandro Gozi, durante il summit sono state individuate, quali nuove priorità politiche per l'Europa, energia, Mediterraneo, mercato unico digitale, un'"Europa non burocratica ma vicina ai cittadini", e "il ripensamento delle procedure amministrative". Il Ministro degli Esteri Federica Mogherini ha parlato di un semestre improntato a un nuovo inizio, non ad una fase di transizione: ovviamente, in cima alla lista degli obiettivi restano crescita e occupazione. Come dicevamo, tra pochi minuti si apre -in una Bruxelles blindata- il summit G7, senza la Russia di Vladimir Putin - che originariamente doveva ospitarlo. In primo piano il dossier Ucraina, con Kiev tuttora casus belli tra Occidente e Mosca. La Russia è stata esclusa dal summit per la prima volta dopo oltre 15 anni - ma solo temporaneamente, si è affrettato a precisare il presidente europeo Van Rompuy. Poco fa il presidente americano Barack Obama ha invitato i Paesi del G7 a parlare con una sola voce sulla crisi. Per inizio luglio è stata annunciata una riunione dei Paesi donatori per l'Ucraina. In primo piano al G7 anche la sicurezza energetica, gli accordi di libero scambio commerciale tra Europa e Stati Uniti e la lotta al cambio climatico. Non è neppure escluso che si parli delle prossime nomine alle istituzioni europee, in primis alla Commissione - tema di estrema attualità, a Bruxelles.

4/6/2014

Colpo di scena nelle trattative per il nuovo presidente della Commissione Europea: rispunta il nome del direttore generale dell'Fmi Christine Lagarde.

Mentre -pubblicamente- sosteneva la candidatura di Jean-Claude Juncker, la cancelliera tedesca Angela Merkel conduceva negoziati paralleli e nell'ombra intorno sul nome di un'altra papabile alla presidenza della Commissione Europea: l'attuale direttore generale del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde. A far trapelare la notizia alle agenzie di stampa è stata qualche fonte vendicativa dell'Eliseo: il presidente francese Francois Hollande, di fronte alla proposta indecente, avrebbe glissato su una risposta definitiva, ma avrebbe anche fatto presente allacancelliera tedesca che la nomina della Lagarde non sarebbe una buona idea. Per due motivi, uno confessabile, l'altro no: il primo, è che l'Europa perderebbe una casella strategica in seno all'Fmi, che ha fruttato un occhio di riguardo nei momenti più difficili della crisi. Il secondo è che Hollande, socialista, non vede assolutamente di buon occhio una rappresentante della famiglia politica del centrodestra -per quanto francese- alla testa della Commissione. Prosegue dunque senza esclusione di colpi la lotta politica per trovare il successore di Josè Barroso: da una parte l'Europarllamento, dove persino la sinistra e i socialisti, in ossequio al fair play post-elettorale, insistono per un mandato univoco a Juncker, affinché possa essere il primo a cercare a Strasburgo una maggioranza in grado di portarlo alla Commissione. Dall'altra i Governi, con il fronte nordico-britannico scatenato contro Juncker, e una paurosamente ondivaga Angela Merkel. Il meglio deve ancora venire.

4/6/2014

Nuovo record della disoccupazione in Italia, con punte per la disoccupazione giovanile. Intanto il Ministro dell'Economia Padoan definisce "debole" la crescita italiana.

Crescere. Questo il Primo Comandamento che il Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoansnocciola, di fronte alla stampa estera. Crescere, mentre l'Europa è al bivio, ancora titubante su come prendere la via d'uscita dalla crisi. Il giorno dopo il richiamo europeo a fare di più su conti pubblici e riforme, e nel giorno dei preoccupanti dati sulla disoccupazione, Padoan definisce "molto debole" la crescita economica italiana - crescita necessaria a sostenere le finanze pubbliche, dice. Due gli obiettivi che indica il Ministro: riduzione del debito e un target di privatizzazioni allo 0,7% del Pil l'anno. In serata Padoan affronta a Palazzo Chigi un vertice a due con Matteo Renzi, per affrontare le prossime scadenze, mentre al Senato si trattava per estendere il bonus da 80 euro anche per le famiglie monoreddito con figli. A mettere sotto pressione il Governo non è solo l'Europa, ma la realtà di un mercato del lavoro che arretra e perde posizioni, sfociando nel dramma, quando si passa ai giovani. I dati dell'Istat indicano una percentuale di disoccupati pari al 13,6% nel primo trimestre dell'anno, in crescita di ben otto decimali. In numeri assoluti, quasi tre milioni e mezzo di persone. Un massimo storico, come è da record la percentuale di giovani disoccupati sul trimestre, ormai al 46%, con una punta del 60% nel Mezzogiorno.

3/6/2014

Nuovo record della disoccupazione in Italia, con punte per la disoccupazione giovanile. Intanto il Ministro dell'Economia Padoan definisce debole la crescita italiana.

E' un'Europa al bivio, quella che descrive il Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, in un incontro ristretto alla stampa estera: un bivio sulla crescita, non essendo il Continente ancora del tutto uscito dalla crisi, afferma. Il giorno dopo il richiamo europeo a fare di più su conti pubblici e riforme, e nel giorno dei preoccupanti dati sulla disoccupazione, Padoan definisce "molto debole" la crescita economica italiana - crescita necessaria a sostenere le finanze pubbliche, dice. Due gli obiettivi che indica il Ministro: riduzione del debito e un target di privatizzazioni allo 0,7% del Pil l'anno. A mettere sotto pressione il Governo non è solo l'Europa, ma la realtà di un mercato del lavoro che arretra e perde posizioni, sfociando nel dramma, quando si passa ai giovani. I dati dell'Istat indicano una percentuale di disoccupati pari al 13,6% nel primo trimestre dell'anno, in crescita di ben otto decimali. In numeri assoluti, quasi tre milioni e mezzo di persone. Un massimo storico, come è da record la percentuale di giovani disoccupati sul trimestre, ormai al 46%, con una punta del 60% nel Mezzogiorno. "Stiamo strisciando sul fondo, non raccontiamoci storielle", dice il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. Rincara la segretaria Cgil Susanna Camusso: "un dato molto grave, che segna la crescita della diseguaglianza tra nord e sud, ma soprattutto indica che non e' partito un processo di creazione del lavoro". Prova a rassicurare il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti: l'obiettivo e' cambiare segno alla disoccupazione a fine anno.

2/6/2014

Rischia un avvertimento formale oggi l'Italia dalla Commissione Europea, che pubblica le proprie raccomandazioni. Troppo alto il debito pubblico, che viaggia verso il 135% del pil, ma anche il deficit può presentare problemi.

E venne il giorno del giudizio. In una Bruxelles ancora dominata dai negoziati post-elettorali, la Commissione Europea renderà note le proprie raccomandazioni, che dovrebbero mettere proprio il nostro Paese, insieme alla Francia, nel mirino. Molte le indiscrezioni uscite negli ultimi giorni, relative al numero di raccomandazioni - probabilmente sette; ai settori, oltre ai conti pubblici, anche liberalizzazioni, riforma della giustizia e modernizzazione della pubblica amministrazione;infine relative alla possibile entità della manovra che Bruxelles ci chiederebbe, che potrebbe ammontare a quattro miliardi. Questione ancora una volta di conti: l'Italia ha chiesto di rinviare al 2016 il pareggio di bilancio, ma Bruxelles non è del tutto allineata alle previsioni di Roma in tema di crescita e deficit strutturale. Non è dunque da escludere una richiesta precisa sui conti, accompagnata da apprezzamenti e incoraggiamenti sulle riforme messe in campo dall'esecutivo Renzi, che sembrano viaggiare nella direzione indicata dalla Commissione. Chi invece rischia un richiamo più pesante è la Francia, ancora sotto choc per il terremoto elettorale di domenica: Parigi non sembra più in grado di mantenere gli impegni presi con Bruxelles sulla discesa del deficit, assumendo sempre più il profilo del grande malato d'Europa.

1/6/2014

Si complica la partita delle nomine europee: la Gran Bretagna arriva a minacciare l'uscita dall'Unione, se Juncker diventasse prossimo presidente della Commissione.

"Non posso garantire la permanenza della Gran Bretagna nell'Unione Europea, qualora nominasteJean-Claude Juncker alla presidenza della nuova Commissione". Non è andato per il sottile il premier David Cameron, secondo quanto riportato ieri dal settimanale tedesco Der Spiegel, nel colloquio avuto martedì con la cancelliera Angela Merkel. Cameron è arrivato a dire che un'ipotetica nomina di Juncker alla successione di Josè Barroso potrebbe destabilizzare il governoliberalconservatore, inducendolo ad anticipare il referendum sulla permanenza di Londra nell'Unione, attualmente in programma nel 2017. Con il serio rischio, considerata la forte avanzata degli indipendentisti di Nigel Farage alle ultime elezioni europee, di un sì dei cittadini britannici all'opzione di addio all'Europa. "Juncker è un volto degli anni '80, non può risolvere i problemi dei prossimi cinque anni", ha sibilato Cameron, con un attacco al vetriolo contro l'ex-premier lussemburghese. La strada negoziale verso la nomina del prossimo presidente della Commissione appare decisamente in salita: le principali famiglie politiche dell'Europarlamento appoggianoJuncker, portabandiera di una maggiore parlamentarizzazione della vita comunitaria. Ma i Governi sono divisi: Gran Bretagna, Svezia, Ungheria, Olanda e Finlandia non vogliono Juncker. La Merkel, deus ex-machina dell'Unione a 28, lo appoggia - ma senza troppa convinzione. Una crisi politico-istituzionale a Bruxelles potrebbe essere dietro l'angolo.

30/5/2014

Fra scontri nell'est e crisi del gas, prosegue -sul filo del rasoio- il tentativo di normalizzare la difficile situazione in Ucraina.

L'ennesimo round negoziale a Berlino fra Unione Europea, Kiev e Mosca ha portato a un primo risultato: secondo quanto annunciato dal Commissario all'Energia Guenther Oettinger, Kiev ha pagato una prima tranche di 786 milioni di dollari, del suo debito sul gas alla Russia. I negoziati proseguiranno lunedì a Bruxelles: intanto l'Ucraina ha affermato che nonaccettera' "mai" il rialzo del prezzo per il gas russo che Mosca le ha imposto. Kiev è pronta a ricorrere all'arbitrato della Corte di Stoccolma, ha dichiarato il premierArseni Iatseniuk. Sul campo, intanto, la situazione resta tesa: un comitato d'indagine russo accusa le forze armate ucraine di violare la convenzione di Ginevra sulla protezione dei civili, per l'uso di truppe e armamenti contro gli abitanti nell'est del Paese. Il presidente russo Vladimir Putin ha espresso "seria preoccupazione per il proseguimento della spedizione punitiva" nell'Ucraina orientale, e auspica che "le nuove autorita' mettano fine all'uso della forza contro la popolazione civile", e "organizzino un dialogo diretto con i rappresentanti delle regioni". L'unica vera buona notizia della giornata: la liberazione dei quattro osservatori Osce arrestati dalle milizie ribelli di Lugansk.

28/5/2014

L’Europa sceglie di non decidere - almeno non subito. Nonostante lo choc elettorale e l’avanzata della destra e degli euroscettici alle ultime elezioni europee, i 28 leader scelgono l’ennesima via di mediazione, rasentando la farsa.

Dopo un giorno di consultazioni, il risultato è veramente bizantino: da oggi ben due mediatori si troveranno a fare in pratica lo stesso lavoro. Jean-Claude Juncker, il candidato di centrodestra uscito vincente dalle elezioni, ha ottenuto il mandato a maggioranza da parte dei gruppi politici dell’Europarlamento per formare una coalizione politica, che lo possa portare alla presidenza della prossima Commissione Europea. In serata, i capi di stato e di Governo hanno affidato un mandato analogo al presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy, che dovrà anch’esso condurre consultazioni con i nuovi gruppi politici all’Europarlamento, interfacciandosi con lo stesso Juncker, per individuare il nome del successore di Barroso. In pratica, è braccio di ferro tra Parlamento Europeeo e leader comunitari, che -nei fatti- si sono rifiutati di seguirealla lettera le indicazioni emerse alle ultime elezioni. Probabilmente decisivi il veto britannico e ungherese sul nome di Juncker. Sullo sfondo, i 28 hanno deciso -come sottolineato dal premier italiano Matteo Renzi- di dare una risposta alle preoccupazioni degli elettori, definendo nuove priorità di azione europea nei settori economico, della sicurezza, e del clima. Parallelamente, e sotterraneamente, è anche iniziata la grande partita delle nomine alle posizioni di vertice in Europa. I tempi si allungano. E l’europa dimostra di aver capito poco o nulla del duro messaggio inviatole domenica dagli elettori. Un’altra occasione persa.

27/5/2014

Non scopre dunque le carte il premier Matteo Renzi, giunto poco prima delle 18 al vertice europeo. Dopo aver saltato il prevertice dei socialisti, per visitare il Museo Ebraico teatro dell’attentato di sabato, Renzi è giunto direttamente al palazzo Justus Lipsius.

Non si sbilancia dunque su possibili nomi di candidati alla presidenza della Commissione Europea, Renzi, rifiutandosi di avallare esplicitamente la candidatura del popolare Juncker. Oggi i capigruppo dei partiti politici all’Europarlamento hanno formalmente investito l’ex-presidente dell’Eurogruppo, affinchè cominci i negoziati per costruire una maggioranza che lo porti alla presidenza dell’esecutivo comunitario. Arrivando al summit, il francese Hollande ha ribadito l’intenzione di far cambiare rotta alle politiche europee, riorientandole su crescita e occupazione. Di riformare l’Europa, ma con un’ottica britannica, parla anche il premier David Cameron – che appare, per inciso, il maggior avversario alla nomina di Juncker. Riassume la cancelliera tedesca Merkel: Juncker è il nostro candidato di punta per la Commissione. La Merkel ha tracciato pure una possibile road map: questa sera i 28 leader dovrebbero dare mandato al presidente europeo Van Rompuy di condurre i negoziati con Juncker e con il Parlamento per la prossima Commissione.

27/5/2014

Alle 20 di sera Francois Hollande entra nelle case dei francesi per lanciare un doppio messaggio: nella sostanza, il voto è stata una verità dolorosa per la Francia, occorre dunque riformare il Paese e riorientare l’Europa, ma la linea di Governo non può deviare.

Non sembra cedere terreno politicamente, Hollande, rispetto alFront National: occorrerà capire se e quanto pagherà con io cittadini, la sua linea. Più realista, per paradosso, appare la cancelliera tedesca Angela Merkel, che parla di una 'notevole e deplorevole'' avanzata dei populisti euroscettici in Europa, ma sembra cambiare per un giorno registro, rispetto al tema classico dell’austerità e dei bilanci in ordine, ponendo l’accento sulla necessità di una risposta da dare -ai delusi dall’Europa- che si focalizzi su “crescita, competitivita' e lavoro''. Chi esce di scena è il leader dell’opposizione socialista in Spagna Alfredo Rubalcaba: finito dietro ai popolari del premier Rajoy, ha deciso che è ora di passare la mano. Qui a Bruxelles intanto è tempo di pallottolieri: il candidato dei popolari Juncker, forte di 213 seggi, esige il posto di presidente della Commissione Europea, e indica nella grande coalizione coi socialisti l’unica strada per impostare la nuova legislatura. Il socialista Martin Schulz non si dà per vinto e disegna maggioranze alternative in plenaria, pur da sconfitto coi suoi 190 seggi, per succedere lui a José Barroso. Oggi la prima battaglia si consumerà tra i capidelegazione del Parlamento Europeo uscente: in serata la palla passerà ai 28 leader, qui a Bruxelles per un vertice straordinario. La parola di moda è: “confrontiamoci”. Il nome del prossimo presidente della Commissione è tutto ancora da scrivere.

26/5/2014

Il day after della notte elettorale cede il passo alle prime manovre di palazzo: spazzata sotto i tappeti nazionali la polvere dell’onda euroscettica, che ha guastato la festa, si guarda già alla presidenza della prossima Commissione Europea.

In una conferenza stampa il candidato del centrodestra Jean-Claude Juncker ha ribadito che i popolari europei sono i vincitori della competizione, e che chiederà il mandato a succedere a José Barroso alla testa dell’esecutivo comunitario.Juncker è stato esplicito nell’indicare la grande coalizione con i socialisti come l’unica strada possibile da battere. Vittoria sofferta, in ogni caso: il PPE chiude con un calo di ben sette punti, rispetto al 2009. Ma con 213 deputati resta la prima forza, e rivendica la primogenitura nella scelta del presidente della Commissione. Anche se -Angel Merkel dixit- ora si apre una fase di negoziati. Juncker parte come candidato ufficiale, ma i 28 leader potrebbero optare per qualcun altro. In casa socialista ci si lecca le ferite: gli exploit italiano e tedesco salvano il gruppo dal crollo, assestandolo a 190 deputati. Dal centrosinistra l’ammissione di sconfitta e l’invito ai popolari a trovare una maggioranza. Il presidente della Commissione uscente Barroso prova intanto -con difficoltà- a vedere il bicchiere mezzo pieno: le forze filoeuropee, combinate, hanno ancora una solida maggioranza, dice. Poi però ammette la sua “estrema preoccupazione”. Intanto si fanno i conti sul numero di deputati euroscettici. Circa 140, su 751. Una minoranza di peso, ma dalla scarsissima coesione. Almeno in partenza. Una sola la certezza: sarà un Europarlamento molto frammentato.

26/5/2014

L’onda euroscettica allaga le fondamenta del Parlamento Europeo, provocando un sisma che rende amara ogni vittoria. Alla fine i risultati premiano nuovamente il centrodestra guidato da Jean-Claude Juncker, che a notte inoltrata afferma: "sono pronto ad accettare il mandato di presidente della Commissione Europea. Tratterò con il gruppo socialista, ma non andrò in ginocchio da loro".

I socialdemocratici di Martin Schulz restano secondo gruppo al Parlamento Europeo: per l’attuale presidente dell’Eurocamera un boccone davvero amaro da digerire, dopo che le prime proiezioni dalla Germania lo avevano fatto troppo frettolosamente esultare. Limitano le perdite i liberali, tengono le posizioni i verdi, guadagna qualcosa la sinistra, grazie alla spinta ellenica di Tsipras. La prossima legislatura passerà alla storia come quella dell’assalto dei partiti antieuro alla fortezza di Bruxelles: il Front National -estrema destra- primo partito francese rovina la serata a tutti e fa scorrere più di un brivido lungo la schiena degli europarlamentari, ma anche lo UK Independence Party -primo partito britannico- finisce con l’ampliare lo Stretto della Manica, lasciandosi dietro di sei punti Conservatori e Laburisti. Negli altri grandi Paesi, tiene in Germania la Cdu di Angela Merkel, ma deve ingoiare la rimonta dei socialdemocratici. In Spagna il PartidoPopular stacca di un’incollatura i socialisti. La Grecia è invece appannaggio della sinistra di Alexis Tsipras, ma i neonazisti di Alba Dorata sono in pericolosa ascesa. Digeriti i risultati, preso atto della protesta montante contro l’Unione Europea, Europarlamentari prima e capi di Stato e di Governo poi si riuniranno qui domani per i primi bilanci - e per indicare il successore di Josè Barroso alla guida della Commissione. Stavolta occorrerà fornire risposte chiare a un’Europa, che ha appena eletto circa 170 deputati di area euroscettica.

24/5/2014

Una conferma e una sorpresa: i primi dati che trapelano dai quattro Paesi che hanno già votato per le elezioni europee segnalano l'attesa avanzata degli anti-euro dello UK Independence Party in Gran Bretagna, e l'inaspettato -probabile- stop degli xenofobi olandesi del Partito della Libertà di Geert Wilders.

Nel Regno Unito le elezioni amministrative, svoltesi in tandem con quelle europee, hanno registrato l'attesa avanzata degli indipendentisti britannici, che chiedono l'addio di Londra all'Unione Europea. Terzi, per numero di seggi nei consigli locali dove si è votato, con il 17% dei voti. I laburisti primo partito al 31, i conservatori del premier Cameron in calo al 29 e i liberaldemocratici filoeuropei letteralmente falcidiati e mutilati di un terzo dei seggi, con un misero 13% in percentuale. Numeri da prendere con le molle, considerata la diversa natura delle elezioni, ma comunque indicativi: da prendere con le molle anche gli exit-poll olandesi, che convergono però ormai tutti verso la medesima conclusione: l'euroscettico Wilders esce sconfitto, e già ammette il risultato deludente, che lo vedrebbe addirittura quarto partito nel Paese. Addio prematuro dunque ai sogni di gloria da primo schieramento. Ieri si è votato in Irlanda, oggi si chiudono le urne in Repubblica Ceca: sarà un sabato elettorale anche in Lettonia, Malta e Slovacchia. Domani tocca agli altri 21 Paesi, Italia compresa.

23/5/2014

Irlanda e Repubblica Ceca si sono dunque aggiunte oggi ai Paesi al voto per le elezioni europee.

Dopo il fiasco in Olanda -almeno secondo gli exit-poll- del partito euroscettico e xenofobo diGeert Wilders, che avrebbe chiuso addirittura al quarto posto e in calo di cinque punti, staccato di tre da due partiti filoeuropei, i primi risultati delle elezioni locali in Gran Bretagna confermerebbero invece l'ascesa dello UK Independence Party di Nigel Farage. Si tratta -ripetiamo- di elezioni locali, ma poiché ieri si è votato sull'isola anche per le europee, potrebbero fornire indicazioni interessanti sul voto del Regno Unito in chiave continentale: secondo la Bbc, lo Ukip avrebbe conquistato ben 143 consiglieri nelle amministrazioni locali, partendo dai due iniziali, e imponendosi come quarto partito del Paese. Crollo dei liberaldemocratici, che hanno perso circa il 40% dei seggi, calo anche per i Tories del premier Cameron, mentre i laburisti si impongono come primo partito dell'isola. Gli ultimissimi sondaggi in Francia confermano il primo posto del Front National, davanti a conservatori e -staccatissimi- i socialisti di Francois Hollande. In Irlanda l'affluenza alle urne veleggiava nel pomeriggio poco sopra il 20%, ma si attende una ripresa in serata, con l'uscita dagli uffici. Oggi e domani si vota in Repubblica Ceca, domani tocca a Lettonia, Malta e Slovacchia.

23/5/2014

Prima sorpresa dalle elezioni europee: i risultati ufficiosi degli exit-poll in Olanda, dove si è votato ieri, registrano un crollo del più noto schieramento anti-Euro.

L'Olanda rovina anche quest'anno l'embargo elettorale sui risultati delle elezioni europee, ma regala a Bruxelles un insperato sorriso: secondo gli exit-polls resi noti ieri sera dai media dei Paesi Bassi, a vincere la tornata elettorale sarebbero stati i partiti filoeuropei dei liberaldemocratici e dei cristiano-democratici, con una percentuale di poco superiore al 15%. Tiene le posizioni il partito liberale del premier Mark Rutte, intorno al 12,1%, mentre la vera sorpresa è il calo del Partito della Libertà di Geert Wilders, anti-euro e anti-immigrazione, che perderebbe addirittura due dei cinque seggi che deteneva a Strasburgo, con un deludente 12,2%. Un crollo di quasi cinque punti, rispetto alle precedenti europee. L'annunciata marcia trionfale degli euroscettici verso Strasburgo parte dunque con un inatteso KO, che demolisce una delle tre figure più rappresentative della destra anti-euro, il biondo platinato Wilders. Bassa l'affluenza alle urne, sempre secondo l'exit-poll, sebbene in leggerissimo miglioramento rispetto a cinque anni fa: a votare è andato il 37% degli aventi diritto. Domenica saranno resi noti i risultati ufficiali. Ieri si è votato anche in Gran Bretagna, possibile terra di conquista di un altro degli spauracchi di Bruxelles: l'euroscettico Nigel Farage, leader dello UK Independence Party. Oggi andranno ai seggi gli elettori di Irlanda e Repubblica Ceca, mentre il grosso dei cittadini europei, italiani compresi, voterà tra sabato e domenica.

22/5/2014

Affluenza in calo alle urne in Olanda, che con la Gran Bretagna ha aperto oggi le votazioni per le europee. A metà pomeriggio aveva votato nei Paesi Bassi solo il 19% degli elettori. E non sono le uniche cattive notizie che arrivano dall'Olanda.

Elezioni europee al via, con l'Olanda pronta -anche stavolta- a guastare la festa. Già nel 2009 i Paesi Bassi avevano diffuso alcuni exit-polls alla chiusura delle urne, il giovedì: oggi si attende il replay, con una vera e propria gara alle proiezioni anticipate. L'emittente pubblica Nos renderà noti i risultati ufficiosi, sulla base di un campione di 40mila votanti, mentre due organizzazioni indipendenti avrebbero addirittura assoldato dei volontari, per presidiare un quinto delle sezioni elettorali e assistere allo spoglio dei voti, che è pubblico. E' dunque estremamente probabile che l'Europa conoscerà con sufficiente precisione il voto olandese già stasera, ben prima dell'annuncio ufficiale di domenica, insieme agli altri 27 Paesi comunitari. E i Paesi Bassi non sono una nazione ininfluente, in questa campagna elettorale: se i due partiti liberali sono in testa nei sondaggi, tutta l'attenzione è puntata verso il partito anti-euro di Geert Wilders. Il terzo posto è probabile, ma non si esclude un risultato più clamoroso, soprattutto se l'affluenza risultasse molto bassa: i più pessimisti indicano un rischio di 30% di votanti. Il rischio astensione, insieme all'onda euroscettica, è uno degli incubi a Bruxelles: oggi, oltre all'Olanda, si vota anche in Gran Bretagna, sia per le europee, che per alcune elezioni locali. Gli ultimi sondaggi pronosticano una storica vittoria dello UK Independence Party di Nigel Farage, stimato fra i sette e i dieci punti sopra laburisti e conservatori.

21/5/2014

Al via domani le attese elezioni europee: si voterà fino a domenica. Sulla base del voto, martedì i 28 leader potrebbero indicare il nome del prossimo presidente della Commissione Europea.

Il countdown è finito: le prime elezioni europee post-crisi, le prime con candidati ufficiali -divisi per famiglia politica- alla presidenza della Commissione, prendono il via domani, con l'apertura delle urne in Gran Bretagna e Olanda. L'anomalia della votazione spalmata su ben quattro giorni resta: venerdì tocca a Irlanda e Repubblica Ceca. Praga bissa sabato, raggiunta da Slovacchia, Lettonia e Malta. Tutti gli altri Paesi chiuderanno domenica, con l'Italia buona ultima a sigillare le urne alle 23 - circostanza che ha fatto infuriare gli organizzatori della serata elettorale a Bruxelles, che dovranno aspettare proprio noi per diffondere, a tarda sera, i primi exit-poll del nuovo Europarlamento. Alle urne sono chiamati quasi 400 milioni di cittadini in 28 Paesi: 17mila i candidati in lizza, per 751 seggi, 73 dei quali saranno assegnati all'Italia. La competizione quest'anno è stata resa aspra dall'onda montante dei partiti euroscettici o antieuro, che -si stima- potrebbero raccogliere insieme quasi un terzo dei seggi, obbligando le famiglie politiche conservatrice, socialista e liberale a una grande coalizione ad assetti variabili. Dalla Svizzera il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è tornato a mettere in guardia sui rischi che corre il progetto europeo: l'Europa e' ancora "attraversata da pulsioni e populismi che mettono in discussione struttura ed obiettivi della costruzione comune".

21/5/2014

Ancora l'immigrazione al centro della cronaca.

Non si fermano gli arrivi di immigrati. Altre centinaia di migranti sono stati soccorsi ieri al largo della Sicilia, più di cento dei quali bambini. E' stata la Marina Militare, nell'ambito dell'operazione Mare Nostrum, a soccorrere i barconi, in un'operazione durata due giorni e resa complicata dalle condizioni del mare e dall'avaria di un'imbarcazione. Oggi l'arrivo dei migranti -quasi tutti siriani in fuga dalla guerra civile- ad Augusta, in Sicilia, a bordo della fregata Grecale e del pattugliatore Foscari. La cronaca ha così fatto nuovamente irruzione nel dibattito elettorale e nei rapporti tra Italia ed Europa sul delicato fronte immigrazione, con il Ministro dell'Interno Angelino Alfano che -dopo lo scontro a distanza di una settimana fa con la Commissaria Europea CeciliaMalmstroem- minaccia di sottrarre i costi dell'operazione Mare Nostrum dai contributi che l'Italia versa all'Europa. Si tratta di 100 milioni l'anno, secondo Alfano. Da Bruxelles nessuna reazione, considerato il momento estremamente sensibile, a pochi giorni dal voto. All'Europa si è rivolto anche il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco: "se l'Unione Europea vuole presentarsi come 'casa comune' e non un insieme di interessi dove chi e' piu' forte prevale non puo' tirarsi indietro e guardare infastidita". L'arida contabilità dei numeri intanto informa che dall'inizio dell'anno sono sbarcati sulle nostre coste 38mila stranieri, oltre 1300 dei quali minorenni.

15/5/2014

Un arretramento pari a 14 anni. Il dato sul Pil italiano coglie tutti di sorpresa, gettando più di un'ombra sulle speranze ormai acquisite di un'imminente uscita dalla crisi. Il problema sta tutto in quel decimale in meno di crescita, fatto registrare dalla Penisola nel primo trimestre 2014.

In valori assoluti, per trovare un pil inferiore nella serie Istat, bisogna tornare addirittura al primo trimestre del 2000. Ma in quegli anni, per quanto anemica, la tendenza dell'economia italiana virava verso la crescita. Nel pomeriggio, una nota del Tesoro ribadiva che a rilanciare consumi ed economia sarà il taglio dell'Irpef, insieme a un cambio di registro -in direzione proprio della crescita- che dovrebbe arrivare dal semestre italiano alla guida dell'Unione Europea. Spiegazioni che sono suonate come pannicelli caldi, basate su aspettative, più che su certezze: spiegazioni che hanno fatto il solletico ai mercati, in caduta libera. Il Tesoro ha notato come il rallentamento economico sia stato comune ad altri Paesi europei: la Francia registra crescita zero nel primo trimestre, l'Olanda fa addirittura segnare un -1,4%, giù di sette decimali il Portogallo. Ma a ben guardare, il quadro è in chiaroscuro: la Germania vola a +0,8%, al pari della Gran Bretagna, mentre la Spagna è positiva di quattro decimali. Bruxelles ne prende atto: dai dati sul pil "emerge un quadro misto", vanno "presi con cautela, non illustrano un trend". Così la Commissione Europea. A questo punto l'azione annunciata della Bce, con un taglio dei tassi a giugno, diviene -più che una probabilità- una certezza.

13/5/2014

Resta alto il tono dello scontro tra Bruxelles e l'Italia, sulla questione immigrazione: a quanto sappiamo, sarebbe in corso in questi minuti una vera e propria riunione di emergenza negli uffici della Commissione Europea a bruxelles, per rispondere agli attacchi giunti oggi da Roma.

Nel corso della giornata, a prendere la parola è stato il portavoce della Commissaria alla Giustizia e Affari Interni, Michele Cercone, che prima ha ricordato come Bruxelles abbia inviato a marzo una lettera alle autorita' italiane, fornendo la disponibilita' della Commissione a verificare quali altre misure concrete possano essere messe in campo". Ma "non abbiamo ricevuto indicazioni precise", ha sottolineato Cercone. "Siamo qui per ascoltare le autorita' italiane - ha aggiunto il portavoce italiano della Commissione - per sostenerle e aiutarle, ma non possiamo sostituirci a loro". Infine la puntualizzazione: "non abbiamo bisogno di un incontro extra" sul tema immigrazione, ma di "azioni extra". E' comunque probabile che a breve Bruxelles reagirà all'innalzamento dei toni della polemica da parte del Governo italiano.

10/5/2014

Alla vigilia del nuovo referendum secessionista nell'est dell'Ucraina, Europa e Stati Uniti furiosi con Vladimir Putin per l'ennesima provocazione. La visita di ieri in Crimea.

Vladimir Putin provoca l'Europa e l'Occidente, nel giorno dei festeggiamenti per la vittoria sul nazismo, approdando a Sebastopoli e sancendo con la sua presenza fisica l'annessione -ormai conclamata- della Crimea. Nato, Casa Bianca e Germania hanno condannato una visita decisamente inopportuna, considerata la disputa in corso sulla sovranità territoriale della Penisola e le fortissime tensioni che percorrono quotidianamente le regioni orientali ucraine. "Il ritorno della Crimea alla Russia ristabilisce la verità storica", ha affermato Putin - giusto per non lasciare sottintesi. Intanto, a 500 km. di distanza, oltre venti persone venivano uccise in nuovi scontri tra forze dell'ordine e separatisti filorussi a Mariupol, sul Mar d'Azov. Le autorià ucraine attaccani Putin per la palese violazione di sovranità della Crimea, e si preparano all'incontro di unità nazionale in programma mercoledì, che vedrà riunite le forze politiche di tutte le regioni, esclusi i filorussi insorti. Prima ancora, bisognerà però fronteggiare il rischio dell'ennesimo referendum separatista, in programma domani. L'Europa osserva, pronta all'azione: il caso Ucraina è finito al centro del vertice informale Merkel-Hollande sul Mar Baltico, mentre l'Unione Europea si è detta pronta ad allargare la base legale delle sanzioni contro Mosca, in modo da colpire anche "entita'russe". Già identificare "due societa' non sistemiche" , che potrebbero essere sanzionate al Consiglio Esteri di lunedi'. Sempre lunedì, nuovo vertice Europa-Russia-Ucraina per trovare un accordo sulle forniture di gas.

9/5/2014

E' stata dunque la giornata dell'orgoglio russo oggi, nelle regioni annesse delle Crimea, dove il presidente Vladimir Putin ha inscenato una prova di forza, con la sua prima visita dal controverso referendum di marzo. Putin ha usato l'anniversario della vittoria sovietica sul nazismo per recarsi in visita nella Penisola trasformata unilateralmente in provincia russa.

A Sebastopoli, Putin ha definito il 2014 come l'anno che "passerà alla storia per la decisione della popolazione crimea di unirsi alla Russia, giurando fedeltà alla verità storica e alla memoria dei nostri antenati". Immediata la reazione del Governo ucraino, che ha definito la visita di Putin una pesante violazione della sovranità del Paese. Condanna anche da parte della Nato, che ha chiesto a Putin di fare un passo indietro dal baratro. E che ha affermato di non avere prove tangibili del ritiro delle forze armate russe dal confine. Intanto il presidente e il premier ucraini, Turcinov e Iatseniuk, hanno annunciato "una tavola rotonda di unita' nazionale" con tutte le forze politiche di tutte le regioni. Ancora scontri nel porto meridionale di Mariupol, dove 20 manifestanti filorussi e un ufficiale di sicurezza ucraino sono rimasti uccisi, in violenze nei pressi del quartier generale della polizia. Infine l'Unione Europea si è detta pronta ad allargare la base legale delle sanzioni, in modo da colpire anche "entita' russe", e ha identificato "due societa' russe non sistemiche" che potrebbero essere sanzionate già al Consiglio Esteri di lunedi'. Sempre lunedì, nuovo verticeEuropa-Russia-Ucraina per trovare un accordo sulle forniture di gas.

9/5/2014

Bce pronta all'azione a giugno, superato lo scoglio delle elezioni europee, e proiezioni economiche alla mano: Mario Draghi traccia da Bruxelles la roadmap a breve termine dell'istituto centrale, sostenuta -ci tiene a sottolinearlo- da un impegno unanime del board. Tra un mese, dunque, Francoforte passerà quasi certamente alle cosiddette "misure non convenzionali".

Per intanto il costo del denaro nell'Eurozona resta fermo allo 0,25%: la ripresa procede come da aspettative. E l'inflazione, avverte Draghi, resterà bassa a lungo, con un miglioramento solo graduale. A peggiorare le cose, rileva il presidente Bce, il tasso di cambio, motivo di crescente tensione tra Parigi e Berlino: se associato a un'inflazione bassa, ammette Draghi, è motivo di seria preoccupazione. Francoforte invita pure i Paesi della zona Euro a non mettere a rischio i progressi fin qui ottenuti con le riforme. "Servono azioni decise nei Paesi con squilibri eccessivi", ripete il presidente della Bce. L'Italia è ovviamente tra questi. Infine un messaggio chiaro, rivolto ai Governi che provano a minare l'indipendenza della Banca Centrale: "siamo senz'altro grati per i molti consigli di politici e istituzioni su quasi tutto. Ma siamo indipendenti. Minacciare la nostra indipendenza potrebbe minacciare la nostra credibilità". Le Borse hanno festeggiato il segnale di imminente azione della Bce, con Milano che ha chiuso sopra quota 2%. Spread ai minimi da tre anni. E anche l'euro ha registrato un lieve calo sul dollaro.

8/5/2014

Tassi fermi, ma pronti a "misure non convenzionali" per contrastare l'inflazione troppo bassa: il presidente della Bce Mario Draghi detta la linea, indicando in giugno il mese in cui Francoforte potrebbe passare all'azione, con azioni straordinarie. "Impegno unanime" in qiesto senso, ha tenuto a precisare Draghi, compattando dietro di sè lo spesso frastagliato board dei banchieri nazionali.

Per ora il costo del denaro nell'Eurozona resta dunque fermo allo 0,25%: la ripresa procede come da aspettative. E l'inflazione, anche se restera' bassa a lungo, prima di "un graduale miglioramento", e' "fermamente ancorata" sul medio e lungo periodo, rassicura Draghi, che invita i Paesi della zona Euro a non mettere a rischio i progressi fin qui ottenuti con le riforme. "Servono azioni decisive nei Paesi con squilibri eccessivi", ripete il presidente della Bce. L'Italia è ovviamente tra questi. Un accenno all'euro forte, motivo di crescente contesa tra Francia e Germania: il cambio elevato, associato alla bassa inflazione, e' "motivo di grande preoccupazione", dice. E quindi va affrontato, avvisa Draghi. Il quale invia un messaggio chiaro ai Governi che provano a minare l'indipendenza della Bce: "siamo senz'altro grati per i molti consigli di politici e istituzioni su quasi tutto. Ma sapete, siamo indipendenti. Dovrebbero sapere che minacciare l'indipendenza potrebbe minacciare la nostra credibilita'".

6/5/2014

Nell'Eurozona, "la crescita è migliorata e la fiducia continua a dare segnali positivi", ma "la ripresa guadagnera' slancio solo lentamente". Lo scrive l'Ocse nel suo Economic Outlook, che prevede -per l'area- una crescita complessiva dell'1,2% per il 2014. Sull'Italia il barometro fa registrare un lieve peggioramento.

Il giorno dopo le previsioni economiche della Commissione Europea, tocca all'Ocse raffreddare le aspettative sulla crescita del Pil italiano: l'organizzazione rivede al ribasso le stime 2014, portandole a mezzo punto percentuale, un decimale in meno rispetto a novembre. Sul prossimo anno la crescita è attesa all'1,1%. Le previsioni Ocse sono lievemente inferiori a quelle di Bruxelles e del Governo, lasciando intravedere una ripresa -sostanzialmente- al rallentatore. Nel 2015 il rialzo del Pil tricolore, afferma l'organizzazione parigina, dovrebbe venire trainato dal ritorno della fiducia e dai moderati tagli alle tasse. Anche il bonus Irpef dovrebbe contribuire a sostenere i consumi. Dall'Ocse un riconoscimento al Governo, che -scrive- ha portato avanti il consolidamento di bilancio. Tuttavia, il livello del deficit non è sceso, a causa della debole attività economica. Solo il prossimo anno il deficit dovrebbe calare finalmente al 2,1%. Diverge -l'analisiOcse- rispetto a quella della Commissione Europea sul fronte del debito: se Bruxelles prevede un picco quest'anno e un calo il prossimo, a Parigi vedono un calo solo dal 2016, con una persistente vulnerabilità del sistema-Paese a potenziali scossoni da parte dei mercati. Permane l'allarme disoccupazione, destinata a scendere lentamente.

6/5/2014

Crescita lenta, debito e disoccupazione ancora alti. Ma l'Italia comincia a intravedere la luce in fondo al tunnel, secondo le previsioni economiche della Commissione Europea.

Il verdetto provvisorio arriva in serata, quando -al termine dell'Eurogruppo- il presidente Jeroen Dijsselbloem giudica il piano di riforme italiano "molto ambizioso - il Governo ha assicurato cherispettera' i patti": Paesi membri e Commissione Europea concedono dunque a Roma un'apertura di credito provvisoria, in attesa che le elezioni europee riportino neutralità nei giudizi di Bruxelles. Dijsselbloem lancia l'avvertimento all'Italia, affinché faccia di più sugli squilibri macroeconomici eccessivi. Il Commissario ad interim agli Affari Economici Siim Kallas definisce il debito elevato "il principale squilibrio italiano", ricalcando l'ammonimento fatto in mattinata, su un fardello destinato a sfondare quota 135% sul Pil quest'anno, per calare di poco più di un punto il prossimo. La crescita nella Penisola resta lenta, sintetizza la Commissione, con un pil che quest'anno si fermerà al +0,6%, per raddoppiare il prossimo. Il deficit resta confermato al 2,6% quest'anno, per calare di quattro decimali nel 2015. Preoccupa, al pari del debito, la disoccupazione, che quest'anno sfiorerà il 13%. Bruxelles rimanda ogni giudizio al 2 giugno, dopo le elezioni europee, ma fornisce qualche indizio: il taglio dell'Irpef non avrà un impatto immediato, tuttavia lo potrebbe avere sul lungo periodo, a patto che funzioni la spending review. "Chiediamo coperture strutturali", ha ribadito Kallas: il pareggio di bilancio strutturale può aspettare, mentre il deficit nominale è sotto controllo.

3/5/2014

La guerra civile ucraina è nei fatti iniziata ieri con un'operazione all'alba, quando la quale le forze governative hanno mosso l'offensiva contro la città-simbolo dei separatisti filorussi -Sloviansk.

Un'operazione costata molte vite, ha poi annunciato il presidente ad interim Oleksandr Turchynov, che ha dovuto ammettere la lentezza delle operazioni militari, concentrate in un'area con alta presenza di civili. Da parte sua, il Governo di Kiev ha denunciato l'abbattimento di due elicotteri, con l'uccisione di altrettanti militari. Che la situazione sia ormai esplosiva lo hanno confermato le notizie giunte ieri sera dalla città costiera di Odessa, dove -dopo i violenti scontri tra filogovernativi e separatisti della giornata- un incendio ha provocato decine di vittime nella Casa del Sindacato. Mentre il Consiglio di Sicurezza dell'Onu si riuniva in sessione d'emergenza su richiesta della Russia, il presidente americano Barack Obama e la cancelliera tedesca Angela Merkel parlavano alla stampa dalla Casa Bianca, facendo fronte comune contro Vladimir Putin. "Il nostro obiettivo non è punire Mosca", ha dichiarato Obama, "ma non possiamo accettare che la Russia violi la sovranità di un altro Paese". Già pronto un nuovo livello di sanzioni occidentali, che stavolta colpiranno i settori energetico, degli armamenti, della finanza e del credito. Concorde la cancelliera. L'Europa intanto lotta contro il tempo per evitare l'interruzione del flusso di gas russo verso l'Ucraina. C'è ancora un mese, dopo il fallimentare incontro a tre di ieri a Varsavia.

30/4/2014

Quattro punti di vista politici differenti, cinque temi di estrema attualità europea, meno di un mese alla notte elettorale di Bruxelles: questi gli ingredienti che hanno animato ieri il dibattito organizzato dal network radiofonico europeo Euranet Plus.

Il socialista Martin Schulz, il popolare Jean-Claude Juncker, il liberale Guy Verhofstadt e la verde Ska Kellerhanno replicato -a meno di un giorno di distanza- il faccia a faccia che li aveva visti protagonisti lunedì sera a Maastricht. Tante le ammissioni sulla necessità per l'Europa di fare di più, poche però le proposte concrete, in un dibattito contrassegnato da una visione fondamentalmente europeista: a giocare maggiormente in difesa il conservatore Juncker, che -per il suo passato da presidente dell'Eurogruppo e premier lussemburghese- rappresenta ancora, nella memoria collettiva, l'Europa intergovernativa dei vertici, non quella comunitaria dell'Europarlamento. E' sincero, Juncker, nell'affermare che sulla disoccupazione non ci si può fare troppe illusioni. Bruxelles non ha i poteri necessari a combattere da sola la piaga dei senza lavoro. Schulz lancia l'idea di un programma di microcredito per le Pmi, legato però all'obbligo di assumere giovani disoccupati. Sull'austerità è proprio Schulz a lanciare una proposta concreta: combattere la finanza speculativa, introducendo il principio secondo cui le tasse si pagano nei Paesi dove si realizzano i profitti. Durissima la Keller: "l'asterità non ha funzionato, ha distrutto il sogno europeo", attacca, mentre frena Juncker: "non sono un fan dell'austerità, tuttavia la soluzione non può essere solo incrementare deficit e debito". Ampio spazio al tema della politica energetica, con visioni opposte tra Juncker, che vorrebbe mantenere la questione su un livello nazionale, e Verhoftsadt, che vorrebbe invece comunitarizzarla. La chiusura è tutta finanziaria: i quattro candidati si dividono tra chi assicura che con l'unione bancaria -appena approvata- eviteremo altre crisi, e chi sostiene che si può fare di più. L'ultima battuta è sugli eurobond: il conservatoreJuncker apre, ma a condizione che si coordinino prima le politiche economiche nazionali. Nota di chiusura: l'assenza di candidati apertamente euroscettici, che non hanno nominato un candidato alla presidenza della Commissione, ha tolto una prospettiva importante alla discussione.

29/4/2014

Un'ora e mezza di dibattito serrato, per cinque temi che toccano da vicino il futuro dell'Europa. Il faccia a faccia organizzato dal circuito radiofonico EuranetPlus a Bruxelles, ha visto protagonisti oggi i quattro candidati alla presidenza della Commissione Europea.

Il popolare lussemburghese Jean-Claude Juncker, rappresentante del Ppe, il socialista tedesco Martin Schulz, il liberale belga Guy Verhofstadt e la verde tedesca Ska Keller. Ad aprire il dibattito il tema disoccupazione, con Jean-Claude Juncker che ammette: l'Europa non ha ancora tutti gli strumenti per combattere il problema dei senza lavoro. "Non credo che i politici possano creare lavoro, ma possiamo fornire le precondizioni necessarie", dice. Juncker suggerisce di puntare sulla mobilità dei giovani europei. La verde Keller indica nel settore verde e delle rinnovabili l'area dove guardare, per creare sei milioni di posti entro il 2020, mentre il socialista Schulz lancia la proposta di un programma comunitario di microcredito per le Pmi, che garantisca un accesso facilitato alle aziende che assumono giovani. Il liberale Verhofstadt ammette: l'Europa ha gestito male la crisi, serve una strategia di crescita per rilanciare l'occupazione. Serve l'unione bancaria, serve un mercato unico dell'energia, serve un mercato digitale unico, aggiunge Verhofstadt. "L'austerità non ha funzionato, ha distrutto il sogno europeo", denuncia la Keller, quando il dibattito si sposta sul tema della crisi. Per la Keller, stiamo lasciando un'eredità pesante alle generazioni future. Schulz propone di combattere la finanza speculativa, e promette che se sarà eletto introdurrà il principio secondo cui il Paese dove si realizza un profitto deve essere il Paese dove si pagano le tasse. Juncker chiosa: "non sono un fan dell'austerità, ma neppure aumentare deficit e debito può essere la soluzione. Il presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz pone l'accento sulla necessità di avere un sistema legale di immigrazione. E denuncia: mancano regole comuni. Il liberale Verhofstadt pone l'accento sulle politiche di immigrazione legale, e chiede un rafforzamento dell'agenzia Frontex, mentre il popolare Juncker propone di investire più denaro nell'aiuto ai Paesi di origine dei migranti. Infine, la verde Keller chiede di fare di più, per i rifugiati. Sulla politica energetica, il liberale Verhofstadt attacca Juncker, che aveva ipotizzato di mantenere a livello di competenza nazionale le responsabilità in materia: occorre una politica comunitaria in materia, che regoli l'import e il mix energetico, dice Verhofstadt. La verde Keller ribadisce il no all'energia nucleare, mentre Schulz propone di investire sulle reti. La chiusura è tutta sulla finanza, con Juncker in difesa sulla questone del segreto bancario in Lussemburgo (Paese del quale è stato premier), prima di garantire che -grazie all'unione bancaria- non ci saranno altre crisi finanziarie in Europa. Ribatte Verhofstadt: su questo vanno fatti ancora passi in avanti. Interviene Schulz: la mancanza di controllo sulle banche ha portato alla situazione attuale. Sugli eurobond, ancora Juncker: "in principio sono favorevole, ma prima serve un maggior coordinamento delle politiche economiche nazionali", afferma. Poi la chiusura: alla notte elettorale europea mancano solo 26 giorni. Il countdown prosegue.

29/4/2014

L'emergenza immigrazione irrompe al Big Crunch debate tra i quattro candidati alla presidenza della Commissione Europea.

"Dobbiamo avere un sistema legale di immigrazione, la precondizione è una condivisione delle quote. Vent'anni fa ho tenuto un discorso sull'immigrazione al Parlamento Europeo. A vent'anni di distanza non è cambiato nulla. Occorre solidarietà tra i Paesi europei". Il candidato liberale Guy Verhofstadt propone una politica europea per l'immigrazione legale, altrimenti -dice- si rischia di avere altre emergenze come quelle che stiamo vivendo oggi.Verhofstadt propone anche di rafforzare Frontex. "Sull'immigrazione occorre solidarietà", dice il candidato conservatore Jean-Claude Juncker. "Dobbiamo lavorare sull'immigrazione legale, ma soprattutto l'Europa deve aiutare i migranti nei loro Paesi di origine. E' stato un grande errore", ammette Juncker, "tagliare gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo a causa della crisi". Juncker ha aggiunto che occorre un fondo di finanziamento europeo per i rimpatri, per evitare che ricadano sui bilanci nazionali dei Paesi del sud Europa. Infine la candidata verde Ska Keller concorda sulla necessità di valorizzare l'immigrazione legale, e chiede di smettere di vedere gli immigrati come un peso. "L'Europa deve fare di più sui rifugiati", chiede Ska Keller. Tra gli altri temi affrontati nel corso del dibattito, la disoccupazione, le politiche di austerità, quelle sull'energia, infine, finanza ed eurobond.

27/4/2014

Scatena un caso internazionale l'ennesima gaffe di Silvio Berlusconi. Che -nell'attaccare il candidato socialdemocratico alla presidenza della Commissione Europea Martin Schulz- finisce con offendere l'intera popolazione tedesca, accusata di negazionismo sui lager.

La nemesi tedesca di Berlusconi riemerge undici anni dopo l'epico scontro all'Europarlamento, in apertura dell'ultimo semestre di presidenza italiano: allora Berlusconi era presidente di turno e Schulz un semisconosciuto capogruppo socialista. Oggi le parti si sono invertite: Schulz è candidato presidente della Commissione e Berlusconi ha una condanna definitiva alle spalle, e un partito in difficili acque elettorali. Proprio Schulz reagisce duramente: "Berlusconi è sinonimo di odio, invidia e litigio". Prima di lui, è il partito socialista europeo a definire "spregevoli" le dichiarazioni del leader di Forza Italia. Il capogruppo all'Europarlamento Swoboda chiede al Partito Popolare Europeo di cacciare lo schieramento berlusconiano. Il Ppe, dal canto suo, risponde con un silenzio imbarazzato: negli ultimi anni Berlusconi è stato un soggetto più tollerato che benvoluto, nel centrodestra europeo. L'unico a rompere il silenzio è l'eurodeputato tedesco ElmarBrok, vicino ad Angela Merkel: "sono dispiaciuto, Silvio Berlusconi è completamente fuori dalla realtà. Sono le frasi di un vecchio, personalmente mi turbano". A difendere Berlusconi resta solo Forza Italia.

26/4/2014

"Spregevole": il Partito Socialista Europeo attacca a testa bassa Silvio Berlusconi, dopo l'ennesima gaffe del leader di Forza Italia.

La nemesi tedesca di Berlusconi riemerge undici anni dopo lo scontro al Parlamento Europeo, in apertura dell'ultimo semestre di presidenza italiano: allora Berlusconi era presidente di turno europeo e Schulz un anonimo capogruppo socialista. Oggi le parti sono invertite: Schulz è candidato presidente della Commissione e Berlusconi ha una condanna definitiva alle spalle e un partito in difficili acque elettorali. L'attacco finisce però per lo sfuggire di mano a Berlusconi, diventando un'offesa all'intero popolo tedesco. Probabile una tattica elettorale spinta all'estremo: non potendo affondare troppo sull'euro, il leader di Forza Italia attacca la Germania, Paese che dell'austerità ha fatto la propria bandiera, negli anni della crisi. Peccato solo che al Governo a Berlino ci sia Angela Merkel, il cui partito appartiene alla stessa famiglia politica di Forza Italia. "Berlusconi diffama un'intera nazione", titola già il quotidiano conservatore Die Welt. "Gli attacchi di Berlusconi contro Schulz e tutti i tedeschi sono INDICIBILI!", scrive su Twitter la vicepresidente della Spd Manuela Schwesig. Il capogruppo socialdemocratico all'Europarlamento HannesSwoboda chiede al Partito Popolare Europeo di cacciare Forza Italia. Dal PPE -finora- solo un imbarazzatissimo silenzio. Per Forza Italia, parole strumentalizzate.

26/4/2014

Consegnato all'archivio degli insuccessi della storia il fragile accordo di Ginevra, Occidente e Russia si preparano a una nuova escalation nel conflitto ucraino.

Gli Stati Uniti e quattro Paesi europei, tra cui l'Italia, hanno lanciato ieri l'ennesimo monito a Vladimir Putin, dopo una conference call a cinque tra Obama, Merkel, Hollande, Cameron e Renzi. Si va verso sanzioni mirate, come ha spiegato il presidente americano: sanzioni che dovrebbero colpire al cuore gli interessi economici del cerchio magico di Putin. I Ministri degli Esteri europei potrebbero prendere una decisione già la prossima settimana. L'Occidente accusa la Russia di non rispettare i termini dell'intesa di Ginevra, per il disarmo dei gruppi separatisti. Mosca si deve astenere da atti di intimidazione, affermano in coro i cinque leader. Atti di intimidazione che, stando a quanto riferito dal Ministro della Difesa ad interim ucraino Koval, avrebbero visto le truppe russe spingersi fino a un chilometro dal confine. Il premier Iatseniuk evoca addirittura lo spettro di una Terza Guerra Mondiale. A questo punto il rischio di un conflitto armato è reale. Da parte sua, Mosca accusa l'Occidente di voler prendersi l'Ucraina, e minaccia il Governo di Kiev, attraverso il Ministro degli Esteri Lavrov: "pagherà per le sue azioni contro le milizie filorusse". A rendere incandescente la situazione, il rapimento ieri degli osservatori Osce, accusati di viaggiare insieme ad una spia del Governo di Kiev. Gli osservatori sono stati fermati a Sloviansk, città occupata dai miliziani filorussi. Dove anche ieri si è combattuto. Il tempo della diplomazia rischia di esaurirsi.

25/4/2014

Nuove sanzioni contro la Russia: gli Stati Uniti e quattro Paesi europei, tra cui l'Italia, hanno lanciato l'ennesimo monito a Vladimir Putin, dopo una conference call a cinque tra Obama, Merkel, Hollande, Cameron e Renzi.

L'Occidente accusa la Russia di non rispettare i fragili termini dell'accordo di Ginevra, per il disarmo dei gruppi separatisti. Non solo: Mosca si deve astenere da atti di intimidazione, affermano in coro. Atti di intimidazione che, stando a quanto riferito dal Ministro della Difesa ad interim ucraino Mikhail Koval, avrebbero visto le truppe russe spingersi fino a un chilomtero dal confine. La Francia ha reso chiaro che nuove sanzioni potrebbero essere imminenti. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha precisato che i Ministri degli Esteri europei si incontreranno presto, per prendere la decisione. Da Bruxelles confermano che la riunione potrebbe tenersi già la prossima settimana. Tutti i leader occidentali si sono detti d'accordo sulla necessità di garantire lo svolgimento delle elezioni presidenziali previste tra un mese, il prossimo 25 maggio. Da parte sua, Mosca accusa l'Occidente di voler prendersi l'Ucraina, e minaccia il Governo di Kiev, attraverso il Ministro degli Esteri Lavrov: "pagherà per le sue azioni contro le milizie filorusse". Sul campo, tensione ancora altissima: l'esplosione a un checkpoint vicino a Odessa ha lasciato sul campo sette feriti, un elicottero militare ucraino e' esploso in volo dopo essere stato colpito all'aerodromo di Kramatorsk, dove oggi si sarebbe combattut,o mentre sette osservatori Osce sarebbero stati rapiti dai filorussi a Donetsk.

24/4/2014

Ha chiuso il 2013 con un rapporto deficit/pil al 3% l'Italia, dove registra però un'ulteriore crescita il debito. Lo rivela Eurostat. Intanto ci sono buone notizie da Grecia e Portogallo.

Scende il deficit nell'area Euro, ma cresce -pesante eredità della crisi- il debito: descrive così Eurostat le finanze pubbliche europee, che nel 2013 hanno fatto registrare -globalmente- il 3% nel rapporto deficit/pil e il 92% nel rapporto debito/pil - quest'ultimo al massimo storico. Perfettamente allineata sul parametro deficit l'Italia, mentre esplode il debito tricolore - a quota 132,6%. Facciamo peggio solo della Grecia. Forti i divari nella zona Euro: il Lussemburgo presenta addirittura un surplus nei conti pubblici, mentre la Slovenia finisce dietro la lavagna per il deficit: -14,7%. L'Estonia presenta il rapporto debito/pil più basso: 10%. La Germania ha i conti in ordine, con il pareggio di bilancio, mentre la Francia si conferma in difficoltà, con un deficit/pil al 4,3% e un debito sopra il 90%. La buona notizia arriva dalla Grecia, che lo scorso anno ha registrato un avanzo primario di 1,5 miliardi di euro, lo 0,8% del pil, "molto al di sopra dell'obiettivo" fissato con l'Unione Europea. Nei prossimi mesi, forse già in estate, dovrebbero prendere il via nuovi negoziati per una ristrutturazione del debito di Atene. Altra buona notizia in arrivo dal Portogallo, che è tornato a collocare sul mercato primario titoli di Stato a dieci anni. Venduti tutti i 750 milioni in offerta, con un rendimento del 3,57%. Lisbona si avvia così, dopo l'Irlanda, ad uscire dal programma di salvataggio europeo, avviato tre anni fa nel cuore della crisi.

15/4/2014

L'Occidente torna ad alzare la voce con la Russia. Mosca pagherà costi aggiuntivi per le sue azioni in Ucraina, dicono all'unisono Europa e Stati Uniti.

A far crescere ulteriormente la tensione è stata la notizia di un passaggio molto ravvicinato di un jet russo, nei pressi di una nave da guerra americana nel Mar Nero. Un episodio avvenuto sabato, molto indicativo del clima che si respira nella regione. Ieri sera Barack Obama e Vladimir Putin sono tornati a parlarne telefonicamente: Putin ha negato con forza eventuali ingerenze russe nelle regioni orientali ucraine, scosse ogni giorno di più da notizie di occupazioni di edifici pubblici, da parte di gruppi di attivisti filorussi. Washington intanto nega che siano in programma aiuti militari a Kiev. A Lussemburgo i 28 Ministri europei hanno invece deciso di espandere la lista dei soggetti colpiti dalle sanzioni dell'Unione. Al momento sono 33 i funzionari russi e ucraini oggetto di provvedimenti di congelamento dei visti o assets finanziari. L'Europa ha però evitato di annunciare nuovi provvedimenti, in attesa del vertice di giovedì a Ginevra sulla crisi ucraina. Francia e Gran Bretagna sono stati i Paesi più decisi nell'invocare misure più pesanti, con il Ministro degli Esteri britannico William Hague già proiettato alla fase tre delle sanzioni, quelle che potrebbero colpire gli interessi economici di Mosca in modo diretto.

14/4/2014

Situazione sempre più in bilico in Ucraina, con una giornata segnata da continue provocazioni: l'ultima notizia arriva da Kiev, con il presidente ad interim Oleksandr Turcinov che avrebbe firmato il decreto che ordina l'operazione contro i separatisti filorussi nell'est del Paese.

Anche la pasionaria Iulia Timoshenko, candidata alle presidenziali del 25 maggio, ha cambiato idea, dicendosi a favore della decisione del Governo di usare l'esercito contro i separatisti filorussi nel sud-est. Filorussi che -ignorando la minaccia dell forza- non solo non abbandonano gli edifici occupati, ma ne invadono altri: è di oggi la notizia che la bandiera russa sventola sul municipio di Sloviansk, controllato dagli insorti, al pari del comando di polizia e la sede dei servizi segreti . Una ventina di filorussi hanno occupato il consiglio comunale di Zhdanovka, invasa anche la stazione di polizia di Horlivka, nella regione orientale di Donetsk. Il viceministro degli Esteri ucraino Lubkivski ha minacciato di "chiudere completamente le frontiere con la Russia". Il tutto mentre i Ministri degli Esteri europei, riuniti in Lussemburgo, hanno approvato un pacchetto di aiuti da un miliardo di euro, a favore delle autorità di Kiev, insieme a uno sconto doganale per le merci ucraine - pari ad altri 500 milioni l'anno. I toni dei Ministri degli Esteri comunitari si sono nuovamente induriti: il francese Fabius ha ipotizzato un nuovo vertice straordinario dei leader europei la prossima settimana, il britannico Hague chiede il passaggio alla fase tre delle sanzioni, ma l'italiana Mogherini frena...

12/4/2014

"Ciò mi rallegra..." Risponde quasi sorpresa Angela Merkel alla domanda in conferenza stampa sui progressi finanziari fatti dalla Grecia, ultimo in ordine cronologico il ritorno sui mercati due giorni fa.

"Finalmente possiamo cominciare a parlare di altri problemi che non siano i tassi di interesse", sbotta la Merkel, chiudendo la visita di sostegno elettorale al premier Antonis Samaras. "Credo fermamente nella possibilità di Atene di uscire dalla crisi, dopo un periodo molto, molto duro", dice la cancelliera, che guarda anzi al futuro e descrive la Grecia come una terra delle opportunità... ora che il peggio sembra alle spalle. Ed elenca, la Merkel, i settori da cui ripartire: il turismo, l'agricoltura, le nuove tecnologie. In dono porta l'istituzione di un fondo comune di investimenti greco-tedesco, che fornirà liquidità alle pmi elleniche mediante l'erogazione di mutui a basso tasso di interesse. Entrambi i Governi contribuiranno con 100 milioni di euro ciascuno. La Merkel non perde ovviamente la veste di leader continentale, esortando l'esecutivo ellenico ad andare avanti sulla strada delle riforme, seppur dolorose. "Noi vi aiuteremo", promette. Samaras coglie la palla al balzo, e assicura che il suo Governo continuerà a lavorare per rendere l'economia più competitiva. Sullo sfondo un'Atene blindata, per evitare nuove manifestazioni di massa contro la cancelliera: precauzione quasi inutile. Stavolta in piazza c'erano solo alcune centinaia di manifestanti della sinistra e dei sindacati, tenuti ad abbondante distanza dalla Merkel.

11/4/2014

Il giorno dopo il ritorno del governo greco sul mercato internazionale dei bond, dal quale era rimasto fuori per quattro anni, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha visitato Atene.

Continuare sul cammino delle riforme, per quanto dolorose. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha portato questo messaggio, nella sua visita ad Atene: "credo che dopo una fase estremamente difficile, ora ci siano molte possibilità di sviluppo in questa terra, per esempio nel settore turistico e agricolo. Ma anche nel settore di internet". La Merkel ha riconosciuto i persistenti problemi nel settore del credito bancario, che affliggono le imprese elleniche, ma ha lasciato intendere che Berlino è pronta a dare il suo contributo, sottoforma di crediti per 100 milioni di euro. "Lavoreremo per la competitività della nostra economia", ha garantito il premier greco Antonis Samaras, che ha promesso: è finito il tempo in cui l'economia ellenica si fondava sulle grandi imprese o sullo Stato. La ricetta proposta da Samaras non è lontana da quella intrapresa in Italia: lavorare per garantire un terreno di gioco più favorevole alle imprese, e puntare sulle nuove tecnologie. Nella breve visita ad Atene, la Merkel ha incontrato i giovani imprenditori, portando con sè uomini d'affari tedeschi: nell'incontro, la cancelliera ha paragonato i cinque anni di crisi attraversati dalla Grecia al periodo della riunificazione tedesca all'inizio degli anni Novanta.

9/4/2014

Torna ottimista sulla crescita il Fondo Monetario Internazionale, ma lancia inviti alle riforme, soprattutto nel mercato del lavoro.

Vede la ripresa l'Italia, con un miglioramento della crescita, ma ora occorre accelerare sulle riforme - in particolare quelle relative a lavoro, fisco, giustizia e amministrazione. Mentre una ripartenza del credito, in Italia -come in Francia, Irlanda e Spagna- potrebbe portare a un incremento del Pil superiore al 2%. Il Fondo Monetario Internazionale, nel World Economic Outlook, intravede finalmente sprazzi di sereno nell'economia mondiale: una ripresa più sostenibile nei Paesi industrializzati ha ridotto drasticamente i rischi di un'altra recessione, rileva. Ma -avverte l'Fmi- senza riforme strutturali si rischiano anni di crescita lenta e sotto la media. La ripresa resta dunque fragile, con forti rischi al ribasso. L'Italia quest'anno farà registrare un +0,6% del Pil, che salirà di altri cinque decimali nel 2015: previsioni invariate rispetto a tre mesi fa. E comunque sotto la media dell'Eurozona, dove spicca -nel 2015- il balzo del Pil greco, che sfiorerà il 3%. In Europa siamo tra i Paesi-lumaca, per la crescita. Sulla Penisola pesa come un macigno l'emergenza disoccupazione: quest'anno si attesterà al 12,4%, per calare di cinque decimali il prossimo. Il Fondo non risparmia richiami ai Paesi dell'area Euro: occorre affrontare ora il problema della bassa inflazione, attraverso misure non convenzionali e un maggiore allentamento monetario. Il capo economista dell'Fmi, Olivier Blanchard, arriva a pronunciare il termine taboo: "deflazione". Il messaggio è chiaro: "fate presto".

8/4/2014

Nuovo richiamo della Commissione Europea all'Italia sull'utilizzo dei fondi europei. Restano meno di due anni per spendere oltre il 50% dei fondi Fesr.

Il problema sta tutto nei numeri: in quel 49,29% di capacità di assorbimento dei Fondi Europei per lo sviluppo regionale, all'interno della programmazione 2007-2013. Solo la metà, dunque, e ben al di sotto del 66,29% della media comunitaria. La Commissione Europea si limita a commentare che ci sono stati progressi, per la Penisola, ma se resta molto da fare. Il problema sta tutto lì, nella cronica capacità italiana e delle sue regioni di gestire al meglio i fondi europei, osserva Bruxelles. Mentre la Spagna nel decennio d'oro di Aznar e Zapatero rimodernava il Paese, mentre la Polonia -oggi- si sta tirando a lucido con i soldi europei, l'Italia resta sempre l'ultima della classe. E' vero, il nostro Meridione, grazie anche alla spinta degli ultimi Governi ha fatto passi avanti, se confronttati col passato: il programma operativo siciliano ha raddoppiato in un anno la propria capacità di spesa, passando al 40%. Lo stesso vale per la Calabria, mentre la Campania supera di poco il 30%. In cifre, però, la Penisola ha ora meno di due anni per spendere l'altra metà dei fondi europei, fa notare Bruxelles. Che critica pure la nostra capacità di gestione. Resta intanto da capire che fine abbia fatto l'Agenzia per la Coesione Territoriale, quella cabina di regia unica che l'ex-Ministro Trigilia aveva immaginato, per gestire in modo più efficiente i fondi comunitari. Al momento è rimasta lettera morta, fanno sapere dal Governo. Palazzo Chigi non ha delegato alcun Ministero a gestire il dossier. Il rischio è di perdere altro tempo.

8/4/2014

Migliora la crescita per l'Italia, ma ora occorre proseguire con le riforme - in particolare quella del lavoro, quella fiscale, giudiziaria e amministrativa. Mentre una ripartenza del credito, in Italia -come in Francia, Irlanda e Spagna- potrebbe portare a un incremento del Pil superiore al 2%.

Il Fondo Monetario, nel World Economic Outlook, intravede finalmente il sereno nell'economia mondiale: una ripresa più sostenibile nei Paesi industrializzati ha ridotto drasticamente i rischi di un'altra recessione, rileva. Ma -avverte l'Fmi- senza riforme strutturali si rischiano anni di crescita lenta e sotto la media. La ripresa resta dunque fragile, con forti rischi al ribasso. L'Italia quest'anno farà registrare un +0,6% del Pil, che salirà di altri cinque decimali nel 2015: previsioni invariate rispetto a tre mesi fa. E comunque sotto la media dell'Eurozona, dove spicca -nel 2015- il balzo del Pil greco, che sfiorerà il 3%. Sulla Penisola pesa pure come una spada di Damocle l'emergenza occupazione: quest'anno si attesterà al 12,4%, per calare di cinque decimali il prossimo. L'Fmi denuncia: "il basso potenziale di crescita italiano resta preoccupante". Il Fondo non risparmia richiami ai Paesi dell'area Euro: occorre riparare i bilanci delle banche, completare l'unione bancaria, ma soprattutto affrontare ora il problema della bassa inflazione, attraverso misure non convenzionali e un maggiore allentamento monetario. Il capo economista dell'Fmi, Olivier Blanchard, arriva a pronunciare il termine taboo: "deflazione". Il messaggio è chiaro: "fate presto".

8/4/2014

L'Eurozona è emersa lo scorso anno dalla recessione. Ma la disoccupazione pesa sulla ripresa. Lo sostiene il Rapporto 2013 della Banca Centrale Europea. Intanto resta forte l'incertezza su misure straordinarie di Francoforte contro la deflazione.

Quali misure eccezionali prendere, per combattere la spirale al ribasso dell'inflazione? L'uscita del Rapporto 2013 della Banca Centrale Europea ha rappresentato l'occasione per una serie di dichiarazioni dei principali membri del board. Una cacofonia di voci, che ha lasciato intravedere una strada: la strategia preferita, come hanno lasciato intendere sia l'austriaco Ewald Nowotny, sia il lussemburghese Yves Mersch, è quella -in prima battuta- di rilanciare le cartolarizzazioni dei prestiti bancari delle piccole e medie imprese. Un rafforzamento del mercato delle asset-backed securities. Soluzione politicamente meno rischiosa, rispetto a un alleggerimento quantitativo su vasta scala, acquistando titoli di Stato, ma non meno complicata. E che porrebbe, soprattutto, un'importante domanda sugli effetti reali che potrebbe avere sull'inflazione. Non è esclusa neppure un'operazione in due tempi, che parta con l'acquisto dei prestiti, per passare -se necessario- ai titoli di Stato. Il migliore riassunto di giornata lo fa il vicepresidente della Bce Victor Constancio: "vediamo cosa succederà ad aprile". I prossimi venti giorni saranno dunque decisivi per determinare le scelte future di Francoforte. Intanto Draghi, nell'introduzione al Rapporto 2013, invita i Paesi dell'Eurozona a riformare i mercati del lavoro, dei beni e dei servizi. Anche perché, se è vero che lo scorso anno l'Eurozona è emersa dalla recessione, la disoccupazione frena la ripresa.

7/4/2014

L'Eurozona è emersa lo scorso anno dalla recessione. Ma la disoccupazione pesa sulla ripresa. Lo sostiene il Rapporto 2013 della Banca Centrale Europea. Intanto resta forte l'incertezza su misure straordinarie di Francoforte contro la deflazione.

Il giorno dopo dopo il richiamo del Fondo Monetario Internazionale ad agire, per contrastare la bassa inflazione, la Banca Centrale Europea reagisce con una polifonia di voci che rasenta un effetto cacofonico: l'austriaco Ewald Nowotny, membro austriaco del board, raffredda gli entusiasmi, dichiarando che non serve un intervento immediato della Bce per contrastare il rischio deflazione. Nowotny dice di preferire un rafforzamento del mercato degli Abs, asset-backed securities. Tesi condivisa dal membro lussemburghese del board Bce, Yves Mersch, che appare però meno cauto sull'alleggerimento quantitativo - "è un concetto teorico, siamo pronti a prepararci". Frena pure il presidente della Bundesbank Jens Weidmann: così, sul quantitative easing, sintetizza il vicepresidente della Bce Victor Constancio, occorrerà vedere cosa accadrà ad aprile, per determinare con esattezza le possibili misure straordinarie di Francoforte. Intanto, nel rapporto 2013, la Bce afferma che l'Eurozona è emersa dalla recessione. Ma -osserva il presidente Mario Draghi- "è necessario che i Governi procedano con le riforme dei mercati del lavoro, dei beni e dei servizi, al fine di rafforzare la competitivita', incrementare la crescita potenziale, creare opportunita' di occupazione". Nei fatti, sostiene Draghi, la disoccupazione frena la ripresa. E l'aggiustamento dei conti pubblici deve essere "favorevole alla crescita", migliorando qualita' ed efficienza della spes,a e limitando "al minimo" gli effetti distorsivi dell'imposizione fiscale, conclude Draghi.

7/4/2014

Tutto come previsto: il carisma di Viktor Orban fa man bassa di voti in Ungheria, portando il suo partito di destra Fidesz vicino alla maggioranza percentuale assoluta nelle preferenze.

Che si traduce in un'ampissima maggioranza parlamentare, che consentirà ad Orban di rafforzare ulteriormente il proprio sistema di potere nella prossima legislatura. L'alleanza di ben cinque partiti di centrosinistra finisce addirittura col doversi guardare le spalle dalla spettacolare avanzata dello schieramento di estrema destra xenofobo Jobbik, che conferma la sua presa su una fetta molto consistente della popolazione. Vince dunque la linea nazionalista di Orban, profondamente euroscettica -nonostante il suo partito faccia parte, caso questo abbastanza misterioso- della grande famiglia dei Popolari Europei. Una linea, quella di Orban, profondamente avversa anche a finanza e multinazionali. Ma non finisce qui: Orban è accusato di aver operato una vera e propria limitazione della democrazia nel Paese esteuropeo, mettendo sotto controllo i fondamenti stessi della vita pubblica, dai media alla giustizia, dall'economia alla cultura, fino alla formazione. A suo merito, alcune misure a favore delle fasce più povere, quali tagli di spesa su bollette ed elettricità, che lo hanno reso popolare. La giornata elettorale di ieri è stata segnata anche dal caos: nonostante un'affluenza bassa, intorno alle 19 -ora di chiusura dei seggi- le file in attesa hanno obbligato a un prolungamento delle votazioni per un'ora: mentre nei seggi chiusi si cominciava a scrutinare, in quelli aperti proseguivano le operazioni di voto.

6/42014

Ucraina ancora in primo piano al vertice informale dei Ministri degli Esteri europei. Torna la tensione sull'asse Kiev-Mosca.

"Un'aggressione economica": così il premier ucraino Arseniy Yatseniuk, ha definito il raddoppio de facto del prezzo del gas russo, importato da Kiev. L'Ucraina, ha fatto sapere il Governo, tenterà di rinegoziare la cifra, ma bisogna prepararsi al peggio. Anche perché quasi 500 dollari per mille metri cubi di gas è inaccettabile, dice Yatseniuk. Intanto l'Europa ondeggia tra inviti al dialogo e minacce, nei confronti di Vladimir Putin: la Russia dialoghi con l'Ucraina, il prezzo da pagare per il fallimento di uno Stato confinante sarebbe troppo alto anche per Mosca, fanno sapere da Atene i 28 Ministri degli Esteri. Su pressione tedesca, i diplomatici chiedono alla Russia una de-escalation della tensione sul confine ucraino. Ma minacciano anche un inasprimento delle sanzioni, nel caso Putin dovesse invece optare per la linea dura. "E' importante rendere chiaro che siamo pronti a prendere misure addizionali", ha chiarito l'Alto Rappresentante Europeo Cathy Ashton, mentre il Ministro britannico William Hague ha avvertito: "i gesti distensivi della Russia sono stati solo simbolici. Non possiamo rilassarci". Più morbido il Ministro degli Esteri italiano, Federica Mogherini: "chiudere la Russia in isolamento a lungo termine e' controproducente per Europa, cittadini russi e tutta la comunita' internazionale".

5/4/2014

Ucraina ancora in primo piano al vertice informale dei Ministri degli Esteri europei, oggi ad Atene.

La Russia dialoghi con l'Ucraina, il prezzo da pagare per il fallimento di uno Stato confinante sarebbe troppo alto anche per Mosca. L'Europa prova a riannodare da Atene i fili del dialogo con Vladimir Putin, con un messaggio bifronte: su pressione tedesca, i 28 Ministri degli Esteri hanno insistito sulla necessità di persuadere Mosca a procedere con una de-escalation della tensione ai confini con l'Ucraina, ma allo stesso tempo hanno detto di essere pronti a un inasprimento delle sanzioni, nel caso Putin dovesse optare per la linea dura. "E' importante rendere chiaro che siamo pronti a prendere misure addizionali", ha chiarito l'Alto Rappresentante Europeo Cathy Ashton, mentre il Ministro britannico Hague ha avvertito: "i gesti distensivi della Russia sono stati solo simbolici. Non possiamo rilassarci". "Chiudere la Russia in isolamento a lungo termine e' controproducente per Europa, cittadini russi e tutta la comunita' internazionale", così il Ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini, più incline alla linea diplomatica. Per la Mogherini, "l'obiettivo e' far tornare la Russia nei confini dei principi internazionali", ma proiettandosi "in un orizzonte piu' a lungo termine, oltre la leadership di Putin, perche' Putin non e' la Russia e la Russia non e' Putin". Sul fronte del Medio Oriente, infine, i 28 Ministri hanno espresso sostegno alla strategia del segretario americano John Kerry, per mantenere vivi i colloqui di pace tra israeliani e palestinesi.

5/4/2014

Un piano di acquisti di bond pari a mille miliardi in un anno, 80 miliardi al mese. E' la prima -concreta- ipotesi di alleggerimento quantitativo, o "quantitative easing", che la Banca Centrale Europea ha ipotizzato per combattere il calo dell'inflazione - o, a voler essere espliciti, il rischio deflazione.

La dimostrazione insomma che quel "pronti a misure straordinarie" del presidente della Bce Mario Draghi, l'altroieri in conferenza stampa, non era una boutade: secondo le anticipazioni della FrankfurterAllgemeine Zeitung, i risultati delle simulazioni hanno restituito agli economisti della Bce scenari divergenti: quello più pessimistico parla di un aumento dell'inflazione pari a solo due decimali, quello più ottimistico alza l'asticella a otto decimali. Attualmente l'inflazione nell'Eurozona ristagna a mezzo punto percentuale. Così, al di là del rischio di avere effetti ininfluenti, riporta la Faz, l'alleggerimento ne porrebbe un altro, dato dalla diversa struttura euro-dollaro: se appare difficile realizzare acquisti di debito pubblico proporzionali al peso dei Paesi... il mercato privato dei bond, quello su cui si potrebbe concentrare la misura, è sufficientemente grande e sviluppato nell'Eurozona per renderla efficace? Dubbi a parte, accompagnati dalla perenne diffidenza della Bundesbank verso nuove iniziative, l'intenzione di Francoforte di scendere in campo porta effetti benefici sui mercati: le Borse europee chiudono positive la settimana, lo spread Btp-Bund scende sotto quota 160 punti, per chiudere a 161. Ma il segnale più confortante arriva dai Btp decennali: per la prima volta il tasso scende al minimo del 3,15%. Musica per le orecchie del Ministro del Tesoro.

4/4/2014

Ci sono importanti novità sulle misure che la Bce starebbe esaminando per combattere la bassa inflazione.

Mario Draghi l'aveva annunciato ieri: "siamo pronti a misure straordinarie". Le prime anticipazioni del quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung confermano che Francoforte non scherza affatto. La Banca Centrale Europea avrebbe condotto una serie di simulazioni, con diversi modelli di calcolo, per l'acquisto di mille miliardi di titoli, allo scopo di combattere lo spettro della deflazione e ridarre ossigneo a un'inflazione in caduta, soprattutto nei Paesi meridionali. Il piano di allentamento monetario, secondo i risultati visionati dalla Faz, avrebbe l'effetto di aumentare l'inflazione nell'Eurozona in una forbice compresa tra i due e gli otto decimali, a seconda degli scenari più ottimisti o pessimisti. Secondo le informazioni a disposizione del quotidiano tedesco, le simulazioni sono state condotte su volumi di acquisto fino a un massimo di mille miliardi di euro nel giro di un anno, 80 miliardi al mese. La Bce non ha commentato le indiscrezioni. Il tutto in una giornata che ha registrato buone notizie per l'Italia, sul fronte dei mercati: lo spread è scivolato sotto quota 160 punti, aggiornando i minimi da giugno 2011, mentre il rendimento del BTp decennale ha toccato -sul mercato secondario- un nuovo minimo storico, sotto il 3,19%.

3/4/2014

Chiude a Bruxelles, con il vertice euroafricano, il tour delle capitali europee Matteo Renzi. In Belgio il premier è giunto dopo una mattinata a stretto contatto con la City londinese e la finanza internazionale. E dopo aver lanciato un messaggio che definisce di "speranza".

Occorre attrarre investimenti per creare lavoro: questo il succo del messaggio di Renzi da Londra, conscio che urgono capitali freschi -ed esteri- per rilanciare la competitività della Penisola. Il premier è diretto: "serve gente che tiri fuori i soldi". Alla comunità finanziaria londinese Renzi promette che semplificherà e snellirà la burocrazia e le norme sul lavoro. E chiosa: l'obiettivo non è solo portare i capitali in Italia, ma farli rimanere. Da Londra a Bruxelles, Renzi intavola una serie di bilaterali al vertice euroafricano, dove afferma che l'immigrazione sarà un focus nel prossimo semestre di presidenza italiano dell'Unione Europea, e annuncia che Roma contribuirà alla missione di sicurezza comunitaria in Centrafrica, inviando degli ingegneri. A margine, torna a parlare dell'elevata disoccupazione -"un dato che mi sconvolge"- prima di chiudere con un invito a una maggiore proattività: "abbiamo spesso un'idea di noi stessi raggrinzita, di un Paese che ha paura di mostrare cio' che vale". Intanto dall'Ecofin di Atene il Ministro dell'Economia Padoan tiene aperta la finestra sui tempi dell'aggiustamento strutturale -"ci sono margini", assicura- aggiustamento che include il taglio del cuneo fiscale. Padoan conferma: gli 80 euro in busta paga arriveranno in tempo. Mentre le pensioni non si toccano, ma i dettagli andranno discussi.

1/4/2014

Messaggio ricevuto. Ora si passa a un Governo "di lotta": il presidente francese Francois Hollande sacrifica il premier Jean Marc Ayrault, parafulmine del malcontento popolare dopo un primo bienno di Governo decisamente poco felice per i socialisti, e passa il timone dell'esecutivo a Manuel Valls, carismatico Ministro dell'Interno - da molti definito come "il più liberale nel partito".

Hollande, in un breve discorso televisivo alla nazione, lancia la svolta, chiedendo a Valls "una squadra compatta, coerente e coesa", con tre obiettivi: ripristinare la forza del'economia, garantire la giustizia sociale e assicurare serenità ai cittadini. Hollande tiene fermo il punto sul patto di responsabilità con le imprese, cui ne affianca uno di solidarietà con i cittadini: nel concreto, rilancia su istruzione e formazione, sicurezza sociale - sanità in cima alle priorità, e incremento del potere d'acquisto, con un abbassamento dei contributi e delle tasse versati. I margini sono stretti, con i conti pubblici francesi -in particolare l'alto deficit- nel mirino di Bruxelles: a peggiorare le cose, il difficile rapporto con Valls, poco gradito all'ala sinistra del partito e sicuramente meno in linea con Hollande, rispetto al fedele Ayrault.

31/3/2014

E' dunque terremoto politico -anche se annunciato- in Francia.

La vittima sacrificale della debacle elettorale alle amministrative sarà il premier Jean-Marc Ayrault, che ieri sera si era assunto la responsabilità della sconfitta, facendo da parafulmine a un Francois Hollande ormai in caduta libera nella popolarità. Ayrault si è dimesso un'ora fa, insieme all'intero esecutivo. Alle 20 il presidente Francois Hollande parlerà alla nazione, annunciando la nomina dell'attuale Ministro dell'Interno Manuel Valls a primo Ministro. Valls è uno dei politici più popolari all'interno dell'establishment socialista, considerato da alcuni come un possibile sfidante o successore di Hollande in vista delle prossime presidenziali. Proprio Hollande si rivolgerà alle 20 alla nazione, in un messaggio che dovrebbe disegnare le linee d'azione del Partito Socialista nel prossimo triennio. Intanto è già possibile prevedere quale sarà la prima testa a cadere, nel nuovo Governo transalpino: l'ecologista Cecile Duflot, Ministro della Giustizia Territoriale, non sarà nel prossimo esecutivo.

27/3/2014

Quella con la Russia "non e' una nuova guerra fredda", perche' "non e' un confronto" con una Russia "che guida un blocco di nazioni o un blocco ideologico". Così il presidente americano Barack Obama, dopo il vertice con l'Unione Europea a Bruxelles.

La Russia è sola. Stati Uniti ed Europa sono uniti, sul caso ucraino. E stanno già discutendo ulteriori sanzioni, qualora Mosca dovesse violare ulteriormente la sovranità di Kiev. Il presidente americano Barack Obama, nella sua prima visita alle istituzioni europee, lancia un messaggio chiaro a Vladimir Putin, confermando l'asse transatlantico nel contrasto alle manovre espansionistiche della Russia. Obama lascia intendere come intenda privare Mosca della principale arma di ricatto nei confronti dell'Europa. Quella della dipendenza energetica. Washington ha autorizzato l'esportazione verso il Vecchio Continente di gas naturale, annuncia Obama da Bruxelles, aggiungendo -non senza un messaggio indiretto agli alleati continentali- che quando sarà concluso l'accordo di libero scambio transatlantico tutto sarà più semplice. E rassicura: garantirò la sicurezza ambientale e dei consumatori, all'interno dell'accordo. Sul fronte energetico, intanto, è prevista un'accelerazione: tra una settimana si terrà a Bruxelles il Consiglio Energia tra Europa e Stati Uniti, cui prenderà parte il segretario di Stato americano Kerry. Una cosa è però chiara a tutti: ci vorranno mesi, se non anni, prima che gli Stati Uniti possano rifornire di gas il Vecchio Continente. Su un punto Obama bacchetta però gli alleati Nato: Washington, osserva, è preoccupata dalla riduzione dei budget di spesa per la difesa militare, da parte di alcuni Paesi. "L'Ucraina ci ricorda che la liberta' non e' gratis, dobbiamo pagare per avere una forza Nato credibile e deterrente".

26/3/2014

Sono i valori di pace e di diritti sviluppati dopo due guerre mondiali "ad essere in gioco in Ucraina". Lo ha affermato il presidente americano Barack Obama, nel suo discorso pubblico poco fa a Bruxelles. "La sfida russa e' evidente", ha aggiunto Obama, sottolineando che "nel 21esimo secolo le frontiere non si ridisegnano con la forza". Nel primo pomeriggio il vertice con l'Unione Europea.

Europa e Stati Uniti proseguono nella manovra di isolamento internazionale della Russia. Il presidente americano Barack Obama -da Bruxelles- lancia l'avvertimento: "Stati Uniti ed Europa sono uniti nella questione ucraina, uniti nell'isolamento della Russia", avverte Obama nella sua prima visita alle istituzioni europee da quando è stato eletto presidente. Nè ha remore nell'affermare che Mosca deve pagare dazio a livello economico per le sue mire espansionistiche nei confronti di Kiev e delle altre regioni straniere a maggioranza russofona. Obama fa intendere come voglia isolare la Russia, privandola della principale arma di ricatto all'Europa. Quella della dipendenza energetica. Washington ha già autorizzato l'esportazione verso il Vecchio Continente di gas naturale, ha annunciato Obama, che ha aggiunto come -quando sarà concluso l'accordo di libero scambio transatlantico- tutto sarà più semplice. "L'energia è il focus centrale dei nostri sforzi", ha precisato. Su questo fronte è già prevista un'accelerazione: tra una settimana si terrà a Bruxelles il Consiglio Energia tra Europa e Stati Uniti, cui prenderà parte il segretario di Stato americano Kerry. Da parte sua, il presidente della Commissione Barroso benedice la decisione statunitense di mettere sul mercato il gas di scisto. Su un punto Obama bacchetta però gli alleati Nato, quando dice che Washington è preoccupata dalla riduzione dei budget di spesa per la difesa di alcuni Paesi. "L'Ucraina ci ricorda che la liberta' non e' gratis, dobbiamo pagare per avere una forza Nato credibile e deterrente".

25/3/2014

Lo tsunami del Front National, per quanto atteso, inquieta Francia ed Europa: sul fronte interno, a Parigi il terremoto colpisce soprattutto il presidente Francois Hollande, ora sotto enorme pressione del suo stesso partito, affinché lanci un segnale chiaro all'elettorato.Anche attraverso un rimpasto di Governo.

I socialisti guardano a un'alleanza repubblicana con Verdi e Comunisti, per fermare l'onda nera del Front National, mediante patti di desistenza per far vincere i candidati opposti nelle varie municipalità -in sede di ballottaggio- ai rappresentanti del partito di Marine Le Pen. Un invito, quello al "patto repubblicano", rispedito al mittente dalla maggiore forza di centrodestra, l'Ump, che ha sdoganato nei fatti la presenza del Front National, finora vero pariah della politica francese. Marine Le Pen lancia intanto la prossima sfida, quella che potrebbe vederla capofila dell'avanzata di euroscettici ed estrema destra alle prossime elezioni europee di maggio: da Parigi chiede a tutte le forze che si oppongono all'Europa di allearsi, "in difesa degli Stati nazione, del ritorno alla democrazia, alla sovranità dei popoli, all'identità nazionale". Dopo aver raccolto intorno a sè i controversi liberali austriaci della Fpoe, il Pvv olandese di Geert Wilders e la Lega Nord, la Le Pen corteggia anche i Cinque Stelle - Beppe Grillo per ora respinge però le avances. A Bruxelles l'allarme è rosso: gli ultimi sondaggi assegnano all'area grigia di populisti ed euroscettici 90 seggi nel prossimo Parlamento. Forze spesso profondamente diverse tra loro, un magma indecifrabile. Che però spaventa l'Europa.

22/3/2014

Discorso in piedi dal podio e in maniche di camicia, Matteo Renzi porta in Europa il suo stile.

Che non ammette deviazioni o intoppi: da qui a luglio lavoro a testa bassa sulle riforme, per arrivare al semestre italiano con le carte in regola e uscire così dal rapporto di sudditanza e “cappello in mano”, che ha contraddistinto l’Italia nei marosi della crisi. Riforme imponenti, le definisce Renzi, che incassa il via libera di Commissione e Presidenza europea su questo punto. Resta invece aperto il tema dei vincoli di bilancio e delle coperture, che hanno guastato il giovedì d’esordio, ma Renzi conferma che saranno rispettati, rimandando per cifre e numeri al Documento di Economia e Finanza di aprile. Il premier attacca poi quelli che definisce i “vincoli astratti”. Lui preferisce un’Europa che si occupi di innovazione, clima, lotta alla disoccupazione. Sul fronte interno, Renzi twitta che non alzerà le tasse e combatterà l’evasione con l’innovazione digitale, mentre sulla spending review il giudizio sul lavoro di Cottarelli è solo parzialmente positivo.

21/3/2014

Ribadisce, Matteo Renzi, il mantra che ha contraddistinto la sua due giorni di esordio sulla scena europea: riforme e solo riforme, da qui a luglio -riforme imponenti, dice- per presentarsi al semestre europeo con le carte in regola.

Renzi spazza il campo, dopo una giornata di botta e risposta sui conti pubblici, da ogni polemica con Bruxelles: “non esiste alcun rapporto conflittuale, non siamo in competizione. Ma non avrò un atteggiamento di sudditanza”, precisa. Renzi conferma il rispetto dei vincoli di bilancio, sul quale molto dirà il documento di Economia e Finanza in uscita a inizio aprile, e lancia la sua idea di Europa: “il semestre che immaginiamo vede l'Europa sulle frontiere di innovazione, agenda digitale, cambio climatico, lotta alla disoccupazione. Un'Europa che si occupa di vincoli astratti e lontani da gente e' un'Europa che sbaglia". Un’importante parte del discorso tocca il tema della spending review, da cui si attende linfa per le coperture di spesa: "credo che il lavoro di Cottarelli sia un buon punto di partenza. Su alcune cose pero' non sono molto convinto, come l'idea di chiedere ai pensionati che guadagnano il giusto un contributo. Un conto sono le pensioni d'oro, ma se immaginiamo un intervento a pioggia sulle pensioni non sono d'accordo". In mattinata il tweet in cui escludeva un incremento delle tasse e prometteva la lotta all’evasione fiscale con innovazione digitale e incrocio dei dati.

21/3/2014

Riforme imponenti entro luglio, in tempo per la partenza del semestre europeo: il premier Matteo Renzi ha ribadito in conferenza stampa il mantra che ha contraddistinto la sua due giorni di summit a Bruxelles.

Renzi parla di accelerazione nelle riforme, e nega che ci sia un rapporto conflittuale con l’Europa. Ribadisce, anzi, che col suo Governo l’Italia non avrà un atteggiamento di sudditanza verso Bruxelles. E delinea alcuni dei principali appuntamenti del semestre, con vertici internazionali che coinvolgeranno Milano, Torino, Venezia e Bolzano. Intanto, ai microfoni di Sky Tg 24, il presidente della Commissione Europea Barroso torna ad avvertire: "non pensate che aumentando la spesa si ottenga la crescita. La cosa migliore per ottenere crescita è fare le riforme". Renzi riserva due passaggi importanti al tema della spending review e degli stipendi dei manager: “credo che il lavoro di Cottarelli sia un buon punto di partenza, su alcune cose pero' non sono molto convinto, come ad esempio l'idea di chiedere ai pensionati che guadagnano il giusto un contributo. Un conto sono le pensioni d'oro: se immaginiamo un intervento a pioggia sulle pensioni non sono d'accordo ". Sull’altro versante, Renzi ha detto, con riferimento alle polemiche innescate dall’ad di Ferrovie Mauro Moretti: "confermo l'intervento sugli stipendi dei dirigenti pubblici. Sono convinto che quando Moretti vedra' la ratio sara' d'accordo con me".

21/3/2014

Verso la chiusura la due giorni di Consiglio Europeo. Questa mattina Matteo Renzi è giunto intorno alle 8 al summit per un incontro bilaterale con il presidente del Consiglio Europeo Van Rompuy.

Percorso di riforme e rispetto dei vincoli di bilancio al centro dei colloqui: fonti del governo hanno definito l’incontro “molto positivo”. Van Rompuy avrebbe mostrato grande attenzione per il piano di riforme illustrato dal premier, in particolare quella del lavoro. Piena collaborazione sul semestre europeo: i due hanno deciso che si vedranno presto a Roma per prepararlo. “L’Europa cambia verso”, ha scherzato Renzi coi giornalisti, quando ha scoperto di dover imboccare il corridoio di ingresso opposto, rispetto a quello per cui è passato ieri. Né Renzi ha risparmiato di primissima mattina nuovi messaggi via Twitter sulla politica economica: “non ho intenzione di alzare le tasse”, il primo, poi “contro l'evasione ho intenzione di combatterla anche attraverso l'innovazione digitale e l'incrocio dei dati”. Piccola gaffe, sempre su Twitter, per Renzi, che ha confuso il Consiglio d’Europa con il Consiglio Europeo. Prima dell’inizio dei lavori, il premier ha parlato con la cancelliera Merkel e con i premier austriaco e spagnolo. Nelle prossime ore l’attesa conferenza stampa.

21/3/2014

Verso la chiusura la due giorni di Consiglio Europeo.

Questa mattina Matteo Renzi è giunto di buon’ora al summit per un incontro bilaterale con il presidente del Consiglio Europeo Van Rompuy. Percorso di riforme e rispetto dei vincoli di bilancio al centro dei colloqui: fonti del governo hanno definito l’incontro “molto positivo”. Van Rompuy ha mostrato grande attenzione per il piano di riforme illustrato dal premier, in particolare quella del lavoro. Piena collaborazione sul semestre europeo: i due hanno deciso che si vedranno presto a Roma per prepararlo. “L’Europa cambia verso”, ha scherzato Renzi coi giornalisti, quando ha scoperto di dover imboccare il corridoio di ingresso opposto, a quello per cui era passato ieri. Né Renzi ha risparmiato la sua tradizionale passione per Twitter, inviando un messaggio sulla lotta contro l’evasione: “contro l'evasione ho intenzione di combatterla anche attraverso l'innovazione digitale e l'incrocio dei dati”. Piccola gaffe, sempre su Twitter, per Renzi, che ha confuso il Consiglio d’Europa con il Consiglio Europeo. Prima dell’inizio dei lavori, il premier ha parlato con la cancelliera Merkel e con i premier austriaco e spagnolo. Su un fronte più ampio, questa mattina Europa e Ucraina hanno firmato la parte politica dell’accordo di partenariato. Il premier ucraino Iatseniuk: “penso dobbiamo considerare un’indipendenza energetica del’intera unione europea. C'e' un prezzo da pagare per pace, stabilita' sicurezza e valori. Credo fermamente che l'Europa se ne renda conto e che parli con una sola voce, una voce forte, per proteggere i valori e l'integrita' territoriale dell'Ucraina ma anche per proteggere la stessa Europa, Dio solo sa quale sia la destinazione finale" della Russia. Buone notizie infine sul fronte della lotta all’evasione fiscale. Tutti gli Stati membri praticheranno lo scambio automatico delle informazioni sulla tassazione del risparmio dei cittadini non residenti. Lussemburgo e Austria hanno accettato di abbandonare il segreto bancario nella fiscalita'.

21/3/2014

Il messaggio di Matteo Renzi -alla fine di una giornata segnata dal botta e risposta con l’Europa sui conti italiani e sui margini di manovra disponibili per la Penisola- è uno solo: a Bruxelles siamo venuti a parlare di riforme.

Su questo punto -certifica il presidente della Commissione Barroso- il sostegno europeo c’è. Si scioglie così nel tardo pomeriggio la tensione intorno al rispetto italiano dei vincoli di bilancio, sorta dopo i sorrisi complici dello stesso Barroso e del presidente europeo Herman Van Rompuy nella conferenza stampa di metà giornata. Alla domanda se condividessero le misure annunciate da Renzi per alleggerire il cuneo fiscale – misure che potrebbero alzare il deficit, i due leader europei esitano nella risposta, prima di affermare all’unisono che le regole europee sui conti pubblici si devono rispettare. Renzi replica di lì a poco: “lo stiamo già facendo”. Poi il lungo incontro in Commissione con Barroso, da cui trapela soddisfazione reciproca sul processo di riforme intrapreso. Renzi non affronta coi giornalisti i dubbi e le problematiche relative al vero scoglio, quello del pareggio strutturale di bilancio. E rimanda -anche per le coperture- al Documento di Economia e Finanza, atteso ad aprile. La sfida per una svolta in Europa è lanciata: la partita si annuncia apertissima.

20/3/2014

Il premier Matteo Renzi ha tenuto una conferenza stampa a sorpresa, al termine di una giornata convulsa, fatta di botta e risposta, sul tema dei conti italiani.

In sintesi, il messaggio di Renzi è stato: “siamo impegnati in un grande processo di riforme, con la Commissione Europea non sono stato a parlare degli zero virgola”. Renzi in realtà ha semplificato un po’ la questione, senza rispondere nel merito alle domande dei giornalisti che chiedevano conto degli impegni dell’Italia sul deficit strutturale e sul pareggio di bilancio. Poche ore fa sia il presidente della Commissione Barroso sia quello europeo Van Rompuy erano stati chiari: “i vincoli di bilancio si rispettano”. Renzi aveva risposto che l’Italia lo fa già, ma sul come restano molte domande, in attesa del documento di Economia e Finanza. L’unico punto su cui tutti concordano è l’impegno per le riforme. E appare questo il vero –fondamentale- pass europeo di Renzi, in un Continente che lo vede ancora con un misto di curiosità, interesse… e sospetto.

20/3/2014

Si apre con buone premesse la due giorni di summit europeo a Bruxelles: Consiglio e Parlamento hanno raggiunto questa mattina -al termine di una lunga maratona- l'intesa sull'ultimo pilastro dell’unione bancaria, il meccanismo di risoluzione e il fondo salva-banche.

L’ultima plenaria di aprile del Parlamento Europeo potrà votare il via libera definitivo. Due le novità fondamentali: in primis, le risorse nazionali per la risoluzione delle banche in crisi saranno mutualizzate in otto anni e non più in dieci. La seconda novita' riguarda l'accelerazione del trasferimento delle risorse dai comparti nazionali al Fondo europeo: nei primi due anni sara' trasferito il 60% delle risorse versati. A regime, dopo otto anni, il Fondo unico avra' risorse per 55 miliardi. Sarà anche stabilita una linea di credito prima che il meccanismo di risoluzione entri in vigore. Sul fronte del vertice, è atteso a minuti il premier Matteo Renzi, che si recherà prima al pre-summit del Partito Socialista, poi vedrà il presidente della Commissione Europea Barroso. Renzi arriva preceduto dalle sue battagliere dichiarazioni sul patto di stabilità – ieri ha definito il tetto del 3% nel rapporto deficit/pil “anacronistico” /// Oggi ha aggiunto che chiederà l’esclusione dei fondi europei dai vincoli del patto di stabilità. Vedremo la reazione dell’Europa, che su quest’ultimo punto non aveva lasciato margini al precedente Governo. In agenda al summit dominerà la questione ucraina: oggi la cancelliera tedesca Angela Merkel ha minacciato di estendere il raggio delle sanzioni decise lunedì dai Ministri degli Esteri europei, con un ampliamento della lista dei cittadini russi o ucraini colpiti dalla sospensione dei visti, insieme a un ulteriore congelamento degli assets finanziari. Non sembrano per il momento imminenti vere e proprie sanzioni economiche contro la Russia. Tra gli altri temi, il semestre europeo, la politica industriale comunitaria e il pacchetto clima energia. Ci sono infine importanti novità sul fronte della procedura europea sui pagamenti alle imprese: è partita una seconda lettera da Bruxelles all’Italia. Questa volta per contestare la trasposizione della direttiva stessa, che lascerebbe margini discrezionali enormi alle pubbliche amministrazioni.

19/3/2014

Dopo un primo via libera "condizionato" due anni fa, ok definitivo della Corte Costituzionale tedesca allo European Stability Mechanism. Il servizio.

Il fondo salva-Stati europei è legittimo, così come è legittimo il Fiscal Compact. "I dubbi di costituzionalià sono in parte inammissibili e per l'altra parte senza fondamento", ha sentenziato la Corte Costituzionale tedesca, chiudendo una volta per tutte ogni contenzioso sul fondo da 500 miliardi, che ha tappato le falle nei sistemi finanziari spagnolo e cipriota, dopo che il suo predecessore -l'Efsf- aveva salvato Grecia, Portogallo e Irlanda."Una sentenza che rafforza la fiducia e la credibilità", l'ha definita il Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble. Resta invece in sospeso il ricorso contro il cosiddetto scudo-antispread, peraltro mai usato finora, ma utilissimo a calmare i mercati: Karlsruhe ha rimandato la questione un mese fa alla Corte di Giustizia Europea. Mercati che restano calmi, mentre le borse segnano nuovi record: tuttavia l'agenzia di rating Moody's avverte, il rating dell'Italia rimarrà probabilmente nella parte più bassa, a causa delle persistenti sfide di carattere strutturale, che abbassano le prospettive di crescita della Penisola. Una fragilità strutturale i cui effetti sono stati ben delineati ieri dall'Ocse: reddito delle famiglie in calo di ben 2400 euro in soli cinque anni, incremento dei nuclei senza un solo stipendio - ora sono il 15%, impennata dei giovani inattivi - uno su cinque. La mancanza di un efficace sistema di previdenza sociale e la debole protezione dei disoccupati all'origine, secondo l'Ocse, di questa situazione drammatica.

18/3/2014

Si surriscalda la tensione politica sull'Ucraina: oggi l'accelerazione di Vladimir Putin, che ha firmato a Mosca il Trattato di annessione della Crimea alla Russia.

"La Crimea ha sempre fatto parte integrale della Russia. E' una nostra ferma convinzione", ha affermato il presidente russo, che ha ironizzato sulle sanzioni occidentali e americane: "almeno si ricordano che esiste una legge internazionale", ha attaccato, aggiungendo, "nel caso ucraino, i nostri partner occidentali hanno varcato una linea. Si sono comportanti in modo rude, irresponsabile e non professionale". E non si è fatta attendere la reazione proprio dell'Occidente, ma ancora prima di Kiev, con il premier Iatseniuk che ha definito l'annessione della Crimea una "rapina su scala internazionale", e ha accusato la Russia di crimini di guerra. Domani il presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy dovrebbe viaggiare a Mosca, per incontrare Putin. Van Rompuy ha diffuso un comunicato congiunto con il presidente della Commissioen Europea Barroso, nel quale non riconosce il referendum illegale ed illegittimo della Crimea, nè la sua l'annessione alla Russia. Giovedì sera i 28 leader europei discuteranno della crisi, e venerdì mattina firmeranno l'accordo di associazione con Kiev, quello stesso accordo che è stato alla base della crisi. Infuriato appare il presidente americano Barack Obama, che ha definito le azioni della Russia e di Putin una "minaccia alla pace". Obama ha parlato al telefono con la cancelliera tedesca, Angela Merkel. I due leader hanno concordato di andare avanti con una risposta coordinata. Obama è arrivato a proporre un meeting straordinario del G7 la prossima settimana a L'Aja.

10/3/2014

Inizierà con un incontro di prima mattina con il presidente europeo Herman Van Rompuy la giornata che segna l'esordio del Ministro dell'Economia Padoan a Bruxelles. Riflettori puntati oggi all'Eurogruppo sulle prossime misure economiche italiane.

Ci sarà probabilmente il tempo di qualche rapida stretta di mano, poi il lavoro del neoministro dell'Economia Pier Carlo Padoan si farà subito duro, nel suo esordio a Bruxelles: Padoan dovrà spiegare come intende correggere quelli "squilibri eccessivi" che hanno messo l'Italia nel mirino dell'Europa, pochi giorni fa, in particolare su debito e competitività. Il titolare di via XX Settembre fornirà anticipazioni ai colleghi su misure quali riforma del lavoro, riduzione del cuneo fiscale e spending review. Sono vari i piani che si intrecceranno: il primo riguarda le manovre economiche dell'esecutivo Renzi, con la necessità di equilibrare misure di crescita e coperture economiche, che evitino sforamenti nei conti pubblici. Bruxelles ha già chiarito che i fondi europei non possono essere utilizzati per coprire la riduzione delle imposte. Il secondo piano coinvolge proprio i fondi strutturali, sprecati per decenni - ora tesoro cui attingere per modernizzare il Paese. Oggi giungeranno a Roma le osservazioni del Commissario alle Politiche Regionali Johannes Hahn, relative ai 33 miliardi di fondi per il settennato 2014-2020. Restano nodi da sciogliere, legati in particolare alla capacità di gestione amministrativa: Bruxelles esige qualità negli investimenti e trasparenza contabile. Per questo all'Italia viene chiesto uno sforzo ulteriore. Oggi e domani Eurogruppo ed Ecofin cercheranno infine di chiudere sul meccanismo unico di risoluzione delle banche in crisi: in caso contrario, si rischia uno slittamento a fine anno per l'unione bancaria.

9/3/2014

Weekend ancora ad alta tensione per una crisi ucraina che sta assumendo le sembianze di una guerra di trincea.

Il presidente americano Barack Obama ha chiamato dalla Florida numerosi leader europei, tra cui il premier italiano Matteo Renzi, per fare il punto della situazione: se con la cancelliera tedesca Merkel Obama ha sostanzialmente ribadito le conclusioni del summit europeo di giovedì, con il francese Hollande Washington e Parigi si sono spinte un passo oltre, ipotizzando nuove misure contro la Russia, in assenza di passi avanti. Con Renzi ribadita invece la forte partnership tra Italia e Stati Uniti. Obama ha poi chiamato i premier dei tre Paesi baltici, sulla prima linea del crinale che separa l'Europa dal minaccioso vicino russo. Il tutto mentre Mosca continuava a fare la voce grossa: il Ministero della Difesa ha fatto trapelare che la Russia potrebbe sospendere le ispezioni degli osservatori internazionali al suo arsenale strategico - previste dal Trattato Start per la riduzione delle testate nucleari. Nella logica molto putiniana del bastone e della carota, a controbilanciare l'ennesima dimostrazione di aggressività diplomatica è arrivata la notizia dell'incontro tra il viceministro degli esteri russo Karassin con l'ambasciatore ucraino Ielcenko. Nel frattempo Mosca ha di fatto sigillato la Crimea, preparandone l'annessione tra una settimana: ad Armyansk un team di osservatori Osce è stato fermato per la terza volta al confine. Colpi di avvertimento sparati in aria hanno consigliato il rientro alla base. Sempre ieri, la Polonia ha evacuato il suo consolato a Sebastopoli. Era l'ultimo Paese europeo rimasto in Crimea.

7/3/2014

Nel giorno in cui il parlamento filorusso della Crimea indiceva un referendum per il 16 marzo, con l'obiettivo di chiedere l'adesione alla Russia, ha alzato la voce l'Europa. I 28 leader, a Bruxelles per un vertice straordinario, hanno condanna l'invasione russa della Crimea, muovendo i primi passi verso vere e proprie sanzioni.

Il presidente europeo Herman van Rompuy ha spiegato in conferenza stampa i passi stabiliti, che hanno il sapore dell'ultimatum: condanna in primis della provocazione della Russia, accompagnata dalla richiesta di un ritiro immediato dell e forze armate di Mosca dalla Crimea. E per cominciare, Bruxelles sospende i colloqui bilatelali con la Federazione sulla questione dei visti e del Nuovo Partenariato. In secondo luogo la richiesta a Kiev e Mosca di negoziare, per trovare una soluzione entro breve tempo: in assenza di risultati -e siamo al terzo e ultimo step- l'Unione Europea passerà a vere e proprie sanzioni, che dovrebbero includere divieti di viaggio, congelamento dei beni e cancellazione del vertice Europa-Russia. "L'Ucraina costituisce la più seria sfida alla sicurezza del Continente dai tempi della guerra nei Balcani", ha chiosato Van Rompuy. Anche la cancelliera tedesca Angela Merkel, sostenitrice finora della linea morbida, si è detta delusa dalla Russia e pronta ad agire. In serata il presidente americano Barack Obama ha imposto sanzioni a cittadini russi e ucraini "responsabili o complici delle minacce alla sovranita' e integrita' territoriale dell'Ucraina". Obama ha avvertito che il referendum della Crimea per l'annessione alla Russia e' incostituzionale - Washington non ne accetterà i risultati.

6/3/2014

Anche l'Europa, dopo gli Stati Uniti, condanna l'invasione russa della Crimea e muove i primi passi verso vere e proprie sanzioni, anche se con minore decisione rispetto agli Stati Uniti.

Al termine del Consiglio Europeo Straordinario di oggi a Bruxelles, il presidente Herman Van Rompuy ha riassunto le principali decisioni adottate dai 28. In primis, la richiesta a Mosca di un ritiro immediato delle proprie forze armate dalla Crimea, consentendo l'accesso a osservatori internazionali. Per l'Europa, il referendum di secessione deciso dalla Crimea è illegale. L'Europa ha stabilito un piano d'azione: in prima battuta, Bruxelles sospenderà i colloqui bilatreali con la Federazione Russa sulla questione dei visti e sul Nuovo Partenariato. Appoggio comunitario anche alla sospensione della partecipazione dei membri europei del G8 alle riunioni preparatorie del summit di Sochi a giugno. L'Europa chiede a Kiev e Mosca di negoziare, per trovare una soluzione entro breve tempo: in assenza di risultati, l'Unione Europea muoverà al gradino successivo delle sanzioni, che dovrebbe includere divieti di viaggio, congelamento dei beni e cancellazione del vertice Europa-Russia. "L'Ucraina costituisce la più seria sfida alla sicurezza del continente dai tempi della guerra nei Balcani", ha chiosato Van Rompuy. Anche la cancelliera tedesca Angela Merkel, sostenitrice finora della linea morbida, si è detta delusia dalla Russia e pronta ad agire. "Non ci puo' essere nessuna messa in causa dell'integrita' territoriale dell'Ucraina, se non con conseguenze estremamente dannose", ha rincarato il presidente francese Francois Hollande. Con la Russia non puo' essere 'business as usual'", ha aggiunto il premier britannico David Cameron.

5/3/2014

Vive sull'asse Mosca-Kiev-Bruxelles-Washington la giornata della temporanea distensione nella crisi ucraina, più apparente che concreta.

In mattinata il presidente russo Vladimir Putin convoca i giornalisti nella residenza e inscena una conferenza stampa a tratti surreale. La buona notizia -fa intendere Putin- è che l'invio di truppe russe in Ucraina non è necessario, e costituisce solo l'ultima risorsa, anche perché non è sua intenzione annettere la Crimea. Sfiora però il comico, quando nega la presenza di soldati russi nella Penisola. In serata la farsa prosegue, con il test del missile balistico intercontinentale russo Topol nel Mar Caspio. "Putin non prende in giro nessuno", tuona un Obama stanco dei giochetti di Mosca: il presidente americano ha nuovamente condannato l'aggressione russa. Tra i due blocchi cresce il rischio concreto di una spirale di sanzioni economiche, in grado di destabilizzare i mercati. Washington comunque non arretra. A Kiev, il segretario di Stato americano John Kerry porta aiuti per un miliardo di dollari al nuovo Governo e condanna l'atto di aggressione da parte di Mosca, non prima di aver arringato la folla di Maidan - "vi aiuteremo". Sul fronte diplomatico, l'esecutivo ucraino annuncia di aver instaurato dei primi contatti con la controparte russa. A Bruxelles la Commissione Europea varerà oggi aiuti per oltre un miliardo di euro a Kiev, utili a pagare parte dei due miliardi di dollari in debiti nei confronti del gigante russo del gas Gazprom. Domani vertice straordinario dei 28 leader comunitari a Bruxelles.

28/2/2014

Storico discorso della cancelliera tedesca Angela Merkel a Westminster, a camere riunite. La Merkel ha poi avuto un bilaterale con il premier David Cameron, prima di recarsi in visita alla Regina.

Ironizza in inglese, Angela Merkel, parlando al Parlamento di Westminster, sulle enormi aspettative suscitate dal suo discorso. Così sceglie -volutamente- di deludere tutti, affidando il suo messaggio di fondo a un'immagine culinaria: noi tedeschi possiamo lavorare con Londra per riformare l'Unione Europea, ma non sarà un processo dolce come una fetta di torta... sarà anzi un lavoro duro. La Merkel invita Londra a restare al suo posto: la Gran Bretagna deve rimanere una voce forte all'interno dell'Unione Europea. Messaggio chiaro, in vista del referendum annunciato per il 2017, con cui Cameron intende chiedere ai cittadini se restare o meno nel club dei 28. La cancelliera non fa -per sua stessa ammissione- alcuna concessione immediata sulla riforma dei Trattati europei, vero oggetto del desiderio di Londra. Prende tempo, la Merkel: "deluderò coloro che si aspettano un mio appoggio in favore di una riforma fondamentale dei Trattati, così come deluderò coloro che si aspettano che io dica che l'Europa non è disposta a pagare qualsiasi prezzo, pur di tenere la Gran Bretagna". Una concessione la cancelliera la fa: nel giorno in cui i dati statistici parlano di un boom dell'emigrazione di europei verso la Gran Bretagna, la Merkel ammette che, "premettendo che la libera circolazione è una precondizione della democrazia, occore riconoscere gli errori fatti e porvi riparo".

27/2/2014

Storico discorso della cancelliera tedesca Angela Merkel a Westminster, a camere riunite. La Merkel ha poi avuto un bilaterale con il premier David Cameron, prima di recarsi in visita alla Regina.

La Gran Bretagna deve rimanere una voce forte all'interno dell'Unione Europea. La cancelliera tedesca Angela Merkel vola a Londra e lancia un messaggio chiaro a David Cameron, che della possibile exitstrategy dall'Europa ha fatto la propria bandiera. "L'Europa deve essere un modello per le altre regioni del mondo", ha detto la Merkel, aggiungendo: "per questo occorre una Gran Bretagna forte, con una voce forte". La cancelliera non ha però fatto -per sua stessa ammissione- alcuna concessione sulle riforme dei Trattati europei, per le quali Londra sta premendo -con insistenza- da mesi. Prende tempo, Angela Merkel: "deluderò coloro che si aspettano un mio appoggio in favore di una riforma fondamentale dei Trattati, così come pure deluderò coloro che si aspettano che io dica che l'Europa non è disposta a pagare qualsiasi prezzo, pur di tenere la Gran Bretagna nel club". Sullo sfondo, l'annunciato referendum del 2017, con il quale il Governo inglese chiederà ai propri cittadini se vogliono uscire dall'Europa o restarci. Con l'alleato Cameron la Merkel ha parlato anche del candidato di centrodestra alla testa della prossima presidenza della Commissione Europea. E nel giorno in cui i dati statistici parlano di un boom dell'immigrazione di europei in Gran Bretagna, la Merkel riconosce: "premettendo che la libera circolazione è una precondizione della democrazia, dobbiamo riconoscere gli errori fatti e porvi riparo".

26/2/2014

Guadagna terreno ma resta modesta la crescita in Europa, secondo le ultime previsioni della Commissione Europea: +1,2% nel 2014 la zona Euro, con la Germania a trainare con +1,8%. Fuori dalla moneta unica, molto positivo il dato della Gran Bretagna (Pil a +2,5%). Arranca l'Italia, che migliora solo sul deficit.

Tre dei principali quattro indicatori su quattro negativi: l'Italia resta -con tutte le sue fragilità strutturali- il malato d'Europa, secondo le ultime previsioni della Commissione Europea. Latita -in primis- la crescita. Secondo il Commissario agli Affari Economici Olli Rehn, Roma beneficerà di una ripresa lenta nel 2014, grazie soprattutto alla domanda esterna e all'attività industriale. In percentuale, +0,6%, un decimale in meno rispetto a quanto stimato a novembre, ben al di sotto dell'1% del Governo. Mentre l'Europa riparte, al traino della Germania, la Penisola insomma arranca, con un tasso di crescita pari a quello della Grecia e inferiore persino a Spagna e Portogallo. Va male pure la disoccupazione, al 12,6%, mentre paradosso vuole che -grazie alla riduzione dello spread- migliori in parte la situazione del bilancio pubblico: il rapporto deficit/pil quest'anno sarà al 2,6%, per scendere al 2,2 il prossimo. Quindi sotto il paletto del 3%. Il debito pubblico toccherà invece il record del 133,7% quest'anno, per calare nel 2015. Numeri che rendono molto stretti i margini di manovra per l'esecutivo: il Ministero dell'Economia sottolinea il buon risultato sul deficit e parla di un consolidamento della finanza pubblica, evidenziando la ripresa degli investimenti. Via XX Settembre ammette però come occorra premere l'acceleratore su crescita e riduzione del debito, attraverso privatizzazioni e riforme strutturali. Bruxelles osserva tranquilla: "il nuovo ministro dell'economia Padoan sa cosa fare per rilanciare la crescita", ha affermato Rehn.

25/2/2014

Cresce più rapidamente l'Europa, secondo le ultime previsioni della Commissione Europea: +1,2% nel 2014 la zona Euro, con la Germania a trainare con +1,8%. Fuori dalla moneta unica, molto positivo il dato della Gran Bretagna (Pil a +2,5%). Arranca l'Italia, che migliora però sul deficit.

L'Italia resta il "malato d'Europa" secondo la Commissione Europea, che diagnostica una bassa crescita per l'anno in corso, con cui dovrà fare i conti il nuovo Governo. Secondo il Commissario agli Affari Economici Olli Rehn, Roma godrà di una lenta ripresa nel 2014, grazie soprattutto alla domanda esterna e all'attività industriale. In percentuale, +0,6%, un decimale in meno rispetto a quanto stimato a novembre, ben al di sotto dell'1% del Governo. Resta stabile la previsione sul prossimo anno: +1,2%, cinque decimali sotto i pronostici dell'esecutivo. Mentre l'Europa riparte, insomma, la Penisola arranca, con un tasso di crescita pari a quello della Grecia e inferiore al Portogallo. Rehn comunque vede il bicchiere mezzo pieno, e parla di un sentimento economico incoraggiante nei Paesi periferici. Paradosso vuole infatti che -grazie alla riduzione dello spread- migliori la situazione del bilancio pubblico italiano: il rapporto deficit/pil quest'anno sarà al 2,6%, per scendere al 2,2 il prossimo. Il debito pubblico toccherà il record del 133,7% quest'anno, per calare il prossimo. Numeri che rendono comunque molto stretti i margini di manovra per l'esecutivo: il Ministero dell'Economia sottolinea il buon risultato sul deficit e parla di un consolidamento della finanza pubblica, evidenziando la ripresa degli investimenti nella Penisola. Via XX Settembre ammette però come a questo punto occorra premere l'acceleratore su crescita e riduzione del debito pubblico, attraverso privatizzazioni e riforme strutturali. Bruxelles osserva tranquilla: "il nuovo ministro dell'economia Padoan sa cosa fare per rilanciare la crescita", ha affermato Rehn.

22/2/2014

Decine di vittime in tre giorni di guerra civile hanno prodotto l'intesa che azzera il potere in Ucraina e apre un nuovo capitolo nella storia del Paese, pur tra mille incertezze.

Ore di negoziati tra i Ministri europei inviati a Kiev e il presidente Viktor Ianukovich, con l'ingombrante presenza russa a ricordare la lacerazione del Paese tra la sua anima filoeuropea e quella filomoscovita, hanno spianato la strada verso elezioni presidenziali anticipate entro fine anno, una riforma costituzionale che ridurrà i poteri del capo dello Stato, e la formazione di un Governo di unità nazionale entro dieci giorni. Sarà ripristinata entro domani la Costituzione del 2004, mentre sarà lanciata un'indagine sulle violenze, con l'appoggio del Consiglio d'Europa. In una raffica di provvedimenti che hanno sgretolato il pugno di ferro di Ianukovich, è stato approvato un emendamento al codice penale che potrebbe rimettere in libertà la pasionaria dell'opposizione Iulia Timoschenko. Un'amnistia incondizionata è stata dichiarata per tutti i manifestanti, mentre il Ministro dell'Interno Zakharcenko -reo di aver architettato la repressione- è stato sollevato dall'incarico. Come se non bastasse, è stata avviata anche una procedura di impeachment contro lo stesso Ianukovich. La piazza resta in fermento, indecisa. L'Unione Europea ha accolto con favore, col suo presidente Van Rompuy, l'intesa - "ora si passi ai fatti", ha precisato. Soddisfazione a Washington, che potrebbe però mantenere le sanzioni contro l'establishment di Ianukovich, mentre la Russia resta enigmatica. Non firma l'accordo, ma dice di sostenerlo. Intanto però congela due miliardi di aiuti promessi a Kiev.

21/2/2014

Al termine di una giornata drammatica, l'Europa lascia da parte ogni remora e vara sanzioni contro i "responsabili di gravi violazioni dei diritti umani" in Ucraina. Ad annunciare per prima il cambio di prospettiva il Ministro degli Esteri Emma Bonino.

Sanzioni mirate, anche se non è ancora chiaro contro chi: a decidere i nomi saranno gruppi di lavoro tecnici. Non è escluso neppure che, oltre ad esponenti di primo piano dell'establishment filorusso di Viktor Ianukovich, entri nella lista pure qualche rappresentante dell'opposizione, appartenente alle frange più estremiste. A Kiev intanto i tre Ministri degli Esteri europei incaricati di seguire da vicino la situazione -francese, tedesco e polacco- starebbero elaborando un documento per consentire la nascita entro dieci giorni di un Governo di unità nazionale, prologo necessario alle elezioni anticipate. Si lotta insomma contro il tempo sul fronte della diplomazia, mentre l'Alto Rappresentante europeo Cathy Ashton -traducendo le conclusioni dei Ministri- addossa al presidente ucraino Ianukovich la prima responsabilità della situazione attuale. E' lui, dice Bruxelles, che deve riannodare il dialogo -sempre più esile- tra le parti. Da Bruxelles a Washington, pure gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni, con un congelamento dei visti per 20 rappresentanti del Governo ucraino. Il presidente americano, Barack Obama, ha avuto un colloquio telefonico la cancelliera tedesca, Angela Merkel. I due leader hanno concordato nel sostenere "la fine immediata delle violenze e una soluzione politica". La Merkel ha sentito anche Vladimir Putin.

20/2/2014

Un'altra giornata di vera e propria guerra civile in Ucraina, dove è difficile tenere la conta di quante vittime abbia prodotto il conflitto fra le forze dell'ordine e i movimenti di protesta. Alcune fonti parlano di 21 morti solo oggi, altre di 70 vittime, fonti mediche arrivano fino a 100 morti e 500 feriti - anche se in questo caso è probabile che siano incluse le vittime degli ultimi tre giorni.

Intanto, i ministri degli Esteri europei, riuniti a Bruxelles, hanno deciso di "procedere rapidamente" verso sanzioni mirate ai responsabili del regine ucraino che si sono macchiati di violenze e violazioni dei diritti umani durante la repressione dell'opposizione di piazza Maidan. Lo ha riferito il ministro degli Esteri, Emma Bonino. La riunione si è svolta con un collegamento in teleconferenza con i tre ministri degli Estericomunitari (il francese Laurent Fabius, il tedesco Frank-Walter Steinmeier e il polacco Radoslaw Sikorski) che sono andati oggi in missione a Kiev per cercare di mediare fra il regime e le forze dell'opposizione. "La decisione è di procedere molto rapidamente nelle prossime ore a restrizioni su visti e asset finanziari, per coloro che si sono macchiati di violenze", ha detto la Bonino. Non si sono indicazioni sui nomi inclusi nella lista, una decisione in questo senso sarà presa domani."La prima priorita' e' che non esploda il paese", ha detto la Bonino, secondo cui e' stata presa "la decisione di tentare un dialogo critico, molto serrato, anche con i russi". Gli Stati Uniti sono tornati a far sentire la proprio voce: la Casa Bianca ha chiesto al presidente ucraino Ianukovich di ritirare immediatamente la forze di sicurezza e rispettare il diritto a una pacifica protesta. La Farnesina convochera' domani l'ambasciatore ucraino a Roma, Yevhen Perelygin. Il diplomatico sara' ricevuto dal viceministro degli Esteri Marta Dassu'.

18/2/2014

La spending review passa in carico al nuovo Governo, ha annunciato ieri sera il Ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni al Commissario Europeo Olli Rehn. Intanto i mercati sembrano guardare con moderata fiducia all'Italia.

I mercati scommettono sulla nuova fase politica italiana, pur col necessario grado di cautela: ieri Piazza Affari ha chiuso moderatamente positiva, mentre lo spread si stabilizzava poco sopra i 190 punti base. Anche i Btp decennali facevano segnare rendimenti ai minimi da otto anni: l'obiettivo dichiarato di un Governo di legislatura, insieme a una situazione economia europea più stabile, aprono l'era-Renzi con interessanti segnali di schiarita sul fronte economico. Ma l'agenzia di rating Fitch resta scettica, mantenendo negativo l'outlook per l'Italia, e avverte: Renzi rischia di affrontare -sul fronte delle riforme- le stesse difficoltà di Enrico Letta. Fitch indica nell'elevato debito pubblico il tallone d'achille della Penisola. Intervenendo all'Eurogruppo, il Commissario Europeo all'Economia Olli Rehn è chiaro: Roma deve ridurre il debito e rispettare i Trattati. Insomma, zero margini di manovra per ridiscutere adesso il tetto del 3%, come indicato da Renzi. Almeno finchè non partiranno riforme in grado di rilanciare la competitività. In serata Rehn ha incontrato il Ministro dell'Economia uscente Fabrizio Saccomanni. Come previsto, l'Italia non ha consegnato a Bruxelles alcuna misura aggiuntiva, in grado di sbloccare già a febbraio la clausola europea di flessibilità per investimenti produttivi, che resta così un obiettivo mancato. La spending review passa ufficialmente in carico al prossimo Governo: Saccomanni si limita solo a ricordare che sono previsti risparmi strutturali pari a due punti del Pil entro il 2016. Anche per il presidente dell'Eurogruppo Dijsselbloom l'Italia deve migliorare la propria competitività.

18/2/2014

L'Europa resta alla finestra, poco disposta a sottoscrivere cambiali in bianco, e attende indicazioni concrete da Roma sulla formazione del Governo. Il nodo della questione è soprattutto economico, come dimostra l'ultima dichiarazione del Commissario Europeo Olli Rehn.

Alludendo alla volontà espressa da Renzi di ridiscutere il patto di stabilità, in particolare la soglia del 3% nel rapporto deficit/pil, Rehn ha controbattuto: "l'Italia e' un Paese profondamente europeista, confido che continuera' a rispettare i Trattati, che comprendono quello di stabilita' e crescita". In serata Rehn ha incontrato Saccomanni, per discutere la questione dell'aggiustamento strutturale da realizzare mediante la spending review: da via XX settembre la conferma che la misura passerà in carico al nuovo esecutivo, e che ci si attende risparmi strutturali pari a due punti di Pil entro il 2016. Rehn ha pure ribadito un punto irrinunciabile per la Commissione: il nuovo governo in Italia "deve ridurre il debito molto alto, e, sbloccare il formidabile potenziale di crescita, dinamismo e innovazione delle imprese". Sulla competitività ha insistito anche il presidente dell'Eurogruppo Dijsselbloom, che ha sottolineato come "la stabilita' politica sia importante, l'Italia deve migliorare la competitivita' dell'economia". Infine l'agenzia di rating Fitch, a differenza di Moody's, avverte: l'outlook per l'Italia rimane negativo causa incertezze politiche. Matteo Renzi "avrà probabilmente le stesse difficoltà del suo predecessore" nel "fare le riforme che rilancerebbero la crescita e la competitività economica dell'Italia", afferma Fitch. Spread invece ai minimi, ha chiuso a 193 punti.

17/2/2014

L'Europa resta alla finestra, poco disposta a sottoscrivere cambiali in bianco, e attende indicazioni concrete da Roma sulla formazione del Governo. Il nodo della questione è soprattutto economico, come dimostra l'ultima dichiarazione del Commissario Europeo Olli Rehn.

Alludendo alla volontà espressa da Renzi di ridiscutere il patto di stabilità, in particolare la soglia del 3% nel rapporto deficit/pil, Rehn ha controbattuto: "l'Italia e' un Paese profondamente europeista, confido che continuera' a rispettare i Trattati, che comprendono quello di stabilita' e crescita". In serata Rehn incontrerà Saccomanni, per discutere la questione dell'aggiustamento strutturale da realizzare mediante la spending review: teoricamente, c'è tempo fino a stasera, per consegnare a Bruxelles i documenti in grado di provare un taglio pari a 3 miliardi. Rehn ha pure ribadito un punto irrinunciabile per la Commissione: il nuovo governo in Italia "deve ridurre il debito molto alto, e, sbloccare il formidabile potenziale di crescita, dinamismo e innovazione delle imprese". Sulla competitività ha insistito anche il presidente dell'Eurogruppo Dijsselbloom, che ha sottolineato come "la stabilita' politica sia importante, l'Italia deve migliorare la competitivita' dell'economia". Anche il Governo tedesco segue con grande attenzione gli sviluppi in Italia, e spera che i partiti formino velocemente un esecutivo stabile", ha fatto sapere il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert. Infine l'agenzia di rating Fitch, a differenza di Moody's, avverte: l'outlook per l'Italia rimane negativo causa incertezze politiche. Matteo Renzi "avrà probabilmente le stesse difficoltà del suo predecessore" nel "fare le riforme che rilancerebbero la crescita e la competitività economica dell'Italia", afferma Fitch. Spread invece ai minimi, ha chiuso a 193 punti.

17/2/2014

Il caso-Italia approda all'Eurogruppo di stasera, che discuterà anche del fondo unico di risoluzione delle banche, in una corsa contro il tempo per approvare entro metà anno l'unione bancaria.

Si riparte da Bruxelles. Oggi il Ministro uscente dell'Economia Fabrizio Saccomanni approda all'Eurogruppo, in un'atmosfera a dir poco surreale. Nei fatti un addio, visto che il suo profilo è da escludere, come prossimo titolare di Via XX Settembre. Saccomanni porta con sè un primo germoglio di ripresa e un outlook sul rating finalmente stabile. La base su cui costruire, anche se lo stesso Ministro -intervistato a SkyTg24- qualche paletto al nuovo Governo lo mette. Il primo è una frecciata diretta a Matteo Renzi, che sembra intenzionato a ridiscutere i vincoli di bilancio comunitari: la polemica sul superamento del tetto del 3% del deficit e' ''sterile'' e, per la richiesta di modifica del Fiscal Compact, ''si puo' sempre provare, ma la situazione di partenza non e' molto incoraggiante: nessun Paese lo ha chiesto e l'Italia ha messo il trattato in Costituzione'', dice Saccomanni. A mani vuote l'Italia si presenta invece sul fronte degli aggiustamenti strutturali: quei quattro decimali nel rapporto deficit/Pil, che avrebbero aperto l'ultimo spiraglio della clausola di flessibilità europea per gli investimenti produttivi, restano nell'elenco delle promesse mancate. Fonti della Commissione hanno sostanzialmente confermato a Radio 24 che non c'è alcuna speranza di ricevere entro oggi informazioni dal Tesoro sulla spending review. Per il nuovo esecutivo la strada è già in salita: Bruxelles chiede riforme strutturali serie e conti a posto, con l'abbattimento del debito. Poi si potrà pure parlare d'altro.

16/2/2014

Le convulse ore della politica italiana allontanano -nei fatti- il primo obiettivo a lungo inseguito sia da Mario Monti che da Enrico Letta: la possibilità cioè di utilizzare la neonata clausola europea per gli investimenti, per effettuare spese orientate alla crescita, senza che queste stesse vengano conteggiate nel calcolo del deficit.

Bruxelles ha reso noto di non poter aspettare oltre domani, per ricevere i dettagli sulla spending review, utili a comprendere se Roma potrà beneficiare di questa clausola: il 25 febbraio -con ogni probabilità- la Commissione Europea diramerà le prossime previsioni economiche, e dirà l'ultima parola al riguardo, dopo la bocciatura dello scorso autunno. Il Tesoro, con un comunicato un po' piccato, ha già alzato bandiera bianca: centrare il target significherebbe dover varare una manovra restrittiva di pari entità, circa 3-4 miliardi di euro. Il gioco, dunque, non vale la candela. La mancanza di riforme strutturali, in grado di rilanciare il Paese, pesa nel giudizio europeo sull'Italia: forte è stato negli ultimi mesi lo scetticismo verso il tentativo del Governo Letta di recuperare risorse prevalentemente mediante privatizzazioni e spending review. L'attacco più pesante a inizio dicembre, quando la parola "scetticismo" fu usata nei confronti delle misure economiche italane persino dal Commissario Europeo all'Economia Rehn. E' evidente che il nuovo Governo si troverà a dover percorrere una strada in salita: persa quasi certamente la clausola di flessibilità, prima di andare a ricontrattare patto di stabilità o fiscal compact, occorrerà offrire a Bruxelles riforme strutturali concrete. Altrimenti il semestre europeo di presidenza potrebbe rivelarsi un campo minato.

15/2/2014

La breaking news delle dimissioni di Enrico Letta fa subito il giro del mondo, con l'Italia che -a un solo anno dalle elezioni- segnala l'ennesimo cambio di Governo. I principali media internazionali guardano con curiosità al probabile arrivo sulla scena del più giovane primo ministro nella storia del Paese.

E' l'Europa a guardare con maggiore attenzione al nostro Paese, con il presidente della Commissione José Barroso che reagisce raccontando la telefonata di ieri con Enrico Letta -"un grande europeista"- lo definisce. Poi Barroso anticipa un primo giudizio su Matteo Renzi: "mi sembra un europeista molto impegnato, e profondamente interessato a far avanzare il processo di integrazione comunitaria". A Bruxelles guardano a due scadenze assolutamente da non sottovalutare: sul medio periodo l'inizio -a luglio- della presidenza italiana dell'Unione Europea, che rischia adesso qualche intoppo. Sul breve termine, l'attesa dei dettagli da Roma sulla nostra spending review. C'è tempo infatti fino a lunedì per presentarli, in vista delle previsioni economiche invernali, da cui dipende -in ultima analisi- l'ultimo barlume di speranza di riuscire a strappare margini per la clausola di flessibilità europea, utile a realizzare investimenti per la crescita. Pragmatica la posizione della Germania: il governo tedesco segue "con grande attenzione" gli sviluppi della situazione politica italiana, e auspica una "rapida" soluzione. Invece il Vaticano, con l'Osservatore Romano, critica la modalità di questa crisi, "sa di stantio", ma invita anche a voltare definitivamente pagina. Dai mercati cauta apertura di credito a questa fase di transizione: il Ftse Mib chiude a +1,62%, grazie anche ai dati sulla moderata crescita del Pil. Sotto i 200 punti lo spread.

14/2/2014

L'Italia torna -a un anno dalle elezioni politiche- protagonista sulla scena globale, con i principali media internazionali che guardano con curiosità al probabile arrivo sulla scena del più giovane primo ministro nella storia del Paese.

La maggiore attenzione dall'Europa, con il presidente della Commissione José Barroso che reagisce raccontando la telefonata di oggi con Enrico Letta -"un grande europeista"- lo definisce. Poi Barroso anticipa un primo giudizio su Matteo Renzi: "mi sembra un europeista molto impegnato, e profondamente interessato a far avanzare il processo di integrazione comunitaria". A Bruxelles guardano a due scadenze assolutamente da non sottovalutare: sul medio periodo l'inizio -a luglio- della presidenza italiana dell'Unione Europea, che rischia adesso qualche intoppo. Sul breve termine, l'attesa dei dettagli da Roma sulla nostra spending review. C'è tempo infatti fino a lunedì per presentarli, in vista delle previsioni economiche invernali, da cui dipende -in ultima analisi- l'ultimo barlume di speranza di riuscire a strappare margini per la clausola di flessibilità europea, utile a realizzare investimenti per la crescita. Molto pragmatica la posizione della Germania: il governo tedesco segue "con grande attenzione" gli sviluppi della situazione politica italiana, e auspica una "rapida" soluzione. Invece il Vaticano, con l'Osservatore Romano, critica la modalità di questa crisi, ma invita anche a voltare definitivamente pagina. Dai mercati cauta apertura di credito a questa fase di transizione: il Ftse Mib chiude a +1,62%, grazie anche ai dati sulla moderata crescita del Pil. Sotto i 200 punti lo spread.

14/2/2014

Gli occhi della comunità internazionale sono puntati in queste ore politicamente sull'Italia.

In questo momento sia il sito di notizie della Bbc, sia quello del Financial Times, dividono le rispettive aperture tra l'uscita di scena di Enrico Letta e il pronostico -scontato- di un incarico a Matteo Renzi, figura ancora poco conosciuta sul palcoscenico internazionale. Particolare attenzione da parte dell'Europa, con il presidente della Commissione Josè Barroso che non ha lesinato complimenti a entrambi i protagonisti della staffetta a Palazzo Chigi: "ho incontrato diverse volte Matteo Renzi e mi sembra un europeista molto impegnato e profondamente interessato a far avanzare il processo di integrazione europea", ha dichiarato Barroso, che ha salutato pure Enrico Letta, interlocutore stimato in questi dieci mesi a Bruxelles: "un grande europeista" ha detto Barroso, aggiungendo, "voglio ringraziarlo per il suo impegno". Infine l'avvertimento, alla luce dei recenti avvertimenti arrivati da Bruxelles: "la Commissione resta fiduciosa nella volonta' e nella capacita' dell'Italia di continuare con le riforme ed il consolidamento". La Germania appare meno in vena di formalismi e va al sodo: il governo tedesco segue "con grande attenzione" gli sviluppi della situazione politica italiana, e auspica una "rapida" soluzione. Così il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert. Infine, c'è una prima reazione anche dal Vaticano, che con il suo quotidiano, L'Osservatore Romano, attacca nei fatti l'intera gestione di questa crisi di Governo: ''cio' che rimane, agli occhi degli italiani e degli osservatori oltre confine, e' il consumarsi di un'ennesima crisi dalle motivazioni e dai rituali che sanno di stantio''. Il quotidiano della Santa Sede avverte: ''con Renzi arriva il momento nel quale deve voltare pagina l'Italia intera, dopo venti anni poco utili''.

14/2/2014

Notizie moderatamente positive per l'economia italiana, che torna a crescere, secondo l'Istat. Nel quarto trimestre 2013, il pil ha fatto segnare segnato un +0,1%, rispetto al trimestre precedente.

Si tratta del primo segno più dopo ben nove trimestri consecutivi di segno meno, o di mancata crescita. Nell'anno solare 2013 il pil italiano e' invece calato dell'1,9%, con un miglioramento di sei decimali rispetto al 2012. Buone notizie anche da Bankitalia: a dicembre il debito pubblico e' sceso a 2067 miliardi, dopo il record toccato a novembre, pari a 2104 miliardi. Più in generale, l'Eurozona ha mostrato segnali di miglioramento, negli ultimi mesi: sia la Germania che la Francia hanno superato -seppur di poco- le aspettative, con rispettivamente un +0,4% e un +0,3% di crescita, registrati nel quarto trimestre 2013. Nel complesso, i 17 Paesi membri della moneta unica hanno messo a segno un +0,3%: secondo gli analisti, questo lieve miglioramento potrebbe togliere pressione alla Bce, affinché prenda misure già a marzo, per stimolare l'economia. Anche se la bassa inflazione potrebbe comunque rivelarsi un motivo più che sufficiente perché Francoforte agisca.

14/2/2014

I fari dell'Europa si accendono sull'Italia, nel giorno delle dimissioni di Enrico Letta. Sono soprattutto reazioni attendiste, che fanno trapelare un po' di preoccupazione: la cancelliera tedesca Angela Merkel, attraverso il suo portavoce, ha affermato che Berlino segue "con grande attenzione" gli sviluppi della situazione politica italiana, e auspica una "rapida" soluzione.

La Commissione Europea resta invece fiduciosa nella volonta' e nella capacita' dell'Italia di proseguire con le riforme di consolidamento". Ma l'avvertimento forse più chiaro arriva da fonti dell'Eurogruppo: "lo spazio di manovra sul bilancio dell'Italia e' piuttosto insignificante, date le dimensioni del debito pubblico'. Ricordiamo anche che nel corso del prossimo mese si deciderà se l'Italia potrà ricorrere o meno alle famose clausole di flessibilità per gli investimenti, un'eventualità che potrebbe allontanarsi. Intanto, proprio sul fronte economico arriva una notizia positiva, con l'economia italiana che torna a crescere, secondo l'Istat. Nel quarto trimestre 2013, il pil ha segnato un +0,1% rispetto al trimestre precedente. Si tratta del primo segno più dopo ben nove trimestri consecutivi di segno meno o di mancata crescita. Nell'anno solare 2013 il pil italiano e' invece calato dell'1,9%, con un miglioramento di sei decimali rispetto al 2012. Buone notizie anche da Bankitalia: a dicembre il debito pubblico e' calato a 2.067 miliardi, dopo il record toccato a novembre, pari a 2104. Più in generale, l'Eurozona ha mostrato segnali di miglioramento, negli ultimi mesi: sia la Germania che la Francia hanno superato -seppur di poco- le aspettative, con rispettivamente un +0,4% e un +0,3% di crescita, registrati nel quarto trimestre 2013.

12/2/2014

Entra deciso nella difficile trattativa in corso sul meccanismo unico di risoluzione delle banche varato dal Consiglio Europeo a dicembre, il presidente della Bce Mario Draghi: Draghi sostiene che il progetto va migliorato.

In primis, riducendo il lasso di tempo per l'istituzione di un vero e proprio fondo salva-banche, finanziato dagli stessi istituti di credito. Dieci anni sono troppi, rileva, un simile periodo crea incertezza. Per il presidente della Bce cinque sono un periodo accettabile. Non solo: Draghi, per il periodo di transizione, auspica un solido paracadute pubblico, che renda possibile prendere denaro in prestito sul mercato, attraverso garanzie degli Stati, o l'accesso a una linea di credito. Draghi ammette che l'Eurozona non ha raggiunto un'integrazione finanziaria sostenibile, ma vede nell'unione bancaria la precondizione per un'integrazione più sostenibile, in futuro. Il presidente della Bce non sorvola sul problema della competitività dell'Eurozona: per questo sollecita gli Stati meno competitivi a fare riforme che aiutino la crescita. Intanto Benoit Courè, membro del comitato esecutivo della Bce, apre all'ipotesi di portare in negativo i tassi sui depositi di liquidita', attualmente allo 0%. Una mossa mirata a disincentivare la pratica di parcheggio di denaro presso la Bce, per riattivare il flusso di prestiti verso famiglie e imprese. I mercati hanno proseguito col segno più, ancora sull'onda del cosiddetto "effetto Yellen": un indice preciso di come in questo momento le politiche della Fed, orientate alla crescita, sembrino più incisive di quelle di un'Europa ancora nel guado, alle prese con la difficile realizzazione dell'integrazione bancaria.

7/2/2014

Esistono dubbi sul programma di acquisto titoli OMT, ma a scioglierli sarà la Corte Europea del Lussemburgo: la Corte Costituzionale Tedesca chiede alla massima autorità di giustizia comunitaria di vederci chiaro nel più noto scudo antispread messo finora in campo dalla Banca Centrale Europea, a difesa dell'Euro.

Una mossa senza precedenti, interpretata dagli analisti come una vittoria -nella sostanza- per Francoforte. L'Alta Corte di Karlsruhe indica di ritenere che il programma ecceda le competenze della Bce, poiché non sembra ricadere sotto il suo mandato. Tuttavia, spedendo la palla a Lussemburgo, riconosce all'Europa l'ultima parola. Non era mai accaduto prima, in un Paese tradizionalmente geloso delle proprie prerogative qual è la Germania. L'OMT consente alla Banca Centrale Europea di acquistare un numero teoricamente illimitato di titoli di Stato dei Paesi in crisi, in caso di forti tensioni sui mercati: il Paese che vi accede deve però sottostare a condizioni molto stringenti, nei fatti un vero e proprio commissariamento. Anche per questo, nonostante sia stato lanciato nel settembe 2012, lo scudo non è mai stato utilizzato - ma ha funzionato benissimo come deterrente. La decisione di Karlsruhe appare sofferta: ben due giudici su otto hanno fornito interpretazioni differenti, rispetto alla linea prevalente. Le reazioni sono state di puro sollievo, tra Bruxelles e Francoforte: ''la Bce prende atto dell'annuncio e ribadisce che il programma OMT rientra nel suo mandato''. Soddisfazione anche della Commissione Europea, mentre il Ministro agli Affari Europei Moavero è esplicito: è stata "una decisione estremamente positiva". Il governo tedesco, da parte sua, conta sul fatto che la Corte di Giustizia europea faccia rapidamente chiarezza sulle politiche della crisi dell'euro.

7/2/2014

Prende almeno un altro mese di tempo il presidente della Bce Mario Draghi, lasciando i tassi fermi al minimo dello 0,25%.

Nessun fenomeno di deflazione in corso, rassicura Draghi, che riconosce però come nell'Eurozona esista un rischio di inflazione bassa per un periodo prolungato. Ma, precisa: l'inflazione è destinata a risalire. E il calo registrato a gennaio, allo 0,7%, è dipeso essenzialmente da fattori esterni, quali le componenti energetica e alimentare. Il presidente della Bce rende chiaro come Francoforte sia pronta ad "azioni decise", promettendo tassi ai livelli attuali o inferiori ancora a lungo. Una dichiarazione intepretata dagli analisti come l'indicazione di un possibile intervento sui tassi già a marzo. Tra gli altri strumenti che il board della Bce starebbe prendendo in considerazione, ci sarebbe in primis la fine della sterilizzazione dei 175 miliardi usati per l'acquisto dei titoli di Stato dei Paesi in difficoltà. Oppure, un nuovo maxi-prestito alle banche, oppure ancora un quantitative easing, sul modello americano, opzione quest'ultima che Draghi non vede incompatibile con lo scudo antispread. Più in generale, il presidente della Bce osserva una ripresa modesta nell'Eurozona, ancora fragile e non omogenea, con i mercati e le economie che hanno mostrato però una buona resistenza: i segnali, confida, sono incoraggianti. Per tutto il resto, l'appuntamento è rimandato a marzo: con i dati aggiornati fino al 2016 su crescita e inflazione, potrebbero esserci i margini per misure più definite.

6/2/2014

Nessun fenomeno di deflazione in corso, ma nell'Eurozona esiste il rischio di inflazione bassa per un periodo prolungato.

Il presidente della Bce Mario Draghi analizza così uno dei temi-chiave dell'economia continentale, nel giorno in cui Francoforte lascia i tassi fermi allo 0,25%. Draghi precisa che l'inflazione è destinata a risalire, e puntualizza che il calo registrato a gennaio, uno 0,7% inferiore alle attese, è stato dovuto essenzialmente alla componente energetica e alimentare. In ogni caso, il presidente della Bce ha reso chiaro che Francoforte è pronta ad "azioni decisive", qualora necessarie, promettendo tassi ai livelli attuali o inferiori ancora a lungo. Una dichiarazione intepretata dagli analisti come l'indicazione di un possibile intervento sui tassi già a marzo. Tra gli strumenti che il board della Bce starebbe prendendo in considerazione, ci sarebbe anche la fine delle operazioni che sterilizzano la liquidità usata per l'acquisto dei titoli di Stato dei Paesi in difficoltà - ma "si tratta di uno dei numerosi strumenti che stiamo vagliando", ha precisato Draghi. Questa mossa potrebbe rivelarsi importante per temperare la volatilità nei tassi di interesse sui mercati, riducendo così l'incentivo per le banche a mantenere il denaro parcheggiato presso la Bce, e tornare a spostarlo verso i prestiti a imprese e famiglie. Più in generale, Draghi vede una ripresa modesta, ma che mostra nuovi segnali incoraggianti. Le parole del presidente della Bce hanno provocato nell'immedito un rafforzamento dell'euro sul dollaro.

5/2/2014

"Una politica di austerità ad ogni costo non regge più. Ma nulla può farci tornare indietro dal progetto europeo". Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha tracciato così, ieri all'Europarlamento, la sua visione d'Europa.

E' un cambio di passo quello che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano chiede all'Europa, nel suo secondo discorso all'Europarlamento, a sette anni esatti di distanza dalla prima visita. In mezzo, lo spartiacque di una crisi che ha cambiato il volto del Continente. Dalla politica di austerità, unica risposta possibile alla crisi, a una svolta che metta al centro crescita e occupazione, chiede Napolitano, che traccia una lunga disamina degli anni di crisi, non sottacendo gli errori fatti dalla stessa Europa nelle politiche di costruzione sia della casa comune, sia della moneta unica. Tuttavia, il suo non è un invito alla resa - al contrario, il capo dello Stato avverte: "nulla può farci tornare indietro dal progetto comunitario", anche se occorre una più forte coesione politica, e una più determinata leadership. Poi avverte: "le prossime elezioni europee saranno un momento di verità: sono evidenti le ragioni del disincanto dei cittadini, per il peggioramento delle condizioni di vita". Disincanto che non giustifica quella che il capo dello Stato definisce "vacua propaganda" di chi liquida l'Unione Europea. Parole che scatenano la reazione leghista. "Non tutti condividono le sue opinioni, ma non bloccheranno il processo di integrazione europea", chiosa il presidente dell'Europarlamento Martin Schulz, dopo che gli altri eurodeputati mettono a tacere i leghisti. Più tardi Napolitano definirà "marginale e modesta" la protesta del Carroccio.

4/2/2014

Il presidente dell'Europarlamento Martin Schulz accoglie così, sette anni dopo il suo primo discorso, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a Strasburgo.

Schulz cita -in italiano- la lettera di Veronica, giovane toscana che Napolitano aveva menzionato nel suo messaggio di Fine Anno. Cede poi la parola al capo dello Stato, che esordisce definendo le prossime elezioni europee "un momento di verità", da affrontare fino in fondo - anche perchè, sottolinea, "sono evidenti le ragioni del disincanto dei cittadini, per il peggioramento delle condizioni di vita e dello status sociale, che ha investito larghi strati della popolazione". Il capo dello Stato lancia un affondo contro l'austherity. Napolitano non rinnega tout court la necessità della disciplina di bilancio imposta dall'esplosione della crisi: rivendica anzi gli sforzi fatti dal nostro Paese. Il presidente della Repubblica chiede una svolta per la crescita e l'occupazione, ponendo fine al circolo vizioso tra politiche restrittive e arretramento delle economie. Gli ingredienti che individua sono riforme strutturali, investimenti privati e pubblici, innovazione, maggiore formazione, riequilibrio finanziario. L'autocritica sull'Europa -e anche sull'euro, moneta rimasta monca nella sua costruzione- non impedisce però a Napolitano di incitare ad andare avanti: "la costruzione europea ha ormai fondamenta talmente profonde, che si è creata una tale interconnessione e compenetrazione... nulla può farci tornare indietro". Su queste basi Napolitano attacca gli euroscettici, e parla di vacua propaganda da parte di chi l'Europa vorrebbe liquidarla. Il riferimento all'ala anti-Euro, di cui la Lega Nord fa parte, è evidente. La contestazione, prevedibile, assume le solite forme colorite del popolo verde. E' solo un attimo: i leghisti si rizittiscono, mentre la plenaria applaude unitariamente Napolitano. Che chiude con un appello ai deputati: "è nelle vostre mani il compito di far nascere e far crescere la dimensione politica dell'integrazione europea".

4/2/2014

A sette anni dal suo primo discorso al Parlamento Europeo da capo dello Stato, Giorgio Napolitano chiede -all'Unione- un cambio di passo: dalla politica di austerità, unica risposta possibile alla crisi, a una svolta che metta al centro crescita e occupazione.

Il discorso di Napolitano è una lunga disamina degli anni di crisi, degli errori fatti dalla stessa Europa nelle politiche di costruzione della casa comune, e della moneta unica. Ma non è un invito alla resa: al contrario, il capo dello Stato avverte: "nulla può farci tornare indietro dal progetto comunitario", anche se occorre una più forte coesione politica, e una più determinata leadership. Poi avverte: "le prossime elezioni europee saranno un momento di verità: sono evidenti le ragioni del disincanto dei cittadini, per il peggioramento delle condizioni di vita". Disincanto che non giustifica quella che il capo dello Stato definisce "vacua propaganda"di chi liquida l'Unione Europea. Parole che scatenano la reazione leghista. La solita colorita contestazione leghista dura lo spazio di pochi istanti, messa a tacere dalla reazione degli altri eurodeputati. Più tardi Napolitano la definirà "marginale e modesta". Ai giornalisti il capo dello Stato si è detto sicuro che le prossime elezioni europee non avranno ricadute sul Governo, e parla anzi di segnali di ripresa economica indiscutibili.

4/2/2014

E' stato un intervento dai toni fortemente europeisti, ma declinato anche sul realismo di una crisi che ha pesantemente indebolito il progetto europeo, quello che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha fatto oggi a ora di pranzo a Strasburgo, a distanza di sette anni esatti dal suo primo discorso all'Europarlamento.

A tre mesi dalle elezioni europee, Napolitano le ha definite un "momento di verità", riconoscendo quanto siano evidenti le ragioni del disincanto dei cittadini. Poi, l'affondo contro l'austherity. Poco fa, parlando con i giornalisti, Napolitano ha espresso una visione ottimista, per l'Italia: "certamente la situazione di oggi non e' quella di due anni fa, per la prima volta stiamo vedendo dei più: questo significa che ci sono segni di ripresa indiscutibili". Il capo dello Stato ha messo le mani avanti sulla tenuta del Governo Letta: dai risultati delle elezioni europee, non dovrebbe esserci "una ricaduta meccanica sugli equilibri nazionali". Infine, un accenno alle proteste leghiste, che hanno interrotto brevemente il suo discorso in aula: "sono assolutamente marginali e modeste, sono le tradizionali proteste della Lega". Intanto i tre contestatori, Matteo Salvini, Mario Borghezio e Mara Bizzotto, potrebbero subire una sanzione, secondo il regolamento dell'Europarlamento.

4/2/2014

Il vicepresidente della Commissione Europea Antonio Tajani, titolare del portafoglio Industria, ha formalizzato l'atto di accusa contro l'Italia, per gli elevati ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione.

Ampiamente annunciata, ha preso il via ieri l'iter della procedura di infrazione europea nei confronti dell'Italia, per i ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese, a partire dal primo gennaio 2013. Roma avrà cinque settimane per rispondere alle contestazioni, pena la messa in mora. Determinanti i rapporti degli advisor Confartigianato, Ance, e Assobiomedica. In tutti i casi emerge una violazione della direttiva europea: tra 170 e 200 i giorni medi di attesa necessari alle aziende per riscuotere i crediti, con uno sforamento evidente, rispetto ai 30 imposti dalla direttiva più recente, e comunque ben al di sopra dell'attuale media europea di 61 giorni. Il vicepresidente della Commissione Antonio Tajani conferma che il nostro Paese rischia una sanzione fino a 4 miliardi. Le violazioni contestate all'Italia si riferiscono in particolare agli articoli 4 e 7 della direttiva sui pagamenti. Tajani polemizza a distanza con il Ministro dell'Economia Saccomanni, sostenendo che "è difficilmente dimostrabile che vi siano evidenze di riduzioni significative nei ritardi". Scettico invece il Ministro agli Affari Europei Enzo Moavero: "non sono chiari sotto il profilo tecnico-operativo i termini di contestazione". Intanto, accusa il direttore dell'Agenzia delle Entrate Attilio Befera, ''l'attuale sistema fiscale italiano non contribuisce ad essere un terreno appetibile per gli investitori esteri''.

3/2/2014

E' partita oggi la procedura di infrazione nei confronti dell'Italia, per i ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese.

Roma avra' cinque settimane per rispondere alle contestazioni: se la risposta non sara' soddisfacente, Bruxelles procedera' con la messa in mora. Determinanti i rapporti degli advisor Confartigianato e Ance, oltre che di Assobiomedica. In tutti i casi emerge una violazione della direttiva europea: 170 i giorni di attesa necessari alle aziende per riscuotere i crediti, con uno sforamento di ben 140 giorni sui 30 imposti dalla più recente direttiva, e comunque ben al di sopra dell'attuale media europea di 61 giorni. Il vicepresidente della Commissione Antonio Tajani ha confermato che il nostro Paese rischia una sanzione da 3-4 miliardi di euro. Le violazioni contestate all'Italia si riferiscono in particolare agli articoli 4 e 7 della direttiva sui pagamenti: il Ministro agli Affari Europei Enzo Moavero ha intanto replicato, "prima di rispondere alla Commissione Europea aspettiamo di capire cosa ci chiedera'. Non sono chiari sotto il profilo tecnico-operativo i termini di contestazione". Intanto, accusa il direttore dell'Agenzia delle Entrate Attilio Befera, ''l'attuale sistema fiscale italiano non contribuisce ad essere un terreno appetibile per gli investitori esteri''.

31/1/2014

In Ucraina botta e risposta tra il presidente Ianukovic -a casa in malattia- e i leader dell'opposizione. Resta alta la tensione a Kiev.

Il dramma ucraino assume, per un giorno, i contorni della farsa: seppur ufficialmente rintanato nella sua residenza per un'infezione respiratoria acuita dalla febbre, il presidente Viktor Ianukovic sfida apertamente l'opposizione. In un comunicato postato sul sito ufficiale della presidenza, Ianukovic accusa i leader della protesta di "irresponsabilità". Non hanno fermato le manifestazioni, nonostante le ampie concessioni fatte negli ultimi giorni, li rimprovera Ianukovich. Che va oltre, e accusa gli oppositori di perseguire proprie ambizioni politiche. Poi una sorta di autoassoluzione: il potere ucraino, dopo la legge sull'amnistia, ha soddisfatto tutti gli obblighi che si era assunto, per mettere fine alla grave crisi politica che sta attraversando il Paese. Intanto piazza Maidan resta affollata, con le bandiere al vento, come restano occupati numerosi edifici governativi - nè sono state smantellate le barricate erette a protezione della rivolta. L'opposizione resta scettica, e accusa: la legge sull'amnistia per i manifestanti antigovernativi attualmente in carcere e' stata approvata in maniera irregolare e violando la Costituzione, perche' "diversi parlamentari hanno votato al posto di altri". A loro volta accusano Ianukovich, per aver esercitato pressioni sui deputati del suo partito. Il presidente ucraino ieri è rimasto a casa in malattia: secondo gli avversari, è solo un misero tentativo per guadagnare tempo. Da Bruxelles il presidente della Commissione Europea Barroso ribadisce: occorre fermare le violenze, ed avviare un processo politico di soluzione della crisi.

31/1/2014

Nuove regole europee in vigore da oggi, per i passeggeri dei voli aerei. Regole che riguardano in particolare il trasporto dei liquidi.

Novità importanti per i passeggeri del trasporto aereo: da oggi cambiano infatti alcune misure di restrizione sui liquidi, in particolare per chi effettua acquisti nei duty free degli aeroporti esterni all'Unione Europea. Alcolici e profumi provenienti dagli scali di Paesi terzi potranno entrare senza problemi come bagaglio a mano negli aeroporti comunitari, a patto che restino però nelle confezioni sigillate, all'interno delle quali vengono venduti. In cambio, potranno circolare senza alcuna restrizione di quantità. Fino a ieri, solo i liquidi acquistati nei duty free europei potevano passare indenni le tappe degli scali intermedi: gli altri, se superiori a 100 millilitri, venivano confiscati ai controlli di sicurezza. Questa norma doveva in realtà scattare già tre anni fa, ma numerosi Paesi europei si erano opposti. Secondo Helen Kearns, portavoce della Commissione Europea, nel 2016 scatterà la totale abolizione delle restrizioni sulle quantità di liquidi trasportabili in cabina, a dieci anni esatti dallo sventato attentato sui voli di linea britannici diretti negli Stati Uniti, che i terroristi intendevano compiere proprio utilizzando liquidi esplosivi. Un episodio chiave, nell'introduzione degli odiati divieti di trasporto dei liquidi in aereo. Novità infine pure per i liquidi a finalità mediche, e per gli alimenti per neonati, finora esentati dai controlli: da oggi c'è l'obbligo di ispezione, che sarà effettuato con strumenti di ultima generazione.

30/1/2014

Situazione di stallo in Ucraina: il presidente Viktor Ianukovich è ufficialmente a casa per malattia, ma non per questo rinuncia ad attaccare l'opposizione.

Pur ufficialmente rintanato nella sua residenza per malattia, il presidente ucraino Ianukovic mantiene l'atteggiamento di sfida verso l'opposizione: in un comunicato postato sul sito ufficiale della presidenza, Ianukovic ha accusato i leader della protesta di "irresponsabilità". Non hanno fermato le proteste, nonostante le ampie concessioni fatte negli ultimi giorni, li rimprovera Ianukovich. Che va oltre, e accusa gli oppositori di perseguire proprie ambizioni politiche. Poi una sorta di autoassoluzione: il potere ucraino, dopo la legge sull'amnistia, ha soddisfatto tutti gli obblighi che si era assunto per mettere fine alla grave crisi politica che sta attraversando il Paese. Ianukovich arriva persino a dirsi dispiaciuto per le morti dei giovani oppositori. Intanto piazza Maidan resta affollata, con le bandiere al vento, come restano occupati molti edifici governativi - nè sono state smantellate le barricate erette a protezione della rivolta. L'opposizione resta scettica, come ha avuto occasione di affermare uno dei leader della rivolta, Vitali Klitschko, commentando la legge sull'amnistia, che garantisce la liberazione dei manifestanti solo dopo lo sgombero degli edifici occupati: "fa salire la tensione", dice Klitschko. Ianukovich per ora resta a casa, ufficialmente per una malattia respiratoria acuita dalla febbre: secondo gli avversari, è solo un misero tentativo di guadagnare tempo. Da Bruxelles il presidente della Commissione Europea Barroso intanto ribadisce: occorre fermare le violenze a Kiev, ed avviare un processo politico di soluzione della crisi.

29/1/2014

Governo dimissionario e ammorbidimento delle leggi draconiane contro la libertà di manifestazioni in Ucraina, mentre a Bruxelles il presidente russo Vladimir Putin evitava contrasti con l'Europa.

Segnali di svolta politica in Ucraina, dove nell'arco di poche ore uscivano di scena il contestatissimo premier Mikola Azarov, e le odiate leggi repressive votate solo a metà gennaio, cancellate con un tratto di penna a larghissima maggioranza dal Parlamento. Leggi che avevano scatenato i tumulti di piazza degli ultimi giorni, costati cinque morti. Per il progetto di amnistia a beneficio dei manifestanti attualmente detenuti la discussione riprende invece oggi. La situazione resta fluida: uno dei leader dell'opposizione, Vitali Klitschko, sembra poco propenso a entare nel nuovo Governo: per ora l'orientamento dei filoeuropeisti sembra propendere per la formazione di una commissione per le riforme costituzionali. Dal carcere l'ex-premier Iulia Timoschenko lancia un appello ad andare avanti: "non fermatevi, proseguite! Serve una vittoria completa e permanente". A duemila chilometri di distanza, a Bruxelles, il presidente russo Vladimir Putin affrontava un vertice "franco e aperto" con la controparte europea, rappresentata dai leader Van Rompuy e Barroso. Putin ha dichiarato che Mosca intende sostenere il popolo ucraino, qualsiasi sia il suo Governo. "Non rivedremo gli accordi già firmati, relativi ai prestiti e alle forniture di gas", ha garantito. Ma aggiungeva: "ci preoccupa l'impatto economico di un eventuale accordo di partnership tra Bruxelles e Kiev". Infine l'attacco: "meglio evitare interferenze nella politica interna di Kiev", una critica indiretta al viavai di emissari europei giunti in Ucriana in questi giorni. Incontri bilaterali sono stati fissati tra esperti europei e russi, per smussare le differenze tra i due blocchi, in vista del vertice di giugno a Sochi.

28/1/2014

Dimissioni del Governo e ritiro della maggior parte delle leggi repressive in vigore da metà gennaio, mentre per l'amnistia a beneficio dei manifestanti in carcere la discussione riprenderà domani.

E' stata una giornata di svolta politica a Kiev, dove l'intero esecutivo guidato da Mikola Azarov ha lasciato l'incarico. Incarico poi affidato ad interim al primo vicepremier Serghei Arbuzov. In mattinata una maggioranza schiacciante di deputati aveva eliminato le leggi pesantemente restrittive in materia di libertà di parola e di protesta, all'origine dei tumulti di piazza degli ultimi giorni. Solo due i voti contrari. La situazione appare ancora fluida: dal carcere l'ex-premier Iulia Timoschenko ha lanciato un appello all'opposizione ad andare avanti: "non fermatevi, proseguite! Serve una vittoria completa e permanente". Il presidente Viktor Ianukovich, che continua a resistere all'idea di elezioni anticipate, ha incontrato il Commissario Europeo all'Allargemento Fule. In serata l'arrivo a Kiev dell'Alto Rappresentante europeo Catherine Ashton. A duemila chilometri di distanza, a Bruxelles, il presidente russo Vladimir Putin affrontava invece quello che tutti i partecipanti avrebbero poi definito come un vertice "franco e aperto", con i leader europei. Putin ha dichiarato che Mosca intende sostenere il popolo ucraino, qualsiasi sia il suo Governo. "Non rivedremo gli accordi già firmati, relativi ai prestiti e alle forniture di gas", ha garantito. Ma ha aggiunto: "la questione ucraina e dell'accordo di associazione con l'Unione Europea non e' un problema di sovranità. Ci preoccupa l'impatto economico dell'accordo". Dall'Europa la condanna delle violenze a Kiev e l'impegno a rivedersi a giugno a Sochi, provando nel frattempo ad appianare i principali motivi di scontro.

28/1/2014

Importante intesa tra opposizione e Governo in Ucraina, per l'abolizione delle contestate leggi anti-protesta, che hanno scatenato l'ultima ondata di violente manifestazioni di piazza.

L'annuncio è arrivato ieri a tarda sera, al termine di nuovi negoziati tra il presidente Yanukovich e i rappresentanti dell'opposizione. Appare però ancora lontana l'ipotesi di un vero e proprio accordo complessivo, dopo che il capogruppo del partito di Iulia Timoshenko, Arseni Iatseniuk, ha rifiutato per la seconda volta la proposta di guidare un nuovo esecutivo. Alcune ore prima la situazione aveva già fatto registrare timidi segnali di distensione, con la fine dell'occupazione del Ministero della Giustizia da parte dei manifestanti. Ianukovich ha pure proposto all'opposizione un'amnistia per i manifestanti antigovernativi arrestati, a patto però che vengano sgomberati gli edifici pubblici occupati. Oggi sessione straordinaria del Parlamento, dedicata alla crisi politica. Sempre oggi l'ombra della crisi in Ucraina si allunga su Bruxelles, dove arriva il presidente russo Vladimir Putin, per una riunione di alto livello con i leader delle istituzioni europee. Quello odierno non sarà un summit Europa-Russia ordinario, hanno ammesso fonti diplomatiche comunitarie, lasciando intendere la necessotà di un confronto a viso aperto sul caso Kiev. Proprio lo scorso autunno il gran rifiuto del presidente ucraino Yanukovich di firmare una partnership strategica con Bruxelles, preferendo le sirene russe, scatenò la crisi diplomatica con l'Europa, e le successive proteste di piazza nel Paese orientale. L'Alto Rappresentante Europeo Catherine Ashton ha anticipato a stasera la partenza per Kiev, dove ha già fatto ritorno il Commissario Europeo all'Allargamento Fule.

24/1/2014

A tarda sera è un italiano, Franco, ad incoraggiare una piazza Euromaidan traboccante di speranza, dopo una lunga giornata di attesa, contraddistinta da una fragilissima, impalpabile tregua.

Per una volta non è stata Kiev l'epicentro delle violenze: il presidente ucraino Viktor Ianukovich ha anzi incontrato i leader dell'opposizione, lasciando intravedere concrete possibilità -come riferiranno poi i leader della rivolta- di porre fine allo spargimento di sangue. Nel pomeriggio i primi spiragli, con l'annuncio di una seduta straordinaria del Parlamento, martedì prossimo, per discutere le possibili dimissioni del Governo e l'abrogazione delle leggi anti-protesta, una delle principali cause degli ultimi violentissimi scontri. Porta chiusa invece a un anticipo delle elezioni presidenziali. Se Kiev restava calma, le violenze dilagavano in altre città: a Leopoli i manifestanti invadevano l'ufficio del Governatore, sequestrandolo obbligandolo a firmare le proprie dimissioni, poi ritirate. Simili attacchi ai Governatorati in altre cinque città, in un'escalation di fortissima tensione. L'Europa, sempre più preoccupata dopo la deriva "russa" e autoritaria di Kiev, ha alzato i toni, con una telefonata tra il presidente della Commissione Jose' Barroso, e Ianukovich: Barroso ha lasciato balenare, tra le righe, la possibilità di sanzioni. Oggi a Kiev il Commissario all'Allargamento Fuele, la prossima settimana arriverà invece l'Alto Rappresentante Ashton. Anche il vicepresidente americano Biden ha chiamato Ianukovich, chiedendo la fine delle violenze.

23/1/2014

Sembra realmente precipitare, anche a livello politico, la situazione in Ucraina: è stato annunciato che si svolgera' il 28 gennaio la seduta straordinaria del Parlamento, per discutere le possibili dimissioni del governo e l'abrogazione delle leggi anti-protesta, la causa principale dei nuovi scontri a Kiev, che hanno provocato ieri le prime vittime.

Il premier Mikola Azarov ha però precisato che è impossibile anticipare le elezioni presidenziali, come chiesto dall'opposizione. Intanto la protesta dilaga anche al di fuori della capitale: il Governatore di Leopoli, al confine con la Polonia, si è dimesso, dopo che i suoi uffici sono stati invasi dai manifestanti. Scontri sarebbero in corso in almeno altre quattro città. Nella capitale Kiev è invece in vigore una fragile tregua, che scade proprio in questi minuti, per rendere possibili i colloqui tra oppositori ed esecutivo. La comunità internazionale, dopo le vittime di ieri, ha aumentato la pressione: il presidente della Commissione Europea, Jose' Barroso, ha parlato al telefono con il presidente ucraino, Alexander Yanukovich. Barroso ha avvertito Ianukovich delle possibili conseguenze sulle relazioni con l'Europa, ricevendo in cambio l'assicurazione che il Governo di Kiev non intende proclamare lo stato di emergenza. Domani il Commissario Europeo per l'allargamento, Stefan Fule, sarà a Kiev "per parlare con le autorita' e i leader dell'opposizione". "Vogliamo la fine progressiva delle violenze", ha detto Fuele. Altrimenti ne trarremo le conseguenze nel rapporto con Kiev". La cancelliera tedesca Angela Merkel ha però negato che la Germania stia considerando l'ipotesi di sanzioni contro l'Ucraina: ha però sollecitato il Governo di Kiev a "proteggere la vita" dei manifestanti. Annunciata poco fa la visita -a giorni dell'Alto Rappresentante Europeo Catherine Ashton.

21/1/2014

L'Iran a due velocità. Mentre l'Europa annunciava per prima l'allentamento parziale delle sanzioni contro Teheran, l'invito dell'Onu al regime degli ayatollah, alla conferenza Ginevra 2 sulla Siria, scatenava un putiferio diplomatico.

La prima -storica- mossa arrivava nel pomeriggio, da Bruxelles: i 28 Ministri degli Esteri comunitari annunciavano la sospensione -per sei mesi- di parte delle sanzioni contro l'Iran - nei fatti un'iniezione da sette miliardi di dollari. Ossigeno puro, per un'economia strozzata dall'isolamento economico. Nel dettglio, l'Europa ha sospeso i divieti di assicurazione e riassicurazione connessi al trasporto di greggio iraniano, che in un biennio ha significato un calo di oltre la metà delle esportazioni petrolifere per Teheran. Sospeso anche il divieto di importazione, acquisto, e trasporto dei prodotti petrolchimici iraniani. Si allenta pure il cappio del bando sul commercio di oro e metalli preziosi: infine, è stata decuplicata la soglia minima con la quale scatta l'obbligo di autorizzazione ai trasferimenti finanziari da e per Teheran. La decisione è giunta, dopo che l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica ha confermato che l'Iran ha smesso di arricchire l'uranio al di sopra del 5%, tenendo fede agli accordi siglati a fine novembre. I Ministri Europei hanno mantenuto un atteggiamento cauto: il britannico William Hague ha sottolineato la necessità di tenere alta la pressione, mantenendo immutate le altre sanzioni, nell'attesa di un accordo finale sul nucleare. Anche la Farnesina, in una nota, ha sottolineato che l'allentamento è provvisorio, e non cambia l'impianto sanzionatorio. Fiducia dunque al nuovo corso Rouhani, ma a tempo. A ruota, pure gli Stati Uniti hanno deciso una revoca parziale delle sanzioni, mentre il Canada si è invece opposto. Circoscritto il problema nucleare, si è aperto il fronte siriano, con l'invito a sorpresa dell'Onu a Teheran per la conferenza Ginevra 2. Una mossa azzardata, che si è scontrata col "no" americano e con i fraintendimenti iraniani. A tarda sera la retromarcia di Ban Ki Moon: invito ritirato.

20/1/2014

Clima e allargamento sono al centro della settimana europea. Nel servizio la panoramica sull'attualità che ci aspetta.

Una settimana ad alta tensione, quella al via oggi in Europa, inaugurata proprio in queste ore dal Consiglio Affari Esteri, con in agenda i rapporti con la Russia e il caso Marò. La giornata clou sarà però mercoledì, con la presentazione dell'attesa comunicazione della Commissione sui nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti, che potrebbero puntare ad un taglio del 40%, da qui al 2030. Commissione, Germania e anche Italia guardano all'obiettivo massimo, ma il sistema industriale -compreso quello della Penisola- ha lanciato l'allarme sull'impatto che un simile taglio potrebbe avere sulla competitività e i costi per le imprese. Si tratterà probabilmente fino all'ultimo, con la concreta possibilità che la proposta di taglio scenda al 35%. Sul tavolo dopodomani anche le norme sul gas di scisto, la controversa nuova risorsa energetica che molti dubbi ha generato in Europa, per i rischi legati alla sua estrazione, insieme alla comunicazione del Commissario Antonio Tajani sul rilancio della competitività industriale. Domani sarà una giornata storica a Bruxelles: la Serbia avvierà i negoziati di adesione all'Unione Europea. Sempre domani, il premier turco Recep Tayyp Erdogan arriva nella capitale europea, nel pieno della bufera che ne ha macchiato l'immagine internazionale, dopo lo scandalo corruzione e la svolta autoritaria contro magistratura e opposizione. Nel weekend infine, tutti a Davos, per l'imperdibile World Economic Forum, appuntamento che riunisce ogni anno politici, intellettuali e uomini d'affari sulle nevi svizzere.

16/1/2014

"Riformarsi, o declinare": dalla Gran Bretagna -che nel 2017 terrà un referendum sul suo futuro nell'Unione Europea- arriva il monito ai 27 partner.

O l'Europa cambia, o Londra se ne va: la partita a scacchi tra la Gran Bretagna e l'Unione Europea ha vissuto ieri una nuova tappa, con il discorso del Cancelliere dello Scacchiere George Osborne. "L'Europa deve riformarsi", ha detto Osborne, sottolineando come vadano maggiormente preservati gli interessi dei Paesi non aderenti all'area euro. Osborne cita i fronti sui quali l'Europa -vista da Londra- presenta maggiore necessità di riforme: tra questi, il bilancio e la competitività. In sintesi, dice Osborne, gli attuali trattati sono inadeguati: ne serve uno nuovo. Come serve concludere rapidamente l'accordo di libero scambio con gli Stati Uniti, dossier cui Londra è molto sensibile. Anche per evitare una marginalizzazione europea nell'economia mondiale. La filosofia che anima la Gran Bretagna è chiara: nelle parole del Cancelliere dello Scacchiere, "dobbiamo stare in Europa, non dobbiamo essere governati dall'Europa". La partita a scacchi si preannuncia ancora lunga: i Conservatori britannici, già sufficientemente euroscettici, sono insidiati sul proprio terreno dal rischio di una valanga di voti per lo Ukip, formazione apertamente antieuropeista, alle prossime europee. All'interno degli stessi Tories esiste già una frangia di parlamentari ostili a Bruxelles: quasi un centinaio hanno chiesto a Cameron di introdurre un potere di veto per Westminster, riguardo all'applicazione interna delle direttive comunitarie. La minaccia Osborne la sbandiera: "senza riforme, potremmo dover scegliere tra aderire all'euro, o lasciare l'Unione Europea".

14/1/2014

Ancora l'economia in primo piano in Europa. Ieri sera al Parlamento Europeo focus sulla temutissima Troika..

Finisce sul banco degli imputati, almeno virtuali, la Troika. A difenderla ci pensa così -nell'audizione di ieri sera all'Europarlamento- il Commissario all'Economia Olli Rehn, il guardiano dei conti che -dell'appoggio alle politiche di austerità- ha fatto il tratto distintivo del suo mandato. "La Troika, composta da Commissione Europea, Bce e Fmi, che ha gestito i programmi di assistenza finanziaria a cinque paesi dell'area euro, non ha mai imposto le sue condizioni", ha detto Rehn a Strasburgo. "Le condizioni sono concordate con i Paesi beneficiari, e i governi sono responsabili davanti ai Parlamenti", ha precisato Rehn, non senza una frecciata: i programmi della Troika "non sono stati l'inizio dei problemi, ma l'inizio della loro soluzione". Per questo, ha concluso, l'esperimento ora "funziona ragionevolmente bene". A riprova, Rehn porta il caso irlandese, con Dublino che la scorsa settimana è tornata a finanziarsi sui mercati. Più in generale il Commissario Europeo, candidato a succedere a Barroso da ottobre, si è difeso dalle accuse di aver costantemente sbagliato le previsioni macroeconomiche, rispondendo che "le crisi italiana e greca hanno creato tali incertezze politiche da vanificare ogni possibilità di anticipazione". Infine un'occhiata all'unione bancaria: "è cruciale" avere "entro fine marzo" l'accordo tra Parlamento e Consiglio sul meccanismo di risoluzione. Completare l'unione bancaria e' fondamentale" per avere un sistema solido, che "faccia il suo mestiere di finanziare l'economia reale".

10/1/2014

La prima settimana del 2014 si è chiusa con l'ammonimento del presidente della Bce Draghi a non cantare vittoria sulla crisi. Intanto, più indicatori fanno sperare in un anno finalmente diverso. La nostra analisi.

Frena i facili entusiasmi il presidente della Bce Mario Draghi: nella prima conferenza stampa dell'anno, che ha mantenuto i tassi della Banca Centrale invariati allo 0,25%, Draghi lascia poco spazio ai dubbi: "sarei molto, molto cauto nel dichiarare vittoria, o nel dire che la crisi e' sconfitta. La ripresa e' ancora debole, e vi sono molti rischi", ha affermato. Parole, quelle del presidente della Bce, che mettono in guardia da aspettative eccessivamente ottimistiche in questo primo scorcio di 2014, alimentate da un contesto che -negli ultimi giorni- ha portato quasi solo buone notizie: questa settimana l'Irlanda ha fatto il pieno, nella prima emissione di bond dopo la "traversata nel deserto" del piano di salvataggio. Ieri invece è toccato al Portogallo collocare oltre 3 miliardi di euro in obbligazioni a cinque anni, a tassi notevolmente inferiori rispetto a quelli registrati all'apice della crisi. Pure l'emissione di bonos spagnoli ha fatto registrare un calo sensibile dei rendimenti. Notizie che fanno il paio con il miglioramento del sentimento economico di industria e consumatori nell'Eurozona, cresciuto a dicembre e tornato ai livelli di due anni e mezzo fa. Solo la disoccupazione non dà ancora buone nuove. Francoforte invita a tenere ancora in fresco lo champagne: non nega che la politica monetaria accomodante stia ormai mostrando i suoi benefici... tuttavia Draghi sottolinea l'estrema vulnerabilità e volatilità della situazione attuale. E per non lasciare margini di dubbio ricorda: "se necessario, siamo pronti a prendere altre iniziative, con determinazione".

8/1/2014

Si inaugura ufficialmente oggi, alla presenza della Commissione Europea, il semestre di presidenza europeo a guida greca. Un semestre all'insegna del risparmio.

Atene operativamente al timone dell'Europa. La prima presidenza low cost e no frills della storia europea entra in scena nei giorni stessi in cui la Troika internazionale si appresta a tornare a bussare alle porte del Ministero delle Finanze ellenico, per verificare lo stato di avanzamento della cura di austerità. 50 milioni di budget e staff ridotto all'osso, per i 14 vertici ministeriali e i 120 eventi legati al semestre. La speranza, confidano al Ministero degli Esteri, è riuscire persino a risparmiare qualcosa, rispetto al budget. Per cominciare, agli ospiti stranieri niente cravatte e foulards omaggio: si dovranno accontentare di penne e bloc-notes ufficiali. Sul piano operativo, nei prossimi mesi il premier Antonis Samaras conta di fare progressi significativi sulla questione immigrazione -obiettivo condiviso con l'Italia- con l'approvazione a giugno della nuova strategia comunitaria. Parallelamente, la Grecia punta anche all'approvazione di un piano marittimo europeo. L'occupazione e la crescita, considerata la situazione sociale emergenziale che si vive ad Atene, saranno altrettanto importanti, così come l'accordo definitivo sull'unione bancaria, raggiunto con fatica all'ultimo Ecofin, e destinato ora a un percorso tutto in salita nei negoziati con il Parlamento Europeo. Ragionamenti -questi- al netto della stabilità politica greca: il Governo di grande coalizione in carica vive sul filo del rasoio dei voti. Ancora una crisi e si va alle elezioni, con l'atteso boom della sinistra radicale Syriza.

7/1/2014

Anche la madre deve poter avere il diritto di dare il proprio cognome al figlio. Italia condannata dalla Corte Europea di Strasburgo.

Una sentenza storica, destinata a rivoluzionare il diritto di famiglia nella Penisola: la Corte europea dei Diritti Umani ha condannato l'Italia per aver violato i diritti di una coppia di coniugi, che si erano visti negare la possibilità di attribuire alla propria figlia il cognome della madre, anziché quello del padre. Nella sentenza, che diverra' definitiva fra tre mesi, i giudici indicano che l'Italia "deve adottare riforme" legislative per rimediare alla violazione riscontrata. "Sono entusiasta, e' un altro passo avanti verso il progresso, servira' soprattutto ai nostri figli", ha dichiarato Alessandra Cusan, la donna che col marito ha portato il caso fino a Strasburgo. Caso che risale addirittura al '99, quando la coppia mise al mondo la prima figlia, ora 15enne. Con gli anni, arrivano altri due figli: tutti e tre, grazie a un'autorizzazione concessa per via amministrativa, portano anche il cognome della donna. "Una specie di cortesia", ha commentato la Cusan, prima di aggiungere: "non e' la stessa cosa del poter scegliere...". Nella sentenza, i giudici hanno condannato l'Italia per avere violato il diritto di non discriminazione tra i coniugi. Sostengono inoltre che, "se la regola che stabilisce che ai figli legittimi sia attribuito il cognome del padre puo' rivelarsi necessaria nella pratica, l'inesistenza di una deroga a questa regola nel momento dell'iscrizione all'anagrafe e' eccessivamente rigida e discriminatoria verso le donne". Anche la possibilita' -introdotta nel 2000- di aggiungere al nome paterno quello materno non e' sufficiente -secondo Strasburgo- a garantire l'eguaglianza tra i coniugi.

1/1/2014

E arrivò il 2014. Un anno che ridefinirà, volenti o nolenti, il futuro dell'Unione Europea.

I primi botti proprio a Capodanno: festa in Lettonia, per l'arrivo dell'euro, che manda in pensione il Lat. Con Riga giunge a 18 il numero dei Paesi dell'Eurozona. La Grecia, il Paese più colpito dalla crisi, prende invece il timone della presidenza semestrale: crescita, occupazione, integrazione economico-monetaria, politiche marittime e politiche migratorie i temi centrali annunciati da Atene, che punta su una presidenza low-cost, visti i tempi. Proprio il tema migratorio torna, quest'anno, nuovamente centrale: non solo per la nuova strategia sull'immigrazione, che i 28 leader definiranno a giugno, ma anche per l'ingresso nel sistema Schengen -in queste ore- di bulgari e rumeni. David Cameron, Oltremanica, ha già dichiarato guerra al cosiddetto "turismo del welfare": lui dice "no" ai cittadini europei più poveri, che si trasferiscono nei Paesi più ricchi per godere dei sussidi statali. Vedremo come andrà a finire. Quest'anno entra a regime la vigilanza comune bancaria: i grandi istituti di credito sono col fiato sospeso, in attesa dei nuovi test. Ma il vero banco di prova arriverà a maggio, con le elezioni europee: la prospettiva di trovarsi un Europarlamento pieno zeppo di partiti euroscettici è concreta: toccherà all'Italia, che tra luglio e dicembre rileverà dalla Grecia il timone dell'Europa, gestire una situazione che si preannuncia molto delicata. Sotto semestre italiano sarà rinnovata anche la Commissione Europea, con l'addio del deludente e impalpabile Josè Barroso. In autunno, volti nuovi nelle cariche di Presidente Europeo ed Alto Rappresentante, in un valzer di poltrone che potrebbe lasciare poco margine di manovra al nostro Governo, per spingere sul pedale delle riforme orientate a crescita e occupazione. Frau Merkel intanto aspetta, su a Berlino: a ottobre vuole introdurre la rivoluzione copernicana. Vincolare le riforme strutturali nazionali, sport poco praticato alle nostre latitudini, a contributi di solidarietà europei. Preparatevi: sarà un altro anno vissuto pericolosamente, per l'Europa.

28/12/2013

"Segnali incoraggianti": così il presidente della Bce Mario Draghi legge nella palla di vetro il futuro dell'Eurozona nel 2014.

Intervistato dal settimanale tedesco Der Spiegel, Draghi coglie l'occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, soprattutto fra i suoi detrattori a Berlino: "molti Paesi danno segnali di ripresa, gli squilibri nel commercio europeo si sono allentati, i deficit di bilancio si riducono. E' molto di più di quanto ci potessimo aspettare solo un anno fa", rileva Draghi. Prima di aggiungere: "si respirava questa paura perversa, che portava a prevedere un'evoluzione negativa della situazione. Qualcuno diceva: oddio, questo italiano sta distruggendo la Germania. Invece ora l'inflazione è bassa, e anche l'insicurezza si è ridotta". Il presidente della Bce resta coi piedi per terra: "la crisi non è stata superata", ammette. Sul fronte più operativo, Draghi non vede la necessità di tagliare ulteriormente i tassi nell'Eurozona, nè osserva segnali di deflazione nell'immediato. L'avvio del tapering da parte della Fed, con la progressiva riduzione nell'acquisto dei titoli, non preoccupa Draghi: "le reazioni dei mercati hanno mostrato che l'annuncio della Fed non ha avuto grossi effetti". Le parole del presidente della Bce sono arrivate a poche ore di distanza da quelle del suo principale oppositore interno, il presidente della Bundesbank Jens Weidmann. Alla Bild Zeitung Weidmann è stato molto meno ottimista: "temo che la crisi ripartirà, in modo ancora peggiore, il prossimo anno. I mercati finanziari si sono tranquillizzati. Ma potrebbe essere una calma ingannevole".

28/12/2013

Sempre più instabile la situazione politica in Turchia. Tre defezioni eccellenti nel partito minacciano la leadership del premier Erdogan. Riprendono le manifestazioni di protesta: la Commissione Europea segue la situazione con crescente preoccupazione.

Punta al bagno di folla il premier turco Recep Tayyip Erdogan, che -destabilizzato dall'allargarsi della Tangentopoli interna, e minacciato dalla rivolta interna al suo stesso partito- ha convocato una folla di supporter all'aeroporto Ataturk di Istanbul. Di fronte a un migliaio di sostenitori, Erdogan ha attaccato i tre colleghi di partito dimissionari, tra cui l'ex-Ministro della Cultura Gunay: "non continueremo il cammino comune con dei traditori, li sbatteremo fuori dalla porta", ha sferzato il premier. In realtà i tre se ne erano già andati da ore, dopo aver dovuto fronteggiare l'organo disciplinare interno. Erdogan appare sempre più debole, nonostante il rimpasto governativo di Natale: in corso ha un braccio di ferro con l'autorità giudiziaria, dopo che ha pubblicamente minacciato il Consiglio di Stato - che riunisce giudici e PM, colpevole di essersi opposto a un decreto governativo, che mirava a limitare il raggio d'azione delle autorità di polizia, obbligandole a informare i propri superiori, prima di avviare un'indagine. "Il Consiglio ha violato la legge, sto procedendo con una denuncia", ha sibilato Erdogan. Per intanto restano silenziosi i militari, guardiani solerti -in passato- della laicità dello Stato, al punto da rovesciare Governi considerati troppo filoislamici. "Le forze armate turche non vogliono essere coinvolte in dibattiti politici. Ma continueremo a seguire gli sviluppi", hanno fatto sapere. Ad Istanbul ed Ankara proseguono le manifestazioni: la polizia ha disperso centinaia di manifestanti che cercavano di riunirsi a piazza Taksim a Istanbul, per chiedere le dimissioni di Erdogan.

21/12/2013

Concluso a Bruxelles il vertice europeo: a tenere banco il downgrade del rating dell’Unione Europea.

Natale agrodolce per l’Europa, con i 28 leader che lasciano Bruxelles con in tasca l’accordo sull’unione bancaria, consci però della lunga battaglia che attende il testo all’Europarlamento. A rendere le cose più difficili, il declassamento del rating dell’Unione, operato da Standard & Poor’s: da Tripla A a Doppia A+, a causa della “debolezza generalizzata del credito nell’Europa a 28”. In conferenza stampa, il premier Enrico Letta saluta, con tono più critico, il varo dell’unione bancaria, definendolo “un passo significativo”, e ne evidenzia le imperfezioni, su tutte il tempo eccessivo -dieci anni- per il varo del fondo unico di risoluzione. Letta ha commentato anche il downgrade, che definisce immeritato, e pure un po’ sospetto nella tempistica. Ma, aggiunge, occorre tenere conto delle conseguenze e non sottovalutarlo. Soprattutto, conclude, “è la dimostrazione che la transizione dalla crisi non è finita, e che l’Europa e l’euro restano sotto osservazione”. Più dura la Commissione Europea, che mette nero su bianco il proprio disaccordo con S&P. Meno preoccupati invece il presidente francese Hollande, secondo cui non cambierà quasi nulla, e il presidente europeo Van Rompuy, che non vede un rischio di Natale rovinato causa rating. La cancelliera tedesca Angela Merkel non entra nel merito della decisione, ma fa presente che l’Europa ha già dimostrato -con il varo del bilancio pluriennale- il suo impegno. La Merkel guarda già alla prossima sfida: quella sui contratti vincolanti per le riforme. La cancelliera offre la carota del sostegno finanziario ai Paesi aderenti: “da qui a ottobre lavorero' per questo, per noi la competitivita' e' importante". I contratti vedranno la luce nel semestre italiano: per Roma il 2014 inizia oggi.

20/12/2013

Concluso a Bruxelles il vertice europeo: a tenere banco oggi il downgrade del rating dell’Unione Europea.

L’Europa incassa l’accordo -imperfetto- sull’unione bancaria, ma si trova già a fare i conti con i rischi sui mercati, dopo il downgrade deciso dall’agenzia di rating Standard & Poor’s, che toglie ai 28 la Tripla A, abbassandola a Doppia A­+. In conferenza stampa, il premier Enrico Letta saluta, pur in tono più critico, il varo dell’unione bancaria, definendolo “un passo significativo”, ma ne evidenzia le imperfezioni più macroscopiche, quale il tempo eccessivo -dieci anni- per il varo di un fondo unico di risoluzione. A movimentare la giornata è arrivato –dicevamo- il downgrade del rating europeo, declassato a causa -dice S&P- della “debolezza generalizzata del credito nell’Europa a 28”. Prima a reagire la Commissione, che mette nero su bianco il proprio disaccordo, mentre il premier Letta, pur non nascondendo di ritenere immeritato il giudizio, arrivato anche con tempismo non casuale, invita a tenere conto delle conseguenze e a non sottovalutarlo. Soprattutto, dice Letta,” è la dimostrazione che la transizione dalla crisi non è finita, e che l’Europa e l’euro restano sotto osservazione”. Più disinvolti sul tema il presidente francese Hollande, secondo cui non cambierà quasi nulla, e il presidente europeo Van Rompuy, che non vede un rischio di Natale rovinato causa rating. La cancelliera tedesca Angela Merkel non entra nel merito della decisione, ma fa presente che l’Europa ha già dimostrato -con il varo del bilancio pluriennale- il suo impegno. La Merkel guarda già alla prossima sfida: quella sui contratti vincolanti per le riforme. La cancelliera offre la carota del sostegno finanziario ai Paesi aderenti: “da qui a ottobre lavorero' per questo, per noi la competitivita' e' importante". I contratti vedranno la luce nel semestre italiano: per Roma il 2014 inizia oggi.

20/12/2013

Si è concluso il Consiglio Europeo: il premier Enrico Letta ha tenuto una lunga conferenza stampa, nella quale ha ribadito il proprio giudizio sull’accordo relativo all’unione bancaria – “un passo significativo”. Non ha risparmiato però critiche, Letta, al periodo di transizione stabilito per arrivare a un fondo unico di risoluzione europeo delle banche: “meglio se arriva prima, dieci anni è il tempo limite”.

Il premier ha commentato anche la stangata di Standard & Poor’s, piovuta questa mattina come un fulmine a ciel sereno, con il downgrade dell’Unione Europea da Tripla A a Doppia A+: “farà discutere, è la dimostrazione che la transizione dalla crisi non è finita, l’Europa e l’euro restano sotto osservazione”. Letta non ha però nascosto di ritenere che l’abbassamento del rating non sia a suo parere meritato – ora però bisogna fare i conti con le sue conseguenze. Qualche dubbio anche sul tempismo, con l’annuncio arrivato proprio il giorno dopo l’ok dei 28 all’unione bancaria. Sulla questione minimizzano invece gli altri leader: per il francese Francois Hollande non cambierà quasi niente, per il presidente europeo Van Rompuy questo declassamento non rovinerà il Natale, infine la cancelliera tedesca Angela Merkel ha ricordato che l’Europa ha già dimostrato -con il varo del bilancio pluriennale- il suo impegno, stanziando il denaro necessario a finanziare i programmi comunitari dal primo gennaio. Tornando alla conferenza stampa di Letta, ampio spazio è stato riservato alla difesa della legge di stabilità: “non taglia, ma anzi dà ai comuni”, ha detto. E ha rincarato: “questa legge segna un’inversione di marcia”. “Mi assumo la responsabilità delle scelte”, ha concluso, con un’immagine esplicita: quella relativa alla necessità di vestire i panni del buon padre di famiglia, in un momento così delicato. Non quelli di Babbo Natale, perché –ha detto Letta- “cedere alle richieste di tutti porterebbe alla bancarotta del Paese”.

20/12/2013

LEuropa non ha avuto nemmeno il tempo di brindare all’accordo raggiunto sull’Unione Bancaria. Come una tegola, è piovuta sui 28 la decisione dell’agenzia Standard & Poor’s, che ha abbassato di un gradino, da Tripla A a Doppia A+, il rating di lungo termine dell'Unione europea. L'outlook invece è definito stabile.

"Il downgrade riflette la nostra visione di una debolezza generalizzata del credito nell'Europa a 28", si legge in una nota dell'agenzia. Che prosegue: ''la nostra convinzione è che la credibilita' complessiva dei Paesi membri dell’Unione Europea in materia di credito si sia indebolita, il loro profilo finanziario deteriorato e la coesione allentata''. La decisione ha innescato un duro scontro con Bruxelles: a stretto giro di posta è arrivata la replica della Commissione Europea. “siamo in disaccordo con S&P", "il rating europeo dovrebbe essere valutato in base ai meriti, alla luce dello status speciale basato su Trattati del bilancio comunitario". Bruxelles ricorda che l’Europa mantiene la tripla A con Moody’s e Fitch. Fonti europee si spingono a definirlo “un giudizio politico”: sullo sfondo, il confronto ingaggiato negli ultimi mesi proprio dall’Europa con le agenzie di rating, cui è stato dedicato un regolamento che ne riforma l’influenza e il peso dei giudizi. Nessun commento per ora da parte del premier Enrico Letta, che a breve terrà la consueta conferenza stampa di chiusura del summit. Dopo il via libera all’unione bancaria e il rinvio dei cosiddetti -e in parte temuti- “accordi contrattuali”, restano sul tavolo poche questioni di cui discutere: su tutte l’immigrazione, con il punto sulla task force europea allestita dopo la tragedia di Lampedusa, e gli esteri, con la questione Ucraina. I 28 potrebbero optare per la linea dura contro il presidente Yanukovich: l’Europa lascia la porta aperta "al popolo ucraino, ma non necessariamente a questo governo", ha detto la presidente di turno lituana Dalia Grybauskaite.

20/12/2013

Sta per concludersi la due giorni di Consiglio Europeo. Sui 28 leader è piovuta in mattinata la scure dell’agenzia Standard & Poor’s, che -come regalo di Natale- ha abbassato di un gradino, da Tripla A a Doppia A+, il rating di lungo termine dell'Unione europea. L'outlook invece è definito stabile.

"Il downgrade riflette la nostra visione di una debolezza generalizzata del credito nell'Europa a 28", si legge in una nota dell'agenzia. Che prosegue: ''la nostra convinzione è che la credibilita' complessiva dei Paesi membri dell’Unione Europea in materia di credito si sia indebolita, il loro profilo finanziario deteriorato e la coesione allentata''. In tarda mattinata le prime reazioni ufficiali da Bruxelles. La più dura arriva dalla Commissione Europea, che afferma: “siamo in disaccordo con S&P", "il rating europeo dovrebbe essere valutato in base ai meriti, alla luce dello status speciale basato su Trattati del bilancio comunitario". Bruxelles ricorda che l’Europa mantiene la tripla A con Moody’s e Fitch. Fonti europee si spingono a definirlo “un giudizio politico”. Sceglie invece l’arma dell’ironia il premier belga Elio Di Rupo, che liquida la mossa di Standard & Poor’s come "una loro opinione", un'analisi fatta "dagli stessi esperti che prima della crisi dicevano che tutto andava bene". Nessun commento invece da parte del premier Enrico Letta, che nelle prossime ore terrà la consueta conferenza stampa di chiusura del summit. Dopo il via libera all’unione bancaria e il rinvio dei cosiddetti -e in parte temuti- “accordi contrattuali”, restano sul tavolo poche questioni di cui discutere: su tutte l’immigrazione, con il punto sulla task force europea allestita dopo la tragedia di Lampedusa, e gli esteri, con la questione Ucraina. I 28 potrebbero optare per la linea dura contro il presidente Yanukovich: l’Europa lascia la porta aperta "al popolo ucraino, ma non necessariamente a questo governo", ha detto la presidente di turno lituana Dalia Grybauskaite.

20/12/2013

Via libera dei 28 leader europei al compromesso sull’unione bancaria, mentre sui contratti per le riforme se ne riparlerà a ottobre 2014. Queste, in sintesi, le conclusioni della prima giornata di vertice europeo a Bruxelles.

L’accordo c’è, ma il difficile inizia ora: i 28 leader hanno benedetto ieri sera il compromesso sull’unione bancaria, consci dei difficili negoziati che attendono l’intesa al Parlamento Europeo. Esplicito il presidente dell’Eurocamera Martin Schulz, che definisce “molto lontano” il testo uscito a Bruxelles, dalla posizione di Strasburgo. Il premier italiano Enrico Letta parla di grande passo in avanti, soprattutto per i risparmiatori, ma non nasconde che il bicchiere è mezzo pieno; il francese Hollande sottolinea il progresso fatto, anche il presidente della Bce Mario Draghi vede un avanzamento. La Merkel frena gli entusiasmi: i soldi del fondo salva-Stati ESM non salveranno banche fino al 2025. Nei fatti, resta dunque un compromesso, neppure così semplice e lineare come sperato: se tutto andrà in porto, a partire dal 2015 -su segnalazione della Bce, deputata alla vigilanza- le grandi banche in crisi o prossime al fallimento finiranno nel radar del board del neonato meccanismo unico di risoluzione. In poche ore gli oltre 20 componenti del board potrebbero optare per la liquidazione dell’istituto. Una decisione che diverrebbe operativa in un giorno: a quel punto chi paga, se azionisti e obbligazionisti da soli non bastano? Dal 2025, sarà il fondo di risoluzione, finanziato dalle banche stesse, anche se il suo capitale sarà magro – solo 55 miliardi. Prima, un complesso sistema di compartimenti nazionali, che potranno prestarsi denaro a vicenda, o chiedere denaro all’esterno con la garanzia degli Stati.

19/12/2013

Prima sessione del Consiglio Europeo dedicata alla difesa comune, ma andiamo subito a raccontarvi l’intervista che abbiamo registrato mezz’ora fa con il Commissario Europeo al Mercato Interno Michel Barnier, uno degli strateghi dell’accordo notturno sull’unione bancaria.

Fate attenzione a questo passaggio, quando Barnier dichiara: “con l’unione bancaria il rischio per il contribuente sarà molto più limitato, i contribuenti saranno molto più protetti. Non posso però affermare che il denaro pubblico non sarà MAI più usato per salvare una banca, ci potranno infatti ancora essere casi eccezionali, tutto ciò che abbiamo fatto lo abbiamo fatto per proteggere il contribuente”. Un passaggio interessante, perché nei fatti limita l’infallibilità dell’accordo sull’unione bancaria: un accordo, che –come ci ha confermato Barnier- potrà ancora essere migliorato e –se possibile- semplificato, nei negoziati che partiranno a breve con l’Europarlamento, da concludere ad aprile. Barnier ha anche toccatoil punto più oscuro dell’intesa dell’Ecofin: chi paga per una banca fallita nei dieci anni di transizione che ci saranno prima della piena operatività del fondo unico di risoluzione? Secondo il Commissario, sarà proprio questo fondo ancora in costruzione a pagare, dopo che azionisti e obbligazionisti della banca fallita avranno fatto la loro parte, mentre lo Stato membro coinvolto si farà garanti dei prestiti che si dovrà reperire sui mercati. Di unione bancaria si parlerà qui a Bruxelles nella sessione serale del summit dei 28, per un via libera formale. Poco fa il presidente della Bce Mario Draghi ha definito l’accordo come “un grande passo avanti per l'Unione Bancaria, ora l'importante e' che il negoziato con il Parlamento europeo cominci subito". Sentiamo invece cosa ha detto il premier Enrico Letta.

19/12/2013

Ieri a tarda sera è stato raggiunto l’accordo sul secondo pilastro dell’unione bancaria: nella sostanza, è stato varato il cosiddetto meccanismo unico di risoluzione delle banche in crisi, che permetterà di gestire in modo ordinato eventuali fallimenti degli istituti di credito, spezzando il legame vizioso tra i conti pubblici e la finanza privata.

Nei fatti, si crea un board europeo, che potrà gestire in 24 ore una crisi bancaria, decidendo se liquidare o meno un istituto. Nel caso ciò avvenga, tra dieci anni un fondo unico dell’Eurozona, pagato dalle banche stesse, provvederà a finanziare con i suoi 55 miliardi i costi di liquidazione o ristrutturazione. Nel frattempo, opererà una sorta di paracadute garantito dai Paesi dell’Eurozona, o –alla peggio- dall’attuale fondo salva-Stati, anche se su questo punto resta una certa ambiguità, principalmente a causa dell’opposizione tedesca. I 28 leader dovranno dare l’imprimatur finale oggi all’accordo, in attesa dei difficili negoziati con il Parlamento Europeo: obiettivo l’entrata in vigore nel gennaio 2015. Sarano coperte le 130 maggiori banche europee. Nel menù dei leader, in una Bruxelles semiparalizzata da una protesta simile a quella dei Forconi italiani, con veri e propri blocchi stradali, ci saranno oggi anche i nuovi contratti di solidarietà, fortemente voluti dalla Germania per vincolare i Paesi in crisi alle riforme strutturali su lavoro, PA, innovazione e formazione; la difesa comune europea – pochi i progressi previsti a causa dell’opposizione inglese; l’immigrazione e la politica estera. Mezz’ora fa il premier Letta è giunto al prevertice dei socialisti europei: poca nostalgia invece dai Popolari Europei per l’assenza di Berlusconi, impossibilitato a lasciare l’Italia in quanto condannato. “Questa è la legge italiana, come in tutti i Paesi rispetto la giustizia”, ha sentenziato Joseph Daul, presidente del Ppe.

17/12/2013

Pensare di uscire dall'euro e' ''effimero'', ''non ci sono piani di uscita, perche' ''l'euro e' irreversibile, non c'e' questa possibilita'''. Il presidente della Bce Mario Draghi schiera la Banca Centrale a difesa della moneta unica, nella cruciale settimana che dovrà definire il meccanismo comune di risoluzione delle crisi bancarie. Secondo -vitale- tassello dell'Unione Bancaria.

''Chiedo con urgenza a Consiglio ed Europarlamento di istituire un forte meccanismo di risoluzione bancaria, che abbia un sistema unico, un'autorita' unica e un fondo unico'', ha sottolineato Draghi all'Europarlamento, evidenziando la necessità di meccanismi decisionali semplici e su base europea, non ostaggio dei soliti -bizantini- veti nazionali. Draghi chiede pure con urgenza la sostituzione del tedesco Joerg Asmussen nel board Bce: un duro colpo per lui, considerato il ruolo-chiave ricoperto da Asmussen quale ufficiale di collegamento tra le politiche di Francoforte e il Governo Merkel. Intanto, mentre la francese Daniele Nouy è stata nominata a capo del neonato meccanismo di sorveglianza europeo delle banche, che vigilerà sulla solidità degli istituti di credito dell'Eurozona, la European Banking Authority ha reso noto ieri che le grandi banche continentali hanno rafforzato il proprio capitale per 80 miliardi, e ristretto le attività rischiose di oltre 800 miliardi negli ultimi diciotto mesi, ma hanno pure aumentato la propria esposizione verso i titoli di Stato. Esposizione cresciuta fino a oltre 200 miliardi, a giugno 2013, per le sole banche italiane.

E oggi vedrà ufficialmente la luce il terzo Governo guidato da Angela Merkel: per la terza volta, la Germania sarà guidata da un esecutivo di grande coalizione. Il voto è previso al Bundestag. Ieri è stato firmato l'accordo tra conservatori e socialdemocratici.

17/12/2013

Alta tensione tra Europa e Russia: mentre tiene ancora banco il caso Ucraina, la conferma dei missili Iskander schierati a Kaliningrad riporta la temperatura politica ai tempi della Guerra Fredda.

Allarme sul fronte occidentale, dall'Europa fino agli Stati Uniti, passando per la Nato, dopo che Mosca ha ammesso di aver schierato missili vicino alla frontiera europea. Anzi, geograficamente all'interno dell'Europa, secondo più fonti: per la precisione, nell'enclave di Kaliningrad. Ufficialmente il tema non sarebbe stato in agenda, durante il pranzo dei 28 Ministri degli Esteri europei con il collega russo Serghiei Lavrov, in preparazione del vertice di gennaio, ma la notizia ha creato non poche turbolenze a Bruxelles. Sul tema si è espressa la Nato, con un duro giudizio: il dispiegamento dei missili russi "non contribuisce alla sicurezza Euro-atlantica, e non manterrebbe lo spirito di cooperazione su cui Nato e Russia hanno lavorato". Piu' in generale, questo "e' motivo di preoccupazione" per l'Alleanza Atlantica. Nessun passo avanti sulla questione ucraina: la porta dell'Europa "resta aperta" per Kiev, ma il presidente Ianukovich "non la varca". Così il Ministro degli Esteri Emma Bonino, presente al summit. Conferma l'Alto Rappresentante Cathy Ashton: "l'Europa ha reso perfettamente chiaro che l'Ucraina dovrebbe firmare l'accordo di partnerhip con Bruxelles, questo non danneggerebbe la Russia in alcun modo". Sul fronte del nucleare iraniano, infine, i 28 Ministri degli Esteri si sono detti disponibili a sospendere alcune sanzioni contro il regime di Teheran, non appena sarà verificata la piena implementazione degli accordi presi a Ginevra lo scorso 24 novembre.

13/12/2013

Giorni decisivi in Europa per la realizzazione dell'Unione Bancaria. Intanto il Financial Times anticipa: gli istituti di credito potrebbero dover accantonare capitali, per fronteggiare l'esposizione ai debiti sovrani.

Sì al varo dell'Unione bancaria entro aprile, anche se -da sola- non è sufficiente: il presidente della Bce Mario Draghi suona la carica, ad una settimana dal cruciale vertice europeo che dovrebbe completare il quadro comune per gli istituti di credito. Avverte Draghi, "l'Unione bancaria non e' una panacea, per eliminare la frammentazione finanziaria e' necessaria, ma non sufficiente a rompere il legame tra debiti sovrani e banche. Le condizioni di prestito ugualitarie si ristabiliscono solo se proseguono riforme e consolidamento". Il presidente della Bce, in audizione all'Europarlamento, ha ribadito che i tassi resteranno bassi a lungo, e ha aggiunto che negli stress tests che la Bce compira' il prossimo anno, "il debito sovrano sara' testato, come ogni altra categoria dei bilanci. Rendere i bilanci delle banche piu' trasparenti aiutera' a restaurare il credito", ha chiosato Draghi. Il tutto mentre l'accordo tra Consiglio ed Europarlamento fissava al 2016 l'avvio di un quadro europeo comune cui ricorrere in caso di fallimento delle banche: a pagare saranno -secondo il cosiddetto "modello Cipro" azionisti, obbligazionisti e titolari di conti sopra i 100mila euro. Intanto il Financial Times anticipa: la Bce potrebbe chiedere agli istituti di credito dell'Eurozona di creare un fondo in cui accantonare capitali, per far fronte all'esposizione verso i titoli di Stato. Un'eventualità che creerebbe parecchi problemi alle banche dei Paesi mediterranei, imbottetitesi nell'ultimo biennio di debito sovrano, grazie anche ai piani di rifinanziamento a lungo termine promossi proprio da Francoforte.

10/12/2013

Firmato ieri a Milano l'accordo per la partecipazione dell'Unione Europea a Expo 2015: presenti il premier Enrico Letta e il presidente della Commissione Europea José Barroso.

Prossima tappa: unione bancaria. Enrico Letta e José Barroso recitano sullo stesso spartito, a Milano, lasciandosi alle spalle le tensioni della scorsa settimana sulla situazione economica italiana. Il traguardo è il vertice europeo del 19 dicembre, in cui il secondo pilastro dell'unione bancaria -il meccanismo unico di risoluzione delle crisi bancarie- dovrà essere formalizzato. Barroso dà il suo endorsement alla protesta ucraina: "l'Europa ha il dovere di appoggiare i manifestanti, che stanno dando un grande esempio. I giovani a Kiev stanno scrivendo il futuro valore dell'Europa". Oggi nella capitale ucraina arriva l'Alto Rappresentante europeo Cathy Ashton. In un incontro riservato successivo, il presidente della Commissione ha ribadito come il problema dell'Italia risieda nella scarsa competitività: inoltre, la maggiore preoccupazione a Bruxelles, per quanto riguarda la Penisola, risiede nella stabilità politica. Più in generale, secondo Barroso, il 2014 sarà un anno più di sfide politiche -rischio onda euroscettica su tutte- che di rischi economici.

10/12/2013

Visti dall'Europa. Dopo una settimana di polemiche a distanza tra Bruxelles e Roma, il presidente della Commissione Josè Barroso sbarca a Milano, prossima capitale europea nei dodici mesi a cavallo tra semestre italiano ed Expo, in quella che sarà forse la sua ultima visita, dopo dieci anni alla guida dell'esecutivo comunitario: il primo sguardo è all'immediato futuro.

"L'unione bancaria non evoca un sogno, ma è indispensabile", dice Barroso parlando all'Ispi. Poi, in un incontro riservato, aggiunge: "è stato un errore non averla realizzata prima". Difende l'operato e il ruolo dell'Europa nei marosi nella crisi, il portoghese: "l'Europa non è il problema, ma parte della soluzione". Invita a guardare ai progressi fatti dai Paesi finiti sotto il commissariamento europeo, in particolare Irlanda e Cipro, ma anche la Grecia, e ribadisce -giusto per non essere frainteso- "in Italia esiste un problema di competitività del Paese, la colpa di questo non è imputabile alla Germania". La doccia fredda arriva sulla possibilità di scorporare gli investimenti in ricerca e sviluppo dal computo del calcolo deficit, un'eventualità che Barroso vede come problematica - a livello generale. E guardando al 2014, Barroso ritiene sovrastimato il rischio debito nell'Eurozona da parte dei mercati: si dice anzi più preoccupato dalla situazione politica (con il possibile boom dei partiti euroscettici alle Europee), che non da quella economica. Proprio l'Italia, sottolinea Barroso, è fonte di preoccupazione a Bruxelles soprattutto per la sua stabilità politica. Nel corso della conferenza all'Ispi, Barroso esce dalla retorica per mostrare nel concreto cosa possa ancora significare il sogno europeo, incarnato in queste ore dalle decine di migliaia di giovani ucraini in piazza, per chiedere proprio un avvicinamento all'Europa. "Abbiamo il dovere di appoggiarli", dice, ricordando che oggi l'Alto Rappresentante europeo Cathy Ashton sarà a Kiev. Nell'incontro a porte chiuse, Barroso chiarisce che non ci sono però possibilità di un ingresso ucraino nell'Unione Europea. Quella sul tavolo è una proposta di partnership.

9/12/2013

Firmato oggi a Milano l'accordo per la partecipazione dell'Unione Europea a Expo 2015: presenti anche il premier Enrico Letta e il presidente della Commissione Europea José Barroso.

Avanti con l'unione bancaria: Enrico Letta e José Barroso recitano sullo stesso spartito, a Milano, lasciandosi alle spalle -almeno per il momento- le tensioni della scorsa settimana sulla situazione economica italiana. Il traguardo è il vertice europeo del 19 dicembre, in cui il secondo pilastro dell'unione bancaria -il meccanismo unico di risoluzione delle crisi bancarie- dovrà essere formalizzato. Per il premier Letta, "senza l'unione bancaria l'Europa è affondata nella crisi, per questo è indispensabile". Gli fa eco Barroso: "l'unione bancaria deve essere completata, e lo faremo". In una Milano che si prepara a 12 mesi da protagonista sulla scena europea -prima i vertici del semestre italiano, poi l'Expo- Letta avverte della necessità di dare un obiettivo all'Unione Europea, che sia almeno decennale. "Altrimenti sbandiamo tutti". Poi l'attacco alla crescente onda populista. Il presidente della Commissione Barroso, più retorico di Letta, trova però l'immagine giusta per descrivere la nuova "narrativa europea": quella dei giovani ucraini in piazza in queste ore, sfidando temperature polari, per chiedere più Europa. "Abbiamo il dovere di appoggiarli, stanno dando un grande esempio".

6/12/2013

Tassi fermi. Mario Draghi tiene le munizioni pronte, di fronte a un'economia che lancia segnali contraddittori, tra una ripresa ancora timida e il rischio deflazione in agguato. Tuttavia, avverte di essere pronto ad usarle. Per ora i tassi restano allo 0,25%.

Il presidente della Bce annuncia che i tassi resteranno bassi o inferiori ai livelli attuali a lungo. Il quadro è in chiaroscuro: la crescita dell'Eurozona fa intravedere una lieve ripresa il prossimo anno, per poi consolidarsi nel 2015. Ma l'inflazione resta insolitamente bassa: +1,1% nel 2014. E la disoccupazione è alta: il cielo sopra Eurolandia è dunque lungi dal rasserenarsi. Per questo Draghi tiene -e lo dichiara- le munizioni pronte nel cassetto: tra le ipotesi un ulteriore taglio dei tassi, oppure un nuovo maxiprestito agli istituti di credito. Anche se la prossima volta, ammette, i soldi dovranno andare all'economia reale. Sottintesa l'amarezza per l'enorme liquidità finita alle banche, e usata sostanzialmente per fare capitalizzazione con pratiche di carry trade sui titoli di Stato. Draghi resta intanto -sottotraccia- il regista di un'operazione più ambiziosa: la messa a punto del secondo pilastro dell'unione bancaria, che si punta ad approvare al Consiglio Europeo di dicembre. La ristrutturazione della banche in crisi o a rischio fallimento è il vero tallone d'Achille di un'Eurozona ancora fragile. Oggi a Berlino i Ministri delle Finanze di Italia, Francia e Germania proveranno a fare passi avanti, insieme al presidente dell'Eurogruppo e al Commissario Europeo al Mercato Interno.

6/12/2013

Sono approdati sul tavolo dei Ministri della Giustizia e Affari Interni, ieri a Bruxelles, i risultati della task force per una strategia europea dell'immigrazione, nata in seguito all'affondamento di un barcone, a inizio ottobre, al largo dell'isola di Lampedusa.

La tragedia di Lampedusa produce i primi effetti tangibili, in vista del Consiglio Europeo di dicembre: la Commissaria agli Affari interni Cecilia Malmstroem ha presentato ieri a Bruxelles una serie di proposte basate sui suggerimenti della "Task Force per il Mediterraneo". In sintesi, le aree d'azione nelle quali si propone di migliorare il coordinamento europeo sono: rafforzamento della sorveglianza, moltiplicazione e migliore coordinamento dei pattugliamenti nel Mare Nostrum, potenziando la capacità di localizzazione dei barconi di migranti in pericolo. L'obiettivo finale è la creazione di una rete europea di pattugliamenti in mare, comprendente sia quelli nazionali che quelli di Frontex, sulla base di una piattaforma comune, "da Cipro alla Spagna, concentrandosi sulle principali rotte migratorie". La Commissione stima un costo aggiuntivo di 14 milioni di euro l'anno. La nuova strategia utilizzerà il nuovo sistema Eurosur, operativo da pochi giorni. Un capitolo riguarda da vicino l'Italia: Bruxelles propone di sostenere con 30 milioni di euro il nostro Paese, in quanto esposto ai flussi: altri 20 milioni andrebbero agli altri Stati membri, per migliorare le capacità di accoglimento dei migranti, e per il trattamento delle domande d'asilo. Soddisfazione da parte del vicepremier Angelino Alfano sui progressi della task force: Alfano ha però chiuso le porte all'idea di visti umanitari: "non possiamo accogliere tutti".

5/12/2013

La Commissione Europea insiste: "l'Italia deve fare uno 0,4% di sforzi strutturali supplementari, per assicurare l'obiettivo di riduzione del debito, vedremo nelle prossime settimane se la spending review anticipera' i risparmi al 2014": lo ha detto il portavoce del commissario Olli Rehn. Intanto tassi fermi a Francoforte.

Nessuna sorpresa: la Banca Centrale Europea mantiene i tassi invariati allo 0,25%. Il presidente della Bce Mario Draghi annuncia che i tassi d'interesse resteranno bassi o inferiori ai livelli attuali a lungo. Francoforte utilizzerà "tutti gli strumenti a disposizione", di fronte ai rischi per la stabilita', e la perdurante debolezza dell'economia. Il quadro appare in chiaroscuro: Francoforte ha lievemente ritoccato al rialzo le previsioni di crescita economica dell'area euro per il prossimo anno, incrementandola di un decimale, e portandola all'1,1%, con un ulteriore incremento fino all1,5% nel 2015. Al tempo stesso, ha rivisto al ribasso quelle sull'inflazione, ora stimata -nel 2014- al +1,1%. Ed è proprio questo mix di ottimismo sulla crescita, bilanciato da un'inflazione insolitamente bassa e una disoccupazione alta, a non schiarire il cielo sopra Eurolandia. Tuttavia, ribadisce ancora una volta il presidente della Bce, "abbiamo una potente artiglieria di strumenti". Infine ammette, Draghi: i prestiti legati al piano di rifinanziamento a lungo termine, o Ltro, varati oltre un anno fa dalla Bce, sono andati principalmente a finanziare le banche, che hanno comprato titoli di Stato. Se la Bce decidesse un nuovo Ltro, "dobbiamo essere sicuri venga usato per economia".

4/12/2013

Prova a smorzare la polemica con l'Italia la Commissione Europea, dopo il botta e risposta tra il Commissario Olli Rehn e il premier Enrico Letta. Quello del 'realistico scetticismo' "e' un approccio che si applica a tutti i Paesi" e deriva dalle "passate esperienze sulla tendenza degli Stati a sovrastimare gli introiti futuri derivanti dalle privatizzazioni". Ma lo scontro non si placa.

La parola-chiave è "scetticismo": quel termine, pronunciato dal Commissario Europeo all'Economia Olli Rehn in un'intervista, scatena la reazione italiana. Rehn, futuro candidato liberale all'Europarlamento e alla presidenza della Commissione, bacchetta Roma sulle due zavorre, che -secondo Bruxelles- impediscono alla Penisola di rispettare gli obiettivi concordati. L'elevato debito e la mancanza di competitività. Rehn si dice pure scettico sulle misure del Governo in tema di privatizzazioni e spending review. E, in un convegno, rincara la dose: Italia e Francia sono "chiaramente indietro" rispetto ad altri Paesi europei sulle misure necessarie a "ripristinare la competitività", dice. Poche ore dopo il premier Enrico Letta va all'attacco: Rehn da commissario europeo deve "essere garante dei Trattati", e li' "la parola scetticismo non c'e': quindi non puo' permettersi di esprimere un concetto di scetticismo", a proposito dell'Italia. Letta invita Rehn a togliersi la giacca da Commissario, quando usa certi termini, altrimenti -osserva- il prossimo Europarlamento se lo ritroverà pieno di euroscettici. E ricorda: "i conti italiani sono in ordine". "Dichiarazioni fuori scala, quelle di Rehn", commenta il Ministro degli Esteri Emma Bonino. Anche il capo dello Stato Giorgio Napolitano, ricevendo il presidente croato Ivo Josipovic, chiede un cambio di passo all'Europa.

3/12/2013

''Non c'e nulla di nuovo in quello che ha detto Olli Rehn''. Cosi' il ministro dell' Economia, Fabrizio Saccomanni, da New York ha commentato l'intervista al commissario europeo, sottolineando come ''non c'e' stata alcuna richiesta di misure correttive'' da parte di Bruxelles. Ma in Italia è polemica.

E' uno scontro a distanza -neppure troppo velato- quello che si consuma tra l'Italia e il Commissario Europeo all'Economia Olli Rehn, dopo l'intervista del guardiano dei conti pubblici a Repubblica, nel quale bacchetta Roma sull'elevato debito e sulla mancanza di competivitità, dicendosi "scettico" sulle misure del Governo in tema di privatizzazioni e spending review. Italia e Francia sono "chiaramente indietro" rispetto ad altri Paesi europei sulle misure necessarie a "ripristinare la competitività", ha poi affermato Rehn. Nel pomeriggio il premier Enrico Letta va all'attacco: Olli Rehn da commissario europeo deve "essere garante dei Trattati", e li' "la parola scetticismo non c'e': quindi non puo' permettersi di esprimere un concetto di scetticismo", a proposito dell'Italia, dice. Letta ricorda che Rehn sarà candidato al prossimo Europarlamento, e lo invita a togliersi la giacca da Commissario quando usa certi termini, altrimenti -osserva- il prossimo Parlamento sarà pieno di euroscettici. E ricorda: "i conti italiani sono in ordine". Ricevendo il presidente croato Ivo Josipovic, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano chiede un cambio di passo all'Europa.

3/12/2013

Il Parlamento ucraino discute oggi la sfiducia verso il Governo filorusso. A Kiev resta alta la tensione.

Tra bastone e carota, l'establishment politico ucraino prova a contenere una protesta che rischia di finire fuori controllo. Sullo sfondo, si amplifica lo scontro geopolitico tra Occidente e Russia. Mentre i manifestanti, accampati a migliaia in Piazza Maidan, continuano a bloccare l'ingresso agli uffici governativi e ad occupare il municipio, dal Governo il premier Azarov denuncia il disegno golpista, facendo balenare l'ipotesi di un intervento. Anche se il presidente Ianukovich frena, redarguendo le forze dell'ordine per la repressione di domenica. La partita è doppia, e si gioca anche all'estero: mentre il presidente russo Vladimir Putin, artefice del fallimento della partnership tra Kiev e Bruxelles, continua il suo tour tra le ex-repubbliche sovietiche, regalando sconti sul gas in cambio dell'addio all'Europa e attaccando i manifestanti ucraini, tra Bruxelles e Washington le posizioni sono poco accomodanti. La Commissione Europea ha detto sì a un incontro con una delegazione del Governo ucraino, spedita in fretta e furia da Ianukovich per calmare gli animi a casa propria - ma stavolta Josè Barroso punta ad evitare altre prese per i fondelli, "siamo disponibili ad attuare gli accordi gia' sul tavolo, ma non a riaprire i negoziati", fa sapere. Il presidente della Commissione Affari Esteri dell'Europarlamento Elmar Brok invita Ianukovich a tornare sui suoi passi e firmare la partnership - "questa è la posizione che gli chiede il suo popolo. Anche gli Stati Uniti prendono posizione: le violenze in Ucraina contro manifestanti pacifici sono ''inaccettabili''.

2/12/2013

Situazione sempre più tesa in Ucraina, dove le manifestazioni filoeuropee non accennano a smorzarsi. "Le proteste portano tutti i segni di un tentativo di colpo di Stato", ha dichiarato il premier ucraino Mykola Azarov, che -in un incontro con gli ambasciatori occidentali, ha minacciato i manifestanti pro-Europa: "siamo pazienti, ma non vorremmo che si percepisse una totale assenza di autorità".

Proprio Azarov aveva lanciato in precedenza l'allarme: "le proteste 'europeiste' e antigovernative dell'opposizione sono diventate "incontrollabili"". Sullo sfondo, prosegue la mobilitazione in piazza Maidan, a Kiev, ormai ribattezzata EuroMaidan: decine di migliaia di manifestanti sono tornati oggi ad affollarla, oltre 50 tende sono state montate nello spiazzo, mentre giungono notizie delle prime mobilitazioni anche a Donetsk. Il capo della polizia di Kiev è stato licenziato per le violenze di ieri, che hanno provocato oltre 300 feriti negli scontri tra poliziotti e manifestanti. E mentre il presidente russo Vladimir Putin, principale artefice del fallimento dell'accordo di partnership tra Europa e Ucraina, attacca i manifestanti bollandoli come agitatori da pogrom, non rivoluzionari, e vola in Armenia per attrarre il Paese nell'Unione Doganale con la Russia - ancora una volta a scapito della partnership europea, l'Ucraina prova a stemperare la tensione, riavviando i contatti con Bruxelles: il vicepremier Arbuzov volerà a breve nella capitale d'Europa, a capo di una delegazione incaricata di discutere "alcuni aspetti dell'accordo di associazione". Il presidente della Commissione Barroso si è detto disponibile ad attuare gli accordi gia' sul tavolo, ma non a riaprire i negoziati.

30/11/2013

Nulla di fatto a Vilnius: alla fine la Russia impedisce la firma dell'accordo di partnership tra Unione Europea e Ucraina. A Kiev monta la protesta.

Finisce con un tutti contro tutti il vertice del partenariato orientale a Vilnius: l'Ucraina non firma l'accordo di partnership politico-commerciale con l'Europa. Tutto rinviato ufficialmente a marzo, almeno per salvare le apparenze, ma la vera frattura si apre tra Bruxelles e Mosca. Il presidente della Commissione José Barroso è esplicito: "il tempo della sovranita' limitata in Europa e' finito. Non accettiamo un veto di un altro Paese su un accordo bilaterale, e' inaccettabile per il diritto internazionale". Il bersaglio della polemica è Vladimir Putin, il grande manovratore che ha fatto deragliare il treno di Kiev verso l'Europa. A gennaio Bruxelles e Mosca torneranno a parlarne. Alla fine l'Unione Europea si ritrova con un pugno di mosche in mano: solo Georgia e Moldova avviano un percoso di partnership, ancora da firmare ufficialmente. Il premier Enrico Letta non nasconde la delusione. A Kiev cresce la protesta contro la decisione del Governo ucraino. Anche ieri a migliaia sono scesi in piazza, con le bandiere europee. L'opposizione chiede la destituzione del presidente Ianukovich, reo di aver venduto l'Ucraina a Putin.

29/11/2013

Il summit di Vilnius si chiude col successo della Russia -peraltro assente- che evita l'avvio di una partnership Ucraina-Unione Europea. A Kiev prosegue la protesta.

Si chiude con l'esito più prevedibile, ma con un inevitabile insuccesso, il vertice del partenariato orientale a Vilnius: l'Ucraina non firma l'accordo di partnership politico-commerciale con l'Europa. Tutto rinviato ufficialmente a marzo, almeno per salvare le apparenze, ma la frattura tra Bruxelles e Mosca appare evidente nelle parole del presidente della Commissione Europea José Barroso, che lancia un monito a Mosca: "il tempo della sovranita' limitata in Europa e' finito. Non accettiamo un veto di un altro Paese su un accordo bilaterale, e' inaccettabile per il diritto internazionale". Il bersaglio della polemica è Vladimir Putin, il grande manovratore che ha fatto deragliare il treno di Kiev verso l'Europa. Così Bruxelles si ritrova con un pugno di mosche in mano: solo Georgia e Moldova avviano un percoso di partnership con l'Unione Europea, ancora da firmare ufficialmente - e pure nel loro caso la Russia sta cominciando a mettersi di traverso. Il premier Enrico Letta non nasconde la delusione. A Kiev intanto cresce la protesta contro la decisione del Governo ucraino. Anche oggi a migliaia sono scesi in piazza, con le bandiere europee. Il braccio di ferro continua.

29/112013

Fumata nera tra Europa ed Ucraina al summit europeo di Vilnius sulla partnership orientale: l'Ucraina dice "no" all'accordo di associazione con Bruxelles. Sullo sfondo, l'ingombrante ombra della Russia, artefice dello sgambetto all'Europa.

La piazza di Kiev fa sentire la propria voce pro-Occidente fino a Vilnius, ma al summit tra Europa e i Paesi orientali resta il gelo tra Bruxelles e l'Ucraina. Per il momento l'Unione Europea ha firmato con Kiev solo un accordo per lo spazio aereo comune, ben poca cosa di fronte alla più ampia prospettiva di un'intesa di associazione politico-commerciale. Le proteste di piazza che proseguono da giorni nella capitale ucraina hanno riaperto per qualche ora le speranze di un'intesa, dopo che il presidente ucraino Viktor Yanukovic, con una spettacolare giravolta, aveva mandato all'aria un accordo già scritto con l'Europa, per tornare verso la Grande Madre Russia. All'arrivo a Vilnius i leader comunitari sono oscillati tra ottimismo e pessimismo: la tedesca Angela Merkel è stata netta, "questa volta non firmiamo alcun accordo con Kiev", mentre la presidenza lituana lasciava aperta ancora qualche possibilità. In tarda serata, la doccia fredda: "Kiev resta indisponibile a firmare l'accordo con l'Europa", faceva sapere Vilnius. Pessimista era apparso anche il premier Enrico Letta. L'Europa pretende un rispetto di precise condizioni da parte di Kiev, tra cui la liberazione di Yulia Timoschenko, e rifiuta di avviare negoziati alla presenza -ingombrante- della Russia. Mosca ha lavorato sodo per mandare all'aria il summit: il risultato è che solo Georgia e Moldova appaiono intenzionate a firmare accordi di partnership con Bruxelles. Oltre all'Ucraina, anche Armenia, Azerbaijan e Bielorussia sembrano orientate a seguire il richiamo di Putin.

28/11/2013

Germania. La presidenza del partito socialdemocratico Spd ha approvato all'unanimita' il programma di grande coalizione sottoscritto dai negoziatori con la Cdu di Angela Merkel, consigliando alla base del partito di votare 'si'' al referendum che si concludera' il prossimo 12 dicembre.

La Germania volta pagina e guarda avanti: con precisione teutonica, la Grosse Koalition prende il largo a due mesi di distanza dalle elezioni di fine settembre, così come previsto nei giorni immediatamente successivi al voto. Le basi su cui poggia il nuovo mandato sono una complicata equazione tra le richieste del socio di maggioranza -la Cdu/Csu- e quello di minoranza, la Spd. I socialdemocratici incassano il salario minimo, su cui hanno impostato buon parte della campagna elettorale: sarà introdotto nel 2015 e sarà pari a 8,50 euro l'ora. Sul fronte pensionistico si è raggiunto un compromesso: innalzamento graduale fino a 67 anni per l'età pensionabile, ma con una deroga senza sanzioni, per i lavoratori con 45 anni di contributi, già a partire dai 63 anni di età. I conservatori portano a casa invece la garanzia che non ci saranno aumenti di tasse: la Grosse Koalition si è anche impegnata a non contrarre nuovi debiti a partire dal 2015. L'impronta europeista di Angela Merkel emerge nel capitolo dedicato all'Unione: l'Europa dovrà coniugare solidarietà e responsabilità, con una maggiore capacità competitiva attraverso le riforme strutturali. Il verbo di Frau Merkel tocca anche la questione debiti sovrani: porta chiusa a ogni forma di Eurobond. Unica concessione alla Spd: la promessa di una concretizzazione dell'agonizzante e semidimenticato patto per la crescita da 120 miliardi, varato dal Consiglio Europeo di quasi un anno e mezzo fa.

27/11/2013

Verso una lenta uscita dalla crisi per le piccole e medie imprese europee: a segnalarlo il recente rapporto della Commissione Europea sulle Pmi.

Il 2013 puo' segnare l'anno di ''svolta'' per le piccole e medie imprese europee, che -per la prima volta dal 2008- tornano a crescere sia in termini di occupazione (+0,3%) che di valore aggiunto (+1%), sul 2012. Ad affermarlo il rapporto europeo sulla performance delle Pmi. In questo contesto, anche le Pmi italiane danno segnali positivi, ma con qualche difficoltà in più: la ripresa delle piccole e medie imprese tricolori, dopo un ''breve periodo'' di rilancio -seguito alla recessione 2008-2009- ''ha subito, nel 2012, un rallentamento''. Anche nel nostro Paese, rileva il rapporto, la curva di occupazione totale nelle Pmi, il loro numero e il valore aggiunto generato appaiono in risalita nel 2013, ma con una pendenza diversa (più pronunciata per valore aggiunto e numero di imprese, in forma minore -purtroppo- per l'occupazione): quel che è peggio, gli indicatori restano ancora nettamente al di sotto dei livelli pre-crisi. A livello generale, secondo il report, nel 2012 le Pmi in Italia erano oltre 3,69 milioni, con 12 milioni di addetti, per un fatturato di 422 miliardi l'anno. Secondo dati Eurostat infine, l'Italia resta il Paese europeo dal tessuto imprenditoriale piu' ricco, anche se per la stragrande maggioranza si tratta di microimprese. La situazione, pero', e' tutt'altro che rosea: le nostre imprese sono quelle che, a livello europeo, vedono maggiormente crollare fatturato e profitti, con un incremento dei debiti e una maggiore difficolta' nell'accesso al credito.

23/11/2013

"L'Italia 'e' fuori dalla fase recessiva piu' grave'. Enrico Letta sventola a Berlino le tabelle che mostrano il nostro Paese imboccare -il prossimo anno- la strada della ripresa, lasciandosi alle spalle la crisi peggiore.

Rivendica i conti in ordine Letta, soprattutto sul deficit, e si dice soddisfatto dalle notizie che arrivano dall'Eurogruppo straordinario di Bruxelles, che ha preso positivamente atto delle misure aggiuntive annunciate dal Governo. Letta si scaglia in particolare contro i partiti populisti, che -dice- vogliono distruggere il sogno d'Europa. Ma avverte, portando proprio l'esempio italiano, "se si continua con tasse e tagli Grillo avra' la maggioranza". Perchè, come aveva sostenuto con riferimenti indiretti proprio alla Germania, per certi ayatollah il rigore non è mai abbastanza. L'Italia è stata ieri tra gli osservati speciali dell'Eurogruppo, chiamato ad una prima analisi delle manovre finanziarie. Il Ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni ne esce ottimista. Saccomanni ha ricordato come l'Europa chieda all'Italia una riduzione sostanziale dell'elevato debito: la sua osservazione è che Roma ci sta già lavorando, sia con politiche fiscali, che con misure addizionali. E' passata l'impostazione complessiva della legge di stabilità, rimarca il Ministro dell'Economia. Che non è stata cambiata, si affretta a precisare. Anche se da Bruxelles non è arrivata alcuna promozione: semplicemente si attendono i risultati promessi da Roma.

22/11/2013

E’ atteso questa sera a Berlino l'intervento del premier Enrico Letta al forum economico della Sueddeutsche Zeitung.

Letta si è fatto precedere da dichiarazioni non proprio amichevoli, verso la Germania: ''sul fronte europeo, per alcuni ayatollah del rigore, questo non e' mai abbastanza, ma di troppo rigore l'Europa finira' per morire, e le nostre imprese finiranno per morire'', ha detto Letta, che ha poi parzialmente riequilibrato le parole: "stiamo battagliando su due fronti, da una parte gli ayatollah del rigore, dall'altra sul fronte interno, perche' molti pensano che basti fare spesa e deficit per salvare il sistema". Sullo sfondo, l'Eurogruppo in corso in queste ore a Bruxelles: il presidente Joeroen Dijsselbloem ha risposto in modo vago alla domanda, circa una sua preoccupazione sulla situazione dell'Italia: "alcuni governi dovranno tornare con le leggi di bilancio definitive, per altri le decisioni saranno prese a febbraio", ha detto. Più concreta la Commissione Europea: bene le dismissioni da 12 miliardi annunciate ieri da Roma, ma sono misure una tantum. Per ottenere il bonus europeo per gli investimenti ''resta l'esigenza di misure strutturali''. Così il portavoce del commissario europeo Olli Rehn, ha chiuso le porte a ottimismi frettolosi. Il Ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni, arrivando a Bruxelles, ha però tranquillizzato tutti, a chi gli chiedeva conto delle conseguenze della recente bocciatura europea della manovra 2014.

22/11/2013

Stasera Eurogruppo straordinario: al centro le manovre finanziarie dei Paesi della zona Euro. Intanto continua la sfida a distanza tra Berlino e Bruxelles.

Alla vigilia del cruciale Eurogruppo che sarà chiamato a valutare le leggi di stabilità nazionali, dopo il primo -critico- esame della Commissione, Berlino e Bruxelles tornano a incrociare le spade, seppure a distanza. Con Mario Draghi che -nel mezzo- difende l'operato della Bce. La prima stoccata arriva dalle parole del Commissario agli Affari Economici Olli Rehn, dopo che proprio la Commissione ha aperto -una settimana fa- un'indagine sul surplus nelle partite correnti di Berlino: la Germania deve aumentare la domanda interna e la spesa per i servizi. Così Rehn da Strasburgo: quasi immediata la risposta della cancelliera Angela Merkel, dal forum economico della Sueddeutsche Zeitung a Berlino. "Il nostro surplus commerciale è equilibrato", ribadisce la cancelliera, che sul tema non segnala arretramenti. Arretramenti che -per ragion di Stato- deve però concedere al prossimo alleato di Governo, la Spd: via libera dunque al salario minimo in patria, come richiesto dai socialdemocratici. Allo stesso forum il presidente della Bce Mario Draghi difende la Banca Centrale dalle critiche che arrivano proprio da buona parte dell'establishment politico tedesco: ''è profondamente scorretto accusare il consiglio della Bce di agire a vantaggio di uno o piu' Paesi", dice Draghi, che ribadisce di non vedere alcun rischio deflazione nell'Eurozona. Per Francoforte buone notizie in arrivo da Karlsruhe, dove la Corte Costituzionale Tedesca ha rinviato al 2014 il giudizio sul programma di acquisto titoli della Bce per i Paesi in crisi, in gergo OMT.

21/11/2013

La Corte Costituzionale Tedesca ha rinviato al 2014 il giudizio sul programma di acquisto titoli della Bce, in gergo OMT. Intanto la situazione dell'Eurozona è stata al centro della giornata economica a Berlino.

"La Bce non favorisce nessuno" - "Il nostro surplus commerciale è equilibrato": si consuma così l'ennesimo botta e risposta sull'asse Berlino-Francoforte, in un'Europa che vede la Germania giocare sempre più in difesa, di fronte al crescente fronte antitedesco. Parlano a pochi minuti di distanza Mario Draghi e Angela Merkel, intervenendo al forum economico della Sueddeutsche Zeitung. La cancelliera si dice sorpresa della discussione relativa all'eccessivo rigore della Germania. "Abbiamo un debito a circa l'80%" a fronte di un obiettivo del 60%, afferma. E contrattacca, dopo l'apertura di un'indagine da parte della Commissione Europea sul surplus commerciale della Germania: "il nostro squilibrio nell'eurozona, e' molto piccolo, inferiore al 3%". La Merkel annuncia infine la concessione fatta all'Spd sul salario minimo: "dovremo assumere decisioni che non considero giuste, tra cui quella di un salario minimo generalizzato". Poco dopo è Mario Draghi, a dover contrattaccare alle critiche che arrivano -più o meno direttamente- dal sancta sanctorum dell'economia tedesca, la Bundesbank: ''è profondamente scorretto'' accusare il consiglio della Bce di agire a vantaggio di uno o piu' Paesi: ''il nostro agire si basa su considerazioni economiche e opera nell'interesse di tutti'', dice. Draghi ribadisce di non vedere alcun rischio deflazione nell'Eurozona. Più tardi il falco Jens Weidmann, presidente della Buba, evita di contrattaccare apertamente: la Bce''fornira' liquidita' illimitata fino a quando sara' necessario'', afferma. E avverte: "la crisi dell'Eurozona non è ancora superata".

20/11/2013

Il Parlamento Europeo ha approvato a larga maggioranza -537 voti a favore su 682- il nuovo budget settennale: a favore socialisti e conservatori, contro verdi e sinistra. Novità importanti anche sul fronte Erasmus.

Via libera finale dell'Europarlamento al bilancio settennale dell'Unione Europea 2014-2020: mesi di negoziati durissimi con i Governi dei Paesi membri hanno prodotto l'ok al primo bilancio ridotto nella storia comunitaria, 908 miliardi di euro in tutto in pagamenti. Gli europarlamentari hanno ottenuto la possibilità di rivedere il bilancio enro il 2016, per correggerlo -eventualmente- in corsa: le prime modifiche sono già avvenute negli ultimi mesi, grazie all'ok a fondi addizionali e anticipati contro la disoccupazione giovanile, a favore delle Pmi e -soprattutto- per l'Erasmus. Proprio ieri ha visto infatti la luce Erasmus+, versione rivista e aggiornata di uno dei programmi comunitari di maggior successo: il nuovo pacchetto disporrà di risorse aggiuntive pari al 40% nei prossimi sette anni, per un totale di quasi 15 miliardi. Erasmus+ riunirà i principali programmi per l’istruzione, la formazione e la gioventù, quali Erasmus, Comenius e Leonardo. L'intero programma garantirà fondi destinati agli under 30, per studi all'estero, mettendo a disposizione pure -agli studenti dei master in Europa- un meccanismo di garanzia per ottenere prestiti agevolati. A beneficiare complessivamernte di Erasmus + -si stima- saranno quattro milioni di giovani europei.

16/11/2013

Semaforo arancione: la Commissione Europea rimanda l'Italia agli esami di riparazione e la esclude -per il momento- dalla desiderata clausola per gli investimenti, che avrebbe dato maggiore respiro alla crescita. A fornire l'atteso verdetto, il Commissario agli Affari Economici Olli Rehn.

"L'Italia deve fare sufficienti progressi verso l'obiettivo del pareggio di bilancio, riducendo il debito l'anno prossimo, e assicurando un aggiustamento strutturale di almeno mezzo punto del pil": così Rehn, commentando le pagelle di Bruxelles sulle manovre nazionali. Quella italiana lascia pochi margini di interpretazione: Roma non rispetta, in base alla legge di stabilità, il benchmark previsto per la riduzione del debito pubblico; scarsi progressi anche sulla parte strutturale delle raccomandazioni fiscali del semestre europeo: di qui l'invito della Commissione a prendere misure che riportino i conti sul sentiero indicato dal patto di stabilità. Infine, la notizia peggiore: Roma non potrà trarre giovamento -nel 2014- dalla clausola per gli investimenti, poiché non sono in programma aggiustamenti strutturali minimi sul debito. Rehn ha aggiunto di attendersi molto dalla nuova spendingreview iniziata dal Governo e affidata a Carlo Cottarelli, lasciando così aperta -tra le righe- la possibilità che il nostro Paese possa ottenere in futuro maggiori margini per gli investimenti. Le pagelle europee hanno promosso a pieni voti solo Germania ed Estonia. Nessuna bocciatura totale fra i 13 Paesi analizzati. Tra i grandi Paesi, Bruxelles ha lanciato l'allarme soprattutto per Italia, Spagna e Francia: Parigi dovrà rispettare pedissequamente le azioni promesse nella manovra. Madrid rischia persino di non farcela, a rispettare gli obiettivi.

11/11/2013

"La legge di stabilità è la prima legge, dopo cinque anni, che abbassa le tasse su imprese e famiglia. E' la prima legge che non interviene su tagli alla spesa pensionistica'': così il premier Enrico Letta. Ma per la manovra si prospetta questa settimana il severo esame di Bruxelles.

Arriva la settimana del giudizio europeo per la legge di stabilità italiana, e -più in generale- per l'andamento strutturale della nostra economia. Mercoledì la Commissione Europea presenterà il nuovo rapporto sugli squilibri macroeconomici nell'Unione, e farà il punto sui progressi nelle riforme strutturali, in particolar modo nel settore dell'occupazione. Ma il vero esame arriverà due giorni dopo, venerdì, quando il Commissario agli Affari Economici Olli Rehn presenterà -per la prima volta nella storia- le valutazioni di Bruxelles sulle manovre finanziarie dei 17 Paesi dell'Eurozona. Una prima assoluta, sulla quale l'attesa è grande: sia perché la Commissione potrà richiedere correzioni vincolanti alle leggi di stabilità nazionali, sia -nel caso italiano- perchè Bruxelles potrebbe dare il via libera al bonus europeo per gli investimenti nel 2014, in grado di sbloccare miliardi preziosi, utili a rilanciare la crescita il prossimo anno. Magari al prezzo di condizioni precise perchè Roma approvi riforme strutturali in grado di abbattere il gigantesco debito. Questa settimana in calendario anche Eurogruppo ed Ecofin. E della legge di stabilità, già sommersa da oltre 3000 emendamenti, sulla quale domani inizia la discussione in Parlamento, ha parlato ieri il premier Enrico Letta a Rai 1.

8/11/2013

La Banca Centrale Europea ha sorpreso ieri i mercati, tagliando ulteriormente i tassi. La decisione non è però stata presa all'unanimità dal board.

Prende tutti in contropiede e passa ancora una volta all'attacco la Bce, che porta i tassi al minimo storico: la sforbiciata di un quarto di punto li abbassa allo 0,25%. Nonostante la contrarietà della Bundesbank e di altri due membri del board, Mario Draghi gioca d'anticipo, contro lo spettro della deflazione. "I tassi resteranno bassi per un periodo prolungato", ha spiegato il presidente della Bce, secondo il quale Francoforte stima un possibile ''prolungato periodo di bassa inflazione'' per la zona Euro. Draghi ha però messo le mani avanti, circa i timori di un calo dei prezzi: "non vedo deflazione'' nel futuro. Siamo piuttosto in presenza di alcuni ''riallineamenti di prezzi fra i diversi Paesi'', questa la spiegazione ufficiale dell'Eurotower. La Bce ha deciso di fornire ulteriore ossigeno alle banche, annunciando l'estensione delle operazioni di rifinanziamento a tre mesi fino al secondo trimestre 2015. Sempre sui tassi, Draghi ha tenuto a precisare che la Bce non ha ancora raggiunto la soglia minima - in linea di principio potrebbe ancora portarli a zero. E il presidente della Bce è tornato ad avvertire i mercati: siamo pronti a considerare tutti gli strumenti a nostra disposizione per sostenere l'Eurozona. Le Borse europee hanno reagito alla rinfusa, nelle ore successive al taglio dei tassi: dopo un'accelerazione globale, hanno preso strade diverse. Milano ha perso il 2%, male Madrid, stabile Parigi, ha guadagnato solo Francoforte. Cala pure l'euro - una salutare boccata d'ossigeno per il nostro export.

8/11/2013

A tre anni esatti dai giorni drammatici della richiesta di aiuto all'Europa, l'Irlanda chiude l'era del commissariamento. A dicembre tornerà a camminare sulle proprie gambe.

Sarà l'Irlanda il primo Paese ad uscire dal programma europeo di salvataggio. Dublino ha concluso ieri l'ultimo esame -il dodicesimo, per l'esattezza- della Troika Europa-Bce-Fmi, che ha sancito come l'isola di Smeraldo abbia portato a termine tutte e 260 le azioni richieste in cambio del prestito comunitario da 85 miliardi di euro, stanziato nel novembre di tre anni fa. "Questo è un giorno importante, un giorno che molti pensavano -e altri temevano- non avremmo mai raggiunto", ha dichiarato il Ministro delle Finanze Michael Noonan. La data ufficiale di uscita dell'Irlanda dal programma europeo di salvataggio è fissata per il 15 dicembre: Dublino potrà tornare da quel giorno a emettere liberamente e in piena autonomia i propri titoli di Stato sui mercati finanziari. "L'Irlanda sarà un modello da cui imparare in futuro", ha riconosciuto il capomissione dell'Fmi Craig Beaumont. Il premio arriva dopo un triennio difficile, per la popolazione, seguito allo scoppio della bolla immobiliare e la conseguente crisi bancaria: aumento delle tasse, riforme strutturali, vendita degli assets statali sono state alcune delle medicine che hanno curato l'economia dell'isola. Grecia, Portogallo e Cipro restano invece sotto tutela degli "uomini in nero", come ormai vengono definiti -con un'allusione macabra- i funzionari della Troika.

7/11/2013

La Banca Centrale Europea ha sorpreso oggi i mercati, tagliando ulteriormente i tassi. La decisione non è però stata presa all'unanimità dal board.

Tassi Bce al minimo storico: il consiglio direttivo della Banca Centrale Europea ha tagliato il tasso di riferimento di 25 punti base, portandolo allo 0,25%. "I tassi resteranno bassi per un periodo prolungato", ha spiegato il presidente della Bce Mario Draghi, secondo il quale Francoforte stima un possibile ''prolungato periodo di bassa inflazione'' per la zona Euro. Draghi ha però messo le mani avanti, circa i timori di una spirale nel calo dei prezzi: "non vedo deflazione'' nel futuro. Ci sono alcuni ''riallineamenti di prezzi fra i diversi Paesi'', ha detto Draghi. La Bce ha deciso di fornire ulteriore ossigeno alle banche, annunciando l'estensione delle operazioni di rifinanziamento a tre mesi fino al secondo trimestre 2015. Nei fatti, la garanzia che gli istituti bancari dell'Eurozona continueranno a beneficiare di un flusso potenzialmente illimitato di prestiti a basso interesse. Sempre sui tassi, Draghi ha tenuto a precisare che la Bce non ha ancora raggiunto la soglia minima - in linea di principio potrebbe ancora portarli a zero. "La ripresa nell'Eurozona continua, ma è debole, fragile e disomogenea, anche la disoccupazione appare molto elevata", ha poi analizzato Draghi, che ancora una volta ha avvertito i mercati: la Bce e' pronta a considerare tutti gli strumenti a sua disposizione per sostenere l'Eurozona, ha detto. Singolare la reazione delle Borse europee: dopo un'accelerazione globale, hanno tutte preso strade diverse. Milano ha perso il 2%, male Madrid, stabile Parigi, alla fine ha guadagnato solo Francoforte. Cala anche l'euro - ma questa, posssiamo dirlo, è una salutare boccata d'ossigeno per il nostro export.

6/11/2013

Dipingono un quadro più fosco, rispetto a quello del Governo, le ultime previsioni economiche della Commissione Europea sull'Italia. Palazzo Chigi però rassicura: non ci sono "squilibri di bilancio ne' macroeconomici", e tutto questo permettera' di usufruire di maggiore flessibilita' per gli investimenti produttivi.

Deficit al 3%, Pil in calo dell'1,8% nel 2013. Naviga ancora in acque difficili, ma tiene la barra l'Italia, almeno sul fronte del deficit, secondo le ultime previsioni economiche della Commissione Europea. Sia deficit che Pil sono in peggioramento, rispetto alle stime precedenti. Il Pil dovrebbe crescere di sette decimali il prossimo anno, mentre il deficit -nel 2014- dovrebbe ballare a soli tre decimali dal limite di Maastricht. Non scenderà invece sotto il 12% la disoccupazione almeno fino al 2015, mentre l'occupazione vedrà una crescita anemica. Il debito esploderà il prossimo anno al 134%. Nota positiva: per Bruxelles la recessione potrebbe essere a un punto di svolta. Dopo una nuova forte contrazione nell'ultimo biennio, l'attività si riprenderà gradualmente nel prossimo. I primi segnali positivi già nel quarto trimestre. Il Commissario Europeo agli Affari Economici Olli Rehn ha sottolineato come ci sia "ancora un grande bisogno di consolidamento dei conti in Italia". Rehn ha aggiunto di confidare che Roma coprirà qualsiasi eventuale modifica alla legge di stabilità, e ha invitato il Governo Letta ad attivare la clausola di salvaguardia, in caso di minori entrate. Sul fronte macro, Bruxelles ha tagliato le sue previsioni di crescita per l'Eurozona: +1,1% nel 2014, dopo un calo di quattro decimali quest'anno, con Francia e Spagna a forte rischio di sforamento del deficit - fino al 2015 incluso.

6/11/2013

Sono ripresi ufficialmente ieri i negoziati per l'adesione della Turchia all'Unione Europea. "Siamo pronti non solo a "fidanzarci", ma a "sposarci" con l'Europa", ha scherzato il Ministro turco per gli Affari Europei Egemen Bagis.

Quaranta mesi dopo, Unione Europea e Turchia riprendono a frequentarsi. Tanto è durato il lungo stallo tra i due blocchi, nei difficilissimi negoziati di adesione di Ankara. Ottimista il Ministro degli Affari Europei Bagis, che ha definito la ripresa "solo un inizio". "Siamo vicini alla firma dell'accordo di riammissione e al lancio del dialogo sui visti per l'area Schengen", ha aggiunto Bagis: per il primo punto, si prevede che sia gli immigrati clandestini turchi, sia quelli provenienti da Paesi terzi che approdano nell'Unione passando per la frontiera turca vengano riaccettati da Ankara, in caso di espulsione da uno dei 28 Paesi comunitari. A questo è strettamente legato il secondo punto: vale a dire, la sempre più concreta possibilità -per i cittadini turchi- di accedere all'area Schengen per periodi limitati. La riunione ha visto -su un fronte più tecnico- l'apertura del capitolo negoziale numero 22, relativo allo sviluppo regionale: la Commissione Europea ha chiesto di aprire rapidamente anche i capitoli 23 e 24, che riguardano i diritti, le libertà, la giustizia e la sicurezza. Al di là delle buone intenzioni che hanno segnato questa ripartenza dei colloqui, i risultati continuano a latitare: in otto anni, un solo capitolo negoziale su 35 è stato aperto e completato tra Bruxelles ed Ankara.

5/11/2013

"La Commissione conferma che la strada intrapresa dal nostro Paese sta dando i suoi frutti. Dal punto di vista strutturale siamo vicini al pareggio di bilancio, e il debito pubblico si e' stabilizzato. L'Italia quindi non presenta squilibri di bilancio ne' macroeconomici. Tutto questo permettera' di usufruire di maggiore flessibilita' per investimenti produttivi'': cosi' Palazzo Chigi ha commentato le previsioni economiche della Commissione Europea.

Peggiora ma tiene la barra, almeno sul fronte del deficit, l'Italia, secondo le ultime previsioni economiche della Commissione Europea. Roma chiuderà il 2013 con un deficit del 3%, al limite della procedura d'infrazione, mentre il Pil è destinato a calare dell'1,8%. Entrambi i dati sono in peggioramento, rispetto alle stime precedenti. Il Pil dovrebbe crescere di sette decimali il prossimo anno, mentre il deficit dovrebbe ballare a soli tre decimali dal limite di Maastricht. Non scenderà sotto il 12% la disoccupazione almeno fino al 2015, mentre l'occupazione vedrà una crescita anemica. Il debito esploderà il prossimo anno al 134%. Nota positiva: per Bruxelles la recessione potrebbe essere a un punto di svolta. Dopo una nuova forte contrazione nell'ultimo biennio, l'attività si riprenderà gradualmente nel prossimo. I primi segnali positivi già nel quarto trimestre. Il Commissario Europeo agli Affari Economici Olli Rehn ha sottolineato come ci sia "ancora un grande bisogno di consolidamento dei conti in Italia". Rehn ha aggiunto di confidare che Roma coprirà qualsiasi eventuale modifica alla legge di stabilità, e ha invitato il Governo Letta ad attivare la clausola di salvaguardia, in caso di minori entrate. Sul fronte macro, Bruxelles ha tagliato le sue previsioni di crescita per l'Eurozona: +1,1% nel 2014, dopo un calo di quattro decimali quest'anno, con Francia e Spagna a forte rischio di sforamento del deficit - fino al 2015 incluso.

5/11/2013

La spesa certificata presentata il 31 ottobre dall'Italia a Bruxelles nell'attuazione dei programmi finanziati dai fondi comunitari ha raggiunto il 47,5% della dotazione totale, superando di 4 punti il target nazionale: lo rende noto il Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica.

Una volta tanto le notizie sull'utilizzo dei fondi strutturali da parte dell'Italia soprendono - in positivo. Dopo anni di sottoutilizzo dei finanziamenti comunitari, gli ultimi due Governi hanno impresso un'accelerazione significativa nell'impiego dei fondi europei, che in altri Paesi hanno contribuito allo sviluppo e alla modernizzazione delle aree meno sviluppate. I dati -secondo l'ultimo report del Ministero per la Coesione Territoriale- sono moderatamente positivi: il target di utilizzo dei fondi è stato superato a ottobre di quattro punti. Probabilmente ha inciso pure il richiamo estivo del Commissario Europeo alle Politiche Regionali Johannes Hahn, che invitò l'Italia a concentrare le risorse disponibili su poche e chiare priorità. Hahn si riferiva ai 31 miliardi di euro utilizzabili da qui al 2015, pena la loro perdita. In sei mesi dunque l'accelerazione, che non nasconde però le disparità territoriali: al Nord si raggiunge il 57,1% della spesa certificata, percentuale che al sud si ferma al 43,1% - anche se in quest'ultimo caso pesano i tempi di attuazione più lunghi delle opere infrastrutturali, tipiche dell'obiettivo convergenza. Da tenere d'occhio ora la scadenza del 31 dicembre: in quella data scatterà la tagliola dei fondi per i programmi operativi che non raggiungeranno gli obiettivi comunitari.

1/11/2013

Nuovo fronte di attrito tra Berlino e Washington: gli Stati Uniti all'attacco sulla politica economica tedesca all'interno dell'Eurozona.

Dal Datagate all'economia, i rapporti tra Stati Uniti e Germania vivono una fase di grande tensione: ad accendere l'ultima miccia è stato il rapporto semestrale del Tesoro americano sulla manipolazione delle valute. Washington affonda il coltello in modo esplicito, lasciando perdere ogni cortesia diplomatica: la Germania punta troppo sull'export e non sulla domanda interna, denuncia il rapporto, accusando Berlino di trascinare al ribasso non solo gli altri Paesi più deboli dell'Eurozona, ma anche l'economia globale. In termini più tecnici, il Dipartimento guidato da Jack Lew accusa la potenza tedesca di aver mantenuto un ampio surplus delle partite correnti durante tutta la crisi dell'Eurozona - nel 2012 era maggiore di quello della Cina, scrive. Così -aggiunge- è stato ostacolato un riequilibrio, in un momento in cui altri Paesi dell'Eurozona si trovavano sotto forte pressione per rallentare la domanda e contenere le importazioni. Molto irritate le reazioni da Berlino: "critiche incomprensibili", ha replicato il Ministero delle Finanze tedesco. Che precisa: "il surplus commerciale riflette la competitività della nostra economia e la domanda internazionale per i nostri prodotti di qualità". La partita tra le due potenze è dunque aperta: da una parte la strategia a stelle e strisce, più orientata al sostegno alla crescita. Dall'altra quella tedesca, maggiormente votata all'austherity. Finora solo punzecchiamenti, sullo sfondo dell'uscita dalla Grande Crisi. Tuttavia, complice il Datagate, le tensioni potrebbero sfociare sempre più in campo aperto.

26/10/2013

Incassa un risultato più politico che pratico l'Italia sull'emergenza immigrazione, al vertice europeo di Bruxelles. Decisioni operative non arriveranno prima di dicembre, per le strategie ci sarà da pazientare fino a giugno.

Si chiude così la due giorni di summit, dedicata ieri al dramma degli sbarchi nel Mediterraneo. Roma strappa nel concreto aerei di sostegno a Frontex da parte di Francia e Olanda: per il resto il sostegno è prettamente politico. Raggiunta l'intesa su tre principi-guida sul fronte migratorio - prevenzione, protezione e solidarietà. I 28 si sono anche impegnati al rafforzamento di Frontex ed Eurosur. Il problema diventa, nominalmente, europeo. Ma sulla tabella di marcia la cancelliera tedesca Angela Merkel è chiara: "bisogna distinguere tra le misure immediate", su cui riporterà la Task Force a dicembre, "e la prospettiva a lungo termine, in cui rientra la revisione delle politiche europee per l'asilo, di cui si parlerà a giugno", precisa la Merkel. Sullo sfondo, resta la frattura tra Nord e Sud Europa, in merito alla ripartizione del carico dei richiedenti asilo. Sul Datagate, l'Europa riparte dall'iniziativa franco-tedesca, mirata a chiarire i rapporti con Washington sul fronte dell'intelligence - di una politica estera comune europea non resta neppure l'ombra. Infine l'economia: la Germania imprime un'altra stretta al rigore dei conti: in cambio -a dicembre- si potrebbe chiudere sull'unione bancaria.

25/10/2013

"Passi avanti", annuncia il premier Enrico Letta al termine del vertice europeo che ha dedicato buona parte della seconda giornata al tema dell'emergenza immigrazione.

Ma il bicchiere appare solo mezzo pieno. A rincuorare l'Italia ci sono gli aerei promessi da Francia e Olanda per rafforzare la missione Frontex, ma -per il momento- i progressi concreti sono pochi. Il successo è soprattutto diplomatico: i 28 hanno raggiunto l'accordo su tre principi-guida, sul fronte migratorio - prevenzione, protezione e solidarietà. In più, si sono impegnati per il rafforzamento di Frontex ed Eurosur. A parole, dunque, obiettivo raggiunto: nei fatti, però, il grosso viene rinviato al rapporto che la Task Force istituita da Commissione Europea e Stati membri farà in vista del Consiglio Europeo di dicembre, per quanto riguarda le misure a breve termine. E -addirittura- al Consiglio Europeo di giugno, per una revisione di lungo periodo della strategia migratoria. Su questo la cancelliera tedesca Angela Merkel è stata chiara: "bisogna distinguere tra le misure immediate", "e la prospettiva a lungo termine", in cui rientra la revisione delle politiche europee per l'asilo", dice la Merkel. Sullo sfondo, la spaccatura sotterranea tra Paesi del Nord e del Sud Europa sulla ripartizione dei richiedenti asilo, in un'Europa le cui frontiere restano sotto assedio. Sul Datagate un'intesa enigmatica e piena di compromessi, in cui si punta a rivedere le relazioni con Washington sul fronte dell'intelligence. Troppo complesso superare la posizione filoamericana della Gran Bretagna.

25/10/2013

Un clima da guerra fredda accompagna a Bruxelles l'arrivo dei 28 leader europei per un vertice che -nelle intenzioni- doveva aprirsi parlando di agenda digitale.

Stavolta però la cortina di ferro è telematica, e dall'altra parte non ci sono i russi, ma gli alleati americani, accusati di usare sì tecniche digitali... ma per spiare noi europei. In serata il quotidiano britannico The Guardian rivela che la National Security Agency spiava ben 35 leader mondiali, facendo piovere sul bagnato. Ma già in giornata le dichiarazioni erano state tutt'altro che amichevoli, da Washington a Bruxelles. La cancelliera tedesca Angela Merkel arriva -per stare in tema- con un'auto targata 007, e attacca: "spiare non e' accettabile, tra alleati ci vuole fiducia". Poi incontra il presidente francese Hollande, per coordinare una strategia di risposta. Il più duro è il presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz, che prima minaccia la sospensione dei negoziati di libero scambio transatlantico in corso tra Bruxelles e Washington. Poi attacca a testa bassa: i servizi segreti americani sono "fuori controllo". A Washington l'imbarazzo resta grande: "Obama comprende le preoccupazioni", dice il portavoce Jay Carney, limitandosi a ribadire -di fronte a un'Europa infuriata- che gli Stati Uniti stanno rivedendo il sistema di raccolta dei dati di intelligence.

24/10/2013

Piove davvero sul bagnato a Bruxelles, dove le ultime rivelazioni sul Datagate hanno letteralmente preso in ostaggio il vertice europeo.

Le ultimissime rivelazioni del quotidiano britannico The Guardian, rese note pochi minuti fa, indicano che la National Security Agency americana avrebbe spiato le conversazioni telefoniche di ben 35 leader mondiali. Il tutto mentre proprio il Datagate dominava le dichiarazioni dei leader all'arrivo al Consiglio Europeo. Ricordiamo che nella prima sessione di lavoro si è parlato di agenda digitale e protezione dei dati. La più allarmata è sembrata la cancelliera tedesca Angela Merkel, arrivata a Bruxelles -ironia della sorte- con un'auto targata 007. "Spiare non e' accettabile, tra alleati ci vuole fiducia", ha detto la Merkel, aggiungendo: "non e' solo un problema che riguarda me, ma tutti i cittadini". La cancelliera ha aggiunto di protestato con Barack Obama, nella telefonata di ieri. La questione è stata affrontata anche dal premier Enrico Letta, all'arrivo a Bruxelles. Dura la presa di posizione del Presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz, che è arrivato a minacciare la sospensione dei negoziati di libero scambio transatlantico in corso tra Bruxelles e Washington. Più tardi, in un'intervista alla rete Cnbc, Schulz ha accusato i servizi segreti americani di essere"fuori controllo". Un clima da guerra fredda, insomma, in cui nessuno si fida più di nessuno: al tema Datagate è stato dedicato il bilaterale tra Angela Merkel e Francois Hollande. Il presidente francese ha visto anche Letta. E il giornalista americano Greenwald, che custodisce i files di Edward Snowden, ha intanto rivelato che anche il Governo italiano è stato spiato dall'Nsa americana. I Commissari europei Reding e Barnier sono infuriati con Washington.

24/10/2013

Il Datagate ha dunque stravolto l'avvio della due giorni di summit europeo, iniziato a Bruxelles, intrecciandosi -per coincidenza- con il tema di apertura, l'agenda digitale e la protezione dei dati.

"Spiare non e' accettabile, tra alleati ci vuole fiducia", ha detto la Merkel, aggiungendo: "non e' solo un problema che riguarda me, ma tutti i cittadini". La cancelliera ha aggiunto di protestato con Barack Obama, nella telefonata di ieri. La questione è stata affrontata anche dal premier Enrico Letta, all'arrivo a Bruxelles. Dura la presa di posizione del Presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz, che è arrivato a minacciare la sospensione dei negoziati di libero scambio transatlantico in corso tra Bruxelles e Washington: "penso che dobbiamo sospendere ora i negoziati. Ci sono alcuni standard e criteri che si devono rispettare, altrimenti non ha alcun senso parlarci l'un l'altro", ha detto Schulz. Un clima da guerra fredda, insomma, in cui nessuno si fida più di nessuno: al tema Datagate è stato dedicato il bilaterale tra Angela Merkel e Francois Hollande. Il presidente francese ha visto anche Letta. E il giornalista americano Greenwald, che custodisce i files di Edward Snowden, ha intanto rivelato che anche il Governo italiano è stato spiato dall'Nsa americana. I Commissari europei Reding e Barnier sono infuriati con Washington. A svelenire il clima la battuta via Twitter del presidente del gruppo socialdemocratico all'Europarlamento Swoboda: "la Merkel non porti il telefonino al vertice. Obama non è autorizzato ad ascoltare il summit".

24/10/2013

Immigrazione e agenda digitale in primo piano al vertice europeo che si apre nel pomeriggio a Bruxelles. Il paradosso però è che il tema del momento, quello delle tragedie nel Mediterraneo, compare come ultimo punto di discussione, nella tarda mattinata di domani.

Uno spazio ridotto, nonostante il forte pressing esercitato dai Governi del Sud Europa. Il premier Letta ha chiesto quattro impegni precisi: che il dramma di Lampedusa divenga una questione comunitaria; misure immediate per il programma di sorveglianza Eurosur e per Frontex; un piano d'azione per la gestione dell'emergenza; infine, il dialogo con i Paesi del Mediterraneo. Ieri l'omologo spagnolo Mariano Rajoy ha annunciato che chiederà ai partner europei di raddoppiare gli sforzi, mentre il presidente della Commissione Josè Barroso all'Europarlamento ribadiva: "bisogna fare di piu' per prevenire stragi come quella di Lampedusa". Proprio ieri il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione bipartisan sui flussi di migranti nel Mediterraneo, in cui si chiede di "modificare o rivedere eventuali normative che infliggono sanzioni a chi presta assistenza in mare", un implicito riferimento alla legge Bossi-Fini. Da programma il cuore del vertice dovrebbe però essere rappresentato dal mercato unico digitale, obiettivo sempre più irrinunciabile per un'Europa che intende agganciare la ripresa. La Francia potrebbe inserire la questione della protezione dei dati, dopo l'ennesimo scandalo Datagate, ma le bozze di conclusioni al momento non prevedono riferimenti espliciti. Stasera a cena si parla di economia, con l'attesa spinta tedesca verso nuove dosi di rigore sui conti e sulle riforme.

22/10/2013

Torna a colpire la talpa del Datagate Edward Snowden, facendo calare il gelo nelle relazioni francoamericane. In un deja vu di un copione già visto, Parigi esplode in collera, Washington minimizza imbarazzata, mentre è già in programma -oggi- l'incontro chiarificatore.

Da Copenhagen il premier francese Jean-Marc Ayrault si dice choccato, definendo inverosimile il fatto che un Paese amico come gli Stati Uniti abbia registrato in un solo mese, tra dicembre e gennaio, oltre 70 milioni di conversazioni telefoniche nella sola Francia. US-985D, questo il codice usato dalla National Security Agency statunitense per registrare telefonate Oltralpe, archiviare il contenuto di milioni di SMS, e conservare l'elenco storico delle connessioni: a far scattare l'ascolto delle talpe bastava una parola-chiave. Parigi viene classificata da Washington nella terza fascia di spionaggio, insieme a Germania, Austria, Polonia e Belgio. "Pratiche inaccettabili", le ha definite il Ministro degli Esteri Laurent Fabius, che ha fatto convocare d'urgenza ieri l'ambasciatore americano Charles Rivkin. Il quale ha ribadito come Washington stia rivedendo le modalità di raccolta dati all'estero, in seguito al Datagate, prima che -in serata- la Casa Bianca gettasse acqua sul fuoco, ripetendo per l'ennesima volta -un po' sfrontatamente, considerato il clamore- che gli Stati Uniti raccolgono dati come fanno tutti gli altri Paesi. Più diplomatico il segretario di Stato John Kerry, oggi a Parigi per incontrare il collega Fabius: "parleremo con la Francia, nostro vecchio alleato", del programma di spionaggio mondiale della National Security Agency". Intanto Parigi ha annunciato che porterà la questione della protezione dei dati sensibili nell'agenda del vertice europeo che si apre giovedì a Bruxelles, all'interno del dossier sul digitale.

21/10/2013

"Richiesta di chiarimenti": così il Ministro degli Affari Esteri francese Laurent Fabius ha annunciato l'incontro di domani a Parigi con l'omologo americano John Kerry.

La bomba mediatica è esplosa Oltralpe, nel bel mezzo di una crisi politica legata al caso Leonarda, affossando ulteriormente la credibilità -già ai minimi- del Governo, con un presidente -Francois Hollande- che ha battuto ormai ogni record di impopolarità a poco più di un anno dall'elezione. Ad aprire il caso è stato il quotidiano Le Monde: venuto in possesso dei documenti ultrasegreti della talpa del Datagate Edard Snowden, il giornale ha scoperto come -tra il 10 dicembre 2012 e l'8 gennaio 2013- la National Security Agency americana ha registrato 70 milioni di conversazioni telefoniche di cittadini francesi. US-985D, questo il codice usato dallo spionaggio statunitense per registrare telefonate in Francia, archiviare il contenuto degli SMS, o conservare l'elenco storico delle connessioni. Parigi viene classificata nella terza fascia di spionaggio, insieme a Germania, Austraia, Polonia e Belgio. La rivelazione ha fatto infuriare l'establishment politico transalpino: "pratiche inaccettabili", le ha definite Laurent Fabius, che -come antipasto dell'incontro con Kerry- ha convocato d'urgenza l'ambasciatore americano Charles Rivkin. Il quale -imbarazzato- ha ribadito come Washington stia rivedendo le modalità di raccolta dati all'estero. "Choccato", si è detto il premier francese Marc Ayrault, mentre il Governo ricordava come -già a luglio- era stata aperta un'inchiesta sul Datagate. "Evidentemente, occorre andare più a fondo", ha ammesso il titolare degli Esteri Fabius.

18/10/2013

In una singolare inversione delle parti, a rischiare una sorta di "shutdown", dopo gli Stati Uniti, è l'Europa.

Da ovest a est, dal Nuovo Mondo al Vechio Continente, sembra proprio che il rischio paralisi faccia ormai tendenza, in Occidente. Allontanata di un soffio l'ipotesi default a Washington, tocca ora all'Unione Europea rischiare uno stallo, nel suo bilancio. Il paragone è imperfetto, anche se a Bruxelles fa già tendenza: tuttavia, un po' alla lontana, la situazione comunitaria rischia di ricordare quella americana. Il campanello d'allarme e' scattato ieri, quando la Conferenza dei presidenti dell'Europarlamento ha cancellato dall'ordine del giorno della plenaria in programma la prossima settimana la votazione sul bilancio settennale 2014-2020. Un via libera necessario, per evitare di bloccare tutti i finanziamenti europei: lo stop è arrivato in seguito al fallimento -mercoledi'- dell'ultimo incontro negoziale con i rappresentanti degli Stati membri. Ad aggravare la situazione, il fatto che Europarlamento e Governi sono in conflitto pure sulla chiusura del bilancio 2013, che deve essere ripianato con un esborso di quasi quattro miliardi. E come se non bastasse, il Consiglio Europeo si sarebbe persino rimangiato la promessa di concentrare nel prossimo biennio tutti i fondi destinati alla lotta contro la disoccupazione giovanile, come promesso a giugno. Sullo sfondo di queste contese, il Commissario al Bilancio Janusz Lewandowski avverte: se il bilancio pluriennale non passa la prossima settimana, a novembre non ci saranno soldi per pagare le fatture della politica regionale comunitaria, dello sviluppo rurale, e per gli impegni internazionali europei.

17/10/2013

Turchia e Balcani in primo piano nel tradizionale rapporto della Commissione Europea sull'allargamento dell'Unione.

Sì all'Albania quale Paese candidato all'ingresso nell'Unione Europea, via libera pure alla riapertura dei negoziati con la Turchia: queste, in sintesi, le principali conclusioni del rapporto annuale della Commissione Europea sull'Allargamento. Il capitolo più atteso riguardava la Turchia, dopo la violenta repressione delle proteste in Piazza Taksim: Bruxelles ha rimproverato Ankara per l'uso eccessivo della forza e per l'intransigenza mostrata verso i manifestanti, ma invita -in ogni caso- i Paesi membri a ridare slancio ai negoziati con la Turchia, puntando subito proprio sui capitoli più delicati, quelli relativi a giustizia e diritti fondamentali. L'Albania si avvia a ricevere ufficialmente, al prossimo Consiglio Europeo di dicembre, la luce verde per lo status di Paese candidato, che equivale al pass verso l'anticamera dell'Unione Europea. Determinanti si sono rivelati i buoni progressi nelle riforme e la conduzione delle ultime elezioni politiche. Restando nei Balcani, la Serbia -candidata all'ingresso nell'Unione- resta osservata speciale nelle sue relazioni col Kosovo. Tra undici giorni Pristina inizierà i negoziati per l'accordo di stabilizzazione e associazione con l'Europa. Resta bloccato il percorso della Macedonia, a causa dei dissidi con la Grecia, bocciata invece la Bosnia, mentre avanza lentamente il Montenegro, nel cammino verso l'Unione Europea.

15/10/2013

Approvata la legge di stabilità a Roma, l'iter prosegue a Bruxelles, dove -da quest'anno- la musica cambia. Il cosiddetto Two Pack comunitario ha introdotto criteri più stringenti per le finanziarie dei Paesi membri, sull'onda della stretta del Fiscal Compact.

La Commissione Europea avrà un mese per analizzare -ed eventualmente approvare- la Finanziaria italiana, per valutare se le misure contenute siano in sintonia con le raccomandazioni e gli obiettivi comunitari. Bruxelles valuterà con attenzione -in particolare- il possibile sforamento dei parametri di Maastricht. Un primo responso arriverà il prossimo 5 novembre, con le previsioni economiche d'autunno. Molto importante sarà il possibile utilizzo della cosiddetta clausola di flessibilità, che permetterebbe a Roma di fare investimenti produttivi, come per esempio in infrastrutture o formazione. Il Commissario agli Affari Economici Olli Rehn ha spiegato che la flessibilita' si applica agli investimenti che hanno "un impatto verificabile sul bilancio, che rispettano la regola del 3%, e che sono cofinanziati dall'Unione". Ha soprattutto aggiunto che sugli investimenti produttivi "l'Italia ha ancora un po' di margine di manovra nel limite del 3% di disavanzo - piccolo", ha precisato, "ma ce l'ha. Le ultime misure di consolidamento vanno nella direzione giusta". Dopo il giudizio della Commissione la manovra passerà al vaglio dell'Eurogruppo: a fine novembre un meeting straordinario. L'Ecofin ha dato intanto via libera alla supervisione unica delle banche europee, da parte della Bce: partira' da novembre 2014 e sara' effettuata su 130 istituti cosiddetti "sistemici".

14/10/2013

Prende oggi il largo l'operazione "Mare sicuro", con un vertice pomeridiano dei Ministri interessati. Annunciata sabato dal premier Enrico Letta, l'iniziativa -interamente italiana- potrebbe partire già nelle prossime ore o al massimo domani, affiancandosi a Frontex, che sta esaurendo i fondi a disposizione.

Ancora incertezza sui costi, un dettaglio non trascurabile, nei ristretti limiti di manovra in cui si trova l'Italia, chiamata a presentare domani a Bruxelles la legge di stabilità. Letta ha informato ieri sera il premier maltese Joseph Muscat, confermando la crescente intesa tra Roma e La Valletta. Proprio Muscat è stato a Tripoli, dove ha incontrato l'omologo Ali Zeidan. La Libia chiede di essere attivamente coinvolta da Bruxelles nella gestione dell'emergenza migratoria. Muscat ha invece ribadito che intende uscire dal prossimo vertice di Bruxelles con un piano serio e concreto, e ha accusato l'Europa di pensare più al denaro e alla crisi, che non alle vite umane. Sul fronte della cronaca, anche ieri la giornata ha riservato un aggiornamento della contabilità delle vittime: sempre più concreti i timori di una strage nel naufragio di venerdì in acque maltesi, con il sospetto che i morti possano essere quasi 190. Per la tragedia di Lampedusa di inizio mese, la drammatica conta dei deceduti ha raggiunto quota 364. A Porto Empedocle, tra la commozione, sono arrivate le 150 bare di quel naufragio: per loro, per i tanti bambini deceduti, l'ultimo viaggio verso i cimiteri dell'agrigentino. Non si ferma intanto l'onda migratoria: anche ieri soccorsi nel Mediterraneo due barconi, con quasi 400 profughi a bordo.

14/10/2013

Occhi puntati su economia e allargamento nella settimana che si apre in Europa. Entro domani Bruxelles attende le finanziarie dei Paesi membri, tra cui l'Italia. Ma sentiamo quali sono i principali appuntamenti dei prossimi giorni.

Settimana ricca di appuntamenti in Europa, a meno di due settimane dal Consiglio Europeo autunnale, che avrà tra i temi in agenda -ora è ufficiale- anche la crisi immigrazione nel Mediterraneo. Stasera e domani in primo piano l'economia, con Eurogruppo ed Ecofin - si parlerà soprattutto dei progressi sulla strada verso l'unione bancaria, anche se non si attendono grosse novità, con la Germania ancora in stallo a causa dei negoziati in corso per la formazione del nuovo Governo. Oggi il Commissario Europeo all'Energia Guenther Ottinger presenta la lista prioritaria dei progetti per le infrastrutture energetiche comunitarie da qui al 2020, un tema sempre più cruciale per il futuro del continente: quasi sei miliardi di fondi comunitari andranno a finanziarne lo sviluppo. Mercoledì è in calendario l'atteso rapporto della Commissione Europea sui Paesi candidati all'adesione, in vista di possibili nuovi allargamenti: i Balcani Occidentali e la Turchia osservati speciali, mentre l'Islanda ha sospeso ogni negoziato. A Bruxelles proseguono anche i negoziati sulla riforma della politica di coesione, che stanno bloccando la chiusura del bilancio settennale dell'Unione Europea. Questa settimana infine si terranno il Consiglio Ambiente, quello Occupazione, quello Agricoltura e quello Affari Esteri.

14/10/2013

Potrebbero essere 188 i morti nel naufragio in acque maltesi di venerdì scorso, secondo le ultime notizie. Nuove testimonianze dei sopravvissuti confermano l'ipotesi che a bordo si trovassero ben 400 persone, di cui solo poco più di 200 sono state tratte in salvo.

Se questo numero dovesse essere confermato, il bilancio provvisorio dei due naufragi della prima decade del mese salirebbe ad oltre 550 morti. Una vera strage. A Porto Empedocle sono arrivate nel pomeriggio 150 bare: sono una parte delle vittime del naufragio avvenuto all'inizio del mese di fronte a Lampedusa. Il tutto mentre l'Italia si appresta a lanciare, oggi, un'operazione umanitaria di pattugliamento delle frontiere marittime, e la Libia chiede l'intervento dell'Europa per fronteggiare i flussi migratori dalle sue coste. Ieri visita a Tripoli del premier maltese Joseph Muscat. Muscat è tornato a denunciare: "Malta e l'Italia sono state lasciate sole a gestire questo enorme problema. A Bruxelles i soldi contano piu' delle vite umane", e' piu' importante "trovare miliardi per la Grecia", che "girare quel denaro per salvare esseri umani". Muscat ha ribadito che "al prossimo vertice europeo, in programma il 24 ottobre, Malta e Italia insisteranno per un piano serio e concreto per contrastare le mille difficolta' nel Mediterraneo".

13/10/2013

Emergenza immigrazione. L'Italia annuncia un pattugliamento navale ed aereo del Mediterraneo a partire da lunedì, mentre a Lampedusa il numero di migranti è in costante aumento.

Dopo due tragedie dell'immigrazione nell'arco di soli otto giorni, l'Italia annuncia una fuga in avanti, per arrivare al prossimo vertice europeo con le carte in regola. E pretendere così azioni concrete dai partner. Letta duella a distanza col suo vice Alfano, affermando che da cittadino e politico abolirebbe la Bossi-Fini, cinque ore dopo che proprio Alfano l'aveva difesa. Letta ha infine precisato che sia l'Italia sia la Francia hanno ottenuto che l'agenda del summit in programma il 24 ottobre a Bruxelles tratterà il tema immigrazione. Centinaia di chilometri più a sud, a Lampedusa, la situazione resta drammatica: mentre altri 20 corpi emergevano ieri dalla barca affondata a inizio ottobre, nuove stime sulla tragedia dell'altroieri in acque maltesi fanno temere che i morti possano essere fino a quattro volte superiori ai 50 stimati. L'Onu sostiene infatti che fossero in 400 a bordo della nave. A toccare terra, tra Lampedusa e Malta, è stata la metà di loro: ieri le autorità de La Valletta hanno fermato il presunto scafista, mentre è mistero su una possibile sparatoria da parte di una motovedetta libica, che avrebbe causato il capovolgimento dell'imbarcazione. Ieri altri quattro barconi sono stati soccorsi nel canale di Sicilia, per un totale di oltre 400 migranti salvati. A Lampedusa il centro di accoglienza ospita quasi 800 rifugiati, cinquecento in più del consentito. Bruxelles segue da vicino la situazione, mentre Frontex cerca di trovare nuovi fondi e Malta minaccia di inchiodare l'Europa al tavolo delle trattative, al prossimo summit.

12/10/2013

Ancora arrivi di profughi nel Canale di Sicilia, mentre l'Europa si prepara ad affrontare il tema immigrazione, dopo le nuove vittime di ieri.

Il giorno dopo l'ennesima tragedia in mare, il Canale di Sicilia continua ad essere la principale autostrada dei trafficanti di vite umane: oggi altri 430 migranti sono stati salvati nelle acque che separano l'Europa dal Nordafrica. Gli interventi, effettuati dalla Capitaneria di porto e dalla Marina Militare, sono stati in tutto quattro. Tra le centinaia di persone scortate dalle navi della Marina Militare verso Lampedusa e Porto Empedocle, numerose donne incinte e bambini. Il tutto mentre -secondo alcuni superstiti del naufragio di ieri in acque maltesi- il bilancio di vittime potrebbe essere molto superiore alle 50 inizialmente stimate. I sopravvissuti parlano infatti di 400 profughi, in prevalenza siriani e palestinesi, stipati sulla carretta del mare. A riferirlo l'Alto commissariato delle Nazioni Unite. Finora i sopravvissuti accertati sono poco più di 200. Il dramma senza fine degli sbarchi torna così a scuotere la comunità internazionale: il segretario dell'Onu Ban Ki Moon chiede un'azione più determinata, mentre il Ministro francese degli Affari Europei Thierry Repentin afferma che Parigi non puo' "lasciare l'Italia da sola", e la Commissione Europea ribadisce la necessità di potenziare il contributo di vigilanza di Frontex. Non si ferma neppure la conta delle vittime della strage del 3 ottobre a Lampedusa: oggi sono stati estratti dal relitto affondato altri venti corpi. Il bilancio, ancora provvisorio, sale a 359 morti.

12/10/2013

Alla seconda tragedia del mare, ottobre si trasforma nella via crucis di un'Europa che si scopre impotente di fronte al dramma immigrazione.

A una sola settimana di distanza dalla tragedia di Lampedusa, le nuove decine di morti in acque territoriali maltesi scatenano reazioni quasi immediate sull'asse Roma-La Valletta-Bruxelles: la prima a intervenire è la Commissaria agli Affari Interni Cecilia Malmstroem, ancora scossa dalla vista delle bare del naufragio siciliano: "la nuova tragedia avvenuta nel Mediterraneo dimostra come sia sempre piu' urgente lanciare una grande operazione Frontex per la sicurezza", ha scritto la Malmstroem in una nota, aggiungendo: "senza azioni concrete, le espressioni di solidarieta' restano parole vuote". Il secondo naufragio avvicina anche Italia e Malta, dopo le non sempre serene relazioni bilaterali in materia di immigrazione: il premier Enrico Letta, dopo aver lasciato trapelare un primo commento sulla "drammatica conferma della situazione di emergenza" nel Mediterraneo, ha telefonato all'omologo maltese Joseph Muscat, concordando di dividere tra i due Paesi l'accoglienza dei superstiti. Muscat ha ringraziato Letta per l'aiuto offerto, prima di lanciare un appello all'Europa. "Quante vite ancora dovranno essere perse, in attesa che l'Unione Europea si renda conto della situazione critica nel Mediterraneo? Non perdiamo piu' tempo. Il Mediterraneo e' diventato un cimitero''. Muscat e Letta hanno ribadito la comune determinazione nel porre il tema immigrazione al centro del prossimo Consiglio Europeo di fine ottobre.

8/10/2013

Un minuto di silenzio e una fiaccolata serale hanno portato la tragedia di Lampedusa ieri nel cuore dell'Europa...

Aprendo la sessione plenaria, il presidente dell'Europarlamento Martin Schulz ha annunciato così l'omaggio che l'Eurocamera ha voluto rendere alle centinaia di vittime nel mare della Sicilia. Schulz si è augurato che questa tragedia possa rappresentare l'occasione per una svolta nelle politiche migratorie europee. Domani ne dibatteranno gli eurodeputati: a fine mese, in una nuova plenaria, Strasburgo voterà una risoluzione in materia, che dovrebbe servire da pungolo ai Paesi comunitari, vero ostacolo sulla strada di una politica migratoria più integrata ed efficiente. Ieri il Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri ha commentato così da Lussemburgo. Oggi, sull'onda dell'emozione per la tragedia siciliana, qualche primo passo potrebbe essere fatto, nel corso del vertice dei Ministri dell'Interno europei, cui prenderà parte il vicepremier Alfano: la questione Lampedusa è stata ufficialmente inserita in agenda. "Spero che i Ministri arriveranno a qualcosa che mostri piu' coerenza e ambizione, in termini di azione per i nostri confini esterni", ha dichiarato il presidente della Commissione Europea Barroso, in partenza stasera per la Sicilia. Barroso ha annunciato che Bruxelles sta lavorando a nuove misure di aiuto in favore dei Paesi più colpiti dalla crisi rifugiati.

7/10/2013

L'Italia e' in questi giorni al centro "di una vera e propria ondata di profughi che non sono migranti, legali o illegali"; per cui oggi il problema e' quello di risolvere il nodo dell'asilo politico, così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Stasera fiaccolata a Strasburgo.

Un minuto di silenzio, ha chiesto il presidente dell'Europarlamento Martin Schulz, che ha ricordato il forte contrasto tra il silenzio che di lì a poco si sarebbe impadronito dell'Eurocamera e le grida dei bambini migranti, che hanno visto affogare la scorsa settimana i propri genitori, nel mare di Lampedusa. O le grida dei genitori, impotenti di fronte alla morte dei figli. La tragedia siciliana, ha fatto irruzione nell'ordine del giorno della sessione plenaria del Parlamento Europeo, che ne dibattera' mercoledi' pomeriggio. Si tratterà di un semplice dibattito: il voto vero e proprio su una risoluzione che indichi come debbano essere modificate le norme comunitarie in materia di immigrazione e relativa condivisione di responsabilità, avverrà invece a fine ottobre. Partirà invece domani sera per l'isola il presidente della Commissione Europea José Barroso, che sarà accompagnato dalla responsabile all'immigrazione Cecilia Malmstroem: "voglio vedere con i miei occhi" cosa e' successo, e cosa "possiamo fare assieme" per risolvere questa situazione, ha anticipato Barroso. Sempre domani la tragedia di Lampedusa sarà in agenda al Consiglio Affari Interni che si terrà in Lussemburgo: "spero che i Ministri europei arriveranno a qualcosa che mostri piu' coerenza e ambizione, in termini di azione per i nostri confini esterni", ha aggiunto lo stesso Barroso, che ha annunciato come Bruxelles stia lavorando a nuove misure di aiuto in favore dei Paesi più colpiti dalla crisi rifugiati.

4/10/2013

L'Europa piange lacrime di coccodrillo, di fronte all'immane tragedia di Lampedusa. Il fallimento di anni di una politica comune sulle migrazioni, politica più teorica che reale, emerge ora dopo ora, al crescere del numero di vittime...

Tra i primi a commentare, visibilmente scosso, è il presidente dell'Europarlamento Martin Schulz: "è una catastrofe, la ripartizione delle responsabilità in Europa è necessaria, non si può abbandonare a se' stessi uno o due Paesi. E' un problema europeo: chiedo a tutti gli Stati membri di condividere le responsabilità di questo dramma". Concetto condiviso dalla Commissaria agli Affari Interni Cecilia Malmstroem, che -attraverso il portavoce- chiede la messa in campo di una sana politica su immigrazione e flussi, abbandonando un approccio ombelicale. La Malmstroem, attualmente a New York, ha annunciato una prossima visita a Lampedusa. In serata telefonata tra il presidente della Commissione Josè Barroso e il vicepremier Alfano: "sono tragedie che riguardano tutta l'Unione", dice Barroso, che promette di spendersi per incrementare le risorse a disposizione dell'agenzia europea Frontex. Intanto un rapporto del Consiglio d'Europa boccia la strategia migratoria dell'Italia: "sbagliate e controproducenti" vengono definite le politiche prese dal nostro Paese per gestire i flussi. Un esempio su tutti: sistemi di intercettazioni e dissuasione inadeguati, che hanno fatto della Penisola una vera e propria calamita per i migranti. Un Paese, il nostro, che non è in grado di gestire un flusso che è e resterà continuo.

3/10/2013

"E' una catastrofe, la ripartizione delle responsabilità in Europa è necessaria, non si può abbandonare a se' stessi uno o due Paesi. E' un problema europeo: chiedo a tutti gli Stati membri di condividere le responsabilità di questo dramma": il presidente dell'Europarlamento Martin Schulz non nasconde la disunione europea di fronte all'ennesima tragedia dell'immigrazione.

Concetto condiviso dalla Commissaria agli Affari Interni Cecilia Malmstroem, che parla della necessità di uno sforzo a livello comunitario per a"ffrontare e risolvere" il problema dei flussi migratori. Bruxelles prende atto dell'ovvio: "attualmente c'e' una politica migratoria frammentata, nelle mani degli Stati Membri. La Malmstroem, attualmente a New York, ha annunciato una prossima visita a Lampedusa, anche se non ha precisato quando avverrà. E se il Commissario Europeo alle Politiche Regionali Johannes Hahn ipotizza l'uso di fondi strutturali per limitare i flussi migratori, per una strana coincidenza un rapporto del Consiglio d'Europa, in uscita oggi, boccia la strategia migratoria dell'Italia: "sbagliate e controproducenti" vengono definite le politiche prese dal nostro Paese per gestire i flussi. Un esempio su tutti: sistemi di intercettazioni e dissuasione inadeguati, che hanno fatto della Penisola una vera e propria calamita per i migranti. Dall'Onu il commento del segretario generale Ban Ki Moon: la morte dei migranti africani a Lampedusa "deve spingere all'azione".

1/10/2013

L'Europa guarda con forte preoccupazione alla situazione italiana. In prima linea la Germania.

Sorvegliati speciali. Alla riapertura dei mercati, guardando a un mese che si annuncia cruciale per la messa in sicurezza dei conti pubblici, l'Italia finisce nuovamente sotto la lente d'ingrandimento dell'asse Berlino-Bruxelles: ieri la cancelliera Angela Merkel ha telefonato al premier Enrico Letta. Colloquio definito "affettuoso" da fonti di Palazzo Chigi. La Merkel ha ribadito al premier il proprio auspicio per la stabilità politica dell'Italia e per la continuità nell'azione di Governo, per poi ribadire un concetto a lei caro. Quello dell'azione riformatrice, che i Paesi in crisi devono adottare, prima di chiedere aiuti e solidarietà all'Europa. Da Bruxelles la Commissione Europea monitora attentamente la situazione, anche se fino a fine mese difficilmente si muoverà. Prima attende da Roma i fatti, vale a dire la finanziaria e le coperture sui provvedimenti che permetteranno il rispetto del patto di stabilità. Molto preoccupata la Spagna, Paese come noi in bilico: il premier Mariano Rajoy si augura che l'Italia risolva presto i suoi problemi. Non è un eccesso di solidarietà, quello iberico, ma mera paura delle conseguenze che un deteriorarsi della situazione economica italiana potrebbe avere sul resto dell'Eurozona. Oltreoceano è soprattutto il mondo finanziario a temere il peggio: l'agenzia Fitch avverte che il rating italiano è a rischio, se si produce una paralisi politica, a ridosso dell'approvazione della legge di stabilità. I mercati ieri erano nervosi: Milano ha chiuso in calo di oltre l'1%, dimezzando però le perdite iniziali. Anche lo spread ha sfiorato quota 290, prima di tornare ai livelli iniziali. Oggi -si spera- è un altro giorno.

28/9/2013

Crisi politica. All'estero l'Europa, ma non solo, segue con preoccupazione gli sviluppi della situazione politica italiana.

"Ognuno deve assumersi le sue responsabilita' nella politica italiana". Lo stanco commento del portavoce della Commissione Europea Olivier Bailly ben riflette la surreale situazione che si vive a Bruxelles, con l'Europa incapace di comprendere come l'Italia rischi di buttare anni di sacrifici alle ortiche, con una crisi di Governo. "Abbiamo fiducia nelle forze democratiche per assicurare la stabilita' politica del Paese", ha aggiunto laconicamente Bailly, ribadendo come questa stabilità politica sia importante tanto quanto quella finanziaria. La confusione resta grande, col Ministro dell'Economia Saccomanni che annulla la visita in programma lunedì a Bruxelles, e il Ministro dell'Istruzione Carrozza che -dalla capitale europea- ammette quanto sia difficile rappresentare ora l'Italia all'estero. A metterci il carrico da 11 ci pensa il Fondo Monetario Internazionale, che lancia l'allarme rosso: un peggioramento della crisi economica in Italia avrebbe ricadute ''marcate'' in Europa e nel resto del mondo. ''Uno significativo shock italiano potrebbe generare effetti regionali e globali maggiori di quanto suggerito dall'esposizione diretta'', afferma l'Fmi. Il Fondo chiede a Roma riforme strutturali, riduzione del debito, consolidamento del sistema bancario. Suona l'ultima chiamata alle riforme, che si perde nella confusione della politica italiana.

26/9/2013

Soft power europeo. Ogni tanto funziona. Per paradosso, l'Unione Europea appare sempre più efficace all'interno dei propri confini, che non all'esterno, dove la politica estera comune -affidata alla evanescente Cathy Ashton- appare spesso una barzelletta.

La notizia è di quelle che fanno piacere: dopo un lungo braccio di ferro con Bruxelles la Croazia, 28esimo Paese europeo da neppure tre mesi, ha ceduto. L'applicazione del mandato d'arresto europeo sarà totale, e varrà anche per i criminali di guerra. Zagabria ci aveva provato, a modificare la norma applicativa in materia di cooperazione giudiziaria: lo aveva fatto, con sospetto tempismo, tre giorni prima di entrare nell'Unione. Limitando l'applicazione del mandato d'arresto ai reati commessi dopo l'agosto 2002. Tutti i criminali di guerra ricercati negli altri Paesi comunitari, in testa il superricercato Josip Perkovic, non avrebbero così più potuto essere estradati negli altri 27 Paesi, su richiesta delle magistrature nazionali. Una vera e propria sfida a Bruxelles, che in queste settimane ha però deciso di calare l'asso nella manica. Fate come vi pare, ma finirete sotto procedura di infrazione, perdendo finanziamenti comunitari, è stato il messaggio fatto recapitare a Zagabria. A rischio, almeno 80 milioni di euro di fondi. Insomma, come dare la tessera del club Europa, e chiudere poi l'accesso alle sale più esclusive. Zagabria ha così capitolato: "compiremo tutti i passi necessari per allineare prontamente e incondizionatamente l'atto sulla cooperazione giudiziaria", ha dichiarato il Ministro della Giustizia Orsat Miljenic. In Germania preparano già la cella per Perkovic, ex-agente segreto, accusato di aver organizzato l'omicidio di un dissidente croato in terra bavarese.

25/9/2013

Accordo raggiunto ieri sera a Bruxelles tra Europarlamento, Consiglio e Commissione Europea sulla riforma della Politica Agricola Comune.

Anche gli ultimi punti negoziali sono stati alla fine chiusi: dopo l'intesa politica del 26 giugno, le tre istituzioni comunitarie hanno varato la riforma della Politica Agricola Comune europea, a tutt'oggi una delle principali voci di bilancio del budget comunitario, che tiene in vita -con forti sussidi- la produzione alimentare. ''Sono soddisfatto", ha commentato il presidente della Commissione Agricoltura dell'Europarlamento Paolo De Castro. Secondo De Castro, in base all'accordo, la riduzione degli aiuti piu' elevati che l'Unione versa agli agricoltori, diventa per la prima volta obbligatoria. A beneficiarne sarà chi riceve di meno. La riduzione sara' pari al 5%, oltre i 150mila euro di pagamenti diretti ai produttori. La decurtazione potrà però essere evitata, qualora lo Stato interessato ridistribuisse ai piccoli agricoltori il 5% dell'ammontare per il proprio Paese. Salira' inoltre all'85% il finanziamento comunitario per le misure di sviluppo rurale nelle aree meno sviluppate. A ottobre l'Europarlamento dovrebbe dare il via libera definitivo alla riforma della Pac.

24/9/2013

Durano lo spazio di una notte i festeggiamenti per il trionfo elettorale: il giorno dopo, Angela Merkel detta già la linea sul futuro Governo.

Liquida dispiaciuta i liberali, schieramento ormai extraparlamentare e decapitato nella struttura di vertice, e apre le porte ai socialdemocratici. Sceglie una tattica a viso aperto: spiega di aver parlato con il leader Spd Sigmar Gabriel e di aver riaperto di fatto le porte a una Grosse Koalition. E’ solo la prima mossa di una partita a scacchi che potrebbe durare settimane, dominando l’autunno politico tedesco: venerdì la Spd si riunirà e deciderà se prendere in considerazione l’offerta della Merkel, e –se sì- a quali condizioni. Il partito appare profondamente diviso sulla questione. Per Gabriel, “non esiste alcun automatismo”. Al momento appare improbabile una coalizione con i Verdi –la seconda scelta- non fosse altro perché i vertici degli ecologisti si sono dimessi in blocco, lasciando il partito senza guida. Per Hans-Gert-Poettering, presidente della Fondazione Cdu Konrad Adenauer, la Grosse Koalition è una possibilità, ma anche l’ipotesi di coalizione con i Verdi resta sul tavolo. “E’ troppo presto per fare previsioni”, afferma Poettering, secondo cui le alleanze future si giocheranno intorno agli obiettivi concreti . “Una cosa è certa”, dice: “sarà un Governo a trazione Cdu”. Sul fronte europeo, Angela Merkel è stata altrettanto chiara. Non cambia nulla nella politica tedesca in Europa: sì a più solidarietà con i Paesi in crisi, ma solo in cambio di riforme strutturali.

23/9/2013

Il giorno dopo il trionfo, tocca ad Angela Merkel dettare la linea. Intorno a lei, vincitrice delle elezioni tedesche, il sistema politico appare terremotato.

La cancelliera detta poche e chiare linee guida: la prima è che il partito designato per la coalizione di Governo è la Spd, in una riedizione della Grosse Koalition 2005-2009. L’accelerazione, con le carte subito sul tavolo, spiazza i socialdemocratici, che rispondono col leader Sigmar Gabriel: “non c’è alcun automatismo, ne discuteremo venerdì in una riunione interna e porremo le nostre condizioni”. La Spd appare spaccata tra l’anima più incline a tornare al Governo, dopo quattro anni all’opposizione, e l’anima terrorizzata invece da una prospettiva di un nuovo quadriennio di esecutivo nero-rosso, considerata la capacità della Merkel di cannibalizzare il partner di coalizione, nelle elezioni successive. Più improbabile, ma non ancora da escludere, una coalizione di Governo con i Verdi, che resteranno senza guida politica fino all’autunno, dopo le dimissioni in blocco dei vertici. Altro partito terremotato i liberali, umiliati dalla peggior prestazione elettorale del Dopoguerra e fuori dal Parlamento: il leader Philipp Roesler si è dimesso, il suo vice si candida alla successione. Tornando alla conferenza stampa di Angela Merkel, il secondo messaggio lo lancia all’Europa: “non cambierà nulla nella politica europea di Berlino”, chiarisce. Nella sostanza, più solidarietà, ma solo in cambio di riforme nei Paesi in crisi. Unica concessione post-elettorale: un ragionamento approfondito sul successo del partito anti-euro Afd. Non è entrato al Bundestag per pochi decimali, registrando un buon successo soprattutto nella Germania orientale. Numeri che preoccupano la Merkel. Ma sono nuvole passeggere, nel trionfo di ieri sera.

23/9/2013

Il trionfo di Angela Merkel. La cancelliera cannibalizza per la seconda volta gli alleati di Governo e relega a distanza di sicurezza l’intero blocco di centrosinistra, in una vittoria che lei stessa, pur nella sua modestia, non esita a definire un “super risultato”.

Fin dagli exit-poll risulta chiaro che Frau Merkel va ben oltre gli obiettivi prefissati, sfondando la barriera del 42% e riportando la Cdu ai fasti di 20 anni fa. C’è solo lei, nella notte di Berlino. I liberali, alleati di Governo nell’ultimo quadriennio, spariscono dal Parlamento: anche loro, come la Spd nel 2009, finiscono vittima della coalizione con la cancelliera, perdendo dieci punti e finendo sotto il 5%. La Spd di Peer Steinbruck migliora di poco il catastrofico risultato di quattro anni fa – amara consolazione, anche Verdi e Linke superano a fatica la soglia degli otto punti percentuali. L’intero quadro politico finisce annichilito da una Merkel praticamente senza avversari: i tedeschi premiano la sua capacità di gestione della crisi. Con molto raziocinio e poco azzardo, la cancelliera ha garantito loro stabilità e crescita, nei marosi di un’Europa costretta a tirare la cinghia. Non sarà amata nel sud del Continente, ma -a casa sua- Angela Merkel è il comandante in capo. Prima che la serata elettorale al quartier generale della Cdu sfoci in canti e balli, tra fiumi di birra, prima che la stessa cancelliera vinca la sua timidezza, accennando qualche goffo passo di danza sul palco, Frau Merkel chiarisce pochi concetti: “abbiamo vinto; faremo di tutto per regalarvi altri quattro anni di successi; domani decideremo come costruire il nuovo Governo – ma io voglio una maggioranza stabile. Non una maggioranza risicata”. E così sia.

22/9/2013

Angela Merkel vince per la terza volta consecutiva le elezioni tedesche, avviandosi a diventare cancelliera per altri quattro anni.

A tarda notte è ancora difficile comprendere se il partito della Merkel, la Cdu, riuscirà a conquistare la maggioranza assoluta dei seggi al Bundestag: le percentuali assegnano al suo schieramento il 42% dei voti e 301 seggi sui 606 che dovrebbero comporre il nuovo Parlamento, a soli tre deputati dunque dalla maggioranza assoluta. Ben distanziati i socialdemocratici della Spd, sotto il 26% e attestati a 184 seggi. Spariscono dal Parlamento i liberali della Fdp, che con la Merkel hanno formato la coalizione di Governo nell’ultimo quadriennio – per loro il 5% resta lontano di soli due decimali, mentre perdono consensi sia i Verdi, sia la sinistra della Linke, di poco sopra l’8%. Sfiora –così almeno sembra- l’ingresso nel Bundestag la nuova formazione degli euroscettici Afd: per loro un ottimo risultato alla prima elezione, ma i tedeschi hanno preferito le rassicurazioni di Frau Merkel sull’Europa, rispetto alle teorie di un’Eurozona ridotta o di un ritorno al Deutsche Mark, propugnate dal nuovo schieramento. Angela Merkel, che ha definito un “super risultato” quello di ieri, ha reso chiaro che solo nelle prossime ore –a bocce ferme- la Cdu ragionerà su quale esecutivo formare. Ha aggiunto che intende avere una maggioranza stabile: un indizio che lascerebbe presupporre come, anche nel caso sempre più improbabile di una maggioranza assoluta, lei cercherà comunque un patto di Governo o con i socialdemocratici, o con i Verdi. Visti i risultati, però, lo farà da una posizione di assoluta predominanza programmatica nei confronti dell’alleato, chiunque esso sia.

22/9/2013

Angela Merkel trionfa, ma non sa se governerà da sola o -eventualmente- con chi costruirà la coalizione.

Le elezioni tedesche si trasformano in un thriller, con il partito della cancelliera che registra il miglior risultato da 20 anni a questa parte, guadagnando otto punti rispetto a quattro anni fa e superando quota 42%. I liberali della Fdp, alleati della Merkel nell’ultimo quadriennio non superano la soglia di sbarramento del 5% e abbandonano il Bundestag, mentre il risultato del centrosinistra è un mezzo disastro: la Spd non supera il 26%, Verdi e Linke restano inchiodati all’8%. L’unico elemento di incertezza è così rappresentato dagli euroscettici dell’Afd, a un solo decimale dall’ingresso in Parlamento. Se così fosse, la Cdu perderebbe sicuramente la possibilità di avere la maggioranza assoluta, e dovrebbe formare una coalizione o con i socialdemocratici o con i Verdi. E lo farebbe da una posizione di assoluta forza, dopo quello che è stato un vero e proprio plebiscito per Frau Merkel. Che ora spera di raggiungere, nelle prossime ore la maggioranza assoluta dei seggi e il monocolore democristiano in parlamento. “Un super risultato”, lo ha definito lei, che ha promesso altri quattro anni di successi e ha rimandato a domani ogni decisione su future coalizioni.

22/9/2013

Urne aperte dalle 8 di oggi in Germania, per le attesissime elezioni tedesche.

“Chi governerà con Angela Merkel?” E’ questa la domanda con cui si recheranno alle urne oggi in Germania oltre 60 milioni di elettori. Il partito della cancelliera è strafavorito nei sondaggi, che gli assegnano circa il 40% dei voti, ma -per paradosso- potrebbe non riuscire a prolungare di altri quattro anni la coalizione di Governo con i liberali, che rischiano di non superare la soglia del 5% per entrare al Bundestag. Ieri Frau Merkel ha chiuso la campagna elettorale con due comizi, durante i quali non solo ha difeso i risultati raggiunti nell’ultimo quadriennio di crisi, ma si è prodigata in una appassionata arringa pro euro e a favore della stabilità dell’Eurozona, pur ribadendo il suo “no” agli Eurobond. Messaggi lanciati non a caso, per aiutare gli alleati di coalizione liberali, impegnati in una battaglia disperata per entrare al Bundestag, escludendo se possibile gli euroscettici di Alternative fuer Deutschland. Proprio l’Afd potrebbe rompere gli equilibri in Parlamento, provocando una situazione di reale ingovernabilità. Oggi a Bonn il candidato socialdemocratico Peer Steinbrueck giocherà probabilmente la sua ultima battaglia politica, con l’ultimo comizio. Solo un miracolo può consentire la formazione di un Governo Spd con i Verdi. Altrimenti il suo partito resterà o all’opposizione, oppure ancora entrerà come socio di minoranza nel Governo Merkel, in una riedizione della Grosse Koalition. In quel caso però lui avrà già lasciato la scena. Oggi alle 18 i primi verdetti: l’intera Europa osserva con apprensione.

21/9/2013

La parola agli elettori. Dopo mesi di tranquilla campagna elettorale, la Germania si avvia verso un’elezione assolutamente incerta.

L’unica sicurezza è rappresentata dal partito vincitore: sarà la Cdu di Angela Merkel, accreditata di circa il 40% dei voti. Ma potrebbe non bastare -a causa del complesso sistema elettorale tedesco- per ricostruire una maggioranza con gli attuali partner, i liberali della Fdp. La seconda opzione è una riedizione della Grande Coalizione con i socialdemocratici della Spd, che navigano intorno al 27%: al di là delle prese di posizione ufficiali, il presidente Spd Sigmar Gabriel potrebbe optare per trattative di Governo con la cancelliera, sacrificando il candidato cancelliere Peer Steinbrueck nel nome dell’unità nazionale. Ma le incertezze non finiscono qui: il partito anti-euro Alternative fuer Deutschland entrerà al Bundestag? E se sì, come cambierà gli equilibri politici? A un giorno dal voto sono poche le certezze: i Verdi perderanno qualche punto, attestandosi al 10% o poco meno, in lieve crescita i post-comunisti della Linke. Ma l’asse sinistra-socialdemocratici-verdi ha poche prospettive, per il momento, di farsi coalizione di Governo. Comunque vada, Frau Merkel dovrebbe restare cancelliera: in un ultimo tentativo di replicare l’attuale coalizione, la Merkel ha definito la stabilizzazione dell’euro e la difesa dell’interesse europeo come interesse tedesco, in chiusura di campagna. Il suo sfidante, il socialdemocratico Steinbrueck, ha replicato che l’attuale Governo ha le ore contate. Domani decideranno i tedeschi: il risultato potrebbe portare, nella peggiore delle ipotesi, a lunghe settimane di negoziati per la formazione di un nuovo esecutivo.

20/9/2013

Viene presentata oggi la Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza, che potrebbe certificare lo sforamento nel 2013 del rapporto deficit/pil. E l'Europa fa la voce grossa.

Dopo settimane di avvertimenti più o meno espliciti, la Commissione Europea mette le cose in chiaro: fonti di Bruxelles hanno ammonito che -qualora l'Italia rischiasse di toccare quota 3,1% nel rapporto deficit/pil quest'anno- dovrà implementare misure per riportarlo sotto il 3%. Nessuna deroga è consentita, anche se le stesse fonti hanno poi limato l'avvertimento, riponendo esplicita fiducia nel Ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni, che del rispetto del principale parametro di Maastricht si è fatto garante. E' ormai evidente come sull'asse Roma-Bruxelles sia in corso un braccio di ferro, muscolare, al di là delle apparenze. Anche perché -non è un mistero- la cancellazione dell'Imu, anteposta al taglio del cuneo fiscale, non è affatto piaciuta in Europa. Il Ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato rassicura sul deficit -"sarà poco sotto il 3%"- fiducioso anche il collega Enrico Giovannini. Ma al Tesoro sono ore di fibrillazione, per far quadrare i conti, tra aumenti Iva da evitare, cancellazioni Imu da coprire, e rifinanziamenti di varia natura. Le stime indicano sei miliardi da trovare, per non sforare Maastricht e perdere così spazi di manovra per gli investimenti. Intanto il Pil scivola verso il -1,7% quest'anno, unico negativo nel G7, e il debito sfonderà quota 130%. Non sono segnali positivi quelli che accompagnano le manovre economiche all'esame di Bruxelles, previsto -quest'anno per la prima volta- a metà ottobre.

19/9/2013

Potrebbero esserci novità importanti, nell'alleggerimento delle politiche di austherity a livello europeo, secondo quanto anticipa in queste ore il Wall Street Journal. Novità che renderebbero meno stringente il parametro del mezzo punto di deficit strutturale tollerato. Oggi però Bruxelles ha lanciato un avvertimento all'Italia.

Dopo settimane di avvertimenti più o meno velati, la Commissione Europea stavolta lancia l'allarme esplicito: fonti a Bruxelles hanno chiarito una volta per tutte che -qualora l'aggiornamento delle stime del Documento di Economia e Finanza dovesse restituire un deficit al 3,1% del Pil per il 2013- l'Italia dovrà implementare misure per riportarlo al 3%. Nessuna deroga è insomma consentita, anche se le stesse fonti hanno successivamente limato l'avvertimento, riponendo esplicita fiducia nel Ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni, che del rispetto del principale parametro di Maastricht si è fatto garante. E' ormai evidente come sull'asse Roma-Bruxelles sia in corso un braccio di ferro: il programma del Pdl, fatto proprio dal Governo di Grande Coalizione, che ha portato alla cancellazione dell'Imu e -forse- al congelamento dell'Iva, va esattamente nella direzione opposta, rispetto alle indicazioni formulate dagli economisti delle istituzioni comunitarie, che avevano chiesto -come il mondo dell'imprenditoria- di alleggerire il carico fiscale sul lavoro. Per -si capisce- spostarlo sui consumi. Cosa finora non avvenuta. A questo punto il messaggio da Bruxelles appare chiaro: coprite il mancato gettito Imu, chiarite come intendete modulare la nuova service tax, e coprite eventuali buchi derivanti dal possibile congelamento dell'Iva. Altrimenti ripartirà la procedura per deficit eccessivo. E Roma potrà a quel punto dire addio a golden rule, scorporo degli investimenti produttivi dal calcolo del deficit e altre desiderata che hanno animato il dibattito negli ultimi mesi. Tra ottobre e novembre il verdetto finale.

14/9/2013

I conti pubblici italiani ancora in primo piano in Europa: Bruxelles lancia segnali di avvertimento, Roma tranquillizza, in vista dei cruciali mesi di ottobre e novembre.

"Ci sono tutte le condizioni perché non si sfori il tetto del 3%": così il premier Enrico Letta ha provato a calmare l'onda di inquietudine che monta nelle istituzioni comunitarie, sia dopo l'allarme Bce sul rischio di uno sforamento italiano del parametro del deficit, sia dopo le rachitiche stime sulla crescita del Pil. Allarme rincarato anche dal Commissario europeo all'Economia Olli Rehn, che dall'Ecofin di Vilnius ammonisce: "gli ultimi dati economici sull'Italia non sono buoni, per assicurare il ritorno della ripresa e' essenziale la stabilita' politica". Che all'Italia serva stabilità politica -anche all'estero qualche preoccupazione ce l'hanno- lo ribadisce pure il presidente dell'Eurogruppo Dijsselbloem, mentre Olli Rehn lima la brutalità dell'avvertimento, rassicurando di avere fiducia sul mantenimento degli obiettivi di bilancio da parte di Roma. Il test cruciale arriverà a metà ottobre, con la presentazione a Bruxelles della bozza di legge di stabilità, che finirà -un mese dopo- sotto la lente di ingradimento dell'Eurogruppo. Da quest'anno l'Europa ha il potere di chiedere aggiustamenti, qualora i conti non quadrassero.

13/9/2013

"Tutte le condizioni perché non si sfori il tetto del 3%": il premier Enrico Letta prova a calmare l'onda di inquietudine che monta a Bruxelles, dopo l'allarme Bce sul rischio di uno sforamento italiano del cruciale parametro del deficit.

Allarme rincarato in qualche misura oggi dal Commissario europeo all'Economia Olli Rehn, che dall'Ecofin di Vilnius affermava: "gli ultimi dati economici sull'Italia non sono buoni, per assicurare il ritorno della ripresa e' essenziale la stabilita' politica". Che all'Italia serva stabilità politica lo ribadisce anche il presidente dell'Eurogruppo Dijsselbloem, mentre Olli Rehn -preoccupato forse di aver esagerato con le critiche- rassicurava poi di avere fiducia sul mantenimento degli obiettivi di bilancio da parte di Roma. Poco fa anche il Ministro dell'Economia Saccomanni, sempre da Vilnius, ha ribadito che il parametro del 3% non è in discussione. Rehn e Saccomanni hanno concordato a distanza sulla situazione economica macro: per l'eurocommissario l'Eurozona è a un punto di svolta, ma la crisi non è finita, mentre Saccomanni parla di una ripresa europea "visibile, ma ancora fragile". Sempre in Lituania, l'Eurogruppo ha dato il via libera alla nuova tranche di aiuti per Cipro: un miliardo e mezzo di euro, da erogare entro fine settembre, mentre -secondo indiscrezioni di stampa- la Bce starebbe considerando la possibilita' che la Slovenia possa chiedere l'aiuto del fondo salva-Stati ESM

13/9/2013

Due a zero. L'Italia segna un altro punto a proprio favore, nella guerra che la contrappone alle istituzioni comunitarie sul campo linguistico.

Un'Italia spesso dipinta come perdente a Bruxelles, sembra aver riacquistato -con i Governi Monti e Letta- un peso specifico non solo in materia economica, ma anche in questioni -solo apparentemente- di principio. Da anni Roma ha dichiarato guerra a una pratica sempre più diffusa, in ambito comunitario: il crescente utilizzo di inglese, francese e tedesco quali moderni Esperanti, vista la difficoltà di scrivere tutto in ben 24 idiomi diversi. Negli ultimi anni, numerosi bandi di concorso sono stati pubblicati integralmente solo in queste tre lingue - le altre venti si sono dovute accontentare di una sintesi. Pratica discriminatoria, ha sentenziato ieri il Tribunale europeo del Lussemburgo, che ha annullato tre concorsi per posizioni di lavoro a Bruxelles - pur salvandone i vincitori, che non rischiano il licenziamento. Il ragionamento del Tribunale è semplice: leggere un bando in un'altra lingua pone in una situazione di oggettivo svantaggio, rispetto a un madrelingua, che può meglio comprenderlo e -di conseguenza- prepararsi. Neppure un anno fa l'Italia aveva vinto una causa-fotocopia, sempre contro la Commissione Europea: sulla scorta di queste due sentenze, difficilmente i prossimi bandi di concorso europei saranno redatti solo in tre lingue. Un punto a favore dei nostri talenti, che aspirano a posizioni di lavoro e responsabilità a Bruxelles, senza dover partire zavorrati, rispetto ai loro concorrenti anglofoni, francofoni o germanofoni. Di questo fa bene il Ministro Moavero a rallegrarsi. Purchè la guerra linguistica non diventi una guerra di religione, trasformandosi in una scusa per continuare ad ignorare le lingue straniere. Viviamo in un Paese scarsamente competitivo, anche a causa della diffusa ignoranza linguistica. Rendere l'inglese, il francese o il tedesco vere e proprie "seconde lingue"... può farci solo bene.

13/9/2013

Vittoria-bis dell'Italia nella guerra linguistica contro Bruxelles: il Tribunale Europeo del Lussemburgo ha annullato ben tre bandi di concorso comunitari, perché pubblicati solo nelle lingue "forti" dell'Unione: inglese, francese e tedesco.

Per comprendere la querelle occorre tornare agli anni 2008-2009, quando l'Unione Europea bandì concorsi per amministratori e medici, in sole tre lingue. Roma, che della questione del trattamento paritario tra gli idiomi europei ha fatto una bandiera, presenta l'ennesima istanza a Lussemburgo. Che ieri le ha dato ragione: "un candidato la cui lingua materna non fosse stata una delle tre usate nei bandi, avrebbe dovuto procurarsi la Gazzetta Ufficiale in una di queste lingue, prima di decidere sulla propria candidatura", rileva il Tribunale. Trovandosi, di conseguenza, svantaggiato, sia nella comprensione che nella preparazione del concorso: una disparità di trattamento vietata dala Carta dei diritti fondamentali. La vittoria italiana bissa, a neppure un anno di distanza, un altro successo del nostro Paese, quando un'analoga sentenza della Corte di Giustizia stabilì come la pubblicazione in tre lingue dei bandi costituisca discriminazione. La sentenza di ieri non inficia i risultati di quei concorsi, che restano validi: costituisce però un precedente, che imporrà all'Unione Europea la pubblicazione integrale dei bandi in tutte le lingue comunitarie, sempre che Bruxelles non impugni la decisione di ieri. "Una sentenza importante per tutti i cittadini dell'Unione, che conferma l'eguaglianza fra le lingue dei Paesi membri", ha commentato il Ministro per gli Affari europei Enzo Moavero Milanesi.

11/9/2013

Via libera dell'Europarlamento alle nuove regole sui mutui, che li renderanno più trasparenti. Verso il voto di Strasburgo anche sul delicato dossier della supervisione bancaria.

Stop al 'rischio subprime' in Europa. L'Europarlamento ha dato il via libera alle nuove regole sulla concessione dei mutui: piu' informazioni sui rischi, protezione sulle fluttuazioni eccessive dei tassi variabili e regole per far si' che, in caso di difficolta' nei pagamenti, il sequestro della casa ipotecata diventi un' 'ultima risorsa'. La plenaria ha approvato ieri la risoluzione, ma ha rinviato il si' al testo legislativo, chiedendo al Consiglio di accelerare i tempi per il recepimento nei singoli Paesi. Sempre a Strasburgo, Governi e Parlamento Europeo hanno raggiunto un accordo politico sulle nuove regole per prevenire, individuare e sanzionare gli abusi di mercato. E ci sono notizie positive anche sul voto più importante della sessione plenaria in corso questa settimana, quello sulle attività di supervisione bancaria da parte della Bce, primo tassello dell'Unione Bancaria. Ieri il presidente della Bce, Mario Draghi, ha accettato la proposta di compromesso presentata dal presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, in merito alle modalita' di controllo parlamentare. L'intesa prevede che la Bce fornira' al Parlamento europeo non le minute delle riunioni del Supervisory Board, ma verbali completi delle discussioni, così da consentire una più accurata comprensione delle decisioni.

11/9/2013

Ore 17.14: Barcellona sfida Madrid. A 299 anni dalla resa della capitale catalana alle truppe borboniche, l'intera regione prepara per questo pomeriggio la più spettacolare manifestazione indipendentista. Centinaia di migliaia di persone, mano nella mano, formeranno una catena umana di 400 chilometri, che attraverserà la Catalunya da nord a sud, dal confine con la Francia a quello con la Comunidad Valenciana. Il messaggio al Governo centrale sarà inequivocabile: secessione.

La "Via Catalana", come è stata chiamata la manifestazione indipendentista, si ripropone di bissare -anche nell'esito finale- la più celebre catena umana che inscenarono 24 anni fa i cittadini delle tre Repubbliche Baltiche, per chiedere l'indipendenza da Mosca. E sarà una replica ancora più spettacolare della marea umana che -l'anno scorso- invase le vie di Barcellona, sempre l'11 settembre, festa nazionale catalana, con le stesse richieste indipendentiste. Un fiume di magliette gialle, tutte già abilmente predisposte in fila, avvolte nella Senyera, la tradizionale bandiera a righe gialle e rosse, si dispiegherà dalla località francese di Le Perthus verso sud, fino ad Alcanar, seguendo l'antica Via Augusta. La manifestazione, organizzata dall'organizzazione indipendentista Assemblea Nacional Catalana, ha già provocato forti tensioni politiche. Il Ministro degli Esteri spagnolo Margallo ha risposto duramente a quella che Madrid considera una provocazione: la 'via catalana' all'indipendenza "non va da nessuna parte", il Governo centrale non acconsentira' mai a un referendum di autodeterminazione", ha detto. Il presidente catalano Artur Mas ha annunciato che non parteciperà alla catena umana, che taglierà anche Barcellona, ma riceverà gli organizzatori, dando un appoggio informale alle loro richieste. L'orologio intanto corre: tra un anno il Governo regionale dovrebbe tenere il referendum sull'autodeterminazione. E in una Spagna piegata dalla crisi, la questione catalana potrebbe deflagrare, con esiti al momento imprevedibili.

9/9/2013

Riaprono a pieno ritmo i battenti delle istituzioni comunitarie a Bruxelles e Strasburgo. Parte un anno cruciale, in vista degli appuntamenti istituzionali del 2014.

Lo Stato dell'Unione, l'ultimo del presidente della Commissione José Barroso, sarà al centro della settimana che si apre oggi a Bruxelles. A Strasburgo è in programma la prima sessione plenaria dell'Europarlamento, che lancia domani la campagna media in vista delle elezioni europee 2014, e ospita -sempre domani- il presidente della Bce Mario Draghi in audizione. Gli eurodeputati voteranno anche sul sistema unico di vigilanza bancaria, giudicheranno i piani comunitari contro la disoccupazione giovanile e prenderanno posizione sulla crisi siriana. Stasera a Bruxelles arriva invece il premier Enrico Letta, che incontrerà il presidente europeo Herman Van Rompuy, mentre giovedì la Commissaria Europea Neelie Kroes proporrà l'atteso pacchetto per un mercato unico delle telecomunicazioni, che intende proiettare l'Europa nell'era digitale. Prevista anche la fine del roaming. Nel weekend occhi puntati sull'Ecofin informale, dove potrebbe tenere ancora banco la Grecia, che rischia un nuovo pacchetto di aiuti.

8/9/2013

L'Europa si ricompatta intorno a una dichiarazione comune sulla Siria. Ma non specifica quale sarà la reazione ai crimini commessi dal regime di Assad, in attesa dei risultati delle ispezioni Onu.

"Serve una risposta chiara e forte all'attacco chimico da parte del regime siriano": così l'Alto Rappresentante europeo Catherine Ashton ha dato voce alle posizioni dei 28 Ministri degli Esteri. Il segretario di Stato americano John Kerry, presente al vertice di Vilnius, vede il bicchiere mezzo pieno, cogliendo nella dichiarazione la volontà europea di portare il regime a rendere conto dei crimini compiuti contro la sua gente. Un sostegno più politico che concreto, ma tanto basta a Washington per andare avanti sulla sua strada, confortata anche dalla svolta tedesca: Berlino sottoscriverà la famosa Dichiarazione degli 11 Paesi, firmata al G20, che ricalca da vicino la posizione comune europea. Da domani riprenderà l'offensiva del presidente degli Stati Uniti Obama a favore del raid. Nel tradizionale discorso del sabato Obama ha detto: "non possiamo chiudere gli occhi di fronte alla strage. La nostra sarà un'azione limitata". E sul fronte dei preparativi militari Kerry si è detto fiducioso: "il numero di Paesi pronti a sostenerci nell'attacco è a doppia cifra", ha dichiarato dopo una visita-lampo a Parigi.

7/9/2013

"Una risposta chiara e forte all'attacco chimico del regime siriano": l'Alto Rappresentante europeo Catherine Ashton dà voce al minimo comun denominatore raggiuno da un'Europa -come sempre- divisa sulle grandi crisi internazionali.

Le conclusioni della due giorni di vertice dei Ministri degli Esteri comunitari a Vilnius ricalcano in buona parte la lettera degli 11 Paesi, sottoscritta alla conclusione del G20: il regime di Bashar el Assad è il primo sospettato per il devastante attacco chimico del 21 agosto, si tratta di qualcosa di inaccettabile, di fronte a cui la comunità internazionale non può rimanere inerte. Ma sul tipo di risposte da dare i 28 restano pilatescamente vaghi: l'unico movimento si registra così sul fronte francese, con Parigi che riavvicina lentamente al blocco dei Paesi non interventisti, confermando di voler aspettare il rapporto degli ispettori Onu prima di qualsiasi attacco. Il segretario di Stato americano John Kerry, ospite del vertice, lascia la Lituania guardando al bicchiere mezzo pieno: "le conclusioni sostengono la nostra volontà di obbligare il regime siriano a dare conto del proprio operato". Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha dedicato il tradizionale discorso del sabato alla Siria: "non possiamo chiudere gli occhi di fronte alla strage. Sarà un'azione limitata, le armi chimiche rappresentano una minaccia anche alla nostra sicurezza nazionale". Intanto da Londra una Ong siriana vicina ai ribelli accusa: dall'inizio del conflitto 10mila bambini sono stati trucidati nel Paese.

7/9/2013

Nulla di fatto: il G20 di San Pietroburgo consegna più dubbi che certezze sul futuro del conflitto siriano, replicando -nei fatti- il fallimento del G8 di soli tre mesi fa.

Il padrone di casa Vladimir Putin riesce nell'intento di bloccare ogni fuga in avanti americana, lasciando a Washington l'amaro bottino di un saldo invariato nei Paesi favorevoli al raid militare, cui si aggiunge una lettera di consolazione anti-Assad, firmata anche dall'Italia. Dopo una notte di discussioni Putin incontra per venti minuti Barack Obama, giusto il tempo di confermare tutte le divergenze, e passare in conferenza stampa, dove il presidente russo concede l'onore delle armi agli Stati Uniti, dipingendo un G20 spaccato a metà. Poi Putin cita il no del Vaticano all'attacco contro Damasco e minaccia -già che c'è- un sostegno ad Assad, nel caso Washington optasse per l'attacco. Per Obama una due giorni da dimenticare: non guadagna un solo alleato, e la stessa Francia fa un mezzo passo indietro. Hollande, isolato, vuole aspettare il rapporto degli ispettori Onu. Unico documento da riportare a casa la lettera di 11 Paesi, tra cui l'Italia, che inchioda sì Assad alle sue responsabilità, ma si limita a chiedere una non meglio precisata risposta internazionale. Obama è così costretto a ripiegare sul fronte interno: martedì parlerà alla nazione, in attesa di un incertissimo voto al Congresso. Roma intanto prova a giocare, con scarso successo, la carta della mediazione tra le posizioni americane e quelle europee. Oggi il segretario di Stato John Kerry sarà a Vilnius, per incontrare i Ministri degli Esteri comunitari.

6/9/2013

E' stato un menù decisamente indigesto quello servito ieri sera a tavola dal padrone di casa, Vladimir Putin, ai commensali del G20: piatto forte la Siria, protagonista di un muro contro muro -da settimane- tra Mosca e Washington.

Putin riesce nel miracolo di ribaltare la situazione, rispetto al G8 di soli tre mesi fa, quando si ritrovò isolato a inizio summit, nel sostegno a Damasco. Il presidente russo tesse con pazienza la tela della diplomazia, facilitato dalla lettera di Papa Francesco, che rivolge ai leader mondiali un ''sentito appello'' contro ''l'inutile massacro'', chiedendo di ''non rimanere inerti'', ma ribadendo che una ''soluzione militare'' non servirebbe a niente. Putin crea un asse con la Cina, che condivide l'idea di un sentiero tutto politico, incassa il supporto dei Paesi emergenti - impauriti dalle ripercussioni di un conflitto sulla ripresa economica, e mette pure in calendario un incontro, lunedì, tra il suo Ministro degli Esteri e il vicepremier siriano. Sullo sfondo, l'Onu ipotizza un rilancio di Ginevra 2. Isolato e alla ricerca di nuovi alleati Barack Obama, che evita quanto più possibile ogni contatto con Putin. Anche il premier italiano Enrico Letta, pur esprimendo comprensione per la posizione di Obama, propende per la soluzione politica: "senza un avallo Onu l'Italia e' impossibilitata a intervenire", dice. Posizione ribadita anche dall'Unione Europea, con il presidente Herman Van Rompuy, che dice: "non c'è una soluzione militare alla crisi siriana, può essercene solo una politica". Ma la Francia non ci sta. E appoggia Obama.

6/9/2013

Europa pronta a scendere in campo a difesa dei suoi vini.

Bruxelles va alla guerra per difendere anche online i vini di qualità europei, tra cui anche quelli italiani. Ad annunciarlo il Commissario Europeo all'agricoltura Dacian Ciolos. Il pomo della discordia riguarda la promozione su internet dei prodotti vinicoli: da una parte ci sarebbero società interessate ad acquisire i nuovi domini web '.vin' e '.wine', (proposti dall'organismo mondiale Icann), con l'obiettivo di aprire siti dedicati ai vini più pregiati, quali il Chianti o l'Champagne, e venderli al miglior offerente - un po' come avvenne agli albori dell'era web, quando molte società dovettero pagare oro per entrare in possesso dei propri siti, registrati da soggetti estranei. Dall'altra parte, ovviamente, ci sono i produttori di vini. Ciolos ha annunciato che seguirà da vicino la vicenda, insieme ai colleghi Neelie Kroes - Agenda Digitale, e Michel Barnier - Mercato Interno. Cerchiamo - ha spiegato Ciolos - ''di mobilitare tutte le risorse politiche e tecniche a nostra disposizione''. Dal mio punto di vista - ha concluso - ''l'estensione dei domini web deve tener conto che l'Unione Europea dispone di un sistema di indicazioni geografiche , che e' un diritto di proprieta' intellettuale".

8/8/2013

Economia europea verso una lenta ripresa, accompagnata da una politica monetaria accomodante: la Banca Centrale Europea, nel suo bollettino mensile, conferma il sentiment generale, con indicatori che lasciano intravedere schiarite graduali, dopo la tormenta degli ultimi cinque anni.

Nell'insieme, l'economia dell'area euro dovrebbe stabilizzarsi e registrare una lenta ripresa, scrive la Bce, "nel prosieguo dell'anno e nel 2014". Non tutto però funziona a dovere, nota Francoforte: le condizioni del mercato del lavoro rimangono deboli, così come la dinamica dei prestiti a famiglie e imprese. Nel secondo trimestre dell'anno la concessione del credito delle banche ha continuato infatti ad essere frenata dall'incertezza macroeconomica. Di qui l'appello ai Paesi dell'Eurozona, che suona ormai come un leitmotiv sentito più volte, negli ultimi mesi: "i Paesi dell'Eurozona non dovrebbero vanificare gli sforzi gia' compiuti, allo scopo di ridurre i disavanzi pubblici'', con ''strategie di bilancio favorevoli alla crescita'' e ''con la riduzione al minimo degli effetti distorsivi dell'imposizione fiscale''. Da parte sua, la Bce ha confermato che l'orientamento di politica monetaria restera' accomodante finche' sara' necessario, "i tassi di interesse rimarranno su livelli pari o inferiori a quelli attuali per un prolungato periodo di tempo''. In merito all'Italia, Francoforte ha rilevato infine che la riduzione del rating sovrano da parte di Standard and Poor's, 'ha avuto un impatto limitato sul mercato obbligazionario'. Segnali incoraggianti sulla ripresa sono giunti anche dall'Ocse: la crescita in Italia e nella zona euro continua a ''guadagnare slancio'', secondo il superindice. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna la crescita ''si sta consolidando'', mentre nei grandi Paesi emergenti si rileva una ''stabilizzazione se non un rallentamento'' dell'economia.

8/8/2013

E' arrivata ieri pomeriggio a Siracusa la nave cisterna Salamis, con il suo centinaio di migranti a bordo, chiudendo così un caso internazionale che ha coinvolto Europa, Italia e Malta.

L'ultimo a toccare terra è stato il piccolo Sam, cinque mesi appena: il simbolo di una storia di ordinaria emigrazione, trasformatasi -per due giorni- in un caso diplomatico. A metà pomeriggio la nave cisterna Salamis ha consegnato alle autorità italiane il suo carico di migranti, 102 persone in tutto, presumibilmente eritrei e sudanesi, in viaggio da ben cinque giorni nel Mar Mediterraneo, divisi tra la navigazione in commone e quella -di emergenza- sulla stessa Salamis. La vicenda Salamis ha provocato un caso diplomatico all'interno dell'Unione Europea, a seguito del rifiuto di Malta di far sbarcare sulle proprie coste i migranti, a costo di lasciarli nel bel mezzo del Mediterraneo. La Commissaria Europea agli Affari Interni Cecilia Malmstrom ha ringraziato l'Italia per essersi fatta carico della situazione dei profughi, ma non ha perso l'occasione per una stilettata polemica verso i Paesi più reticenti a fornire assistenza: "il ricollocamento dei richiedenti asilo e' un modo per mostrare solidarieta'. Sarebbe ottimo se tutti e 28 gli Stati membri aiutassero, e non solo sempre gli stessi''. A dare l'ok finale all'arrivo della nave a Siracusa -secondo fonti di Palazzo Chigi- sarebbe stato lo stesso premier Enrico Letta, al termine di un lungo negoziato diplomatico.

7/8/2013

Paese europeo che vai, tariffa cellulare che trovi: uno studio di Bruxelles sottolinea le enormi differenze nei costi delle comunicazioni telefoniche all'interno dell'Unione.

Usare il telefono cellulare in Europa? Una vera e propria lotteria, in termini di prezzi: a denunciarlo la Commissione Europea, che sta spianando la strada a una maggiore armonizzazione del settore delle telecomunicazioni nel Continente, dopo aver già messo in pista l'abolizione delle costose tariffe di roaming all'estero, in ricezione delle chiamate. A riprova della necessità di intervento nell giungla delle comunicazioni cellulari, la vicepresidente della Commissione Europea Viviane Reding ha diramato la tabella con il costo medio al minuto delle comunicazioni mobili: tra la Lituania, dove è in vigore la tariffa media più bassa (1,9 centesimi), e l'Olanda, Paese con quella più alta - 14,7 centesimi, esiste uno scarto pari al 774%. Bruxelles evidenzia come negli altri settori merceologici regolati dal mercato unico gli scarti tra i 28 Paesi non sono così elevati, la forchetta tra i Paesi più economici e quelli più cari è molto più contenuta. Nella tabella europea l'Italia, con i suoi 6,9 centesimi medi al minuto, non sfigura affatto, apparendo nella parte medio-bassa della tabella, tra la Grecia e Cipro, tre centesimi sotto la media. Il prossimo mese le attese proposte della Commissione Europea, che promettono di portare importanti innovazioni nel settore.

6/8/2013

102 migranti su una nave cisterna e uno scontro tra Europa e Malta. Sono gli ingredienti di quello che sta diventando un vero e proprio caso diplomatico nel cuore del Mediterraneo.

E' ormai un caso internazionale quello della nave Salamis, con a bordo 102 migranti africani, oggetto di uno scontro molto duro oggi tra la Commissione Europea e lo Stato di Malta. Riepiloghiamo i fatti: domenica la nave cisterna Salamis riceve istruzioni dalle autorità italiane di soccorrere una carretta del mare, con a bordo il suo carico di vite umane, e portarli al porto libico più vicino, distante 46 miglia nautiche. Il capitano della nave, però, disobbedendo gli ordini, fa rotta verso Malta, isola distante 140 miglia nautiche. Il Governo de La Valletta, che in estate deve far fronte a un aumento consistente dell'ondata migratoria, e che aveva appena accolto lo sbarco di un altro centinaio di migranti, vieta l'attracco alla nave, attaccando anzi duramente l'armatore, e accusandolo di aver optato per tirare dritto sulla rotta prestabilita, obbedendo solo ai propri interessi commerciali. La situazione attualmente è molto delicata: a bordo della nave ci sarebbero quattro donne in stato di gravidanza, oltre a un bambino di soli cinque mesi. La Commissaria Europea agli Affari Interni Cecilia Malmstrom ha richiamato Malta ai suoi doveri umanitari, chiedendo che l'autorizzazione allo sbarco dei profughi venga concessa immediatamente. Bruxelles chiede che venga data priorità alla vita dei migranti, rinviando ogni disputa diplomatica e territoriale a una fase successiva. Ma la risposta del Governo maltese, a stretto giro di posta, è stata durissima: la nave non può attraccare, deve anzi fare ritorno al punto dove ha raccolto i migranti, in pieno Mar Mediterraneo.

6/8/2013

L'estate si infiamma nel profondo sud del Mediterraneo: Londra e Madrid a rischio rottura diplomarica.

La rocca di Gibilterra torna ad essere pomo della discordia tra Spagna e Gran Bretagna. La sottile lingua di terra nell'estremo sud iberico, inglese da esattamente tre secoli, infiamma periodicamente le relazioni tra Madrid e Londra: questa volta la Spagna, che rivendica la propria sovranità su Gibilterra, ha fatto infuriare le autorità del minuscolo territorio britannica, incrementando di proposito i controlli alla frontiera, in pieno periodo vacanziero. Una misura che ha fatto andare in tilt i movimenti, sia dei turisti, sia dei lavoratori transfrontalieri, che dei residenti. Non contento, il Governo spagnolo -che potrebbe aver scelto Gibilterra come arma diversiva, per coprire le polemiche sullo scandalo fondi neri legato al caso Barcenas- ha annunciato la possibile introduzione di una tassa di 50 euro sulle auto che attraversano il confine. Una misura volutamente sproporzionata, che rischia di isolare economicamente la piccola colonia. Downing Street si è immediatamente opposta alle provocazioni iberiche, minacciando a sua volta Madrid di portare la Spagna alla Corte di Giustizia Europea, per violazione del diritto comunitario sulla libera circolazione. David Cameron ha espresso tutta la propria preoccupazione sull'escalation delle tensioni nel Mediterraneo: persino la Commissione Europea è dovuta intervenire, avvisando la Spagna che i controlli alle frontiere devono rispettare le normative comunitarie, e devono -soprattutto- essere proporzionati.

1/8/2013

La Federal Reserve americana rassicura i mercati: annuncia tassi invariati, ma -soprattutto- mantiene il programma mensile di acquisto bond, pari a 85 miliardi di dollari.

Nessun contrordine dunque, almeno per ora: la banca centrale continua a pompare liquidità in un'economia che -secondo la Fed- ha registrato nel primo semestre di quest'anno una crescita modesta, stretta fra i tagli del bilancio federale e una ripresa ancora al rallentatore in Europa. Preoccupa pure l'inflazione, scesa troppo rispetto agli obiettivi. Le decisioni della Fed hanno fatto seguito a una giornata positiva, sul fronte delle notizie da Washington, con i dati sul Pil americano nel secondo trimestre 2013 che indicavano un +1,7% - sopra le attese. Un'indicazione che faceva esultare il consigliere economico della Casa Bianca Alan Krueger: ''la ripresa dell'economia e' leggermente piu' veloce del previsto''. Oggi tutti gli occhi sono puntati su Francoforte, con la riunione della Banca Centrale Europea, che non dovrebbe -anche in questo caso- tagliare i tassi di interesse. Il meeting della Bce segue l'ultima rilevazione sulla disoccupazione nell'Eurozona: per la prima volta in due anni il numero di senza lavoro è calato, seppure di poche migliaia di unità. Ma da Bruxelles il commento resta allarmato: il numero di senza lavoro è "orrendamente alto", dicono. Situazione contrastata in Italia, dove i disoccupati calano in complesso di un decimale, al 12,1%, ma i giovani senza lavoro tornano a sfondare quota 39%. E quel che è peggio, cresce pure il numero di inattivi.

25/7/2013

E' stata un'audizione sofferta e travagliata, alle Commissioni Esteri di Camera e Senato, quella del Ministro degli Esteri Emma Bonino: il caso Ablyazov, rivela, è stata una vicenda che il Ministro ha vissuto con grande amarezza, nelle ultime settimane.

"Sono stata tormentata, non ci ho dormito, ma non ho mai pensato di dimettermi", precisa la Bonino, che considera "la credibilita' personale un grande patrimonio''. La Bonino ha poi escluso -almeno in questa fase- l'espulsione dell'ambasciatore kazako. "In questo momento la mia priorita' e quella del Governo e' non affievolire la nostra capacita' di assistenza e di protezione", ha aggiunto. In precedenza, il Ministro aveva definito il comportamento dell'ambasciatore kazako a Roma ''intrusivo'' e ''inaccettabile''. La ''priorita''' e' la ''tutela delle due cittadine kazakhe, e' quanto che ci sta piu' a cuore", ha concluso la Bonino, mentre a Bruxelles, per una singola coincidenza di calendario, si svolgeva il consiglio di cooperazione Europa-Kazakistan: il vicepremier kazako Orynbayev ha affermato che Astana non ha "alcun problema'' a rimandare indietro Alma Shalabayeva e sua figlia, ma l'Italia ''deve fornire garanzie'' Poi la minaccia: se l'Italia espelle il nostro ambasciatore reagiremo. Infine dall'Interpol un piccolo giallo: il passaporto centrafricano di Alma Shalabayeva risulterebbe falso, ma il Ministero della Giustizia del Paese africano ribatte: è autentico.

23/7/2013

Dopo mesi di negoziati l'Europa ha deciso: il braccio armato di Hezbollah nella black list del terrorismo comunitaria.

Voto all'unanimità: l'ala militare degli Hezbollah libanesi finisce nella lista nera europea del terrorismo: l'accusa è aver compiuto attacchi su suolo comunitario, nello specifico con l'attentato di un anno fa a Burgas, in Bulgaria, nel quale morirono cinque turisti israeliani. La decisione non è stata raggiunta con facilità: la Gran Bretagna, insieme a Francia e Olanda, ha insistito per raggiungere l'obiettivo. Altri Paesi, tra cui l'Italia, hanno invece mantenuto posizioni più scettiche, nel timore che una decisione del genere possa provocare conseguenze sul fragile quadro politico libanese, all'interno del quale Hezbollah gioca un ruolo di primo piano. "E' prevalso il senso di trovare un'unione di intenti, partendo dal principio che attentati terroristici sul suolo europeo non possono passare senza reazione'', ha spiegato il ministro degli Esteri Emma Bonino. Roma si è detta comunque soddisfatta per la decisione europea di mantenere gli aiuti finanziari, umanitari e il dialogo politico col partito sciita. La decisione ''e' un segnale politico, ma anche concreto: non siamo disposti a tollerare il ricorso al terrorismo per raggiungere obiettivi politici'', ha aggiunto l''Alto rappresentante europeo Catherine Ashton. Soddisfazione da Israele e Stati Uniti, rabbia da parte degli Hezbollah: "l'Europa si è piegata ad Israele", attacca la tv-megafono del gruppo, Al Manar.

22/7/2013

Dopo mesi di negoziati l'Europa ha deciso: il braccio armato di Hezbollah nella black list comunitaria.

L'ala militare degli Hezbollah libanesi finisce nella lista nera del terrorismo europeo: l'accusa è aver compiuto attacchi su suolo comunitario, nello specifico con l'attentato di un anno fa a Burgas, in Bulgaria, nel quale morirono cinque turisti israeliani. La decisione non è stata raggiunta con facilità: la Gran Bretagna, insieme a Olanda e Germania, ha insistito per raggiungere l'obiettivo. Altri Paesi, tra cui l'Italia, hanno invece mantenuto posizioni più scettiche, nel timore che una decisione del genere possa provocare conseguenze sul fragile quadro politico libanese, all'interno del quale Hezbollah gioca un ruolo di primo piano. "E' prevalso il senso di trovare un'unione di intenti, partendo dal principio che attentati terroristici sul suolo europeo non possono passare senza reazione'', ha spiegato il ministro degli Esteri Emma Bonino. Roma si è detta comunque soddisfatta per la decisione europea di mantenere gli aiuti finanziari, umanitari e il dialogo politico col partito sciita. La decisione ''e' un segnale politico, ma anche concreto: non siamo disposti a tollerare il ricorso al terrorismo per raggiungere obiettivi politici'', ha aggiunto l''Alto rappresentante europeo Catherine Ashton. Dura la prima reazione da Beirut, con il Ministro degli Esteri libanese Al Mansur che ha denunciato: "l'Unione Europea ha subito forti pressioni", mentre il presidente israeliano Shimon Peres ha definito la decisione europea ''un provvedimento necessario e saggio".

21/7/2013

E' un quadro pieno di incertezze quello che il G20 dei Ministri finanziari traccia sulla ripresa mondiale, con l'aggravante -per l'Italia- dell'instabilità politica.

''L'economia globale resta troppo debole, la ripresa fragile e ineguale'', afferma il comunicato finale, precisando che i rischi per la ripresa restano ''elevati''. Le priorita' per le economie del G20 -secondo i titolari delle Finanze- restano crescita e creazione di posti di lavoro. Per il resto, vengono rilanciati obiettivi di grande attualità, su tutti la lotta all'evasione fiscale -con il sostegno formale a piani internazionali di contrasto- e l'impegno a non ricorrere a svalutazioni e all'uso dei cambi per scopi competitivi. Così, mentre il segretario dell'Fmi Christine Lagarde ribadisce che la recessione nell'Eurozona continua, a dispetto del rafforzamento dell'attività economica negli Stati Uniti e in Giappone, è il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco a lanciare l'allarme, riferendosi all'Italia. L'inizio della ripresa è dietro l'angolo, le previsioni parlano di un segno positivo nell'ultimo trimestre, incoraggia Visco, che aggiunge: ci troviamo però in una fase critica. Per cogliere la ripresa occorre stabilità politico-istituzionale, avverte il Governatore, che torna a denunciare le arretratezze del sistema-Paese: "da sei anni la nostra economia non riesce a rimettersi in carreggiata, da trenta non ci aggiustiamo con il resto del mondo". Visco ha smentito che al G20 si sia tornati a parlare di "rischio-Italia" sui mercati. Più ottimista il Ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni, che vede le condizioni per ripartire. "L'Italia meriterebbe uno spread migliore", ha aggiunto.

16/7/2013

Cattive notizie per il Fondo di salvataggio temporaneo dell'Unione Europea, creato agli inizi della crisi finanziaria per salvare la Grecia.

Duro colpo per il Fondo di salvataggio Efsf, dopo che Fitch ha tagliato a 'AA+' da 'AAA' il suo rating. L'Efsf è un fondo temporaneo, destinato ormai a venire progressivamente sostituito dallo Esm, che avrà invece carattere permanente. La decisione segue in larga parte il peggioramento del giudizio e la bocciatura del rating francese. Fitch è l'ultima delle tre grandi agenzie a declassare il Fondo, mossa già compiuta nel recente passato da Moody's e Standard & Poor's. Fitch ha pure minacciato possibili nuovi tagli del rating, nel caso in cui uno degli Stati garanti del rating elevato dello Efsf, vale a dire Germania, Olanda, Austria, Finlandia, Lussemburgo e Francia dovessero subire un downgrade sotto il livello 'AA+'. Nei fatti, la decisione degli analisti dell'agenzia rendera' piu' oneroso l'approvvigionamento delle risorse che l'Efsf utilizza per sborsare le tranches di aiuti, riducendone così la disponibilita' monetaria. La conseguenza sarà che, di fronte alla potenza di fuoco limitata dei due fondi comunitari - temporaneo e permanente, sarà sempre piu' la Banca Centrale Europea ad assicurare la solvibilita' dei Paesi sotto maggiore stress, prevenendo gli attacchi dei mercati.

12/7/2013

Nonostante le tensioni sullo spionaggio e la complessità dei negoziati di libero scambio appena lanciati, Bruxelles e Washington hanno trovato nelle ultime ore un accordo importante.

Ci sarà reciprocità delle regole, tra Europa e Stati Uniti, in materia di derivati: la storica intesa tra i due blocchi è stata annunciata ieri, al termine di un anno di negoziati. I due blocchi hanno accettato di riconoscere le rispettive norme per la regolamentazione del mercato degli swap, il cui volume d'affari raggiunge l'astronomica cifra di 633mila miliardi di dollari. L'accordo evita soprattutto, secondo gli analisti, conseguenze pesanti per i mercati finanziari: impedirà un vero e proprio market crunch. Le grandi banche d'affari avranno infatti maggiori certezze su chi le regolamenta. In base ai termini del patto, la Commodity Futures Trading Commission -l'agenzia indipendente americana che regola il mercato dei future e delle opzioni- permetterà alle banche statunitensi operanti in Europa di fare riferimento alle leggi locali, evitando di dover rispettare due impianti normativi: nessuna autorità farà quindi valere le proprie regole al di fuori della propria giurisdizione. "I negoziati sono stati lunghi e a volte difficili, ma sono sempre stati continuativi e collaborativi", ha commentato il Commissario Europeo al Mercato Interno Michel Barnier. Il presidente della Cftc Gary Gensler ha spiegato che l'accordo rappresenta "un altro passo significativo nel percorso comune, volto a portare trasparenza e a ridurre i rischi su scala globale nel mercato degli swap".

11/7/2013

Nonostante le tensioni sullo spionaggio e la complessità dei negoziati di libero scambio appena lanciati, Bruxelles e Washington hanno trovato nelle ultime ore un accordo importante.

Storica intesa tra Stati Uniti ed Unione Europea sui derivati. Dopo un anno di negoziati, i due blocchi hanno accettato di considerare le rispettive norme per la regolamentazione del mercato degli swap, il cui volume d'affari raggiunge ormai l'astronomica cifra di 633mila miliardi di dollari. L'accordo evita, secondo gli analisti, conseguenze pesanti per i mercati finanziari transatlantici: impedirà, almeno nelle intenzioni, la destabilizzazione dei mercati, limitando il ricorso ad operazioni di trading eccessivamente rischiose da parte delle controllate americane operanti nell'Unione Europea. In base ai termini del patto, la Commodity Futures Trading Commission - l'agenzia indipendente americana che regola il mercato dei future e delle opzioni - permetterà alle banche statunitensi operanti in Europa di fare riferimento alle leggi locali, evitando loro di dover rispettare due impianti normativi. "I negoziati sono stati lunghi e a volte difficili, ma sono sempre stati continuativi e collaborativi", ha commentato il Commissario Europeo al Mercato Interno Michel Barnier. Il presidente della Cftc Gary Gensler ha spiegato che l'accordo rappresenta "un altro passo significativo nel percorso comune, volto a portare trasparenza e a ridurre i rischi su scala globale nel mercato degli swap".

11/7/2013

Il calcio d'inizio nella disfida sulle banche l'ha fischiato il Commissario Europeo al Mercato Interno Michel Barnier. Quello che appare un complicato dossier per pochi addetti ai lavori nasconde però la chiave di volta della stabilità finanziaria, in un'Unione Europea messa a dura prova dalla crisi.

Un'Europa dove gli Stati hanno dovuto troppo spesso pagare -a caro prezzo- le voragini apertesi nei sistemi creditizi. Fino al caso di Cipro, almeno. La sfida, dicevamo, la Commissione l'ha lanciata ieri, delineando il secondo pilastro del progetto di unione bancaria: dopo la vigilanza unica, ora è il meccanismo di risoluzione delle crisi a tenere banco. Come evitare che le crisi finanziarie intacchino i bilanci pubblici, pesando sui portafogli dei contribuenti? Il meccanismo proposto da Barnier è complicato, ma garantisce -teoricamente- uno schema comune per tutte le crisi bancarie: la Bce, supervisore dei 6000 istituti europei, segnalerà gli istituti di credito in difficolta', da salvare. Un 'board' nutrito, composto da 300 persone, tra rappresentanti di Bce, Commissione e autorita' nazionali, dovrà preparare i 'fallimenti ordinati' degli istituti. Il vero centro di potere si sposta dunque negli uffici della Commissione Europea, che dovrà decidere se e quando avviare la risoluzione dell'istituto in crisi. Alla base del processo, un fondo unico, in grado di garantire finanziamenti a medio termine, dotato di un budget di circa 60 miliardi. Un fondo, ha sottolineato Barnier, alimentato dalle banche stesse, che potrà emettere titoli sui mercati per finanziarsi. Parlavamo -poc'anzi- di "sfida": sfida che si gioca tra la Commissione, spalleggiata da Italia, Francia e Spagna... e la Germania, che frena il progetto, chiedendo una modifica preventiva dei Trattati. Barnier, Commissario francese, ha risposto per le rime: "non possiamo aspettare le modifiche dei Trattati per risolvere problemi che abbiamo ora". L'orizzonte resta lontano: il meccanismo di risoluzione andrà a pieno regime non prima di cinque anni, così come pure -nella migliore delle ipotesi- l'intera unione bancaria, la cui costruzione procede tra mille difficoltà. La domanda di fondo resta: l'Europa può permettersi di perdere altro tempo?

10/7/2013

Via libera da parte della Commissione Europea al meccanismo di fallimento ordinato delle banche. Si tratta della seconda gamba della cosiddetta "unione bancaria" comunitaria, ideata per evitare che i fallimenti degli istituti di credito possano avere effetti negativi sulle finanze pubbliche dei Paesi interessati.

Il meccanismo, secondo quanto reso noto dal Commissario Europeo al Mercato Interno Michel Barnier funzionera' cosi': la Bce, supervisore delle 6000 banche europee, segnalera' quando una banca si trova in difficolta' e deve essere salvata. Un 'board' formato da rappresentanti di Bce, Commissione e autorita' nazionali, preparera' dunque il 'fallimento ordinato' dell'istituto. La Commissione deciderà se e quando far scattare il fallimento, sulla base della risoluzione del board. Contemporaneamente, verra' creato un 'fondo di risoluzione unico', pari a circa 60-70 miliardi, per assicurare la disponibilita' del finanziamento a medio termine, mentre una banca viene ristrutturata. La mossa di Bruxelles apre un fronte di scontro con la Germania, che non intende cedere troppo potere decisionale alla Commissione Europea, e che chiede -soprattutto- modifiche ai Trattati, prima di procedere: "non possiamo aspettare le modifiche dei Trattati per risolvere dei problemi che abbiamo ora'', ha replicato Barnier oggi in conferenza stampa.

9/7/2013

Trapela ben poco ottimismo dal Fondo Monetario Internazionale sulla ripresa economica, in particolare per l'Italia, dopo che l'istituzione di Washington ha abbassato le stime di crescita per il nostro Paese a -1,8% per quest'anno, appesantendo il calo di altri tre decimali.

Le speranze sono così tutte proiettate sul 2014, dove il pil italiano dovrebbe far registrare un +0,7%, due decimali in più rispetto alle ultime previsioni. Peggiora pure la recessione di Eurolandia: nel 2013 equivarrà a un -0,6%, con un ritorno alla crescita nel 2014, (+0,9%). Rallentano -secondo l'Fmi- Stati Uniti e Cina: Washington non raggiunerà i due punti di crescita nel 2013, Pechino invece scivola sotto l'8%. Nel complesso, l'economia globale supererà di un soffio il +3% quest'anno, riflettendo il raffreddamento delle maggiori economie. ''I rischi al ribasso sulle prospettive globali restano dominanti: i vecchi rischi restano, e rischi nuovi sono emersi'', chiosa l'Fmi, secondo cui le maggiori economie dovrebbero unire piani credibili per una sostenibilita' del debito e riforme per risanare i conti. Tornando all'Eurozona, oggi a Bruxelles l'Ecofin ha dato il via libera definitivo all'ingresso della Lettonia nell'Euro a gennaio, ha approvato oltre 7 miliardi di euro in più per il budget comunitario 2013, mentre Italia e Germania sono entrate in contrasto sulla roadmap verso l'Unione Bancaria, con Berlino che è tornata a frenare sul progetto.

5/7/2013

E' molto chiara il Ministro degli Esteri Emma Bonino, sull'impossibilità che l'Italia possa concedere asilo a Edward Snowden, la talpa del Datagate.

Mantiene un atteggiamento equilibrato, la titolare della Farnesina, affrettandosi a spiegare che l'Italia non è mai stata coinvolta né consultata, e assicurando che -ai nostri servizi segreti- non risultano elementi relativi ad attività di spionaggio della nostra ambasciata a Washington. Allo stesso tempo, la Bonino si unisce al coro dei colleghi europei, nel chiedere chiarimenti al Governo americano. Chiarimenti che potrebbero arrivare lunedì, quando Stati Uniti e Unione Europea avvieranno a Washington una partita doppia: il lancio dei negoziati transatlantici di libero scambio, insieme al primo incontro ad alto livello per scambiare tutte le spiegazioni sul Datagate. "Ora chiarire i fatti", ha detto la cancelliera tedesca Merkel. Ieri Snowden ha dovuto incassare il no alla sua richiesta di asilo anche dalla Francia, dove il quotidiano Le Monde ha fatto scoppiare un altro caso: pure la Direzione Generale della Sicurezza Esterna francese utilizzerebbe sistemi di archiviazione di dati sensibili sul modello del Prism americano. Intanto l'Europarlamento ha condannato -in una risoluzione- l'attività di spionaggio contro le istituzioni comunitarie, chiedendo chiarimenti immediati agli Stati Uniti.

4/7/2013

"L'Italia non è mai stata coinvolta, ne' consultata, ne' informata in merito alla vicenda Datagate": il Ministro degli Esteri Emma Bonino smentisce così, intervenendo alla Camera, qualsiasi coinvolgimento diretto di Roma nello scandalo che ha portato i rapporti transatlantici a climi da guerra fredda.

La Bonino ha annunciato per lunedì un incontro a Washington tra Europa e Stati Uniti, in contemporanea all'avvio dei negoziati di libero scambio transatlantici. Il Ministro degli Esteri ha quindi motivato il no alla richiesta di asilo per Edward Snowden. Nel pomeriggio è arrivata la notizia che anche la Francia ha respinto la richiesta di asilo di Snowden, mentre la cancelliera tedesca Angela Merkel ha raffreddato il clima: ''credo che sia giusto chiarire prima i fatti'', ha detto la Merkel, precisando che Barack Obama -con cui ha parlato poche ore fa- prende ''molto sul serio'' le preoccupazioni dell'Europa. Intanto il Parlamento Europeo ha ''condannato fermamente lo spionaggio'' contro le ambasciate e istituzioni comunitarie. Se confermato, afferma Strasburgo in una risoluzione, costituirebbe ''una grave violazione della Convenzione di Vienna''. Due commissioni europarlamentari sono state incaricate di indagare sul Datagate. Chiesti immediati chiarimenti a Washington.

4/7/2013

Dopo il varo di nove miliardi di euro per il contrasto alla disoccupazione giovanile, nel corsod ell'ultimo vertice europeo, i Ministri del Lavoro comunitari si sono confrontati a Berlino sull'emergenza lavoro.

"Vogliamo far scendere l'elevato numero di giovani disoccupati", così la cancelliera Angela Merkel ha concluso ieri a Berlino il summit dei leader e dei Ministri europei del lavoro, dedicato alla lotta alla disoccupazione. Nelle conclusioni, i Ministri hanno scritto che l'immenso problema della disoccupazione giovanile ''richiede azioni urgenti e determinate a livello nazionale ed europeo'', servono ''iniziative innovative'' che ''abbiano rapidi e misurabili risultati'' nel sostenere i giovani. Nel documento si sottolineano le direttrici delle principali linee di azione, che passano per la 'Garanzia per i giovani'; l'esame e lo scambio di esperienze sulle misure che abbiano maggiore impatto, a breve termine, per ridurre la disoccupazione giovanile; la mobilita' dei giovani in cerca di lavoro, il miglioramento dei servizi per l'occupazione, e i sistemi di formazione; il miglior utilizzo dei fondi disponibili. Il premier Enrico Letta è tornato a spingere sul ruolo della Banca Europea per gli Investimenti: la Bei deve finanziare le Pmi, ha ribadito Letta. Il presidente europeo Van Rompuy ha calcato la mano su strategie da realizzare nell'immediato. Il prossimo vertice europeo sul lavoro si terra' in Francia.

2/7/2013

"Chiarimenti pieni e urgenti sulle notizie di spionaggio americano ai danni dell'Europa": così il presidente europeo Herman Van Rompuy è intervenuto ieri sera sullo scandalo Datagate.

Doppio ingorgo diplomatico per Washington sul caso Datagate: la soluzione del caso Snowden e i rapporti con l'Unione Europea monopolizzano le preoccupazioni dell'amministrazione Obama. Edward Snowden, la talpa dello scandalo, ancora bloccato all'aeroporto di Mosca, ha tentato la mossa a sorpresa, presentando al Governo russo una lista di 15 Paesi in cui chiedere asilo. Tra questi la Russia. Il presidente Vladimir Putin ha aperto all'ipotesi, ponendo però una condizione, che Snowden difficilmente accetterà: interrompere il flusso di rivelazioni sullo spionaggio americano. Sul fronte europeo i danni sono già ampiamente fatti: il presidente francese Hollande è arrivato a minacciare lo stop ai negoziati di libero scambio transatlantico, faticosamente varati due settimane fa. L'omologo americano Barack Obama prova a calmare le acque: "spiegheremo tutto". Poi però mette una pezza di troppo, ammettendo la vasta opera di spionaggio dell'intelligence statunitense, che -afferma Obama- "cerca di capire meglio il mondo, come fanno tutti i servizi segreti". Replica da Strasburgo il presidente dell'Europarlamento Martin Schulz: "una sorveglianza assolutamente inaccettabile... è improbabile che l'Unione Europea pianificasse attacchi terroristici contro gli Stati Uniti". Ieri sera l'ambasciatore americano a Bruxelles è stato ricevuto dalle istituzioni comunitarie, per fornire le prime spiegazioni. Anche la Germania, il Belgio e l'Austria hanno chiesto chiarimenti a Washington: più morbida la nuova presidenza di turno lituana, che chiede di non inquinare i rapporti bilaterali euroamericani.

1/7/2013

Ultime notizie dall'affare Datagate: secondo il New York Times, Edward Snowden. la 'talpa' del caso, ha chiesto asilo politico alla Russia: a riferirlo via twitter Elen Barry, la corrispondente da Mosca del Nyt, citando un dirigente del servizio immigrazione russo.

I negoziati sulla sorte di Snowden, ricercato numero uno negli Stati Uniti, hanno subito una forte accelerazione, dopo che l'ex-agente americano ha tentato la carta disperata della richiesta di asilo a ben 15 Paesi. ''Non sono un traditore'', ha ribadito. "Le mie azioni sono dettate solo dal desiderio di aprire gli occhi del mondo sulle flagranti violazioni da parte degli Stati Uniti", ha aggiunto. Al di qua dell'Atlantico esplode la rabbia europea, dopo un weekend di rivelazioni al limite dell'incredibile: la Commissione Europea ha dato mandato all'alto rappresentante della politica estera, Catherine Ashton, di sollevare la questione 'Datagate' con le autorita' americane a Bruxelles e a Washington, e si aspetta che gli Stati Uniti facciano ''chiarezza". Il presidente dell'Europarlamento, Martin Schulz, si e' detto ''profondamente scioccato'' per le rivelazioni. Dura la linea della Francia: il presidente Francois Hollande ha minacciato di non dare l'ok all'apertura dei negoziati transatlantici di libero scambio, senza garanzie dagli Stati Uniti. Più morbida la Germania, che non minaccia lo stop alle trattative, ma definisce lo spionaggio "inaccettabile". Il presidente americano Barack Obama prova a gettare acqua sul fuoco: ''forniremo agli alleati europei tutte le informazioni che vogliono sulle accuse di spionaggio'', ha detto.

1/7/2013

L'affare Datagate vive ore sempre più tese, incanalate su un doppio binario. Il primo riguarda la sorte di Edward Snowden, ancora prigioniero a Mosca - nei fatti un apolide: Snowden oggi ha tentato la carta disperata della richiesta di asilo a ben 15 Paesi.

''Non sono un traditore'', ha ribadito l'ex-agente americano, nel documento consegnato alle autorita' russe. "Le mie azioni sono dettate solo dal desiderio di aprire gli occhi del mondo sulle flagranti violazioni da parte degli Stati Uniti, non solo nei confronti dei loro cittadini, ma anche verso i cittadini europei e degli alleati della Nato'', ha aggiunto. La Russia, dal canto suo, fa orecchie da mercante verso le richieste americane di estradizione: "Mosca non sta estradando nessuno e non lo fara'", ha detto il presidente Vladimir Putin. E al di qua dell'Atlantico esplode pure la rabbia europea, dopo un weekend di rivleazioni al limite dell'incredibile: la Commissione Europea ha dato mandato all'alto rappresentante della politica estera, Catherine Ashton, di sollevare la questione 'Datagate' con le autorita' americane a Bruxelles e a Washington, e si aspetta che gli Stati Uniti facciano ''chiarezza". Dura la linea della Francia: il presidente Francois Hollande ha minacciato di non dare l'ok all'apertura dei negoziati transatlantici di libero scambio, senza garanzie dagli Stati Uniti. Più morbida la Germania, che non minaccia lo stop alle trattative, ma definisce lo spionaggio "inaccettabile". Il presidente americano Barack Obama prova a gettare acqua sul fuoco: ''forniremo agli alleati europei tutte le informazioni che vogliono sulle accuse di spionaggio'', ha detto.

1/7/2013

Si allarga a macchia d'olio lo scandalo spionaggio legato ai documenti fatti filtrare da Edward Snowden. Guerra fredda diplomatica tra Europa e Stati Uniti.

Il Datagate fa esplodere una vera e propria crisi diplomatica tra Europa e Stati Uniti, il giorno dopo le clamorose rivelazioni del settimanale tedesco Der Spiegel. A tarda sera Washington ha rilasciato un laconico e imbarazzato comunicato, nel quale annuncia che gli Stati Uniti risponderanno all'Unione Europea attraverso canali diplomatici. Ma ormai la frittata è fatta. Ora dopo ora, emerge una gigantesca operazione di spionaggio su scala planetaria, che coinvolge persino gli alleati europei - operazione difficile da giustificare con le classiche ragioni dell'antiterrorismo. Durissima la Commissaria Europea responsabile per Giustizia Viviane Reding, che ha commentato: ''i partner non si spiano l'uno con l'altro''. La Reding si è spinta oltre: riferendosi all'apertura dei negoziati transatlantici di libero scambio tra Europa e Stati Uniti, ha commentato: ''non possiamo negoziare un grande mercato transatlantico, se c'e' anche il minimo dubbio che i nostri partner fanno attivita' di spionaggio negli uffici dei nostri negoziatori''. Ad aggravare il quadro c'è la conferma che la Nsa americana non spiava solo le istituzioni europee, ma anche le principali potenze comunitarie: colpita in particolar modo la Germania, con circa 500 milioni di comunicazioni spiate e la capitale finanziaria Francoforte presa di mira. Il Ministro della Giustizia Sabine Leutheusser-Schnarrenberger ha definito inconcepibile lo spionaggio tra Paesi che dovrebbero essere amici. La procura federale di Karlsruhe valuta l'apertura di un'indagine. Molto irritata pure la Francia, spiata al pari dell'Italia - ieri è emerso che le nostre rappresentanze diplomatiche a Washington e New York erano imbottite di cimici.

30/6/2013

Si aggravano le tensioni tra Europa e Stati Uniti, dopo le ultime rivelazioni sullo spionaggio delle sedi comunitarie su suolo americano.

Durissima la Commissaria Europea responsabile per Giustizia Viviane Reding, che ha commentato: ''i partner non si spiano l'uno con l'altro''. La Reding si è spinta oltre: riferendosi all'apertura dei negoziati transatlantici di libero commercio tra Europa e Stati Uniti, in programma per l'estate, ha commentato: ''non possiamo negoziare un grande mercato transatlantico, se c'e' anche il minimo dubbio che i nostri partner fanno attivita' di spionaggio negli uffici dei nostri negoziatori''. Dichiarazioni, queste ultime, frutto pure della frustrazione della Commissaria Europea, che a inizio mese aveva chiesto spiegazioni ufficiali alla controparte americana in merito al sistema di sorveglianza Prism. Da Washington, però, nessuna risposta a Bruxelles. Sul piano più istituzionale, l'Unione europea ha chiesto immediate spiegazioni agli Stati Uniti, dopo le informazioni pubblicate da Der Spiegel, mentre i principali Paesi del Vecchio Continente hanno già avviato contatti con Washington: sia la Francia, sia la Germania hanno chiesto rapidi chiarimenti. "Se le notizie pubblicate fossero vere, sarebbe inaccettabile", ha aggiunto Parigi. Intanto è emerso che la Germania sarebbe stato il Paese più nel mirino dello spionaggio americano, con un focus particolare sulla città-cuore della finanza. Francoforte. Infine, fonti dell'intelligence italiana hanno smentito l'altro scoop, più controverso, del Guardian: e' falso che l'Italia passi dati personali agli Stati Uniti, fanno sapere gli 007 italiani, che parlano di collaborazione con Washington in funzione anti-terrorismo, ma non per la consegna di dati personali.

30/6/2013

Alta tensione tra Europa e Stati Uniti sul Datagate: le ultime, clamorose, rivelazioni, parlano di un'operazione di spionaggio contro le rappresentanze comunitarie su suolo americano.

Cimici nella rappresentanza europea a Washington e spionaggio della rete di computer comunitari su suolo americano: l'ultimo capitolo della saga Datagate apre una crisi diplomatica tra Bruxelles e Washington, con il presidente dell'Europarlamento Martin Schulz che definisce la vicenda "uno scandalo enorme", e chiede spiegazioni immediate all'amministrazione Obama. Lo scoop è targato Der Spiegel: il settimanale tedesco scopre -consultando documenti strettamente riservati della National Security Agency- che ad essere spiate non erano solo le comunicazioni dei cittadini europei, ma pure quelle delle rappresentanze comunitarie negli Stati Uniti. Persino l'ambasciata europea all'Onu sarebbe stata spiata. Lo Spiegel ricorda un episodio di oltre cinque anni fa, quando si scoprì che qualcuno ascoltava le conversazioni telefoniche nella sede centrale del Consiglio Europeo a Bruxelles. Indagini successive concentrarono i sospetti su un'area dell'edificio Nato a Bruxelles, usato -guarda caso- da esperti della National Security Agency. Nei documenti segreti consultati da Der Spiegel, l'Europa viene definita un "target" - definizione quantomeno inusuale per un alleato tradizionale. In serata il Consiglio Europeo ha fatto sapere che procederà alla verifica delle rivlezioni del settimanale tedesco. Il tutto mentre prosegue il braccio di ferro Stati Uniti-Ecuador: il presidente ecuadoregno Correa ha rivelato che il vice di Obama, Joe Biden, gli ha chiesto di rifiutare la richiesta di asilo di Edward Snowden. Poi, sfidando Washington, ha aggiunto: rispettiamo le richieste, ma la nostra decisione sarà presa in autonomia.

29/6/2013

Il colpo a sorpresa Enrico Letta lo calibra con cura a chiusura della due giorni di summit europeo, estraendo dal cappello un miliardo e mezzo per i giovani disoccupati italiani, sui circa nove complessivi che l’Europa destinerà all’Iniziativa per l’Occupazione.

Finora le cifre circolate non superavano infatti i 600 milioni. Cifre che restano modeste, nella loro entità, ma che permettono l’avvio della Fase 2 nel piano per il lavoro previsto dal Governo. Governo che potrà contare, nel prossimo biennio, sui due terzi della somma complessiva: un miliardo in tutto. La strada appare comunque in salita: rispondendo a una domanda di Radio 24, il premier ammette la crucialità della riforma dei centri per l’impiego pubblici, tenendo in conto che -in teoria- da gennaio dovrà già essere operativa la cosiddetta Garanzia per i Giovani, con offerte di lavoro o studio entro soli quattro mesi dall’inizio dell’inattività. Letta vede pure una ripresa della politica industriale nel decreto del Fare, e sferza gli imprenditori: “ora non hanno più alibi, possono assumere giovani con una forte defiscalizzazione, ovviamente a tempo indeterminato”. Sul piano più generale il premier, mutuando il linguaggio calcistico, definisce una vittoria il negoziato italiano sulla disoccupazione giovanile, una vittoria di misura quello sul tema dell’unione bancaria e un pareggio quello sul ruolo della Banca Europea degli Investimenti. Proprio sulla Bei si è registrato un mezzo passo indietro: la sua attività di prestito alle Pmi sarà sì incrementata del 40% sul prossimo triennio, ma con un arretramento rispetto al +50% delle prime bozze circolate. “Deve fare di più, deve investire nell’economia reale”, ha spronato Letta.

28/6/2013

A Bruxelles il premier Enrico Letta ha lasciato il vertice comunitario, annunciando di aver quasi triplicato i fondi europei per l’Italia destinati all’occupazione giovanile.

Il premier ha precisato che un miliardo sarà disponibile già nel prossimo biennio, mentre gli altri 500 milioni entreranno in gioco nella fase successiva. Ricordiamo che il totale dei fondi stanziati a livello europeo per l’Iniziativa Occupazione -da qui al 2020- dovrebbe essere pari a circa nove miliardi, grazie ai nuovi margini di flessibilità presenti nel bilancio comunitario, di cui sei miliardi disponibili nel biennio 2014-2015. Letta, sull’onda dell’approvazione del pacchetto lavoro italiano mercoledì scorso, ha quindi sferzato le imprese: “ora non hanno più alibi, possono assumere giovani con una forte defiscalizzazione, ovviamente a tempo indeterminato”. Sul piano più generale il premier, mutuando il linguaggio calcistico, ha definito una vittoria il negoziato italiano sulla disoccupazione giovanile, una vittoria di misura quello sul tema dell’unione bancaria e un pareggio quello sul ruolo della Banca Europea degli Investimenti. Proprio sulla Bei si è registrato nelle conclusioni del summit un mezzo passo indietro: la sua attività di prestito alle Pmi sarà sì incrementata del 40% sul prossimo triennio, ma con un arretramento rispetto al +50% delle prime bozze circolate. Per questo Letta ha rimarcato il ruolo cruciale della Banca Europea per gli Investimenti: “deve fare di più, va bene che mantenga la tripla A, ma deve investire nell’economia reale”. C’è stato spazio anche per la politica interna, con una stoccata a Beppe Grillo e al suo blog, accusato da Letta di aver rischiato di “mandare in vacca” il piano per l’occupazione italiano, fornendo informazioni sbagliate; il premier ha dunque lanciato una frecciata ai falchi del Pdl (“su Iva e Imu continueremo a far di tutto per rispettare gli impegni presi, ma ''senza sfasciare i conti pubblici”), ha ribadito che non ci sarà alcun aumento di Irpef o Irap; infine ha smentito che le condanne penali di Silvio Berlusconi avranno influenza sul suo Governo.

28/6/2013

A Bruxelles si è concluso nel primo pomeriggio il vertice europeo, dedicato in primis all’occupazione.

Lunga conferenza stampa del premier Enrico Letta, che ha annunciato che i fondi disponibili per l’Italia e collegati al pacchetto per l’occupazione giovanile comunitario saranno pari a un miliardo e mezzo, di cui un miliardo nel prossimo biennio e mezzo miliardo nella fase successiva. Il totale dell’Iniziativa Europea per i giovani sarà invece pari a nove miliardi, di cui sei saranno subito disponibili nel 2014 e 2015. Il premier ha lanciato un monito alle imprese: “ora non hanno più alibi, possono assumere giovani con una forte defiscalizzazione, ovviamente a tempo indeterminato”. Letta ha pure contrattaccato il blog di Beppe Grillo, accusando il comico di aver diffuso notizie false sul pacchetto lavoro varato mercoledì, rischiando -parole testuali- di “mandare tutto in vacca”. Infine, il premier ha rimarcato il ruolo cruciale della Banca Europea per gli Investimenti, una battaglia che per l’Italia prosegue: “deve fare di più”, ha detto Letta. “Va bene che mantenga la tripla A, ma deve anche investire nell’economia reale, altrimenti lascia sola la Bce nella prima linea a difesa dell’economia”.

28/6/2013

Mattinata tranquilla al vertice europeo, dopo il varo nella notte del pacchetto per l’occupazione giovanile: sei miliardi nel prossimo biennio, cui se ne aggiungeranno tra i due e i tre da recuperare attraverso maggiori margini di flessibilità dei capitoli di spesa non utilizzati.

Tra pochi minuti il premier Enrico Letta chiarirà meglio le ricadute per l’Italia di questo pacchetto, che va ad aggiungersi al piano varato mercoledì dal Governo. La Commissione Europea ha già avvertito: Nessun ''assegno in bianco'' ai singoli Paesi per l'utilizzo dei fondi che l'Europa mettera' a disposizione per combattere la disoccupazione giovanile. ''Ora le amministrazioni nazionali dovranno predisporre i programmi'' operativi per impegnare le risorse, hanno precisato le fonti. Stamattina focus sull’unione bancaria, dove però le decisioni più importanti sono state di fatto già prese ieri nella notte, sul secondo pilastro – quello del meccanismo di risoluzione degli istituti di credito. Ma soprattutto, oggi il benvenuto ufficiale dei 27 alla Croazia: da lunedì l’Europa sarà a 28, con l’ingresso di Zagabria nell’Unione Europea.

28/6/2013

E’ passata da poco l’una di notte quando il presidente europeo Herman Van Rompuy annuncia il varo ufficiale del piano comunitario per l’occupazione giovanile.

Ai sei miliardi preventivati dall’iniziativa europea per i giovani, che saranno concentrati nel prossimo biennio, Van Rompuy ne aggiunge altri due in fondi europei non utilizzati, che -attraverso la nuova flessibilità di bilancio decisa ieri mattina- dovrebbero portare a otto miliardi lo stanziamento totale che l’Europa metterà a disposizione dei Paesi a più alta disoccupazione giovanile. Tra questi l’Italia, cui dovrebbe venire destinata una fetta stimabile in oltre 600 milioni. Il premier Enrico Letta, lasciando il summit, sintetizza così il risultato del vertice, con un ottimismo ancora maggiore sulle cifre. Un ruolo centrale nella creazione di nuova occupazione lo giocherà la Banca Europea per gli Investimenti, che mobiliterà dieci miliardi, al fine di stimolare prestiti e investimenti per oltre 100 miliardi, di cui beneficeranno le Pmi europee. Van Rompuy precisa: la Bei manterrà il suo rating di tripla A. Il giallo della serata, la minaccia britannica di far saltare l’intero accordo sul bilancio europeo, rientra –dopo che Cameron ottiene la certezza che lo sconto di Londra non sarà toccato.

28/6/2013

I 27 leader europei vanno verso l’approvazione –praticamente scontata- del pacchetto contro la disoccupazione giovanile.

A sera inoltrata le discussioni erano ancora in corso, dopo che la Gran Bretagna –attraverso il premier David Cameron- ha tenuto in scacco l’approvazione definitiva del bilancio settennale comunitario per difendere i circa 3 miliardi e mezzo annui di sconto garantiti trent’anni fa da Margareth Thatcher. La mossa britannica appare più di facciata che sostanziale, ma sta nondimeno facendo fare le ore piccole –per l’ennesima volta- ai premier e capi di Stato comunitari. Altro punto di contesa appare il ruolo della Banca Europea per gli Investimenti: secondo quanto riferito dal Ministro per gli Affari Europei Enzo Moavero Milanesi, qui si fronteggiano due campi: quello nordico, fiancheggiato dalla Germania, che punta a preservare la tripla A nel rating della bei, e quello mediterraneo, fiancheggiato dalla Francia, che punta invece a mobilitare il più possibile il capitale della Banca per gli Investimenti, per muovere fino a 120 miliardi di risorse per le piccole e medie imprese europee. Sullo sfondo, come anticipavamo, il pacchetto per l’occupazione giovanile, centrato sullo stanziamento di sei miliardi complessivi nel prossimo biennio. Un pacchetto stra-annunciato, che il presidente europeo van rompuy non vede l’ora di varare, per dare un senso compiuto a un vertice dove tutto appariva già scritto fin dall’inizio.

27/6/2013

A Bruxelles è in corso da circa un’ora e mezza il summit europeo incentrato sull’occupazione.

“Siamo qui per combattere la disoccupazione giovanile, una preoccupazione urgente per le nostre società”, ha esordito il presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy aprendo i lavori, alla presenza dei rappresentanti di imprese e sindacati comunitari. Il vertice, nel quale il premier Enrico Letta ha fatto il proprio ingresso fiducioso e col pollice alzato, dovrebbe sdoganare interventi ormai già ampiamente delineati: priorità all’occupazione nella spesa dei fondi strutturali; sei miliardi per il lavoro dei giovani - operativi già da gennaio e concentrati tra il 2014 e il 2015; avvio dello schema Garanzia per i Giovani entro fine anno; incremento dei programmi per la mobilità internazionale dei giovani; apprendistati di qualità. Prevista anche una parte sostanziale dedicata agli investimenti per la crescita, con l’obiettivo di generare occupazione: in questo senso sarà cruciale il ruolo della Banca Europea per gli Investimenti, che dovrebbe mobilitare risorse fino a 100 miliardi per le Pmi. Nella sostanza, però, più che grandi investimenti, questo vertice si limiterà a fornire soprattutto politiche di indirizzo nazionali per una spesa più mirata. Di nuovi soldi stanziati, alla fine, ce ne saranno -salvo sorprese- pochi. A movimentare la serata potrebbe così pensarci il premier britannico David Cameron, che male ha digerito l’accordo della mattina sulla maggiore flessibilità di utilizzo dei fondi del bilancio settennale europeo. Cameron, a quanto pare, starebbe bloccando l’intesa sul budget, rischiando di far fare le ore piccole ai 27. Mentre il Commissario all’Economia Olli Rehn è soddisfatto dell’altra intesa del giorno: quella sul meccanismo di risoluzione delle banche fallite. "Abbiamo fatto progressi importanti nella costruzione di un’unione bancaria in Europa. La commissione Europea presenterà a breve una proposta per un meccanismo unico di risoluzione. L’obiettivo è giungere a un sistema bancario europeo in salute e in grado di resistere alle crisi”.

27/6/2013

A Bruxelles sta per prendere il via il summit europeo chiamato a varare misure importanti contro la disoccupazione giovanile.

Misure nei fatti già scritte nella bozza di conclusione: in estrema sintesi, parliamo di priorità all’occupazione nella spesa dei fondi strutturali; sei miliardi per il lavoro dei giovani operativi già da gennaio e concentrati tra il 2014 e il 2015; avvio dello schema Garanzia per i Giovani; coinvolgimento della Banca Europea degli Investimenti; incremento dei programmi per la mobilità internazionale dei giovani; apprendistati di qualità. Più che nuovo denaro, insomma, una maggiore concentrazione e migliore distribuzione delle risorse esistenti, con il coinvolgimento attivo dei Paesi membri. Il premier Enrico Letta è arrivato poco prima delle 16 al vertice, sfoderando ottimismo e un pollice alzato in segno di fiducia. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha -da parte sua- ribadito concetti cari al suo elettorato, a tre mesi dalle elezioni. "E' importante che miglioriamo la nostra competitività, a fronte delle sfide globali. Quando lo avremo fatto, allora potremo parlare di solidarietà, ma in primo luogo c’è la discussione per una maggiore competitività, e le condizioni che ne stanno alla base. Mi batterò per questo al summit". Ricordiamo infine che nelle ultime ore i Ministri delle Finanze europei hanno sbloccato il secondo pilastro dell’unione bancaria – quello del meccanismo di risoluzione delle banche fallite, mentre le istituzioni comunitarie hanno raggiunto l’intesa definitiva sul bilancio 2014-2020. Il premier britannico David Cameron non si è mostrato soddisfatto: “per noi vale l’accordo di febbraio”, ha obiettato.

25/6/2013

Il rischio Cina ha affondato ieri i mercati internazionali. A gelare le piazze d'affari il possibile spettro di una crisi di liquidita' a Pechino, dove si intravedono i primi segnali di un corto circuito nel sistema interbancario.

A far scendere i listini, soprattutto, la decisione della Banca centrale cinese di tenere il freno tirato sulla liquidita', per scongiurare l'esplosione di una bolla speculativa - dopo anni di espansione del credito. Goldman Sachs ha tagliato le stime di crescita a Pechino per questo biennio. La settimana si è aperta così con una nuova ondata di vendite: a Milano il Ftse Mib ha perso lo 0,93%, peggio hanno fatto le altre borse continentali, con cali tra l'uno e i due punti. Anche Oltreoceano Wall Street ha perso circa un punto. Lo spread Btp-Bund ha ripreso il volo, tornando a quota 300 per la prima volta da aprile. Il tutto, a soli due giorni da un cruciale summit europeo, dedicato all'occupazione: ieri nuova stoccata della cancelliera tedesca Angela Merkel. "Tutti devono fare i propri compiti a casa, se poi qualcuno avesse ancora bisogno di solidarieta', su questa base puo' ottenerla. Ma non vale il contrario''. Per la Merkel, non si deve ''cercare solo di trovare la prossima pentola piena di soldi. La prima cosa e' riflettere su come si possa diventare, insieme, piu' competitivi''.

19/6/2013

La Bce potrebbe a breve scendere nuovamente in campo a difesa dell'Euro.

''Pronti ad agire se necessario'': il presidente della Bce Mario Draghi rimette la Banca Centrale Europea in prima linea nella difesa dell'euro e della stabilità economica dell'Eurozona. Parlando a Gerusalemme, Draghi ha affermato che Francoforte ''guarda con mente aperta'' a ulteriori strumenti non convenzionali di politica monetaria, e li dispieghera' - se necessario. "Da qui in avanti monitoreremo molto da vicino gli sviluppi economici e monetari: nel caso, agiremo", ha avvertito Draghi, lasciando intendere il possibile ricorso a un nuovo taglio dei tassi, tra le altre cose. Anche se ha poi precisato: "misure non standard di politica monetaria ''possono avere conseguenze indesiderate. Questo non significa che non debbano essere utilizzate, ma che dobbiamo esserne consapevoli, e gestirne le conseguenze in modo appropriato''. Da Draghi, infine, parole molto dure contro la piaga della disoccupazione, che da qualche tempo appare molto in alto nell'agenda di Francoforte: ''gli elevati livelli di disoccupazione, soprattutto fra i giovani, sono inaccettabili. Questa è la preoccupazione prioritaria per i responsabili economici dell'Eurozona''.

17/6/2013

Si apre oggi in Irlanda del Nord il vertice G8. Prima assoluta per il premier Enrico Letta, che in Ulster ha deciso di portare la priorità della lotta alla disoccupazione giovanile.

Siria, evasione fiscale, occupazione: questi i tre temi che spiccano nel menu degli otto leader mondiali riuniti oggi e domani nella contea nordirlandese di Fermanagh. Una location anomala, scelta però di proposito per lanciare al mondo un messaggio di normalizzazione dell'Ulster. Tornato finalmente alla pace. Il piatto forte del G8 sarà la Siria: ieri ne hanno parlato a Downing Street il premier britannico David Cameron e il presidente russo Vladimir Putin. Quest'ultimo non ha nascosto le ampie divergenze che lo separano da Londra, Washington e Parigi: "il sangue è sulle mani di entrambe le parti", ha detto Putin, appellandosi ai Paesi del G8, affinché non inviino armi ai ribelli anti-Assad. Nè Putin ha lesinato rievocazioni macabre, quali il video del ribelle antropofago. Se sulla Siria il summit parte già spaccato, qualche passo avanti in più potrebbe arrivare dal tema evasione fiscale, con Cameron impegnato a lanciare una guerra a tutto campo contro le multinazionali che aggirano il pagamento delle imposte: il premier britannico punta a una minimum tax sui profitti esteri dei giganti mondiali. Non figura fra i temi principali, ma l'Italia ha fortemente spinto perché venga inserita: è la lotta alla disoccupazione giovanile. A differenza dei vertici europei, eventuali impegni degli Otto Grandi sarebbero più simbolici che vincolanti, ma potrebbero funzionare da volano, in vista del summit di fine giugno a Bruxelles. Il G8 nordirlandese, come tutti i vertici precedenti, presenta un fitto menù di argomenti, tra cui anche crescita, terrorismo e Medio Oriente. Cameron ha preferito riassumere i suoi obiettivi nella formula delle tre T: tasse, trasparenza e trade - commercio.

16/6/2013

Ancora cinque giorni per il pacchetto lavoro: in serata è il premier Enrico Letta ad aggiornare le informazioni del Ministro del Lavoro Enrico Giovannini, fornendo indicazioni più precise sulla nuova tempistica per le misure in favore dell'occupazione, da varare in tempo per il Consiglio Europeo di fine giugno.

Letta ha incontrato ieri il presidente della Commissione Europea José Barroso, ribadendo l'impegno di Italia, Germania, Francia e Spagna, affinchè il summit di fine mese produca risultati concreti sull'occupazione - "oggi l'impiego giovanile è la priorità politica nell'Unione Europea", ha chiosato Letta. Letta ha confermato l'impegno italiano nel mantenere il rapporto deficit/pil sotto quota 3%, aggiungendo: "le misure che verranno prese nelle prossime settimane avranno come base politico-giuridica le sei raccomandazioni che la Commissione ha rivolto al Governo nell'accompagnamento della chiusura della procedura di infrazione". Da parte sua Barroso ha avanzato la proposta dell'utilizzo dei fondi strutturali per contrastare la disoccupazione giovanile. E si è detto più ottimista su risultati concreti dal vertice di fine mese.

15/6/2013

Riassume così il senso del summit a quattro di ieri a Roma sull'occupazione il premier Enrico Letta, incontrando nella capitale il presidente della Commissione Europea José Barroso.

Letta ha ribadito l'impegno di Italia, Germania, Francia e Spagna, affinchè il Consiglio Europeo di fine giugno produca risultati concreti sull'occupazione - "oggi l'impiego giovanile è la priorità politica nell'Unione Europea", chiosa. Letta ha approfittato delle presenza di Barroso per confermare l'impegno di Roma a mantenere il rapporto deficit/pil sotto quota 3%, e ha aggiunto: "le misure che verranno prese nelle prossime settimane avranno come base politico-giuridica le sei raccomandazioni che la Commissione ha rivolto al Governo nell'accompagnamento della chiusura della procedura di infrazione". Barroso, che in mattinata ha incontrato Papa Francesco, ha avanzato la proposta dell'utilizzo di fondi strutturali per contrastare la disoccupazione giovanile. E si è detto più ottimista su risultati concreti dal vertice di fine mese. ''E' fondamentale che si formi un nuovo consenso europeo, e non piu' solo lunghe discussioni su misure di austerita', ma politiche concrete per superare la disoccupazione giovanile e ripristinare un sano stato finanziario'', ha concluso Barroso.

14/6/2013

Disoccupazione giovanile al centro dei lavori oggi del summit dei Ministri di Lavoro ed Economia di Italia, Germania, Francia e Spagna a Roma. I giovani senza lavoro nell'Europa del sud preoccupano ormai anche Berlino.

''L'alta disoccupazione giovanile in numerosi Paesi europei e anche in Italia e' una grande sfida, per tutti noi''. Il Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble prende posizione nei confronti del problema numero uno in Europa, in vista del vertice a quattro di oggi a Roma. "Non possiamo accettare e non accetteremo -ha sostenuto Schaeuble- che cosi' tanti giovani vivano l'ingresso nel mondo lavoro come un rifiuto. Questo, alla lunga, dilanierebbe la nostra societa'''. Per questo -spiega il Ministro tedesco- e' stato istituito un fondo europeo, che dovrebbe servire in special modo per la lotta alla disoccupazione giovanile. Per questo", precisa, abbiamo dato alla Bei piu' capitale per aiutare le imprese in Europa e per creare posti di lavoro''. Schauble si oppone però all'ipotesi di calcolare gli investimenti al di fuori del saldo di bilancio nazionale: "ritengo sia la strada sbagliata", dice, e spinge l'acceleratore invece sulle riforme strutturali: ''decisive per un forte e duraturo effetto sulla crescita e sull'occupazione". Schauble sottolinea in particolare come i problemi attuali dell'Italia siano legati ad errori di sviluppo, acuitisi sul lungo periodo, che hanno prodotto crescita debole, alto debito pubblico e perdita di competitività.

11/6/2013

Finora non è mai stato utilizzato. Ma lo scudo antispread, che consente alla Bce acquisti di titoli dei Paesi sotto stress, affronta da oggi un delicatissimo esame.

Mario Draghi entra in campo nella battaglia che si gioca da oggi a Karlsruhe, con il primo giorno di udienza sullo scudo anti-spread. "La misura monetaria di maggior successo degli ultimi tempi", l'aveva definita Draghi pochi giorni fa. E per non lasciare margini di incertezza, il presidente della Bce è andato ieri in prima serata sul secondo canale tedesco Zdf, a rassicurare la Germania in merito all'azione Bce: "nell'ambito del programma Omt non si e' speso un solo euro, fino ad ora'', ha detto Draghi, "il rischio per i contribuenti tedeschi e' oggi chiaramente diminuito rispetto a un anno fa''. Draghi mette dei paletti: l'intervento di Francoforte ha dei limiti, ''non agiremo per assicurare la solvibilità di un Paese''. E dopo aver invitato gli altri Paesi europei a fare riforme, così come le fece la Germania dieci anni fa, tocca il tasto più sensibile per Berlino. Quello dell'inflazione: "garantisco che non sarà l'inflazione la via d'uscita dalla crisi", dice Draghi, raccontando l'Italia di 40 anni fa, con un'inflazione galoppante che erose in poco tempo buona parte dei risparmi della sua famiglia. Oggi primo round dell'udienza sullo scudo anti-spread alla Corte Costituzionale tedesca, con lo scontro fratricida tra il falco della Bundesbank Jens Weidmann e l'alleato di Draghi, nonché membro del board Bce, Joerg Asmussen. Karlsruhe non si pronuncerà prima dell'autunno: tecnicamente il suo parere non può affondare l'intero scudo, ma potrebbe seriamente metterlo in discussione, riaccendendo così spread e mercati.

10/6/2013

Inatteso intervento di Mario Draghi, a un solo giorno dall'avvio dell'esame -da parte della Corte Costituzionale tedesca- della compatibilità tra Costituzione della Germania e la "Outright Monetary Transaction", il bazooka messo in campo da Berlino per evitare l'impennata dello spread tra i Paesi del sud Europa e il Bund tedesco.

Passa al contrattacco Mario Draghi, alla vigilia dell'avvio dell'esame della Corte Costituzionale tedesca, sul possibile superamento dei limiti del mandato da parte della Bce, nell'acquisto di titoli dei Paesi più indebitati e in crisi, il programma Omt. In un'intervista alla tv tedesca Zdf, che andrà in onda questa sera, Draghi mette da parte la tradizionale riservatezza di Francoforte, e spiega i vantaggi su scala continentale del bazooka messo in campo dalla Banca Centrale Europea: nell'ambito del programma Omt ''non si e' speso un solo euro, fino ad ora'', ha dichiarato Draghi, aggiungendo: ''il rischio per i contribuenti tedeschi e' chiaramente diminuito rispetto a un anno fa''. Dai vantaggi alle rassicurazioni: l'intervento della Bce ha i suoi limiti, ''non agiremo per assicurare la capacita' di pagamento di un Paese'', ha spiegato Draghi, precisando: gli Stati possono anche essere insolventi. In un calibrato mix tra difesa del proprio operato e rassicurazioni verso Karlsruhe, Draghi ha toccato un tema molto caro al tedesco-medio, quello del rigore: ''gli stati sovra-indebitati devono fare riforme seriamente, come le ha fatte la Germania nel 2003''. Non solo: nel Paese europeo più terrorizzato dal rischio crescita dei prezzi, il presidente della Bce è esplicito: nell'Eurozona non si ricorrera' a un tasso di inflazione piu' alto come via di uscita dalla crisi: ''questo lo garantisco''.

7/6/2013

Entra a gamba tesa nel dibattito politico Silvio Berlusconi: in un mese costellato di appuntamenti europei, l'ex-premier prova a dare la linea al Governo Letta, che a Bruxelles giocherà cruciali partite, in primis sul lavoro.

Il primo attacco Berlusconi lo riserva ad Angela Merkel: "serve un braccio di ferro, senza strepiti ma con grande risoluzione, per convincere i Paesi trainanti dell'Europa, in particolare la Germania, che siamo di fronte a un'alternativa secca: o si rimette in moto in forma decisamente espansiva il motore dell'economia, oppure le ragioni strategiche della solidarietà nella costruzione europea si esauriscono e si illanguidiscono, fino alla rottura dell'equilibrio attuale". L'attacco a quelli che vengono considerati i diktat di Berlino e la politica del rigore è chiaro: l'invito a Letta, affinché adotti un atteggiamento muscolare, altrettanto - in sottofondo, però, Berlusconi sembra alludere anche alla fine dell'euro, o all'uscita dell'Italia dall'Eurozona: "o è così o ciascuno deve trovare le proprie soluzioni nazionali o regionali, scomponendo i meccanismi dell'area euro", dichiara Berlusconi. Forse dimenticando che il percorso dell'Italia "messa all'angolo da metodi egemonici di chi ha posizioni di forza", come lui la definisce, cominciò nel 2011. Erano gli ultimi mesi del Governo Berlusconi.

5/6/2013

Dazi pari a oltre l'11% sui pannelli solari: l'Europa lancia il guanto di sfida commerciale alla Cina. Ora si attende la risposta di Pechino.

Venti di guerra commerciale tra Europa e Cina: il Commissario al Commercio Karel De Gucht, scavalcando la pesante opposizione tedesca e di altri 17 Paesi, ha annunciato ieri l'imposizione di dazi provvisori sui pannelli solari "made in China". Dazi che partiranno domani, con una quota fissata all'11,8%, per proseguire fino al 6 agosto, quando -in mancanza di novità- saliranno fino al 47,6%. Nel frattempo, come ha annunciato De Gucht, Bruxelles e Pechino proveranno a trovare una soluzione amichevole al contenzioso. Il Commissario ha aggiunto che la decisione ''non è stata ispirata dalla paura, ma dalla legislazione'' europea: De Gucht ha così risposto alle critiche di chi teme lo scatenarsi -ora- di una vera e propria guerra commerciale tra i due blocchi. Il problema dei pannelli solari si trascina da tempo: i produttori comunitari lamentano un'invasione di prodotti cinesi, che deterrebbero ormai l'80% del mercato continentale, grazie a un export pesantemente sussidiato a livello statale da Pechino. Export che consentirebbe una vendita sottocosto fino all'88%, rispetto al valore di mercato. Francia e Italia appoggiano la posizione di Bruxelles, mentre la Germania teme contraccolpi commerciali, in un interscambio tra i due blocchi che vale oltre 500 miliardi di euro.

5/6/2013

Sono il fenomeno del momento: dopo mesi di totale deregolamentazione, anche in Europa prende sempre più piede il tema -o problema- delle sigarette elettroniche.

Come spesso capita, anche in questo caso i Paesi del Vecchio Continente procedono in ordine sparso: in Italia, il Consiglio Superiore di Sanità ha dato parere favorevole -ieri- allo stop delle sigarette elettroniche nelle scuole, raccomandando dei limiti agli spot. Ma è solo una delle soluzioni: nel resto d'Europa, la presa di posizione più netta è arrivata dalla Francia, con il Ministro della Salute Marisol Touraine che ha annunciato il prossimo divieto di vendita ai minori, insieme al divieto di pubblicità e di svapo nei luoghi pubblici. "Non stiamo parlando di un prodotto banale", si è giustificata la Touraine, "occorre applicare le stesse regole in vigore per il tabacco". Anche se ha riconosciuto: le sigarette elettroniche possono costituire una soluzione per coloro che intendono smettere di fumare. Le soluzioni non sono sempre coerenti: la situazione più caotica in Germania, con divieti a macchia di leopardo all'interno degli stessi Laender tedeschi. La Baviera e il Nordreno Westfalia presentano le leggi più rigorose, con divieto totale di fumo, elettronico o tradizionale, nei luoghi pubblici. Si stima che due milioni di tedeschi facciano uso di sigarette elettroniche: questo mese una conferenza dei Ministri della Salute regionali dovrebbe fare ordine tra divieti e permessi. Nessuna legge specifica è prevista in Gran Bretagna, dove il consumo è in crescita, con 700mila fumatori. Intanto l'Unione Europea, nell'ambito della revisione della Direttiva comunitaria sul Tabacco, potrebbe imporre l'autorizzazione quale prodotto medicinale a qualsiasi prodotto da fumo contenente oltre 4 milligrammi di nicotina. Un'eventualità che ha scatenato l'allarme tra i produttori di sigarette elettroniche. Insomma, più che mai un'Europa disunita nella diversità, verrebbe da dire, con tecnologie che superano rapidamente lo status quo legislativo. E con un dubbio amletico di fondo: bionde elettroniche come porta di uscita dal vizio... o come porta di ingresso verso il fumo?

4/6/2013

Dimezza a sorpresa le previsioni di crescita della Germania per il 2013, il Fondo Monetario Internazionale. Intanto il presidente della Bce Draghi prevede per l'Eurozona una graduale ripresa a partire dalla seconda metà dell'anno.

Una mini-crescita dello 0,3%: la metà di quanto preventivato neppure due mesi fa. Il Fondo Monetario Internazionale rivede al ribasso le stime per l'economia tedesca, incolpando -ironia della sorte- proprio le politiche di austerità portate avanti con forte determinazione da Frau Merkel. "L'incertezza", scrive il Fondo nel Rapporto, "si concentra soprattutto nelle prospettive relative all'Eurozona, fattore che ha determinato esportazioni in calo vero la regione dell'Euro, insieme a un netto arretramento negli investimenti". L'Fmi lega così una ripresa graduale dell'attività in Germania a una riduzione tangibile di questa incertezza, sospinta da una ripresa dell'economia della zona Euro. Il Fondo prosegue poi con rilevazioni più interne, notando come il sistema bancario tedesco sia migliorato, ma permangano vulnerabilità. E suggerisce ulteriori riforme, in grado di incidere sulla produttività della forza-lavoro, inclusa una maggiore mobilità del capitale umano qualificato. Il paradosso, comunque, secondo gli economisti di Washington, è che lo sforzo di risanamento dei conti pubblici è risultato alla fine eccessivo: un segnale ulteriore che l'era del rigore deve lasciare spazio alle politiche per la crescita. Intanto, parlando dalla Cina, il presidente della Bce Mario Draghi ha dichiarato: "la situazione economica nell'Eurozona rimane impegnativa, ma ci sono segni di una possibile stabilizzazione''. Si prospetta, afferma Draghi, ''una graduale ripresa a partire dalla seconda parte dell'anno''.

4/6/2013

L'europarlamentare leghista Mario Borghezio è stato espulso dal gruppo Europa per la Libertà e Democrazia, il più euroscettico a Strasburgo.

"Dichiarazioni ripugnanti": con questa motivazione il presidente del gruppo euroscettico Efd Nigel Farage, noto in Gran Bretagna per essere a capo delle crociate antieuropee dello UK Independence Party, ha cacciato dal gruppo europarlamentare il politico leghista Mario Borghezio, che a fine aprile -su Radio 24- aveva insultato il neo Ministro all'Integrazione Cecile Kyenge. Per quelle frasi a sfondo razzista l'associazione Art. 21 aveva presentato al presidente dell'Europarlamento Martin Schulz una petizione con 130mila firme di protesta. Farage ieri è stato chiaro: ''i commenti di stampo razzista sono inaccettabili''. Per Borghezio i margini di permanenza nel gruppo apparivano da giorni improbabili: l'Independence Party, azionista di maggioranza dell'Europa per la Libertà e la Democrazia, aveva posto un chiaro out out agli altri partiti, tra cui la Lega Nord. "O noi o Borghezio". A votare per l'espulsione dell'europarlamentare leghista, non nuovo a uscite estreme, sarebbe stata una larga maggioranza dei 34 membri che compongono il gruppo. Da Borghezio è giunta una parziale autocritica, seguita però da un attacco personale allo stesso Farage.

30/5/2013

L'Italia deve assicurare un ''aggiustamento'' dei conti, per centrare il pareggio di bilancio strutturale dal 2014, insieme ad una ''diminuzione regolare dell'alto debito''. Deve poi riformare lavoro e giustizia civile, scuola, fisco, e proseguire la spending review.

La Commissione Europea ha ufficializzato ieri la proposta di uscita della Penisola dalla procedura comunitaria per deficit eccessivo, ma l'ha accompagnata a raccomandazioni precise, sui compiti da svolgere per tornare sul sentiero della crescita. Insieme all'Italia, Bruxelles ha proposto la fine della procedura anche per Lettonia, Ungheria, Lituania e Romania. L'Italia ha margini ''molto stretti'' sui conti perche' deve tenere il deficit sotto il 3%, e ''ha gia' usato la maggior parte dei margini che aveva per pagare i debiti della pubblica amministrazione'', ha ammonito il Commissario agli Affari Economici Olli Rehn, rispondendo a chi gli chiedeva lumi in proposito. Soddisfatto il commento del premier Enrico Letta alla notizia: "l'uscita del nostro Paese dalla procedura europea per disavanzo eccessivo e' motivo di grande soddisfazione. Il merito e' dello sforzo sostenuto da tutti gli Italiani, che devono essere orgogliosi di questo risultato". La Commissione ha concesso pure più tempo -due anni- a Francia e Spagna, per la correzione del loro deficit eccessivo, proponendo però una serie di misure precise. Da Parigi l'ira del presidente Hollande, ''la Commissione non deve dettarci cio' che dobbiamo fare'', ha detto, commentando l'invito di Bruxelles, che chiedeva di avviare da quest'anno la riforma delle pensioni.

28/5/2013

Dibattito aperto sulle risorse che la chiusura della procedura di infrazione per deficit eccessivo contro l'Italia, prevista domani a Bruxelles, sbloccherà nei prossimi mesi, allentando -così si spera- la morsa del rigore di bilancio.

Se il Ministro degli Affari Regionali, Graziano del Rio, stima in 7-10 miliardi il margine di spesa, a porre il primo paletto -proprio da Bruxelles- è il Ministro del Lavoro Enrico Giovannini: la priorità del Governo è ridurre la disoccupazione giovanile, ha detto. L'esecutivo punta a destinare ''tutte le disponibilita' che si apriranno ai giovani senza lavoro'', ha aggiunto Giovannini, quantificando tra i 400 e i 600 milioni la fetta italiana dei sei miliardi complessivi, che l'Europa sbloccherà il prossimo anno a favore dei giovani disoccupati. A Roma, il premier Enrico Letta vede proprio in questi fondi gli unici teoricamente anticipabili: per il resto, smorza gli entusiasmi. La chiusura della procedura è certamente una buona notizia, dice Letta incontrando le Regioni, ma avrà impatto solo a partire dal bilancio 2014 - quest'anno, insomma, non si libereranno risorse immediate. Almeno fino alle elezioni tedesche di settembre, precisa con realismo. Intanto ci sono da garantire coperture fiscali a breve termine, per evitare buchi di bilancio. Da Confindustria, nelle parole del presidente Giorgio Squinzi, arriva la richiesta di destinare gli otto miliardi liberati dalla chiusura della procedura europea al pagamento dei debiti della pubblica amministrazione - anche perché ci troviamo in una situazione di credit crunch, dice. Oggi infine primo passo europeo sui giovani: da Parigi, Francia e Germania lanceranno un New Deal dell'occupazione, basato su un partenariato pubblico-privato.

27/5/2013

La chiusura delle procedura per deficit eccessivo ''e' importante'', un ''risultato che conferma lo sforzo fatto dal Paese, e ci consente di avere piu' margine in parte nel 2013, ma soprattutto nel 2014''. Contro la disoccupazione giovanile saranno destinate ''tutte le disponibilita' che ci saranno'': Così il ministro del Lavoro Enrico Giovannini, al termine dei suoi incontri a Bruxelles.

Il giorno dopo l'annuncio ufficioso della chiusura della procedura di infrazione contro l'Italia, si apre nella Penisola il dibattito su come spendere le risorse che si libereranno, grazie all'uscita di Roma dalla black list europea dei Paesi coi conti fuori posto. Intervenendo all'incontro Stato-regioni, il premier Enrico Letta ha commentato che la chiusura della procedura è certamente una buona notizia, ma avrà impatto solo sul bilancio 2014 - quest'anno, insomma, non si libereranno risorse immediate. Ciò che si potrebbe ottenere già nei prossimi mesi, secondo il premier, potrà essere un'anticipazione dei sei miliardi di euro stanziati a livello comunitario contro la disoccupazione giovanile. Qualsiasi altra risorsa aggiuntiva, secondo quanto trapelato dall'incontro, dovrà invece attendere lo svolgimento delle elezioni tedesche a settembre. L'Italia resta intanto ferma sulla linea della possibilità di scorporo delle spese per l'occupazione dal computo del passivo sul bilancio: un margine di flessibilità necessario a garantire e incentivare gli investimenti mirati a lavoro e crescita. Da Confindustria, nelle parole del presidente Giorgio Squinzi, arriva la richiesta di destinare gli otto miliardi liberati al pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, anche perché ci troviamo in una situazione di credit crunch: intanto, una delle ultime stime governative sulla effettiva consistenza di questo tesoretto è arrivata dal Ministro degli Affari Regionali, Graziano del Rio, che prevede un margine di spesa tra i 7 e i 10 miliardi, 12 nelle previsioni più ottimistiche.

27/5/2013

E' ormai praticamente ufficiale: mercoledì la Commissione Europea proporrà la chiusura della procedura contro l'Italia per deficit eccessivo. Francia, Spagna e Olanda otterrano invece più tempo, per rimettere in ordine i conti.

"Finalmente una buona notizia per il Paese": non nascondono la soddisfazione, da Palazzo Chigi, di fronte alle prime indiscrezioni da Bruxelles, in vista del cruciale appuntamento di mercoledì con le raccomandazioni della Commissione Europea. E' praticamente certo che dopodomani il Commissario agli Affari Economici Olli Rehn chiederà la chiusura della procedura di infrazione contro l'Italia per deficit eccessivo: quest'anno Roma dovrebbe chiudere con un deficit al 2,9% del Pil, un soffio sotto il paletto imposto da Maastricht. Secondo quanto trapelato dalla bozza della Commissione, Rehn lancerà altre sei raccomandazioni al nostro Paese. La prima, e principale, riguarda l'azione di consolidamento di bilancio, che non deve essere allentata, soprattutto in presenza di un deficit al limite del consentito. A seguire, un vero e proprio piano di riforme: rendere più efficiente la macchina della pubblica amministrazione; riformare il sistema bancario; maggiore flessibilità del mercato del lavoro, spostando il baricentro della contrattazione sul livello aziendale; politiche formative dei lavoratori più attente alle esigenze del mercato del lavoro; infine la riduzione della pressione fiscale su impiego e imprese, insieme ad una maggiore apertura alla concorrenza del mercato dei servizi. La raccomandazione della Commissione andrà all'approvazione dei leader europei a giugno: la chiusura della procedura dovrebbe sbloccare importanti risorse per crescita e occupazione, stimate in almeno 8 miliardi. Domani invece occhi puntati su Parigi: Francia e Germania presenteranno un New Deal proprio sull'occupazione giovanile.

26/5/2013

Il premier Enrico Letta all'offensiva in Europa su investimenti produttivi e disoccupazione giovanile, in attesa dell'uscita dell'Italia dalla procedura per deficit eccessivo e del prossimo vertice comunitario, dedicato all'occupazione.

Il Governo avvia le grandi manovre, in vista di un mese cruciale per l'Italia: ieri vertice serale tra il premier Letta, il vice Alfano e il Ministro dell'Economia Saccomanni, a soli quattro giorni dalle raccomandazioni della Commissione Europea, che dovrebbero sancire l'uscita del nostro Paese dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo. La linea trapelata da Palazzo Chigi è improntata all'ottimismo, senza però pretese miracolistiche: una chiusura della procedura fornirebbe sì margini a Roma per fare investimenti produttivi sul fronte della crescita, peraltro previsti dalle conclusioni del Consiglio Europeo di marzo, ma -questa la linea- senza sforare il paletto del 3%, previsto da Maastricht. La cattiva notizia è che, si teme, le risorse liberate saranno insufficienti a coprire tutti gli interventi previsti, per cui la linea sarebbe quella di iniziare dal cofinanziamento delle infrastrutture, stabilendo alcune priorità. L'altro fronte è quello del lavoro giovanile: nel pomeriggio il premier Letta ha diffuso una lettera di risposta al presidente europeo Van Rompuy, per ringraziarlo di aver accolto la sua proposta di porre il tema della disoccupazione dei giovani in cima all'agenda del prossimo vertice. A mente fredda, Letta ha alzato l'asticella delle aspettative: "senza misure straordinarie e mirate, crescerà il rischio che la disoccupazione giovanile diventi strutturale". Il premier ha insistito sulla possibilità di scorporare risorse dai bilanci nazionali, per investimenti produttivi. L'avvertimento è chiaro: se le istituzioni europee non si dimostreranno capaci di risolvere il problema disoccupazione, finiranno per alimentare frustrazione e risentimento, terreno ideale per la crescita di movimenti populisti e antieuropeisti.

25/5/2013

Risolvere il problema della disoccupazione, o l'Unione Europea vedrà crescere i movimenti populistici ed euroscettici. Enrico Letta risponde al presidente dell'Unione Europea Herman Van Rompuy, che ieri aveva messo la lotta alla disoccupazione nella parte alta dell'agenda del vertice europeo di giugno.

Ieri sera aveva risposto con un tweet soddisfatto: "le cose si muovono". Poi, a mente fredda, Enrico Letta mette nero su bianco le sfide che attendono l'Italia e l'Europa sul fronte dei giovani senza lavoro. E rilancia: "la lotta alla disoccupazione giovanile rappresenta la sfida prioritaria, per l'Italia e per l'Europa. Il problema ha raggiunto livelli allarmanti praticamente in tutti gli Stati membri. Senza misure straordinarie e mirate, non sarà possibile invertire questo trend, aumentando il rischio che la disoccupazione giovanile diventi strutturale". Letta ricapitola tutte le misure decise finora dalla Commissione Europea e dai Paesi membri, prima di individuare nuovi obiettivi: la creazione di un vero mercato del lavoro continentale, il rafforzamento del sistema Eures, l'investimento in uno statuto europeo dell'apprendistato, la concentrazione degli stanziamenti dei sei miliardi comunitari contro la disoccupazione giovanile nei primi mesi del 2014. E non solo: Letta aggiunge nuove idee. Un migliore utilizzo del Fondo Sociale Europeo, finanziamenti rafforzati alle Pmi, maggiore flessibilità nei margini di spesa dei bilanci nazionali per gli investimenti mirati all'occupazione. Avverte infine Letta: se le istituzioni europee non si dimostreranno capaci di risolvere il problema della disoccupazione, finiranno per alimentare frustrazione e risentimento, terreno ideale per la crescita di movimenti populisti e antieuropeisti. E questo è un altro spettro che si aggira per l'Europa, pronto ad esplodere tra un anno esatto, alle prossime elezioni del Parlamento Europeo.

23/5/2013

Il classico compromesso all’europea suggella un vertice che porta a casa un mezzo -potenziale- successo nella lotta al mostro dell’evasione fiscale. E degli evasori fiscali.

Su una cosa i 27 leader europei appaiono d’accordo: rivedere entro fine anno la direttiva sulla tassazione dei risparmi, così da introdurre una prima piattaforma di scambio di informazioni legate ai conti bancari. La cancelliera tedesca Angela Merkel si è spinta oltre, annunciando: ''anche Austria e Lussemburgo si sono impegnati sul principio dello scambio di informazioni automatiche''. A raffreddare i trionfalismi ci ha pensato il presidente della Commissione Europea Barroso, che ha ricordato come nelle conclusioni del summit avrebbe preferito leggere in modo più esplicito la volontà dei leader di sancire lo scambio automatico in chiave anti-evasione. Austria e Lussemburgo avrebbero dunque alla fine ceduto, ma l’impressione è che si tratti di aperture ancora parziali, in attesa che l’Europa concluda negoziati simili con gli altri paradisi fiscali, in primis la Svizzera. Soddisfatto del risultato il premier Enrico Letta, alla sua prima assoluta a Bruxelles. Il miglior risultato Letta lo porta a casa proprio sul dossier disoccupazione giovanile: il presidente del Consiglio Europeo Van Rompuy lo ha messo in cima all’agenda del vertice di giugno, summit su cui convergerà anche una proposta congiunta franco-tedesca su crescita e occupazione, e che sarà seguito da un Consiglio straordinario dei Ministri europei del Lavoro a Berlino, il 3 luglio, dedicato proprio ai giovani senza lavoro. Ieri infine a Bruxelles si è parlato pure di energia: in primo piano la diversificazione delle fonti, con il crescente interesse per il gas di scisto, insieme all’obiettivo 2015, anno in cui saranno attuate "le interconnessioni delle reti”.

22/5/2013

Mezzo passo avanti dell’Unione Europea nella lotta all’evasione fiscale: i 27 leader comunitari hanno individuato la scadenza di fine anno per mettere fine al segreto bancario nell’Unione.

La cancelliera tedesca Angela Merkel si è spinta oltre, annunciando: ''anche Austria e Lussemburgo si sono impegnati sul principio dello scambio di informazioni automatiche''. Ottimista pure il Francese Hollande: “non saranno i risultati dei negoziati con la Svizzera che determineranno la posizione europea sulla “direttiva risparmi”, che sara' adottata entro fine anno”. Secondo Hollande, Austria e Lussemburgo ''hanno accettato'' i negoziati con la Svizzera e lo scambio automatico delle informazioni bancarie. Hollande e la Merkel hanno quindi annunciato una prima iniziativa congiunta in vista del Consiglio Europeo di giugno, in un incontro che si terrà il 30 maggio. Nei fatti, si tratterebbe del rilancio dell’asse franco-tedesco, ultimamente molto appannato. Tuttavia, il presidente della Commissione Europea José Barroso ha frenato: “i leader europei hanno sancito il principio dello scambio automatico di informazioni'' in chiave anti-evasione, ha detto, ''ma avrei voluto che nelle conclusioni fosse piu' preciso ed esplicito'. Tema di grande interesse per l’Italia, pur non ufficialmente in agenda a questo summit, quello della lotta alla disoccupazione giovanile: il presidente del consiglio europeo Herman Van Rompuy ha annunciato che sarà il tema primario in agenda al vertice di fine giugno. Soddisfatto il premier Enrico Letta, che da parte sua ha aggiunto che a luglio i ministri del lavoro europei si riuniranno a Berlino per un consiglio straordinario focalizzato sulle migliori misure per creare occupazione giovanile.

22/5/2013

Lotta all’evasione fiscale e mercato integrato dell’energia: questo il primo banco di prova ufficiale europeo per il premier Enrico Letta, al suo esordio oggi al summit dei 27.

Un vertice di un solo giorno, dove i temi economici e occupazionali -pur non ufficialmente in agenda- potrebbero farsi strada nella discussione. Ieri l’Europarlamento ha votato una risoluzione, nella quale ha chiesto un intervento deciso agli Stati membri, per dimezzare -entro il 2020- l’enorme cifra di mille miliardi di euro persi ogni anno in evasione fiscale. Il premier Enrico Letta, parlando al Senato, ha denunciato “l’ipocrisia a livello europeo” sulla questione: resta, soprattutto, il blocco opposto da Austria e Lussemburgo, due zone grigie interne all’Unione. L'obiettivo dei leader europei e' chiudere sulla direttiva risparmi ''entro fine anno'' e arrivare allo scambio automatico di informazioni su tutti i tipi di reddito ''entro il 2015''. Parallelamente, si tratta con la Svizzera, precondizione affinchè anche Vienna e Lussemburgo cedano. In agenda oggi anche il cruciale dossier energetico, con l’obiettivo di rendere l’Europa più indipendente nelle fonti di approvvigionamento e procedere a una maggiore integrazione del mercato interno. Ma si attendono pochi passi concreti. Infine, potrebbe spuntare una prima discussione sui temi crescita e lavoro in Europa: per Letta, le misure contro la disoccupazione giovanile sono “priorità assolute”.

13/5/2013

Ultime novità dall'Eurogruppo, che oggi ha sbloccato la prima tranche di aiuti a Cipro. Il fondo europeo salva-Stati, lo Esm, versera' nelle casse dell'isola mediterranea due miliardi di euro in queste ore e un miliardo entro il 30 giugno.

La decisione è arrivata nel giorno in cui il Consiglio Europeo ha adottato il cosiddetto 'two pack', una serie di misure che rafforzano il coordinamento economico nell'Eurozona. Che prevedono, tra le altre cose, che la Commissione Europea possa chiedere a uno Stato di modificare i piani di bilancio, qualora li ritenesse non in linea con gli impegni comunitari. Intanto il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem ha affermato che molte parti ''dell'Unione Bancaria possono essere approvate, prima di procedere con l'eventuale revisione dei trattati". Si possono approvare, in particolare, entro l'estate, il meccanismo di fallimento ordinato e la ricapitalizzazione diretta. Oggi però è soprattutto il giorno dell'esordio del nuovo Ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni, di fronte ai colleghi comunitari: uno snodo fondamentale, nel percorso che dovrebbe portare all'uscita dell'Italia dalla procedura per deficit eccessivo, prevista il 29 maggio. La Commissione Europea attende il piano di riforme italiano ''il prima possibile'', per riuscire ad analizzarlo entro fine mese, fanno sapere da Bruxelles.

11/5/2013

Giovani, crescita, conti e lotta all'evasione: il premier Enrico Letta e il presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz si sono concentrati su alcuni dei dossier più caldi nell'agenda europea.

I giovani. La lotta alla disoccupazione giovanile come punto focale del prossimo vertice europeo di giugno: il premier Enrico Letta lo ripete da giorni come un mantra, ribadendolo anche nella conferenza stampa a Roma con il presidente dell'Europarlamento Martin Schulz. Schulz, da parte sua, per contrastare il drammatico problema dei giovani senza lavoro, propone di anticipare i sei miliardi stanziati dalla presidenza irlandese all'interno del prossimo bilancio settennale: "ne abbiamo bisogno già oggi". E se -più nell'immediato, al summit di maggio- il problema sarà quello della lotta all'evasione fiscale, resta in primo piano il tema economico, in vista dell'esordio ufficiale di Letta al tavolo dei partner europei: "non abbiamo alcuna intenzione di fare un confronto ideologico sul tema della tenuta dei conti pubblici. Non ci sara' alcuno scontro ideologico fra austerita' e crescita'', dice Letta, non prima di sfoderare il dato sul deficit italiano: ''sono molto orgoglioso dell'Italia, perche' si presenta a Bruxelles con i conti in ordine". Letta si augura: possiamo ''sperare ragionevolmente di avere -il 29 maggio- la notizia dell'uscita dalla procedura per deficit eccessivo''. Schulz, dal canto suo, si è augurato che a maggio i 27 Paesi europeo prendano misure concrete contro l'evasione fiscale: "gli esperti dicono che mille miliardi di euro vanno persi a causa dell'evasione: combatterla, invierebbe un segnale importante", ha detto Schulz.

10/5/2013

"Nessuna intenzione di fare un confronto ideologico sul tema della tenuta dei conti pubblici. Non ci sara' alcuno scontro ideologico fra austerita' e crescita''.

Il premier Enrico Letta ha liquidato così, in conferenza stampa a Roma con il presidente dell'Europarlamento Martin Schulz, qualsiasi ipotesi di scontro italo-tedesco, aggiungendo: ''sono molto orgoglioso dell'Italia, perche' si presenta a Bruxelles con i conti in ordine". Possiamo ''sperare ragionevolmente di avere -il 29 maggio- la notizia dell'uscita dalla procedura per deficit eccessivo''. Letta ha poi ribadito l'obiettivo primario italiano in vista del vertice di giugno: "il prossimo Consiglio Europeo si deve concentrare su un ''piano straordinario'' per l'occupazione giovanile. Anche perché "senza lavoro per i giovani non c'è futuro per l'Europa". Schulz, da parte sua, per contrastare il drammatico problema dei giovani senza lavoro, propone di anticipare i sei miliardi stanziati dalla presidenza irlandese nel prossimo bilancio settennale: "ne abbiamo bisogno oggi". Un accenno -da parte di Schulz, anche al dibattito su rigore e crescita: "ci deve essere una combinazione tra consolidamento sostenibile di bilancio e investimenti strategici per la crescita e l'occupazione" - anche il presidente della Commissione Barroso, dopo aver esitato per 5 anni, si e' ricreduto. Infine, una frecciata dello stesso Schulz a Berlusconi: ''ho collaborato molto bene e in modo stretto'' sia con Mario Monti che con Enrico Letta, anche se ''devo confessare che con il predecessore di Monti ho collaborato in modo un po' meno stretto''.

8/5/2013

Il Ministro dell'Economia Saccomanni atteso lunedì dai colleghi europei: il nuovo esecutivo dovrà spiegare le linee guida su risanamento e crescita.

Primo banco di prova lunedì per il Governo Letta in sede europea: secondo fonti comunitarie, l'Eurogruppo chiederà al Ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni ''quali sono i piani del nuovo esecutivo sul risanamento, e quali quelli per la crescita, che in Italia manca da molto tempo". Un vero e proprio battesimo del fuoco per il neotitolare di Via XX Settembre, che -come prassi all'insediamento di ciascun esecutivo- dovrà presentare le priorità economiche ai colleghi dell'Eurozona. Un snodo centrale, quello di lunedì, in vista della marcia di avvicinamento alla data del 29 maggio, quando la Commissione Europea dovrebbe chiudere la procedura di infrazione contro l'Italia per deficit eccessivo, tappa necessaria a sbloccare un pacchetto di investimenti produttivi, che -in base alle ultime decisioni europee- potranno essere svincolati dalle strette maglie dei parametri di Maastricht. Sullo sfondo, segnali positivi arrivano dalla Germania: il Governo tedesco ha approvato un disegno di legge che autorizza il Ministero delle Finanze dare il via libera in sede Ecofin alla proposta sulla vigilanza bancaria, tassello fondamentale del progetto di unione bancaria. Sempre dalla Germania la notizia che la produzione industriale è cresciuta a marzo del'1,2%, risultato migliore delle attese del mercato.

7/5/2013

Ricorre a una metafora calcistica, il premier Enrico Letta, per stemperare le crescenti tensioni in Europa, tra i sostenitori della crescita e quelli -come la Germania- del rigore.

A Madrid, con il premier spagnolo Mariano Rajoy, Letta trova una sponda importante sul fronte dell'impulso alla crescita, ma evita di esacerbare toni e divisioni con Berlino: il punto primario di incontro diviene così la lotta alla disoccupazione giovanile. Italia e Spagna creeranno task force congiunte tra Ministeri del Lavoro e dello Sviluppo, per presentare al Consiglio Europeo di giugno proposte concrete in questo senso. Ma non è il solo punto di contatto, tra i cugini mediterranei: piena sintonia anche sull'unione bancaria, utile a dare ossigeno alle imprese in difficoltà sul fronte dell'accesso al credito. E c'è spazio pure per l'orgoglio: "siamo due Paesi, Italia e Spagna, che vogliono onorare i loro impegni ed essere credibili sulla scena europea", dice Letta, che in vista del cruciale appuntamento di fine giugno annuncia azioni concrete, in grado di far sentire l'Europa vicina ai propri cittadini, togliendo linfa ai movimenti xenofobi ed euroscettici, ed evitando inutili match calcistici con la Germania. Non è una finale di Coppa, sembra dire Letta. Se perde uno, perdono tutti. Un messaggio indiretto anche a chi, nel Governo, punta al confronto aspro con Berlino.

6/5/2013

Il presidente della Bce Draghi non esclude un nuovo taglio dei tassi.

Non sotterra ancora l'ascia di guerra Mario Draghi: dopo il taglio dei tassi di interesse della scorsa settimana, che ha portato il nuovo parametro di riferimento a mezzo punto, il presidente della Bce annuncia da Roma un -possibile- nuovo intervento. Draghi aggiunge che la Banca centrale europea sta studiando l'ipotesi di rendere negativi i tassi sui depositi a un giorno fatti dalle banche. Nel corso dell'intervento all'università Luiss, il presidente della Bce è intervenuto nel dibattito sugli effetti dell'austerità, chiedendo di ''mitigare'' gli effetti recessivi del risanamento dei conti, privilegiando ''le riduzioni della spesa pubblica corrente e quella delle tasse''. Sull'altro -cruciale- tema del credito alle Pmi, Draghi ha osservato che "potrebbero essere efficaci interventi nazionali, con la partecipazione di Governi, banche pubbliche e agenzie di sviluppo'', e ha ricordato che la Bce ha ''avviato con Bei e Commissione europea iniziative mirate a ridurre la frammentazione del credito nell'area euro''. Non poteva mancare un accenno alla crescita -"le riforme per rilanciarla passano attraverso ''un'efficace promozione della concorrenza'', un ''adeguato grado di flessibilita' del mercato del lavoro, una ''burocrazia pubblica che non sia d'ostacolo, ''un capitale umano adatto alle sfide poste dalla competizione globale''- infine Draghi ha avvertito: "la disoccupazione, specie quella giovanile, in alcuni Paesi europei ha raggiunto ''livelli'' che ''rischiano di innescare forme di protesta estreme e distruttive''.

4/5/2013

Italia a un passo dalla chiusura della procedura del deficit, ma in crescita debito e disoccupazione. Nelle previsioni economiche di primavera la Commissione Europea segnala un peggioramento delle condizioni economiche nell'Eurozona.

Italia promossa per il deficit, ma bocciata su debito, crescita e disoccupazione. E' un quadro in chiaroscuro, quello reso noto ieri dalle previsioni economiche della Commissione Europea. Le buone notizie giungono dal rapporto deficit/Pil, che quest'anno si attesterà al 2,9%, un decimale sotto i parametri di Maastricht, prima di scendere -a politiche invariate- fino al 2,5% nel 2014. Le cattive notizie le ha annunciate il Commissario all'Economia Olli Rehn, che lascia sì intravedere l'imminente chiusura della procedura per deficit eccessivo contro Roma. Ma punta anche il dito contro l'esplosione del debito pubblico: per il 2013 è previsto al 131% del Pil - "e' necessario proseguire con il consolidamento dei conti", ha detto Rehn, rilevando come l'Italia debba ''riprendere competitivita' e capacita' di crescita''. Il nostro Pil segnerà anche quest'anno una contrazione (-1,3%), prima di tornare a crescere nel 2014, ma di soli sette decimali. Il declino si traduce in disoccupazione: al 12,2% il prossimo anno. Il Ministero dell'Economia guarda già al 29 maggio, giorno della probabile chiusura della procedura di deficit: obiettivo è illustrare nei prossimi giorni a Bruxelles ''le misure per sostenere la crescita e l'occupazione", senza deviare dal percorso di finanze pubbliche sostenibili, con l'obiettivo di aprire margini di flessibilità pari ad almeno 12 miliardi per politiche di sviluppo. Allargando lo sguardo all'Europa, le indicazioni non sono più ottimistiche: il Pil dell'Eurozona calerà di quattro decimali quest'anno, per crescere il prossimo dell'1,2%. Francia, Spagna, Italia e Olanda registreranno una crescita negativa: anche la disoccupazione arriverà al 12%, con un Continente spaccato in due sul fronte dei senza lavoro.

3/5/2013

Italia a un passo dalla chiusura della procedura del deficit, ma in crescita debito e disoccupazione. Nelle previsioni economiche di primavera la Commissione Europea segnala un peggioramento delle condizioni economiche nell'Eurozona.

E' un quadro in chiaroscuro, quello che emerge sull'Italia dalle previsioni economiche della Commissione Europea. Le buone notizie arrivano dal rapporto deficit/Pil, che quest'anno si attesterà al 2,9%, un decimale sotto i parametri di Maastricht, prima di scendere -a politiche invariate- fino al 2,5% nel 2014. Le cattive notizie le ha annunciate il Commissario Europeo all'Economia Olli Rehn, che lascia sì intravedere l'imminente chiusura della procedura per deficit eccessivo contro Roma. Ma punta anche il dito contro l'esplosione del debito pubblico: per il 2013 è previsto al 131% del Pil - "e' necessario proseguire con il consolidamento dei conti", ha detto Rehn, rilevando come l'Italia debba ''riprendere competitivita' e capacita' di crescita''. Sul fronte macroeconomico, Bruxelles fotografa un Paese con un'attività economica declinante da un biennio, con consumi in ribasso, incertezza sul fronte della domanda, chiusura dei rubinetti del credito: un declino che produce disoccupazione, data in aumento fino a oltre il 12% il prossimo anno. Il nostro Pil segnerà anche quest'anno una contrazione (-1,3%), prima di tornare a crescere nel 2014, ma di soli sette decimali. Allargando lo sguardo all'Europa, le indicazioni non sono più ottimistiche: il Pil dell'Eurozona calerà di quattro decimali quest'anno, per crescere il prossimo dell'1,2%. Francia, Spagna, Italia e Olanda registreranno una crescita negativa: anche la disoccupazione arriverà al 12%, con un'Europa spaccata in due sul fronte dei senza lavoro. Madrid e Parigi intanto hanno ottenuto un paio d'anni in più per rientrare nei parametri del deficit.

3/5/2013

Ieri il premier Enrico Letta ha concluso il suo minitour nelle principali capitali europee. Ultima tappa a Bruxelles: nel servizio i temi al centro dei colloqui.

Lavoro, conti pubblici e tasse: la giornata europea del premier Enrico Letta ruota intorno a questi tre capisaldi. Di prima mattina incontra a Bruxelles il presidente della Commissione Europea José Barroso. Letta rassicura i partner comunitari: "lavoreremo per chiudere la procedura di deficit eccessivo contro l'Italia, manterremo gli impegni assunti dal precedente Governo sul fronte dei conti pubblici''. E annuncia: "nelle prossime settimane presenteremo a Bruxelles il piano per rispettare questi impegni". Barroso restituisce il favore, dicendosi fiducioso sull'uscita di Roma dalla procedura di deficit, e offre una sponda a Letta, ribadendo la necessità di maggiori sforzi per la crescita, e dicendosi convinto della necessità di anticipare a giugno il varo di un piano contro la disoccupazione giovanile. Concetto -quest'ultimo- che il premier sottolinea con forza, soddisfatto del tour nelle capitali europee. Di ritorno a Roma, Letta definisce la lotta alla disoccupazione giovanile un imperativo, e -intervenendo alla presentazione del rapporto Ocse- annuncia una task-force congiunta proprio con l'Ocse, per mettere a punto idee di contrasto al problema dei giovani senza lavoro. Il premier affronta infine il delicato tema delle tasse: ''l'Italia ha una pressione fiscale assolutamente insostenibile. In prospettiva questa pressione deve scendere, ma senza rilassamento fiscale''.

3/5/2013

Si chiude oggi a Dublino il Consiglio Informale Competitività. Un'occasione per fare il punto sulla situazione delle Pmi: l'Europa ha fornito qualche dato.

Ventotto miliardi di euro complessivi, mobilitati per le piccole e medie imprese: la Commissione Europea snocciola le cifre dei finanziamenti alle Pmi comunitarie - che Bruxelles definisce "motore della ripresa", ma che -troppo spesso- sono finite stritolate per prime dalla mancanza di credito. I numeri sono incoraggianti: nel solo 2012 la Banca Europea per gli Investimenti ha finanziato le piccole e medie imprese con 13 miliardi di euro. Dal canto suo la Commissione Europea, grazie al programma quadro per la competitività e l'innovazione, dal bilancio risicato e di poco superiore al miliardo, ne ha mobilitati altri 13 in prestiti, più 2 miliardi in fondi di venture capital. In questo caso, ad averne beneficiato sono state 220mila Pmi. Il Commissario Europeo all'Industria Antonio Tajani ha affermato di voler estendere il sistema di garanzie dei prestiti per le Pmi anche nell'ambito del nuovo programma Cosme, che partirà il prossimo anno. Intanto, anche la Banca Centrale Europea ha manifestato l'intenzione di trovare nuove e più efficaci modalità di erogazione del credito proprio alle piccole e medie imprese, soprattutto nei Paesi più colpiti dalla crisi. Il presidente Mario Draghi ha preso atto delle condizioni di accesso ai prestiti, ancora molto difficili: tra le opzioni sul tavolo, quello di un ruolo sempre più attivo della Banca Europea degli Investimenti.

27/4/2013

Cambia rotta la Commissione Europea: dopo una settimana di vivaci discussioni sull'allentamento dell'austerità, Bruxelles passa dalle parole ai fatti, concedendo due anni in più alla Spagna per il rientro dal deficit. I partiti socialisti francese, spagnolo e portoghese attaccano la Merkel: "basta con l'austericidio".

Due anni in più alla Spagna per il rientro del deficit sotto del 3%: il nuovo corso di Bruxelles, con l'allentamento della morsa dell'austerità, si manifesta con l'approvazione della richiesta di madrid, per un rinvio al 2016 del raggiungimento del parametro di Maastricht. Il via libera di Bruxelles arriva nel giorno in cui il Governo di Mariano Rajoy ha rivisto al ribasso le previsioni economiche: il Pil iberico arretrerà dell'1,3% quest'anno, e crescerà di mezzo punto il prossimo. Madrid ha presentato il programma di stabilità per il prossimo triennio, nel quale prevede di lasciarsi alle spalle la recessione. Avviando -così almeno spera il Governo targato PP- un calo della disoccupazione, prevista però quest'anno in forte crescita, al 27%. Sullo sfondo, rimane aperta la polemica europea tra la linea rigorista tedesca e la posizione francese, o più in generale socialista, su crescita e austerità: il portavoce della Merkel, Steffen Seibert, ha affermato che la cancelliera "si batte per una riduzione dei deficit in Europa, per superare le differenze che esistono fra i diversi Paesi''. Da Parigi, però, è partita una nuova bordata contro le politiche dell'austerity: il Partito Socialista, attualmente al Governo, ha scritto un documento che punta il dito contro l'Europa dei conservatori e ''l'intransigenza egoista della cancelliera Merkel''. Posizione ribadita a Lisbona dal segretario del PS Harlem Desir, insieme ai colleghi del Psoe spagnolo Rubalcaba e del socialista lusitano Antonio Seguro. Occorrono alternative all'austericidio, che avvelena il sud Europa, hanno affermato i tre.

27/4/2013

Paese che vai, Europa che trovi. La crisi fa serrare le fila ai cosiddetti "Paesi periferici", nazioni che -per eccessi a volte persino opposti- corrono ora ai ripari, con misure che possono apparire bizzarre o fantasiose, ma che provano a intaccare alcuni dei problemi strutturali, alla base della crisi.

E' il caso di Spagna e Irlanda. In Spagna, Paese latino, le inefficienze pubbliche minano il sistema - per esempio, impiegati assenteisti o finti stakanovisti... e noi ne sappiamo qualcosa. E' così che a Madrid, secondo il sito El Confidencial, una circolare ministeriale ha introdotto la figura del "funzionario delatore", che farà la sua comparsa in tutti i Ministeri e nelle amministrazioni dello Stato. Il suo compito sarà avvisare i capi e gli ispettori del lavoro, nel caso i colleghi non rispettino il nuovo orario di lavoro approvato a dicembre dal Governo Rajoy, 37 ore e mezza settimanali. Secondo la circolare, tutte le amministrazioni conteranno con due funzionari per dipartimento, investiti della funzione di registrare entrate e uscite dei colleghi. La misura ha fatto infuriare sindacati e lavoratori, che contestano come, già con i metodi tradizionali, quali le telecamere di vigilanza, 150 funzionari inefficienti siano stati pescati in flagranza. Le astuzie sono quelle classiche: il cartellino timbrato dal collega, o l'uscita senza timbrare, per poi ripassare -ore dopo- a farlo. L'arrivo del delatore di Stato, oltre ad aumentare i conflitti interni, potrà migliorare la produttività? Agli storici l'ardua sentenza. Più interessante, purchè non si trasformi in una sorta di "Grande Fratello" pubblico, l'esperimento dello Stato irlandese, Paese nel quale la bolla immobiliare e dei prestiti facili ha messo in ginocchio negli scorsi anni l'economia. Dublino ha istituto un servizio pubblico per tutti i privati che hanno problemi di insolvenza con banche o creditori. L'obiettivo è evitare gli eccessi: da parte di chi, pur in bancarotta, continua a vivere al di sopra delle sue possibilità. O di chi, al contrario, a causa di accordi da strozzinaggio, rischia di non poter neppure mandare i figli a scuola. La novità è che è lo Stato a fissare il budget di vita per gli insolventi: ogni mese, 247 euro per il cibo, 57 euro per il riscaldamento e 125 euro per il tempo libero. A guardare le cifre, occorrerà tirare abbastanza la cinghia.

26/4/2013

La Germania bacchetta il premier incaricato Enrico Letta, che mercoledì aveva criticato l'eccesso di politiche di austerità in Europa. Ma Commissione Europea, Bce ed Fmi sostengono: occorre meno rigore e più crescita.

Perde la pazienza la Germania, sempre più nell'occhio del ciclone per la prolungata cura di austerità imposta ai Paesi periferici. Il potente Ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, intervistato dalla radio Deutschlandfunk sulle prime dichiarazioni del premier incaricato Enrico Letta, non ci sta: ''se proprio dobbiamo credere che l'Italia sia l'esempio di come fare per riportare l'Europa sulla via della crescita, allora ho capito male qualcosa, nelle ultime settimane''. Schaueble affonda: ''è sempre un tentativo comprensibile quello di scaricare sugli altri i propri problemi. Ma così facendo non si riconoscono le vere cause di questi problemi. E chi non riconosce le cause, fa analisi sbagliate, e non arriva alla giusta terapia". Più diplomatico e attendista il Commissario Europeo all'Economia Olli Rehn, che a Il Sole 24 Ore ha dichiarato di avere fiducia nelle autorità italiane, affinché formino presto un Governo in grado di affrontare le sfide economiche, che -ricorda- non sono certo scomparse. Il triangolo Schaeuble-Rehn-Italia nasconde una partita più aspra, che si sta giocando in Europa: l'allentamento delle politiche del rigore, per fare spazio a quelle della crescita. Rehn ieri è stato esplicito, parlando apertamente della possibilità di un rallentamento del consolidamento in atto. Sulla stessa linea il vicepresidente della Bce Constancio e il numero due dell'Fmi, mentre il presidente francese Hollande incitava l'Europa a riprendere la capacità di agire per la crescita. La Germania, dal canto suo, pare sempre più arroccata a difesa della linea dell'austerità. Il Ministro dell'Economia Philipp Roesler ha affermato: "il rigore non va allentato". E la cancelliera Angela Merkel, in un'insolita dichiarazione a pochi giorni dal board Bce, ha osservato che la Germania -a differenza di altri Paesi- avrebbe bisogno di tassi di interesse più alti, non più bassi.

26/4/2013

Gabbie più spaziose sono un diritto per le galline, in Europa. E Bruxelles deferisce l'Italia -inadempiente- alla Corte di Giustizia Europea.

Europa contro Italia: l'ennesima accusa di infrazione al nostro Paese riguarda nientemeno che le galline. Secondo Bruxelles, la Penisola non garantirebbe ancora i diritti delle ovaiole, infrangendo una direttiva datata addirittura 1999. Dopo un lungo periodo di transizione, le regole sono entrate in vigore quattordici mesi fa, ma -secondo Bruxelles- nè l'Italia nè la Grecia le hanno applicate. Queste regole impongono che le galine dispongano di almeno 750 cm quadrati, con nido, lettiera, posatoio, mangiatoia e speciali dispositivi per accorciare le unghie. Il Ministero delle Politiche Agricole ha risposto che ''le imprese italiane si sono quasi tutte adeguate, c'e' un ritardo in alcuni aspetti di legislazione applicativa". Mentre il Ministero della Salute, cui spetta la competenza primaria, sta lavorando per la soluzione. Proprio il Ministero della Salute ha reso noto che le norme ''che evitano il procedimento sono state inserite nel disegno di legge approvato in via definitiva lo scorso 18 aprile. Da Bruxelles fanno notare che il Parlamento italiano non e' ancora riuscito ad approvare gli ultimi dispositivi per applicare completamente la direttiva, in particolare nella parte che prevede sanzioni. Insomma: la disputa si concentra tutta nel miglio finale della trasposizione della direttiva. I quasi 40 milioni di galline ovaiole italiane attendono fiduciose.

25/4/2013

Dalla Commissione Europea, però, i segnali sembrano andare proprio nella direzione auspicata da Letta.

Prende sempre più slancio il partito dell'allentamento delle maglie del rigore in Europa: anche il Commissario Europeo agli Affari Economici Olli Rehn, finora guardiano dell'ortodossia di bilancio, ha parlato apertamente della possibilità di un rallentamento del consolidamento in atto, grazie sia agli sforzi fatti dai Paesi finiti sotto osservazione sia alle politiche della Bce. Un appoggio importante alla linea della Commissione Europea arriva sia dalla Bce che dall'Fmi: il vicedirettore della banca Centrale Constancio ha aperto a un cambio di passo del consolidamento di bilancio, mentre il numero due del Fondo, David Lipton, ha invitato i politici europei a prendere misure decisive e durature per rafforzare le prospettive nel senso della crescita, ed evitare rischi di stagnazione. Ma che l'Europa politica resti ancora divisa sulla questione lo dimostrano le contrapposte dichiarazioni del presidente francese Hollande, che incita l'Europa a riprendere la capacità di agire per la crescita, pena il rischio di venire surclassata; e del Ministro dell'Economia tedesco Philipp Roesler, che al contrario ha definito "sbagliata" la recente dichiarazione del presidente della Commissione Barroso, che aveva parlato di "limite raggiunto" dalle politiche del rigore in Europa: "Il rigore non va allentato, il Governo tedesco resterà sempre sulla posizione fin qui sostenuta", ha detto Roesler. Infine, Bruxelles continua a monitorare gli sviluppi politici in Italia. In un'intervista a Il Sole 24 Ore, il commissario Rehn ha dichiarato di avere fiducia nelle autorità italiane, affinché formino presto un Governo in grado di affrontare le sfide economiche, che -ricorda- non sono certo scomparse.

24/4/2013

Bruxelles vara una nuova iniziativa contro l'evasione fiscale. Che introduce dei veri e propri "sceriffi" comunitari.

Sull'onda della crescente pressione dei Governi, la Commissione Europea lancia un'iniziativa contro l'evasione fiscale: Bruxelles ha varato una piattaforma dove ong, autorita' nazionali, Europarlamento ed esperti si assicureranno che gli Stati membri portino avanti un'efficace lotta alle frodi. La piattaforma sara' composta da 45 membri, tra delegati di alto livello delle autorita' fiscali, e rappresentanti non governativi, scelti dalla Commissione con una procedura aperta. La prima riunione e' fissata per il 10 giugno. Gli esperti avranno il compito di monitorare i progressi dei 27 Paesi sulle due raccomandazioni della in materia di fisco: la prima chiede agli Stati di individuare i paradisi fiscali e inserirli nelle loro black list. La seconda individua strade per bloccare le imprese che evadono. L'iniziativa serve ''come fonte di pressione sui Paesi, di recente abbiamo osservato un nuovo slancio sulla lotta all'evasione, che pero' deve tradursi in azioni concrete", ha detto il Commissario alla Fiscalità Algirdas Semeta. La Commissione ha pure rinnovato l'invito a fare in fretta, approvando al prossimo Ecofin il mandato per aggiornare l'accordo sullo scambio di informazioni con i cinque paradisi extra-europei. Mandato finora bloccato dall'Austria e dal Lussemburgo. Vienna tuttavia appare sempre più isolata.

23/4/2013

Siria, Birmania e Balcani i temi al centro del vertice dei Ministri degli Esteri europei, ieri in Lussemburgo.

Nuovo passo dell'Europa a favore dei ribelli siriani, ma la Russia non gradisce. I ministri degli esteri comunitari hanno approvato la deroga parziale all'embargo sul petrolio siriano. Le societa' europee potranno importare quello che sara' venduto dall'opposizione al regime. La decisione permetterà la ripresa delle attività petrolifere, praticamente dimezzatesi a causa del conflitto, nelle zone controllate dalle milizie ribelli. A stretto giro di posta la risposta di Mosca, con la Russia che ha definito ''controproducente'' la decisione dell'Unione Europea. Intanto, da Bruxelles, il segretario di Stato americano John Kerry e il presidente della Commissione Josè Barroso sostenevano come a Damasco sia necessario arrivare al piu' presto ''ad un tavolo per una soluzione pacifica'', prima che ci siano piu' morti, piu' rifugiati e il possibile utilizzo ''di armi chimiche''. Su un altro fronte, in Lussemburgo i Ministri degli Esteri europei eliminavano definitivamente le sanzioni contro la Birmania, in virtù delle riforme introdotte dal regime militare, pur conservando l'embargo sulle armi. Infine, soddisfazione per lo storico accordo tra Serbia e Kosovo, che dischiude ai due Paesi una prospettiva europea, seppur su livelli diversi: per il viceministro Marta Dassu', l'accordo è ''un successo della diplomazia comunitaria e italiana''.

17/4/2013

L'Europarlamento approva il giro di vite sui bonus dei banchieri, mentre il presidente della Bce Mario Draghi chiede l'approvazione della normativa sulla supervisione bancaria entro l'estate.

Tetto ai bonus bancari, rafforzamento dei requisiti patrimoniali e incremento della supervisione bancaria. Il Parlamento Europeo ha approvato ieri le nuove norme sui requisiti di capitale per gli istituti di credito, pacchetto legislativo che recepisce il regolamento Basilea 3. A questo punto manca solo l'ultimo via libera dei Ministri comunitari per far sì che le regole entrino in vigore da gennaio. Se tutto andrà come previsto, dal prossimo anno i controversi bonus non supereranno il rapporto di uno a uno con lo stipendio. Allo stesso tempo, le banche dovranno accantonare l'8% del capitale come cuscinetto per i momenti critici, e -soprattutto- dovranno essere incoraggiate a riprendere l'erogazione di prestiti alle Pmi, grazie a norme che ridurranno il rischio nominale. Le nuove norme comunitarie vanno nella stessa direzione auspicata lunedì dal presidente della Bce Mario Draghi, che ieri ha parlato all'Europarlamento. ''E' della massima importanza che prima dell'estate sia finalizzata la legislazione sulla supervisione bancaria, perche' entri in vigore nel 2014'': e' ''importante pure procedere con il meccanismo di fallimento ordinato delle banche", ha affermato il presidente della bce. Draghi ha ribadito che la ripresa in Europa ci sara' nella seconda parte dell'anno, ma resterà soggetta al rischio di avvitarsi in una spirale negativa. Infine una amara constatazione: ''la Bce non puo' fare tutto da sola, anche i Governi devono fare la loro parte''.

16/4/2013

Alla vigilia della riunione dell'Fmi, il presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi ha lanciato un inatteso attacco agli istituti di credito.

Riattivare i rubinetti del credito, a tassi ragionevoli. Il presidente della Bce Mario Draghi, intervenendo ieri all'Università di Amsterdam, lancia un avvertimento diretto al settore bancario europeo: ''se le banche in alcuni Paesi non prestano a tassi ragionevoli, le conseguenze per l'Eurozona saranno gravi'', denuncia Draghi, che ritiene "particolarmente sconcertante'' che le piccole e medie imprese soffrano piu' delle grandi aziende, ''dato che pesano per i tre quarti dell'occupazione". Il presidente della Bce ha lanciato un ammonimento pure ai Governi, affinché non perdano di vista l'obiettivo di una maggiore integrazione europea, al fine di risolvere i problemi strutturali dell'Eurozona. Alla radice della crisi comunitaria c'e' il fatto che ''gran parte dei Paesi sotto stress soffrono di una perdita di competitivita' cronica'', ha denunciato Draghi, che ha invocato, una volta di più: ''la via d'uscita e' ritrovare la competitivita'', attraverso ''ambiziose riforme strutturali''. Il presidente della Bce ha quindi toccato il tema del meccanismo unico di sorveglianza, appena approvato a livello comunitario: ''un primo e importante passo'' verso l'unione bancaria. Ora occorre ''affiancarlo con un meccanismo unico di risoluzione'', che preveda il potere di ristrutturare e gestire preventivamente i fallimenti bancari. Infine ha fornito un'indicazione precisa sulle modalità di riattivazione della crescita: tagliare la spesa pubblica per risanare i bilanci e' ''piu' favorevole alla crescita'', rispetto agli aumenti di pressione fiscale, ha detto Draghi.

13/4/2013

L'Europa lancia segnali di impazienza nei confronti dello stallo politico in Italia. All'Eurogruppo di Dublino tiene banco anche la crisi cipriota.

''Spero che l'Italia abbia un governo il prima possibile'': il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem dà voce così -da Dublino- alla crescente impazienza europea per un esecutivo stabile nella Penisola. Poche ore dopo, il Ministro dell'Economia Vittorio Grilli rassicura: ''non serve una nuova manovra, abbiamo un bilancio in pareggio, se il Governo individua altre priorita' dovra' trovare la copertura''. La "questione Italia" non era formalmente in agenda alla due giorni di meeting dei Ministri delle Finanze europei, che in serata hanno trovato l'accordo politico sul meccanismo di supervisione unica delle banche, superando le resistenze tedesche. Ma il piatto forte della discussione ha riguardato Cipro: i Ministri economici hanno formalmente approvato il piano di salvataggio, il cui contributo da parte di Europa ed Fmi resterà pari a dieci miliardi. Il Commissario all'Economia Olli Rehn ha spiegato che le ultime cifre sulle necessità finanziarie dell'isola, filtrate sulla stampa e stimate in 23 miliardi, sono da considerare un 'lordo' rispetto al 'netto' previsto. Resta comunque il mistero: da Nicosia è giunta a Bruxelles la richiesta di un aiuto supplementare. Fonti comunitarie precisano che si tratterebbe di assistenza tecnica per l'assorbimento dei fondi strutturali. Più probabilmente, Cipro -sempre più in crisi- chiede di incrementare le cifre di questi fondi. Su Irlanda e Portogallo, altri due Paesi beneficiari del piano di salvataggio, è prevalsa la linea morbida: godranno di sette anni in più, per ripagare i prestiti ricevuti da Bruxelles. La crisi cipriota ha pesato pure su Borse e spread: chiusura a 306 punti per il differenziale Btp-Bund.

12/4/2013

''Spero che l'Italia abbia un governo il prima possibile'': il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem lancia un messaggio abbastanza diretto alla Penisola, al termine della prima giornata dell'Eurogruppo informale a Dublino.

Giornata dominata dalla discussione sul piano di salvataggio per Cipro. I Ministri delle Finanze hanno formalmente approvato il piano, il cui contributo da parte di Europa ed Fmi resterà fissato a dieci miliardi. Il Commissario Europeo all'Economia Olli Rehn ha spiegato che le ultime cifre sulle necessità finanziarie dell'isola, riportate dalla stampa e pari a 23 miliardi di euro, sono da considerare un 'lordo' rispetto al 'netto' previsto. Da Nicosia contemporaneamente è giunta la richiesta ufficiale di un aiuto supplementare da parte di Bruxelles: fonti comunitarie hanno precisato che si tratterebbe di assistenza tecnica per l'assorbimento dei fondi strutturali. Più probabilmente, Cipro chiede di incrementare le cifre di questi fondi, per stemperare l'arrivo di una potenzialmente devastante crisi economica. Su Irlanda e Portogallo, altri due Paesi beneficiari del piano di salvataggio, è prevalsa la linea morbida: godranno di sette anni in più, per ripagare i prestiti ricevuti da Bruxelles. La crisi cipriota ha pesato pure su Borse e spread: chiusura a 306 punti per il differenziale Btp-Bund. Infine, da Bruxelles il presidente europeo Van Rompuy annuncia: l'evasione fiscale costa 1000 miliardi l'anno, il tema sarà in agenda al vertice europeo di maggio.

12/4/2013

Al via oggi a Dublino il doppio appuntamento Eurogruppo/Ecofin informale. In agenda le principali crisi dell'Eurozona.

Cipro e Portogallo al centro delle discussioni di questo weekend a Dublino fra i Ministri dell'Economia europei, che si riuniranno informalmente per il consueto incontro primaverile. I Ministri dell'Eurogruppo troveranno ad attenderli la questione cipriota. Ieri nuova puntata del dramma: il Governo di Nicosia ha dovuto ammettere che l'entità complessiva del piano di salvataggio è salita a 23 miliardi, rispetto ai 17 e mezzo preventivati inizialmente. Sei miliardi in più che l'esecutivo dovrà rastrellare, per evitare il default. Il tutto mentre l'isola vive una situazione economica disastrosa, con un Pil previsto in calo di quasi il 9% quest'anno e un futuro -drammatico- incremento della disoccupazione. I Ministri dell'Eurogruppo dovranno formalizzare l'accordo per il salvataggio di Cipro, in modo da erogare un primo prestito già all'inizio di maggio, per coprire i primi buchi negli stipendi dei dipendenti pubblici. Anche il Portogallo preoccupa l'Eurozona, dopo che la Corte Costituzionale lusitana ha bocciato una serie di misure di austerità: Lisbona sta cercando di rinegoziare la durata del rimborso del prestito ottenuto dall'Europa . Infine, il rischio che la Slovenia possa diventare il prossimo Paese a chiedere un bailout, e il perdurante stallo politico italiano saranno ulteriori temi di discussione a Dublino.

11/4/2013

Lo Stato ha impugnato alla Grande Chambre la sentenza della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, che a gennaio ha condannato l'Italia per trattamento inumano e degradante di 7 detenuti. Intanto proprio da Strasburgo arriva una statistica clamorosa...

120 milioni di euro nel 2012, a causa delle violazioni dei diritti dei propri cittadini: tanto l'Italia ha dovuto pagare lo scorso anno, la cifra piu' alta mai versata da uno dei 47 Paesi membri del Consiglio d'Europa. Cifra pari a cinque volte il contributo che il nostro Paese versa annualmente all'organizzazione con sede a Strasburgo. Il rapporto del Consiglio d'Europa rappresenta l'ennesimo atto d'accusa verso una giustizia italiana che funziona con difficoltà, e fa il paio con un altro record tricolore, quelle 2569 sentenze della Corte per i diritti dell'Uomo - mai eseguite. A determinare i 120 milioni di indennizzi sono state soprattutto tre sentenze, in cui i giudici hanno stabilito una violazione del diritto di proprieta'. La confisca dell'ecomostro di Punta Perotti (nel barese), per cui i giudici hanno deciso un risarcimento di 49 milioni di euro. L'espropriazione di un terreno alla societa' Immobiliare Podere Trieste, per cui l'Italia e' stata condannata a pagare quasi 48 milioni. Infine la condanna per la mancata assegnazione delle frequenze TV a Centro Europa 7, a cui i togati di Strasburgo hanno accordato un indennizzo di 10 milioni di euro. Senza queste tre condanne l'Italia avrebbe pagato solo 11 milioni di euro. Imbarazzante anche il confronto internazionale relativo alle sentenze della Corte di Strasburgo ancora da eseguire: figuriamo al primo posto tra i Paesi del Consiglio d'Europa, davanti a Turchia e Russia. A causa delle sentenze inapplicate siamo pure nel gruppo di testa dei Paesi 'sorvegliati speciali' dal Comitato dei ministri dell'istituzione di Strasburgo.

9/4/2013

E' morta ieri a Londra per un ictus l'ex-primo ministro britannico Margareth Thatcher, una dei protagonisti della politica internazionale degli anni '80.

Bandiere a mezz'asta a Downing Street e un funerale solenne, sebbene non di Stato, per Margareth Thatcher. La Lady Di Ferro, dopo un decennio lontano dai riflettori, combattendo un deterioramento progressivo della sua salute, si è spenta ieri a 87 anni. Con lei scompare un pezzo importante del '900. I suoi 11 anni alla guida della Gran Bretagna rimarrannonella storia: ereditò un Paese economicamente depresso e stagnante. Attraverso una ricetta ultraliberista lo trasformò radicalmente, riavviando l'economia e cambiando pelle al tessuto produttivo. Ridusse drasticamente il peso dello Stato, liberalizzando. Fece a pezzi la vecchia industria manifatturiera, fece crescere la disoccupazione, poi però arrivarono anche -gradualmente- i risultati, in quella che fu definita una "rivoluzione conservatrice". Vinse la guerra delle Falklands, sopravvisse a un attentato dell'Ira, si oppose all'ingresso nell'Unione Monetaria e portò a casa il famoso sconto britannico sul bilancio europeo, al grido di "voglio i miei soldi indietro". Piegò persino il potente sindacato dei minatori, che non la rimpiange, dopo un anno di durissima lotta. Il suo Governo non fu esente da critiche, accusato di aver accresciuto le disparità sociali. Messaggi di cordoglio sono arrivati da tutto il mondo, in primis dal suo successore, il premier David Cameron. ''Margaret Thatcher ha salvato il nostro Paese. La sua eredita' restera' nei secoli'', ha dichiarato. ''Il mondo ha perso uno dei grandi campioni della liberta', l'America ha perso una vera amica'', ha aggiunto il presidente americano Obama. L'onore delle armi dall'Unione Europea, con cui ebbe rapporti difficili: "rimarranno nella Storia il suo "contributo" all'Europa, ma anche le sue "riserve" sul progetto comunitario. Così il presidente della Commissione, Barroso.

8/4/2013

Storico annuncio del Lussemburgo, che potrebbe presto diventare un Paese meno sicuro per gli evasori fiscali.

La crescente pressione europea, dopo il rocambolesco salvataggio di Cipro, allenta lentamente le maglie degli ultimi paradisi fiscali interni all'Eurozona. L'annuncio fatto ieri dal Ministro delle Finanze lussemburghese, dalle colonne della Frankfurter Allgemeine Zeitung, segna una svolta: il piccolo Granducato, unico Paese europeo insieme all'Austria a rifiutare tuttora lo scambio automatico di informazioni sui conti correnti tra Paesi membri dell'Eurozona, ha annunciato che intende muoversi nella direzione di una maggiore trasparenza. "Vogliamo rafforzare la cooperazione in materia fiscale con l'estero", ha affermato Frieden. Che ha aggiunto: "il trend globale va verso uno scambio automatico di informazioni sui depositi bancari. Non ci opporremo più in modo così rigoroso". Frieden ha citato i pagamenti degli interessi ai clienti esteri nelle banche lussemburghesi, quale esempio di dati che possono essere forniti ai Paesi di origine di questi stessi clienti. Poi il messaggio che segna il cambiamento: "il Lussemburgo non punta sui clienti che desiderano risparmiare sulle tasse". L'Europa ha definito il sistema bancario lussemburghese "sproporzionato": in un Paese di 2500 kmq e soli 500mila abitanti, sono presenti 141 banche di 26 Paesi diversi, che assommano ricchezza pari a 22 volte il suo Pil. Vi trovano casa anche 3840 fondi di investimento, venduti in 70 Paesi. Soddisfatta la prima reazione tedesca all'annuncio: il Ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble ha detto che la Germania intende rafforzare la lotta all'evasione fiscale in Europa.

8/4/2013

In quattro anni i licenziamenti in Italia sono passati a oltre un milione: il periodo piu' 'nero' e' stato l'ultimo trimestre dello scorso anno. Allarme dell'Ilo: Italia sempre più a rischio disordini sociali, a causa della disoccupazione.

Il 2012 si conferma l'anno nero della crisi, con effetti sempre più evidenti: dopo il boom di espatri dall'Italia, reso noto da Radio 24, i dati del Ministero del lavoro segnalano che -nell'arco dello scorso anno- i licenziamenti hanno superato quota un milione, con un incremento del 13,9% rispetto al 2011. Solo nell'ultimo trimestre la chiusura dei rapporti di lavoro ha sfiorato i 330mila casi, +15%. Calano, parallalelamente, le assunzioni, che nel quarto trimestre sono state oltre 2,2 milioni, -5,8%. I valori più negativi, manco a dirlo, tra i giovani, dove il segno meno nei nuovi impieghi supera il 10%, mentre -per paradosso- crescono le assunzioni tra i lavoratori più anziani, gli over 55. Intanto l'Organizzazione Internazionale del lavoro lancia dati allarmanti: nell'Unione Europea i disoccupati sono oltre 26 milioni, dieci in più rispetto al 2008. Il rischio di disordini sociali, anche in Italia, è cresciuto, avverte l'Ilo. Il nostro è tra i dieci Paesi dove la ripresa dell'impiego è stata insufficiente, per ritrovare i livelli pre-crisi. Sullo sfondo, restano le incertezze per la ripresa dell'economia nell'Eurozona: il direttore del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde ha tracciato un quadro moderatamente ottimistico: l'Euro, ha detto, ha un futuro solido, spero che nessun altro Paese in Europa avrà bisogno di piani di salvataggio. Tuttavia, ha avvertito la Lagarde, sebbene ''una parte sostanziale'' dell'economia globale ora vada meglio rispetto a un anno fa, alcuni rischi persistono.

7/4/2013

Pagamenti possibili già da domani. Così il ministro dell'economia Grilli a proposito del decreto legge sul pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione alle imprese.

Un decreto legge in 13 articoli per sbloccare i pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese creditrici: dopo settimane di incertezza è arrivato l'atteso via libera dal Consiglio dei Ministri, che mette sul piatto un pacchetto complessivo pari a 40 miliardi, da versare nel prossimo anno, seguendo un calendario in tre fasi: la più rapida già da domani, quando la pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale renderà immediatamente eseguibile il pagamento di circa 7 miliardi di euro, la metà della disponibilità di cassa degli enti locali. La seconda fase sarà più complessa: comuni e province chiederanno l'autorizzazione per i pagamenti sulle somme disponibili, a metà maggio il Ministero dell'Economia darà l'ok, mentre entro fine maggio gli enti territoriali dovranno comunicare il piano dei pagamenti. Infine la terza fase, in autunno, dovrà mappare -con un censimento- tutti i debiti delle amministrazioni pubbliche, per avviare i rimborsi nel 2014. Soddisfatto il premier Mario Monti. Monti ha stimato in 80 miliardi i debiti a fine 2011, e ha lanciato una frecciata alle altre forze politiche, in particolare contro il Pdl: esprimo ''sorpresa e leggera indignazione per le tante espressioni di severa critica al Governo, che ha impiegato tre giorni in piu' del previsto - critiche che provengono da quelle forze politiche che hanno provocato questo fenomeno'', "soffocando in passato le imprese", dice Monti. Ora si apre il fronte europeo: il Ministro dell'Economia Vittorio Grilli sarà domani a Bruxelles per incontrare il Commissario Olli Rehn. Monti dal canto suo rassicura: c'e' la ''fondata aspettativa che a maggio l'Italia sara' dichiarata fuori dalla procedura'' comunitaria per deficit eccessivo, dice il premier. A Bruxelles bocche cucite, almeno per ora, ma fonti europee -commentando a caldo la misura a Radio 24- parlano di un decreto che risponderebbe in pieno alle richieste formulate dall'Europa.

30/3/2013

Chiarita finalmente la stangata che attende i maxi-conti bancari a Cipro. Sarà ufficializzata oggi.

37,5%: sarà questo il prelievo forzoso che la Bank of Cyprus, la maggiore dell'isola, applicherà ai depositi superiori a 100mila euro. La maxistangata è stata resa nota ieri dai media ciprioti, anche se sarà ufficializzata solo oggi. Secondo alcune fonti, i correntisti riceveranno in cambio il controvalore del prelievo, sottoforma di azioni dell'istituto di credito. Ma c'è di più: i correntisti riceverebbero interessi solo sul 40% del deposito. L'annuncio è arrivato nel giorno delle dichiarazioni del presidente cipriota, Nicos Anastasiades, che ha reso chiaro: "non abbiamo alcuna intenzione di uscire dall'euro". Anastasiades ha rimarcato la necessità per l'isola mediterranea di restare nella moneta unica, dopo due settimane vissute sull'orlo dell'abisso. "Non avvieremo esperimenti rischiosi, che possono mettere a repentaglio il futuro del Paese", e ha criticato gli investitori internazionali e il Governo precedente, per aver consentito il finanziamento di una banca praticamente fallita, quale la Laiki Bank. Le parole del presidente cipriota sono arrivate nel giorno in cui la Banca centrale del Paese ha revocato le restrizioni sui pagamenti domestici con carte di credito. Sull'isola monta intanto un vero e proprio scandalo politico-finanziario: una lista contenente i nomi di societa' e parlamentari ciprioti, ai quali le tre principali banche del Paese avrebbero condonato prestiti per milioni euro, e' stata trasmessa alla Commissione etica del Parlamento, dopo la pubblicazione su un quotidiano greco. Coinvolti quasi tutti i partiti ciprioti, e politici di ogni livello amministrativo.

29/3/2013

"Non abbiamo alcuna intenzione di uscire dall'euro": così il presidente cipriota Nicos Anastasiades, parlando ai funzionari statali, ha rimarcato la necessità per l'isola mediterranea di restare nella moneta unica, dopo due settimane vissute sull'orlo dell'abisso.

"Non avvieremo esperimenti rischiosi, che possono mettere a rischio il futuro del Paese", ha sottolineato Anastasiades, che ha criticato gli investitori internazionali e il Governo precedente, per aver consentito il finanziamento di una banca praticamente fallita, quale la Laiki Bank. Le parole del presidente cipriota sono arrivate nel giorno in cui la Banca centrale del Paese ha revocato le restrizioni sui pagamenti domestici con carte di credito. Dal Granducato di Lussemburgo, intanto, piccolo Paese nel cuore dell'Europa pesantemente dipendente dal settore bancario e finanziario, arriva l'allarme: aver coinvolto i titolari di depositi bancari nel salvataggio delle banche cipriote ''portera' gli investitori a spostare i soldi fuori'' dall'Eurozona. Così il ministro delle Finanze Luc Frieden. E tornando a Cipro, starebbe montando un vero e proprio scandalo politico-finanziario, nell'isola mediterranea: una lista contenente i nomi di societa' e parlamentari ciprioti, ai quali le tre principali banche del Paese avrebbero condonato prestiti per milioni euro, e' stata trasmessa alla Commissione etica del Parlamento, dopo la pubblicazione sul quotidiano greco Ethnos. In base a queste rivelazioni, la Bank of Cyprus, la Laiki Bank e la Hellenic Bank negli ultimi cinque anni avrebbero cancellato milioni di euro dovuti da compagnie, deputati, amministratori locali e sindaci. Nella lista comparirebbero i nomi di politici di tutti i partiti ciprioti, ad eccezione dei socialisti e del Movimento ecologico ambientalista.

29/3/2013

In una lunga intervista in prima serata a France 2, il presidente francese Hollande lancia un forte avvertimento sul rischio esplosione dell'Europa. E cita l'Italia.

"Troppa austerità non condanna l'Europa alla recessione. La condanna all'esplosione": Francois Hollande, in picchiata nei sondaggi di gradimento, in un Paese sempre più impaurito dall'avanzare della crisi, sembra sganciarsi definitivamente dall'abbraccio rigorista della Germania per rilanciare -rafforzandola- la campagna per un ritorno alle politiche in favore della crescita. E' un grido di allarme, quello di Hollande, che in ben due occasioni fa esplicito riferimento all'Italia: la prima, quando afferma, ''abbiamo risolto la crisi dell'euro ma alcuni Paesi, come l'Italia, sono sempre fragili''. Italia, Spagna, Portogallo, Belgio, ricorda, ''sono in recessione''. La seconda, quando avverte: ''in Europa vedo montare i populismi, gli egoismi nazionali. Avete visto cio' che e' successo in Italia?''. Il segnale è chiaro: il tempo del rigore è finito. Se non si vuole vedere l'Unione Europea frantumarsi dopo neppure 60 anni di storia, occorre seguire una sola missione. Quello della crescita. Hollande, di fronte alla penuria di risultati nei primi dieci mesi di Governo, ammette solo di aver sottostimato la durata della crisi, più resistente e insidiosa del previsto. Sul fronte interno, il presidente francese ha rilanciato -in forma diversa- l'imposta per i super-ricchi: dopo la bocciatura da parte del Consiglio Costituzionale, Hollande propone che per le remunerazioni superiori a 1 milione di euro, le aziende contribuiscano alle tasse con il 75%. E anticipa sacrifici sul fronte pensionistico: ''la speranza di vita si allunga, occorrerà una durata contributiva piu' lunga''.

29/3/2013

Italia ancora in recessione almeno fino a fine anno, secondo l'Ocse, che vede nel nostro Paese un "caso unico" in termini di contrazione del Pil, tra le economie del G7.

E' un quadro ancora a tinte fosche, quello dipinto dall'Ocse per l'Europa, nel suo Interim Assessment: per la crescita economica il Vecchio Continente dovrà attendere ancora la seconda metà del 2013, rivela l'organizzazione parigina, che riserva stime particolarmente cupe per l'Italia. Il Pil della Penisola, sceso del 3,7% nell'ultimo trimestre 2012, continuera' a contrarsi sia nel primo che nel secondo trimestre 2013, caso unico tra i Paesi del G7, dice l'Ocse. Secondo il vicesegretario, Pier Carlo Padoan, per l'economia italiana ''si conferma una crescita generalmente negativa quest'anno, con un ritorno alla crescita positiva tra la fine del 2013 e l'inizio del 2014". Insomma, nonostante le speranze del Governo di vedere la ripresa già nella seconda metà dell'anno, occorrerà attendere ancora. Da Parigi a Roma, dove anche le stime di Bankitalia invitano alla cautela: le previsioni sul Pil 2014 (+1,3%, secondo il Governo) risultano piu' ottimistiche di oltre mezzo punto percentuale'', afferma Via Nazionale, che ha rivisto al rialzo l'impatto sul Pil dei debiti della Pubblica Amministrazione. A fine 2011 avrebbero toccato quota 90 miliardi, il 5,8% del Pil.

28/3/2013

Verso un'uscita dal tunnel della crisi a cavallo tra la fine dell'anno e l'inizio del 2014 per l'Italia, afferma l'Ocse. Cautela anche da Bankitalia.

E' un quadro ancora a tinte fosche, quello dipinto dall'Ocse sull'Europa, nel suo Interim Assessment: per la crescita economica il Vecchio Continente dovrà attendere ancora la seconda metà del 2013, rivela l'organizzazione parigina, che riserva stime particolarmente cupe per l'Italia. Il Pil della Penisola, sceso del 3,7% nell'ultimo trimestre 2012, continuera' a contrarsi sia nel primo che nel secondo trimestre 2013, unico tra i Paesi del G7, afferma l'Ocse. Il vicesegretario, Pier Carlo Padoan, ha affermato che per l'economia italiana ''si conferma una crescita generalmente negativa quest'anno, ma si tratta di una recessione che si sta avviando alla fine, con un ritorno alla crescita positiva fra la fine di quest'anno e l'inizio del prossimo''. Le riforme strutturali realizzate dall'Italia e da altri Paesi europei offrono una solida base per una ripresa della competitivita' e un aumento nell'occupazione quando la domanda tornerà a crescere", aggiunge l'Ocse, che invoca una politica monetaria più accomodante per l'Eurozona. Eurozona che resta a due velocità, con la Germania-locomotiva, pronta a ripartire con forza in questo primo semestre, e quella degli altri Paesi, che restera' lenta o negativa. Da Parigi a Roma, dove anche le stime di Bankitalia invitano alla cautela: le previsioni sul Pil 2014 (+1,3%, secondo il Governo) risultano piu' ottimistiche di oltre mezzo punto percentuale'', afferma Via Nazionale, che ha rivisto al rialzo l'impatto sul Pil dei debiti della Pubblica Amministrazione. A fine 2011 avrebbero toccato quota 90 miliardi, il 5,8% del Pil. Da Bankitalia via libera allo sblocco nei pagamenti dei debiti alle imprese: ''potra' migliorare le condizioni finanziarie di molte aziende ed essere di stimolo alla crescita".

27/3/2013

L'Fmi promuove con riserva il sistema bancario italiano, mentre la Bce esclude un salvataggio -in futuro- sul modello cipriota. E dall'Ocse cattive notizie su salari e cuneo fiscale.

Il sistema finanziario italiano ha mostrato una ''notevole resistenza'', le banche della Penisola sono ben capitalizzate. Ma non è immune da rischi: rischi che il Fondo Monetario Internazionale identifica nella ''continua debolezza dell'economia reale, e il legame fra settore finanziario e quello sovrano''. Per l'Fmi, i risultati preliminari degli stress test suggeriscono che il sistema bancario italiano nel suo complesso sarebbe in grado di resistere sia in uno scenario di shock mirat,i sia in uno di protratta crescita lenta, ''grazie alla forte posizione di capitale delle banche e alla liquidita' della Bce''. La fotografia del Fondo, relativa al sistema bancario italiano, è giunta nel giorno in cui ben due membri del board Bce si sono affrettati a delimitare il perimetro del salvataggio creditizio applicato a Cipro: "la crisi dell'isola rappresenta un caso unico, non si puo' fare un paragone con Paesi come l'Italia", ha dichiarato il consigliere Ewald Nowotny. A Nowotny ha fatto eco Benoit Courè: ''l'esperienza di Cipro non e' un modello per il resto della zona euro, perche' la situazione aveva raggiunto un'ampiezza che non e' comparabile con alcun altro Paese''. Le brutte notizie per l'Italia sono così arrivate dall'Ocse: secondo l'ultimo rapporto Taxing Wages, la Penisola si colloca al sesto posto -tra i Paesi industrializzati- per il cuneo fiscale. Un single senza figli vede il suo reddito da lavoro tassato al 47,6%, dodici punti sopra la media. Tasse alte - ma salari netti bassi: questa l'equazione che sta zavorrando il Paese. Ci collochiamo infatti solo al 22esimo posto nella classifica dei salari netti: andiamo meglio di greci e portoghesi, ma le nostre buste paga risultano inferiori a quelle spagnole, irlandesi, nonché lontane anni-luce da quelle tedesche e inglesi.

27/3/2013

Luce verde di Bruxelles all'adesione croata all'Unione Europea.

Via libera definitivo della Commissione Europea all'ingresso della Croazia: Zagabria potrà fare il suo ingresso come 28esimo Paese dell'Unione il primo luglio, come previsto. Bruxelles ha adottato ieri l'ultimo report di monitoraggio sulla preparazione del Paese balcanico: tutte e dieci le azioni prioritarie sono state adempiute, soprattutto nei settori di consolidamento dello Stato di diritto e della giustizia, della lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata. Il grado di preparazione della Croazia, pur non essendo perfetto, consentirà al Paese di non dover sottostare ad alcuna verifica ex-post, così come accaduto per Romania e Bulgaria, tuttora escluse dall'area di Schengen e già oggetto di trattamenti speciali dopo il loro ingresso in Europa. Qualche pecca, secondo Bruxelles, è ancora presente: gli arretrati nel tribunali devono essere ridotti, e occorreranno anni, mentre il livello delle sanzioni penali contro la corruzione resta debole. A questo punto serve che gli ultimi otto Paesi europei mancanti all'appello ratifichino il Trattato di Adesione della Croazia all'Unione, prima che Zagabria possa preparare la festa del primo luglio.

26/3/2013

E' un quadro di crisi profonda, per l'Italia, quello dipinto da Commissione Europea, Ocse e da altri istituti, in una serie di rapporti economici.

La relazione più completa arriva da Bruxelles, dove -nel rapporto sull'Occupazione- la Commissione racconta un'Italia in cui la disoccupazione ha fatto registrare, nell'ultimo trimestre del 2012, l'accelerazione più marcata: +0,5%, davanti a Polonia, Spagna e Francia. La crisi colpisce in particolare le famiglie della Penisola, secondo Bruxelles: lo scorso anno la fascia di popolazione in difficoltà economica è cresciuta fino al 15%. Male pure la produttività, calata nell'ultimo trimestre del 2,8%, dopo un precedente affondo del 3%. Da Bruxelles a Parigi, dalle statistiche comunitarie a quelle dell'Ocse, la musica resta stonata, per l'Italia: secondo l'ultimo rapporto Taxing Wages, la Penisola si colloca addirittura al sesto posto per il cuneo fiscale. Un single senza figli vede il suo reddito da lavoro tassato al 47,6%, dodici punti sopra la media. E saliamo al quarto posto in classifica, se consideriamo una famiglia con un reddito e due figli. Tasse alte - ma salari netti bassi: questa l'equazione che -dati Ocse alla mano- sta zavorrando il Paese. Ci collochiamo infatti solo al 22esimo posto nella classifica dei salari netti, con una media di neppure 20mila euro per single senza figli. Le nostre buste paga nette sono migliori di quelle greche e portoghesi, ma risultano inferiori a quelle spagnole, irlandesi, nonché lontane anni-luce da quelle tedesche e inglesi. Infine, secondo il rapporto dell'istituto tedesco di statistica federale Destatis, l'Italia si colloca all'undicesimo posto in Europa per costo orario del lavoro. Sotto -tra gli altri- Svezia, Belgio, Danimarca, Francia e Germania.

26/3/2013

Cipro riapre domani -forse- la maggior parte delle sue banche. L'Europa prova a voltare pagina, sapendo che nulla sarà più come prima. E l'Italia, ostaggio dell'incertezza politica, torna in prima linea sul fronte della crisi.

Il weekend adrenalico dell'Eurozona consegna più dubbi che certezze, anche per il nostro Paese: a gettare il panico sui mercati ci ha pensato ieri il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, che in un'intervista ha dichiarato che il salvataggio di Cipro, con la partecipazione di investitori e titolari di depositi nella ristrutturazione delle banche, rappresenta un nuovo modello su come gestire i problemi del sistema bancario in Europa. Dijsselblem ha definito il caso cipriota una linea di demarcazione: da oggi anche gli investitori privati dovranno assumersi i loro rischi, il peso del salvataggio non può più ricadere interamente sulle spalle dei bilanci pubblici. La dichiarazione ha spaventato e affondato le Borse, che in apertura avevano festeggiato il salvataggio cipriota. Maglia nera d'Europa Piazza Affari, col suo -2,5%, e uno spread che è schizzato fino a 328 punti: su Milano hanno influito anche le voci di un imminente taglio del rating italiano da parte di Moody's. Dall'agenzia un secco no comment. Solo più tardi, a Borse chiuse, la retromarcia del presidente dell'Eurogruppo: ''Cipro e' un caso specifico, con sfide eccezionali. I programmi di consolidamento macroeconomici sono disegnati su situazioni specifiche, non esistono modelli o schemi fissi''. L'ennesimo zigzag, che non giova alla credibilità dell'Eurozona. Ieri sera il presidente cipriota, Nicos Anastasiades, ha parlato alla nazione: "l'accordo raggiunto a Bruxelles è stato doloroso, ma il migliore possibile. Prometto che le misure prese per limitare il movimento dei capitali saranno temporanee".

25/3/2013

Pomeriggio di incertezza sulla possibilità per l'Italia di calcolare il pagamento dei debiti arretrati alle imprese -inizialmente calcolato in 40 miliardi- tra i fattori attenuanti del patto di stabilità. Poi in serata una dichiarazione di Bruxelles chiarisce tutto.

Il mistero dura lo spazio di un pomeriggio, prima di dissolversi in serata, con le parole del portavoce europeo Simon O'Connor: "l'Italia potrà beneficiare della flessibilità prevista dal pagamento arretrato di 40 miliardi di debiti della Pubblica Amministrazione", afferma O'Connor, ma "prima -precisa- occorrerà chiudere la procedura per deficit eccessivo, tuttora aperta". Nessuno stop tout court dunque alla chiusura della procedura, quale conseguenza diretta dello sblocco dei pagamenti, come si era temuto nelle prime ore del pomeriggio, ma prima -afferma Bruxelles- occorre dimostrato di aver fatto i compiti. E su questo il premier dimissionario Mario Monti, parlando in Senato, è ottimista: l'Italia sara' fuori dalla procedura europea per deficit già ad aprile. Monti rivendica, parlando in Senato, il risultato ottenuto all'ultimo Consiglio Europeo, in termini di maggiori margini di manovra per gli investimenti pubblici produttivi. Il Governo ''non poteva adottare subito un decreto'' per i pagamenti dei debiti della Pubblica Amministrazione, ha spiegato Monti, aggiungendo che non si poteva fare ''senza presentare preliminarmente una nota di variazione del Def''. Ora però, appena le Camere approveranno il parere, il Governo presentera' il decreto legislativo", dice il premier. A questo punto, tutto si giocherà sulla chiusura della procedura di infrazione, nei prossimi due mesi: se l'Italia non sforerà i parametri di Maastricht, tutto dovrebbe filare liscio. Ma possono bastare pochi decimali in più per complicare tutto.

21/3/2013

E’ un weekend che si preannuncia incandescente, a Cipro: in questi minuti i Ministri delle Finanze dell'Eurozona stanno iniziando una nuova teleconferenza, per valutare la situazione, mentre -quasi in contemporanea- il Governo cipriota sta tenendo una sessione d'emergenza per varare il cosiddetto Piano B, che dovrebbe salvare il sistema bancario dal collasso.

Questo piano dovrebbe prevedere il varo di un ''fondo di solidarieta' '', che impegnerebbe i beni dello Stato come base per un prestito d'emergenza. I contorni del fondo sono ancora abbastanza fumosi, ma prevederebbero il varo di bond legati a futuri introiti, derivanti dalle entrate legate ai ricchi giacimenti di gas che circondano l'isola. In questo fondo dovrebbe investire anche la Russia, Paese che ha in questo momento un forte interesse a salvare il Paese dal collasso finanziario. A Mosca Cipro chiede pure di estendere fino a cinque anni l'attuale prestito da due miliardi e mezzo, con una ulteriore sforbiciata ai tassi di interesse. Sullo sfondo, resta l'avvertimento della Bce: Francoforte garantirà a Cipro l'attuale livello di liquidita' di emergenza fino a lunedi'. Dopo questa data ''potra' essere considerato, solo in presenza di un'intesa con Fmi e Unione Europea, che garantisca la solvibilita' delle banche'' cipriote. Senza la liquidità della Bce, il sistema bancario cipriota collasserà. Le banche dell'isola resteranno chiuse fino a martedì. La situazione si aggrava anche nelle strade: i dipendenti della Laiki Bank sono stati protagonisti di tafferugli con la polizia, dopo le voci circolate sulla possibile chiusura del loro istituto di credito, che si fonderebbe con la Bank of Cyprus. La Commissione Europea intanto avverte: ''la situazione a Cipro e' molto seria, e' della massima urgenza che le autorita' facciano chiarezza e presentino la loro proposta''.

20/3/2013

36 no e 19 astenuti, nessun voto a favore: il voto del Parlamento cipriota sul piano di salvataggio europeo assesta un duro colpo all'Eurozona, dopo il pasticciaccio dei prelievi forzosi dai conti correnti.

A nulla è servita la parziale retromarcia dell'Eurogruppo lunedì, con la proposta di una maggiore progressività nel prelievo. A nulla è servita nuova bozza di legge del Governo cipriota, con l'ipotesi di un'esenzione totale dal prelievo per i conti sotto i 20mila euro. Già nel primo pomeriggio era chiaro a tutti che la strada portava allo scontro frontale con l'Europa. Il primo ad ammetterlo era lo stesso presidente cipriota Nicos Anastasiades. Il riferimento a possibili piani alternativi per uscire dalla crisi è l'unico indizio che resta, dopo una giornata tesissima, che rischia di aprire una nuova -pesante- crisi all'interno dell'Eurozona: sia la Germania che la Francia hanno lasciato intendere che senza l'ok cipriota al piano di salvataggio l'isola rischia di scivolare verso il fallimento, con le banche chiuse e i conti -di fatto- bloccati. Il Governo cipriota è sembrato flirtare nuovamente con la Russia, per estendere quantomeno il prestito da due miliardi e mezzo già contratto con Mosca. Il Ministro delle Finanze cipriota Michael Sarris è volato ieri proprio in Russia. In serata intervento d'emergenza della Bce, per gettare acqua sul fuoco: Francoforte ha confermato "l'impegno a garantire la liquidita' necessaria, entro il quadro delle regole previste'', a Cipro.

19/3/2013

Serata decisamente bollente a Cipro, dove -mentre il Parlamento dell'isola è riunito per decidere sul piano di salvataggio internazionale- arriva l'aut aut tedesco: Berlino ha appena messo in guardia Nicosia da ulteriori ritardi o da una bocciatura delle condizioni utili a ottenere il pacchetto di salvataggio.

''Finche il Parlamento non avra' deciso, non ci sara' alcun programma di aiuto'', hanno riferito fonti governative tedesche. La situazione è veramente complicata: finché l'Europa non sblocca gli aiuti, le banche cipriote potrebbero non riaprire, a causa di mancanza di liquidità, innescando così un circolo vizioso pericoloso per l'intera Eurozona. Il Parlamento cipriota è riunito da due ore, per esaminare il piano di salvataggio internazionale: quasi certo un voto negativo, come ha annunciato lo stesso presidente cipriota Anastasiades. Il problema è che il principale schieramento di centrodestra, Dysi, ha annunciato la sua astensione, lasciando così che il piano di salvataggio venga impallinato dall'opposizione di centrosinistra. Parallelamente, il Ministro delle Finanze Michael Sarris, è volato a Mosca, per chiedere alla Russia un'estensione del prestito da oltre due miliardi già contratto con la Federazione. Cipro starebbe insomma lavorando a un piano B di finanziamento, che presenta rischi enormi. Il neopresidente dell'Eurogruppo Dijsselbloem -dopo aver cesellato il caos cipriota- rassicura: "il prelievo forzoso dai conti resterà un unicum in Europa".

19/32013

Pomeriggio di alta tensione quello che si sta consumando a Cipro, dove in questi minuti si apre una cruciale sessione parlamentare, per il voto sul pacchetto di salvataggio internazionale.

La notizia è che molto probabilmente il pacchetto sarà bocciato, oppure -nella migliore delle ipotesi - il voto sarà nuovamente rinviato. Anastasiades ha già convocato una riunione urgente dei leader di partito dell'isola per domani mattina, temendo già un esito parlamentare negativo. Il suo partito raggruppa infatti solo 20 deputati su 56, e appare realmente impervia la strada per arrivare alla maggioranza assoluta di 29. Non aiuterebbe neppure -ad ottenere un voto positivo- l'ultima proposta del Governo cipriota, che punta ad esentare dal prelievo forzoso i conti correnti con meno di 20mila euro, lasciando invariate le aliquote per gli altri. In giornata dall'Europa sono arrivate nuove rassicurazioni: il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem ha affermato che non ci sara' alcun prelievo forzoso dai conti correnti bancari in altri Paesi europei, oltre a Cipro. Il Commissario Europeo ai Servizi Finanziari Michel Barnier, riflettendo una posizione più morbida a Bruxelles, ha espresso la propria speranza su una soluzione in grado di proteggere i piccoli depositi, un'attenzione -dice Barnier- che si sarebbe dovuta usare fin dall'inizio''. Nel mezzo della bufera il Ministro delle Finanze cipriota è volato oggi a Mosca, per chiedere a una Russia -infuriata dalle condizioni poste dall'Europa- un'estensione dell'attuale prestito.

19/3/2013

Vertice d'emergenza serale dell'Eurogruppo su Cipro: i Ministri finanziari dell'Eurozona danno il via libera a Nicosia, affinché rimoduli i prelievi forzosi sui conti correnti, per proteggere i piccoli risparmiatori.

L'Europa fa parziale marcia indietro in serata sul salvataggio di Cipro, dopo una giornata ad altissima tensione sulle piazze d'affari: il piano di bailout, che ha affossato gli indici borsistici, cambierà in parte. Un Eurogruppo serale straordinario ha deciso di concedere al Governo cipriota maggiore flessibilità nell'applicazione della tassa sui depositi, andando incontro alle richieste provenienti dall'isola. In sostanza, Cipro potrà salvaguardare i conti bancari sotto i 100mila euro, riducendo il prelievo forzoso -ora al 6,75%- e rendendolo soprattutto progressivo, a tutela dei piccoli risparmiatori. Bruxelles non cede però sull'ammontare complessivo del prelievo sui conti di deposito, che dovrà sfiorare i sei miliardi, anche a costo di aumentare oltre il 10% la tassa sui conti superiori a 100mila euro. A Cipro la festività delle banche è stata prolungata fino a domani compreso, per evitare la corsa agli sportelli, che avrebbe fatto collassare l'intera struttura creditizia dell'isola, mentre un voto parlamentare sul pacchetto di salvataggio europeo è stato posticipato a questo pomeriggio, per evitare una clamorosa bocciatura. Chiusa la falla dei piccoli risparmiatori, rischia però di allargarsi la crisi diplomatica con la Russia, che ha fatto dell'isola mediterranea un paradiso fiscale per il denaro -più o meno lecito- dei suoi oligarchi, che a questo punto rischiano perdite considerevoli. Mosca ha parlato del rischio di conseguenze negative per i depositi in altre banche dei Paesi dell'Eurozona. Il ministro delle finanze russo Anton Siluanov ha accusato l'Unione Europea di aver preso la decisione senza consultare nessuno. Il premier russo Medvedev parla di una "confisca" dei soldi altrui, e il presidente Putin di una "tassa pericolosa".

18/3/2013

Si aggrava di ora in ora il caso-Cipro: l'accordo raggiunto venerdì notte all'Eurogruppo straordinario ha nei fatti affondato oggi le piazze d'affari continentali.

A Nicosia intanto accadeva di tutto: tra le ultime novità, l'annuncio della chiusura delle banche cipriote per domani e dopodomani - riapriranno dunque, salvo sorprese, giovedì. Con un evidente escamotage, sono stati prolungati i giorni di festività, per evitare una corsa al ritiro dei risparmi dagli sportelli. Il Parlamento cipriota ha rinviato a domani pomeriggio il voto sul piano di salvataggio europeo, che include -lo ricordiamo- il prelievo forzoso di denaro dai conti correnti. Proprio questa misura, la prima nella storia dell'Eurozona, ha scatenato la bufera sui mercati, rincarata pure dalla durissima reazione di Mosca: la Russia, che ha inondato di capitali più o meno leciti gli istituti ciprioti, grazie anche a particolari agevolazioni fiscali, ha parlato del rischio di conseguenze negative per i depositi in altre banche dei Paesi dell'Eurozona. Il ministro delle finanze russo Anton Siluanov ha accusato l'Unione Europea di aver preso la decisione senza consultare nessuno. Il premier russo Medvedev parla di una "confisca" dei soldi altrui, e il presidente Putin di una "tassa pericolosa". Rincara la dose la banca d'affari Morgan Stanley: ''l'introduzione di un prelievo sui depositi bancari'' a Cipro ''sembra aver rotto un altro tabù. C'è il rischio di contagio'' ai Paesi periferici. La violenta reazione politica e dei mercati potrebbe portare a passi indietro sostanziali: i partiti ciprioti stanno discutendo una nuova proposta, da presentare all'Eurogruppo, che eliminerebbe o ridurrebbe la tassa sui depositi sotto i 100mila euro: proprio tra mezz'ora è in programma un nuovo Eurogruppo straordinario, questa volta in teleconferenza.

16/3/2013

La lezione italiana mette in guardia l’Europa. La lettera-lascito che il premier Mario Monti scrive, prima di salutare definitivamente i 26 colleghi, apre una breccia nel muro del rigore, incarnato dalla leader che più di tutti ha spinto -in questi anni- sulla strada del risanamento dei conti.

“Trovo assolutamente giusto che Mario Monti rivendichi la possibilità di avere un margine maggiore per gli investimenti pubblici, come previsto dal braccio preventivo del Patto di Stabilità”, ha affermato la cancelliera tedesca Angela Merkel, andando incontro alla richiesta principale portata avanti a Bruxelles dal premier dimissionario. La Merkel nega poi di volere una Grosse Koalition in Italia: “intendevo dire”, precisa, “che volevo vedere un Governo il prima possibile”. A riassumere il senso della lezione è soprattutto il presidente francese Francois Hollande. “Quando il risanamento procede ''troppo in fretta'', ''il rischio e' il rigetto dell'Europa in quanto tale: questa e' la lezione che deve essere assolutamente imparata', anche in vista delle prossime decisioni che dovra' prendere l'Unione”, ha detto. Ieri la Bce ha reso noto il contenuto della presentazione che Mario Draghi ha tenuto ai leader dell’Eurozona: Draghi chiede di riformare i contratti nei Paesi con problemi di competitività, propone maggiori liberalizzazioni e una riforma del mercato del lavoro, infine suggerisce una piena implementazione del mercato unico. E lancia l’allarme: in Italia la produttività è ai minimi dell’Eurozona, occorre ridurre il divario con l’incremento del costo del lavoro.

15/3/2013

Quando le assenze contano più delle presenze. Il sì pubblico di Angela Merkel alla proposta di Mario Monti arriva dopo l’addio del premier dimissionario ai vertici europei. Con Monti ormai reinglobato a tempo pieno nella politica italiana, la cancelliera si lascia andare a un via libera dalla grossa valenza politica, dopo le resistenze opposte -nei mesi scorsi- a qualsiasi deviazione dal percorso di risanamento.

“Trovo assolutamente giusto che Mario Monti rivendichi la possibilità di avere un margine maggiore per gli investimenti pubblici, come previsto dal braccio preventivo del Patto di Stabilità”, ha affermato la cancelliera, andando incontro alla richiesta principale portata avanti ieri a Bruxelles dal premier dimissionario. Dopo aver vinto questa battaglia di forma e di sostanza, la palla passerà però –ironia della sorte- al successore di Monti, sconfitto nelle urne. La Merkel nega poi di voler vedere una Grosse Koalition in Italia, ma –precisa- intendeva dire di voler vedere un Governo il prima possibile. E se dalla Germania arriva una piccola –ma importante- apertura alle richieste italiane, la Francia –che con Monti ha combattuto in questi ultimi mesi battaglie per allentare la morsa del rigore- porta proprio il caso delle elezioni italiane ad esempio dei rischi che si corrono con l’eccesso di risanamento. “Quando il risanamento procede ''troppo in fretta'', ''il rischio e' il rigetto dell'Europa in quanto tale: questa e' la lezione che deve essere assolutamente imparata', anche in vista delle prossime decisioni che dovra' prendere l'Unione”, ha detto il presidente francese. Da Hollande, che osserva le difficoltà nel trovare maggioranze di Governo in Italia, l’onore delle armi per Monti: ''saluto le azioni che ha condotto in Italia, importanti non solo per il Paese ma anche per l'Europa'' e ''non dimentico il suo ruolo al vertice di giugno per mettere in piedi strumenti e misure per fermare la speculazione''.

15/3/2013

Il “convitato di pietra” Italia tiene banco nell’ultimo giorno di summit europeo: con Mario Monti ormai a Roma dopo il suo ultimo Consiglio Europeo, la cancelliera tedesca Angela Merkel lancia il segnale più atteso: “Monti ci ha detto che il Patto di stabilita' lascia un margine di manovra, e che l'Italia vuole usarlo, restando obbediente e fedele a Patto'', ha dichiarato la cancelliera, che ha dato un via libera sostanziale alle richieste di Roma per poter ottenere maggiori margini di manovra su investimenti e crescita.

''Si puo' ricorrere al braccio preventivo del Patto di stabilita' quando ci si trova con un deficit sotto il 3%, e l'Italia e' li''', ha detto la Merkel, lanciando un importante -seppur tardivo- salvagente al premier dimissionario. ''Speriamo che verra' messo in piedi presto un governo dopo la prima sessione parlamentare”, ha aggiunto la cancelliera, che ha negato di desiderare una grande coalizione per l’Italia. A Monti, alleato critico - non sempre allineato alle politiche tedesche, la Merkel ha concesso anche l’onore delle armi: 'il periodo di governo di Monti e' stato molto breve'', ''l'Italia ha intrapreso la strada delle riforme'', per questo il premier ''non ha avuto la possibilita' di vederne i benefici”, ha detto. Ancora più esplicito della cancelliera il presidente francese Francois Hollande, che ha citato proprio il caso Italia come esempio di politiche di austerità troppo dure: “quando il risanamento procede 'troppo in fretta', allora il rischio e' il rigetto dell'Europa in quanto tale: questa e' la lezione che deve essere assolutamente imparata, anche in vista delle prossime decisioni che dovra' prendere l'Unione Europea”. Anche Hollande ha reso l’onore delle armi a Monti: ''saluto le azioni condotte da Monti in Italia, importanti non solo per il Paese ma per l'Europa, e non dimentico il suo ruolo al vertice di giugno per mettere in piedi strumenti e misure per fermare la speculazione''. Chiosa – con amara ironia e una punta di critica, l’ex-presidente dell’Eurogruppo Juncker: il risultato elettorale dimostra, oltre a un ''rifiuto evidente della politica europea, un rifiuto massiccio della classe politica in Italia o la predisposizione degli italiani a credere a gente che fa finta di voler loro bene, ma di cui si conosce la furbizia''.

15/3/2013

Vertice europeo che si è appena concluso a Bruxelles: l’Italia, dopo la partenza nella notte del premier Mario Monti, che ha fatto rientro a Roma per l’apertura del Parlamento, non è più rappresentata, in una discussione che verte quasi unicamente sulla politica estera.

Si parla soprattutto di Siria, con il pressing franco-britannico per togliere l'embargo alla fornitura di armi ai ribelli siriani. Un pressing che, nonostante la determinazione di Londra e Parigi, avrebbe sortito pochi effetti, a causa della posizione minoritaria dei due Paesi. Il timore infatti è che, con lo stop all'embargo all’opposizione, si possa ulteriormente complicare la situazione dell'intera regione, in particolare per Libano, Iran e Turchia. L’attenzione qui a Bruxelles si sta già spostando al pomeriggio, quando si terrà un Eurogruppo straordinario per trovare un accordo definitivo sul salvataggio di Cipro, ultimo Paese europeo -in ordine cronologico- a rischiare il default. Per l’Italia parteciperà il Ministro dell’Economia Vittorio Grilli. A fronteggiarsi in questo caso sono due strategie: una più aggressiva, che punta ad accollare al settore privato (e ai suoi depositi nelle banche cipriote) parte delle perdite che si otterranno con il taglio del debito del Paese; l’altra, più graduale, che punta a riportare il debito dell’isola mediterranea nei parametri di Maastricht su un arco temporale più di lungo periodo. Intanto il Portogallo ha ottenuto dall'Europa un anno in piu' per attuare un percorso di rientro del deficit. Ci sono infine ancora reazioni sulle conclusioni di ieri, che hanno visto qualche leggerissimo progresso sulla strada di una maggiore apertura dell’Europa verso crescita e investimenti: molto insoddisfatto il leader PD Bersani, che ha commentato, “quando noi vendiamo i titoli a 4,90 e la Germania a 0,6 la situazione non sta in piedi, e anche il vertice ha registrato i problemi senza dare la soluzione politica''.

15/3/2013

Il “caso Italia” porta l’Europa a fare passi in avanti verso le politiche della crescita. Monti ottiene che i Paesi che risanano possano fare investimenti produttivi. Ma l’Europa non perde di vista la politica del rigore.

Si chiude con una lettera e un paragrafo nelle conclusioni del vertice l’ultimo summit di Mario Monti a Bruxelles. La lettera è quella che il premier dimissionario indirizza al presidente europeo Van Rompuy: in cinque pagine Monti ripercorre l’anno e mezzo vissuto pericolosamente dal suo Governo, gli sforzi fatti per riportare l’Italia a riacquistare la fiducia dei mercati, infine lancia il messaggio politico. Il senso è chiaro: l’Europa deve ricompensare i Paesi che hanno intrapreso riforme difficili. La lettera trova riscontro nel quarto paragrafo delle conclusioni del Consiglio: qui i 27 mettono nero su bianco la necessità di misure in grado di aumentare la crescita e sostenere la creazione di posti di lavoro. Tra le righe si intende che questi obiettivi possono essere perseguiti anche deviando dal pareggio di bilancio, purché si rispetti il patto di stabilità. Nei fatti, un ok politico a investimenti produttivi che stimolino l’economia e creino lavoro. Una vittoria simbolica, l’ultima di Monti, sulla quale la Commissione Europea dovrà elaborare proposte concrete: certamente non risolve il dilemma di fondo su più crescita o più austerità, che ha animato il summit, ma il “caso Italia”, dopo le ultime clamorose elezioni, qualche riflessione l’ha portata anche tra i falchi del rigore. Sul piano interno, Monti lascia Bruxelles con ottimismo.

14/3/2013

Una due giorni di vertice che potrebbe segnare un cambio di rotta nel crescente scontro tra filosofia del rigore e filosofia della crescita all’interno del Continente.

Il premier Mario Monti ha affermato che intende portare il caso Italia e le riflessioni che ne conseguono a quello che si annuncia come il suo ultimo vertice da premier. Il vero dibattito, in un summit dal quale non ci si attendono conclusioni concrete, si sta concentrando in queste ore su quale strada intraprendere, in Europa: l’Italia vuole spingere sull’acceleratore della cosiddetta golden rule, lo scorporo degli investimenti produttivi dal computo del calcolo del deficit, in modo da ridare fiato all’economia; mentre la Francia punta più a un rilassamento dei vincoli di bilancio – il presidente transalpino Hollande entrando al vertice ha dichiarato che 'troppa rigidita' significa troppa disoccupazione: ora la crescita e' la priorita', al di la' degli impegni di bilancio che devono essere confermati'. Hollande ha chiesto la messa in opera del patto per la crescita lanciato lo scorso giugno, trovando su questo una sinergia –difficile dire quanto calcolata- con la cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha usato parole molto simili: “dobbiamo combattere la disoccupazione giovanile, dobbiamo far arrivare i soldi alla gente, affinché si trasformino in posti di lavoro”. Anche perché, come ha rilevato l’ex-presidente dell’Eurogruppo Juncker, il rischio di una ribellione sociale ora c’è. A ricordare ai 27 il clima che si respira in certi Paesi d’Europa ci hanno pensato i 15mila manifestanti venuti a Bruxelles a manifestare contro l’austerità. C’è infine una buona notizia, almeno per l’Italia – Paese osservato speciale a causa dell’enorme incertezza politica. 'Non credo che l'Italia avra' presto bisogno di un piano di salvataggio'', ha affermato l’ex-presidente dell’Eurogruppo.

14/3/2013

Vertice europeo al via questo pomeriggio a Bruxelles, con l’Italia rappresentata dal premier dimissionario Mario Monti. Monti è da stamattina nella capitale belga, dove sta preparando i lavori del summit.

Tra un’ora circa si trasferirà al prevertice del Partito Popolare a Bruxelles, dove –a quanto si è appreso- è stato invitato come ospite. Per lui si tratterà della seconda apparizione alla riunione del Ppe, dopo quella ormai storica di dicembre, quando si presentò insieme a Silvio Berlusconi, in quello che si trasformò in una sorta di processo a porte chiuse contro il leader Pdl. Oggi a rappresentare il Pdl ci sarà invece il vicepresidente della Commissione Europea Antonio Tajani. L’agenda del summit è sulla carta abbastanza tranquilla, le conclusioni non prevedono molto di più di un invito a proseguire sulla strada del rigore insieme a un richiamo alla crescita - ma è proprio su questo ormai ambiguo mix che si rischia uno scontro frontale, tra il blocco italo-franco-iberico e i Paesi del Nord. La Germania ieri è stata esplicita: il Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, ha annunciato che Berlino raggiungerà il pareggio di bilancio, nel 2015, un anno prima del previsto. E ha mostrato al resto d’Europa gli ultimi tagli di spesa, pari a cinque miliardi. Una sfida che la Francia non pare aver gradito, dopo che il presidente Francois Hollande era stato costretto ad ammettere un deficit di ben sette decimali superiore al 3% del Pil quest’anno, in violazione dei parametri di Maastricht. Il risentimento dei Paesi Mediterranei, nei confronti di un’austerità che sembra portare solo ulteriore austerità e recessione, sta divenendo palese. E non aiutano i dati Eurostat, secondo i quali -per l'Eurozona- il 2012 e' stato un anno nero per l'occupazione, tornata sotto i livelli del 2006. Tra mezz’ora i sindacati inizieranno a Bruxelles una manifestazione contro l’austerità: attese 10mila persone.

14/3/2013

Si apre oggi a Bruxelles una due giorni di vertice europeo. Italia osservata speciale.

Quanto condizionerà il caso Italia la due giorni di vertice europeo che si apre oggi a Bruxelles? Ufficialmente il Governo tedesco ha smentito che la crisi politica italiana, con tutte le incertezze che comporta, farà capolino al palazzo Justus Lipsius, sede del summit. Difficile credergli: a rappresentare il nostro Paese sarà un premier dimissionario, quel Mario Monti molto rispettato in Europa, ma ridotto ormai a comprimario, dal risultato elettorale nella Penisola. Monti si tratterrà fino a stanotte, lasciando la sua sedia libera domani, giorno in cui ci sarà la prima seduta del Parlamento. La sua agenda oggi a Bruxelles resta costellata di punti di domanda. Nè Bersani né Berlusconi saranno nella capitale europea, per i vertici delle famiglie politiche socialista e popolare. Grillo ha mandato invece a dire, in un'intervista al quotidiano economico tedesco Handelsblatt, che l'Italia -di fatto- è già fuori dall'euro. Messaggio non esattamente tranquillizzante, dal primo partito italiano. A complicare le cose si preannuncia pure il probabile scontro tra l'asse franco-italo-iberico, intenzionato a porre paletti fermi sul lato delle politiche del rigore, per rilanciare quelle della crescita, e l'Europa del Nord. Questo a costo di allungare i tempi di rientro nei parametri di Maastricht. Ieri ci si è messo pure l'Europarlamento, che ha bocciato il bilancio settennale dell'Unione, appena approvato -dopo una maratona negoziale- dai leader europei. Strasburgo chiede di aprire ora un negoziato. Su questo sfondo, l'ok al salvataggio di Cipro appare -oggi- il dossier più semplice da negoziare, per paradosso.

13/3/2013

L'Europa rafforza da ottobre il controllo sui bilanci dei Paesi comunitari, in particolare quelli con i conti pubblici più a rischio. In Italia asta dei Bot col pieno di vendite, ma rendimenti in crescita.

Bilanci nazionali sotto il controllo dell'Europa a partire da ottobre. Con un voto a stragrande maggioranza l'Europarlamento ha approvato ieri il cosiddetto "two pack", regolamento che prevede una novità fondamentale: a partire da questo autunno, tutte le manovre finanziarie nazionali, cominciando con quella del 2014, dovranno essere presentate a Bruxelles entro il 15 ottobre, per una valutazione preventiva da parte della Commissione. I Commissari potranno a quel punto presentare un parere o chiedere addirittura modifiche ai Governi: un'innovazione rivoluzionaria, che rafforza il controllo comunitario su bilanci - la cui gestione si è rivelata fin troppo allegra, in passato. Come ha fatto notare il Commissario agli Affari Economici Olli Rehn, se questo controllo fosse iniziato contestualmente al varo dell'euro, oggi ci troveremmo con una crisi finanziaria meno severa. Gli eurodeputati hanno inserito una clausola, che obbliga la Commissione a non bocciare misure orientate alla crescita, nel nome del rigore. Una svolta interessante per Paesi come l'Italia. L'altro regolamento del two pack riguarda invece l'applicazione delle norme sulla sorveglianza multilaterale ai Paesi dell'Eurozona in difficoltà. In Italia -intanto- il Tesoro ha venduto tutti i 7,75 miliardi di euro di Bot a un anno, ma e' stato costretto ad offrire rendimenti piu' alti, rispetto all'asta precedente. La domanda e' stata pari a una volta e mezzo l'importo offerto. Ininfluente il recente downgrade di Fitch.

12/3/2013

Il parlamento ungherese ha approvato le modifiche costituzionali volute dal governo di Viktor Orban. L'Europa protesta, preoccupata per una deriva autoriaria nel cuore dell'Unione.

Tira dritto, il premier ungherese Viktor Orban, incurante degli appelli europei: ieri per la quarta volta ha modificato la costituzione del Paese, limitando i poteri dell'Alta Corte, e introducendo una serie di norme che limitano seriamente i diritti civili. Nei fatti, la Corte Costituzionale ungherese viene esautorata dall'avere l'ultima parola sulle leggi del Governo, quando queste vengono approvate da una maggioranza dei due terzi dei deputati. Peggio ancora, sono stati annullati i verdetti precedenti della corte, cancellando così oltre 20 anni di giurisprudenza. Nel pacchetto votato ieri, conosciuto come il "quarto emendamento", sono presenti nuove limitazioni della libertà individuale: gli studenti che ricevono borse di studio statali non possono emigrare all'estero per dieci anni, i clochard non potranno più dormire nelle strade, mentre la legge non considererà altre forme di famiglia diverse dal matrimonio tra uomo e donna. Con questo pacchetto il Governo Orban, di destra, compie un ulteriore passo di allontanamento dagli standard europei, avvicinandosi a quelli dei Paesi autoritari: gli emendamenti alla Costituzione ungherese ''destano preoccupazione per il rispetto dello Stato di diritto, delle leggi europee e degli standard del Consiglio d'Europa''. Così, in una dichiarazione congiunta, Commissione Europea e Consiglio d'Europa.

6/3/2013

Alla fine anche l'Europa, con i suoi inevitabili bizantismi, si avvicina al traguardo del varo del tetto ai bonus dei banchieri. Chi opera nel mondo finanziario, trader compresi, non potrà più speculare e guadagnare somme da favola nel solo nome del profitto.

Lo stop di ieri all'Ecofin ha rappresentato solo una concessione temporanea alla Gran Bretagna. Che cerca di portare a casa qualche risultato in più. Chiariamo subito una cosa: l'Ecofin di ieri ha registrato l'unanimità dei 27 Paesi sulle nuove e più stringenti regole relative ai requisiti di capitale bancari, previsti da Basilea 3. L'unico -controverso- punto che ha bloccato tutto riguarda il tetto al bonus per i banchieri, che nella forma attuale prevede che non possa superare il 100% della remunerazione fissa, raddoppiabile solo con l'avallo della maggioranza degli azionisti. Il Governo di David Cameron teme l'onda negativa di una simile regolamentazione sulla City, motore non solo economico ma anche finanziario di Londra. Il problema è l'isolamento britannico: per questo l'obiettivo inglese appare ormai limitato al rinvio dell'entrata in vigore del pacchetto a luglio 2014, smussando alcuni punti critici, quali le remunerazioni sul lungo periodo dei banchieri. L'intesa in sè non è più in discussione. Lo stop temporaneo all'accordo ha fatto saltare i nervi al presidente dell'Europarlamento Martin Schulz, che si è detto "profondamente deluso". Poi, col passare delle ore, il quadro si è chiarito: salvo clamorosi sviluppi, ad aprile sarà tutto approvato. Anche l'Europa, dopo la Svizzera, dà un segnale chiaro a milioni di cittadini in crisi, pressati dal giogo di un'austerità provocata anche da una gestione troppo disinvolta della finanza. Il problema però sono i tempi. Ci sono voluti quasi due anni per tradurre in normativa propositi sacrosanti. L'Europa deve imparare a fare più in fretta, senza tergiversare, se vuole essere di esempio alle altre potenze.

5/3/2013

Nessun accordo oggi all'Ecofin sul tetto al bonus dei banchieri. Ma ormai è solo questione di tempo.

La Gran Bretagna blocca -ma solo per il momento- il via libera europeo al tetto dei bonus per i banchieri. Londra ha chiesto altre due settimane, per affinare la nuova normativa comunitaria, trovandosi completamente isolata all'interno dell'Ecofin. Una vittoria di Pirro, per David Cameron, che non impedirà l'accordo politico, entro la fine del mese, sul nuovo regolamento Basilea 3, che comprende proprio le regole sui trader. In base a queste, i bonus non potranno essere superiori al 100% della remunerazione fissa, raddoppiabile solo col consenso della maggioranza degli azionisti. Londra, impegnata a difendere l'importante hub finanziario della City, ha argomentato che un simile regolamento porterebbe al rischio di un incremento dei salari fissi, per compensare il calo dei bonus. Ma tutto ciò che è riuscito a strappare il titolare delle Finanze George Osborne è stata l'apertura tedesca a concedere qualche giorno in più, prima di chiudere l'intesa, in modo da avere l'unanimità, in vista del voto finale dell'Europarlamento ad aprile. Londra potrebbe guadagnare tempo anche sulla data di entrata in vigore del nuovo regolamento, che potrebbe slittare a luglio 2014, anzichè gennaio. Il tetto ai bonus dei manager è parte di un pacchetto più ampio, Basilea 3, che mira a rendere più stringenti i requisiti di capitale delle banche. Deluso per il rinvio il presidente dell'Europarlamento Martin Schulz, che ha attaccato la posizione della Gran Bretagna, mentre il Ministro dell'Economia Vittorio Grilli è più ottimista: ''abbiamo approvato il testo, se poi in sede tecnica si riesce a migliorarlo, meglio, ma abbiamo una larga convergenza, quindi il compromesso e' stato approvato''.

5/3/2013

Italia in primo piano ieri sera all'Eurogruppo.

L'Europa ribadisce all'Italia l'invito alla responsabilità": ''ognuna delle parti interessate nelle vicende politiche italiane deve contribuire alla stabilita' dell'Eurozona, e rispettare gli accordi presi per mettere in sicurezza l'euro''. Così il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, concludendo l'Eurogruppo ieri sera. Bruxelles è seriamente preoccupata dall'incertezza politica venutasi a creare nell'ultima settimana: Dijsselbloem non ne fa mistero, quando afferma di seguire da vicino l'evolversi della situazione, e che "il risultato delle elezioni dà un quadro complicato. Ma è responsabilità dei partiti politici" -precisa- "trovare una soluzione". Infine lo stesso presidente dell'Eurogruppo prova con qualche difficoltà a disinnescare qualsiasi interpretazione ufficiale di deriva populista in Italia. "E' un messaggio antiausterità, quello che arriva da Roma?", gli viene chiesto. "Per me è difficile capirlo", ribatte, "ma noto che la prima forza politica in Italia non è antieuropea". Alla richiesta di chiarezza -in tempi rapidi- fatta all'Italia si accodano presto i Ministri delle Finanze di Finlandia, Lussemburgo e Austria, mentre la Francia coglie la palla al balzo, col Ministro Pierre Moscovici, per rilanciare la sua campagna contro l'austerità: "quello italiano è un voto anticrisi, sappiamo bene che la crisi porta al populismo", dice. La domanda resta: quanto l'Europa è disposta ad aspettare, prima di far sentire con forza la voce a Roma? Su Cipro, l'obiettivo ora è raggiungere un accordo sul programma di salvataggio entro fine mese. Buone notizie infine dalla Lettonia, che oggi presenterà richiesta formale per aderire all'euro.

4/3/2013

Eurogruppo in pieno svolgimento stasera a Bruxelles, con due temi caldi in agenda. Il primo è l'Italia, con l'instabilità politica che inquieta sempre di più le capitali europee.

Al suo arrivo a Bruxelles il Ministro dell'Economia Grilli ha preferito non rilasciare dichiarazioni, mentre la collega finlandese Urpilainen ha osservato che il risultato elettorale italiano "sta aumentando l'incertezza dei mercati, ma molto dipende da quanto velocemente ci sarà un nuovo Governo". Un commento sulla necessità di ristabilire condizioni di stabilità politica è venuto anche dall'austriaca Maria Fekter. Dietro le quinte si sta tenendo il vero dibattito che ha per protagonista il nostro Paese: almeno per ora, nelle dichiarazioni ufficiali della serata, non ci si attende molto di più di una richiesta di proseguire nell'implementazione delle misure di austerità, e nella messa a punto del piano di riforme, avviati dal Governo Monti. L'altro tema al centro della discussione è Cipro: arrivando a Bruxelles, il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloom ha confermato che l'obiettivo resta quello di trovare un accordo per il salvataggio dell'isola a marzo, dopo le ultime elezioni presidenziali. Qualche novità importante su questo dossier -ha lasciato intravedere Dijsselbleom, potrebbe emergere già in serata. Più freddi invece il titolare delle Finanze francese Pierre Moscovici -che non si aspetta decisioni oggi- e il sottosegretario olandese Frans Weekers, che prevede sì decisioni su Cipro... ma solo alla fine del mese.

27/2/2013

La cauta reazione iniziale di Europa e Stati Uniti alle elezioni italiane ha lasciato spazio, col passare delle ore, a sempre più evidenti segnali di allarme, da parte degli alleati: un portavoce della Casa Bianca è stato molto esplicito, ''gli italiani hanno votato - ora sta ai partiti formare il Governo''.

L'Europa è in allarme rosso: stasera il premier dimissionario Monti incontrerà a Bruxelles il presidente della Commissione Barroso. La Germania è il Paese che guarda con maggiore preoccupazione all'Italia: durissima la dichiarazione del candidato cancelliere socialdemocratico Peer Steinbruck: "inorridisco per il fatto che abbiano vinto due clown''. Steinbruck attacca Berlusconi: un "clown con un alto livello di testosterone''. Più diplomatica la Cdu di Angela Merkel, dove però il commento più ottimista sulle elezioni italiane parla di esito "catastrofico". La stessa cancelliera avrebbe abbozzato commenti di prammatica: "l'Italia troverà la sua strada, il voto italiano non è stato contro l'austerity del Governo Monti". A Bruxelles l'aria ieri era decisamente rarefatta. Il portavoce della Commissione Oliver Bailly si è detto pienamente fiducioso del processo democratico. A patto che Roma mantenga gli impegni su conti pubblici e riforme strutturali. Più esplicito il presidente dell'Europarlamento, il socialista tedesco Martin Schulz, che parla di risultato elettorale "molto difficile" per l'Italia e l'Europa. Schulz chiede "un governo stabile'', ma riconosce il voto di protesta. Infine, il neopresidente dell'Eurogruppo, l'olandese Dijsselbloem, ha esortato l'Italia a tenere fede ai suoi impegni su conti e riforme, sottolineando che non c'è alcuna "esultanza" dopo i risultati elettorali.

27/2/2013

Eurostat lancia l'allerta sul rischio povertà per i minori in Europa. L'Italia tra i Paesi più in difficoltà.

Allarme europeo su giovani e bambini: nel 2011 il 27% dei cittadini minorenni erano a rischio di poverta' ed esclusione sociale. Così Eurostat ha fotografato una situazione preoccupante, che vede l'Italia ben al di sopra della media europea, con il 32,3%. Secondo le statistiche comunitarie, i bambini e i giovani minorenni sono maggiormente a rischio poverta' ed esclusione sociale, rispetto alle altre categorie. Quella che esce dalle statistiche è un'Europa dove le disparità sociali contano - purtroppo: un minore su due, figlio di genitori con basso titolo di studio, è a rischio povertà: rischio che si riduce solo al 7%, qualora sia figlio di laureati. I Paesi in cui la situazione di bambini e ragazzi minorenni e' piu' difficile sono Bulgaria, Romania e Lettonia. L'Italia è al settimo posto, in questa inquietante classifica. Basso rischio povertà per i minori di Svezia, Danimarca e Finlandia. La situazione si aggrava ulteriormente -in Europa- per i figli degli immigrati, a rischio in un caso su tre. Se i minori sono i più esposti al rischio povertà, non se la passano bene -in tempo di crisi- neppure le classi senior: un adulto su quattro e un anziano su cinque si trovavano in difficoltà, due anni fa.

26/2/2013

Reazioni improntate alla prudenza in Europa, dopo le elezioni italiane. Ma la preoccupazione è evidente.

Una doccia gelata, per un'Europa che aveva incrociato le dita per un Governo stabile a Roma: il giorno dopo il voto, a Bruxelles il clima è teso. Il portavoce della Commissione Oliver Bailly nota il messaggio di preoccupazione inviato dagli elettori italiani: Bruxelles si dice però pienamente fiduciosa del processo democratico. A patto che Roma mantenga gli impegni su conti pubblici e riforme strutturali. Di "quadro complesso" parla il Commissario Europeo all'Economia Olli Rehn, che si dice però fiducioso, sulle possibilità di trovare una soluzione all'impasse. Più esplicito il presidente dell'Europarlamento, il socialista tedesco Martin Schulz, che parla di risultato elettorale "molto difficile" per l'Italia e l'Europa. Schulz chiede "un governo stabile'', ma riconosce il voto di protesta. Alta tensione in Germania, dove i telegiornali continuano ad aprire con le notizie dall'Italia: il Ministro degli Esteri Guido Westervelle si auspica un Governo stabile e operativo, nell'interesse di tutta l'Europa, per fare le riforme. Getta acqua sul fuoco il Ministro delle Finanze francese Pierre Moscovici: i risultati "complicati" delle elezioni in Italia "creano difficoltà", ma non rimettono in discussione i progressi della zona euro". Di diverso registro il messaggio dalla Spagna, Paese in profonda crisi: ''estrema preoccupazione'' per la risposta dei mercati alle elezioni in Italia è stata espressa dal titolare degli esteri Jose Manuel Garcia Margallo. I risultati del voto sono ''un salto nel nulla, che non fa prevedere niente di buono per l'Italia e per l'Europa''.

26/2/2013

Confusione assoluta e preoccupazione alle stelle, in Europa e negli Stati Uniti, per elezioni italiane che hanno -a tutti gli effetti- lanciato il segnale peggiore, ai Paesi partner.

A tarda serata lo smarrimento è evidente sulle principali testate online, che dopo ore di incertezza -rese confuse da proiezioni contraddittorie- emettono i primi giudizi: il Financial Times anticipa che l'Italia si prepara già a nuove elezioni, mentre la Bbc parla apertamente di impasse. Durissima la tedesca Sueddeutsche Zeitung: nell'edizione oggi in edicola apre con un titolo su Berlusconi -"sorprendentemente forte"- ma intanto online titola: "in Italia regnano populismo, grida e bugie", chiedendosi -testuale- come sia possibile che i comici Berlusconi e Grillo possano essere stati premiati dagli elettori. Più diplomatica la Faz, che guarda invece al centrosinistra e alla necessità di trovare un alleato per formare una coalizione. Per lo spagnolo El Pais l'avanzata di Berlusconi complica la governabilità in Italia, El Mundo non esita a definire già il nostro Parlamento ingovernabile. Il francese Le Figaro incolpa il ritorno di Berlusconi per la caduta dei mercati, mentre il New York Times chiosa: "gli italiani hanno votato contro l'austerità, ma ciò può significare lo stallo in Parlamento". Bocche cucite -o quasi- a Bruxelles, dove il risultato di instabilità politica e l'avanzata delle forze antieuropeiste hanno gelato le istituzioni comunitarie: i popolari europei, che avevano puntato su Monti scaricando Berlusconi, si limitano a chiedere una prosecuzione delle riforme. Identiche paure e timori sull'altra sponda dell'Atlantico, con gli Stati Uniti che seguono molto da vicino le elezioni italiane. All'estero, insomma, il risultato è considerato il peggiore -o quasi- possibile.

26/2/2013

Riforme nei prossimi tre mesi, ha chiesto Bruxelles all'Ucraina nel corso del summit svoltosi ieri. Kiev si impegna in questo senso, ma -sullo sfondo- incombe pure l'ombra di Mosca.

Fino a maggio: il vertice Europa-Ucraina produce un'intesa interlocutoria, che allunga di altri tre mesi la scadenza, affinché Kiev porti a termine le riforme richieste. Bruxelles, in cambio, mantiene aperta la porta a un accordo di associazione, oltre che a un sostegno finanziario -d'intesa con l'Fmi- in favore del Paese esteuropeo. Questi i principali risultati di un summit, che non ha sfiorato -almeno ufficialmente- il tema della detenzione dell'ex-leader Yulia Timoshenko. E quando lo ha fatto, è stato solo in modo indiretto. Bruxelles chiede infatti a Kiev la ''riforma del sistema giudiziario'' e lo stop alla giustizia selettiva, cosi' come significativi cambiamenti della legge elettorale. Sullo sfondo, resta un tira e molla geopolitico, che vede proprio l'Ucraina al centro della contesa. Mosca intende attrarre Kiev all'interno della propria orbita di influenza, disegnata intorno all'Unione Doganale Euroasiatica - Unione che include Russia, Bielorussia e Kazakistan: Bruxelles ribatte che l'Ucraina deve scegliere. Se aderisce all'orbita di Mosca, non può siglare un'intesa per l'adesione all'area di libero scambio con l'Europa, ha reso chiaro il presidente della Commissione José Barroso. A maggio Bruxelles e Kiev verificheranno i progressi fatti: l'obiettivo è chiudere l'accordo di associazione -senta altri intoppi- entro novembre.

25/2/2013

L'Europa tira un sospiro di sollievo, in attesa dei risultati -oggi- del cruciale voto in Italia: alle presidenziali di Cipro ieri ha vinto -come da pronostici- l'interlocutore considerato più affidabile e credibile, in vista di quello che si annuncia come l'ennesimo salvataggio di un Paese dell'Eurozona.

Nikos Anastasiades, 66enne leader del partito di centrodestra Unione Democratica, ha vinto il ballottaggio con il 57,47% dei voti, sconfiggendo l'esponente della sinistra Stavros Malas. Anastasiades è considerato a Bruxelles -ma soprattutto dalla cancelliera tedesca Merkel- il politico più indicato per portare fuori Cipro dalla crisi finanziaria in cui è precipitata, dopo essere stata travolta dall'onda lunga del dramma greco, Paese col quale l'isola mediterranea è legata a doppio filo, per motivi storici e politici. Nicosia ha bisogno di un prestito basso, che non arriva a 18 miliardi: ma ne ha bisogno prima di giugno, quando arrivano a scadenza 1,4 miliardi di titoli di Stato. Il sistema bancario cipriota ha visto azzerare il proprio rating, il Governo da un anno non ha accesso al mercato del debito. Servono riforme strutturali pesanti, che Bruxelles chiede per varare nelle prossime settimane il prestito internazionale: l'Europa crede che Anastasiades sia l'uomo giusto, razie al suo pragmatismo, per garantirle. Cipro rappresenta anche uno snodo geopolitico, nel delicato risiko mediterraneo: da ieri Angela Merkel si trova in Turchia per una visita di Stato. Oggi incontrerà il premier Erdogan: un faccia a faccia delicato, con Ankara sul punto di abbandonare la prospettiva di integrazione europea. E nei prossimi giorni, di ritorno in Germania, la Merkel incontrerà anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

24/2/2013

Tutto come previsto sorpresa nel ballottaggio delle elezioni presidenziali a Cipro. I risultati definitivi hanno confermato l'agevole vittoria per Nikos Anastasiades, che ha ottenuto il 57,47% dei consensi, contro il 42,52% del rivale Stavros Malas. Anastasiades, 66 anni, avvocato, guida il partito di centrodestra Unione Democratica.

Rileva Demetris Christofias, l'ultimo leader comunista di un Paese europeo. Anastasiades ha vinto la prima elezione interamente dominata da temi economici: per una volta, a farla da padrone non è stato la sempre irrisolta questione della riunificazione dell'isola. Cipro, Paese membro dell'Eurozona, attraversa da mesi una pesante crisi, che renderà necessario entro l'estate un pacchetto di aiuti europeo e internazionale, sul modello di quelli greco, portoghese e irlandese. Determinante nel mettere in crisi l'economia della piccola isola il crollo dell'economia greca, Paese con il quale Nicosia mantiene forti legami di dipendenza. L'elezione di Anastasiades -che vanta buoni legami con la cancelliera tedesca Angela Merkel- apre, secondo gli analisti, la fase vera e propria del salvataggio di Cipro: a giugno vanno in scadenza 1,4 miliardi di titoli. Serve un prestito da Bruxelles. L'Eurogruppo è disponibile a decidere già a marzo sul salvataggio, ma chiede al Governo cipriota una stretta sulle banche, una seria riforma delle pensioni e un rigido piano di privatizzazioni. Una ricetta amara, che scatenerà probabilmente un'ondata di proteste sindacali. Riforme lacrime e sangue per salvare l'isola dal default: questa la sfida che attende il pragmatico e carismatico Anastasiades.

24/2/2013

Gli occhi dell'Europa sull'Italia: sarà un weekend ad alta tensione per il Vecchio Continente, già da stasera con gli occhi sull'isola di Cipro, dove è esploso l'ultimo focolaio di crisi.

A Cipro si vota per il ballottaggio nelle presidenziali, tappa necessaria prima dell'inevitabile memorandum d'intesa con la troika internazionale, in grado di far affluire nelle casse di Nicosia -travolta dall'onda lunga della crisi greca- il prestito utile ad evitare guai più seri. Ma il vero centro gravitazionale del Vecchio Continente si sposterà -da domani- sull'Italia: finita la parentesi del Governo tecnico, che aveva rassicurato Bruxelles nei mesi più drammatici della crisi, le principali capitali europee guarderanno con appensione al risultato delle elezioni nella Penisola. Il contesto economico non è favorevole, come ha ricordato la Commissione Europea nelle ultime stime, che hanno ulteriormente spostato in avanti l'arrivo della ripresa, hanno avvertito del rischio aumento della disoccupazione, e hanno abbassato le stime del Pil del Belpaese per quest'anno. Unico dato positivo: il calo del deficit, che colloca l'Italia tra i Paesi più virtuosi. Per questo il mantra da Bruxelles resta sempre lo stesso: non deviare dal consolidamento di bilancio iniziato. Dalla politica ai mercati: anche le piazze d'affari guardano con grande interesse alle elezioni italiane, dopo una settimana di attesa e incertezza, mentre lo spread mostrava nuovamente qualche linea di febbre. Insomma, altre 48 ore ad alta tensione, per l'Europa.