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23/2/2013

Tutt'altro che ottimistiche le previsioni economiche della Commissione Europea: il 2013 sarà un altro anno di crisi, anche per l'Italia. Su la disoccupazione.

Ripresa economica ancora rinviata per l'Eurozona, con stime di crescita che peggiorano pure per l'Italia: le previsioni d'inverno della Commissione Europea dipingono un'Europa dove solo la Germania, tra i grandi Paesi, mantiene un Pil positivo, ma solo di mezzo punto, nel 2013. L'insieme dell'Eurozona cala di tre decimali, mentre l'Italia scivola giù di ben un punto. Per la Penisola la ripresa arriverà solo il prossimo anno, se tutto andrà bene, quando il Pil farà segnare +0,8%. L'Italia registra un buon risultato nel rapporto deficit/pil, che quest'anno dovrebbe attestarsi poco sopra i due punti: una cifra che rassicura il Commissario Europeo agli Affari Economici Olli Rehn: "Roma ha portato il deficit sotto il 3% per quest'anno il prossimo, e' in linea con la correzione". Rehn lascia persino intravedere una possibile chiusura della procedura di infrazione. E puntualizza: ''all'Italia non serve una nuova manovra". Infine aggiunge: i conti italiani continueranno ad essere monitorati, affinché restino sulla strada del consolidamento. Chi invece rischia di dover prendere misure importanti -su impulso di Bruxelles- è la Francia, il cui deficit è stimato a quasi il 4%, con una crescita quasi nulla. "A maggio valuteremo se concedere a Parigi un anno in più per la correzione del deficit", fa sapere la Commissione. Il Governo transalpino spinge intanto -in modo esplicito- in questa direzione. Ma a preoccupare è soprattutto la disoccupazione: Rehn sottolinea la situazione di un'Europa spaccata in due, tra un Centronord sotto il 10% di senza lavoro, e un Sud in palese difficoltà: nonostante la ripresa prevista, la disoccupazione in Italia dovrebbe toccare il 12% il prossimo anno. Saremo tra i pochi Paesi a far registrare un ulteriore peggioramento nel 2014.

20/2/2013

Italia in netto progresso sul fronte della trasposizione delle normative europee. Gli elogi arrivano direttamente da Bruxelles, all'interno del rapporto di analisi semestrale.

Per una volta l'Italia ha smentito gli stereotipi di pecora nera in Europa: i complimenti arrivano addirittura dalla Commissione Europea, che ieri ha definito "impressionanti" i risultati della Penisola nel ridurre il deficit di trasposizione delle normative comunitarie all'interno delle leggi italiane. Roma ha portato il deficit dal 2,4% allo 0,8% tagliando un traguardo storico: mai prima d'ora, fanno notare da Bruxelles, l'Italia era scesa sotto la soglia dell'1%. Un'operazione cominiciata -coincidenze della storia- nel novembre 2011, con l'avvento del Governo Monti, a forte trazione europeista. E' stato proprio l'attuale esecutivo a spacchettare la Legge Comunitaria, dividendo trasposizioni delle direttive europee e procedure di infrazione. La mossa ha snellito l'intero iter, permettendo di centrare il traguardo. Anche se -fanno notare sempre da Bruxelles- l'Italia resta il Paese con il maggior numero di procedure d'infrazione aperte (oltre 60), seguita da Spagna e Grecia. Anche qui però i progressi sono notevoli, rispetto al passato. La trasposizione di direttive e regolamenti europei nella legislazione nazionale rappresenta solo l'ultima tappa di un lungo iter, che prevede spesso la codecisione -a livello europeo- tra Governi ed Europarlamento.

19/2/2013

Smorza le speranze su possibili margini di manovra all'interno dei conti pubblici per i Paesi altamente indebitati, al di là delle promesse elettorali, il presidente della Bce Mario Draghi. Intervenendo all'Europarlamento, Draghi afferma: "il consolidamento fiscale, per i Paesi ad alto debito, è inevitabile.

Questo porta ovviamente a effetti di contrazione nel breve periodo: il punto quindi non è posticipare il consolidamento fiscale, ma mitigarne gli effetti, puntando sul taglio delle spese, anzichè su maggiori tasse, e premendo sull'acceleratore delle riforme strutturali". Il quadro che il presidente della Bce delinea da Bruxelles è tutt'altro che roseo: pochi margini, dunque, per manovre di spesa, e pochi margini per un allentamento delle manovre di messa in sicurezza dei conti, all'interno di un contesto dell'economia reale che -afferma- non migliora, nonostante alcuni segnali di stabilizzazione. Draghi spinge per un ristabilimento del flusso del credito, in un contesto di imprese che soffrono. Infine, Draghi ha parole anche per l'Italia, in particolare le banche della Penisola: "il sistema bancario italiano si è dimostrato solido alla crisi, ma oggi soffre dell'esposizione alla prolungata recessione, è lì che le sofferenze aumentano, e mostra la sua fragilità.

18/2/2013

"Le riforme sono tuttora necessarie per assicurare l'uscita dell'Europa dalla crisi. Gli indicatori segnalano ancora debolezza all'inizio del 2013, cui dovrebbe seguire una ripresa molto graduale, più avanti nell'anno".

Rispondendo alle domande degli europarlamentari, il presidente della Bce Mario Draghi ammette che non si sono ancora registrati miglioramenti nell'economia reale, dopo il tunnel della crisi, ma ci sono i primi segnali di una ripresa della fiducia dei consumatori, anche se a livelli molto bassi. Draghi non nasconde neppure la necessità di nuovi sforzi considerevoli da parte dei Governi, affinché l'Europa ripristini stabilità e crescita. Il presidente della Bce ha parlato pure della questione cambi, che ha catalizzato l'attenzione negli ultimi giorni: il tasso di cambio dell'euro ''non e' un obiettivo delle politiche della Bce'', ma e' ''importante per crescita e inflazione''. E ha garantito: l'inflazione annuale ''continua a moderarsi'', e ''scendera' sotto il 2% nel breve periodo''. Il presidente della Bce ha avuto parole anche per il sistema bancario della Penisola. Infine, sul caso Monte dei Paschi: la situazione difficile in cui si trova la banca, che resta comunque un ''caso isolato'', ''non e' solo questione di gestione bancaria ma anche di attivita' criminale''.

15/2/2013

Ora è ufficiale: l'Italia vive la peggiore recessione da 20 anni. Nell'arco del 2012 il Pil italiano e' diminuito del 2,2% rispetto all'anno precedente. E col -0,9% nell'ultimo trimestre, la Penisola fa peggio di Francia e Germania. Per l'Eurozona, dati poco confortanti.

''I dati sul pil sono sotto le aspettative dei mercati: siamo consapevoli che l'attivita' economica resta debole, e tornera' positiva gradualmente solo nella seconda meta' del 2013'': così la Commissione Europea ha commentato l'ulteriore -inquietante- segnale di allarme arrivato dalle statistiche sul Pil, che indicano un -0,6% nell'Eurozona, per il quarto trimestre 2012, con le due locomotive -Germania e Francia- in preoccupante frenata. Il Pil tedesco si è contratto dello 0,6%, quello francese dello 0,3%. L'Italia ormai fa sempre più il gambero, con un calo del Pil pari al 2,2% nell'arco dell'intero anno, e di quasi un punto nell'ultimo trimestre, quando tutti i settori produttivi sono andati male. Peggio di noi -in Europa- solo il Portogallo. E brutte notizie per l'Eurozona in generale, con dati che sono risultati peggiori, rispetto alle attese. Al punto che per trovare statistiche così negative occorre tornare al 2009, quando l'economia continentale subì i contraccolpi del fallimento della Lehman Brothers. La Bce -come la Commissione- ha spostato la teorica ripresa della crescita alla seconda metà dell'anno, grazie "a una politica monetaria accomodante'', ''al miglioramento del clima di fiducia nei mercati e alla loro minore frammentazione''. Un'indagine di Francoforte tra gli economisti privati ha però smorzato ogni ottimismo, restituendo la previsione di una crescita zero -per l'Europa- nel 2013.

15/2/2013

Importanti novità in vista sulla Tobin Tax, o tassa sulle transazioni finanziarie europea. A presentarle ieri la Commissione.

La Commissione Europea propone di ampliare il raggio d'azione della Tobin tax, già approvata -per cooperazione rafforzata- da undici Paesi, tra cui l'Italia. In base alla nuova proposta, l'imposta colpira' tutte le transazioni che hanno origine negli Stati che hanno dato l'ok all'introduzione, anche qualora i prodotti venissero scambiati in Paesi esterni all'accordo. Insomma, la Tobin Tax colpirebbe azioni, titoli e obbligazioni che abbiano un qualsiasi legame con il gruppo degli undici Paesi che l'hanno approvata. Bruxelles spinge per includere nel gruppo anche i titoli di Stato - eventualità, quest'ultima, che non piace però all'Italia. Presentando la proposta, il commissario alla Fiscalità Algediras Semeta ha indicato che la tassa dovrebbe consentire di raccogliere fra i 30 e i 35 miliardi di euro l'anno. Saranno applicate aliquote minime pari allo 0,1% per azioni e obbligazioni, e allo 0,01% per i derivati. Immediata l'opposizione britannica alle novità proposte da Bruxelles: Londra ha già fatto sapere che non tollererà che un'imposta cui non ha voluto aderire, rientri ora dalla porta di servizio.

14/2/2013

Nell'arco del 2012 il Pil italiano e' diminuito del 2,2% rispetto all'anno precedente. E col -0,9% nell'ultimo trimestre, la Penisola fa peggio di Francia e Germania. Per l'Eurozona, dati poco confortanti.

''I dati sul pil sono sotto le aspettative dei mercati: siamo consapevoli che l'attivita' economica resta debole, e tornera' positiva gradualmente solo nella seconda meta' del 2013'': così la Commissione Europea ha commentato l'ulteriore -inquietante- segnale di allarme arrivato dalle statistiche sul Pil, che indicano un -0,6% nell'Eurozona per il quarto trimestre 2012, con le due locomotive -Germania e Francia- in preoccupante frenata. Il Pil tedesco si è contratto dello 0,6%, quello francese dello 0,3%. Molto peggio il Pil italiano, che ha perso quasi un punto. In tutti i casi si tratta di dati peggiori, rispetto alle attese. Soprattutto, si tratta del dato peggiore da quattro anni a questa parte, quando l'economia europea subì i contraccolpi del fallimento della Lehman Brothers. La Bce -come la Commissione- ha spostato la teorica ripresa della crescita alla seconda metà dell'anno, grazie a una politica monetaria accomodante'', ''al miglioramento del clima di fiducia nei mercati e alla loro minore frammentazione''. Un'indagine di Francoforte tra gli economisti privati ha però smorzato ogni ottimismo, restituendo la previsione di una crescita zero -per l'Europa- quest'anno. Infine, sul fronte dei cambi, fronte che ha subito forti contraccolpi nei giorni scorsi, un'anticipazione della bozza di conclusioni del G20 finanziario, in programma nel weekend, afferma che i Paesi del gruppo si impegnano sia ad evitare politiche di svalutazione competitive, sia a monitorare possibili eccessi nelle politiche monetarie.

13/2/2013

Giornata molto movimentata ieri sul mercato valutario: in campo il G7, l'Ecofin e la Bce.

Nega che sia in corso una guerra delle valute e rifiuta qualsiasi tentativo di portare la Bce a muoversi sui cambi, violandone così l'indipendenza: Mario Draghi -in un'audizione a porte chiuse al Congresso spagnolo- respinge al mittente quella che definisce l'inopportunità di alcune dichiarazioni sui tassi di cambio. Il presidente della Bce si riserva però di verificare l'impatto dell'apprezzamento dell'euro sulla stabilità dei prezzi. Le parole di Draghi sono coincise con una giornata molto confusa sul mercato valutario, iniziata con un comunicato straordinario dei Paesi del G7, che hanno ribadito di non avere obiettivi sui tassi di cambio, che devono essere determinati dal mercato. La dichiarazione ha fatto ulteriormente calare lo yen, la moneta al centro delle maggiori accuse di una svalutazione pilotata dal Governo nipponico. Poi -nel pomeriggio- nuovo colpo di scena: una fonte anonima del G7 precisa che "il comunicato segnalava proprio la preoccupazione sugli eccessivi movimenti dello yen". E la valuta giapponese ha cominciato a salire. Il tema sta avendo ripercussioni anche in Europa, dove la Francia spinge per un coordinamento politico nel contrastare il forte apprezzamento dell'euro. La Germania però non si allinea alla posizione di Parigi.

13/2/2013

Vertice europeo oggi alle 17.30 a Bruxelles, sullo scandalo della carne equina, ritrovata all'interno di prodotti venduti nei supermercati inglesi.

L'allarme carne da cavallo approda oggi in Europa, con una riunione ministeriale per discutere del caso che ha coinvolto il gigante dei surgelati svedese Findus. La vicenda ha avuto origine in Gran Bretagna, con la scoperta di confezioni di lasagne contenenti carne di cavallo, al posto del più comune manzo. Lasagne confezionate da una società appaltatrice francese, la Comigel, con carne di origine rumena, transitata attraverso un trader prima olandese, poi cipriota. Lo scandalo ha sollevato più di una domanda sui passaggi che compongono la catena di produzione alimentare in Europa, la cui complessità può mettere a rischio -teoricamente- la sicurezza dei consumatori. La Commissione si è difesa sostenendo che non si tratta di una questione di sua competenza, in quanto -nel caso specifico- siamo di fronte più a un problema di etichettatura, che non di allarme per la salute. Bruxelles ha pure sottolineato la rapidità con la quale si è risaliti alla fonte del processo di preparazione del prodotto. Intanto lo scandalo si estende: dopo Francia e Gran Bretagna, ieri confezioni di carne sono state ritirate anche dai supermercati olandesi e tedeschi. E a Parigi è stata aperta un0inchiesta per truffa.

12/2/2013

I commenti di alcune autorità in tema di tassi di cambio sono ''inopportuni'', o comunque ''infruttuosi''. Va all'attacco sul tema del momento il presidente della Bce Mario Draghi, che ha parlato a porte chiuse al Congresso dei Deputati spagnolo.

Draghi ha precisato che i commenti inappropriati sono quelli che intendono ''indirizzare la Bce a muoversi sui cambi, in violazione della sua indipendenza". E' ''esagerato'' parlare di una guerra delle valute, ha aggiunto Draghi, spiegando che ''non si vede nulla del genere''. Le parole di Draghi sono coincise con una giornata decisamente confusa sul mercato valutario, iniziata con un comunicato straordinario dei Paesi del G7, che hanno ribadito l'impegno a non perseguire livelli predeterminati nei cambi. La dichiarazione ha fatto rapidamente calare lo yen, la moneta al centro dei maggiori sospetti di una svalutazione teleguidata dal Governo nipponico. Poi -nel pomeriggio- l'ennesimo colpo di scena: una fonte anonima del G7 ha precisato che "il comunicato segnalava la preoccupazione sugli eccessivi movimenti dello yen". E la valuta giapponese ha ripreso a salire. Il tema sta avendo ripercussioni anche in Europa, dove la Francia -all'Eurogruppo- ha esplicitamente chiesto un'azione coordinata per contrastare il forte apprezzamento dell'euro. Parigi si è scontrata con il nein di Berlino, mentre il neopresidente dell'Eurogruppo Dijsselbloem rinviava ogni discussione al G20 in programma nel fine settimana. Parlando all'Ecofin, il Commissario agli Affari Economici Olli Rehn ha affermato che ''non bisogna trasformare i tassi di cambio in un obiettivo politico". Rehn ha aggiunto che l'obiettivo è proseguire con una politica coordinata contro le svalutazioni competitive.

12/2/2013

Cambi, banche e fondo salva-Stati, Cipro: questi i tre temi al centro dell'Eurogruppo di ieri sera a Bruxelles.

E' stato un Eurogruppo decisamente interlocutorio, quello in cui ha fatto il suo esordio ufficiale il nuovo presidente, l'olandese Jeroen Dijsselbloem. Al centro dell'agenda il problema dei cambi, con la Francia decisa a mettere in discussione l'eccessiva forza dell'euro, sempre più zavorra per le esportazioni continentali. "Non vogliamo una guerra delle valute, ma piuttosto definire a livello mondiale, al G20, un approccio comune, che cerchi di stabilizzare il corso dei cambi", affinché "rispecchi i fondamentali delle economie". Così il Ministro delle Finanze transalpino Pierre Moscovici. Per Moscovici, se un tale apprezzamento si confermerà, alla lunga potrebbe produrre un effetto negativo di tre decimi di punto sulla crescita dell'Eurozona. Nonostante le insistenze francesi, Dijsselbloem ha preferito rimandare ogni azione al prossimo vertice G20. Passi avanti invece sulla possibilità di porre un tetto alla capacità -da parte del fondo salva-Stati- di ricapitalizzare direttamente le banche europee in difficoltà, in modo da evitare un prosciugamento delle risorse. Entro giugno una decisione definitiva. Sul salvataggio di Cipro infine, tutto rinviato a dopo le elezioni sull'isola.

9/2/2013

Accordo fatto ieri a Bruxelles sul bilancio europeo. Per l'Europa una brutta pagina, con il taglio dei fondi per crescita e innovazione. Ma l'Italia migliora la propria posizione di contribuente netto alle casse comunitarie.

Il riassunto migliore, dopo una maratona negoziale infinita, durata ben 26 ore, lo ha fatto il premier lussemburghese Juncker: "il bilancio varato e' zoppo. Ma abbiamo salvato la faccia". Il primo budget settennale nella storia dell'Unione Europea a subire tagli supera il primo traguardo, ma la strada da fare resta lunga. I pagamenti effettivi che l'Europa verserà tra il 2014 e il 2020 ammonteranno a 908 miliardi: salve le spese per agricoltura e fondi strutturali, due voci storiche del bilancio, la vera vittima sono i fondi per la crescita, che escono drasticamente ridimensionati: rispetto alla bozza di tre mesi fa, la sforbiciata per i programmi destinati a ricerca, infrastrutture ed energia è di circa 25 miliardi . Un vero paradosso, per un'Europa che avrebbe invece bisogno di investire in crescita. Ma ci sono anche buone notizie: la prima riguarda i fondi da sei miliardi destinati ai giovani disoccupati, la seconda è il pacchetto di stanziamenti aggiuntivi per i Paesi più colpiti dalla crisi. Tra loro l'Italia, che potrà contare su un miliardo e mezzo. Per il nostro Paese, il bilancio è positivo. Il premier Monti porta a casa una vittoria negoziale. L'Italia migliora la propria posizione di contribuente netto verso l'Europa, risparmiando 650 milioni l'anno, e incrementando di tre miliardi e mezzo i fondi per coesione e sviluppo rurale. Alla fine della maratona tutti i leader cantano vittoria, dal poco europeista Cameron, ad Angela Merkel, fino a Francois Hollande, che parla di "buon compromesso". Ora i negoziati passano all'Europarlamento, già sul piede di guerra.

8/2/2013

Ci sono volute quasi sei ore solo per aprire i lavori a 27, introdotti dal sempre diplomatico presidente europeo Van Rompuy. Sei ore in cui i leader comunitari hanno intrattenuto una serie infinita di incontri preliminari - divisi in gruppi da due, tre o quattro. Sei ore in cui sono emersi con chiarezza due grandi poli. E le loro filosofie diametralmente opposte.

Così il premier Mario Monti ha definito le linee-guida di Roma, al suo arrivo a Bruxelles. Monti ha contribuito a compattare il gruppo di Paesi alleati intorno alla visione di un'Europa attenta alla riduzione delle spese, ma senza intaccare i fondi destinati a innovazione, infrastrutture e occupazione. Soprattutto, un'Europa più equa nella bilancia fra entrate e uscite, che vede l'Italia -al momento- nella scomoda posizione di contribuente netto. Con Roma si sono schierate Francia, Spagna e Polonia, i Paesi più attenti alla difesa dei fondi agricoli e strutturali. Sull'altro fronte i Paesi rigoristi, capeggiati da una Gran Bretagna sempre più ai margini dell'Europa: con Londra, l'Olanda, la Svezia e la Danimarca, nel nome di tagli ancora più consistenti al bilancio comunitario. Le fonti raccontano di una distanza molto marcata tra due pesi massimi del summit: David Cameron e Francois Hollande. Tra i due poli, in un insolito ruolo di mediazione, si è posizionata la Germania di Angela Merkel, che nei mesi scorsi ha sponsorizzato la linea rigorista inglese, prima di ammorbidire nelle ultime settimane le proprie posizioni verso Roma e Parigi. Ultimo -virtuale- incomodo, l'Europarlamento: ha potere di veto, sul bilancio europeo. Ieri il presidente Martin Schulz ha fatto la voce grossa, minacciando il no di Strasburgo all'accordo dei leader.

7/2/2013

Negoziati sul bilancio comunitario in pieno svolgimento a Bruxelles, dove l'inizio ufficiale del summit tra i 27 leader europei continua a subire slittamenti.

Dal primo pomeriggio è in corso una girandola di incontri bilaterali e trilaterali che vede l'Europa sostanzialmente spaccata in due: da una parte i Paesi mediterranei, con Mario Monti, Francois Hollande, e Mariano Rajoy che si sono riuniti nel pomeriggio, esprimendo -al termine dell'incontro- una "visione comune". Con loro ci sarebbe anche la Polonia. Dall'altra invece i Paesi rigoristi, Gran Bretagna, Olanda, Svezia e Danimarca, schierati su posizioni opposte. Il premier Mario Monti, parlando con i giornalisti prima dell'inizio del vertice, è tornato a insistere sui punti che più interessano il nostro Paese. Come sempre in questi casi, la possibilità che i leader si accordino sul prossimo budget settennale sono assolutamente incerte: Gran Bretagna e Repubblica Ceca hanno esplicitamente minacciato un veto, qualora non si arrivasse ad ulteriori sforbiciate. La tedesca Angela Merkel prova a fare da mediatrice. La Merkel ha riconosciuto che le posizioni sono ancora distanti, ma ha promesso che la Germania farà di tutto per riconciliarle. Fonti parlano di una base negoziale scesa a 960 miliardi in impegni complessivi di pagamento. In queste ore uno dei protagonisti più attivi del summit è il premier italiano Monti, che ha incontrato i presidenti di Commissione Europea -Barroso- e dell'Europarlamento, Schulz. Monti sa di avere addosso gli occhi della politica italiana, e di dover portare a casa risultati migliorativi per i contributi di Roma all'Europa. Tra un'ora e mezza i lavori dovrebbero cominciare - condizionale a questo punto d'obbligo.

6/2/2013

Si apre domani a Bruxelles un cruciale Consiglio Europeo straordinario, dedicato interamente ai negoziati sul prossimo bilancio 2014-2020. Gli schieramenti in campo.

Resta un rompicapo il difficile accordo sul nuovo bilancio europeo, alla vigilia del vertice di domani a Bruxelles, chiamato a trovare un'intesa per il prossimo settennato. Ieri il presidente europeo Herman Van Rompuy ha lanciato un appello ai 27 leader, affinché non taglino le risorse necessarie a stimolare più crescita e occupazione -soprattutto per i giovani- nel Vecchio Continente. ''Cio' che serve davvero all'Unione Europea ora e' crescita e occupazione, ciò che le serve in futuro e' ricerca e innovazione'', ha detto Van Rompuy in un videomessaggio fatto recapitare ai colleghi. Al momento le posizioni restano arroccate, con i Paesi rigoristi del Nord che premono per ulteriori sforbiciate al budget comunitario, già ridotto a mille miliardi, con il sud -Francia e Italia in primis- che difende i fondi per politica agricola e coesione - questi ultimi difesi coi denti anche dal terzo incomodo, i Paesi dell'Europa dell'Est. E' su questa scacchiera che si giocherà la grande partita: se qualcuno non cede, si rischia solo di trovare accordi che penalizzeranno -per paradosso- l'unico capitolo rimasto senza protettori. Quello dei fondi per infrastrutture, energie e banda larga. Progetti per il futuro, per la crescita, l'occupazione e lo sviluppo. Su cui l'Europa rischia un clamoroso autogol.

4/2/2013

Entra nel vivo da oggi una settimana che potrebbe rivelarsi decisiva per le sorti del bilancio europeo. A giocare un ruolo di primo piano sarà anche l'Italia, decisa a -stavolta- a non fare sconti.

Anche a costo di mettersi di traverso sulla strada che porta a un accordo sul nuovo budget. Una manovra da circa mille miliardi di euro, su cui i 27 leader non hanno trovato un'intesa a novembre, rinviando tutto a giovedì. Ma andiamo con ordine: l'ultima proposta intavolata dal presidente europeo Van Rompuy, 1008 miliardi di manovra per il prossimo settennato, potrebbe subire un'ulteriore sforbiciata di una ventina di miliardi, in grado di soddisfare le necessità rigoriste di Germania, Gran Bretagna e degli altri falchi. Senza però irritare i Paesi del sud e dell'est Europa: a questo scopo dovrebbero essere lasciati intatti i fondi strutturali e quelli per la politica agricola. Si potrebbero invece ridurre i fondi per i progetti infrastrutturali relativi a trasporti, energia e banda larga. Anche a costo di andare alla guerra con l'Europarlamento. E poi c'è il caso Italia: Monti ha denunciato come -nel 2011- la Penisola sia stata il primo contribuente netto al bilancio comunitario, pagando a Bruxelles sei miliardi in più di quanto incassa. Anche in chiave elettorale, il premier dovrà quindi portare a casa risultati negoziali in grado di riequilibrare le entrate e le uscite da Roma verso Bruxelles, frutto anche di poca lungimiranza - in sede europea- da parte dei Governi precedenti. Un accordo sul bilancio resta comunque incerto: decisivi saranno i prossimi giorni di incontri preparatori.

3/2/2013

A questo punto occorrerà disinnescare, per paradosso, il "caso Italia". Proprio il nostro Paese, per una volta, pare deciso a mettersi di traverso sulla strada verso un accordo sul prossimo bilancio europeo.

Una manovra da circa mille miliardi di euro, su cui i 27 leader non hanno trovato un'intesa a novembre, rinviando tutto a giovedì prossimo. Ma andiamo con ordine: l'ultima proposta intavolata dal presidente europeo Van Rompuy, 1008 miliardi di budget per il prossimo settennato, potrebbe subire un'ulteriore sforbiciata di una ventina di miliardi, in grado di soddisfare le necessità rigoriste di Germania, Gran Bretagna e degli altri falchi. Senza però irritare i Paesi del sud e dell'est Europa: per questo saranno lasciati intatti i fondi strutturali e quelli per la politica agricola. Si potrebbero invece ridurre i fondi per altri progetti infrastrutturali, quali trasporti, energia e banda larga. A costo di andare alla guerra con l'Europarlamento. E poi c'è il caso Italia: Monti ha denunciato come nel 2011 la Penisola sia stata il primo contribuente netto del bilancio comunitario, pagando -nell'ultimo decennio- più di quanto giustificato. Anche in chiave elettorale, il premier deve quindi portare a casa- la prossima settimana- risultati negoziali in grado di riequilibrrare le entrate e le uscite da Roma verso Bruxelles, soprattutto in tempi di crisi. Altrimenti potrebbe arrivare un insolito -quanto storico- veto italiano al budget europeo. Domani proseguono gli incontri preparatori, col bilaterale Merkel-Rajoy. Mercoledì ancora la Merkel, con Hollande.

3/2/2013

Dilaga in Spagna lo scandalo fondi neri, che sta mettendo seriamente a rischio il Governo di centrodestra del Partido Popular.

Il premier spagnolo Mariano Rajoy contrattacca così, sul "caso Barcenas", scandalo che mette a rischio la tenuta del suo Governo. "Ciò che di me si dice e ciò che mi si attribuisce è falso", ha affermato Rajoy davanti alla direzione del Partido Popular. Lo scandalo è nato da un'inchiesta del quotidiano El Pais, che ha pubblicato le ricevute dei conti segreti del partito, con pagamenti che coinvolgono -tra gli altri- lo stesso Rajoy, il segretario generale Dolores de Cospedal e l'ex-Ministro dell'Economia Rodrigo Rato. Soldi in odore di possibili mazzette, almeno questo è il sospetto, anche perché coincidono con l'era del boom economico iberico, nel corso del quale furono bandite numerose gare d'appalto per lavori pubblici. Nei manoscritti di Luis Barcenas, ex-tesoriere del Pp, figurano nomi di imprese importanti, che avrebbero alimentato il flusso di denaro verso i conti segreti, custoditi pure in Svizzera. Rajoy, che non ha affrontato la stampa, ha respinto ogni coinvolgimento o accusa di corruzione, definendole ''false'', e ha sottolineato di ''non aver nulla da nascondere". "Non ho mai preso soldi in nero", ha concluso, escludendo qualsiasi ipotesi di dimissioni. Eppure le annotazioni di Barcenas riportano un flusso annuo di 25mila euro verso il conto dell'attuale premier. Rajoy proverà a spiegare tutto la prossima settimana, pubblicando online le sue dichiarazioni di redditi e patrimonio. Intanto -oggi- El Pais pubblica tutte le carte dell'ex-tesoriere.

1/2/2013

"Sono stato accusato di presiedere un Governo di banchieri" ma "ho vietato le presenze incrociate nei cda di banche e compagnie assicurative concorrenti", ha detto il Mario Monti. Il premier ieri a Berlino ha visto la cancelliera Angela Merkel: Monti ha pure accusato i Governi europei di "incoerenza" sulle politiche di crescita.

Mario Monti va all'attacco in Europa e trova -seppur indirettamente- la sponda di Angela Merkel: da Berlino il premier lancia l'offensiva, in vista del vertice europeo straordinario di giovedì prossimo sul bilancio europeo. Il primo bersaglio è proprio la Germania, o meglio proprio la linea di austerità che Monti è stato accusato di sostenere: ''è essenziale che il quadro finanziario europeo sia orientato a sostenere la crescita, la coesione economica e sociale nel Continente", afferma il premier. Poi sollecita a far sì che il prossimo budget comunitario ''sia piu' equo e trasparente''. Infine, affonda il coltello. Angela Merkel incassa le critiche di Monti, e preferisce rinviare ogni scontro al vertice in programma tra sei giorni. ''I negoziati e le trattative in seno all'Unione Europea non sono mai stati facili'', ma sono sicura che ''avremo successo e troveremo l'intesa'', dice. E precisa: Monti si impegna -''a volte con durezza''- a difendere gli interessi del suo Paese. Il premier proseguirà il suo tour diplomatico domenica a Parigi, per incontrare il francese Hollande. Ieri a Bruxelles ha visto il presidente europeo Van Rompuy. La partita in corso è strategica: in ballo ci sono quasi mille miliardi di euro in sette anni, da investire in settori cruciali per la crescita europea. E non solo: ci sono anche entrate e uscite verso l'Europa, che vedono l'Italia sborsare -attualmente- ben più di quanto incassi da Bruxelles.

1/2/2013

Una sentenza della Corte di Giustizia Europea rafforza i diritti dei passeggeri aerei.

Una compagnia aerea, in caso di circostanze eccezionali quali un'eruzione vulcanica, è tenuta comunque a prestare assistenza ai passeggeri, anche per periodi prolungati? Sì, secondo la Corte Europea di Giustizia, che ha così sentenziato in una causa che ha coinvolta una cittadina irlandese, rimasta ben una settimana in Portogallo nell'aprile 2010, quando l'eruzione del vulcano islandese paralizzò -per giorni- i cieli d'Europa. In quel caso la Ryanair, compagnia con la quale la donna doveva fare ritorno a casa, non le prestò alcun tipo di assistenza, per un danno poi quantificato in 1130 euro. Il caso della signora è arrivato fino alla Corte del Lussemburgo, che le ha dato ragione. I giudici europei hanno innanzitutto rilevato come non esistano circostanze "particolarmente eccezionali", superiori a quelle già di per sé eccezionali, in grado di esentare i vettori dal fornire assistenza ai passeggeri a terra. E precisano: il regolamento europeo in materia non prevede neppure limitazioni temporali o pecuniarie. Immediata e in linea col proprio stile la risposta di Ryanair, che si è detta rammaricata per la sentenza, aggiungendo che questa decisione porterà a un aumento delle tariffe aeree per i consumatori.

31/1/2013

E' un Mario Monti all'attacco quello che incontra a Berlino la cancelliera tedesca Angela Merkel. Entrambi impegnati in un difficile anno elettorale, ma con il premier italiano deciso a strappare risultati all'alleato tedesco.

Monti smonta con garbo la linea dell'austerità teutonica: ''è essenziale che il quadro finanziario sia orientato a sostenere la crescita, la coesione economica e sociale in Europa'', afferma. Poi sollecita a far sì che il prossimo budget europeo, sul quale è in programma un vertice straordinario la prossima settimana, ''sia piu' equo e trasparente''. Infine affonda il coltello. Angela Merkel, che non ha mai nascosto il feeling con il premier italiano, abbozza, ''i negoziati e le trattative in seno all'Unione Europea non sono mai stati facili'', ma sono sicura che ''avremo successo e troveremo l'intesa''. E aggiunge: Monti si impegna -''a volte con durezza''- a difendere gli interessi del suo Paese. Il premier proseguirà il suo tour diplomatico domenica a Parigi, per incontrare il francese Hollande. Stamattina a Bruxelles ha invece visto il presidente europeo Van Rompuy. La partita diplomatica è molto strategica: in ballo ci sono quasi mille miliardi di euro in sette anni, da investire in settori cruciali per la crescita comunitaria. Non solo: ci sono anche entrate e uscite verso l'Europa, che vedono l'Italia sborsare attualmente più di quanto incassi da Bruxelles.

30/1/2013

Ancora polemiche sull'asse Berlusconi-Bruxelles. L'ultima accusa verso il leader Pdl arriva dalla Commissione Europea.

L'Europa torna terreno minato per il leader Pdl Silvio Berlusconi, con un nuovo attestato di sfiducia da Bruxelles: dopo l'isolamento all'interno del gruppo conservatore del Ppe, che sembra ormai preferirgli Mario Monti, ieri è stato il turno del Commissario Europeo agli Affari Economici Olli Rehn, il vero numero due dell'esecutivo comunitario dopo José Barroso. Che ha lanciato il suo j'accuse all'ultimo Governo Berlusconi. "Un anno fa c'era seria preoccupazione per l'Italia e la Spagna, e profonda incertezza sulla Grecia, mentre le Cassandre predicevano la fine dell'Eurozona", ha ricordato Rehn, riconoscendo che la situazione -nel frattempo- è cambiata. Poi l'affondo - durissimo: "nell'autunno 2011 il Governo Berlusconi ha deciso di non rispettare più gli impegni su riforme e risanamento dei conti, presi con l'Europa. Da questo ne è conseguito un aumento dei costi di rifinanziamento dei titoli di Stato e una prosciugarsi di questi stessi finanziamenti, che ha soffocato la crescita economica". In serata, quando ormai le polemiche dilagavano, il portavoce di Rehn ha spiegato come l'intervento del Commissario non andasse letto in un'ottica di campagna elettorale, ma ricondotto al contesto dell'autunno 2011. Rehn, insomma, voleva citare l'Italia come esempio da non seguire, in materia di mancato risanamento dei conti pubblici. Immediato il fuoco di fila del Pdl: da Brunetta, che chiede le dimissioni di Rehn e una Commissione d'inchiesta europarlamentare, ad Alfano, fino al vicepresidente dell'esecutivo europeo, nonché fondatore di Forza Italia Antonio Tajani, che si è dissociato dalle dichiarazioni del collega.

29/1/2013

E' una presa di posizione molto dura quella che arriva dall'Unione Europea sull'operato dell'ultimo Governo Berlusconi, che numerosi leader ed esponenti delle istituzioni comunitarie hanno nascosto a stento negli ultimi mesi: ad esplicitarla è stato il Commissario Europeo agli Affari Economici Olli Rehn, nei fatti il numero due di Bruxelles dopo Barroso, intervenendo all'Europarlamento.

"Un anno fa c'era seria preoccupazione per l'Italia e la Spagna, e profonda incertezza sulla Grecia, mentre le Cassandre predicevano la fine dell'Eurozona", ha ricordato Rehn, riconoscendo che la situazione nel frattempo è cambiata. Poi l'affondo -durissimo- su Berlusconi: "nell'autunno 2011 il Governo Berlusconi ha deciso di non rispettare più gli impegni su riforme e risanamento dei conti presi con l'Europa. Il risultato è stato il prosciugarsi dei finanziamenti al Paese, con lo schizzare dello spread". Il risultato è consequenziale: il soffocamento della crescita. Rehn ufficialmente intendeva citare l'Italia solo come esempio da contrapporre a chi chiede un approccio meno rigido, da parte di Bruxelles, in materia di risanamento dei conti pubblici. Immediato il fuoco di fila del Pdl: da Brunetta, che chiede una Commissione d'inchiesta europarlamentare contro Rehn, poi ne chiede le dimissioni, ad Alfano, fino al suo collega nell'esecutivo europeo, il vicepresidente della Commissione e già fondatore di Forza Italia Antonio Tajani, che si è dissociato dalle dichiarazioni di Rehn. "E' Berlusconi che ha danneggiato l'Italia", attacca Fini. Chiosa il leader Pd Bersani: "Rehn non ha scoperto nulla di nuovo".

29/1/2013

Stanno scatenando una bufera politica le dichiarazioni del Commissario Europeo all'Economia Olli Rehn all'Europarlamento. Discorso che doveva illustrare le priorità politiche della Commissione per il 2013, da parte di chi -da ormai cinque anni- detiene il portafoglio più importante a Bruxelles, a causa della crisi: ma è stato un passaggio sull'ultimo Governo Berlusconi a provocare dure reazioni.

"Un anno fa c'era seria preoccupazione per l'Italia e la Spagna, e profonda incertezza sulla Grecia, mentre le Cassandre predicevano la fine dell'Eurozona", ha ricordato Rehn, riconoscendo che la situazione nel frattempo è cambiata. Poi l'affondo -durissimo- su Berlusconi: "nell'autunno 2011 il Governo Berlusconi ha deciso di non rispettare più gli impegni su riforme e risanamento dei conti presi con l'Europa. Il risultato è stato il prosciugarsi dei finanziamenti al Paese, con lo schizzare dello spread". Il risultato è conseguenziale: prosciugamento dei prestiti e soffocamento della crescita. Rehn in realtà voleva solo usare l'Italia come esempio da contrapporre a chi chiede un approccio meno rigido, da parte di Bruxelles, in materia di risanamento dei conti. E ha in realtà spiegato ad alta voce quanto in Europa si pensa ormai da tempo sugli effetti dell'ultimo Governo Berlusconi: tanto però è bastato per scatenare il fuoco di fila del Pdl: da Brunetta, che chiede una Commissione d'inchiesta europarlamentare contro Rehn, ad Alfano, fino al suo collega nell'esecutivo europeo, il vicepresidente della Commissione Tajani, portato in Europa dallo stesso Berlusconi, che si è esplicitamente dissociato dalle dichiarazioni di Rehn. Chiosa il leader Pd Bersani: "Rehn non ha scoperto nulla di nuovo".

29/1/2013

L'Europa accelera sull'innovazione, con un maxifinanziamento record a due progetti scientifici rivoluzionari, che coinvolgono anche l'Italia.

Un finanziamento record: un miliardo di euro su dieci anni, per due progetti altamente innovativi. La Commissione Europea punta su Grafene e Cervello Umano, questi i nomi dei due progetti. Grafene, che ha tra gli enti coordinatori anche il Cnr italiano, intende mettere a punto le prime applicazioni del materiale più sottile al mondo, destinato a raccogliere l'eredità del silicio. Diretto da Jari Kinaret, dell'universita' svedese di Chalmers, il progetto coinvolge complessivamente 126 gruppi di ricerca in 17 Paesi. Compito dell'Italia e' guidare le attivita' relative alle possibili applicazioni del grafene per l'energia (ad esempio con celle fotovoltaiche piu' efficienti) e per nuovi materiali (come quelli al servizio dell'ingegneria dei tessuti. Cervello Umano punta invece a costruire un supercomputer di nuova generazione, che sappia imitare il cervello umano sotto ogni aspetto, sia logico che emotivo. A questo programma, diretto da Henry Markram del Politecnico di Losanna, partecipano ricercatori di 87 istituzioni, tra cui anche alcuni centri italiani. Tra le possibili ricadute ci sono la comprensione delle malattie degenerative del sistema nervoso ed una nuova generazione di supercomputer.

16/1/2013

“Fermare l'aggressione” dei ribelli islamici, mettere in sicurezza Bamako e preservare l'integrità territoriale del Paese: questi gli obiettivi dell'intervento militare francese in Mali, secondo il presidente Francois Hollande, intervenuto sul conflitto da Dubai.

Hollande ha aggiunto che la Francia farà di tutto per liberare i suoi ostaggi in Mali, e che l'intervento militare rappresenta la sola soluzione per bloccare l'offensiva dei gruppi islamisti. A livello operativo, il numero di militari transalpini in Mali, attualmente 750, aumenterà fino a 2500 unità, mentre è atteso entro la settimana l'arrivo di truppe africane, che dovrebbero contare su oltre 3000 uomini, in buona parte nigeriani. Truppe necessarie ad avviare l'offensiva di terra. Anche l'Europa -intanto- si muove. Parlando all'Europarlamento, l'Alto Rappresentante comunitario Catherine Ashton ha rimarcato la necessità di agire. "Non possiamo restare indifferenti", ha aggiunto la Ashton, annunciando che il Ministro degli Esteri del Mali parteciperà al summit straordinario dei colleghi europei, che si dovrebbe tenere domani. Molti europarlamentari hanno duramente criticato la solitudine francese sul campo, frutto anche dell'inerzia europea. In Mali la situazione appare ancora incerta: ieri Parigi ha smentito la riconquista da parte dell'esercito della città di Konna, mentre si combatte anche a Diabaly. Libere invece Gao e Timbuktu, anche se i fondamentalisti parlano di "ripiegamento strategico".

15/1/2013

I militari francesi lasceranno il Mali solo quando ci saranno ''autorita' legittime'', un ''processo elettorale'' e la ''minaccia'' dei ribelli sara' finita: il presidente francese, Francois Hollande, ha così annunciato le prossime mosse di Parigi nel conflitto africano, parlando a Dubai.

Hollande ha aggiunto che la Francia farà di tutto per liberare i suoi ostaggi in Mali, e che l'intervento militare rappresenta la sola soluzione per bloccare l'offensiva dei gruppi islamisti. A livello operativo, il numero di militari francesi in Mali, attualmente 750, aumenterà: alcune indiscrezioni parlano di duemila uomini in più, mentre è atteso entro una settimana l'arrivo di truppe africane, che dovrebbero contare su oltre 3000 uomini, in buona parte nigeriani. Truppe necessarie ad avviare l'offensiva di terra. Anche l'Europa -intanto- si muove. Parlando all'Europarlamento, l'Alto Rappresentante comunitario Catherine Ashton ha rimarcato la necessità di agire, per fare fronte a una situazione drammaticamente mutata nell'ultima settimana. "Non possiamo restare indifferenti", ha aggiunto la Ashton, annunciando che il Ministro degli Esteri del Mali parteciperà al summit straordinario dei colleghi europei, che si dovrebbe tenere giovedì. La Germania ha già ribadito che potrà fornire solo supporto logistico ai militari francesi. Sul campo, intanto, si registra l'arretramento dei jihadisti, che si sarebbero ritirati dalle città di Gao e Timbuktu, anche se i fondamentalisti parlano di "ripiegamento strategico". E per dimostrarlo ieri hanno conquistato la città di Diabaly, a 400 km. da Bamako.

11/1/2013

Ripresa graduale nel 2013, con segnali di miglioramento che non cancellano però le persistenti incertezze, all'interno di una debolezza economica destinata a perdurare anche quest'anno nell'Eurozona: è un messaggio in chiaroscuro, quello che la Bce ha diramato in occasione della prima riunione d'anno del board.

''I rischi per le prospettive economiche dell'Eurozona continuano ad essere orientati al ribasso'', afferma Mario Draghi, secondo il quale ''ci sono segnali che la frammentazione sta migliorando, ma questo non si riflette ancora nell'economia reale''. Anche per questo, lascia intendere il presidente della Bce, non si sta pensando ad un'uscita dalle misure straordinarie'', varate da Francoforte. Ciò avverra' quando sara' ''naturale''. A questo proposito Draghi aggiunge che i primi due maxi-rifinanziamenti alle banche hanno avuto ''un ruolo fondamentale nell'evitare'' scenari avversi. Sempre per Draghi, la supervisione unica europea degli istituti bancari, affidata alla Bce, ''e' una mossa cruciale'' per rafforzare il sistema e procedere verso l'integrazione. Poi l'avvertimento ai Governi: ''è essenziale continuare con il risanamento dei conti, e attivarlo in modo efficace''. Senza dimenticare le riforme strutturali. Sulla decisione di mantenere i tassi di interesse fermi Draghi sottolinea l'unanimità, ma ammette che c'è stata una discussione su un possibile taglio. Piccola curiosità: Draghi ha presentato ufficialmente la nuova banconota da 5 euro, che inaugura la seconda serie di banconote denominata 'Europa'. La banconota entrera' in circolazione a maggio.

10/1/2013

Ripresa graduale nel 2013, anche se continuano a pesare persistenti incertezze, che mantengono una debolezza economica in Europa destinata a perdurare anche quest'anno: è un messaggio in chiaroscuro, quello che la Bce dirama in occasione della prima riunione d'anno del board.

''I rischi per le prospettive economiche dell'Eurozona continuano ad essere orientati al ribasso'', afferma Draghi, secondo il quale ''ci sono segnali che la frammentazione sta migliorando, ma questo non si riflette ancora nell'economia reale''. Anche per questo, lascia intendere il presidente della Bce, non si sta pensando ad un'uscita dalle misure straordinarie'', varate da Francoforte. Ciò avverra' quando sara' ''naturale''. A questo proposito Draghi aggiunge che i primi due maxi-rifinanziamenti alle banche hanno avuto ''un ruolo fondamentale nell'evitare'' scenari avversi. Sempre per Draghi, la supervisione unica europea delle banche affidata alla Bce ''e' una mossa cruciale'' per rafforzare il sistema e procedere verso l'integrazione. Poi l'avvertimento ai Governi: ''è essenziale continuare con il risanamento dei conti, e attivarlo in modo efficace''. Sulla decisione di mantenere i tassi di interesse fermi Draghi sottolinea l'unanimità, ma ammette che c'è stata una discussione su un possibile taglio. Chiudiamo con una piccola curiosità: Draghi oggi ha presentato ufficialmente la nuova banconota da 5 euro, che inaugura la seconda serie di banconote denominata 'Europa'. La nuova banconota entrera' in circolazione a maggio.

9/1/2013

Arrivano dall'Europa indicazioni chiare per le modifiche all'Imu: può diventare più equa, per avere un effetto redistributivo. Ma, a tal fine, deve essere modificata in senso più progressivo.

E' un giudizio in chiaroscuro, quello che la Commissione dà della controversa tassa sulla casa, all'interno del rapporto su sviluppi sociali e occupazione. Bruxelles dedica un intero box al caso Imu, riconoscendone pure alcuni pregi: ad esempio, la deduzione di 200 euro per la prima casa, le deduzioni supplementari per i figli a carico, nonché una marcata differenziazione del tasso di imposizione tra prima e seconda casa. Ma, avverte, altri aspetti vanno migliorati, per renderla più progressiva: ad esempio, l'aggiornamento ulteriore dei valori catastali degli immobili, che li avvicini al reale valore di mercato. Oppure, deduzioni non basate sul reddito, insieme a un miglioramento della definizione di residenza principale e secondaria. A Radio 24 il portavoce della Commissione Jonathan Todd ha confermato che Bruxelles non intende fare commenti o pronunciare giudizi diretti sull'Imu: Todd ha pure precisato che il testo del rapporto non rappresenta una raccomandazione all'Italia, ma costituisce piuttosto un'analisi sul caso, all'interno di un ragionamento su come spostare la tassazione dal reddito da lavoro verso altri settori, a minor impatto sociale sui meno abbienti. E su quest'ultimo fronte, le notizie sono pessime, per la Penisola: nel rapporto presentato dal Commissario Laszlo Andor, in Italia, con il peggiorare della crisi, esiste un ''rischio elevato'' di cadere in una ''enorme trappola della povertà". Da cui è molto difficile uscire.

8/1/2013

L'Imu può essere più equa, per avere un effetto redistributivo. Ma, a questo fine, deve venire modificata in senso più progressivo. E' un giudizio in chiaroscuro, quello che la Commissione Europea dà della controversa tassa sulla sasa, all'interno del rapporto sugli sviluppi sociali e occupazioni in Europa.

Bruxelles dedica un intero box al caso italiano, all'interno della relazione, riconoscendone anche alcuni pregi: ad esempio, la deduzione di 200 euro per la prima casa, le deduzioni supplementari per i figli a carico, nonché una marcata differenziazione del tasso di imposizione tra prima e seconda casa. Ma, avverte la Commissione, altri aspetti vanno migliorati, per migliorarne la progressività: ad esempio, l'aggiornamento ulteriore dei valori catastali degli immobili, che li avvicini al reale valore di mercato. Oppure, deduzioni non basate sul reddito, insieme a un miglioramento della definizione di residenza principale e secondaria. A Radio 24 il portavoce della Commissione Jonathan Todd ha confermato che Bruxelles non intende fare commenti o pronunciare giudizi diretti sull'Imu: Todd ha pure precisato che il testo del rapporto non rappresenta una raccomandazione all'Italia, ma costituisce piuttosto un'analisi sul caso, all'interno di un ragionamento su come spostare la tassazione dal reddito da lavoro verso altri settori, a minor impatto sociale sui meno abbienti. E su quest'ultimo fronte, le notizie sono pessime, per la Penisola: secondo il rapporto, in Italia, con il peggiorare della crisi, c'e' un ''rischio elevato'' di cadere in una ''enorme trappola della povertà". Da cui è molto difficile uscirne. Per il Commissario Laszlo Andor, è ''importante'' che l'Italia sviluppi politiche fiscali in linea con l'attenzione data ai ''gruppi svantaggiati come giovani e donne'', nella riforma del mercato del lavoro.

24/12/2012

"Cambiare l’Italia, riformare l’Europa": Mario Monti ha messo online alle 22.20 di ieri sera -su un blog- il documento di 25 pagine in vista delle elezioni.

Preceduto da una lettera ai cittadini, Monti sviluppa in quattro punti il programma: Italia, Europa; La strada della Crescita, Costruire un'Economia Solidale di Mercato; infine Cambiare Mentalità e Cambiare Comportamenti. Nella lettera introduttiva, il premier ribadisce, alle forze politiche che aderiranno al documento, la disponibilità a fare da guida. L'agenda si apre -non a caso- con un richiamo al ruolo dell'Italia in Europa, invocando un'Europa più comunitaria e meno intergovernativa. Nel capitolo destinato alla crescita che il Professore elenca le sue ricette economiche: la base sono finanze pubbliche sane, da ottenere con l'attuazione rigorosa del pareggio di bilancio strutturale, la riduzione dello stock di debito pubblico e la valorizzazione o dismissione del patrimonio pubblico. "Ridurre le tasse diventa possibile se si tiene la rotta", afferma il documento. La riduzione del carico fiscale su lavoro e impresa è le priorità, anche tassando i grandi patrimoni e i consumi di alta gamma. Monti conferma la necessità dell'eliminazione degli sprechi, di un migliore utilizzo dei fondi strutturali, e spinge sull'acceleratore delle liberalizzazioni, rivitalizzando -al contempo- la vocazione industriale dell'Italia, con innovazione, credito d'imposta, nuove forme di accesso al credito e crescita dimensionale delle imprese. Oltre che sulle start-up. Ampio spazio anche alla prosecuzione delle riforme del mercato del lavoro, con il superamento del dualismo tra dipendenti protetti e non, la riduzione dei tempi di passaggio tra imprese, e spostando il baricentro di contrattazione verso i luoghi di lavoro. Monti propone un piano dell'occupazione giovanile, oltre a una detassazione selettiva dei redditi di lavoro femminili. E denuncia la fuga dei giovani talenti dall'Italia, proponendo più merito e mobilità sociale per contrastarne l'esodo. Riforma delle istituzioni, federalismo, meno casta -con la drastica riduzione dei contributi pubblici ai partiti- e tolleranza zero per corruzione ed evasione, pur introducento un patto fisco-contribuenti, completano l'agenda. Insieme al primo atto del nuovo Governo: la riforma della legge elettorale.

23/12/2012

La risposta alla domanda che attraversa trasversalmente la politica italiana ed europea potrebbe arrivare già oggi. Mario Monti si candiderà o no alle prossime elezioni? "Sto riflettendo, non ho detto né sì né no", si è lasciato sfuggire ieri il premier dimissionario nell'ultimo consiglio dei Ministri. Frase che lascia aperta ogni possibilità: l'unica certezza è che Mario Monti oggi parlerà alla stampa, in ben due occasioni.

La prima sarà la tradizionale conferenza di fine anno, nel corso della quale illustrerà al Paese quanto è stato fatto e quanto resta ancora da fare: l'abbinamento del rigore con più misure per la crescita, maggiori liberalizzazioni, rilancio della competitività, interventi per l'occupazione e taglio più incisivo della spesa pubblica. Linee illustrate già ieri al Presidente della Repubblica. Monti chiarirà in conferenza stampa le sue intenzioni per il futuro, o le riserverà all'intervista su Rai 3 con Lucia Annunziata nel primo pomeriggio? La scelta di questo secondo intervento ha sorpreso molti, facendo sospettare che possa essere questo lo spazio dedicato ad annunci più politici. Certo è che il protagonista di questo pomeriggio sarà il Professore, e non più Silvio Berlusconi, che -in contemporanea su Rai 1- continuerà la personale maratona di apparizioni in audiovideo. L'Europa intanto, che proprio nelle ultime settimane ha scaricato Berlusconi, conferma la piena fiducia a Monti: fonti vicine al presidente europeo Van Rompuy ricordano che il prossimo governo italiano "non avrà altra scelta che continuare le stesse politiche". E non è solo Bruxelles a seguire con attenzione le mosse del Professore: tutte le principali capitali europee attendono la sua decisione.

18/12/2012

Dall'Europa un nuovo avvertimento a non deviare dal pecorso delle riforme, in vista del periodo elettorale che si avvicina.

Nessun rischio sulla sostenibilità dei conti pubblici italiani nel breve termine, ma a condizione che Roma dia piena attuazione alle "ambiziose misure di risanamento" intraprese. Suona come un chiaro avvertimento pre-elettorale, l'ennesimo, quello che la Commissione Europea ha lanciato all'interno del Rapporto 2012 sulla sostenibilità dei conti pubblici. Per Bruxelles, l'Italia resta a rischio nel medio periodo, ma il fattore di incertezza tende poi ad annullarsi sul lungo termine. Secondo i dati europei, ''grazie agli sforzi di consolidamento, in Italia il surplus per il 2013 e' atteso al 5,1% del pil, oltre quattro volte superiore alla media europea, nonché la percentuale piu' alta dal 2000. La previsione per l'avanzo 2012 e' del 4,1%. Di qui la previsione di un debito -quello italiano- destinato a calare nel medio termine e oltre, sulla base delle politiche attuali. Apprezzamento comunitario anche per la riforma delle pensioni: ''grazie alla riforma, in Italia il costo dell'invecchiamento della popolazione e' sceso di 0,8 punti di pil, i rischi per i conti ad esso connessi sono quindi limitati''. Il Commissario agli Affari Economici Olli Rehn ha ribadito la necessità che Roma punti dritta al pareggio strutturale, e invoca continuità nelle politiche di bilancio italiane. Ben diversa la situazione per Spagna e Cipro, che -secondo Bruxelles- si trovano a rischio di stress di bilancio nel breve periodo. In particolare, a Madrid resta critica la situazione su debito e competitivita'. Su Cipro, sono invece in corso i negoziati per il prestito europeo.

14/12/2012

C'è chi le ha già definite le "primarie dell'Europa". Certo è che quanto è successo ieri resterà nella storia dell'Unione Europea. Mai prima d'ora Bruxelles era entrata così direttamente nelle elezioni politiche di un Paese membro, indicando un candidato.

Il coup de theatre va in scena all'Académie Royale, sede del vertice dei leader popolari. Il presidente del Ppe Wilfrid Martens invita a sorpresa Mario Monti, per spiegare la situazione italiana. Non lo dice neppure a Silvio Berlusconi, giunto dopo mille tentennamenti - ormai il Pdl rischia addirittura l'espulsione dal gruppo. A porte chiuse, Monti spiega il lavoro fatto quest'anno, rassicura sul cammino europeista dell'Italia, poi -come spiegherà- fa nome e cognome dell'esecutore della caduta dell'esecutivo. Angelino Alfano. L'imputato, in questo inedito processo, è lì ad ascoltare: Silvio Berlusconi si scopre isolato, la Merkel non gli rivolge la parola, il premier olandese Rutte dice ai giornalisti che il Ppe appoggia Monti, non Berlusconi. Alla fine è un coro unanime a sostegno di Monti: tutti, a partire dalla Merkel -che poi per diplomazia smentirà- ne appoggiano la candidatura, facendo sì che anche Berlusconi si unisca al coro. Supermario glissa, ribadendo quanto detto poche ore prima in conferenza stampa. E non è solo il Ppe a candidare Monti a premier. Anche il presidente francese Hollande, arrivando a Bruxelles, conferma l'ottima intesa tra i due: ''Monti e' l'uomo che ha consentito all'Italia di rialzarsi e di riprendere un ruolo chiave, ha fatto si' che ora sia rispettata''. Nelle stesse ore, da Washington, l'Fmi mette il carico da 11: "le misure decise dal premier Monti sono ''coraggiose'' e vanno nelle giusta direzione. L'Italia e' sulla strada giusta". A primarie chiuse, l'Europa ha votato: sì a Monti, no a Berlusconi.

13/12/2012

Vertice europeo in corso da un paio d'ore a Bruxelles, ma è la politica italiana a dominare la discussione. La grande novità di oggi è l'investitura di Mario Monti a candidato premier del centrodestra europeo. E non solo.

Monti è arrivato a sorpresa al vertice dei Popolari Europei nel pomeriggio, invitato dal presidente Wilfrid Martens: il risultato del vertice Ppe si è risolto in un plebiscito a favore dell'attuale presidente del Consiglio, al punto che alcune fonti -poi smentite più tardi- hanno riferito che la stessa cancelliera tedesca Merkel avrebbe chiesto a Monti di candidarsi alla guida dell'Italia. A stretto giro di posta, hanno appoggiato Monti pure il premier finlandese Katainen, il presidente dell'Eurogruppo Juncker, e il premier olandese Rutte, che è stato esplicito: "il Ppe appoggia Monti, non Berlusconi". Un tale successo per Mario Monti, che persino il presidente francese Francois Hollande, socialista, ha dichiarato: ''Monti e' l'uomo che ha consentito all'Italia di rialzarsi e di riprendere un ruolo chiave, ha fatto si' che ora sia rispettata''. Dichiarazione suggellata da una lunga stretta di mano tra i due. La giornata di oggi ha segnato la fine di ogni ambizione per Silvio Berlusconi: se anche si candiderà, difficilmente troverà sponde in Europa, dove peraltro il Pdl continua a rischiare l'espulsione dal Ppe. Per Berlusconi una situazione paradossale: anche lui presente al vertice dei Popolari, ma quasi totalmente isolato e messo nell'angolo, ha dovuto far buon viso a cattivo gioco, unendosi al coro dei supporter di Monti. Proprio Berlusconi è tornato a candidare Monti a premier, senza però ricevere alcuna risposta dall'interessato. Insomma, stando alle dichiarazioni di oggi, l'Europa ha fatto le sue primarie: sì a Monti -"continui, è essenziale per Italia ed Unione Europea", ha detto il leader Popolare Martens; no a Berlusconi -" non tornera', gli italiani non hanno dimenticato che e' lui che ha governato negli ultimi dieci anni'', come ha affermato il suo oppositore numero uno, il presidente dell'Europarlamento Schulz.

12/12/2012

''Ne' la Germania ne' l'Europa sono causa delle difficolta' attuali dell'Italia''. Il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle pone paletti precisi alla deriva antitedesca di Silvio Berlusconi, in una giornata che segna l'isolamento dell'ex-premier in Europa. E spacca il Pdl a Strasburgo. Ma andiamo con ordine.

Il primo a lanciare la stoccata è stato Westerwelle, che annuncia: "una cosa non accetteremo, che la Germania sia fatta oggetto di una campagna elettorale populista". E avverte: "se l'Italia interrompesse il percorso delle riforme, ciò rappresenterebbe uno sviluppo pericoloso per l'Europa". Dopo pochi minuti tocca alla cancelliera Angela Merkel appoggiare esplicitamente il percorso di riforme intrapreso dal Governo Monti. Gli elettori italiani ''sceglieranno in modo tale da garantire che il Paese resti sul cammino giusto'', afferma. Ma il vero casus belli nasce all'interno dell'Europarlamento, con il capogruppo Pdl Mario Mauro che si presenta in conferenza stampa con il quello dei Popolari Europei Joseph Daul, e attacca la scelta di far cadere il Governo Monti. Daul apre le danze, affermando che ''l'Europa e' molto preoccupata per gli avvenimenti in Italia. Far cadere il governo di Monti e' stato un ''grave errore''. Poi tocca a Mauro prendere le distanze da Berlusconi. Segue il caos, con Mauro che finisce sotto il fuoco amico dell'eurodeputata Licia Ronzulli, che ne chiede le dimissioni. Ma -fanno sapere fonti del Pdl a Strasburgo- quasi tutta la delegazione sarebbe con Mauro. Domani Berlusconi sarà al vertice dei Popolari Europei a Bruxelles. Per lui, il più difficile ed ostico di sempre.

11/12/2012

E' stata ed è tuttora una giornata di grande tensione in Europa intorno all'Italia, in particolare intorno alla candidatura di Silvio Berlusconi.

Lo stop alla deriva anti-tedesca del leader Pdl è arrivata direttamente da Berlino, mentre sembra profilarsi una clamorosa rivolta all'interno del gruppo Pdl all'Europarlamento, contro lo stesso Berlusconi. Ma andiamo con ordine: il primo a lanciare la stoccata è stato il Ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle, che dopo le ultime esternazioni dell'ex-premier contro la Germania precisa. "Una cosa non accetteremo: che la Germania sia fatta oggetto di una campagna elettorale populista". E avverte: "se l'Italia interrompesse il percorso delle riforme, ciò rappresenterebbe uno sviluppo pericoloso per l'Europa". Dopo pochi minuti tocca alla cancelliera Angela Merkel, in chiusura di una conferenza stampa, appoggiare esplicitamente il percorso di riforme intrapreso dal Governo Monti. Gli elettori italiani ''sceglieranno in modo tale da garantire che il Paese resti sul cammino giusto'', ha affermato la Merkel. Ma il vero casus belli nasce all'interno dell'Europarlamento, con il capogruppo Pdl Mario Mauro che si presenta in conferenza stampa con il capogruppo dei Popolari Europei Joseph Daul, e attacca la scelta di far cadere il Governo Monti. Daul apre le danze, affermando che ''l'Europa e' molto preoccupata per gli avvenimenti in Italia". Sempre per Daul, far cadere il governo di Monti e' stato un ''grave errore''. Poi tocca a Mauro prendere le distanze da Berlusconi: ''a un momento di follia vero e proprio segua un lungo periodo di assunzione di responsabilita', per far capire che Monti e' necessario anche domani". Segue il caos, con Mauro che finisce sotto il fuoco amico prima dell'eurodeputata Licia Ronzulli, che ne chiede le dimissioni, poi del Commissario Europeo Antonio Tajani, indicato da Berlusconi, che dice "pretestuoso contrapporre il Pdl all'Europa". Ma -fanno sapere fonti del Pdl a Strasburgo- quasi tutta la delegazione è con Mauro. Nei fatti, una rivolta contro Berlusconi interna allo stesso Pdl. Un ammutinamento che parte dall'Europa.

11/12/2012

L'Italia diventa un caso in Europa, con la Germania che attacca Berlusconi, e il centrodestra europeo che scarica l'ex-premier, con relativa coda di polemiche.

Il Pdl si trova sempre isolato a Bruxelles: la bomba la lancia il Ministro degli Esteri tedesco Guido Westervelle, che poco fa ha dichiarato: "una cosa non accetteremo, che la Germania sia fatta oggetto di una campagna elettorale populista''. Un chiaro, seppur indiretto, riferimento alle uscite di Berlusconi, tutte in chiave antitedesca. E a rinforzo è arrivata la cancelliera Angela Merkel, che dice: "sostengo quello che Mario Monti ha messo in campo per le riforme''. "Sono convinta che gli elettori italiani voteranno in modo tale da garantire che l'Italia resti sul cammino giusto''. Ma questo è solo l'ultimo episodio di una giornata di turbolenze anche in seno al Ppe, il partito popolare europeo, di cui fa parte il Pdl. In una conferenza stampa, il capogruppo all'Europarlamento Joseph Daul ha affermato che ''l'Europa e' molto preoccupata per gli avvenimenti in Italia". Sempre per Daul, far cadere il governo di Mario Monti e' stato un ''grave errore''. Daul era affiancato dal capogruppo del Pdl all'Europarlamento Mario Mauro, che ha preso nettamente le distanze da Berlusconi: ''a un momento di follia vero e proprio segua un lungo periodo di assunzione di responsabilita', per far capire che Monti e' necessario anche domani", ha dichiarato Mauro. Proprio la presa di distanza di Mauro ha scatenato il fuoco amico prima dell'eurodeputata Licia Ronzulli, che lo ha invitato a dimettersi, poi persino del Commissario Europeo Antonio Tajani, nominato da Berlusconi, che dice "pretestuoso contrapporre il Pdl all'Europa". Insomma, intorno al Pdl è terra bruciata.

11/12/2012

Si propaga ancora in Europa l'onda sismica provocata dalla crisi di Governo in Italia. E Silvio Berlusconi è nuovamente nell'occhio del ciclone a Bruxelles: questa volta la stoccata arriva dalla famiglia dei Popolari Europei, di cui lo stesso Pdl fa parte.

Il capogruppo all'Europarlamento Joseph Daul ha affermato che ''l'Europa e' molto preoccupata per gli avvenimenti in Italia. Per l'Europa e per l'economia italiana non ci possiamo aspettare una politica spettacolo''. Sempre per Daul, far cadere il governo di Mario Monti e' stato un ''grave errore''. ''Non abbiamo bisogno di momenti di turbolenza'', ''l'Europa combatte il populismo''. ha ricordato Daul a Strasburgo, affiancato dal capogruppo del Pdl all'Europarlamento Mario Mauro, che ha preso nettamente le distanze da Berlusconi: ''a un momento di follia vero e proprio segua un lungo periodo di assunzione di responsabilita', per far capire che Monti e' necessario anche domani", ha dichiarato Mauro. Un'altra tegola per il candidato premier del Pdl, autoproclamatosi stamattina come uno dei due o tre leader europei più autorevoli, che nel giro di soli tre giorni si è visto fare terra bruciata in Europa, non solo nel centrosinistra, ma all'interno dello stesso centrodestra. La Commissione Europea oggi ha aggiunto un altro tassello, annotando come gli spread elevati ''mettono in difficolta' le imprese ed impediscono il buon funzionamento del mercato interno''. Ma c'è anche un'altra notizia, non positiva per il nostro Paese: l'avvocato della Corte di Giustizia Europea ha chiesto che il massimo tribunale comunitario respinga il ricorso presentato da Roma e Madrid contro la cooperazione rafforzata sul brevetto unico, che prevede un regime di trilinguismo. Ieri via libera dei Ministri europei alla cooperazione, senza Italia e Spagna.

10/12/2012

L'Europa guarda con apprensione alla crisi politica in Italia.

La crisi politica in Italia rovina il Natale a un'Europa che -premi Nobel a parte- è attesa da un'altra settimana cruciale, con il summit dei 27 Paesi in programma giovedì, chiamato a sbloccare l'Unione Bancaria e gli aiuti alla Grecia. Il commento più duro, che esprime ad alta voce quanto molti leader europei pensano, lo ha vergato il presidente dell'Europarlamento Martin Schulz: "Berlusconi è il contrario della stabilità, il suo ritorno può essere una minaccia per l'Italia e per l'Europa, che hanno invece bisogno di stabilità". E se Schulz è una voce politica, con qualche conto in sospeso con l'ex-premier, il richiamo più preoccupante arriva da un altro tedesco, il numero uno del fondo salva-Stati Klaus Regling: "l'Italia deve andare avanti nel processo di riforme. I mercati finora le hanno onorate, ma hanno reagito in modo inquieto agli sviluppi dell'ultima settimana", ha avvertito Regling alla Sueddeutsche Zeitung. L'allarme rosso è suonato dunque nelle capitali europee, mentre si guarda con preoccupazione alla riapertura -oggi- delle Borse. Persino la rigorista Finlandia, poco incline a smancerie verso i Paesi del Mediterraneo, si inquieta. Alexander Stubb, Ministro per gli Affari Europei, twitta: "sono preoccupato per le dimissioni di Monti. Credo sia uno dei migliori leader europei. Spero si troverà una soluzione''. In una Bruxelles svuotata, con i principali rappresentanti istituzionali in trasferta ad Oslo, prevalgono nervosismo e bocche cucite, a parte il Commissario Europeo Tajani -mandato in Europa proprio su indicazione di Berlusconi- che bacchetta Schulz. Certo è che un'Italia senza Monti appare ora molto meno affidabile.

9/12/2012

L'Europa guarda con apprensione alla crisi politica in Italia.

Il commento più duro, esprimendo a voce alta quanto molti leader europei non possono che sussurrare, è firmato dal presidente dell'Europarlamento Martin Schulz: "Berlusconi è il contrario della stabilità, il suo ritorno può essere una minaccia per l'Italia e per l'Europa, che hanno bisogno di stabilità. Tanti dei problemi dell'Italia sono il risultato dei dieci anni in cui Berlusconi e' stato premier". E se è vero che Schulz ha un vecchio conto aperto con l'ex-premier, che risale a nove anni fa e alla frase incrimanata sul kapo', è pur vero che lo strappo di Berlusconi e le dimissioni di Monti hanno fatto suonare l'allarme rosso in molte capitali. Alexander Stubb, Ministro per gli Affari Europei della rigorista Finlandia, twitta: "sono preoccupato per le dimissioni di Monti. Credo sia uno dei migliori leader europei. Spero si troverà una soluzione''. A Bruxelles prevalgono nervosismo e bocche cucite, a parte il Commissario Europeo Tajani -in Europa su indicazione di Berlusconi- che bacchetta Schulz. Più diplomatico, ma senza rinunciare a lanciare messaggi in codice, il presidente della Commissione José Barroso, che al Sole 24 Ore elogia l'operato di Monti, anche per il suo ruolo nel dibattito europeo''. E avverte: ''gli italiani non cadano nell' illusione che vi siano soluzioni rapide o magiche. Le prossime elezioni non devono diventare un pretesto per mettere in dubbio l'indispensabilita delle misure approvate finora''. La memoria va a tredici mesi fa, quando l'ormai morente Governo Berlusconi, pubblicamente deriso da Merkel e Sarkozy, viveva i suoi giorni finali, affondato da uno spread che metteva a rischio l'Italia e -con lei- l'Eurozona. I giornali stranieri riportano le prossime dimissioni di Monti e la ricandidatura di Berlusconi. Durissima la Frankfurter Allgemeine Zeitung: "il teatro che inscena Berlusconi danneggia l'Italia".

9/12/2012

Il Protocollo di Kyoto sopravviverà almeno fino al 2020. Ma la conferenza sul clima di Doha si rivela un mezzo fallimento.

Quasi due settimane di summit per un risultato deludente, che riesce solo a mantenere lo status quo, rinviando al 2015 un vero e proprio accordo globale per la lotta al cambio climatico. La conferenza Onu a Doha si chiude con un accordo che estende fino al 2020 il protocollo di Kyoto, al quale però aderiscono Paesi che -messi assieme, Europa inclusa- contribuiscono solo per il 15% alle emissioni globali di inquinanti. Queste nazioni dovranno proseguire nella riduzione delle emissioni di CO2 a un ritmo compreso tra il 25 e il 40%, rispetto al 1990. Restano esenti però tutti gli altri grandi inquinatori, a partire da Stati Uniti e Cina. L'unico segnale incoraggiante è così rappresentato dalla pressione sui Paesi ricchi, con un orientamento ad avviare una politica di compensazione economica nei confronti di quelli più poveri, per le perdite causate dal cambio climatico. Poca sostanza insomma, con una chiusura confusa e al fotofinish da parte della presidenza qatriota, che ha sostanzialmente ignorato le ultime rimostranze da parte della Russia, dando per adottati i testi già discussi. E chiudendo così le danze. Delusione da parte delle organizzazioni ambientaliste, ma anche l'Italia e l'Europa vedono il bicchiere mezzo vuoto: per la Commissione Europea, il risultato di Doha rappresenta un passo in avanti modesto, verso quello che -si spera- sarà un accordo globale e onnicomprensivo nel 2015. Accordo però ancora tutto da costruire.

7/12/2012

La Bundesbank taglia le stime della crescita tedesca nel 2012 e nel 2013 a causa degli effetti della crisi del debito. Il servizio.

Il giorno dopo la doccia fredda della Bce, tocca alla Bundesbank far calare ulteriore pessimismo sull'immediato futuro economico dell'Eurozona. La Banca Centrale tedesca ha tagliato le stime della crescita del Paese nel 2012 e nel 2013, a causa degli effetti della crisi del debito. Crescita dunque solo dello 0,4% l'anno prossimo, in forte calo dall'1,6% indicato a giugno. Per quest'anno il pil tedesco e' previsto invece in aumento dello 0,7%, dal +1% della stima precedente. E il commento con cui si motivano le nuove stime è -indirettamente- un epitaffio per la linea fin qui marcatamente rigorista di Frau Merkel, con le spirali recessive innescate in diversi Paesi dell'Eurozona: "la Germania, con il suo alto grado di apertura e specializzazione, non può prosperare da sola. Ha un interesse particolare nel benessere dei suoi partner". La Bundesbank rileva di attendersi presto un ritorno al sentiero della crescita. E rassicura sulla tenuta del mercato del lavoro, con la disoccupazione che dovrebbe crescere di pochi decimali, toccando il prossimo anno quota 7,2%.

7/12/2012

Mantiene i tassi invariati la Bce, nella consueta riunione mensile del board. Per Francoforte, i primi veri segnali di ripresa arriveranno tra un anno.

Nuova doccia fredda dalla Banca Centrale Europea, che sposta a fine 2013 l'orizzonte dell'uscita dal tunnel della crisi per l'Eurozona. Come ha certificato il presidente Mario Draghi, l'inflazione nell'area euro e' scesa, ed e'attesa sotto il 2% nel 2013. Ma la debolezza economica dovrebbe proseguire nel corso del prossimo anno, con una ripresa graduale. Le stime sulla crescita 2012 restano asfittiche (meno mezzo punto) e il 2013 non sembra promettere di meglio (meno tre decimali). Se è vero dunque che borse e titoli di Stato lasciano intravedere segnali positivi, le fragilità economiche e i processi di riduzione del debito controbilanciano in negativo le previsioni. Intanto la Bce mantiene i tassi d'interesse allo 0,75%, pur prendendo in considerazione l'ipotesi -futura- di un taglio. Draghi precisa come Francoforte continuera' a fornire liquidita' illimitata agli istituti di credito, con aste trimestrali almeno fino a luglio. Resta invece nel cassetto il 'bazooka' anti-spread annunciato dalla Bce ad agosto. Draghi non commenta gli sviluppi politici in Italia, ma vede -proprio nella Penisola, in Germania e in Francia- un segnale dell'incremento della fiducia. L'ultimo pensiero il presidente della Bce lo dedica all'intesa sulla sorveglianza unica delle banche in Europa, sulla quale sono chiamati a pronunciarsi tra una settimana i 27 leader comunitari. Un meccanismo che farà capo proprio alla Bce, sul quale la Germania ha puntato i piedi, rinviando la prospettiva di un accordo. "Sono molto fiducioso al proposito", ha detto il presidente della Bce.

4/12/2012

Da Lione il premier Mario Monti guarda soddisfatto al calo dello spread, ma fissa il prossimo obiettivo a quota 287 punti. Intanto Italia e Francia fissano al 2023 il completamento della Tav.

L'Italia e la Francia confermano l'impegno per la Torino-Lione, con una mostra di unità d'intenti su tutto, a partire dal rapporto personale tra Mario Monti e Francois Hollande, ricco di apprezzamenti reciproci. Il presidente francese definisce la Tav un progetto importante per i due Paesi, una grande infrastruttura europea: Monti ribatte che la Tav è tra le iniziative per la crescita che servono all'Europa. Iniziative che -allargando il quadro al momento di incertezza che grava su Bruxelles- simboleggiano per il premier l'urgenza di prendere decisioni concrete, evitando ulteriori rinvii. Monti conferma che l'accordo tra i due Paesi sarà presto sottoposto alla ratifica del Parlamento. Più tardi toccherà al Ministro per lo Sviluppo Economico Corrado Passera ribadire i dettagli: confermato per la Tav l'orizzonte del 2023, con un impegno di 8,2 miliardi condiviso e una partecipazione dell'Europa -auspicabilmente- nella misura del 40% degli investimenti. Nell'attesa comunque si procede. Più in generale, i due Paesi hanno firmato ieri cinque accordi bilaterali che prevedono -tra le altre cose- il via libera al raddoppio del valico autostradale del Frejus. Sul fronte europeo infine, Monti e Hollande si augurano passi avanti sull'Unione Bancaria nel prossimo vertice comunitario.

3/12/2012

Da Lione il premier Mario Monti guarda soddisfatto al calo dello spread, ma fissa il prossimo obiettivo a quota 287 punti. Intanto Italia e Francia fissano al 2023 il completamento della Tav.

Italia e Francia confermano l'impegno per la Torino-Lione, con una mostra di unità d'intenti su tutto, a partire dal rapporto personale tra Mario Monti e Francois Hollande, ricco di apprezzamenti reciproci. Il presidente francese definisce la Tav un progetto importante per i due Paesi, una grande infrastruttura europea: Monti ribatte che la Tav è tra le iniziative per la crescita che servono all'Europa. Iniziative che -allargando il quadro al momento di incertezza che grava su Bruxelles- simboleggiano per il premier l'urgenza di prendere decisioni concrete, evitando ulteriori rinvii. Monti conferma che l'accordo tra i due Paesi sarà presto sottoposto alla ratifica del Parlamento. Più tardi toccherà al Ministro per lo Sviluppo Economico Corrado Passera ribadire i dettagli: confermato per la Tav l'orizzonte del 2023, con un impegno di 8,2 miliardi condiviso e una partecipazione dell'Europa auspicabilmente nella misura del 40% degli investimenti. Sul fronte economico, Monti e Hollande si augurano passi avanti sull'Unione Bancaria nel prossimo vertice europeo. Poi il discorso si sposta sullo spread. Al premier viene chiesto di commentare la discesa del differenziale con i Bund tedeschi sotto i 300 punti: Monti ammette che la crisi greca ha contribuito ad infiammare la corsa degli spread, definisce però il loro livello ancora non accettabile, ma -soprattutto- fissa già il prossimo obiettivo. E il vertice franco-italiano è stato segnato da alcuni tafferugli a Lione, quando 600 manifestanti italiani No Tav hanno provato ad unirsi a 300 francesi. La manifestazione non e' stata consentita: i manifestanti si sono spinti fino alle reti e hanno cominciato a battere con i pugni sui reticolati, mentre altri lanciavano fumogeni. La polizia ha reagito usando spray urticante.

3/12/2012

Italia e Francia hanno firmato al vertice di Lione una dichiarazione congiunta in cui si conferma la realizzazione della TAV Torino-Lione ''nelle tempistiche previste''.

Torino-Lione entro il 2023: il Ministro per lo Sviluppo Economico Corrado Passera conferma l'orizzonte temporale per la Tav, a conclusione del vertice italo-francese. Passera ha parlato anche degli investimenti necessari al completamento: 8,2 miliardi, con una richiesta congiunta ri Roma e Parigi all'Europa, affinché contribuisca per il 40% degli investimenti. Un ammontare importante, ha sottolineato Passera, che i due Paesi contano di ottenere. Le dichiarazioni di Passera seguono la dichiarazione firmata con il collega transalpino Frederic Cuviller, con l'obiettivo di avviare i lavori all'inizio del prossimo anno. Proprio la Tav è stato uno dei temi toccati in conferenza stampa dal premier Mario Monti e dal presidente francese Francois Hollande: quest'ultimo ha definito la Torino-Lione un progetto importante per i due Paesi, una grande infrastruttura europea. "Servono iniziative per la crescita", ha dichiarato il premier Monti, prima di annunciare la prossima ratifica parlamentare. Per Monti, con la Torino-Lione ci sono in gioco non solo i trasporti, ma anche un'idea di Europa.

26/11/2012

Ancora una volta la Grecia sotto i riflettori all'Eurogruppo, con i Ministri delle Finanze che sono tornati a riunirsi oggi a Bruxelles per trovare un accordo sulla riduzione a lungo termine del debito ellenico, precondizione necessaria a sbloccare la nuova tranche di aiuti da 44 miliardi circa.

Si tratta del terzo vertice in due settimane, apertosi -almeno- all'insegna dell'ottimismo: l'ottimismo del Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, che all'arrivo promette -"troveremo una soluzione"- ma subito mette le mani avanti, dicendosi contrario a un taglio del debito ellenico. Il collega francese Pierre Moscovici quantifica al 95% la parte dell'intesa che può essere immediatamente operativa, mentre il titolare delle finanze greco Yannis Stournaras lascia trapelare tutta la propria seccatura: "Atene ha fatto quanto doveva per la sua parte, ci aspettiamo che anche i nostri partner facciano lo stesso, sono certo che troveremo una soluzione oggi". Considerazione appoggiata dal Commissario Europeo agli Affari Economici Olli Rehn: "la Grecia ha fatto i compiti, ora tocca a noi", ha commentato. Pomo della discordia resta la riduzione del debito, con l'Fmi che spinge per un rientro entro il 120% per il 2020, e i Governi europei -Germania in testa- che non intendono accettare perdite sui bond detenuti dalla Bce, e preferiscono spostare avanti di due anni il piano. Atene intanto tira la cinghia: i fornitori della pubblica amministrazione reclamano otto miliardi, mentre lo Stato rinvia le spese per sanità e welfare, allo scopo di non chiudere i rubinetti di salari pubblici e pensioni. E la Spagna usera' per il momento 40 miliardi del prestito europeo per il salvataggio delle sue banche.

26/11/2012

Risultato a sorpresa nel voto di ieri in Catalunya, dove il partito del presidente regionale Mas, che chiedeva la maggioranza assoluta per indire un referendum sulla secessione dalla Spagna, frana clamorosamente. Ma cresce la sinistra indipendentista.

"La situazione non è facile, ma andremo avanti": il leader catalano Artur Mas guarda in faccia la realtà, ancora incredulo di fronte al boomerang delle elezioni anticipate, da lui stesso convocate, per sfidare Madrid al grido di "indipendenza". Convergencia i Unio, il partito di centrodestra, conserva la maggioranza relativa, ma con 50 seggi su 135 resta lontanissimo dalla maggioranza assoluta, perdendo ben 12 deputati al Parlament della Generalitat catalana. Tuttavia, il risultato è meno netto di quanto si possa pensare. Perché la seconda forza catalana è ora quella Esquerra Republicana, che da anni chiede con forza la secessione da Madrid: il partito di Oriol Junqueras diventa seconda forza regionale, con 21 seggi, uno in più dei socialisti e due in più dei Popolari di Mariano Rajoy. Più staccate le altre forze politiche. A livello puramente teorico, i partiti separatisti mantengono la maggioranza assoluta a Barcellona, con 74 seggi, ma hanno programmi politici che -anelito all'indipendenza a parte- si trovano agli opposti su quasi tutto. Il blocco espanolista rosicchia qualche seggio, mantenendo intatta la linea Maginot -più psicologica che nei numeri- in grado di rimandare qualsiasi crisi politica sull'asse Madrid-Barcellona. Il presidente Mas, che dovrà ora costruire una difficile alleanza di Governo per continuare a governare, promette di andare avanti, ma già sposta avanti l'orizzonte del referendum secessionista - entro il 2016. L'impressione è che la storia non sia passata ieri notte da Barcellona. E mentre si annebbia il sogno indipendentista, resta -sul terreno- la difficile realtà di una crisi da fronteggiare con maggiori tagli e austerità.

25/11/2012

Urne aperte da questa mattina in Catalunya: nella regione di Barcellona si tratta di elezioni che potrebbero restare nella storia. Il servizio.

La notte che può segnare la storia catalana: tutti i media autonomici, a partire dalla televisione regionale, sono pronti a raccontare dalle 20 le elezioni che potrebbero innescare un processo di indipendenza e autodeterminazione di Barcellona da Madrid. Il presidente regionale Artur Mas chiede agli oltre cinque milioni di elettori la maggioranza assoluta al Parlament della Generalitat, per avviare -già da gennaio- il processo che porterebbe a una clamorosa secessione, aprendo una grave crisi politica in Spagna. La minaccia è talmente reale, che anche le cancellerie europee e l'Unione Europea hanno cominciato a esaminare seriamente la possibilità, mentre da Madrid il gelo è totale. Paradossalmente, il Governo popolare di Mariano Rajoy affida ogni speranza di evitare l'impensabile ai nemici socialisti, unico baluardo di opposizione vera a Barcellona - seppure in caduta libera nei sondaggi. La campagna elettorale è stata inquinata da accuse allo stesso Mas, partite dal quotidiano conservatore El Mundo, su presunti conti segreti in Svizzera. La chiusura della campagna di Mas è stata segnata da un tripudio di bandiere catalane e inni all'indipendenza: difficilmente il suo partito, Convergencia i Unio, otterrà la maggioranza assoluta. In questo caso, se vorrà avviare il processo di autodeterminazione, dovrà costruire un'insolita alleanza con l'estrema sinistra indipendentista. Oppure, furbamente, negoziare un modello ancora più autonomo dal punto di vista fiscale, che riduca drasticamente i trasferimenti di tasse verso Madrid.

24/11/2012

La decisione sugli aiuti alla Grecia, inizialmente prevista all'Eurogruppo straordinario di lunedi', slitta all'Eurogruppo regolarmente in calendario del 3 dicembre.

E' quanto sia apprende da fonti europee al termine della teleconferenza dei ministri. Tra le ipotesi allo studio, anche quella di dare ad Atene circa il 75% dei profitti realizzati con i bond ellenici, attualmente detenuti dalla bce. A complicare la situazione c'è il clima pesante della due giorni di summit europeo. Un fallimento, tranne che per il premier britannico David Cameron, che oggi avrà sorriso, leggendo la rassegna stampa: i quotidiani d'Oltremanica gli hanno riservato -con poche eccezioni- un'accoglienza trionfale, per aver tenuto il punto, evitando un incremento del budget europeo. In prima linea il tabloid The Sun, che ha definito il premier d'acciaio, capace di tenere la testa alta di fronte ai partner comunitari. Un trionfo di euroscettiscismo sulla stampa, temperato solo dal Daily Mirror, che fotografa un Cameron isolato in Europa e con pochi alleati. Qualcuno ipotizza pure un inedito asse Cameron-Merkel, già ribattezzato -non senza ironia e poca fantasia- "Camerkel", o "Merkeron".

22/11/2012

Ci sarà a breve una nuova bandiera nazionale in Europa? Domenica le elezioni regionali catalane potrebbero innescare un processo dagli esiti assolutamente imprevedibili, al punto da non escludere una vera e propria secessione dal resto della Spagna.

La Catalunya vota per il nuovo Parlamento, dove il partito storicamente più rappresentativo dell'identità catalana, i conservatori di Convergencia i Unio, chiedono ai sette milioni e mezzo di abitanti la maggioranza assoluta, per avviare un processo secessionista già a partire da gennaio. Così ha promesso il leader, Artur Mas, con la benedizione del padre nobile catalano, Jordi Pujol, per 23 anni presidente della comunità autonoma. E se anche Pujol non esclude più la secessione, proprio lui che per decenni ha usato i voti catalani al Congresso di Madrid per portare a casa concessioni a Barcellona, vuol dire che il vento è davvero cambiato. I sondaggi sembrano allontanare l'ipotesi di una maggioranza assoluta alle elezioni regionali per Convergencia i Unio, che col 37% dei consensi si fermerebbe a una manciata di deputati dall'obiettivo: così, per dare vita al disegno secessionista potrebbero arrivare in soccorso i voti di Esquerra Republicana, partito molto lontano ideologicamente, ma da decenni votato all'indipendenza da Madrid. Probabile il crollo dei socialisti, per anni l'unica forza centralista in grado di contrastare gli schieramenti regionali. La crisi economica ha accelerato un processo di separazione latente, in una regione che nell'era post-Franco ha recuperato lingua, identità e tradizioni proprie: la richiesta di maggiore autonomia fiscale a Madrid, respinta al mittente dal premier Mariano Rajoy, ha costituito il tipico casus belli. La Catalunya vive su troppi paradossi: produce un quinto del Pil spagnolo, ma risulta la comunità più indebitata del Paese, mentre sborsa alle casse centrali iberiche ben 16 miliardi l'anno. Entro fine mese arriveranno dalla Spagna oltre tre miliardi di aiuti, per impedire il crac regionale. Ma pare troppo tardi, per calmare il vento secessionista. Oltre due mesi fa un milione e mezzo di persone hanno invaso Barcellona, chiedendo l'indipendenza. Madrid sta alla finestra, allarmata. L'Europa non sa che pesci prendere: se Barcellona divenisse la capitale di un nuovo Stato, potrà rimanere all'interno dell'Unione Europea?

20/11/2012

Notte della verità per la Grecia, sulla quale si decide in questi ore all'Eurogruppo. "Ci sono buone chances che troveremo una soluzione sugli aiuti ad Atene, decisiva e consensuale, ma non posso dirlo con certezza: dire che e' fatta e' ottimistico''.

Così il presidente dell'Eurogruppo Jean Claude Juncker, arrivando a Bruxelles. La situazione appare incerta, anche se i margini per un'intesa appaiono possibili: ''sono sempre ottimista, ma non posso promettere un risultato'', ha aggiunto il ministro delle finanze tedesco Schaeuble. Dietro le quinte, si cerca di mettere a punto un piano che porterebbe all'esborso di una tranche di aiuti ad Atene pari a circa 44 miliardi, con l'obiettivo di portare il debito ellenico al 110% del Pil entro il 2022. Questo potrebbe rendere possibile un compromesso con il Fondo Monetario Internazionale, che insiste per una riduzione del debito di Atene al 120% entro il 2020 - con le inevitabili perdite che banche e investitori istituzionali dovranno sopportare. ''Lavoriamo in modo costruttivo per trovare una soluzione per la Grecia, ma il suo debito deve essere sostenibile'', ha ribadito il direttore generale dell'Fmi Lagarde. L'obiettivo è arrivare a un accordo politico stasera e a uno sblocco della tranche a inizio dicembre, dopo le ratifiche nazionali - intesa a portata di mano, secondo il francese Moscovici. Siamo invece ancora in piena pretattica sull'altro fronte aperto, quello del prossimo bilancio settennale: ''l'Italia e' pronta a porre il veto, se l'accordo non fosse equo per i nostri cittadini e gravoso per il Paese''. Così il ministro per gli affari europei Enzo Moavero. Il presidente europeo Van Rompuy dovrebbe presentare a breve una nuova proposta di compromesso. Infine è allarme in Francia, dopo il downgrade di Moody's: la situazione ''e' grave'', ha affermato il premier, Jean-Marc Ayrault, in un intervento al Parlamento.

14/11/202

Luce verde dall'Europa, dopo quattro giorni di dure polemiche, ai 670 milioni di euro per i terremotati dell'Emilia. L'ok è arrivato -tecnicamente- grazie a uno stralcio del dossier dal resto della complicata trattativa sulla chiusura dei buchi del bilancio comunitario 2012 e sull'approvazione di quello 2013.

Una vera e propria corsia preferenziale, necessaria ad accelerare i tempi. Ancora tre Paesi hanno votato contro l'ok agli aiuti:Gran Bretagna, Svezia e Finlandia. Un'opposizione che non ha impedito però lo sblocco del dossier: a questo punto resta solo la formalità di un'approvazione ufficiale anche da parte di Commissione ed Europarlamento, che consentirà l'erogazione effettiva dei fondi entro metà della prossima settimana. Determinanti per il risultato sono state le pressioni diplomatiche, prima del Governo italiano, che nel weekend ha definito "inaccettabile" il blocco degli stanziamenti, poi del presidente dell'Europarlamento, Martin Schulz, che lunedì si è scagliato con toni molto duri contro i Paesi che si erano messi di traverso. Soddisfatto il premier Mario Monti, positivo pure il primo commento del presidente dell'Emilia-Romagna Errani: "questa è l'Europa che rappresenta tutti".

13/11/2012

Sono salvi i fondi europei per il sisma in Emilia, "stralciati" dal negoziati sul bilancio europeo 2012 e 2013. Soddisfazione dal premier Mario Monti.

Via libera europeo, al termine di quattro giorni di dure polemiche, ai 670 milioni di euro per i terremotati dell'Emilia. L'ok è arrivato -tecnicamente- grazie a uno stralcio del dossier dal resto della complicata trattativa sulla chiusura dei buchi del bilancio comunitario 2012 e sull'approvazione di quello 2013. Una sorta di corsia preferenziale, che ha separato i fondi di solidarietà dal resto del pacchetto, su cui ancora si combatte. Ancora tre Paesi hanno votato contro la luce verde agli aiuti per i terremotati: si tratta di Gran Bretagna, Svezia e Finlandia. Un'opposizione che non ha impedito lo sblocco del dossier: a questo punto resta solo la formalità di un'approvazione ufficiale anche da parte di Commissione ed Europarlamento, che consentirà l'erogazione effettiva dei fondi entro metà della prossima settimana. Determinanti per il risultato sono state le pressioni diplomatiche, prima del Governo italiano, che nel weekend ha definito "inaccettabile" il blocco degli stanziamenti, poi del presidente dell'Europarlamento, Martin Schulz, che lunedì si è scagliato con toni molto duri contro i Paesi che si erano messi di traverso. Soddisfatto il premier Mario Monti, positivo anche il primo commento del presidente dell'Emilia-Romagna Errani: "questa è l'Europa che rappresenta tutti". Intanto il resto dei negoziati sul bilancio europeo 2013 sprofonda nel caos, con il Parlamento Europeo che minaccia di non partecipare ai negoziati con il Consiglio, ''perche' non c'e' accordo tra gli stati membri'' sui fondi aggiuntivi necessari per il budget 2012 - quasi nove miliardi, tra cui fondi strutturali e fondi Erasmus.

Il rischio che in Grecia si produca "un incidente" che finisca per portare il paese alla bancarotta "è molto elevato", ha avvertito il ministro delle finanze Yannis Stournaras, che ha parlato all'Europarlamento. Intanto la Grecia ha collocato oggi quattro miliardi di titoli di Stato a breve termine, avvicinandosi ai cinque miliardi di titoli che arrivano a scadenza il 16 novembre. In una nuova asta giovedi' Atene potrebbe arrivare a coprire l'intero ammontare in scadenza. Sullo sblocco della nuova tranche di aiuti tutto rinviato invece a martedì.

13/11/2012

Appare davvero a portata di mano il via libera del consiglio Ecofin agli aiuti europei per il terremoto in Emilia.

E' quanto trapelato poco fa a Bruxelles, dove i ministri delle Finanze europei avrebbero gia' votato a maggioranza qualificata un accordo, che consentira' lo sblocco dei 670 milioni destinati alle popolazioni colpite dal sisma. L'indiscrezione segue la notizia che il Parlamento Europeo aveva stabilito di dare priorita' assoluta ai fondi per la regione italiana. Dopo un incontro con il presidente dell'Europarlamento, Martin Schulz, i relatori italiani per il bilancio, Francesca Balzani e Giovanni La Via, avevano reso noto che i negoziati per il budget 2013 sarebbero proseguiti ''solo dopo l'integrale via libera ai 670 milioni di euro per l'Emilia''. Ricordiamo anche che alla mezzanotte di oggi scade il termine ultimo per trovare un compromesso nel difficile negoziato di budget tra Parlamento e Consiglio.

13/11/2012

Si allontana -per il momento- il rischio di un default imminente per la Grecia, dopo che il Tesoro ellenico ha raccolto stamattina sui mercati quattro miliardi in titoli di Stato a breve termine, a un soffio dai cinque miliardi che arriveranno a scadenza il 16 novembre.

Per raccogliere l'ultimo miliardo sarà sufficiente una nuova asta in programma giovedì. Intanto, il giorno dopo l'Eurogruppo, che ha rinviato di una settimana ogni decisione sullo sblocco definitivo sulla tranche da 31,5 miliardi in nuovi prestiti, prevale un clima di ottimismo tra i Ministri finanziari: ''pensiamo che un accordo sulla Grecia sia auspicabile, possibile e che ci arriveremo martedi' prossimo''. Così il titolare delle Finanze francese Pierre Moscovici, mentre l'omologo tedesco Wolfgang Schaeuble ha aperto alla concessione di ''piu' tempo" per ridurre il debito ellenico. Ma è proprio sui tempi di proroga per la riduzione del debito greco al 120% che è andata in scena ieri sera a Bruxelles una clamorosa spaccatura tra Eurogruppo ed Fmi. L'Europa è favorevole a spostare la scadenza al 2022, il Fondo non intende andare oltre il 2020: dietro a una questione di date, si celano -sostanzialmente- problemi di soldi. Il piano dell'Fmi potrebbe implicare perdite nette per i creditori della Grecia, che dovrebbero rinunciare a parte dei soldi prestati. Quello dell'Europa, male che vada, implicherà una semplice riduzione dei tassi di interesse su questi stessi prestiti. Senza un accordo tra i due blocchi su quale piano implementare si rischia un nuovo -fatale- blocco della tranche di prestiti internazionali. Sempre a proposito di debito, quello italiano a settembre ha raggiunto un nuovo record a 1.995,1 miliardi di euro. E stasera si parlerà anche di Italia, nella cruciale riunione sul bilancio europeo 2013: si spera un accordo complessivo, che sblocchi i 670 milioni per i terremotati dell'Emilia.

13/11/2012

L'Europa rinvia di una settimana la decisione sulla Grecia. "All'Eurogruppo del 20 novembre si arrivera' a una ''soluzione dei problemi ancora aperti del dossier", ha assicurato il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker.

Tutto rinviato a martedì: sulla Grecia l'Eurogruppo prende tempo, prima di procedere all'esborso della nuova tranche da 31 miliardi e mezzo, in prestiti ad Atene. I 27 hanno riversato fiumi di lodi sulle ultime misure di austerità ad Atene, ma vogliono vedere finalizzati meglio i dettagli su tagli e misure strutturali, prima di allargare i cordoni della borsa. Le buone notizie per Atene sono rappresentate dall'estensione di due anni per la riduzione del deficit - dal 2014 al 2016. La Grecia ottiene anche uno spostamento al 2022 dell'obiettivo per riportare il debito -ormai stellare- al 120% del Pil. Ma qui l'Fmi disapprova platealmente, con Christine Lagarde presente. A preoccupare l'Europa resta l'ultimo rapporto della Troika, secondo cui il Paese ellenico costerà altri 32 miliardi di euro alla comunità internazionale, da qui al 2016. Meno preoccupata appare la Commissione Europea sul rischio di un default a metà novembre: "le banche elleniche potranno coprire gli oltre tre miliardi di titoli emessi dal Tesoro per l'emergenza", ha assicurato il Olli Rehn. Intanto, sul fronte dei fondi europei, ostaggio di un durissimo negoziato di bilancio, è intervenuto il presidente dell'Europarlamento Martin Schulz: è ''inaccettabile'' e ''vergognoso'' che si facciano ''giochi politici'' sulla pelle delle persone colpite dal sisma in Emilia". Schulz ha attaccato frontalmente i cinque Paesi, tra cui la Germania, che venerdi' hanno bloccato l'attivazione del fondo di solidarietà, da 670 milioni. Stasera lo scontro sul bilancio comunitario 2013 proseguirà in sede Ecofin: occorrerà trovare a tutti i costi un'intesa, altrimenti i negoziati ripartiranno da capo. Nota positiva, nell'incertezza: ieri la Commissione Europea ha detto sì alla richiesta italiana per 18 milioni, da destinare agli interventi post-alluvione di un anno fa in Liguria e Toscana.

12/11/2012

Sul fronte dei fondi europei segnaliamo la durissima presa di posizione del presidente dell'Europarlamento Martin Schulz: è ''inaccettabile'' e ''vergognoso'' che si facciano ''giochi politici'' sulla pelle delle persone colpite dal sisma in Emilia.

I cinque Paesi che venerdi' hanno bloccato l'attivazione del fondo di solidarieta' per 670 milioni di euro, ha detto Schulz, ''si devono vergognare''. Domani, lo ricordiamo, lo scontro sul bilancio comunitario 2013 proseguirà in sede Ecofin, con l'obiettivo di trovare un'intesa complessiva, necessaria a sbloccare in maniera operativa anche i fondi per l'Emilia. All'Eurogruppo, intanto, è tornata in primo piano la Grecia, dopo il voto sul bilancio nazionale 2013, nella tarda serata di ieri. La giornata è stata vissuta sul filo del rasoio: la Francia si è detta ottimista su un accordo entro oggi, per uno sblocco della nuova tranche di aiuti internazionali, mentre il direttore dell'Fmi Christine Lagarde ha chiesto uno sforzo ai creditori, per andare incontro agli sforzi ellenici. Ma al momento sembra prevalere un clima di attesa, che non promette bene per Atene: detonatore è stato l'ultimo rapporto della Troika Internazionale, anticipato da Bloomberg, secondo cui il Paese potrebbe avere bisogno di ulteriori 15 miliardi di euro entro il 2014 e di 17,6 per il biennio 2015-2016. Bruxelles ha così tirato il freno: "prima occorre analizzare il bilancio appena votato", fanno sapere dalla Commissione, mentre il presidente dell'Eurogruppo Juncker preferisce aspettare il pronunciamento del Bundestag tedesco, e la Germania definisce irrealistica una decisione oggi sulla Grecia. Intanto Atene deve raccogliere cinque miliardi di euro entro questa settimana per non finire in default. Domani è attesa l'emissione di bond a brevissima scadenza per coprire l'emergenza.

11/11/2012

Ancora un test per la Grecia, con il voto -a tarda sera- sul bilancio 2013, viatico obbligato per restare nell'Eurozona.

Ore nuovamente calde per la Grecia, dove -in un drammatico replay a soli quattro giorni di distanza del voto sul pacchetto di austerità- il Parlamento ellenico si prepara a dare il via libera in tarda serata il bilancio 2013, che conterrà anche i contestatissimi tagli da oltre 13 miliardi, chiesti dalla troika internazionale per sbloccare la nuova tranche di aiuti - pari a circa 31 miliardi. "Con il voto odierno del Parlamento mettiamo fine una volta per tutte alle voci circa un'uscita della Grecia dall'eurozona": così Simos Kedikoglou, portavoce del governo ellenico, fiducioso della luce verde dai parlamentari. All'esterno dell'edificio decine di migliaia di persone sono tornate a manifestare contro le politiche di austherity: oltre cinquemila manifestanti -convocati dai due maggiori sindacati ellenici e dal partito Syriza- si sono radunati in piazza Syntagma, di fronte al Parlamento, guardato a vista da un contingente di poliziotti in tenuta antisommossa. Altre migliaia di persone si sono radunate in piazza Omonia, su invito del sindacato Pame, vicino al partito comunista. Gli analisti prevedono che il bilancio greco 2013, ennesima medicina amara per una popolazione stremata da anni di austherity e recessione, dovrebbe passare con una maggioranza meno risicata rispetto a mercoledì. Quello odierno rappresenta solo il primo ostacolo da superare, in una settimana nuovamente calda per l'Europa: domani l'Eurogruppo dovrà valutare se concedere altri due anni ad Atene, per raggiungere i propri obiettivi fiscali, allentando così la morsa dell'austerità. Martedì la Grecia emetterà titoli di Stato a uno e sei mesi per evitare un clamoroso default nell'immediato, mentre il premier Samaras volerà a Bruxelles. Mercoledì infine manifestazioni e scioperi in Grecia, Spagna e Portogallo, nella prima giornata sindacale europea contro le politiche di austerità.

10/11/2012

Salvataggio in extremis ieri a Bruxelles per i 670 milioni di fondi europei, destinati ai terremotati dell'Emilia. Ma l'Unione rischia un clamoroso autogol sul prossimo budget.

Persino i fondi per i terremotati dell'Emilia finiscono nella guerra sul bilancio europeo. Solo ieri sera i 27 Paesi membri hanno salvato la faccia, con un accordo di principio, che -nella sostanza- recita così: quando l'Europa chiuderà l'accordo sul bilancio 2013, sarà dato il via libera al pagamento dei 670 milioni di euro per le zone colpite dal sisma. Quello che appare solo come l'antipasto di negoziati drammatici, sul prossimo bilancio settennale dell'Unione, si è consumato nel giro di poche ore: teatro il consiglio economico dedicato al budget, deputato a chiudere il bilancio europeo per quest'anno, e a varare quello per il 2013. Ancora una volta a fronteggiarsi -da una parte- le istituzioni comunitarie, con la Commissione determinata a strappare un aumento dei fondi per l'Europa pari a quasi il 7%, da investire in economia e occupazione, e -dall'altra- i Paesi rigoristi, determinati a tagliare il bilancio 2013 di almeno cinque miliardi. Avviene così che Germania, Olanda, Finlandia, Gran Bretagna e Svezia mettano nel calderone dei tagli persino i fondi per i terremotati emiliani, opponendosi all'esborso. La notizia esce presto dalle stanze dei negoziati e rimbalza in Italia. Le reazioni di sdegno sui media e l'azione concertata di Roma, Europarlamento e Commissione lavorano ai fianchi il blocco rigorista, strappando in extremis l'accordo. Anche se non è chiaro quando questi fondi saranno realmente sbloccati: per il resto, è stata una giornata nera per l'Europa, col rinvio a martedì dei negoziati. Che per inciso, coinvolgono anche quasi due miliardi di fondi strutturali destinati all'Italia. E pure i fondi Erasmus. In prospettiva, si medita persino lo spostamento del vertice di fine novembre sul prossimo bilancio comunitario settennale. Troppo elevato il rischio di una disastrosa Caporetto per l'Europa.

6/11/2012

"Pessimistica": così il Ministro per lo Sviluppo Economico Corrado Passera definisce la previsione della cancelliera tedesca Angela Merkel, secondo cui -per uscire dalla crisi- ci vorranno altri cinque anni.

Proprio sullo stato della crisi si sono confrontati negli ultimi due giorni i Ministri delle Finanze del G20, che da un lato hanno fornito un assist proprio alla Merkel - definendo la crescita "modesta e i rischi elevati", ma dall'altro hanno messo l'accento sulla spinta riformatrice che deve avvenire in Europa. Qui il summit è esplicito: "attendiamo con impazienza la messa in atto delle riforme nel Vecchio Continente". Gli Stati Uniti, in attesa di conoscere il prossimo presidente, assicurano invece la sostenibilità dei conti pubblici, calibrando attentamente l'entità della stretta fiscale. Il Ministro dell'Economia Vittorio Grilli vede un'economia globale in miglioramento, e avverte: se l'Italia facesse marcia indietro nelle riforme, ne dovremmo trarre le conseguenze. Il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco considera il bazooka della Bce come utile ad azzerare il rischio per l'Euro, rispondendo così al segretario generale dell'Ocse Angel Gurria, che aveva definito "abbastanza importante" il calo dello spread dei nostri bond rispetto ai titoli tedeschi, ma chiedeva proprio a Roma di tenere pronto il bazooka dello scudo europeo: "va caricato e puntato. Se serve, attivato". Questa resta intanto la settimana della Grecia: domani il voto ad Atene sul pacchetto di austerità, domenica quello sul bilancio. A Bruxelles però si temporeggia: la decisione sullo sblocco della nuova tranche di aiuti, necessaria ad evitare il default, potrebbe non arrivare lunedì, come previsto.

E oggi la Francia annuncerà il proprio piano di rilancio della competitività. Secondo il magazine Le Point, il premier Ayrault proporrà un credito d'imposta per le aziende pari a 20 miliardi, indicizzato alla massa salariale che dichiarano queste imprese in Francia, da recuperare sia con nuovi risparmi, sia con un leggero aumento dell'Iva.

1/11/2012

''Siamo in contatto diretto con la Gran Bretagna, la prossima settimana avro' di nuovo colloqui'' con il primo ministro David Cameron: la Germania ''fara' di tutto per trovare una soluzione'' sul bilancio comunitario. Così cancelliera tedesca Angela Merkel. Ma non sono ore tranquille a Downing Street.

Si intensifica il fuoco amico sul premier britannico David Cameron. Dopo la debacle di mercoledì in Parlamento, dove Cameron ha dovuto incassare la sconfitta su una serie di emendamenti relativi alla richiesta di riduzione del bilancio europeo per il prossimo settennato - sconfitta resa ancora più amara dall'insolita alleanza tra opposizione laburista e la fronda dei Tories schierati contro il premier, a breve giro di posta è arrivata la terza spina nel fianco, a complicare un fine settimana da dimenticare per Downing Street. Il vicepremier e alleato di Governo Nick Clegg ha mandato un chiaro messaggio a Cameron: qualsiasi tentativo di alterare il rapporto della Gran Bretagna con l'Unione Europea potrebbe avere conseguenze catastrofiche. E in un attacco ancora più esplicito, Clegg ha definito le minacce -sempre meno velate del premie-r di riportare a casa alcune delle prerogative e dei poteri ceduti a Bruxelles, come "una falsa promessa avvolta nella bandiera inglese". Per Clegg, insomma, sarebbe solo l'inizio dell'uscita di Londra dall'Unione Europea, e l'inizio della fine dell'influenza britannica a Bruxelles e a Washington. Per Cameron un weekend di Halloween da incubo.

29/10/2012

Aspetta due giorni il premier Mario Monti, prima di rispondere al predecessore Silvio Berlusconi. Forte della indubbia considerazione internazionale, che Berlusconi -come dimostrano i mercati in ribasso- pare aver perso, l'attuale premier serve freddo il piatto della vendetta, con una replica pacata, che chiude ogni spazio di trattativa: Monti ricorda come il suo Governo sia stato chiamato in una fase drammatica, per salvare il Paese dal tracollo finanziario, per cui -lascia intendere- una nuova destabilizzazione nella leadership non danneggerebbe l'attuale esecutivo, che continua a lavorare con l'orizzonte temporale dell'aprile 2013. Ma danneggerebbe piuttosto l'Italia.

Monti usa il linguaggio dell'allusione, per tratteggiare i rischi derivanti dal ritiro della fiducia: "chiedetelo ai mercati". E la memoria va ai drammatici giorni di un anno fa, quando furono proprio i mercati a sfiduciare Berlusconi. Sul fronte europeo, Monti si concede una divergenza di vedute con il presidente della Bce Mario Draghi, che aveva rilanciato l'idea di un supercommissario comunitario per i bilanci nazionali: per il premier, si rischierebbe di lanciare segnali sbagliati, sul malfunzionamento degli strumenti attuali di controllo. Sul ricorso allo scudo antispread infine, Monti e il premier spagnolo Rajoy -che professano amicizia e collaborazione reciproca- sembrano divergere, anche se leggermente: il premier italiano si limita a rivendicarne la paternità, ma non lo vede come una scorciatoia per risolvere i problemi, lo spagnolo lascia invece intendere che Madrid lo chiederà, ma solo quando sarà il momento.

24/10/2012

Duro affondo del premier Mario Monti alle proposte tedesche di controllo dei bilanci. Il premier ha toccato anche la situazione economica italiana e la legge anticorruzione.

Nel giorno dell'assedio a Via XX Settembre, il premier Mario Monti non interviene a difesa della legge di stabilità, e preferisce concentrarsi sull'Europa. ''L''Italia non e' un Paese debitore, non e' costato un euro alla solidarieta' europea, e mi auguro che cosi' sara' anche in futuro''. Il premier rivendica gli sforzi riformatori e di messa in sicurezza del bilancio, fatti dal suo Governo nel corso di un anno vissuto pericolosamente - e cita tra i risultati la lotta alla corruzione: "la facciamo per migliorare la vita civile degli italiani, ma ha anche un grande effetto sull'immagine del Paese all'estero". Sul meccanismo antispread, del quale Monti rivendica con soddisfazione la co-paternità, il premier si dice soddisfatto di aver contribuito a dotare l'Europa di questo strumento, ma smentisce l'intenzione per Roma di ricorrervi. Ma la vera stoccata Mario Monti la riserva alla cancelliera Angela Merkel, arrivata giovedì a Bruxelles con la proposta-choc -poi affondata- di un supercommissario economico europeo, con potere di veto sui bilanci nazionali. Il premier chiosa: ''nessun Paese puo' ritenere di essere l'unico ad avere il privilegio'' di avere le elezioni, cosi' come ''nessun Paese si può convincere di avere lui -e non altri- un Parlamento e una Corte Costituzionale''.

22/10/2012

Ci sono state sorprese, nelle due elezioni regionali di ieri in Spagna.

Una buona e una cattiva notizia per il premier spagnolo Mariano Rajoy, che supera senza grosse difficoltà il doppio appuntamento con le elezioni regionali in Galizia e nei Paesi Baschi, in uno dei momenti più critici del suo primo anno di Governo. Rajoy non crolla nella sua Galizia, anzi - il suo Partido Popular amplia i propri seggi nel Parlamento regionale, superando di tre unità la maggioranza assoluta. Crollano al 20% i socialisti, perdendo un terzo del proprio elettorato. Una batosta che potrebbe mettere in discussione la stessa leadershiop nazionale dell'ex-candidato premier Rubalcaba. Fin qui la boccata d'ossigeno al claudicante Governo del PP, che potrebbe infondere coraggio allo stesso Rajoy, affinché prenda decisioni difficili, quali la richiesta di aiuto all'Europa, attesa ormai da settimane. Le cattive notizie arrivano dai Paesi Baschi, dove soffia forte il vento indipendentista, rinfocolato dai desideri secessionisti che dilagano in Catalunya: il Pnv, partito nazionalista basco, resta -con lievi perdite- il primo partito regionale, ma è la sorprendente avanzata della formazione di sinistra Bildu, con un risultato record al 25%, che spaventa la capitale. Bildu è la formazione politica che ha raccolto l'eredità di Batasuna - e, più indirettamente, dell'Eta. Per paradosso, pare aver ampiamente beneficiato nelle urne proprio della fine della lotta armata, annunciata dall'organizzazione terrorista. A questo punto Bildu potrebbe divenire l'ago della bilancia nella formazione del prossimo Governo basco. Esecutivo che -comunque vadano le cose- avrà un forte sapore nazionalista: per Madrid si preannunciano nuove tensioni, nel nord del Paese.

20/10/2012

"Alla ripresa mancano pochi mesi, spero pochi, quelli che ci mancheranno all'emergere chiaro di segnali di ripresa''. Il premier Mario Monti coglie l'occasione del convegno Coldiretti di Cernobbio per approfondire un annuncio inserito -sfuggevolmente- nell'ampio discorso fatto a chiusura del Consiglio Europeo. Frase che costituisce un'iniezione di fiducia.

Il premier rivendica le numerose decisioni prese in questo anno di Governo, e chiede al Paese di non sprecare la fiducia raccolta, ricordando come l'Italia sia stata molto vicina ad un commissariamento da parte europea. E proprio di Europa è tornato a parlare Monti, sottolineando come ''pure grazie al contributo dell'Italia siano stati fatti sia progressi in campo bancario, sia passi verso l'uscita dalla crisi per la governance comunitaria". Monti nota un "gioco dei Paesi che e' diventato piu' equilibrato, meno dominato da un solo Paese di quanto non sia stato nel recente passato". E liquida con una battuta gli scontri ai summit: ''in Europa bisogna picchiare i pugni sul tavolo, ma ci sono persone piu' dure di quei tavoli''. Infine un accenno alla Politica Agricola Comune, con una strizzata d'occhio alla platea di agricoltori: ''il Governo intende impegnarsi per una stabile dotazione finanziaria all' agricoltura, e perche' all'Italia venga assegnata una percentuale congrua".

20/10/2012

“Pronti a valutare modifiche alla legge di stabilità in Parlamento, ma senza variare i saldi”: il premier Mario Monti lancia aperture ai partiti da Bruxelles, ma con paletti ben precisi. Il Governo prenderà in considerazione le critiche, ma -ricorda Monti- il saldo finale sarà l’unica stella polare: anche perché, ricorda il premier, “la legge di stabilità non è una manovra aggiuntiva di finanza pubblica”.

Monti non vede un problema di evoluzione del debito, e rivendica l’incisività dell’azione di Governo che ha portato al calo degli spread, rievocando più o meno indirettamente l’ottimismo del presidente europeo Van Rompuy, che poche ore prima aveva parlato di acque più calme nell’Unione, proprio sul fronte dei differenziali. Il premier ha quindi allargato la visione al resto del continente. In primis la sofferta battaglia sull’unione bancaria: Monti vede il bicchiere mezzo pieno, quando nota che alcuni Paesi avrebbero preferito tralasciare l’indicazione di una data precisa, per un’accordo sul quadro legislativo. E, in un singolare confronto a distanza con Angela Merkel, che aveva appena finito di mettere in dubbio una ricapitalizzazione retroattiva e diretta delle banche spagnole e irlandesi, Monti afferma che la ricapitalizzazione ci sarà, ed entrerà in vigore non appena sarà pronta la vigilanza. Alla Merkel Monti manda anche un altro messaggio avvelenato, quando smonta l’idea di un supercommissario europeo, con diritto di veto sui bilanci nazionali. “C’è già, nei fatti”, osserva. Infine il premier rilancia sull’organizzazione di un vertice europeo a Roma la prossima primavera, per combattere i fenomeni populistici euroscettici e xenofobi, che -denuncia- contagiano ormai anche l’Italia.

19/10/2012

Crisi economica e ddl anticorruzione al centro della conferenza stampa del premier Mario Monti a Bruxelles, a chiusura del summit europeo. Monti ha anche chiarito i punti dell’accordo sull’Unione Bancaria raggiunto nella notte a Bruxelles.

Monti ha affermato che il Governo è pronto “a valutare modifiche'' alla legge di stabilita' in Parlamento, ''ma senza variare i saldi''. Il premier ha ricordato che non tutte le modifiche sarebbero accettabili, e ha aggiunto che ''la legge di stabilita' non e' una manovra aggiuntiva di finanza pubblica''. Infine, un’iniezione di ottimismo: “sono fiducioso che la crescita ci sarà”. Sul fronte europeo, Monti ha praticamente rimosso dal tavolo la proposta targata Angela Merkel di un supercommissario europeo per i bilanci nazionali - “c’è già, nei fatti”, ha osservato, ha poi annunciato per la primavera a Roma un incontro europeo per fronteggiare i fenomeni populistici euroscettici e xenofobi, che -denuncia- contagiano anche l’Italia, infine si è detto certo che la ricapitalizzazione diretta delle banche da parte del fondo salva-Stati ci sara', non appena sara' stato stabilito un meccanismo di vigilanza unico. Il premier ha visto il bicchiere mezzo pieno, sottolineando come quantomeno sia stata definita una data di partenza, per l’unione bancaria.

19/10/2012

Il premier Mario Monti ha concluso il summit poche ore fa con una conferenza stampa: due i passaggi fondamentali, sul fronte italiano. Quello sul ddl anticorruzione, con il premier che ha rivendicato come sul provvedimento, criticato dal Csm, "siano state superate le resistenze dei partiti". E ha aggiunto: "non mi risulta che Governi, anche di colore opposto anche a quello ci ha preceduto, abbiano realizzato provvedimenti piu' esemplari di questo".

Poi ha ammesso: sulla norma anticorruzione ''ci sono aspetti nei quali l’esecutivo avrebbe voluto andare un po' piu' in la''', ma ha concluso: ''se sara' confermata cosi' alla Camera, lo considero un passo in avanti, sul quale credo che anche coloro che lo criticano non avrebbero scommesso un centesimo di vederlo tradotto in legge''. Altro tema centrale della conferenza stampa l’economia. Monti ha aggiunto che ''la legge di stabilita' non e' una manovra aggiuntiva di finanza pubblica'', e si è detto fiducioso che la crescita ci sarà. Sul fronte europeo, il premier ha praticamente rimosso dal tavolo la proposta Merkel di un supercommissario europeo per i bilanci nazionali - “c’è già, nei fatti”, ha osservato, ha annunciato per la primavera a Roma un incontro europeo contro i fenomeni populistici euroscettici e xenofobi, che -denuncia- contagiano anche l’Italia, infine si è detto certo che la ricapitalizzazione diretta delle banche da parte del fondo salva-Stati ci sara', non appena sara' stato stabilito un meccanismo di vigilanza unico.

19/10/2012

Si è chiusa ieri la due giorni di summit europeo. Un summit che doveva, nelle intenzioni, traghettare l’Europa verso decisioni definitive sull’integrazione economica e bancaria a fine anno, ma che nel giro di poche ore si è trasformato in una sfida, anche con toni aspri, tra Francia e Germania.

Ma partiamo dalla fine, con la lunga notte negoziale, quella tra giovedì e venerdì, conclusasi solo alle 3 del mattino, che ha prodotto l’ennesimo compromesso in salsa europea. I 27 leader hanno stabilito che l’unione bancaria si farà, che tutti gli istituti di credito in Europa saranno riuniti sotto l’unico ombrello della vigilanza Bce, ma non da subito: porta dunque a casa il risultato, soprattutto in chiave elettorale, la Germania, che non intendeva iniziare già a gennaio con un primo gruppo di banche, quelle attualmente più in difficoltà. Anche la Francia, con Hollande, ottiene ciò che voleva, poiché l’accordo raggiunto nella notte impone ai 27 di concordare entro il primo gennaio un quadro legale per l’avvio della supervisione, rispettando così -formalmente- la tempistica decisa a giugno. Sullo sfondo di questo compromesso si comprende meglio il vivace scontro di giovedì tra la Merkel e Hollande, con la cancelliera che allarmava l’Europa, proponendo un controllo europeo sui bilanci nazionali, e il presidente francese che -all’arrivo a Bruxelles- rispondeva piccato che le priorità sono altre. In buona parte pretattica, anche se le tensioni ci sono effettivamente state: pretattica che consente alla Merkel di rinviare il problema fino alle prossime elezioni tedesche, anche perché il presidente della Bce Draghi avrebbe spiegato come occorreranno almeno sei mesi, se non un anno, prima di avere la vigilanza bancaria pienamente operativa. Hollande, dal canto suo, ha commentato che si tratta di un buon accordo, perché riguarda tutte le banche. E’ però chiaro che l’asse franco-tedesco, così come lo intendevamo col duo Merkel-Sarkozy, ha cessato di esistere. Ora è meno granitico. La grande sconfitta, per ora, è la Spagna, che vede rinviare sine die la possibilità di una ricapitalizzazione diretta delle sue banche da parte del fondo salva-Stati. Il premier italiano Monti si dice comunque ottimista sull’avvio di una ricapitalizzazione degli istituti in difficoltà già nel 2013, ma -soprattutto- chiarisce l’ostilità italiana alla proposta Merkel di un supercommissario per i bilanci nazionali. Proposta naufragata, almeno per ora. Si è discusso anche di Grecia, teatro ieri di nuove violente manifestazioni, che hanno fatto una vittima: i 27 hanno prodotto una dichiarazione, nella quale sostengono che Atene ha compiuto ''buoni progressi'', ma deve continuare sulla strada delle riforme, se vuole restare nell'Euro. E sul fronte degli affari esteri, i 27 si sono detti estremamente preoccupati per il deteriorarsi delle condizioni in Siria. L’Europa si impegna a fornire sostegno rapido al popolo siriano, non appena avverrà la transizione politica. E ha condannato i bombardamenti in territorio turco. Un accenno nelle conclusioni del vertice anche al premio Nobel per la Pace: un onore per tutti i cittadini, Paesi e istituzioni europee, viene definito.

19/10/2012

Un’altra lunga notte, per i leader comunitari, che ha prodotto l’ennesimo compromesso in salsa europea.

L’unione bancaria si farà, tutti gli istituti di credito in Europa saranno riuniti sotto l’unico ombrello della vigilanza Bce, ma non da subito: porta dunque a casa il risultato, soprattutto in chiave elettorale, la Germania, che non intendeva iniziare già a gennaio con un primo gruppo di banche, quelle attualmente più in difficoltà. Anche la Francia, con Hollande, ottiene ciò che voleva, poiché l’accordo raggiunto nella notte impone ai 27 di concordare entro il primo gennaio un quadro legale per l’avvio della supervisione, rispettando così -formalmente- la tempistica decisa a giugno. Sullo sfondo di questo compromesso si capisce meglio il vivace scontro di ieri tra la Merkel e Hollande, con la cancelliera che allarma l’Europa, proponendo un controllo europeo sui bilanci nazionali, e il presidente francese che -all’arrivo a Bruxelles- risponde piccato che le priorità sono altre. In buona parte pretattica, anche se le tensioni ci sono effettivamente state: pretattica che consente alla Merkel di rinviare il problema fino alle prossime elezioni tedesche, anche perché il presidente della Bce Draghi avrebbe spiegato come occorreranno almeno sei mesi, se non un anno, prima di avere la vigilanza bancaria pienamente operativa. La grande sconfitta, per ora, è la Spagna, che vede rinviare sine die la possibilità di una ricapitalizzazione diretta delle sue banche da parte del fondo salva-Stati. Il premier italiano Monti si dice comunque ottimista sull’avvio di una ricapitalizzazione degli istituti in difficoltà già nel 2013, ma -soprattutto- chiarisce l’ostilità italiana alla proposta Merkel di un supercommissario per i bilanci nazionali. Proposta naufragata, almeno per ora. Sentiamo Monti…

19/10/2012

Una parola, una sola parola nel testo delle conclusioni del Consiglio Europeo, ha tenuto inchiodati per buona parte della serata i 27 leader europei.

La parola è “concordare”, che nel testo del comunicato finale dovrebbe sostituire il termine “completare”, riferito al quadro legislativo del meccanismo di supervisione bancaria europeo. Al di là delle sfumature semantiche, appare sempre più chiaro che –dopo lo scontro aperto tra Francia e Germania sui dossier cui dare la precedenza al summit- è stata ancora una volta Berlino a spuntarla, nella sostanza: l’Unione Bancaria si farà, i 27 si impegnano a definire i dettagli entro dicembre, ma appare a questo punto impossibile che si inizi il primo gennaio, con la supervisione di un primo gruppo di banche comunitarie attualmente sotto aiuto statale. In realtà non è chiaro quando questa supervisione prenderà il via: c’è chi sospetta anzi che potrebbe venire posticipata addirittura a dopo le elezioni tedesche, per garantire alla Merkel il minor numero possibile di grattacapi in vista del voto. Su questo sfondo si comprende anche la mossa della cancelliera, che ieri mattina al Bundestag ha disegnato i nuovi superpoteri europei, con diritto di veto sui budget nazionali. Una proposta, in realtà già ventilata dal Ministro delle Finanze Schaeuble, che ha inviato scosse elettriche in tutta l’Unione Europea, irritando soprattutto il presidente francese Hollande. Il quale, appena arrivato al summit, ha bollato come elettorali le dichiarazioni della cancelliera, chiedendo che venisse ristabilità la giusta priorità delle urgenze. Unione bancaria dell’Eurozona davanti a tutto. Richiesta accolta, ma con fortissime concessioni a Berlino, che da mesi chiede più tempo per l’avvio della vigilanza. Nel frattempo il salvataggio spagnolo resta nell’ombra: Madrid dice che non se ne è proprio parlato. Ma anche in questo caso sarà solo questione di tempo.

19/10/2012

La cancelliera tedesca Angela Merkel ha dettato, in mattinata, l’agenda del vertice, con il discorso al Bundestag – l’opportunità per lei di entrare nel solco della linea tracciata nei giorni scorsi dal Ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, rafforzandola.

La Germania chiede l’istituzione di un super-Commissario europeo agli Affari Economici, con potere di veto sui bilanci nazionali. Una novità decisamente rivoluzionaria, che rappresenta la più importante richiesta tedesca in agenda al summit. La mossa di Berlino appare come il necessario contrappeso alle richieste francesi, italiane e spagnole, di avanzamento nel progetto di unione bancaria, con una vigilanza comune sugli istituti di credito, che in futuro dovrebbe essere affidata alla Banca Centrale Europea. Parigi, Roma e Madrid spingono per un’approvazione in tempi rapidi del dossier. Berlino non ha fretta, e chiede anzi di passare alla ricapitalizzazione diretta degli istituti di credito in difficoltà -da parte del fondo salva-Stati- solo in una fase successiva, quando la vigilanza bancaria sarà ormai avviata e rodata. Sebbene decisioni definitive su entrambi i dossier non siano attesi per la fine di questo vertice, è probabile che questo summit spiani la strada a futuri compromessi, da raggiungere e chiudere entro fine 2012. Angela Merkel e Francois Hollande si sono sfidati nelle ultime ore a colpi di dichiarazioni, ciascuno portando avanti il proprio obiettivo, prima di incontrarsi a livello bilaterale, per provare ad appianare le divergenze. Certamente l’uscita tedesca non ha conciliato gli animi, con un Hollande visibilmente irritato al suo arrivo al summit, impegnato a rintuzzare le dichiarazioni della Merkel, bollandole come uscite pre-elettoriali. Ma non sono solo i dossier a medio termine ad animare la due giorni di summit: sullo sfondo delle violente proteste in Grecia, i cui echi sono giunti fino al palazzo Justus Lipsius, sede del vertice, ci si aspetta che i leader comunitari sottoscrivano una dichiarazione a sostegno di Atene e degli sforzi che il Governo ellenico sta compiendo per completare la politica di austerità. Per il momento la questione greca appare più defilata rispetto agli altri temi in agenda, in attesa che la Troika internazionale concluda i negoziati nei prossimi giorni, definendo i nuovi tagli in grado di sbloccare l’ennesima tranche di aiuti internazionali: così è la Spagna a tenere banco, tra i Paesi attualmente sotto osservazione. Madrid tentenna ancora sulla richiesta di un salvataggio europeo, ma deve cominciare a fornire indicazioni concrete non solo ai partner comunitari, ma anche ai mercati. Che negli ultimi giorni hanno allentato la pressione, ma si interrogano su quando la Spagna chiederà di andare sotto l’ombrello della protezione comunitaria. Il premier iberico Mariano Rajoy resta una sfinge, con un’incertezza di fondo che non lo connota certamente come un decisionista: la stampa spagnola rivela anzi che proprio Rajoy ha avuto un incontro mercoledì con la cancelliera tedesca Merkel a Bucharest, e starebbe cercando di ottenere tutte le garanzie necessarie per avere un salvataggio soft. In primis, Rajoy chiede di conoscere esattamente le condizioni cui verrebbe sottoposta Madrid, nel caso di un ricorso al fondo salva-Stati e allo scudo anti-spread. In secondo luogo, pretenderebbe garanzie sull’unione bancaria e la futura ricapitalizzazione delle banche in difficoltà. I 27, ma soprattutto i Pesi massimi europei, dovranno fornire una sintesi a tutte le questioni sul tavolo: l’obiettivo è chiudere a dicembre. Sperando che a novembre si raggiunga l’accordo sul prossimo bilancio settennale europeo. Di lavoro ne resta ancora molto.

18/10/2012

E' iniziata con una sfida aperta Francia-Germania la due giorni di summit a Bruxelles, sfida suffragata dalle immagini televisive, che hanno mostrato i due leader, Angela Merkel e Francois Hollande, camminare e discutere animatamente, con i volti visibilmente tesi, dopo l’incontro bilaterale.

La miccia l’ha accesa la cancelliera tedesca, chiedendo oggi al Bundestag un controllo europeo sui bilanci nazionali, con potere di veto: un assist evidente all’anima più conservatrice della coalizione che l’appoggia, ma soprattutto alla pancia dell’elettorato, che potrebbe così ottenere la certezza che i Paesi mediterranei rispettino le regole di bilancio. Proposta-bomba, che richiederebbe l’ennesima revisione dei Trattati, e che ha scompaginato l’agenda del vertice, irritando il presidente francese Francois Hollande, che al suo arrivo al summit non ha esitato a bollare come dichiarazioni elettorali quelle della cancelliera, aggiungendo che il summit di oggi e domani dovrà approfondire un altro dossier, quello dell’unione bancaria. Francia, Italia e Spagna premono per partire già a gennaio, con lo scopo di velocizzare il processo di integrazione e supervisione da parte della Bce degli istituti di credito comunitari, che sbloccherà -a cascata- la possibilità per il fondo salva-Stati di ricapitalizzare direttamente le banche in difficoltà. Fonti francesi hanno appena fatto sapere che, al di là delle scaramucce, c’è la ragionevole possibilità di un’intesa Merkel-Hollande sulla supervisione bancaria, entro domani. Da superare anche le resistenze svedesi e finlandesi. A Bruxelles c’è ovviamente il premier Mario Monti, che ha avuto un bilaterale proprio con Hollande. Molto forte pure l’attesa per la possibile richiesta spagnola di aiuti al fondo europeo, che attiverebbe lo scudo antispread per Madrid, mentre -in vista della consegna del Premio Nobel per la Pace all’Unione Europea- il presidente Van Rompuy ha invitato tutti i 27 leader a presenziare alla cerimonia di dicembre a Oslo.

18/10/2012

Si apre oggi a Bruxelles il Consiglio Europeo dei 27 leader comunitari. Per l'Italia, il premier Mario Monti. I temi in agenda.

Spagna e Grecia nell'immediato, le riforme sulla vigilanza bancaria e sulla zona Euro nel medio-lungo periodo: i leader dei 27 Paesi comunitari arrivano oggi a Bruxelles, senza l'urgenza immediata -per la prima volta dopo molti mesi- di trovare soluzioni emergenziali al fine di evitare il tracollo dell'Eurozona. Ma non c'è troppo spazio per l'autocompiacimento: Madrid potrebbe già ufficializzare -entro domani- l'attesissima richiesta di salvataggio light, che più fonti danno per imminente. L'"Aspettando Godot" in salsa iberica potrebbe avere fine quando il premier Mariano Rajoy avrà la certezza di non trovare ostacoli alla richiesta che inoltrerà a fondo salva-Stati e Bce, soprattutto da parte tedesca. Sulla Grecia, tuttora impegnata nei negoziati con la Troika, il summit dovrebbe fornire una dichiarazione di incoraggiamento ad Atene, per gli sforzi sostenuti negli ultimi mesi, in vista di una decisione sulla prossima tranche di aiuti a novembre. Ma è sulle sfide di riforma dell'Unione Europea che si gioca la terza -grossa- partita del summit: il presidente Van Rompuy, nella lettera d'invito, ha reso chiaro che intende raggiungere un'intesa sull'approfondimento dell'unione economico-monetaria. Tuttavia le proposte più ambiziose, come gli Eurobond, sono destinate a infrangersi contro il muro tedesco. Qualche avanzamento può invece arrivare dal fronte della vigilanza bancaria comune, sulla quale c'è consenso tra i partner dell'Eurozona. Ma oltre al freno dei Paesi esterni all'area Euro, a rallentare la riforma potrebbero essere le divergenze sulla rapidità di implementazione della nuova vigilanza.

17/10/2012

Siamo alla vigilia del Consiglio Europeo, che si apre domani a Bruxelles: la Grecia, ma anche la Spagna, ancora in primo piano.

Una serie di prove di forza incrociate marcano le ore che separano l'Europa da un summit chiamato a dare segnali importanti: ore di tensione in Grecia, dove rischiano continuamente la rottura i negoziati fra la troika internazionale e il Governo ellenico. Nonostante la cancelliera tedesca Angela Merkel abbia riconosciuto i tremendi sforzi riformatori intrapresi da Atene, sul piano delle trattative -ieri- è stata una giornata convulsa, culminata con la sospensione temporanea dei colloqui fra la Troika e l'esecutivo greco. I colloqui sono poi ripresi, ma restano le divergenze sui tagli -davvero consistenti- dei dipendenti pubblici. In serata il leader socialista Venizelos è uscito allo scoperto, definendo "sbagliata" la richiesta di procedere con riforme rigide e impopolari del mercato del lavoro. E Sinistra Democratica, la terza gamba della coalizione, minaccia di non votare queste riforme. Ieri è stata una giornata di euforia sui mercati, grazie alle voci sempre più insistenti di un ricorso spagnolo allo scudo antispread europeo: secondo fonti comunitarie, la linea di credito precauzionale che Madrid potrebbe chiedere all'Europa dovrebbe aggirarsi intorno ai 50 miliardi. Le Borse si attendono l'annuncio ufficiale nei prossimi giorni: la Spagna potrebbe optare per un salvataggio soft, che non implichi l'utilizzo diretto di questi soldi, ma si limiti al solo acquisto di Bonos da parte di Francoforte. Le altre prove di forza si giocheranno sul meccanismo unico di supervisione bancaria - ieri il presidente europeo van Rompuy ha ricordato che occorre "dare impulso'' a questa riforma, e sull'ipotesi del varo di eurobond comuni.

16/10/2012

L'Europa ondeggia, a sole 48 ore dal Consiglio Europeo di Bruxelles, tra segnali di ottimismo e pessimismo - uno stato d'animo che si riflette anche sulle Borse: l'Ibex spagnolo ha chiuso in crescita del 3,41%, sull'onda della convinzione -tra gli investitori- di un salvataggio sicuro per la Spagna.

Madrid si prepara ad essere il primo Paese a fare ricorso allo scudo anti-spread, annunciato dalla Bce. Operazione preventiva -ma necessaria- la richiesta di una linea di credito al fondo salva-Stati Esm. A beneficiare del clima festivo sui mercati anche Milano, con il Ftse Mib a +2,53%. In netto calo gli spread tra Btp e Bonos, rispetto al Bund tedesco. E secondo fonti europee, l'Italia si sarebbe ormai sfilata dalla catena dell'effetto-domino greco-iberico: la possibilità che l'Italia faccia ricorso agli aiuti comunitari, nel caso in cui la Spagna lo faccia, ''non e' piu' menzionata'' nelle discussioni a Bruxelles, ma ''lo e' stata prima di Ferragosto''. Sullo sfondo restano forti tensioni: nel pomeriggio la Troika internazionale e il Governo greco hanno rischiato la rottura, nelle trattative sui nuovi tagli, con una sospensione improvvisa dei negoziati, a causa di dissensi sui licenziamenti dei dipendenti statali. La Troika chiede una riduzione di 150mila impiegati pubblici: i partiti di centrosinistra che sostengono il Governo Samaras si oppongono. Restano intanto molto distanti le posizioni tra Francia e Germania sugli eurobond, o su una qualche forma di emissione comune di debito tra i Paesi europei: la bozza di conclusioni del summit non la prevede. Parigi la chiede, insieme a Roma e Madrid: Berlino risponde "nein". Problemi anche per la creazione di un'unione bancaria: per l'Olanda non vi sono ancora le condizioni.

16/10/2012

Sono ripresi dopo una pausa di circa mezz'ora, i negoziati sui tagli al bilancio pubblico per il prossimo biennio, fra la troika internazionale e il ministro del Lavoro greco Vroutsis.

Le trattative erano state interrotte dopo che il capo della troika Poul Thomsen era uscito dalla sala riunioni, per contattare la responsabile dell'Fmi Christine Lagarde. L'improvvisa uscita dai colloqui del capo della troika - che comprende anche i tedeschi Matthias Mors (per l'Unione Europea) e Klaus Masuch (per la Bce) - aveva imposto un rinvio delle trattative. Secondo i media ellenici, sarebbe stata la questione dei licenziamenti dei dipendenti statali a provocare l'improvvisa interruzione dei negoziati. Da giorni la troika internazionale insiste sul fatto che Atene, nel tentativo di far quadrare i conti, deve licenziare 150mila dipendenti pubblici entro il 2015. La troika chiede inoltre che il governo greco tagli del 50% gli indennizzi per licenziamento a partire dal gennaio 2012 (quindi retroattivamente) e riduca il periodo di preavviso per licenziamento da sei a tre mesi. Tutte misure che vedono nettamente contrari molti deputati sia del partito socialista Pasok sia di Sinistra Democratica, partiti che appoggiano il governo di coalizione del premier Antonis Samaras. Solo poche ore fa è stato annunciato che i negoziati sarebbero andati per le lunghe, al punto che -sembra- proseguiranno anche dopo il vertice europeo del 18-19 ottobre.

8/10/2012

Nasce ufficialmente oggi il fondo salva-Stati europeo. Ma Grecia e Spagna continuano a preoccupare l'Eurozona.

Si apre oggi il paracadute, si spera definitivo, per Euro ed Eurozona: poco prima dell'Eurogruppo in programma oggi a Lussemburgo, il presidente Jean-Claude Juncker presiederà la prima riunione dello EuropeanStability Mechanism, in cui confluiranno i primi 32 miliardi di capitale. Il fondo sarà in condizione di prestare 200 miliardi entro fine mese, su una capacità totale di 500. Fin qui le buone notizie: sullo sfondo resta una situazione economica estremamente incerta, con la Grecia che vede lentamente evaporare le ultime riserve di denaro prima del rischio default, senza che Governo e troika internazionale trovino l'accordo per sbloccare l'atteso prestito. Le cose non vanno meglio in Spagna: ieri nuove manifestazioni contro il piano di austerità del Governo Rajoy in 57 città iberiche, mentre Madrid temporeggia, allontanando ulteriormente il ricorso al meccanismo antispread. Intanto lo spread bonos-bund risale. Dalla Gran Bretagna il premier David Cameron resuscita le pulsioni euroscettiche, minacciando sia il veto sul prossimo bilancio europeo, sia di separare i budget, tra Paesi dell'Eurozona e Paesi esterni all'Eurozona. Infine, in Germania, la cancelliera Angela Merkel, che domani sarà ad Atene, fronteggia una nuova rivolta dell'ala più dura del suo partito, quella meno incline ad aiutare i Paesi in bilico. Oggi all'Eurogruppo si parlerà anche di Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziarie: Berlino e Parigi proveranno a costruire una prima cooperazione rafforzata a nove Paesi, per introdurla in Europa. L'Italia resta indecisa.

5/10/2012

Mantiene i tassi invariati la Bce. Ma da Francoforte arriva un forte richiamo ai Governi europei.

Il presidente della Bce Mario Draghi approfitta della trasferta in Slovenia per lanciare messaggi politici, dopo un'estate passata a tessere la tela a difesa dell'Euro. Tocca ai governi di Eurolandia decidere sulle eventuali richieste di salvataggio: la Bce ha gia' messo in piedi un meccanismo di difesa, afferma Draghi, che rilancia la palla nel campo degli esecutivi nazionali, dopo l'estenuante tira e molla spagnolo sullo scudo antispread. Anche ieri Madrid ha escluso il ricorso al salvataggio, alimentando le incertezze. Il presidente della Bce rincara: ''Francoforte ha fatto davvero tutto il possibile, il programma di acquisto bond crea un ambiente favorevole alle riforme''. E osserva i primi benefici effetti degli annunci fatti, con l'Italia -ad esempio- che registra considerevoli afflussi di depositi bancari. Draghi ha infine tenuto a precisare che le condizioni degli aiuti ai Paesi che ricorreranno al fondo salva-Stati non devono essere necessariamente punitive. La Bce ha mantenuto i tassi di interesse invariati allo 0,75%, confermando un quadro di crescita debole per l'Eurozona, anche a causa delle forti incertezze. Draghi tuttavia non esclude un ulteriore taglio dei tassi. Infine un commento sui grandi malati: la Spagna, che -dice- ha realizzato ''progressi significativi'' sul consolidamento di bilancio, anche se restano ''sfide importanti". E la Grecia: il presidente della Bce esclude un allungamento delle scadenze sul debito ellenico nelle mani della Bce: ''equivarrebbe al finanziamento monetario'', taglia corto.

4/10/2012

Tocca ai governi di Eurolandia decidere sulle eventuali richieste di salvataggio: la Bce ha gia' messo in piedi un meccanismo di difesa.

Mario Draghi rilancia la palla nel campo degli esecutivi nazionali, dopo l'estenuante tira e molla spagnolo sullo scudo antispread. E -quasi a scrollarsi di dosso ogni responsabilità ulteriore- chiosa: ''la Bce ha fatto davvero tutto il possibile, il programma di acquisto bond crea un ambiente favorevole alle riforme''. Draghi ha infine precisato che le condizioni per gli aiuti ai Paesi che ricorreranno al fondo salva-Stati non devono essere necessariamente punitive. Dalla Slovenia la Bce mantiene i tassi di interesse invariati allo 0,75%, confermando un quadro di crescita debole per l'Eurozona, anche a causa delle forti incertezze. Draghi non esclude un ulteriore taglio dei tassi, prima di passare ai giudizi sui singoli Paesi: l'Italia sta vedendo''considerevoli afflussi di depositi bancari'' la Spagna ha ''completato quasi il 90% del suo programma di finanziamento''. Proprio a proposito della Spagna Draghi osserva come Madrid abbia realizzato ''progressi significativi'' sul consolidamento di bilancio, anche se restano ''sfide importanti". Il presidente della Bce esclude un allungamento delle scadenze sul debito greco nelle mani della Bce: ''equivarrebbe al finanziamento monetario'', taglia corto. Apprezzamenti pure per il Portogallo. Da New York, il Fondo monetario internazionale ha giudicato positiva la decisione della Bce di mantenere i tassi ad un livello basso.

3/10/2012

"La richiesta di salvataggio all'Europa non è imminente": in conferenza stampa il premier spagnolo Mariano Rajoy allontana il fantasma del meccanismo antispread.

"Non imminente": il premier spagnolo Mariano Rajoy gela ancora le attese dei mercati, che scommettono ancora su una richiesta di aiuti di Madrid all'Europa. L'orizzonte sembra spostarsi sull'intero mese di ottobre, dopo che da Bruxelles diverse fonti comunitarie hanno escluso la possibilita' che Madrid presenti entro il weekend una richiesta di aiuti. La nuova deadline sarebbe stata posticipata a dopo le elezioni regionali del 21 ottobre, successivamente -tra l'altro- al Consigio Europeo in programma a Bruxelles. Rajoy ha riservato solo due parole, rispondendo alle domande in conferenza stampa, all'ipotesi di un ricorso allo scudo antispread. Non imminente. Ieri il premier spagnolo ha dovuto affrontare una difficile riunione con i presidenti delle comunità regionali. L'unità di facciata è stata garantita, con un accordo tra popolari e socialisti sulla riduzione del deficit, ma alcune regioni -la Catalunya in testa- hanno contestato la ripartizione di questo sforzo. Le ultime statistiche non inducono all'ottimismo: ancora in crescita la disoccupazione in Spagna. A settembre 80mila nuovi senza lavoro: ora il totale sfiora i cinque milioni. Oggi missione di tre ministri, tra cui quello dell'economia Luis De Guindos, in Germania, per parlare di crisi. Mentre l'agenzia di rating Moody's starebbe per annunciare -entro fine mese- una revisione del giudizio su Madrid. Il rischio di downgrade a "spazzatura" si fa concreto. Da Madrid ad Atene, proseguono -tra le proteste- i colloqui nella capitale greca tra la troika internazionale e il Governo ellenico: le ultime notizie parlano di trattative ancora in alto mare, con forti divergenze tra le parti.

2/10/2012

"La richiesta di salvataggio all'Europa non è imminente": in conferenza stampa il premier spagnolo Mariano Rajoy allontana il fantasma del meccanismo antispreasd.

I mercati continuano a interrogarsi sulla richiesta di aiuti della Spagna al meccanismo antispread, mentre da Bruxelles diverse fonti comunitarie hanno escluso la possibilita' che Madrid presenti entro il fine settimana una richiesta di aiuti. La nuova deadline sarebbe stata posticipata a dopo le elezioni regionali del 21 ottobre, successivamente -tra l'altro- al Consigio Europeo in programma a Bruxelles. Ma altre fonti, citate dall'agenzia di stampa Reuters, scommettono su una richiesta già entro il fine settimana. A spazzare il campo -per ora- dai dubbi ci ha pensato il premier iberico Mariano Rajoy, che in conferenza stampa ha definito non imminente la richiesta di Madrid all'Europa. Rajoy ha dovuto affrontare una difficile riunione con i presidenti delle comunità regionali. L'unità di facciata è stata garantita, con un accordo tra popolari e socialisti sulla riduzione del deficit, ma alcune regioni -la Catalunya in testa- hanno contestato la ripartizione di questo sforzo di riduzione. Le ultime statistiche non inducono all'ottimismo: ancora in crescita la disoccupazione in Spagna. A settembre 80mila nuovi senza lavoro: ora il totale sfiora i cinque milioni. Domani missione di tre ministri, tra cui quello dell'economia Luis De Guindos, in Germania, per parlare di crisi. Mentre l'agenzia di rating Moody's starebbe per annunciare -entro fine mese- una revisione del giudizio su Madrid. Il rischio di downgrade a "spazzatura" si fa concreto. Da Madrid ad Atene, proseguono -tra le proteste- i colloqui nella capitale greca tra la troika internazionale e il Governo ellenico.

2/10/2012

La Spagna non scioglie ancora la riserva sul ricorso agli aiuti europei,. sotto il pressing dell'Europa. Mentre è nuovamente stallo nelle trattative tra Grecia e troika internazionale per lo sblocco dei nuovi prestiti.

Il Governo spagnolo continua a giocare col fuoco degli aiuti europei, in un balletto che trascina -lentamente- Madrid sulla strada dell'adesione al meccanismo antispread: l'ultimo episodio ha visto protagonista il Commissario Europeo agli Affari Economico-Monetari Olli Rehn, arrivato ieri in Spagna per lanciare la ciambella di salvataggio all'esecutivo di Mariano Rajoy, dopo una manovra 2013 già ampiamente contestata dalla popolazione. "Bruxelles è pronta a mettere a punto un piano di salvataggio", è stato il messaggio che Rehn ha portato nella capitale iberica, incontrando però un atteggiamento ancora attendista. Al punto che -se il Governo iberico insiste nel voler vedere le condizioni di un eventuale ricorso al meccanismo antispread- la Commissione rassicura: "queste si conoscono già". Rajoy starebbe per porre una nuova precondizione: l'appoggio sicuro di tutti i Paesi europei al piano di salvataggio. Le agenzie di rating ci scommettono: per Fitch, Madrid è piuttosto vicina a una richiesta di aiuto all'Europa. Il Ministro dell'Economia Luis De Guindos domani sarà a Bruxelles per illustrare il processo di ristrutturazione bancaria. Resta aperto il fronte interno, con la manovra 2013 sotto il fuoco delle proteste non solo dei cittadini, ma anche delle comunità regionali. Persino Valencia, Baleari e Aragon, comunità governate dai Popolari, la contestano. Da Madrid ad Atene, dove l'atteso incontro tra il Governo ellemico e i rappresentanti della troika (Europa, Bce e Fmi) si e' concluso ieri con un nulla di fatto. Tra le parti restano almeno due miliardi di differenze: tanti sono gli euro del pacchetto di austerità su cui non si trova l'accordo. Intanto Atene si avvia a vivere il sesto anno di recessione: Pil previsto a -4% nel 2013.

1/10/2012

Pronti ad aiutare la Spagna: il Commissario Europeo agli Affari Economico-Monetari Olli Rehn arriva a Madrid per lanciare la ciambella di salvataggio all'esecutivo di Mariano Rajoy, dopo una manovra 2013 ampiamente contestata dalla popolazione.

La visita del Commissario Europeo ha però fatto risaltare una situazione ancora incerta: al punto che -se il Governo iberico insiste nel voler vedere le condizioni di un eventuale ricorso al meccanismo antispread- la Commissione assicura: "queste si conoscono già". Le agenzie di rating però ci scommettono: per Fitch, Madrid è piuttosto vicina a una richiesta di aiuto all'Europa. Un eventuale salvataggio non farebbe scattare un downgrade del rating spagnolo, assicura l'agenzia. Il Ministro dell'Economia Luis De Guindos mercoledì sarà a Bruxelles per illustrare il processo di ristrutturazione bancaria. Resta aperto il fronte interno, con la manovra 2013 sotto il fuoco delle proteste non solo dei cittadini, ma anche delle comunità regionali. Persino Valencia, Baleari e Aragon, comunità governate dai Popolari di Mariano Rajoy, la contestano: il tutto mentre resta la tensione sul referendum di autodeterminazione catalano. Da Madrid ad Atene, dove l'atteso incontro fra il ministro delle Finanze ellenico Yannis Stournaras e i rappresentanti della troika (Europa, Bce e Fmi) si e' concluso con un nulla di fatto. Tra le parti restano almeno due miliardi di differenze: tanti sono gli euro su cui non si trova l'accordo, secondo alcune fonti ministeriali. La palla passa ora al premier Antonis Samaras, per trovare una soluzione quantomeno politica al problema. Intanto la bozza di bilancio governativa prevede -per Atene- un sesto anno di recessione.

28/9/2012

Ultimo tentativo del Governo di Mariano Rajoy, in Spagna, per allontanare il ricorso allo scudo antispread: Madrid ha presentato ieri il bilancio 2013.

Una finanziaria di austerità per tempi di crisi. Il Governo spagnolo gioca l'ultima carta per evitare gli aiuti europei, presentando un bilancio 2013 che punta a un taglio del deficit pari a 40 miliardi, a fronte di una crescita negativa -prevista sull'anno- pari a mezzo punto percentuale. All'orizzonte, ancora il mistero sull'eventuale ricorso al meccanismo anti-spread. Come ha affermato in conferenza stampa il Ministro dell'Economia Luis De Guindos, il Governo iberico non ha ancora deciso se farà ricorso ai programmi di aiuto internazionale. De Guindos ha sottolineato come sia intenzione dell'esecutivo rispettare gli obiettivi di deficit, mentre i colleghi Cristobal Montoro e Soraya Saenz de Santamaria hanno snocciolato numeri e misure: gli aggiustamenti maggiori arriveranno sul fronte della spesa pubblica, nella misura del 58%, il resto deriverà invece dall'incremento delle tasse. Un segnale alla popolazione, di nuovo in piazza per protestare contro l'austerità. Le uniche voci di spesa pubbliche a crescere saranno quelle relative a pensioni, borse di studio e interessi sul debito - in quest'ultimo caso schizzati, a causa dello spread, fino a 38 miliardi. Il Governo spagnolo ha deciso l'istituzione di un'autorità fiscale indipendente, che controllerà i conti e garantirà la trasparenza. 43 invece le leggi messe in campo per riformare l'economia. Tra le misure figura pure l'aumento dell'età pensionabile ''effettiva'', una tassa sulle vincite da lotteria, e l'eliminazione di alcune agevolazioni fiscali, per imprese e cittadini. Da Bruxelles la prima reazione è positiva: "un passo importante per l'ampliamento e l'approfondimento delle riforme strutturali'', ha commentato il Commissario agli affari economici e monetari Olli Rehn.

27/9/2012

La Spagna ha presentato in serata il bilancio per il 2013, con un forte taglio del deficit.

Una finanziaria austera per tempi di crisi. Così il Governo spagnolo ha presentato il bilancio 2013, una finanziaria che permetterà un taglio del deficit paro a circa 40 miliardi di euro, a fronte di una crescita negativa prevista pari a mezzo punto. Madrid continua però a mantenere mistero sull'eventuale richiesta di aiuti europei. Come ha affermato in conferenza stampa il Ministro dell'Economia Luis De Guindos, il Governo iberico non ha ancora deciso se farà ricorso ai programmi di aiuto internazionale, come lo scudo anti-spread. De Guindos ha sottolineato come sia intenzione dell'esecutivo rispettare gli obiettivi di deficit, mentre i colleghi Cristobal Montoro e Soraya Saenz de Santamaria snocciolavano numeri e misure: gli aggiustamenti maggiori arriveranno sul fronte della spesa, nella misura del 58%, il resto delle entrate deriverà dall'incremento delle tasse. Le uniche voci di spesa pubbliche a crescere saranno quelle relative a pensioni, borse di studio e interessi sul debito - in quest'ultimo caso schizzati -a causa dello spread- fino a 38 miliardi. Il Governo spagnolo ha deciso l'istituzione di una autorità fiscale indipendente, che controllerà i conti e garantirà la trasparenza. Tra le misure figura anche l'aumento dell'età pensionabile ''effettiva'', con la riduzione del numero dei prepensionamenti. Da Bruxelles è già arrivata la prima reazione: "un passo importante per l'ampliamento e l'approfondimento delle riforme strutturali'' che si aggiunge alle importanti realizzazioni gia' fatte": così il Commissario agli affari economici e monetari Olli Rehn.

No del governo spagnolo al referendum che la Catalogna intende organizzare per l'indipendenza: lo ha ribadito con chiarezza la vicepremier e portavoce del governo Soraya Saenz de Santamaria in conferenza stampa a Madrid, definendolo ''incostituzionale''.

25/9/2012

L'Italia non deve lasciare il sentiero delle riforme strutturali, avverte l'Ocse. Mentre il Governo vede spiragli di speranza sul 2013.

Il premier Mario Monti vede un'inversione di tendenza in arrivo con il 2013. "Un anno in crescita", lo definisce, incontrando il segretario generale dell'Ocse Angel Gurria. Il premier ha precisato come sia troppo presto per abbandondare la strada del rigore, e ha chiesto alle parti sociali di avere una visione coraggiosa. Monti ha lanciato un attacco indiretto al Pdl sulla questione del pacchetto anticorruzione, affermando che ''l'inerzia di una parte politica e' comprensibile, ma non scusabile''. Il premier ha assicurato che ci ''sara' un pacchetto equilibrato sulla giustizia''. E in tema di riforme strutturali Monti dice: gli italiani non sono ostili, poiché hanno compreso che sono nel loro interesse. Proprio in tema di riforme l'Ocse ha decisamente promosso l'azione dell'attuale esecutivo. portando numeri: secondo il segretario generale Angel Gurria, ''gli interventi strutturali avviati dal governo Monti consentiranno all'Italia un aumento del Pil del 4% nei prossimi 10 anni". Gurria ha lanciato un monito ai prossimi Governi: "non cedete alla tentazione di tornare indietro". L'Ocse non esclude comunque un ricorso italiano al meccanismo europeo antispread, qualora i mercati non premiassero a sufficienza il merito delle riforme. Intanto, il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha detto di essere "ottimista sul futuro del Paese e sull'Europa, ma di non mi aspettarsi una ripartenza a brevissimo''. Squinzi ha sottolineato come il mercato interno del Paese sia ancora in difficoltà.

24/9/2012

Nuovi allarmi dalla Grecia, mentre l'Europa pensa di quadruplicare il nuovo fondo salva-Stati. E l'Ocse preme sull'Italia: portare avanti lo sforzo di riforme.

Il buco nelle casse pubbliche greche sarebbe quasi il doppio di quello finora stimato: ad Atene mancano venti miliardi di euro. L'ennesima rivelazione, che getta ombre sinistre sul futuro della Grecia nell'Eurozona, arriva dal settimanale tedesco Der Spiegel. Al momento i negoziati tra il Governo ellenico e la troika internazionale sono interrotti per una settimana, in attesa che vengano finalizzati i piani di riforme strutturali e i tagli da quasi dodici miliardi, necessari a sbloccare la nuova tranche di aiuti internazionali. Dietro le quinte, si consuma la battaglia diplomatica, con la Commissione Europea decisa a chiudere la partita a metà ottobre e la Germania intenzionata a discuterne non prima di novembre. Ieri uscita a sorpresa del premier francese Ayrault, che ha sconfessato la linea rigorista tedesca e finlandese, aprendo alla possibilità di concedere più tempo alla Grecia, affinché realizzi il programma di riforme. Sempre secondo Der Spiegel, i Paesi europei starebbero intanto progettando di quadruplicare lo scudo del fondo salva-Stati permanente Esm, portandolo a duemila miliardi, per prepararsi all'eventualità di maxi-salvataggi, come nel caso di Spagna e Italia. E proprio l'Italia affronta oggi l'esame dell'Ocse, con la visita a Roma del segretario generale Angel Gurria: secondo quanto anticipato da Il Foglio, l'Ocse chiederà al Governo Monti di mantenere il passo con le riforme. In particolare serve dare concretezza operativa ai numerosi disegni di legge approvati, incrementando al contempo competitività e produttività. Due parametri nei quali l'Italia ha registrato una pericolosa curva discendente, negli ultimi 20 anni.

23/9/2012

Nuovi allarmi dalla Grecia, mentre l'Europa pensa di quadruplicare il nuovo fondo salva-Stati. E l'Ocse preme sull'Italia: portare avanti lo sforzo di riforme.

Venti miliardi: a tanto ammonterebbe il buco reale nelle casse pubbliche greche, in una spirale di debiti che rischia di avvitarsi verso l'inferno dell'uscita dall'Euro. L'anticipazione è del settimanale tedesco Der Spiegel, che ha raddoppiato la cifra ufficiale. Al momento i negoziati tra il Governo ellenico e la troika internazionale sono interrotti per una settimana, in attesa che si concretizzino le riforme strutturali e i tagli da quasi dodici miliardi, necessari a sbloccare la nuova tranche di aiuti internazionali. Tranche sulla quale si gioca un braccio di ferro diplomatico tra Bruxelles e Berlino, con la Commissione Europea decisa a chiudere la partita a metà ottobre e la Germania intenzionata a discuterne non prima di novembre. Il tutto mentre anche la Spagna starebbe già discutendo -informalmente- il ricorso al meccanismo anti-spread. Un meccanismo che dipenderà soprattutto dal fondo salva-Stati: anche su questo fronte sono in arrivo novità. Sempre secondo Der Spiegel, i Paesi europei starebbero progettando di quadruplicare lo scudo dell'Esm, portandolo a duemila miliardi, proprio per prepararsi all'eventualità di maxi-salvataggi, come nel caso di Spagna e Italia. E proprio l'Italia affronta domani l'esame dell'Ocse, con la visita a Roma del segretario generale Angel Gurria: secondo quanto anticipato da Il Foglio, l'Ocse chiederà al Governo Monti di mantenere il passo con le riforme. In particolare serve dare concretezza operativa ai numerosi disegni di legge approvati, incrementando al contempo competitività e produttività. Due parametri nei quali l'Italia ha registrato una curva discendente a picco, negli ultimi 20 anni. L'Ocse punta anche sul capitolo liberalizzazioni e sull'investimento in ricerca ed educazione.

23/9/2012

''Abbiamo bisogno dei presupposti per accrescere la competitivita', per regolare i mercati finanziari e abbiamo bisogno di una nuova governance in Europa. A questo lavoriamo insieme ad Angela Merkel'': così il presidente francese Francois Hollande, intervenendo alla celebrazione dei 50 anni del discorso di Charles de Gaulle. Ma a tenere banco nel vertice franco-tedesco anche la crisi.

Viva l'amicizia franco-tedesca, urla -con una pronuncia teutonica alquanto traballante- il presidente francese Francois-Hollande, rievocando il celebre discorso del suo predecessore Charles De Gaulle, cinquant'anni fa. Hollande, come De Gaulle, parla in tedesco al castello di Ludwigsburg, rilanciando l'unità di intenti tra Parigi e Berlino. Sottotraccia, restano però le divisioni: in primis sul progetto di unione bancaria. Hollande spinge per un varo rapido: "prima è, meglio è. Sostengo questa unione, è una misura importante, dobbiamo procedere passo dopo passo". Una presa di posizione che forza la mano alla cancelliera tedesca Angela Merkel. La quale preferisce non rovinare l'occasione di festa, limitandosi a un diplomatico "l'importante è assicurare la qualità di questa unione. Non ha senso fare qualcosa molto rapidamente, che alla fine rischia di non funzionare". I due leader hanno discusso anche del progetto di fusione tra il gruppo francese Eads e il concorrente britannico Bae, ma nessuna decisione è attesa a breve.

22/9/2012

''Abbiamo bisogno dei presupposti per accrescere la competitivita', per regolare i mercati finanziari e abbiamo bisogno di una nuova governance in Europa. A questo lavoriamo insieme ad Angela Merkel'': così il presidente francese Francois Hollande, intervenendo alla celebrazione dei 50 anni del discorso di Charles de Gaulle. Ma a tenere banco nel vertice franco-tedesco anche la crisi.

Prima è, meglio è. Così il presidente francese Francois Hollande ha rilanciato da Ludwigsburg il varo del progetto di unione bancaria europea: "sostengo l'unione bancaria, è una misura importante e dobbiamo procedere passo dopo passo". Una presa di posizione che detta il ritmo anche alla cancelliera tedesca Angela Merkel, che preferisce non rovinare l'occasione -i festeggiamenti dei 50 anni di amicizia franco-tedesca- limitandosi a un diplomatico "l'importante è assicurare la qualità di questa unione bancaria. Non ha senso fare qualcosa molto rapidamente, che alla fine rischia di non funzionare". Poi, come a prevenire possibili letture polemiche, ha aggiounto: "io e Hollande non siamo affatto distanti su questo''. Divergenti no, ma allineati neppure: la Merkel ha discusso con Hollande anche del progetto di fusione tra il gruppo francese Eads e il concorrente britannico Bae, ma nessuna decisione è attesa a breve. Intanto, sempre sul fronte europeo, fuga in avanti del sottosegretario Antonio Catricalà, che prospetta apertamente l'ipotesi di un Monti-bis.

18/9/2012

Sarà reso noto oggi il rapporto del Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa Nils Muiznieks sull'Italia. In anteprima i due punti più controversi: giustizia e immigrazione.

"Un cambio di politica c'è stato, col nuovo Governo Monti. ma i segnali restano contrastanti": è con questo giudizio che il Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, il lettone Nils Muiznieks, sprona l'Italia -anche con qualche bacchettata- sul fronte dei tempi dei processi e sull'immigrazione. Due diversi dossier, sui quali Muznieks ha indagato lo scorso luglio, con una visita nella Penisola. Le conclusioni fotografano un'Italia ancora a passo di lumaca, soprattutto nei tempi della giustizia. "Il contesto è cambiato, grazie alla crisi", ragiona Muiznieks, che nota come anche qui ci si sia resi conto che ridurre i tempi dei processi porta a risparmi considerevoli. Il rapporto quantifica nell'1% del Pil annuo il costo della lentezza della magistratura. E cita come esempio da seguire quello del Tribunale di Torino, che ha ridotto l'arretrato di un quarto in soli cinque anni. Poi attacca: "è tempo di trovare soluzioni durature". Muiznieks denuncia anche come il numero di giorni necessari per i processi civili in Italia sia il più alto dei Paesi europei analizzati da Strasburgo. Più contrastato il giudizio sulle politiche migratorie e di inclusione, soprattutto di Rom e Sinti: "la situazione è molto contraddittoria", ci spiega Muiznieks. "Ci sono segni di cambiamento, ma anche di persistenza di pratiche non in linea con il rispetto dei diritti umani", spiega. L'adozione della strategia sui rom è positiva, ma le espulsioni forzate e le situazioni nei centri di accoglienza non sono accettabili. Ancora lavoro da fare, dunque: il Consiglio d'Europa promette di continuare a monitorare l'Italia, anche il prossimo Governo. Di qualsiasi colore sarà.

12/9/2012

Supermercoledì di fuoco per l'Eurozona, che attende con ansia il pronunciamento della Corte Costituzionale tedesca sul fondo Salva-Stati: un "no", per quanto meno probabile, farebbe crollare l'intero meccanismo salva-Euro. Il servizio.

Il futuro dell'Europa passa da Karlsruhe: gli otto giudici del Bundesverfassungsgercht, la Corte Costituzionale, decideranno oggi se il fondo salva-Stati permanente Esm è ratificabile da parte del Parlamento tedesco. Il Governo appare ottimista -l'ultimo a puntare sul "sì" ieri è stato il Ministro degli Esteri Guido Westervelle- ma la suspence è garantita fino all'ultimo. Il diavolo potrebbe anche celarsi nel dettaglio di un via libera, condizionato però da riserve e paletti tali da limitare il margine d'azione delle prossime tappe di integrazione economica e politica in Europa. Sempre la Germania guarda con diffidenza alla proposta di supervisione bancaria comunitaria, che la Commissione presenterà oggi: includerà una vigilanza su tutti i seimila istituti di credito dell'Eurozona, ma -per non irritare troppo Berlino- sarà introdotta gradualmente. Intanto, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, i fondi esteri starebbero tornano a comprare bond italiani e spagnoli, dopo il varo del piano di acquisto illimitato da parte della Bce. Un segnale positivo, ma -secondo il quotidiano economico- è troppo presto per dire se si va verso un trend duraturo. Positive le notizie anche dal Portogallo, che - nonostante il peggioramento delle stime sul Pil il prossimo anno, ha ottenuto un anno in più, dalla troika internazionale, per centrare gli obiettivi di riduzione del deficit. Dal Bundestag intanto il Ministro delle Finanze Schaeuble avverte: "l'economia tedesca si indebolisce". Poi loda gli sforzi greci, mentre ad Atene si tratta sul piano di austerità in grado di evitare il default.

11/9/2012

E' molto forte l'attesa in Europa per la decisione che la Corte Costituzionale tedesca prenderà domani sulla legalità del fondo salva-Stati Esm.

Oggi i giudici di Karlsruhe hanno annunciato che non posticiperanno l'atteso verdetto, nonostante il ricorso dell'ultimo minuto presentato da un deputato della Csu bavarese. Dal sì o dal no tedesco dipenderà -nei fatti- il futuro dell'intero armamentario messo in campo da Bruxelles a difesa dell'euro, compreso il piano di acquisto di bond varato dalla Bce. Il Ministro degli Esteri Guido Westervelle si è detto fiducioso sul sì della Corte, ma la suspence è garantita sino all'ultimo. Il rischio, come è già accaduto in passato, è che gli otto giudici diano il via libera, condizionato però da forti paletti sui futuri passi in avanti nel percorso di integrazione comunitario. Un sì con sbarramento dunque, che porrebbe comunque margini di incertezza sul futuro dell'integrazione europea. Intanto il premier francese Ayrault ha annunciato che la ratifica del Fiscal Compact sarà dibattuta dall'Assemblea Nazionale a inizio ottobre, in vista della successiva ratifica. Cattive notizie da Lisbona, dove il Governo lusitano ha rivisto in peggio le stime di crescita per il 2013. Il Pil portoghese segnera' una contrazione dell'1% rispetto ad una crescita dello 0,2% stimata in precedenza. A poche centinaia di chilometri di distanza, il premier spagnolo Mariano Rajoy dichiarava guerra alla speculazione. Il capital gain generato dalla vendita di azioni tenute per meno di un anno sara' tassato secondo le aliquote fiscali, che potanno arrivare fino al 52%, anzichè l'attuale 27%.

11/9/2012

Borse europee poco mosse e intorno alla parità ieri, in attesa del pronunciamento -domani- della Corte Costituzionale tedesca sul fondo salva-Stati. Spread in leggera risalita: quello Btp-Bund a 363 punti.

Si avvicina -tra crescenti incertezze- l'ennesimo giorno del giudizio per l'Eurozona. Peter Gauweiler è deputato cristiano-sociale bavarese al Bundestag. Stamattina sapremo se il suo ricorso d'urgenza alla Corte Costituzionale tedesca riserverà un'amara sopresa all'Eurozona: se venisse accolto, l'attesa decisione sulla legalità del fondo salva-Stati Esm, pilastro su cui si basa l'intera architettura anticrisi comunitaria, potrebbe ulteriormente slittare. Un tiro mancino davvero poco gradito, in Europa. Gauweiler contesta che il piano di acquisto illimitato di bond -varato dalla Bce- ha radicalmente cambiato le carte in tavola. E mentre la Germania fa i conti con le forti lacerazioni interne allo stesso partito di maggioranza della cancelliera Merkel, cattive notizie arrivano pure dalla Grecia: un incontro chiarificatore tra il Governo ellenico e la troika internazionale, sul nuovo piano di austerità di Atene, si sarebbe concluso con un nulla di fatto. La Grecia propone misure alternative, compensate da un incremento nei tagli, la troika risponde chiedendo riduzioni di stipendi, pensioni e un'altra sforbiciata per i dipendenti pubblici. Oggi il premier Samaras ne parlerà con il presidente della Bce Draghi: alla Grecia è stato chiesto di formalizzare il piano entro venerdì. Meno problemi -almeno per ora- sul piano di vigilanza bancaria che la Commissione Europea presenterà domani: il Ministro delle Finanze francese Moscovici ha appoggiato la direzione presa da Bruxelles, per una supervisione globale europea del settore bancario.

10/9/2012

Si apre una settimana decisiva per l'Europa, con un mercoledì ad alta tensione. Intanto -sul fronte della crisi- ci sono importanti novità da Atene e Parigi.

Grecia e Francia hanno fischiato ieri l'inizio di una delle settimane più cruciali per l'Europa. A sorpresa, il Governo di Atene ha presentato ieri alla Troika internazionale un piano di austherity da 17 miliardi, circa 5 in più rispetto alla cifra inizialmente concordata. Un rilancio necessario per avere l'ok dei tecnici allo sblocco del prestito da 31 miliardi e mezzo, senza il quale Atene rischierebbe il default. Necessario anche di fronte ai dubbi avanzati dalla Troika, circa l'efficacia di alcune misure contenute nella bozza iniziale. Il tutto mentre ieri sera -in prime time televisivo- il presidente francese Francois Hollande lanciava la propria agenda di risanamento per due anni, rivedendo la previsione di crescita per il 2013 allo 0,8% e annunciando un sacrificio senza precedenti per il Paese, con 30 miliardi da trovare per risanare i conti. Molti degli sforzi fatti dai singoli Paesi europei restano intanto appesi al filo di un supermercoledì continentale: dopodomani la corte costituzionale tedesca si pronuncerà sul fondo salva-Stati permanente, l'Esm. Un "no" sbaraglierebbe in un colpo solo l'intero armamentario anticrisi faticosamente messo a punto dall'Europa. Ma il Governo tedesco è fiducioso sul via libera. Lo stesso giorno la Commissione Europea presenterà il piano di vigilanza bancaria, che sposterà a Francoforte molte prerogative attualmente nazionali. Dopo un periodo di transizione, la Bce avrà poteri di sorveglianza su tutte le banche dell'Eurozona, e potrebbe concedere o ritirare la licenza creditizia. Sempre mercoledì, si vota in Olanda: a Bruxelles si incrociano le dita per una coalizione pro-Euro.

9/9/2012

Populismi che mettono a rischio l'Unione Europea. L'accusa del premier Mario Monti riflette una realtà che procede verso la soglia d'allarme, sospinta anche della crisi. Lo schieramento attualmente più noto è certamente quello greco di "Alba Dorata": 7% dei voti e 21 deputati approdati in Parlamento alle ultime elezioni.

L'ultima performance compiuta dal gruppo di neonazisti ellenici: un vero e proprio raid contro le bancarelle gestite da immigrati ad una festa patronale a Rafina, sulla costa attica orientale. Impuniti, hanno distrutto gli stand, accusando gli extracomunitari di essere abusivi. Poi, se ne sono andati. Dietro Alba Dorata cova e si ingrossa un nucleo di partiti estremisti, che stanno guadagnando terreno in Europa. Al confronto, il Front National di Marine Le Pen, emarginato da tutte le forze politiche francesi, appare paradossalmente più ripulito, almeno nell'immagine. La mappa è variegata: pulsioni pericolose si registrano in Ungheria, con gli estremisti dello Jobbik, ma soprattutto con Fidezs, il partito di destra del premier Viktor Orban. Un populista autoritario, sempre più nel mirino di Bruxelles per la costante minaccia alla democrazia magiara. In Olanda è ancora in pista Geert Wilders, l'euroscettico leader del Partito della Libertà, che ha fatto della lotta all'immigrazione la propria bandiera. Mercoledì si vota nel Paese dei Tulipani: i sondaggi lo danno in declino. Restano attivi infine schieramenti che nell'ultimo decennio sono saliti agli onori delle cronache: la Bzoe fondata da Haider in Austria, i Veri finlandesi, il Partito Popolare Danese. Fino alla Lega Nord, che a Bruxelles è stata sempre vista con un certo sospetto.

7/9/2012

Dalle parole ai fatti: dopo l'annuncio di fine luglio, il presidente della Bce Mario Draghi passa all'azione, superando le resistenze tedesche e dando il via all'atteso programma di acquisto dii bond dei Paesi dell'Eurozona sotto pressione. Il nome sarà "Outright Monetary Transactions", l'acronimo Omts.

"Dobbiamo difendere l'integrita' della politica monetaria dell'Eurozona'', ha ribadito Draghi per giustificare la mossa, che ha ricevuto un solo voto contrario in seno al Consiglio Direttivo - quello della Bundesbank. Il piano prevede l'acquisto sul mercato secondario di titoli di Stato da uno a tre anni: gli acquisti non avranno ''limiti quantitativi ex ante'', saranno cioè illimitati, anche se la dimensione degli acquisti sara' ''adeguata al conseguimento degli obiettivi''. Draghi ha sottolineato come questa azione sia coerente con il mandato della Bce, in particolare con l'articolo 18 dello statuto della Banca Centrale: "il piano sarà indirizzato a risanare distorsioni di breve periodo sui mercati finanziari", ha precisato. Il meccanismo sarà semplice: i Paesi che desiderano beneficiare del nuovo meccanismo dovranno farne richiesta al fondo salva-Stati. Il piano porrà condizioni precise ai Paesi che ne faranno richiesta, tanto che Francoforte interrompera' le proprie azioni di acquisto, in caso di mancato rispetto degli accordi. Francoforte intende coinvolgere l'Fmi nel meccanismo, e sarebbe pronta a rinunciare al suo status di creditore privilegiato. Sul fronte dei tassi, infine, la Bce ha infine lasciato invariato il tasso di riferimento allo 0,75%

6/9/2012

Il D-Day della Banca Centrale Europea ha partorito l'atteso programma di acquisto di bond dei Paesi dell'Eurozona sotto pressione. Il nome sarà "Outright Monetary Transactions".

"Dobbiamo difendere l'integrita' della politica monetaria dell'Eurozona'', ha affermato il presidente Draghi, per giustificare la mossa, che ha ricevuto un solo voto contrario in seno al Consiglio Direttivo - ovviamente quello della Bundesbank. Il piano prevede l'acquisto sul mercato secondario di titoli di Stato da uno a tre anni: gli acquisti non avranno ''limiti quantitativi ex ante'', saranno cioè illimitati, anche se la dimensione degli acquisti sara' ''adeguata al conseguimento degli obiettivi''. Draghi ha sottolineato come questa azione sia coerente con il mandato della Bce, in particolare con l'articolo 18 dello statuto della Banca Centrale: "il piano sarà indirizzato a risanare distorsioni di breve periodo sui mercati finanziari", ha precisato. Il piano porrà condizioni precise ai Paesi che ne faranno richiesta, tanto che Francoforte interrompera' le proprie azioni di acquisto, in caso di mancato rispetto degli accordi. Il nuovo piano antispread ha letteralmente messo il turbo alle Borse, con Milano e Madrid a guidare la volata: il Ftse Mib ha guadagnato il 4,31%, l'Ibex il 4,91%. Bene hanno fatto anche Francoforte, +2,91%, Parigi, +3,06% e Londra +2,11%. Spread ai minimi: quello italiano e' precipitato a 370 punti, quello spagnolo a 445 punti.

6/9/2012

Il D-Day della Banca Centrale Europea ha partorito l'atteso programma di acquisto di bond dei Paesi dell'Eurozona sotto pressione. Il nome sarà "Outright Monetary Transactions", l'acronimo Omts. "Dobbiamo difendere l'integrita' della politica monetaria dell'Eurozona'', ha affermato il presidente della Bce Mario Draghi, per giustificare la mossa, che ha avuto un solo voto contrario in seno al Consiglio Direttivo - ovviamente quello della Bundesbank.

Il piano prevede l'acquisto sul mercato secondario di titoli di Stato da uno a tre anni: gli acquisti non avranno ''limiti quantitativi ex ante'', saranno cioè illimitati, anche se la dimensione degli acquisti sara' ''adeguata al conseguimento degli obiettivi''. Draghi ha sottolineato come questa azione sia coerente con il mandato della Bce, in particolare con l'articolo 18 dello statuto della Banca Centrale: "il piano sarà indirizzato a risanare distorsioni di breve periodo sui mercati finanziari", ha precisato. Il piano porrà condizioni precise ai Paesi che ne faranno richiesta, tanto che Francoforte interrompera' le proprie azioni di acquisto, in caso di mancato rispetto degli accordi. La Bce ha oggi deciso di ampliare le garanzie che le banche possono fornire in cambio di liquidita'. E sul fronte più macroeconomico, Draghi ha affermato che le attese d'inflazione sono fermamente sotto controllo'', ''la crescita economica si attende rimanga debole'' con ''un potenziale di rischio".

5/9/2012

Scudo antispread per permettere all'euro di sopravvivere: a un giorno dalla riunione della Bce, il presidente Mario Draghi affina i dettagli di un piano sempre più atteso dai mercati.

"Francamente, tutto questo ha molto a che vedere con la sopravvivenza stessa dell'euro": il presidente della Bce Mario Draghi ha scelto toni drammatici, nell'arringa tenuta lunedì di fronte agli eurodeputati. Udienza svoltasi a porte chiuse, ma su cui le indiscrezioni di stampa hanno consentito una ricostruzione integrale. Draghi, che domani presiederà uno storico consiglio direttivo della Bce, ha certificato la perdita di controllo, da parte di Francoforte, dei costi di finanziamento all'interno dell'Eurozona. "Non possiamo puntare alla stabilità dei prezzi, con un'area euro talmente frammentata, che i cambi nei tassi producono effetti solo per uno o due Paesi... su 17. Di qui il ragionamento paradossale, almeno nella logica dei falchi della Bundesbank. Draghi si chiede: "acquistando bond rinunciamo al nostro mandato primario - mantenere la stabilità dei prezzi? No, è esattamente l'opposto...". La strada appare dunque tracciata, in vista del direttivo: via libera all'acquisto -da parte della Bce- di bond sul mercato secondario. Titoli di Stato fino a tre anni, di quei Paesi che avranno già chiesto al fondo salva-Stati un intervento sul mercato primario. I dettagli saranno discussi stasera nella cena dei Governatori delle banche centrali: interessante sarà capire la posizione della Bundesbank, che appare ormai isolata. Probabile che la Buba chiederà condizioni rigide per i Paesi che faranno ricorso allo scudo. In Grecia intanto sono giorni decisivi, con la troika internazionale che spinge sulle riforme nel mercato del lavoro lavoro e il Governo ellenico, che annuncia -nei prossimi giorni- la presentazione ufficiale delle misure sui nuovi tagli da undici miliardi e mezzo.

4/9/2012

Non affonda i mercati, pur mandando in rosso quasi tutta l'Europa, ma mette ulteriore pressione sulla Banca Centrale Europea, in vista della cruciale riunione di giovedì, il taglio di outlook da parte di Moody's nei confronti dell'Eurozona.

L'agenzia di rating lo ha portato a negativo, pur lasciando invariata la tripla A. Una previsione sul futuro peggiorata, che fa il paio con le recenti variazioni di outlook che hanno colpito Germania, Olanda e Lussemburgo. Tutta l'attenzione è ora puntata verso dopodomani, quando il direttivo della Bce dovrà almeno delineare i margini d'azione a difesa dell'Euro: nuove indiscrezioni sono emerse sull'audizione del presidente Mario Draghi ieri all'Europarlamento, che sottolineano la drammaticità del momento. ''Francamente, tutto cio' ha molto a che fare con il proseguimento dell'esistenza della moneta unica", avrebbe affermato Draghi, riferendosi alla necessità di uno scudo antispread, secondo le trascrizioni ottenute dall'agenzia di stampa Bloomberg. Draghi ha ammesso come l'attuale situazione di frammentazione dell'Eurozona, con tassi così differenziati, renda efficaci le politiche sui tassi solo in uno o due Paesi su 17. Su un altro fronte aperto, quello greco, Draghi vedrà il premier ellenico Samaras tra una settimana: Atene ha collocato sul mercato più di un miliardo di euro in titoli a sei mesi, con rendimenti in leggero calo. Le trattative con la troika restano febbrili: la comunità internazionale vuole imporre una settimana di lavoro piu' lunga, una liquidazione ridotta della meta' in caso di altra pensione, e licenziamenti piu' facili: Atene ha annunciato che il nuovo pacchetto di tagli di bilancio, pari a undici miliardi e mezzo, saranno finalizzati tra meno di una settimana.

1/9/2012

Frenano, poi chiudono di slancio le borse mondiali sull'onda delle attesissime parole del presidente della Fed Ben Bernanke. Dal simposio dei banchieri centrali a Jackson Hole, Bernanke non annuncia nuove misure, ma ricalca -in qualche modo- la linea Draghi: "pronti ad agire, anche con misure non convenzionali".

Parole che fanno supporre possibili nuovi allentamenti della politica monetaria della Fed, con massicci acquisti di titoli di Stato forse già queso mese. La situazione economica resta infatti insoddisfacente, per usare le parole di Bernanke: il presidente della Fed cita il mercato immobiliare, la crisi europea del debito e l'imminente incremento delle tasse e dei tagli alla spesa. A preoccupare, pure la stagnazione del mercato del lavoro. La determinazione di Bernanke è comunque bastata a spingere listini europei, con la sola Londra negativa e Parigi e Francoforte in crescita di un punto. Molto bene Milano, su di due punti. Il tutto mentre a livello politico si prepara -nell'Unione Europea- una settimana di incontri ad alto livello, con la Bce che -giovedì- sarà chiamata a dare indicazioni concrete sulle sue prossime mosse: secondo l'agenzia Bloomberg, il board di Francoforte invierà nei prossimi giorni una lista di opzioni ai Governatori delle Banche Centrali, per definire il controverso scudo anti-spread. A dare fiato alle Borse anche l'approvazione in Spagna dell'atteso pacchetto di riforma del sistema bancario. Sarà creata una bad bank, dove confluiranno gli assets tossici degli enti finanziari: avrà una durata massima di 15 anni.

31/8/2012

Non si possono escludere politiche non convenzionali. Ma nessuna azione - nell'immediato. Il presidente della Fed Ben Bernanke delude in parte le attese dei mercati, giocando sul filo dell'interventismo.

Bernanke, parlando al simposio dei banchieri centrali di Jackson Hole, ha lasciato intendere il possibile ricorso a misure non convenzionali, difendendo l'allentamento monetario già messo in atto per due volte dalla Fed, nell'ottica di un'estensione di questa stessa politica. Bernanke non ha escluso la possibilità di nuovi acquisti di titoli di Stato. La situazione economica resta infatti insoddisfacente, per usare le sue parole: il presidente della Fed cita il mercato immobiliare, la crisi del debito europea e l'imminente incremento delle tasse e dei tagli alla spesa. A preoccupare, anche la stagnazione del mercato del lavoro. Il tutto, mentre le ultime indiscrezioni di stampa indicano che -nel progetto di unione bancaria che la Commissione Europea presenterà a breve- le banche dell'Eurozona riceveranno la propria licenza per operare esclusivamente da Francoforte. In Spagna, dove l'agenzia di rating S&P ha tagliato a spazzatura i bond della regione Catalunya, il Governo di Madrid ha approvato l'atteso pacchetto di riforma del sistema bancario. Sarà creata una bad bank, dove confluiranno gli assets tossici degli enti finanziari: avrà una durata massima di 15 anni. Con questa riforma, potranno essere anche liquidati gli istituti di credito incapaci di restituire in tempi ragionevoli gli aiuti pubblici.

31/8/2012

Spread ingiustificati, ma l'euro è irreversibile: il premier spagnolo Mariano Rajoy e il presidente francese Francois Hollande provano a lanciare un messaggio di tranquillità, in uno dei periodi più critici, e da uno dei Paesi più colpiti dalla crisi. la Spagna...

Sul banco degli imputati gli spread: Rajoy e Hollande parlano all'unisono. ''Le differenze tra i tassi a cui si rifinanziano gli Stati nella zona euro sono inaccettabili'', afferma il premier spagnolo. D'accordo Hollande, che apre al salvataggio della Spagna: "sta al governo di Madrid decidere ''sul principio e sul metodo'' di un'eventuale richiesta di aiuto ai partner europei. Il presidente francese ha ribadito il proprio supporto alla Bce, nella guerra in corso tra falchi e colombe: l'azione di Francoforte è motivata, quando il livello degli spread è economicamente ingiustificato, dice. Sullo sfondo, una situazione in progressivo deterioramento, in Spagna, con le regioni alla canna del gas: la Catalunya teme di non farcela nemmeno coi cinque miliardi di prestiti richiesti, Valencia chiede un altro miliardo, mentre l'Andalusia e altre comunità sembrano pronte ad aggiungersi alla lista del salvataggio. Intanto, mentre la cancelliera tedesca Angela Merkel raccoglie a Pechino, dal premier Wen Jiabao, rassicurazioni sulla volontà cinese di continuare a investire in Europa, l'agenzia di rating Moody's attacca: la crisi nell'eurozona rappresenta la piu' grande minaccia per la ripresa economica mondiale. Moody's ha rivisto in peggio le stime di crescita dell'Italia per il 2012, pronosticando un rischio di Pil negativo anche per il prossimo anno.

30/8/2012

"L'euro è irreversibile": il premier spagnolo Mariano Rajoy e il presidente francese Francois Hollande rilanciano un messaggio di tranquillità, in uno dei periodi più critici, e da uno dei Paesi più duramente colpiti dalla crisi. La Spagna.

Sul banco degli imputati gli spread: Rajoy e Hollande parlano all'unisono. ''Le differenze tra i tassi a cui si rifinanziano gli Stati nella zona euro sono inaccettabili'', afferma Rajoy. Conferma Hollande: "i tassi di interesse restano troppo elevati sul debito sovrano spagnolo'', Poi precisa: "sta al governo di Madrid decidere ''sul principio e sul metodo'' di un'eventuale richiesta di aiuto ai partner europei. Più significativamente, il presidente francese ha ribadito il proprio supporto alla Bce: l'azione di Francoforte è motivata, quando il livello degli spread è economicamente ingiustificato. Rajoy, da parte sua, ha escluso un incremento di Iva e Irpef nel 2013, assicurando: il fondo di salvataggio interno della Spagna non si rivelerà insufficiente, si sa già chi ne farà richiesa. E' però un dato di fatto però le prime due comunità che vi hanno fatto ricorso, Catalunya e Valencia, hanno dimezzato i fondi a disposizione. E mentre la cancelliera tedesca Angela Merkel raccoglie a Pechino, dal premier Wen Jiabao, rassicurazioni sulla volontà cinese di continuare a investire in Europa, l'agenzia di rating Moody's attacca: la crisi nell'eurozona continua ad essere la piu' grande minaccia per la ripresa economica mondiale. Moody's ha rivisto in peggio le stime di crescita dell'Italia per il 2012, pronosticando un rischio di Pil negativo anche per il prossimo anno.

30/8/2012

A soli due mesi dalle forti tensioni dell'ultimo vertice europeo, Mario Monti e Angela Merkel ritrovano l'intesa quasi perfetta. Al punto che Frau Bundeskanzlerin alla fine si scioglie e chiosa: "un bell'incontro"...

Monti strappa un appoggio pieno da parte della cancelliera, alla vigilia di un autunno cruciale per la crisi e il futuro dell'Europa. "Le riforme avviate dal Professore sono impressionanti, fondamentali per ridurre lo spread", dice la Merkel. Che in privato si sarebbe spinta oltre, chiedendo addirittura al premier di aspettare a chiedere l'eventuale attivazione di uno scudo anti-spread. L'Italia ce la può fare da sola, avrebbe detto. Uno scudo che, ricorda Monti rievocando l'ultimo summit a Bruxelles, non dovrebbe comunque richiedere ulteriori impegni e condizioni per i Paesi che ne fanno richiesta. Su un punto i due leader divergono: la concessione della licenza bancaria al fondo salva-Stati Esm. "Incompatibile con i Trattati", dice la Cancelliera, citando Mario Draghi. La Merkel spezza una lancia proprio a favore della Bce, ribadendone l'indipendenza. E Draghi, in un intervento sul quotidiano Die Zeit, passa al contrattacco, dopo le critiche piovutegli addosso negli ultimi giorni in Germania: "è per noi giustificato ricorrere a misure eccezionali, per mantenere la stabilità dei prezzi". A Francoforte si lavora contro il tempo per definire i dettagli del piano di acquisto dei titoli di Stato da parte della Bce.

29/8/2012

Mario Monti incassa l'appoggio pieno della cancelliera Angela Merkel, in un finale d'estate contrassegnato da una girandola di incontri al vertice: ''l'agenda di impegni presi dall'Italia è eccezionale'', si è sbilanciata Frau Bundeskanzlerin, in procino di partire per la Cina per un breve tour diplomatico.

Un apprezzamento tale da spingere la Merkel -ma questo saranno fonti italiane a riferirlo- a chiedere a Monti di aspettare, prima di chiedere l'attivazione dello 'scudo' anti-spread. Per la Cancelliera, l'Italia puo' infatti farcela da sola. Sempre per la Merkel, esistono i mezzi necessari per stabilizzare l'Eurozona: a questo proposito ha definito "fondamentale" il nuovo fondo salva-Stati Esm, ma ha ribadito che la licenza bancaria per il fondo -da più parti auspicata- è incompatibile con i Trattati. E a sostegno della tesi ha citato le parole di Mario Draghi. Intanto, mentre il premier Monti resta vago sull'ipotesi di nuovi impegni e condizionalità per i Paesi che dovessero ricorrere allo scudo anti-spread, rimandando alle conclusioni dell'ultimo vertice europeo, la Merkel coglie l'occasione per tornare sulle polemiche esplose attorno al ruolo della Bce. Provando a metterle a tacere: ''Abbiamo parlato del fatto che la Banca Centrale Europea prepara le sue decisioni. La Bce e' indipendente''.

29/8/2012

Il pieno nell'asta dei titoli non cancella l'incertezza che grava sotto il cielo di Madrid. La Spagna ha collocato sul mercato oltre 3 miliardi e mezzo di bonos a tre e sei mesi, con un rendimento più che dimezzato, sui trimestrali.

Un risultato che fa il paio con la buona collocazione dei Ctz italiani. Tuttavia, ad allungare pesanti ombre sul futuro iberico è arrivato l'annuncio ufficiale della Catalunya, che ha chiesto un salvataggio da oltre cinque miliardi di euro al Governo di Madrid. "Ma non accetteremo condizioni politiche", mandano a dire da Barcellona. "Aiuteremo la Catalunya, come fatto in passato", ha ribattuto il premier Mariano Rajoy. Anche le regioni di Valencia e Murcia chiederanno il salvataggio. Rajoy ha incontrato ieri il presidente europeo Herman Van Rompuy, mantenendo il mistero su un possibile nuovo salvataggio per Madrid, dopo quello già accordato dall'Europa alle disastrate casse di risparmio iberiche. Dal canto suo Van Rompuy, ha risposto che -per la Spagna- l'Europa è ''pronta a intervenire sulla base di un breve preavviso''. Per l'Italia intanto cattive notizie dall'agenzia di rating Fitch, che prevede una contrazione del Pil pari all'1,9% quest'anno, con crescita zero il prossimo. Fitch ha tagliato il rating a sette banche italiane di piccole e medie dimensioni. E che il momento sia delicato lo testimonia anche la cancellazione della partecipazione del presidente della Bce Mario Draghi al simposio annuale dei banchieri a Jackson Hole. Troppi impegni: per Francoforte sarà un avvio di settembre al cardiopalma.

28/8/2012

Fitch prevede che l'economia italiana chiuda il 2012 con una contrazione dell'1,9%. Per il 2013 l'agenzia di rating si attende una crescita zero per l'Italia. Fitch ha tagliato il rating di 7 banche italiane di media dimensione. Intanto tiene sempre banco la crisi nell'Eurozona.

Il pieno nell'asta dei titoli non cancella l'incertezza che grava sotto il cielo di Madrid. La Spagna ha collocato sul mercato oltre 3 miliardi e mezzo di bonos a tre e sei mesi, con un rendimento più che dimezzato, sui trimestrali. Ma a pesare maggiormente sono state le cattive notizie, con la quantificazione del salvataggio che la Catalunya, una delle regioni economicamente più forti del Paese, ha chiesto a Madrid. Oltre cinque miliardi di euro, per far fronte a un debito autonomico che ha toccato i 40 miliardi. "Ma non accetteremo condizioni politiche", mandano a dire da Barcellona, sempre gelosa delle proprie prerogative. "Aiuteremo la Catalunya, come fatto in passato", ha ribattuto il premier Mariano Rajoy. Anche le regioni di Valencia e Murcia chiederanno il salvataggio. Rajoy ha incontrato il presidente europeo Herman Van Rompuy, mantenendo il mistero su un possibile nuovo salvataggio per Madrid, dopo quello già accordato dall'Europa alle disastrate casse di risparmio iberiche. Dal canto suo Van Rompuy, ha risposto che -per la Spagna- l'Europa è ''pronta a intervenire sulla base di un breve preavviso''. Prosegue infine la girandola di incontri al vertice: stasera il premier Mario Monti vola a Bruxelles per vedere il presidente della Commissione Europea Barroso, per poi spostarsi -domani- a Berlino, per un summit con la cancelliera Angela Merkel. Merkel che, secondo quanto riporta Der Spiegel, si prepara a chiedere nel suo imminente tour in Cina un maggiore impegno di Pechino per contrastare la crisi europea, anche acquistando bond italiani e spagnoli.

28/8/2012

Sì agli acquisti di bond dei Paesi sotto pressione, ma solo dopo l'intervento del fondo salva-Stati. A dieci giorni dal board della Bce, sul quale si concentrano le attese dei mercati, Joerg Asmussen, consigliere esecutivo tedesco, pone paletti precisi, che sembrano rispecchiare la visione prudente di Angela Merkel.

Nella visione di Asmussen, la Bce acquisterà titoli per calmierare gli spread solo in tandem con i fondi salva-Stati, i quali dovranno intervenire sul mercato primario, su richiesta del Paese interessato. Asmussen giustifica questo ruolo di retrovia per Francoforte con l'errore fatto -queste le sue parole- un anno fa con l'Italia. Allora la Bce acquistò massicciamente titoli del Belpaese, ma l'inerzia del Governo Berlusconi in termini di riforme vanificò ogni sforzo. Ieri a Berlino i Ministri delle Finanze tedesco e francese hanno annunciato il varo di un gruppo di lavoro per cooperare sulla crisi, mentre -da Madrid- giunge l'annuncio che entro venerdì il governo spagnolo procederà al varo definitivo del decreto per la riforma del sistema finanziario, cui sono legati gli aiuti europei alle banche in difficolta'. Oggi ne parleranno il premier Rajoy e il presidente europeo Van Rompuy. Cattive notizie da Lisbona: il rientro nei parametri del deficit entro il 2012 è a rischio.

3/8/2012

Prevale -per ora- la ragion di Stato tedesca: la Banca Centrale Europea smorza le enormi attese accumulate negli ultimi giorni, mantenendo i tassi al minimo storico, e non segnalando alcuna misura immediata.

L'orizzonte si sposta a non prima di settembre, provocando la caduta dei mercati. Ma quella del presidente della Bce potrebbe essere solo una mossa intermedia: "l'Euro è irreversibile", ribadisce Mario Draghi, che guarda già avanti: "siamo pronti a interventi diretti sui mercati", "a misure non convenzionali", e menziona la possibilita' di riprendere i maxi-prestiti alle banche. Quasi una scaletta programmatica di medio periodo. Draghi, che addita la Bundesbank come unico oppositore interno alla Bce, invia chiari segnali alla politica: il primo passo, precisa, spetta ai Governi e alle istituzioni comunitarie. Sono loro a dover fare per primi richiesta di attivazione dello scudo anti-spread, attraverso il fondo salva-Stati. Accettando ovviamente condizioni stringenti. Poi arriva la Bce: sottotraccia, Draghi starebbe già guardando al prossimo round di acquisti dei bond dei Paesi periferici, che potrebbe avvenire in autunno. Poche ore dopo, a Madrid, Italia e Spagna optano per fare buon viso a cattivo gioco. Monti esclude categoricamente qualsiasi richiesta di salvataggio italiano, citando il risanamento in atto dei conti, ma lascia aperta la porta all'ipotesi di un nostro ingresso nello scudo antispread. Che potrebbe avvicinarsi, dopo le parole di Draghi, ma che rischia di portare a un commissariamento de facto del Paese. Monti si è infine augurato un'intesa rapida sulla vigilanza bancaria europea. Il premier spagnolo Mariano Rajoy trova aspetti molto positivi nel messaggio di Draghi. Ma elude qualsiasi domanda sulle mosse future di Madrid.

2/8/2012

Giovedì di forte delusione sui mercati per la temporanea inazione della Banca Centrale Europea. L'atteso Consiglio Direttivo, che ha mantenuto i tassi al minimo storico dello 0,75%, ha dovuto incassare il freno imposto dalla Germania, rinviando a non prima di settembre nuove mosse a difesa dell'Eurozona.

Draghi ha sì mantenuto alta la tensione: "siamo pronti a interventi diretti sui mercati", "a misure non convenzionali", ha detto, menzionando la possibilita' di riprendere i maxi-prestiti alle banche e la revisione delle garanzie chieste agli istituti in cambio di liquidita'. Ma è mancata la misura immediata - tanto attesa: Draghi ha restituito la palla alla politica, avvertendo che i Governi devono prima fare richiesta diretta ai fondi salva-Stati, accettando condizioni stringenti. "La Banca Centrale Europea" non può rimpiazzare i Governi", ha spiegato. Il presidente della Bce poi ha anticipato che Francoforte rinuncerà allo status di creditore privilegiato, qualora acquistasse titoli di Stato, in modo da non scoraggiare gli investitori privati a comprare i bond dei Paesi periferici. "L'Euro è irreversibile", ha ricordato Draghi, mentre i mercati però crollavano. Poche ore dopo, a Madrid, Italia e Spagna facevano buon viso a cattivo gioco. Concetto chiaro, quello espresso dal premier: è da escludere un salvataggio del Paese, ma resta l'incertezza su una richiesta di attivazione dello scudo anti-spread. Monti ha difeso l'azione di Draghi: "vedo solo passi avanti nella dichiarazione di oggi", e ha lanciato una frecciata ai mercati: forse non hanno valutato appieno le frasi del Governatore della Bce. Il premier si è anche augurato un'intesa rapida sulla vigilanza bancaria europea. Da parte sua, il premier spagnolo Mariano Rajoy ha affermato di aver trovato aspetti molto positivi nel messaggio di Draghi.

2/8/2012

L'Italia non ha bisogno di alcun salvataggio, ma non sono in grado di dire se chiederemo lo scudo antispread: si concerntra in questi concetti l'intervento del premier Mario Monti a Madrid, dove ha incontrato il premier spagnolo Mariano Rajoy nel bel mezzo di un giovedì nero per le borse.

Monti, che ha ribadito come -sorprese a parte- il suo Governo proseguirà fino alla fine della legislatura, ha difeso l'azione di Draghi: "vedo solo passi avanti nella dichiarazione di oggi, non vedo alcun passo indietro", e ha lanciato una frecciata ai mercati: forse non hanno valutato appieno le frasi del Governatore della Bce. Il premier si è anzi spinto a ipotizzare che la Bce ''andra' al di la' di quanto stabilito nel Consiglio Europeo di giugno''. Monti, che ha messo nero su bianco la necessità di accelerare il più possibile le iniziatvie per la crescita, ha evidenziato che l'elevatezza degli spread per i titoli di alcuni Paesi sono ''un problema per l'intera eurozona. Da parte sua, il premier spagnolo Mariano Rajoy ha affermato di aver trovato aspetti molto positivi nel messaggio odierno di Mario Draghi, e -evadendo una domanda sulla possibilità di una richiesta di salvataggio spagnola al fondo salva-Stati- ha risposto, "non farò cose diverse da quelle che ho fatto negli ultimi mesi".

2/8/2012

Oggi Monti sarà a Madrid, per incontrare l'omologo spagnolo Mariano Rajoy. E c'è grande attesa per le possibili decisioni che potrebbe prendere nel pomeriggio la Banca Centrale Europea. Ieri sera mercati delusi dall'inazione della Fed.

Tassi eccezionalmente bassi confermati fino alla fine del 2014, ma nessuna misura di stimolo all'economia - almeno per il momento: alla vigilia della cruciale riunione della Bce, la Federal Reserve delude gli analisti, ma lascia intravedere interventi di politica monetaria imminenti, forse già settembre, anche a causa di una decelerazione ormai evidente nell'economia statunitense. E' su questo sfondo che l'Eurozona si prepara al Consiglio Direttivo della Banca Centrale, mentre si consuma un drammatico braccio di ferro che lascia poco spazio al bon ton diplomatico: la Bundesbank ieri ha reso nota la sua posizione. Che non ammette discussioni: la Bce non può oltrepassare il proprio mandato. A Berlino il Governo di Angela Merkel cerca di mediare, tra i falchi liberali e della Buba da un lato, e le posizioni più europeiste dall'altro: la Germania è pronta a fare di tutto per salvare l'eurozona, ma entro i limiti di ''quanto autorizzato'' dai Trattati. E precisa: una licenza bancaria al fondo salva-Stati non è in cantiere. Posizione che apre però una frattura con l'Italia: Mario Monti vede invece una possibilità su quest'ultimo punto, almeno in prospettiva - soprattutto per garantire uno scudo anti-spread permanente. Le linee telefoniche con Washington restano bollenti: ieri il presidente americano Barack Obama ha chiamato anche l'omologo francese Francois Hollande, esprimendo soddisfazione per l'impegno della Bce a favore dell'euro. Da Atene buone notizie: i leader dei tre partiti al Governo hanno raggiunto un'intesa sui tagli alla spesa pubblica, per undici miliardi e mezzo. Oggi il giorno della verità: la Bce metterà in campo misure urgenti e coraggiose, o rinvierà a settembre, seguendo l'esempio della Fed?

1/8/2012

"Gli aiuti potrebbero essere necessari, forse in relazione alla lentezza con la quale i mercati comprendono gli sforzi compiuti e i risultati raggiunti''. Da Helsinki il premier Mario Monti cede per la prima volta alla tentazione di una richiesta all'Europa, anche se si affretta a precisare che non si riferisce a un salvataggio del Paese, ma all'utilizzo del meccanismo antispread.

E aggiunge, con una frecciata: se ci fosse ''una migliore governance per la stabilita' del mercato del debito'', ''allora l'Italia sarebbe aiutata de facto''. Il concetto risulta così più chiaro: la lentezza dell'azione europea e della reazione dei mercati potrebbe obbligare l'Italia a ricorrere allo scudo, ma un'accelerazione sull'implementazione dei proveddimenti già decisi potrebbe evitare situazioni imbarazzanti per tutti. Monti ha parlato dopo l'incontro con il premier finlandese Jyirki Katainen, considerato come uno dei falchi rigoristi dell'Eurozona. Katainen ha sottolineato come per affrontare la crisi dei debiti sovrani i Paesi debbano proseguire sulla strada delle riforme, ma serve anche una ''soluzione europea'', che dia il tempo ai mercati di valutare i progressi fatti. Dietro le quinte, infuria la guerra di posizione in vista del Consiglio Direttivo della Bce di domani, sul quale si concentrano aspettative immense: il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, è sceso personalmente in campo, invitando la Banca centrale europea a non oltrepassare il proprio mandato. "I governi sovrastimano le possibilita' dell'Eurotower", ha aggiunto Weidmann. L'esecutivo tedesco, stretto tra due fuochi, ribatte che Berlino è pronta a fare tutto per salvare l'eurozona, ma entro i limiti di ''quanto e' autorizzato'' dai trattati. E precisa: una licenza bancaria al fondo salva-Stati non è in cantiere. Monti contrattacca: "tutti devono rispettare l'indipendenza della Bce, credo che si arriverà a una licenza bancaria per l'Esm".

1/8/2012

"Oggi abbiamo riaffermato la nostra volontà di impegnarci e fare tutto il possibile affinché le decisioni dell'ultimo Consiglio Europeo vengano applicate e la zona euro sia difesa, preservata, consolidata".

Il presidente francese Francois Hollande riassume così all'Eliseo il senso dell'incontro con il premier Mario Monti, che consolida l'asse Roma-Parigi in una giornata cruciale per l'Eurozona. L'urgenza è presente nelle parole dei due leader, ma c'è anche spazio per l'ottimismo, che Monti sceglie fin dalla mattinata, quando pronostica: "Italia ed Europa sono vicine alla fine del tunnel". A frenare gli entusiasmi ieri è stata la Germania, che mette subito dei paletti non appena si diffondono indiscrezioni su un'ipotesi allo studio per frenare la crisi dell'euro: dare licenza bancaria al fondo salva-Stati permanente. Non c'e' alcun bisogno di concedere una licenza al fondo 'Esm', le cui regole non prevedono la possibilita' di rifinanziamento presso la Banca centrale europea, fa sapere il Ministero delle Finanze tedesco, mentre la Bundesbank rimarca: la Bce si concentri sulla stabilità dei prezzi. Monti, che nel discorso a Parigi ha volutamente coinvolto la cancelliera Angela Merkel, parlando delle prossime mosse comuni europee, affronta oggi la tana del lupo finlandese, tra i massimi difensori del rigore di bilancio. Nelle prossime ore attesa per le decisioni della Fed: domani tocca alla Bce fare -si spera- la mossa decisiva.

31/7/2012

Un richiamo all'azione e un tocco di ottimismo: la prima tappa del tour del premier Mario Monti nelle capitali europee si chiude con l'invito -ripetuto ormai fino all'ossessione- ad attuare rapidamente le decisioni prese all'ultimo Consiglio Europeo.

Monti e il presidente francese Francois Hollande riaffermano la volonta' di impegnarsi e fare ''tutto il possibile'' affinché, ''le decisioni del summit siano applicate'' e la zona euro venga ''difesa, preservata, consolidata''. Così i due leader, al termine dell'incontro, nel quale Monti ha ribaditoil concetto già espresso in mattinata: "Italia ed Europa sono vicine alla fine del tunnel". Intanto, mentre la tela franco-italo-spagnola, che fa perno sulla Bce, continua a tessere la rete a protezione dell'euro, la Germania torna a frenare su uno degli aspetti più controversi tra le misure ora allo studio. Quello della licenza bancaria al fondo salva-Stati permanente. Non c'e' alcun bisogno di concedere una licenza al fondo 'Esm', le cui regole non prevedono la possibilita' di rifinanziamento presso la Banca centrale europea. Così il Ministero delle Finanze di Berlino, mentre la Bundesbank difende allo stremo l'ortodossia: la Bce si concentri sulla stabilità dei prezzi, manda a dire la Buba. Monti, che nel discorso a Parigi ha volutamente coinvolto la cancelliera Angela Merkel, parlando delle prossime mosse comuni europee, affronta domani la tana del lupo finlandese, tra i massimi difensori del rigore di bilancio. E giovedì tocca alla Bce fare la mossa decisiva.

31/7/2012

Apprezzamento per gli sforzi fatti da Italia e Spagna, nel vertice Geithner-Schaeuble ieri. Si stringono intanto i tempi per un'azione salva-Euro, con perno la Bce.

La rete salva-euro ha stretto nuovi nodi ieri, con la visita del segretario americano al Tesoro Tim Geithner in Germania. Prima l'incontro con il Ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble sull'isola di Sylt, poi lo spostamento a Francoforte, per un vertice a porte chiuse con il presidente della Bce Mario Draghi. Nel comunicato congiunto con Schauble, l'appello alla cooperazione e al coordinamento internazionale per combattere la crisi e favorire la crescita. Insieme a un apprezzamento per gli sforzi fatti da Italia e Spagna su misure fiscali e strutturali di ampio respiro. Ufficiosamente, secondo la rete Cnbc, i due avrebbero parlato anche di un'azione congiunta Europa-Bce. Prima di incontrare Draghi, Geithner ha avuto un colloquio telefonico con il Ministro dell'Economia francese Pierre Moscovici. La strada appare dunque in discesa per le misure straordinarie che la Bce potrebbe decidere dopodomani: Draghi starebbe lavorando -in queste ore- per vincere le resistenze dei falchi, guidati dalla Bundesbank, e avviare così, tra l'altro, l'operazione di acquisto dei bond dei Paesi più sotto pressione. In questo senso si può leggere il riferimento a Roma e Madrid, nel comunicato Geithner-Schaeuble. A facilitare le cose le dichiarazioni della cancelleria tedesca: la Germania ha piena fiducia nell'indipendenza d'azione della Bce, e non vede ragioni per criticare Francoforte su possibili nuovi acquisti di bond dei Paesi in crisi. Altre buone notizie sono giunte dall'asta dei titoli italiani: i Btp decennali sono stati collocati con rendimenti sotto quota 6%. Non accadeva da aprile. Domanda invece poco sotto le attese. Le Borse hanno festeggiato una giornata positiva, con Milano e Madrid a trainare, sopra il 2%. Bene pure Parigi e Francorte. Oggi la tela diplomatica si rafforzerà, con l'inizio del tour europeo del premier Mario Monti: prima tappa Parigi, con il presidente francese Francois Hollande.

30/7/2012

Tim Geithner e Wolfgang Schaeuble scelgono la pacifica isola tedesca di Sylt per lanciare messaggi di ottimismo all'Europa e al mondo: poche -scarne- righe di un comunicato congiunto, per confermare la necessità di intraprendere tutti i passi necessari per garantire la stabilità della moneta unica.

Nel comunicato, Geithner e Schaeuble hanno menzionato anche gli sforzi importanti fatti da Italia e Spagna in tema di riforme. Secondo la rete televisiva Cnbc, i due avrebbero anche parlato di un'azione congiunta tra Unione Europea e Bce per ripristinare la crescita. Geithner è successivamente volato a Francoforte, per incontrare in queste ore il presidente della Bce Mario Draghi. Buone notizie per l'Europa anche da Berlino, dove sembra prevalere finalmente la linea più ragionevole: un portavoce della Cancelleria ha affermato che la Germania ha piena fiducia nell'indipendenza d'azione della Bce, e non vede ragioni per criticare Francoforte sui possibili nuovi acquisti dei bond dei Paesi in crisi. Una dichiarazione che non azzera il fronte dei falchi, guidati dalla Bundesbank, ma che segna un punto a favore dell'asse guidato da Mario Draghi. Altre buone notizie sono giunte oggi dall'asta dei titoli italiani: i Btp decennali sono stati collocati con rendimenti in calo, sotto quota 6%. Non accadeva da aprile. Domanda invece poco sotto le attese. Le Borse hanno festeggiato una giornata positiva, con il Ftse Mib che ha guadagnato il 2,8%. Bene anche Madrid, mentre Parigi e Francorte superano quota 1%. Lo spread Btp-Bund ha chiuso a 465 punti base, dopo una seduta in altalena. Differenziale Bonos-Bund a 524.

30/7/2012

Ore decisive per l'Euro, nella settimana che apre le porte di un agosto pieno di insidie, con l'allerta massima sul rischio-speculazione: "occorre attuare senza ritardi le decisioni prese all'ultimo summit europeo", hanno ribadito il premier Mario Monti e la cancelliera Angela Merkel durante un colloquio telefonico, avvenuto sabato ma reso noto solo ieri.

La presa di posizione più netta e più dura è arrivata dal presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker, che in un'intervista alla Sueddeutsche Zeitung ha delineato la prossima mossa in preparazione: i Paesi dell'Eurozona, attraverso il fondo salva-Stati Efsf e insieme alla Bce sono pronti ad acquistare i titoli di Stato dei Paesi più esposti. Nei fatti, il noto scudo anti-spread: ma Juncker ha avuto anche parole molto dure per la Germania, vittima ormai di una schizofrenia cronica nelle dichiarazioni ai vertici, sempre più divisi tra falchi ed eurofili. "Come si permette Berlino il lusso di trasformare l'Europa -costantemente- in politica interna? Perché tratta l'Eurozona come una filiale?" Messaggio chiarissimo. Gli occhi dell'Europa restano nel frattempo puntati sulla Grecia, dove la troika internazionale ha deciso di restare finché non sarà pronto il piano di riforme, sulla Spagna, ma soprattutto sulle Borse e sullo spread, con giorni che si annunciano ad alta tensione: l'obiettivo -quest'anno- è non farsi trovare impreparati a un agosto delicatissimo. Monti avvierà domani un tour diplomatico che lo porterà a Parigi, Helsinki e Madrid. Oggi approda in Europa il segretario al Tesoro americano Tim Geithner, che incontrerà prima il Ministro delle Finanze tedesco Schaeuble, poi il presidente della Bce Mario Draghi. Fino a giovedì, giorno del direttivo Bce.

29/7/2012

Resteranno aperti fino alle 22 ora italiana i seggi in Romania per il referendum sulla destituzione del presidente Traian Basescu. Contro Basescu, conservatore, la procedura di impeachment avviata dal Governo di centrosinistra, in un Paese fiaccato dalle misure di austerità.

Un personaggio controverso, protagonista nel bene e nel male della transizione della Romania dall'era buia di Nicolae Ceausescu all'ingresso nell'Unione Europea. Il 60enne Traian Basescu, fama di leader autoritario e dispotico, ha segnato l'ultimo decennio della politica a Bucharest. Ufficiale di Marina di professione, la sua carriera politica, dopo un'esperienza come Ministro dei Trasporti negli anni '90, vede la svolta nel 2000, quando viene eletto sindaco della capitale. Un incarico per il quale si fa notare anche all'estero -la sua battaglia contro i cani randagi gli attirò gli strali persino di Brigitte Bardot- e che, sopratutto, gli valse l'elezione a presidente della Romania nel 2004, con un programma fortemente incentrato sulla riforma della classe politica, in un Paese a tutt'oggi sotto osservazione a Bruxelles per l'alto tasso di corruzione. Tre anni dopo sopravvisse a un primo tentativo di impeachment: il Parlamento votò sì, ma il referendum popolare annullò la decisione. Nel 2009 la rielezione, nonostante le accuse di razzismo e -soprattutto- di nepotismo, con la figlia Elena, non esattamente una statista, catapultata all'Europarlamento. I guai per Basescu iniziano nei primi mesi del 2012: il premier Emil Boc cade, al suo posto viene nominata una maggioranza di centrosinistra, guidata da Victor Ponta. I due si combattono fin da subito: negli ultimi Consigli Europei litigano pubblicamente per l'unico posto al tavolo del summit. Poi la procedura di impeachment, con l'accusa -per Basescu- di aver violato la Costituzione, avocando a sé poteri e prerogative non propri. Sullo sfondo, un Paese fiaccato dalle misure di austherity, che non perdona -allo stesso Basescu- di aver appoggiato le misure di austerità imposte da Fmi e Banca Mondiale.

29/7/2012

Il countdown dell'Eurozona verso il mese di agosto prosegue, tra appuntamenti decisivi e scaramucce prolungate: dopo il pieno appoggio franco-tedesco alla linea del presidente della Bce Mario Draghi, la schizofrenia a Berlino è tornata a prendere il sopravvento, con il Ministro dell'Economia, il liberale Philipp Roesler, che ha appoggiato la linea dei falchi della Bundesbank: ''la Bce deve restare indipendente'', il suo compito e' assicurare la stabilita' dell'euro, non finanziare l'indebitamento degli Stati, ha affermato Roesler.

Schermaglie diplomatiche, mentre il titolare delle Finanze Wolfgang Schaeuble faceva da pompiere, negando l'esistenza di qualsiasi piano europeo per fornire nuovi aiuti alla Spagna, anche mediante l'acquisto di Bonos sul mercato secondario. E la cancelliera Angel Merkel, dopo il comunicato congiunto con il francese Francois Hollande, si è trasferita a Solda, in Alto Adige, per un breve periodo di vacanza. L'orizzonte dell'Euro si concentra ora sui prossimi quattro giorni: il ruolo di pivot spetta alla Banca Centrale Europea, che da 72 ore ha assunto l'iniziativa, per bocca del suo stesso presidente Draghi. Proprio Draghi vedrà nei prossimi giorni il segretario americano al Tesoro Tim Geithner e il Ministro delle Finanze tedesco Schaeuble, prima di affrontare giovedì il Consiglio Direttivo della Bce, in particolare le prevedibili resistenze della Bundesbank, allarmata dall'atteggiamento sempre più offensivo di Francoforte. E' infatti ormai evidente come la Banca Centrale Europea abbia rotto gli indugi, e intenda disegnare uno scudo a protezione dell'euro, che permetta alla moneta unica di superare indenne l'estate, con l'obiettivo di arrivare a un'unione bancaria in autunno e a un meccanismo anti-spread funzionante in tempi rapidi. A margine, ma non troppo, c'è un altro Mario in piena attività: il premier italiano Monti, che nei prossimi giorni volerà a Parigi, Helsinki e Madrid per lavorare -sul piano politico- alla stessa tela. Dare cioè un seguito concreto ai risultati dell'ultimo Consiglio Europeo e stabilizzare l'euro.

27/7/2012

"La Banca Centrale Europea è pronta a fare tutto quanto è necessario per salvaguardare l'euro. E, credetemi, sarà sufficiente": la Bce mostra i muscoli, rispondendo agli appelli di chi la considera l'ultimo baluardo a difesa dell'euro.

Il presidente Mario Draghi dosa le parole, mettendo da parte però ogni retorica e andando al cuore del problema. Simbolico il luogo: Londra, cuore finanziario della City. Dopo le parole di Draghi, tutti gli analisti guardano con forte interesse alle prossime mosse di Francoforte, confidando in una ripresa del programma di acquisto dei titoli di Stato dei Paesi più sotto pressione, quali Italia e Spagna. Nuovi segnali potrebbero giungere dal Consiglio Direttivo della Bce, in programma giovedì: le Borse intanto hanno festeggiato la discesa in campo di Francoforte: Milano e Madrid superstar, con rialzi tra il 5% e il 6%. Molto bene anche Parigi e Francoforte. Crollano gli spread, con il differenziale Btp-Bund che chiude a 473 punti. Draghi ha riconosciuto che l'Eurozona ha fatto negli ultimi sei mesi progressi straordinari, ha pronosticato un miglior funzionalmento dei firewalls europei -rispetto al passato- e ha contrattaccato: "l'area euro è più forte di quanto non le venga riconosciuto". Infine un accenno indiretto alla Grecia: inimmaginabile l'uscita di un Paese dall'Eurozona. Proprio in Grecia è giunto il presidente della Commissione Europea José Barroso, che ha ribadito: "Atene deve restare nell'Euro, ma rispetti rapidamente gli impegni di risanamento". Intanto il Ministero delle Finanze ellenico ha identificato nuovi tagli alla spesa, pari a 11,6 miliardi, da implementare nei prossimi due anni, per rimettere in carreggiata le riforme strutturali.

26/7/2012

"La Banca Centrale Europea è pronta a fare tutto quanto è necessario per salvaguardare l'euro. E, credetemi, sarà sufficiente": poche ma decise parole, quelle che ha usato il presidente della Bce Mario Draghi, cogliendo l'occasione della Global Investment Conference a Londra per fare la mossa tanto attesa.

Tutti gli analisti ora guardano con forte interesse alle prossime mosse di Francoforte, confidando in una ripresa del programma di acquisto dei titoli di Stato dei Paesi più sotto pressione, quali Italia e Spagna. Un programma già adottato la scorsa estate, poi sospeso - anche per contrasti interni alla Bce. E mentre gli occhi sono ora puntati al Consiglio Direttivo, in programma tra una settimana, le Borse hanno festeggiato la discesa in campo di Francoforte: Milano e Madrid superstar, con rialzi ben oltre il 5%. Parigi oltre il 4, Francoforte oltre il 2. Crollano gli spread, con il differenziale Btp-Bund che chiude a 473 punti. Draghi ha riconosciuto che l'Eurozona ha fatto negli ultimi sei mesi progressi straordinari, ha pronosticato un miglior funzionalmento dei firewalls europei -rispetto al passato- e ha contrattaccato: "l'area euro è più forte di quanto non le venga riconosciuto". Infine un accenno indiretto alla Grecia, quando Draghi ha ritenuto inimmaginabile l'uscita di un Paese dall'Eurozona. Proprio in Grecia è giunto il presidente della Commissione Europea José Barroso, che ha ribadito: "Atene deve restare nell'Euro". Il Ministero delle Finanze ellenico ha intanto identificato nuovi tagli alla spesa, pari a 11,6 miliardi, da implementare nei prossimi due anni, per rimettere in carreggiata le riforme strutturali. Infine da Londra il direttore dell'Fmi Christine Lagarde dice: il primo rischio nei confronti dell'economia mondiale è la doppietta "deficit-debito" degli Stati Uniti.

26/7/2012

La Banca Centrale Europea mostra i muscoli e testa il terreno, dopo giorni di speculazioni sulla possibile discesa in campo di Francoforte a difesa dell'Euro. E' lo stesso presidente Mario Draghi a cogliere l'occasione della Global Investment Conference a Londra per fare la prima mossa: "la Banca Centrale è pronta a fare tutto quanto è necessario per salvaguardare l'euro. E, credetemi, sarà sufficiente", ha affermato Draghi, che ha condensato in poche parole un messaggio in grado di far resuscitare in pochi minuti i mercati.

Il presidente della Bce ha riconosciuto che l'Eurozona ha fatto negli ultimi sei mesi progressi straordinari, ha pronosticato un miglior funzionalmento dei firewalls europei -rispetto al passato- e ha contrattaccato: "l'area euro è più forte di quanto non le venga riconosciuto". Infine un accenno indiretto alla Grecia, quando Draghi ritiene inimmaginabile una possibile uscita di un Paese dall'Eurozona. Proprio in Grecia è giunto oggi il presidente della Commissione Europea José Barroso, sullo sfondo di una situazione in deterioramento. Il Ministero delle Finanze ellenico ha reso noto di aver identificato nuovi tagli alla spesa pari a 11,6 miliardi, da implementare nei prossimi due anni, per rimettere in carreggiata le riforme strutturali del Paese. Tra un'ora la conferenza stampa congiunta tra Barroso e il premier greco Samaras. Infine da Madrid il Governo spagnolo torna a escludere una richiesta di salvataggio statale all'Europa.

26/7/2012

Tregua per un giorno fra Europa e mercati, in una giornata estremamente volatile, virata poi in positivo dopo la dichiarazione del membro austriaco del board Bce Ewald Nowotny, che ha aperto alla possibilità di concedere la licenza bancaria al fondo salva-Stati permanente Esm.

Nulla di più di una possibilità, su cui si discute ma tanto è bastato alle piazze d'affari: a Milano il Ftse Mib ha chiuso a +1,17%, meglio di Parigi, Francoforte e Londra. In calo lo spread Btp-Bund, che dopo aver raggiunto quota 541 punti ha chiuso a 518. La giornata ha visto il sereno anche a livello europeo: la Commissione ha dato il via libera al programma di ricapitalizzazione della banche spagnole in difficoltà: un atto quasi dovuto, dopo il memorandum d'intesa tra il Governo di Madrid e l'Eurogruppo. Soprattutto, si è ricomposto l'incidente diplomatico tra Francia e Spagna, dopo il comunicato congiunto ritirato in tutta fretta martedì da Madrid. A invertire la rotta è stato -per primo- il presidente francese Francois Hollande, che ha chiesto che i provvedimenti approvati dall'ultimo Consiglio europeo vengano ''messi in atto rapidamente e in modo fermo''. Una necessità, precisa l'Eliseo, ''accentuata'' dalla decisione di Moody's di modificare l'outlook su Germania, Olanda e Lussemburgo. Poco dopo, è stata la volta dei due Ministri dell'Economia, l'iberico Luis De Guindos e il transalpino Pierre Moscovici, che hanno riaffermato il concetto, stavolta con un vero comunicato congiunto. I due Ministri hanno anche affrontato il tema spread: ''il livello attuale dei tassi sui mercati del debito sovrano non riflette i fondamentali dell'economia spagnola, il suo potenziale di crescita e la sostenibilità del suo debito pubblico''.

25/7/2012

La Commissione Europea ha dato il via libera al programma di ricapitalizzazione delle banche spagnole in difficolta', in applicazione del memorandum d'intesa sottoscritto tra l'Eurogruppo e il governo di Madrid. Intanto proprio Madrid appiana le differenze con Parigi.

Il giorno dopo l'incidente diplomatico, Francia e Spagna sembrano accantonare le divergenze esplose con il comunicato del Ministero degli Esteri iberico, smentito ieri sia da Parigi che da Roma. A invertire la rotta è stato -per primo- il presidente Francois Hollande, che ha chiesto che i provvedimenti approvati dall'ultimo Consiglio europeo vengano ''messi in atto rapidamente e in modo fermo''. Una necessità, precisa l'Eliseo, ''accentuata'' dalla decisione di Moody's di modificare l'outlook su Germania, Olanda e Lussemburgo. Poco dopo, è stata la volta dei due Ministri dell'Economia, l'iberico Luis De Guindos e il transalpino Pierre Moscovici, nel riaffermare il concetto, stavolta con un vero comunicato congiunto. Nei fatti, quasi un copia e incolla di quello cestinato ieri. I due Ministri hanno anche affrontato il tema spread: ''il livello attuale dei tassi sui mercati del debito sovrano non riflette i fondamentali dell'economia spagnola, il suo potenziale di crescita e la sostenibilità del suo debito pubblico''. I due hanno annunciato ''una road map per una unione economica e finanziaria vera e propria, con proposte ambiziose per creare le condizioni di solidarietà e -allo stesso tempo- di integrazione''.

25/7/2012

"Dire questo non ha alcun senso. Non ne abbiamo mai parlato tra noi''. La querelle diplomatica esplode a sorpresa ieri sera, quando sia la Francia che l'Italia -mettendo da parte ogni bon ton, smentiscono clamorosamente la Spagna.

Per capire quanto i nervi siano a fior di pelle in Europa è sufficiente partire da qui, dal comunicato che il Ministro degli Affari Europei iberico, Inigo Mendez de Vigo, "posta" online nel pomeriggio:secondo il testo De Vigo, il collega italiano Moavero Milanesi e il francese Cazeneuve, avrebbero chiesto -durante il Consiglio Affari Generali del mattino- l'esecuzione immediata degli accordi presi all'ultimo Consiglio Europeo. Madrid aggiunge che anche Danimarca e Irlanda hanno appoggiato l'appello. In poche ore succede di tutto: Palazzo Chigi smentisce, ma la più infuriata appare la Francia, che nega qualsiasi iniziativa comune con Madrid e Roma. Una furia che tradisce -forse- qualche elemento di verità nel comunicato spagnolo: in ogni caso, per cena la comunicazione sparisce dal sito web. Forse oggi il chiarimento nell'incontro previsto tra il Ministro dell'Economia iberico Luis De Guindos e l'omologo transalpino Pierre Moscovici. La Spagna ha ricevuto ieri sera la mano tesa della Germania: incontrando proprio De Guindos, il tedesco Wolfgang Schaeuble ha chiesto per primo una rapida attuazione degli accordi presi all'ultimo summit europeo. Poi il riconoscimento dei passi importanti fatti da Madrid, e l'attacco: il livello dei tassi iberici non è giustificato. Livello arrivato al massimo storico per gli spread Bonos-Bund: 638 punti, ma anche i Btp italiani sono tornati ieri ai livelli di novembre, chiudendo a 537. Le Borse hanno risentito del mare mosso europeo, chiudendo tutte in calo. L'Ibex spagnolo ha perso il 3,58%, scivolando ai minimi dal 2003, male anche Milano. Come se non bastasse, è ricomparso l'incubo Grecia, dove ieri è approdata la troika internazionale: fonti europee danno ormai per certa la necessità di una nuova ristrutturazione del debito ellenico, con Atene totalmente fuori rotta. Almeno sei Paesi sono contrari. Il rischio di un'uscita greca dall'Eurozona appare più probabile. E in molti guardano alla Bce per azioni straordinarie, in grado di tamponare l'ennesima situazione di emergenza.

25/7/2012

La disunione europea è letteralmente esplosa stasera, quando prima la Francia poi l'Italia hanno negato l'esistenza dell'appello congiunto con la Spagna, affinché vengano rapidamente attuati gli impegni concordati dai leder europei al vertice di fine giugno. In particolare, lo 'scudo antispread' voluto da Roma, così come la possibilità di effettuare ricapitalizzazioni delle banche direttamente dal futuro fondo salva Stati permanente Esm.

L'appello è stato diffuso sulla pagina web del Governo spagnolo, a firma del Ministro degli Affari Europei iberico Inigo Mendez De Vigo, e dei colleghi italiano Moavero Milanesi e francese Bernard Cazeneuve. Nel comunicato si sottolinea l'appoggio ricevuto da Danimarca e Irlanda. Poi, come detto, la smentita - a sorpresa: il francese Cazeneuve dice anzi a chiare lettere di non aver mai chiesto un''immediata attuazione'' degli accordi del summit europeo. Solo in serata il governo spagnolo ha rimosso dal suo sito internet la nota. La Moncloa avrebbe proceduto dopo un'esplicita richiesta della Francia. Le acque agitate in Europa hanno avuto anche ieri un forte impatto sui mercati, che hanno chiuso con pesanti segni meno: il Ftse Mib ha perso il 2,71%, il Ftse All Share -2,42% ma ancora peggio ha fatto Madrid, dove l'Ibex è scivolato ai livelli del 2003, perdendo il 3,58%. Male anche Parigi (-0,87%), Francoforte (-0,45%) e Londra (-0,63%). Negli Stati Uniti chiusura negativa per Wall Street. Il Dow Jones ha perso lo 0,82%, il Nasdaq -0,94%, mentre l'S&P 500 ha lasciato sul terreno lo 0,90%. Sempre alto lo spread, Btp-Bund, che ha chiuso a 537 punti, ormai ai livelli di novembre del 2011, all'epoca dell'investitura del Governo Monti. Massimo storico Bonos spagnoli-Bund: 638 punti. Alta l'attenzione sulla Grecia, dove oggi è arrivata la Troika Europa-Bce-Fmi. Una notizia dell'ultim'ora dice che -secondo fonti europee- Atene non sara' in grado di raggiungere gli obiettivi concordati con l'Unione e quindi si rendera' necessaria una nuova ristrutturazione del suo debito. Almeno sei Paesi si oppongono pero' a un'estensione del piano di assistenza: questo puo' diventare un serio problema politico.

21/7/2012

La caldissima estate spagnola. Di nuovo in piazza: indignati -stavolta- non per bandiera, ma come stato d'animo, contro i pesantissimi tagli imposti da un piano di austerità che fa traballare molte certezze della società iberica. Fecero notizia -nel 2011- le decine di migliaia di indignati che tra la primavera e l'estate occuparono simbolicamente le piazze madrilene di Puerta del Sol e la Plaza Catalunya a Barcellona.

Un movimento spontaneo, che nella capitale iberica trovò il suo centro nevralgico, con un accampamento che ricordava la Piazza Tahrir del Cairo. La simpatia popolare lentamente calò, con l'arrivo dell'autunno: il movimento si radicalizzò, spostandosi verso l'estrema sinistra, mentre le elezioni portavano il centrodestra post-franchista al potere. La Spagna si apprestava ad entrare -preoccupata- nell'era dell'austherity. La sempre più flebile speranza di evitare la discesa agli inferi, già toccata a Grecia, Portogallo e Irlanda sta ora lentamente svanendo, sotto l'evidenza di manovre di durissime: l'ultima ha alzato l'Iva e imposto duri tagli per i dipendenti pubblici. Per le strade è tornata così la protesta. Inquadrarla con le vecchie lenti degli Indignados è pretenzioso: ormai manifestano tutte le categorie sociali. Hanno cominciato i minatori, proprio nel giorno della presentazione della manovra, oltre una settimana fa. Finì male, con più di 70 feriti . Nei giorni successivi è stato un crescendo: i funzionari pubblici -per giorni- hanno manifestato di fronte ai Ministeri, al grido di "In alto le mani, questa è una rapina"!, in pieno centro a Madrid. Poi è toccato ai poliziotti. Giovedì i due maggiori sindacati, Comisiones Obreras e Ugt, hanno portato centinaia di migliaia di persone in piazza in tutto il Paese: alla manifestazione si sono associate numerose categorie professionali, dai medici agli infermieri, dai giudici ai pm. Ogni tanto qualcuno li chiama ancora Indignati, ma la verità è che l'atmosfera rivoluzionaria che accompagnava le manifestazioni dell'anno scorso è evaporata. Allora si voleva -tra le altre cose- cambiare il mondo, con nuovi modelli di Governo: ora si cerca di preservare quelle poche certezze che la globalizzazione si porta via, sotto i colpi della crisi. In mezzo, un Paese -la Spagna- che ha dimostrato di avere tante energie da spendere. E che forse può ancora stupirci in positivo.

20/7//2012

Sull'orlo del default. Il Ministro del Bilancio Cristobal Montoro non lesina toni apocalittici, chiedendo al Congresso di Madrid di votare la nuova -pesante- manovra di austerità del Governo di Mariano Rajoy: la Spagna ''non ha un soldo in cassa per pagare i servizi pubblici, se la Bce non avesse comprato i titoli di Stato, il Paese sarebbe fallito'', ha detto Montoro, che ha sostituito proprio Rajoy di fronte ai deputati.

Il premier è così finito nell'occhio del ciclone, per non aver presenziato a uno dei dibattiti parlamentari più importanti dell'era post-franchista. "Non possiamo finanziare ciò che non possiamo permetterci", ha chiosato Montoro, in un discorso che ha fatto da preludio all'approvazione della nuova manovra lacrime e sangue da 65 miliardi, con i soli voti del Partito Popolare, e le opposizioni -infuriate- in protesta per un decreto che incrementerà l'Iva e colpirà duramente con tagli di posti e stipendi i dipendenti pubblici. Sullo sfondo, un'asta dei Bonos deludente: quasi tre miliardi collocati, con domanda in calo e rendimenti in rialzo, oltre la soglia critica del 7%. La buona notizia della giornata arriva così dalla Germania, che nel tardo pomeriggio ha approvato a larghissima maggioranza il piano di aiuti da 100 miliardi per le banche iberiche, spianando la strada all'ok definitivo -oggi in teleconferenza- all'Eurogruppo. Resta -tra le smentite- incertezza sul possibile utilizzo dei fondi non destinati agli istituti di credito per altri tipi di richieste di assistenza finanziaria da parte della Spagna. Tornando a Madrid, serata torrida ieri nelle piazze delle città spagnole, con le manifestazioni dei sindacati in ben 80 centri contro i tagli. Comisiones Obreras e Ugt chiedono al Governo un referendum popolare sulle misure di austerità.

18/7/2012

L'Europa naviga a vista verso l'Eurogruppo di venerdì: una teleconferenza convocata con un unico punto all'ordine del giorno, il via libera al memorandum per la ricapitalizzazione delle banche spagnole.

Ieri l'asta dei Bonos iberici ha dato speranze ai mercati, facendo registrare il tutto esaurito sugli oltre tre miliardi e mezzo di titoli collocati, con rendimenti in discesa. E se le poco rassicuranti parole del presidente della Fed Ben Bernanke non giovavano alle borse europee, sugli spread italiani pesava il rischio default della Sicilia: a fine giornata 481 i punti base, dopo un picco a 490. In Europa si punta a chiudere l'accordo sulle banche spagnole, dopo che Madrid ha raggiunto l'intesa con la Finlandia per fornire ad Helsinki garanzie collaterali, a tutela dei rischi assunti dai contribuenti scandinavi per il salvataggio degli istituti di credito. Per Bruxelles la Spagna è sulla giusta strada verso il risanamento, come pure il Portogallo, che ieri si è visto staccare un assegno da quattro miliardi, sottoforma di nuova tranche di aiuti. Ciò che invece sembra sparito -per il momento- dall'agenda europea è lo scudo anti-spread, fortemente voluto dall'Italia. Anche di questo hanno parlato ieri il premier Mario Monti, il Ministro dell'Economia Vittorio Grilli e il Governatore di Bankitaia Ignazio Visco: i rinvii tedeschi sulla ratifica del Fiscal Compact e la non necessità italiana di ricorrere -per ora- a questo strumento lo hanno messo temporaneamente tra parentesi. Monti, in vista dell'Eurogruppo, ha delineato i paletti: rassicurare sulla tenuta del debito; evitare nuove contrapposizioni in Europa; smentire timori di imminenti tempeste finanziarie. Un argine da costruire, in vista del difficile mese di agosto.

17/7/2012

Due punti in meno di Pil nel 2012, con un calo di due decimali anche per il 2013, se lo spread resterà intorno ai 450 punti. Bankitalia, nell'ultimo bollettino economico, pronostica la fine della recessione per l'inizio del prossimo anno.

Per Via Nazionale proiezioni quindi riviste al ribasso, rispetto al Bollettino di gennaio: nel 2012 si è aggravata la debolezza della domanda interna, mentre il principale contributo positivo proviene dalle esportazioni. Bankitalia allargan lo sguardo alla crisi dell'Eurozona: la rapidita' della ripresa'' in Italia ''dipendera' dalla coesione dimostrata dall'Unione Europea e dalla normalizzazione dei mercati finanziari''. ''Cruciali dunque le modalita''' dell'attuazione delle decisioni prese al vertice di fine giugno. La prima risposta potrebbe arrivare già dall'Eurogruppo di venerdì. Via Nazionale lancia infine l'allarme disoccupazione: si rischia di superare l'11%, il prossimo anno, mentre dà un giudizio positivo sulle misure del Governo Monti: ''i provvedimenti legislativi di liberalizzazione, di stimolo dell'attivita' economica e di riforma del mercato del lavoro hanno introdotto mutamenti di carattere strutturale'', in grado di incidere positivamente sulla crescita, soprattutto nel medio periodo. Oltreoceano, intanto, il presidente della Fed Ben Bernanke delude i mercati: attacca l'Europa, affermando che buona parte del rallentamento economico mondiale e' originato dal Vecchio Continente. Il presidente della Fed aggiunge che la crescita americana probabilmente continuera' a tassi moderati nei prossimi trimestri, per aumentare solo molto gradualmente. Insomma, per Bernanke Europa sotto stress, incertezza economica in aumento, Fed pronta a intervenire, ma ancora nessuna azione concreta. E le Borse ne hanno risentito negativamente, dopo gli effetti positivi dell'asta dei bonos spagnoli: deciso calo dei rendimenti iberici a 12 e 18 mesi, con il Tesoro che ha piazzato 3,56 miliardi di titoli.

17/7/2012

Un'altra giornata di tensione per l'Italia e l'Eurozona, con lo spread tricolore che ha chiuso a 488 punti base, dopo aver toccato i 495 punti, ai massimi da gennaio. In crescita anche lo spread della Spagna.

Il tutto in attesa di uno scudo europeo che deve ancora essere chiarito e definito, all'Eurogruppo di venerdì. A incidere pure il nuovo rapporto del Fondo Monetario Internazionale, che ha tagliato le previsioni di crescita sull'economia globale, lanciando l'allarme: i rischi per la stabilita' finanziaria sono aumentati. ''Il tempo sta per finire, e' ora di agire''. L'Fmi ha mantenuto le stime di crescita per l'Italia, confermandole negative: contrazione del Pil quest'anno pari a -1,9%, -0,3 il prossimo. La buona notizia è che gli aggiustamenti di bilancio nel biennio consentiranno al nostro Paese di raggiungere un piccolo surplus strutturale nel 2013. Le cattive riguardano l'allarme del Fondo, che avverte come una tra Roma e Madrid, nonostante importanti passi nella giusta direzione, potrebbe perdere l'accesso ai mercati. E la questione debito pubblico: per l'Fmi quello italiano supererà il 126% il prossimo anno, mentre Bankitalia segnala un nuovo record assoluto per l'indebitamento a maggio: oltre 1966 miliardi. 33mila euro di debito pubblico pro-capite. Sul fronte macroeconomico, l'Fmi ha tagliato le stime per l'Eurozona nel 2013, con una crescita ridotta a soli sette decimali: confermato invece il -0,3% quest'anno. Il Fondo apre pure a interventi eccezionali della Bce. Su scala globale, riviste lievemente al ribasso le stime sull'economia mondiale: quest'anno +3,5%. +3,9 il prossimo.

16/7/2012

I rischi per la stabilita' finanziaria sono aumentati. ''Il tempo sta per finire, e' ora di agire''. Il Fondo Monetario Internazionale lancia l'allarme, pubblicando le nuove stime sulla crescita mondiale, che -avverte- quest'anno subirà un lieve rallentamento.

La ripresa economica continua ma è debole: l'Europa, ribadisce il Fondo, rappresenta il rischio maggiore. Tuttavia gli ultimi accordi raggiunti a Bruxelles dovranno essere completati da progressi nell'unione bancaria e fiscale. Il capo economista Olivier Blanchard ha parole importanti per Italia e Spagna: Roma e Madrid, dice, hanno compiuto ''importanti passi nella giusta direzione''. Ma resta il rischio che "peggiori il circolo vizioso, e che uno dei due Paesi perda l'accesso ai mercati". Sui dati, il Fondo mantiene le stime per l'Italia: quest'anno contrazione del Pil a -1,9%, il prossimo a -0,3. Boom del debito, che supererà il 126% il prossimo anno: a pesare, anche i versamenti al fondo salva-Stati. La buona notizia è che gli aggiustamenti di bilancio nei prossimi due anni consentiranno all'Italia di raggiungere un piccolo surplus strutturale nel 2013. Taglio delle stime per l'Eurozona nel 2013, con una crescita di soli sette decimali: confermato il -0,3% quest'anno. Il Fondo lascia margine per interventi eccezionali della Bce. Su scala globale, riviste lievemente al ribasso le stime sull'economia mondiale: quest'anno +3,5%. +3,9 il prossimo. E sul fronte dell'Eurozona, dopo le dichiarazioni di Angela Merkel, Bruxelles sminuisce la portata delle posizioni tedesche: non cambiano gli accordi presi nell'ultimo vertice. Mentre la Corte Costituzionale di Karlsruhe annuncia per il 12 settembre l'attesissima decisione su fiscal compact e fondo salva-Stati. Che per ora restano nel limbo della ratifica tedesca.

16/7/2012

''Qualunque tentativo di dire 'siamo solidali ma senza controllare nulla, senza alcuna contropartita', non avra' alcuna possibilità con me o con la Germania'': così la cancelliera tedesca Angela Merkel. Oggi si apre un'altra settimana cruciale per l'euro.

Nessun cambio nella politica europea, nessuna sconfitta tedesca all'ultimo vertice di Bruxelles, nessuna corresponsabilità nella gestione del debito su scala comunitaria: la cancelliera tedesca Angela Merkel non cambia linea, nell'intervista d'estate, trasmessa ieri sera dal canale tedesco Zdf. E guarda avanti: giovedì il Bundestag dovrà votare sugli aiuti alle banche spagnole. Il principio resta chiaro, precisa la Merkel: nessun prestito senza precise garanzie in cambio. La leader tedesca si spinge oltre: si dice certa su una maggioranza di voti a favore, snobba come non necessaria la cosiddetta "maggioranza della cancelliera", infischiandosene di nuove eventuali defezioni nella sua coalizione, e arriva a contraddire il responsabile del fondo europeo salva-Stati temporaneo Klaus Regling -pure lui tedesco- che aveva aperto, in futuro, a una uscita di scena degli Stati quali garanti degli aiuti alle banche, non appena sarà varata una vigilanza comunitaria degli istituti di credito. "Su questo non ci siamo ancora espressi", taglia corto la Merkel. Sul fronte italiano intanto, il presidente dell'Eurogruppo Juncker afferma che nessuno -nell'Eurozona- si aspetta un ricorso di Roma al fondo salva-Stati. E quella che si apre in queste ore sarà un'altra settimana clou. Oggi le nuove stime dell'Fmi sull'economia mondiale e nell'Eurozona, venerdì la riunione dell'Eurogruppo che dovrebbe finalmente dettagliare lo scudo anti-spread e varare la cabina di regia europea per frenare gli attacchi speculativi.

15/7/2012

Nessun cambio della politica europea, nessuna sconfitta all'ultimo vertice di Bruxelles, nessuna corresponsabilità nella gestione del debito su scala comunitaria: la cancelliera tedesca Angela Merkel non cambia linea, nell'intervista appena andata in onda sul canale tedesco Zdf. E guarda avanti: giovedì il Bundestag dovrà votare sugli aiuti alle banche spagnole.

Il principio resta chiaro, precisa la Merkel: nessun prestito senza precise garanzie in cambio. La leader tedesca si spinge oltre: si dice certa sulla maggioranza di voti a proprio favore, snobba come non necessaria la cosiddetta "maggioranza della cancelliera", infischiandosene quindi di nuove eventuali defezioni nella sua coalizione, e arriva a contraddire anche il responsabile del fondo europeo salva-Stati temporaneo Klaus Regling -pure lui tedesco- che aveva aperto, in futuro, a una deresponsabilizzazione degli Stati in materia di garanzie agli aiuti alle banche, quando si raggiugerà una vigilanza comunitaria degli istituti di credito. "Su questo non ci siamo ancora espressi", taglia corto Angela Merkel, che conferma: alle elezioni del 2013 sarà lei la candidata cancelliera del centrodestra.

15/7/2012

Conclusa ieri la visita del premier Mario Monti negli Stati Uniti. Resta alta l'incertezza nell'Eurozona.

Mario Monti lascia nella serata italiana Sun Valley e torna nella Penisola, pronto a un'estate che si preannuncia calda, almeno sul termometro dello spread. Ieri il premier non ha rilasciato dichiarazioni dall'Idaho: gli occhi, dopo il poco gradito declassamento di Moody's, sono già puntati all'Eurogruppo di venerdì, quando dovrebbe venire finalmente definito nei dettagli l'atteso scudo anti-spread. Dalla Germania il presidente della Bundesbank Jens Weidmann lancia messaggi tranquillizzanti: "i costi di rifinanziamento dello Stato italiano non giustificano il ricordo al fondo salva-Stati". Weidmann si schiera contro l'acquisto di obbligazioni di Stato da parte della Bce. Più netto il suo giudizio sulla Spagna: gli aiuti europei a Madrid dovrebbero riguardare l'intera economia del Paese e non solo le banche, dice, lasciando presagire il rischio di un nuovo piano di salvataggio comunitario. Anticipazioni di stampa prefigurano intanto quattro tranche -da versare entro il 2028- per il programma di ricapitalizzazione delle banche iberiche. Le tensioni speculative sull'Italia aprono qualche crepa nel granitico fronte tedesco: in un'intervista a Der Spiegel, l'economista Peter Bofinger, uno dei saggi del Governo, critica la linea oltranzista di austerity imposta da Angela Merkel ai partner: l'Italia e' finita ''in un circolo vizioso'', e' vittima ''del sistema''. Gli alti tassi sui suoi bond ''non sono giustificati'', dice Bofinger, che definisce la ricetta del risparmio della Cancelliera ''un'illusione''. Dalla Francia intanto Francois Hollande dice "no" all'inserimento della regola del pareggio di bilancio in Costituzione: meglio una legge ordinaria.

14/7/2012

Il programma di aiuti europei per le banche spagnole dovrebbe essere diviso in 4 tranche e le risorse, oltre 100 miliardi di euro, dovrebbero essere versate fino al termine massimo del 2028. Lo scrive il prossimo numero del settimanale Der Spiegel. Intanto resta in primo piano il rischio spread per l'Italia.

La nuova calda estate degli spread, un rischio sempre più concreto dopo l'abbassamento del rating italiano da parte di Moody's, inquieta Roma e l'Europa. Se il premier Mario Monti, al suo ultimo giorno in Sun Valley, nell'Idaho, dribbla qualsiasi domanda con un "qui non si parla", dalla Germania il presidente della Bundesbank Jens Weidmann lancia un messaggio tranquillizzante: "i costi di rifinanziamento dello Stato italiano non giustificano il ricordo al fondo salva-Stati". Così Weidmann in un'intervista al Boersen Zeitung, nella quale si schiera contro l'acquisto di obbligazioni di Stato da parte della Bce. Per poi aggiungere: "se Roma prosegue sul sentiero delle riforme, resterà sul cammino giusto". Più netto il giudizio sulla Spagna: gli aiuti europei a Madrid dovrebbero riguardare l'intera economia del Paese e non solo le banche, afferma Weidmann, che sembra spingere per un quarto piano di bailout in Europa. Parole che potrebbero scuotere la già fragile situazione economica iberica: il Governo di Mariano Rajoy ha appena dettagliato le misure che compongono il nuovo maxi-pacchetto di austerità. Per arrivare all'obiettivo di 65 miliardi di maggiori entrate mancano misure per oltre otto miliardi: probabile l'introduzione di nuove tasse. Ritornando alla questione rating, Leonardo Domenici, europarlamentare del Pd e relatore della riforma del regolamento sulle agenzie di rating, prevede un'estate calda per l'Italia, di grande tensione ad agosto. Domenici ipotizza per novembre l'approvazione del nuovo regolamento, che renderà il sistema più trasparente e introdurrà più vincoli per i giudizi delle agenzie.

11/7/2012

Aumento dell'Iva dal 18 al 21%, taglio di tre miliardi e mezzo nelle amministrazioni locali, riduzione del 30% dei consiglieri comunali, eliminazione della tredicesima natalizia per i funzionari pubblici: il premier spagnolo Mariano Rajoy annuncia al Congresso la più dura manovra dell'era post-franchista, che dovrebbe portare a risparmi per 65 miliardi entro il 2014.

Una manovra che sarà approvata venerdì, ed entrerà in vigore immediatamente: manovra che segna una spettacolare marcia indietro per il premier iberico, che aveva promesso di lasciare l'Iva invarita. Ma i numeri sono lì a ricordare la necessità di misure senza precedenti, con un Paese che quest'anno rischia un calo del Pil pari al 2%. Un giorno dopo aver ricevuto l'ok da Bruxelles per i primi 30 miliardi di ricapitalizzazione bancaria, Rajoy illustra la manovra lacrime e sangue, che contiene pure una riduzione dell'assegno di disoccupazione dal sesto mese, un taglio di 600 milioni dei costi di Governo e nuove imposte ecologiche e sul tabacco. Boati di disapprovazione dai banchi dell'opposizione, mentre tra le vie di Madrid si scatenava la protesta sociale. Protesta incarnata dai minatori, che manifestavano contro il taglio dei sussidi, insieme ai principali sindacati: nonostante una partenza festosa, la manifestazione è degenerata in scontri con la polizia, accusata di sparare proiettili di gomma ad altezza d'uomo. Il bilancio finale: sette arresti e 76 feriti. Nubi nere infine sull'economia francese: ''i prossimi mesi saranno terribili''. Così il premier Jean-Marc Ayrault avrebbe avvertito i propri collaboratori, parlando della crisi. E il presidente Hollande sarebbe pronto ad aumentare la CSG, il contributo sociale generalizzato, tassa imposta su tutti i redditi per finanziare il welfare.

10/7/2012

Un'altra giornata cruciale per l'Eurozona, che nella notte ha raggiunto un importante accordo per lo stanziamento di 30 miliardi di euro -entro fine mese- per la ricapitalizzazione delle banche spagnole, ha prolungato di un anno la scadenza -per Madrid- affinché raggiunga gli obiettivi di deficit, e ha confermato -infine- il varo dello scudo anti-spread fortemente voluto dall'Italia.

Gli occhi del Continente sono puntati su Kalsruhe, dove oggi la Corte Costituzionale tedesca ha cominciato l'esame relativo alla legittimità del fondo salva-Stati e del fiscal compact. Un "no" dei giudici avrebbe conseguenze imprevedibili, ha avvertito il Ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble. A Bruxelles intanto è giunto alle battute finali l'Ecofin, cui partecipa per l'Italia il premier Mario Monti. Il Ministro delle Finanze spagnolo Luis De Guindos, arrivando al summit, ha chiarito alcuni dettagli dell'accordo raggiunto in notturna: gli aiuti europei alle banche spagnole avverranno ''a tassi molto ridotti'', pari a circa il 3-4%, ''e a volte anche piu' bassi''. De Guindos ha aggiunto che questi aiuti saranno ''a lunghissimo termine'', con una durata media di 12 anni e mezzo e un 'periodo di grazia' di 10 anni. Il collega lussemburghese Luc Frieden ha sdrammatizzato: ''i 100 miliardi disponibili per la ricapitalizzazione delle banche spagnole sono molti di piu' di quanto queste stesse banche necessiteranno". E il francese Pierre Moscovici ha chiesto che la ricapitalizzazione diretta delle banche abbia effetti retroattivi. Duri i toni -infine- sulla Grecia: l'austriaca Maria Fekter ha ribadito che Atene dovra' rispettare il secondo programma varato da Europa ed Fmi. Proprio Atene oggi ha venduto titoli di Stato a sei mesi per 1,625 miliardi di euro con un rendimento del 4,70%, in lieve calo rispetto all'ultima asta.

10/7/2012

Trenta miliardi entro fine luglio alla Spagna, per ricapitalizzare le proprie banche: il presidente dell'Eurogruppo Juncker, fresco di riconferma, annuncia in piena notte i risultati di un vertice che ribadisce -al di là dei tentativi di retromarcia di qualche Paese- i risultati dell'ultimo Consiglio Europeo.

Il via libera finale alla prima tranche di aiuti per gli istituti di credito iberici, circa un terzo sul totale già messo a disposizione, arriverà tra dieci giorni: in cambio Madrid dovrà condurre nuovi stress tests sulle sue banche, e dovrà profondamente riformarne la supervisione. Confermata anche la decisione più importante del summit di fine giugno: non appena sarà operativa una supervisione integrata bancaria a livello europeo, il fondo salva-Stati potrà direttamente ricapitalizzare gli istituti spagnoli. Sempre sul fronte iberico, Madrid ha ottenuto un anno in più, fino al 2014, per raggiungere l'obiettivo di riduzione del rapporto deficit/pil sotto quota 3%. Ottime notizie pure per l'Italia, con il premier Mario Monti che vince le residue resistenze del cosiddetto asse nordico e porta a casa la conferma dello scudo anti-spread: i ministri finanziari europei hanno reso operativa l'intesa che prevede che la Bce divenga agente del fondo salva-Stati per l'acquisto di bond in funzione calmierante, sul mercato secondario. L'Europa mantiene dunque la barra dritta, sotto la pressione di una speculazione tornata all'attacco: ora si attende la risposta dei mercati.

10/7/2012

Nessuna retromarcia, rispetto al summit europeo di fine giugno: pur preceduto da giorni di polemiche, l'Eurogruppo fissa due punti fermi al termine dell'ennesima maratona notturna, in continuità con l'ultimo vertice.

Il primo riguarda la Spagna, che -ormai nell'occhio del ciclone della speculazione- ottiene una prima tranche da 30 miliardi di euro per le proprie banche entro fine luglio. Un via libera finale arriverà tra dieci giorni: in cambio Madrid dovrà condurre nuovi stress tests sui suoi istituti di credito, e dovrà profondamente riformarne la supervisione. Confermata anche la decisione più importante del vertice: non appena sarà operativa una supervisione integrata bancaria a livello europeo, il fondo salva-Stati potrà direttamente ricapitalizzare gli istituti spagnoli. Sempre sul fronte iberico, Madrid ha ottenuto un anno in più, fino al 2014, per raggiungere l'obiettivo di riduzione del rapporto deficit/pil sotto quota 3%. Buone notizie pure per l'Italia, con il premier Mario Monti che vince le resistenze del cosiddetto asse nordico e porta a casa la conferma dello scudo anti-spread: i ministri finanziari europei hanno reso operativa l'intesa che prevede che la Bce divenga agente del fondo salva-Stati per l'acquisto di bond in funzione calmieratrice. Entro settembre l'Europa concluderà i negoziati per il piano di salvataggio di Cipro, mentre la Slovenia non pare intenzionata a chiedere aiuti. Infine, l'attuale presidente dell'Eurogruppo Juncker è stato ufficialmente riconfermato fino alla fine del 2014, ma -ufficiosamente- sembra intenzionato a dimettersi tra un semestre, tempo necessario a trovare un accordo sul suo successore. Continuità di gestione per il fondo salva-Stati: l'amministratore delegato dell'Esm sarà il tedesco Klaus Regling, attuale amministratore delegato del fondo temporaneo Efsf.

6/7/2012

Sforbiciata per i tassi nell'Eurozona, per la prima volta sotto l'1%.

La Bce taglia i tassi per la prima volta sotto l'1%: dopo la sforbiciata di un quarto di punto, il tasso di riferimento è ora allo 0,75%. Mai, nella breve storia dell'euro, i tassi erano scesi così in basso. Francoforte ha anche portato a zero il tasso sui depositi - dallo 0,25%. Ma se l'intervento sui tassi ha seguito le attese, le parole del presidente della Bce Mario Draghi hanno suscitato reazioni meno possitive, deludendo le aspettative dei mercati. L'economia della zona euro ''resta debole'' e permane ''una elevata incertezza'', ha affermato Draghi, che parla di ''ripresa graduale". Sempre per il presidente della Bce, una ''disoccupazione elevata'' pesera' sullo slancio di questa stessa ripresa. Draghi ha commentato le conclusioni del vertice europeo: sono state ''gettate le basi'' per una Unione piu' solida, per ''ristabilire la fiducia'' e ''avviare una crescita sostenibile'', e ha accolto favorevolmente la decisione di ''usare con flessibilità'' i fondi europei per ''stabilizzare i mercati'', in funzione anti-spread. La Bce sara' ''rigorosa e indipendente'' nel suo nuovo impegno di supervisore unico del sistema bancario, ha poi precisato, senza sbilanciarsi sulla possibilita' di una nuova maxioperazione di rifinanziamento per gli istituti di credito . ''Sono misure temporanee - ha spiegato- non prendiamo impegni ex ante''. Draghi ha infine precisato che il consiglio direttivo della Bce ''non ha discusso nuove misure'' straordinarie. Altre due banche centrali si sono mosse ieri: la Banca d'Inghilterra, pur lasciando i tassi invariati a livelli straordinariamente bassi, ha incrementato di 50 miliardi di sterline l'obiettivo del programma di quantitative easing. Anche la Banca Popolare Cinese ha tagliato i tassi di un quarto di punto.

5/7/2012

Sforbiciata per i tassi nell'Eurozona, per la prima volta sotto l'1%.

Storico taglio dei tassi della Bce: un quarto di punto in meno, con il tasso di riferimento allo 0,75%. Mai, nella breve storia dell'euro, i tassi erano scesi sotto l'asticella del punto percentuale. Francoforte ha portato a zero il tasso sui depositi - da 0,25%. La misura entrerà in vigore l'11 luglio. Ma se l'intervento sui tassi ha seguito le attese, le parole del presidente della Bce Mario Draghi hanno suscitato reazioni meno positive. L'economia della zona euro ''resta debole'' e permane ''una elevata incertezza'', ha affermato Draghi, che parla di una ''ripresa graduale". Sempre per il presidente della Bce, una ''disoccupazione elevata'' pesera' sullo slancio della ripresa, che e' prevista ''graduale'' nel corso dell'anno. Draghi ha commentato le conclusioni del vertice europeo: sono state ''gettate le basi'' per una Unione piu' solida nel futuro, per ''ristabilire la fiducia'' e ''avviare una crescita sostenibile'', e ha accolto favorevolmente la decisione di ''usare con flessibilita''' i fondi europei per ''stabilizzare i mercati'', in funzione anti spread. La Bce sara' ''rigorosa e indipendente'' nel suo nuovo impegno di supervisore unico del sistema bancario, ha poi precisato, senza sbilanciarsi sulla possibilita' di una nuova maxioperazione di rifinanziamento per gli istituti di credito . ''Sono misure temporanee - ha spiegato- non prendiamo impegni ex ante''. Draghi ha infine precisato che il consiglio direttivo odierno della Bce ''non ha discusso nuove misure'' straordinarie. Altre due banche centrali si sono mosse: la Banca d'Inghilterra, che ha lasciato i tassi invariati, ha incrementato di 50 miliardi di sterline l'obiettivo del programma di acquisti di titoli, mentre anche la Banca Popolare Cinese ha tagliato i tassi di un quarto di punto.

5/7/2012

E' un quadro di armonia e unità quello che Angela Merkel consegna a un'Europa ancora sospettosa dell'effettiva determinazione tedesca sulle misure prese all'ultimo vertice.

Le sfumature nelle parole della cancelliera sono importanti, quando afferma che Italia e Germania sono decise ad affrontare ''insieme'' le difficolta' e la crisi dell'Eurozona. O quando spiega come la crisi nei Paesi vicini porta inevitabilmente anche la Germania a risentirne. Avvolta in una giacca albicocca, a suo agio nel clima estivo della capitale, Angela Merkel ha spazzato via i fantasmi di un'intesa ancora rinegoziabile, parlando delle decisioni su scudo antispread e ricapitalizzazione diretta delle banche: "a Bruxelles abbiamo trovato una soluzione soddisfacente per tutti, presa all'unanimità", ricorda, non senza precisare: ''cio' che conta è che gli strumenti elaborati dal vertice seguano regole già in vigore''. A Monti, la cancelliera dedica solo elogi: "con Mario sono sempre riuscita a trovare un'intesa", dice, prima di elogiare le riforme del Governo tecnico. Da Bruxelles parte intanto il pressing delle istituzioni comunitarie, in vista dell'Eurogruppo di lunedì, chiamato a mettere nero su bianco i dettagli dell'intesa: il presidente della Commissione José Barroso invita a fare quadrato, evitando retromarce, mentre il Commissario all'Economia Olli Rehn chiede di varare il prima possibile le misure anti-spread, per alleviare la pressione dei mercati. E che alcuni falchi stiano allentando la pressione, forse proprio su ordine tedesco, lo si desume dalla parziale retromarcia olandese: "siamo solo restii all'acquisto di titoli sul mercato secondario da parte del fondo salva-Stati", ha affermato il Ministro delle Finanze Jan Kees de Jager, lasciando la piccola Finlandia quale unico bastian contrario.

4/7/2012

Con 478 no, 39 sì e 165 astensioni il Parlamento europeo ha bocciato la ratifica del controverso Trattato internazionale Acta sulla contraffazione di beni materiali e la tutela della proprieta' intellettuale su internet.

L'Europarlamento dice no ad Acta, l'accordo anticontraffazione che ha sollevato numerose polemiche in Europa. La mobilitazione popolare, con milioni di firme contro l'intesa inviate al Parlamento Europeo, ha portato Strasburgo a seguire le conclusioni del relatore, l'eurodeputato socialista britannico David Martin: Acta è importante per combattere la pirateria, ma il testo resta troppo vago e minaccia le libertà individuali. Inutile la difesa in extremis della Commissione Europea: ''Acta non e' un attacco alla nostra liberta', e' una difesa dei nostri mezzi di sussistenza'', aveva detto in plenaria il titolare al commercio estero Karel de Gucht. Già ben cinque commissioni europarlamentari avevano bocciato l'intesa: la bocciatura del Parlamento Europeo implica che il Trattato Acta non potra' diventare legge nè nell'Unione, ne' nei Paesi membri. membri. Tra i punti più oscuri contestati dagli europarlamentari, l'assenza di Cina, India, Russia e Brasile tra i firmatari: molti di questi Paesi sono tra i principali produttori della contraffazione. In secondo luogo la presenza, nel testo, di sanzioni che potrebbero limitare la circolazione di informazioni sul web, violando i diritti fondamentali'.

2/7/2012

Grande attesa per le riaperture delle piazze d'affari, chiamate a valutare -a mente fredda- i progressi dell'Eurozona. Intanto la Gran Bretagna medita un referendum sull'Europa.

L'Europa torna alla prova dei mercati: dopo la festa di venerdì, con indici in forte rialzo sull'onda dell'effetto sorpresa del summit, gli analisti attendono ora la reazione a freddo. Il progresso fatto dall'Eurozona a Bruxelles è evidente, ma sia sullo scudo antispread che sulla ricapitalizzazione diretta delle banche restano da definire i dettagli tecnici, tra una settimana, all'Eurogruppo. Occorrerà delimitare con esattezza i poteri di supervisione bancaria della Bce, definire eventuali piani B, per evitare uno stress del fondo di stabilità, qualora gli acquisti dei bond dei Paesi in difficoltà superassero le sue capacità finanziarie. E soprattutto, occorrerà circoscrivere le condizioni esatte di accesso per i Paesi che faranno ricorso a questi strumenti. Il vertice italo-tedesco di mercoledì e quello franco-tedesco domenica potrebbero affinare i dettagli dell'accordo. Intanto proprio la Francia comincia a fare i conti con una situazione economica in deterioramento: il Governo transalpino ha abbassato le stime di crescita per quest'anno e il prossimo, a causa del peggioramento del quadro economico. Su un altro fronte, il crescente clima di integrazione europea sembra spaventare Londra: il premier britannico David Cameron ha annunciato l'intenzione di procedere con un referendum che definisca i rapporti con l'Unione. Non sarà, ha precisato, una consultazione sulla permanenza o meno in Europa, ma sulle modalità di rapporti e collaborazione. Il Ministro degli Esteri William Hague ha precisato i dettagli dell'iniziativa, che scatterebbe non appena i Paesi continentali procederanno sul sentiero dell'integrazione. Uno scenario che potrebbe concretizzarsi verso fine anno, con la messa in atto operativa del rapporto dei quattro leader sul futuro dell'unione economica.

1/7/2012

Colpo di scena del premier britannico David Cameron, che in un articolo sul domenicale Sunday Telegraph annuncia un referendum sull'Europa.

La Gran Bretagna rompe il tabù: a soli due giorni dalla fine del vertice europeo, il premier David Cameron annuncia l'intenzione di procedere a un referendum sulle relazioni di Londra con l'Unione Europea. Un altro chiaro segnale che le cose stanno cambiando, nel Continente: i piani europei per una maggiore integrazione economica, che porterà quasi certamente a una più forte integrazione politica, spaventano la Gran Bretagna, in particolare i conservatori attualmente al Governo, che hanno sempre considerato l'Unione come un grande mercato e uno spazio di scambio commerciale, più che un soggetto realmente istituzionale. Cameron è rimasto alquanto nebuloso sulla natura del referendum, definendolo una consultazione per capire se Londra debba cambiare i suoi rapporti con Bruxelles, più che un voto sul restare o meno nell'Unione, come ha precisato. Poi l'affondo: non appoggeremo misure che portino a una maggiore integrazione, mirate solo a risolvere i problemi dell'Eurozona, mentre avanza l'euroburocrazia, cone interi capitoli normativi in materia di affari sociali e affari interni che potrebbero venire stralciati. "Troppa burocrazia, troppe interferenze, troppe decisioni prese a livello europeo", ha rincarato il Ministro degli Esteri William Hague, che ha riconosciuto come l'ora X del referendum scatterà solo quando i Paesi europei opteranno per rafforzare il processo di integrazione. I timori britannici sembrano dunque confermare che -con l'ultimo summit- l'Eurozona ha intrapreso un cammino irreversibile, potenzialmente in grado di rivoluzionare l'Europa così come la conosciamo.

1/7/2012

Occhi puntati in Europa sui negoziati per definire nel dettaglio gli accordi presi venerdì a Bruxelles. Per il premier Mario Monti l'ora del trionfo sulla stampa europea.

L'ennesimo paradosso dell'Europa è iniziato alla mezzanotte di oggi: con il cambio di mese la presidenza a rotazione dell'Unione è passata dalla Danimarca a Cipro. L'isola mediterranea, per una coincidenza della storia, è stata l'ultimo Paese in ordine temporale a fare ricorso al piano di salvataggio europeo, dopo che il suo sistema bancario è stato travolto dall'onda lunga della crisi greca. E nonostante le presidenze semestrali abbiano ormai perso -soprattutto in materia economica- il potere di qualche anno fa, l'ingresso in scena di Cipro appare bizzarro. Avviene a soli due giorni dalla fine di un vertice che ha cambiato gli equilibri in Europa: ieri tutta la stampa continentale ha celebrato il nuovo leader Mario Monti. Persino la stampa tedesca ha parlato apertamente di sconfitta di Angela Merkel. Vedere l'Italia piegare le resistenze di Berlino ha lasciato tutti increduli. Il quotidiano spagnolo El Pais ha aperto persino un caso diplomatico, rilanciando l'indiscrezione secondo cui Monti avrebbe minacciato le dimissioni, per forzare la mano alla Cancelliera. Palazzo Chigi ha smentito, ma il sospetto rimane, anche perchè tutte le fonti concordano su una trattativa molto dura tra i due, nella notte tra giovedì e venerdì. La Merkel ora dovrà spegnere le fiamme sul fronte interno, dopo che i risultati sulla ratifica del Fiscal Compact al Bundestag hanno visto oltre venti defezioni nella sua maggioranza parlamentare. I sondaggi danno i tedeschi un po' più euroscettici, mentre la stampa comincia a paventare il rischio di dover aprire il portafoglio ai cugini mediterranei. Da domani comincia il negoziato per mettere nero su bianco i dettagli dell'accordo su scudo antispread e ricapitalizzazione delle banche. Per l'Europa ancora settimane cruciali.

30/6/2012

Il giorno dopo il vertice della svolta, a Bruxelles e nelle capitali europee si valutano le reazioni. In Italia il premier Mario Monti -così è stato annunciato- riferirà al Senato e alla Camera tra martedì e mercoledì.

Il vincitore indiscusso del summit di Bruxelles. Così Mario Monti è stato ritratto dalla stampa internazionale, che l'ha dipinto come il leader della coalizione di Paesi che ha obbligato la Germania a fare concessioni significative. Su questo i giornali europei hanno pochi dubbi, raccontando un'Italia protagonista, ben diversa da quella senza peso e relegata ai margini dell'Europa, dell'ormai ex-Governo Berlusconi. Il giornale spagnolo El Pais racconta anche -un'indiscrezione da confermare- che Monti sarebbe arrivato a minacciare le dimissioni, qualora la sua richiesta di uno scudo antispread e di una ricapitalizzazione diretta delle banche non fosse passata. El Pais arriva a definire la performance di Monti come un vero e proprio show, il vero regista occulto della due giorni di Bruxelles. Il New York Times lo definisce "un avversario tenace, che al termine di una notte estenuante di trattative ha costretto la Cancelliera di ferro a cedere". La stampa inglese pone maggiormente l'accento sulla vittoria italo-spagnola, mentre quella francese riporta il focus sull'Europa - e non disdegna un po' di autocelebrazione della grandeur, in versione gauche. Alla fine la più convinta sostenitrice della tesi della sconfitta della Merkel è proprio la stampa tedesca, che con pochi gradi di sfumatura conferma la linea della vittoria italiana sulla Germania. Il quotidiano Die Welt nell'edizione online titola addirittura "l'Europa si prende i nostri soldi", e rende noto un sondaggio che dipinge un Paese un po' più euroscettico: solo il 43% dei tedeschi auspica un'integrazione europea più forte.

30/6/2012

Crescita e misure antispeculazione: l’Europa chiude una due giorni di summit nata tra divisioni e incertezze, con decisioni che convincono i mercati.

Un vertice che doveva essere decisivo e che decisivo è stato – almeno nel breve termine. L’Italia di Mario Monti esce con un’immagine rafforzata, al punto che i veri sconfitti sono tutti coloro che -cavalcando l’onda euroscettica- hanno per settimane speculato su una delirante ipotesi di ritorno alla lira. I 27 varano l’ormai scontato Patto per la Crescita, pari a 120 miliardi -in realtà fondi riallocati, più che nuovo denaro- ma soprattutto danno una risposta decisa alla speculazione, seguendo una ricetta che l’Italia ha portato avanti con ostinazione, spalleggiata da Spagna e Francia. In un sol colpo si apre la strada a interventi di ricapitalizzazione diretta delle banche da parte del fondo salva-Stati, e soprattutto si vara lo scudo anti-spread, una misura che consentirà al fondo di acquistare -utilizzando la Bce come agente- i bond dei Paesi nel mirino degli speculatori, per calmierarne i rendimenti. Mossa vitale per l’Italia: Monti nega che questo equivalga a un commissariamento. Il Professore non prefigura differenziali di spread oltre i quali Roma potrebbe chiedere l’intervento del meccanismo, anche perché significherebbe aizzare gli speculatori, infine ribadisce: al momento non intendiamo usare lo scudo, per il futuro si vedrà. E nel summit che segna la fine del monopolio Merkozy, proprio Angela Merkel non ci sta a fare la figura della perdente. “Le condizioni del fondo salva-Stati restano invariate”, afferma la Merkel, che conferma l’assenza dell’Fmi nel controllo sullo scudo antispread, e definisce il summit un successo, in grado di stabilizzare i mercati. Il presidente francese Francois Hollande incassa l’accordo su Parigi come sede principale dell’ufficio europeo sui brevetti, e annuncia il varo della Tobin Tax comunitaria, in regime di cooperazione rafforzata, entro fine anno. Alla fine nessuno ci sta a perdere, persino l’euroscettico David Cameron parla di passo avanti. Stavolta l’Europa convince: la sfida si sposta sul medio periodo.

29/6/2012

L’Europa chiude convincendo una due giorni di summit apertosi nell’incertezza generale. Per dirla con il premier Mario Monti, il vero playmaker del vertice, anche stavolta potrebbe non bastare, ma c’è più sostanza del solito.

I 27 varano l’ormai scontato Patto per la Crescita, pari a 120 miliardi -in realtà fondi riallocati, più che nuovo denaro- ma soprattutto danno una risposta netta alla speculazione, seguendo una ricetta che l’Italia ha portato avanti con ostinazione, spalleggiata da Spagna e Francia. In un solo colpo si avvia il processo di integrazione bancaria, necessario preludio a interventi di ricapitalizzazione diretta degli istituti di credito; si toglie al meccanismo di stabilità lo status di creditore privilegiato, ma soprattutto si vara lo scudo anti-spread, una misura che consentirà al fondo salva-Stati di acquistare -utilizzando la Bce come agente- i bond dei Paesi nel mirino degli speculatori, per calmierarne i rendimenti. Monti nega che questo equivalga a un commissariamento. Il Professore non prefigura differenziali di spread oltre i quali Roma potrebbe chiedere l’intervento del meccanismo, anche perché significherebbe aizzare gli speculatori, infine ribadisce: al momento non intendiamo usare lo scudo, per il futuro si vedrà. E nel summit che segna la fine del monopolio Merkozy, proprio Angela Merkel non ci sta a fare la figura della perdente. “Le condizioni del fondo salva-Stati restano invariate”, afferma la Merkel prima di ripartire di gran carriera per Berlino. La cancelliera conferma l’assenza dell’Fmi nel controllo sullo scudo antispread, e definisce il summit come un successo, in grado di stabilizzare i mercati. Il presidente francese Francois Hollande incassa l’accordo su Parigi come sede principale della corte europea sui brevetti, e annuncia il varo della Tobin Tax europea in regime di cooperazione rafforzata entro fine anno. Alla fine nessuno ci sta a perdere, persino l’euroscettico David Cameron parla di passo avanti. Stavolta l’Europa convince: la sfida si sposta ora sul medio periodo.

29/6/2012

Mario Monti incassa il successo di Bruxelles e guarda avanti, anche nella prospettiva del proprio orizzonte di Governo.

È un premier soddisfatto, che capitalizza il successo europeo, quello presentatosi un’ora e mezzo fa in sala stampa a Bruxelles. Sul doppio successo al Consiglio Europeo, Monti ammette di aver forzato l’agenda dei lavori per ottenere il risultato: sia lo scudo anti-spread sia l’avvio di un processo di supervisione bancaria, che prevede la ricapitalizzazione diretta degli istituti in difficoltà. Il premier ha confermato: un intervento della troika internazionale per i Paesi che ricorrono al meccanismo antispread è da escludere, e –anzi- ne approfitta per tirare una stilettata velenosa all’ex-Ministro Brunetta. Lo scudo, precisa, non è una polpetta avvelenata. Né prefigura, il Professore, differenziali di spread oltre i quali Roma potrebbe chiedere l’intervento del meccanismo, anche perché significherebbe aizzare gli speculatori, poi ribadisce: al momento non intendiamo usare lo scudo, per il futuro si vedrà. Infine, venendo all’Italia, Monti ammette: la situazione economica è pesante, ma non ci saranno manovre aggiuntive. “Siamo sulla giusta rotta per conseguire gli obiettivi di bilancio”, conclude.

29/6/2012

Battute ormai finali per un summit che ha vissuto il suo clou nella notte. Il vertice ha prodotto le misure d’urgenza necessarie a stabilizzare l’euro e allontanare gli scenari peggiori per Italia e Spagna, che il premier Mario Monti aveva posto come precondizione alla vigilia.

Ampi sorrisi hanno caratterizzato il rientro dopo una notte quasi insonne, con Monti visibilmente rilassato. Soddisfatto anche il presidente della Bce Mario Draghi, che si è detto soddisfatto dell’accordo notturno, ha affermato che ''L'utilizzo dei fondi salva-Stati avviene secondo le linee guida di questi meccanismi'', e ha sottolineato come le misure decise nella notte sulla ricapitalizzazione -per essere credibili- dovranno essere accompagnate da una stretta condizionalità. Ha aggiunto che la Commissione Europea presenterà una proposta per la creazione di un meccanismo di supervisione bancaria, all’interno del quale la Bce potrà assumere un ruolo di coordinamento. Nell’attesa di ulteriori dettagli, e ricordando che tutti gli aspetti tecnici saranno messi nero su bianco dall’Eurogruppo del 9 luglio, vediamo i punti principali decisi nella notte: per quanto riguarda l’Italia, il premier Monti ha ottenuto che il fondo salva-Stati acquisti i bond dei Paesi nel mirino dei mercati. Lo si farà sulla base di un memorandum d’intesa: il fondo utilizzerà la Bce come agente per condurre le operazioni di mercato. La Spagna e i Paesi con il sistema bancario in difficoltà potranno invece vedere il proprio settore creditizio ricapitalizzato direttamente dal fondo salva-Stati, che perderà anche il suo status di creditore preferenziale. Questo però avverrà dopo l’introduzione di un sistema di vigilanza bancario europeo, coordinato dalla Bce.

29/6/2012

Il vertice europeo si avvia a una rapida conclusione, dopo una notte che ha prodotto un’intesa importante sulle misure d’urgenza da adottare per stabilizzare l’euro e allontanare gli scenari peggiori per Italia e Spagna.

Ampi sorrisi hanno caratterizzato il rientro al summit dopo una notte quasi insonne, con il premier Mario Monti visibilmente più rilassato del solito, sicuro di aver fatto il colpo grosso. Molto soddisfatto pure il presidente della Bce Mario Draghi, mentre il presidente francese Hollande parla di un’Europa salva. Ma -come si suol dire- occorrerà ora verificare che il diavolo non si nasconda nei dettagli: arrivando questa mattina al summit, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha parlato di rispetto necessario delle condizioni fissate dalla troika internazionale per i Paesi i cui bond saranno acquistati dal fondo salva-Stati. E ha parlato di concessioni ricevute in cambio. Nell’attesa di dettagli più chiari, e ricordando che tutti gli aspetti tecnici saranno messi nero su bianco dall’Eurogruppo del 9 luglio, vediamo i punti principali decisi nella notte: per quanto riguarda l’Italia, il premier Monti ha ottenuto che il fondo salva-Stati acquisti i bond dei Paesi nel mirino dei mercati. Lo si farà sulla base di un memorandum d’intesa: il fondo utilizzerà la Bce come agente per condurre le operazioni di mercato. La Spagna e i Paesi con il sistema bancario in difficoltà potranno invece vedere il proprio settore creditizio ricapitalizzato direttamente dal fondo salva-Stati, che perderà anche il suo status di creditore preferenziale. Questo però avverrà dopo l’introduzione di un sistema di vigilanza bancario europeo, coordinato dalla Bce.

29/6/2012

Al via da mezz’ora a Bruxelles la seconda giornata del vertice europeo, dopo l’accordo raggiunto nella notte sullo scudo anti-spread e sulla ricapitalizzazione diretta delle banche.

Il premier Mario Monti, tessitore degli accordi notturni, è arrivato senza rilasciare dichiarazioni. “Molto soddisfatto” il presidente della Bce Mario Draghi, mentre la cancelliera tedesca Angela Merkel insiste: i paesi i cui bond verranno acquistati dai fondi salva-Stati dovranno rispettare condizioni che saranno verificate dalla troika internazionale. Il presidente francese Francois Hollande: “con le decisioni prese stanotte ''abbiamo salvaguardato il futuro'' dell'Eurozona e ''dimostrato di avere visione'', sapendo prendere ''misure immediate''. Hollande ha aggiunto: la Francia ''accetta la cessione della sovranita''' per l'unione bancaria e ''sara' la Bce che avra' nei prossimi mesi la responsabilita' della supervisione bancaria''

28/6/2012

L’attesissimo summit europeo vive ancora fasi di pretattica. La partita non è ancora entrata nel vivo, con i leader che fino a poco fa si trovavano impegnati a discutere il nodo apparentemente più semplice sul tavolo – quello del piano per la crescita.

Un piano da 130 miliardi: tra le misure, l’aumento di capitale per la Bei, una riallocazione dei fondi strutturali, e il varo di project bonds. Nella bozza di conclusioni intanto si mette nero su bianco la necessità di una road map per una maggiore integrazione delle politiche economiche e monetarie, una questione che vede una maggioranza di Paesi d’accordo, almeno a livello di principio. Negli ultimi minuti è però emersa una proposta di mediazione finlandese, che prevederebbe l’emissione di bond nazionali garantiti da collaterali, anziché dei veri e propri eurobond. Bond garantiti dai fondi di salvataggio europei Efsf ed Esm. ''GLi Stati vulnerabili - ha detto il premier Katainen - potrebbero emettere covered bond, garantiti da asset pubblici o entrate'' con i due fondi ''pronti a intervenire per facilitare le emissioni''. Anche il presidente dell’Europarlamento, il socialdemocratico tedesco Martin Schulz, ha -a malincuore- abbandonato l’idea eurobond, di fronte all’evidenza del nein della cancelliera Merkel. Schulz ha aggiunto: sulla crisi dei debiti sovrani "servono decisioni oggi". "Si può utilizzare il fondo salva-Stati permanente con la licenza bancaria o altri strumenti, come quelli proposti da Mario Monti". Schulz ha appoggiato anche l’ipotesi di uno scudo anti-spread. La giornata di oggi è stata segnata anche dal giallo dell’intervista del Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble, che sembrava aprire agli eurobond e all’ipotesi proprio dello scudo anti-spread: intervista di fatto smentita successivamente. Prima l’unione di Bilancio, ha ribadito berlino. Tra le poche novità, la riconferma del premier lussemburghese Jean-Claude Juncker alla guida dell'Eurogruppo, che dovrebbe avvenire domani, nonostante l’annuncio, un mese e mezzo fa, delle sue dimissioni. A bruxelles si prepara una lunga notte…

21/6/2012

In Europa fa discutere la proposta del premier Monti per uno scudo anti-spread. Oggi l'Eurogruppo, domani il quadriterale con Germania, Francia e Spagna a Roma.

La ricetta Monti apre il dibattito in Europa: il fondo salva-Stati Efsf può essere utilizzato per acquistare titoli di Stato dei Paesi europei più sotto attacco, in modo da creare uno "scudo anti-spread"? La chiusura più netta arriva, a sorpresa, dalla Commissione Europea: il portavoce del titolare agli affari economici Olli Rehn definisce un'aspirina, un paracetamolo finanziario, questa proposta. "Si attenua il malessere, ma non si risolvono le cause strutturali del problema", fa notare Amadeu Altafaj, prima di specificare come l'attivazione di un simile strumento non avverebbe su spartito libero, ma dopo la firma di un preciso protocollo di intesa con Bruxelles. Resta vaga Angela Merkel: "esiste la possibilità teorica, ma non ci sono piani concreti", afferma la cancelliera. Un commento ambiguo, più di chiusura, che non di apertura. La Merkel definisce "impressionanti" i passi fatti da Italia, Spagna e Portogallo contro la crisi. Chi invece promuove pienamente l'idea di Monti è Benoit Coeuré, membro francese del board della Bce: in un'intervista al Financial Times Couré si dice persino sorpreso che nessuno abbia avuto finora questa idea. Oggi il tema sarà al centro dell'Eurogruppo, che affronterà pure la concreta possibilità di un piano di salvataggio per Cipro, le cui banche sono ormai a corto di capitali: l'isola starebbe trattando un prestito anche con la Russia. Infine -dagli Stati Uniti- la Fed lascia invariati i tassi, mentre il presidente Ben Bernanke rivede al ribasso le stime di crescita americane e al riazo quelle sulla disoccupazione: "siamo pronti a intervenire qualora fosse necessario, se la situazione peggiorasse a causa della crisi in Europa", dice Bernanke.

19/6/2012

Quando troppo potere stroppia. E’ una situazione al limite del paradossale, quella che vive Francois Hollande, presidente francese ancora in luna di miele con un elettorato che sta per presentargli il conto.

Paradossale perché -tra i maggiori leader dell’Eurozona- è quello più saldo al potere, con un Paese non ancora travolto dal rischio contagio, con un orizzonte di lavoro di cinque anni, ma soprattutto con una maggioranza invidiabile. In Parlamento il Partito Socialista conta su 300 seggi, maggioranza assoluta. Verdi e radicali lo sosterranno, ma sono un extra. Il principale partito di opposizione, l’Ump che fu di Sarkozy, è dilaniato da lotte di potere interne, e comanda solamente in tre regioni, 40 dipartimenti e dodici grandi città. All’estero Hollande è considerato una boccata di ossigeno da chi aveva timore che l’asse Merkozy avrebbe portato l’Europa dritta nel burrone. L’Italia di Mario Monti ha intercettato subito il cambiamento, trovando nel presidente socialista il partner perfetto per mettere la Merkel spalle al muro. Ma c’è tuttavia un paradosso: ora Hollande deve governare, cominciando a dire la verità ai francesi. Raccontando quale amara medicina si debba bere, per mettere in sicurezza un Paese che -analisi della Commissione Europea alla mano- rischia seriamente di mancare gli obiettivi di bilancio, in particolare sul deficit. Non sarà tanto la nomina del nuovo presidente dell’Assemblea Nazionale, una carica affollatasi in poche ore di troppe autocandidature dopo la drammatica uscita di scena di Segolene Royale, a turbare i sonni di Hollande. Ma saranno dossier quali la riforma fiscale, con la supertassa per i milionari, le azioni di rilancio della crescita, le misure in materia finanziaria, e soprattutto la necessità di equilibrio di bilancio. L’esecutivo che dovrà dire la verità al Paese: cifre riservate parlano di una manovra in arrivo da almeno 20 miliardi, che potrebbe crescere ulteriormente, qualora Hollande e il premier Ayrault decidessero di mantenere molte promesse fatte in campagna elettorale. E qui si chiude il cerchio: un potere immenso, ma una responsabilità enorme. Francois Hollande, l’uomo del cambiamento, non può sbagliare.

18/6/2012

"Guardiamo con fiducia alla rapida formazione di un nuovo Governo greco, che dimostri l'impegno verso il programma di risanamento e riforme": arriva dall'Eurogruppo, nella tarda serata di ieri, la prima reazione ufficiale sulle elezioni in Grecia.

Reazione che assomiglia molto a un enorme sospiro di sollievo, dopo una domenica vissuta pericolosamente, con l'incubo, durato lo spazio di un exit-poll, di una possibile vittoria della sinistra di Syriza. E la catastofe che ne sarebbe seguita, per l'Euro. L'Eurogruppo, al termine di una conference call d'urgenza, promette ad Atene sostegno nel processo di aggiustamento di bilancio. A livello operativo, c'è l'indicazione di un prossimo ritorno della troika nella capitale greca, non appena un nuovo Governo sarà operativo, per preparare il primo processo di valutazione del secondo piano di salvataggio. Trattandosi di elezioni con una rilevanza mondiale, ha detto la sua anche la Casa Bianca: da Washington l'augurio che le elezioni elleniche portino presto alla formazione di un nuovo esecutivo. Riforme e permanenza nell'Eurozona sono gli obiettivi indicati dall'amministrazione americana. Il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble ha affermato che i greci si sono pronunciati per ''riforme profonde'', mentre in un comunicato congiunto i leader di Commissione e Consiglio, Barroso e Van Rompuy, confermano che il piano di salvataggio internazionale è la base da cui ripartire. Tuttavia, non c'è tempo per i festeggiamenti: in attesa della prevedibile reazione positiva dei mercati, l'Europa deve chiudere al più presto il piano di salvataggio delle banche spagnole, convincere -oggi e domani- i partner del G20 che stavolta fa sul serio, e varare un credibile piano per la crescita tra dieci giorni. La corsa contro il tempo è solo all'inizio.

17/6/2012

''Oggi i greci hanno scelto di restare legati all'Europa. Questa e' una vittoria per tutta l'Europa'': il leader di Nea Dimokratia Antonis Samaras ha commentato così la vittoria alle elezioni al centro stampa di Atene. Per Samaras, la Grecia onorerà i propri impegni.

La Grecia sembra dunque tornare sul cammino europeo, facendo tirare un grosso sospiro di sollievo in tutte le capitali continentali: i dati ancora parziali danno il partito conservatore di Samaras, favorevole all'accordo di salvataggio firmato con l'Europa, intorno al 30%, tre-quattro punti sopra la sinistra di Syriza, contraria al Memorandum e vista come lo spauracchio a Bruxelles. Tonfo dei socialisti del Pasok, terza forza in Parlamento col 12%. Quarto partito i neonazisti di Alba Dorata. Ora la sfida è formare presto un Governo di coalizione: Nea Demokratia non ha i numeri per formare da sola una maggioranza, ma può imbarcare il Pasok e qualche partito minore. Tutti concordano sull'urgenza di varare il nuovo esecutivo, anche l'autoproclamato leader dell'opposizione Alexis Tsipras, che parla dell'alba di un nuovo giorno per la Grecia, e che promette di proseguire la lotta contro il Memorandum di aiuti europei. A breve è attesa una dichiarazione congiunta dei leader dell'Eurozona. Domani i mercati dovrebbero premiare il risultato elettorale, che allontana lo spettro di un'uscita della Grecia dall'Eurozona. euro ai massimi delle ultime tre settimane sul dollaro dopo le proiezioni di voto in Grecia. Intanto l'euro vola: sul mercato australiano, tocca quota 1,2730 dollari, ai massimi dal 22 maggio.

17/6/2012

La Grecia sembra dunque dire sì alla prosecuzione degli accordi con l'Europa e l'Fmi sul salvataggio: le proiezioni definitive danno i conservatori di Nea Demokratia, favorevoli al Memorandum, al 29.5%, con 127 seggi; seguiti dai socialisti di Syriza al 27.1% - 72 seggi.

Solo al 12,3% i socialisti del Pasok. Grazie al premio di maggioranza, dovrebbe essere più facile formare una coalizione per i conservatori. Dalla Germania arrivano le prime aperture verso un ammorbidimento quantomeno dei tempi che scandiscono il pacchetto di salvataggio ellenico, con il Ministro degli Esteri tedesco Guido Westervelle che afferma: ''posso ben immaginare che si riparlera' dell'arco temporale'' delle riforme". Secondo alcune indiscrezioni, tra un'ora e mezza potrebbe tenersi una conference call dei Ministri finanziari europei, per discutere il risultato delle elezioni greche.

17/6/2012

L'Europa può forse tirare un sospiro di sollievo: i primi dati ufficiali dalle elezioni in Grecia consegnano un vantaggio più netto al Partito Conservatore di Nea Demokratia, favorevole al memorandum firmato con l'Europa per il salvataggio ellenico.

I primi risultati ufficiali del voto dal ministero dell'Interno, con quasi il 20% dei voti scrutinato, indicano un vantaggio del partito conservatore con il 31% dei voti, seguito al 24,47% dalla sinistra di Syriza, contraria ai termini attuali del salvataggio. Affondano i socialisti del Pasok, al 13,46%. Poi i Greci Indipendenti, al 7,26 %, i neonazisti di Alba dorata al 6,83 %, Sinistra democratica e il partito comunista. Dati che sembrano confermare e rendere ancora più netto il secondo exit poll, che dà Neo-Demokratia in vantaggio. Ma la stima più interessante riguarda quella sulla futura composizione del Parlamento: i conservatori e il Pasok, entrambi favorevoli alle condizioni negoziate con l'Europa, sembrano superare la fatidica soglia dei 151 deputati - ne avrebbero per l'esattezza 159, il che permetterebbe una replica della Grande Coalizione che ha sorretto l'ultimo Governo Papademos. 72 i seggi di Syriza, partito di sinistra comunque in grande ascesa, come mantengono la loro presenza in Parlamento anche i neonazisti. Bassissima l'affluenza, sotto il 60%. ''E' decisivo che in Grecia sia costituito un governo a favore dell'euro'', ha affermato il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwele, parlando con l'emittente televisiva Ard.

17/6/2012

Gli occhi del mondo sono oggi tutti sulla Grecia. Europa, Stati Uniti e G20 sono pronti a consultazioni immediate, sia nella serata di oggi, sia nel corso del summit di domani in Messico.

La tensione dietro le quinte è palpabile: ieri il presidente francese Francois Hollande e la cancelliera tedesca Angela Merkel hanno avuto un colloquio telefonico, servito forse ad appianare anche le recenti divergenze, mentre il direttore generale dell'Fmi Christine Lagarde cancella la propria partecipazione al summit ambientale di Rio. Come spesso capita, ad essere più esplicito di tutti è stato il presidente uscente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker: l'uscita di Atene dall'euro e dall'Unione Europea avrebbe un ''effetto devastante'' sull'intera unione, ha affermato in un'intervista. Juncker si è appellato agli elettori greci: ''bisogna impedire questo scenario''. Esplicito l'invito di Juncker: non votate la sinistra radicale di Syriza. Oltreoceano, nel tradizionale discorso del sabato, il presidente americano Barack Obama ha ribadito come l'insufficiente crescita dell'economia americana sia dovuta a ''venti contrari abbastanza seri'', quali l'aumento del prezzo dei carburanti e la crisi in Europa. Domani, a margine del G20, è stato programmato un incontro proprio tra Obama e i leader europei presenti al summit. Un primo rendez-vous faccia a faccia per fare il punto dopo una domenica ad alta tensione. Intanto a Bruxelles si incrociano le dita. In attesa della chiusura delle urne, stasera.

16/6/2012

A poche ore dall'apertura delle urne in Grecia, per elezioni che si annunciano decisive, prosegue l'intenso movimento diplomatico dietro le quinte.

Tutti gli scenari restano possibili: il presidente francese Francois Hollande e la cancelliera tedesca Angela Merkel hanno avuto nel pomeriggio un colloquio telefonico, sulle ''prospettive della situazione in Grecia'', con gli effetti che questa potrà avere sui prossimi G20 e Consiglio europeo. La tensione è massima in Europa: l'uscita di Atene dall'euro e dall'Unione Europea avrebbe un ''effetto devastante'' sull'intera unione, ha affermato in un'intervista il presidente uscente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker, che si è appellato agli elettori greci: ''bisogna impedire questo scenario''. Esplicito l'invito di Juncker a non votare la sinistra radicale di Syriza, il vero spauracchio -oggi- a Bruxelles. Oltreoceano, nel tradizionale discorso del sabato, il presidente americano Barack Obama ha ribadito come l'insufficiente crescita dell'economia americana sia dovuta a ''venti contrari abbastanza seri'', quali l'aumento del prezzo dei carburanti e la crisi in Europa. Lunedì, a margine del G20, è stato programmato un incontro proprio tra Obama e i leader europei presenti al summit. Un primo rendez-vous faccia a faccia per fare il punto dopo una domenica ad alta tensione. Domani sera tutte le maggiori capitali europee saranno in contatto telefonico, per fare un primo bilancio del voto: gli ultimi sondaggi ufficiosi danno ancora 700mila elettori indecisi in Grecia, con i conservatori di Nea Demokratia e la sinistra radicale del Syriza testa a testa. La suspence è garantita fino all'ultimo.

15/6/2012

Il Fondo Monetario Internazionale torna alla carica sulla crisi dell'Eurozona, ma la Germania frena e avverte: "la nostra forza non è infinita".

Ultime ore di suspense, per un weekend che si spera non finirà in tragedia greca, per l'euro: tutti gli occhi sono da oggi su Atene, che domenica voterà per le nuove -e decisive- elezioni parlamentari. Ieri nuovo appello dell'Fmi: "serve un'azione ad ampio raggio, per risolvere la crisi del debito europea. E' urgente", ha affermato il direttore relazioni esterne del Fondo, che ha smentito voci su richieste di aiuto da Spagna e Cipro, mentre l'Institute of International Finance chiede un'azione coordinata del G20. Berlino continua a resistere alle pressioni esterne, con la cancelliera Angela Merkel che -in un discorso al Bundestag- dice ancora "no" agli Eurobond e a uno schema unico di garanzia per i depositi bancari. "La forza della Germania non è infinita", ha affermato la Merkel, aggiungendo: la strada per uscire dalla crisi e' difficile e comporta misure pensanti e dolorose, ma non si possono scegliere ''soluzioni facili". Il tutto mentre la Spagna ha vissuto un'altra giornata sull'orlo del precipizio, con gli spread sui Bonos decennali arrivati a quota 551 punti, con rendimenti prossimi al 7%, prima di calare. Si tratta dei livelli più alti dall'ingresso di Madrid nell'euro. Circolano le prime indiscrezioni sulle analisi condotte dalle società di revisione sulla necessità di ricapitalizzazione delle banche iberiche: i capitali necessari sfiorerebbero i 70 miliardi. Infine, per la Bce, la crescita economica dell'Eurozona ''resta debole'' e soggetta a ''maggiori rischi al ribasso''.

14/6/2012

Il Fondo Monetario Internazionale torna alla carica sulla crisi dell'Eurozona, ma la Germania frena e avverte: "la nostra forza non è infinita".

Un'altra giornata di ordinaria tensione per l'Euro, tra allarmi e nuovi "nein" dalla Germania: l'ultimo appelloarriva dall'Fmi: "serve un'azione ad ampio raggio, per risolvere la crisi del debito europea. E' urgente", ha affermato il direttore relazioni esterne del Fondo, che ha smentito voci su richieste di aiuto da Spagna e Cipro, mentre l'Institute of International Finance chiede un'azione coordinata del G20. Intanto Berlino continua a resistere alle pressioni esterne, con la cancelliera Angela Merkel che -in un discorso al Bundestag in vista del prossimo G20- dice ancora una volta "no" a Eurobond comuni e a uno schema unico di garanzia per i depositi bancari. "La forza della Germania non è infinita", ha affermato la Merkel, quasi a giustificare la presa di posizione. La strada per uscire dalla crisi e' difficile e comporta misure pensanti e dolorose, ma non si possono scegliere ''soluzioni facili", ha poi aggiunto. Il tutto mentre la Spagna ha vissuto un'altra giornata sull'orlo del precipizio, con gli spread sui Bonos decennali arrivati a quota 551 punti, con rendimenti prossimi al 7%, prima di calare. Si tratta dei livelli più alti dall'ingresso di Madrid nell'euro. Intanto circolano già le prime indiscrezioni sulle analisi condotte dalle società di revisione sulla necessità di ricapitalizzazione delle banche iberiche: per l'agenzia Reuters, i capitali freschi necessari si aggirerebbero intorno ai 60-70 miliardi di euro. Infine, per la Bce, la crescita economica dell'Eurozona ''resta debole'' e soggetta a ''maggiori rischi al ribasso'', in particolare si registra un ''ulteriore acuirsi delle tensioni in diversi mercati finanziari''. Anche le previsioni sul mercato del lavoro in Europa sono ''ulteriormente'' peggiorate.

12/6/2012

Evaporato. Sono state sufficienti poche ore per azzerare i pur ottimi benefici -sui mercati- frutto del piano di salvataggio per le banche spagnole.

Così sul terreno, oltre ai ribassi, è rimasta un'altra domanda: dopo la Spagna, toccherà all'Italia? Gli spread restano l'indicatore più allarmante, dopo che i nostri Btp hanno perso altri 30 punti rispetto al Bund tedesco, con un differenziale in crescita a 470. Il Commissario Europeo all'Economia Olli Rehn ieri sera ha dovuto respingere qualsiasi ipotesi catastrofica: "il Governo italiano sta prendendo forti e decise azioni contro la crisi, noi lo sosteniamo'', ha affermato, dopo che sia il New York Times sia il Wall Street Journal avevano apertamente ipotizzato un salvataggio per l'Italia, nonostante gli sforzi del Governo Monti. Ancora una volta, le azioni europee hanno convinto solo parzialmente i mercati: nel caso spagnolo, mancano ancora i dettagli del piano di salvataggio delle banche. Le modalità restano poco chiare, con dettagli frammentari: ieri il Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble ha specificato che anche nel caso di Madrid sarà costituita una troika di controllori, limitata al solo settore finanziario. Il Tesoro spagnolo ha confermato che il Paese continuerà a finanziarsi sui mercati, nonostante gli analisti abbiano già avvertito che potrebbe essere difficile ottenere rendimenti ragionevoli. L'altra incognita si chiama Grecia: domenica le decisive elezioni ad Atene. La situazione è talmente incerta che -secondo l'agenzia Reuters- l'Europa starebbe pensando un piano di emergenza per evitare il caos bancario, qualora il Paese lasciasse l'euro. Tra le misure, una limitazione dell'ammontare massimo di prelievi dai bancomat, una sospensione di Schengen e controlli dei capitali alle frontiere. Soprattutto, se Atene facesse lo strappo, l'argine potrebbe cedere, trascinando anche l'Italia nel baratro dei piani di salvataggio.

11/6/2012

Giornata sull'ottovalente per le borse, con un nuovo interrogativo a fare da sfondo agli scenari peggiori: toccherà all'Italia, dopo la Spagna? Milano è stata la piazza peggiore in Europa, con gli investitori internazionali che temono che possa essere la Penisola il prossimo anello debole dell'Eurozona.

Wall Street Journal e New York Times scrivono che Roma e' a rischio, mentre cresce il differenziale tra Btp e Bund tedeschi, ora a 470 punti, circa 30 in più rispetto a venerdì. Potrebbe venire così smentito l'ottimismo europeo: solo questa mattina Bruxelles sosteneva come l'accordo di sabato all'Eurogruppo sulle banche spagnole ''avrebbe portato benefici pure per l'Italia''. Anche a Madrid la giornata è stata altalenante, con il differenziale tra i Bonos iberici e il Bund tedesco a 516 punti, 30 in più rispetto all'apertura. La Borsa di Madrid ha perso lo 0,54%, dopo aver sfiorato un +6% in apertura. Il Tesoro spagnolo ha confermato che il Paese continuerà a finanziarsi sui mercati, nonostante gli analisti abbiano già avvertito che potrebbe essere difficile ottenere rendimenti ragionevoli, considerata la situazione. E l'agenzia di rating Standard and Poor's -in una nota- ha ricordato che il piano di salvataggio non avrà effetti sul rating iberico. Resta intanto aperto il fronte greco: domenica le attesissime elezioni. La situazione è talmente incerta che -secondo l'agenzia Reuters- l'Europa starebbe pensando un piano di emergenza per evitare il caos bancario in Grecia, qualora Atene lasciasse l'euro. Tra le misure, una limitazione dell'ammontare massimo di prelievi dai bancomat, e controlli dei capitali alle frontiere.

9/6/2012

Un milione di euro. E' quanto risparmieranno le casse pubbliche dal taglio del costo degli interpreti in alcune riunioni di lavoro in Europa: riunioni che coinvolgono 160 gruppi a livello ministeriale, tecnico e normativo, che si riuniscono a Bruxelles, per esaminare dossier di rilevanza strategica. La notizia, riportata dai giornali, non è passata inosservata, creando un curioso paradosso.

Che sottolinea una volta di più la poca coerenza del Belpaese nelle strategie utilizzate in seno all'Europa. Piccolo excursus: anni fa si scatenarono polemiche per l'assenza di un portavoce italiano alla Commissione Europea. Poi arrivò. Più recentemente, l'Italia combattè duramente, col precedente Governo, il trilinguismo del nuovo brevetto europeo. Ora -invece- decide in autonomia di risparmiare sugli interpreti, una scelta che neppure gli spagnoli -economicamente più in difficoltà di noi- hanno fatto. Due sono le inevitabili considerazioni, solo apparentemente in contraddizione tra loro. La prima è pragmatica: obbligare i nostri rappresentanti a comprendere l'inglese o il francese può rappresentare un buon viatico all'internazionalizzazione della classe dirigente, qualcosa su cui l'Italia ha sempre difettato. Tra l'altro il taglio degli interpreti riguarda solo un terzo dei meeting, e sarà parziale: si ascolteranno altre lingue, ma si potrà parlare in italiano. La seconda è più generale: come ci insegnano i già citati cugini spagnoli, un atteggiamento muscolare e sistemico a Bruxelles paga. Fare squadra, imporre il proprio brand, essere visibili, frutta molto, anche in termini di equilibri interni alle istituzioni. In questo l'Italia, espressione di una classe dirigente provinciale e disinteressata a pesare realmente in Europa, ha raramente brillato, negli ultimi decenni. E questo è un compito cui questo Governo, che l'Europa la mastica e la conosce per davvero, non può -e non deve- sottrarsi. A Bruxelles va ricostruito un sistema-Italia.

8/6/2012

''L'Europa sta lottando con una difficile situazione che richiede azioni rapide'': lo ha ribadito il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney. ''Servono azioni immediate nei prossimi giorni e settimane, in vista del G20 in Messico'', ha detto Carney, sottolineando che gli Usa si mantengono in costante contatto con le capitali europee.

La Germania lancia segnali di apertura sulla crisi, mentre i mercati e la comunità internazionale dimostrano sempre più impazienza. Nel giorno in cui la cancelliera tedesca Angela Merkel fa un passo ulteriore, sotto pressioni sempre più evidenti, l'agenzia di rating Fitch declassa Madrid di ben tre nodi, portando il rating iberico a BBB, da A. Ad un passo dalla classificazione "spazzatura". Fitch stima fino a un massimo di 100 miliardi, pari al 9% del Pil, il costo di ricapitalizzazione delle banche iberiche - scenario estremo, ma non impossibile. Il Fondo Monetario Internazionale, in un rapporto che sarà pubblicato lunedì, calcola che gli istituti di credito spagnoli avranno bisogno di almeno 40 miliardi. Doccia fredda su Madrid, che ieri era riuscita a centrare il taget di collocamento sui Bonos, pur dovendo aumentare i rendimenti. Il tempo stringe, e l'Europa potrebbe vedersi costretta ad agire ben prima del cruciale Consiglio Europeo di fine mese, sul cui tavolo approderanno -in tandem- il caso spagnolo e quello della Grecia post-elezioni. A parole, i toni sono finalmente cambiati: il presidente uscente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker ha detto chiaramente che se Madrid chiederà aiuto all'Europa lo otterrà. Soprattutto, la Merkel sembra sempre più virare verso un'Unione politica e finanziaria, dopo aver constatato -con considerevole ritardo- che il patto di bilancio è importante ma non sufficiente a proteggere il Continente dalla crisi. Questa Unione, nella visione della Merkel, potrà essere a due velocità. Determinanti nel cambio di passo tedesco le pressioni, ormai fortissime, dell'asse anglosassone: non solo il premier britannico David Cameron, che ha incontrato a Berlino, ma anche il presidente americano Barack Obama e quello della Fed Ben Bernanke.

7/6/2012

Fitch ha tagliato il rating della Spagna di ben tre gradini a 'BBB' da 'A'. Lo comunica l'agenzia di rating in una nota. L'outlook e' negativo. La Spagna dovra' sostenere fino a 100 miliardi di euro, nello scenario peggiore, per ristrutturare e ricapitalizzare le sue banche.

Fitch si aspetta 60 miliardi di costi. L'agenzia di rating prevede che il Paese resti in recessione per il resto del 2012 e anche il prossimo anno. Se la Spagna chiedera' aiuto lo avra': e' quanto ha assicurato il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, precisando che ancora ''non c'e' stata una richiesta'' da parte di Madrid, ed e' troppo presto per ''speculare sui tempi e sulle cifre'' dell'eventuale aiuto. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha intanto detto che "la Germania è pronta ad utilizzare tutti gli strumenti a disposizione, per mantenere la stabilità dell'Eurozona, ha affermato la Merkel dopo l'incontro con il premier britannico David Cameron. Rispondendo proprio all'appello di Cameron per misure urgenti, la cancelliera ha parlato di disponibilità a utilizzare tutti gli strumenti possibili per mantenere la stabilità dell'area euro. La Merkel ha chiesto una maggiore unione politica all'interno dell'Europa per uscire dalla crisi dell'Eurozona, con un'apertura netta alla necessità di delegare poteri a Bruxelles. Ha anzi annunciato la presentazione, per il vertice di giugno, di un piano di lavoro per far avanzare il processo di unificazione politica. E ha ammesso che il patto di bilancio, il Fiscal Compact, non basta per uscire dalla crisi. Fa discutere anche l'idea, espressa in un'intervista, di un'unione a due velocità, che la Merkel ha esplicitato nel corso di un'intervista.

6/6/2012

Una risposta rapida alla crisi dell'Eurozona: la conference call dei Ministri Finanziari del G7 non fornisce soluzioni né prende decisioni immediate, limitandosi a prendere atto dell'impegno europeo a reagire in modo veloce a una situazione che si sta deteriorando.

All'incontro ha partecipato anche il premier Mario Monti in qualità di Ministro delle Finanze. La conference call non deve aver particolarmente soddisfatto gli Stati Uniti, se la Casa Bianca ha ribadito, per ben la seconda volta in due giorni: "l'Europa ha intrapreso passi importanti per affrontare la crisi, ma i mercati si attendono di piu, bisogna fare di piu''': Le notizie peggiori arrivano dalla Spagna, dove il Governo iberico ha fatto un passo in più nella direzione degli aiuti europei. Il premier Mariano Rajoy ha ammesso che Madrid ha un problema di finanziamento del debito, di liquidità e sostenibilità del debito stesso. Rajoy ha chiesto per la prima volta -apertamente- la creazione di Eurobond per l'Unione Europea. In mattinata il Ministro del Bilancio Cristobal Montoro, nel tentativo di rassicurare la popolazione, ha provocato ulteriore allarme, riconoscendo che con uno spread così alto Madrid si vede chiudere le porte dei mercati, ed è ormai sempre più in difficoltà nel finanziarsi. Montoro ha insistito sulla necessità di aiuti europee alle banche iberiche. Ad aggiungere tensione è arrivata la conferma che esiste una ''seria possibilita''' che Cipro debba chiedere un salvataggio comunitario per sostenere il suo sistema bancario, fortemente esposto al debito greco. Oggi la Commissione Europea presenta la proposta di direttiva che mira a integrare il sistema bancario dell'Unione.

5/6/2012

Nessun comunicato ufficiale, ma è logico ritenere che la conference call dei Ministri Finanziari del G7 sia stata una delle più tese degli ultimi mesi.

Il Tesoro americano ha reso noto che il meeting ha discusso i progressi verso un'unione fiscale e finanziaria europea, mentre fonti del Giappone hanno aggiunto che i Paesi continentali si sono impegnati nel garantire una risposta immediata alla crisi. Le stesse fonti nipponiche hanno negato che sia stata discussa l'uscita della Grecia dall'Euro. Alla conference call ha preso parte -nella sua veste di Ministro dell'Economia- anche il premier Mario Monti. Oggi le notizie peggiori arrivano dalla Spagna, dove il Governo iberico ha fatto un passo in più nella direzione degli aiuti europei: il premier Mariano Rajoy ha ammesso che Madrid ha un problema di finanziamento del debito, di liquidità e sostenibilità del debito stesso. Rajoy ha chiesto per la prima volta -apertamente- in Senato la creazione di Eurobond per l'Unione Europea. Per la Spagna la situazione si sta deteriorando: in mattinata il Ministro del Bilancio Cristobal Montoro, in un'intervista alla radio Cadenaser, ha chiesto un aiuto europeo per la ricapitalizzazione delle banche. Montoro ha riconosciuto che con uno spread così alto Madrid si vede chiudere le porte dei mercati. E se anche la Spagna ufficialmente lo nega, indiscrezioni affermano che Berlino starebbe esercitando forti pressioni, affinché il Governo Rajoy chieda aiuti diretti al fondo di salvataggio europeo. Ad aggiungere tensione è arrivata la conferma che esiste una ''seria possibilita''' che Cipro debba chiedere aiuti europei per sostenere il suo sistema bancario, fortemente esposto al debito greco.

5/6/2012

Gli Stati Uniti all'attacco dell'Europa sulla crisi: "siete un problema per l'economia globale". La Merkel apre sull'unione bancaria, mentre Bruxelles smentisce l'esistenza di un "masterplan" per la moneta unica.

Nessun superpiano segreto per salvare l'euro: Bruxelles smentisce le ipotesi di stampa, ma ammette che è allo studio un progetto che porti a una maggiore integrazione economica e bancaria. A confermarlo da Mosca il presidente dell'Unione Europea Herman van Rompuy, uno dei tessitori di questa nuova tela comunitaria: Van Rompuy ha promesso un piano per una maggiore integrazione economica entro la fine dell'anno. Ieri l'atteso incontro tra la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente della Commissione Europea José Barroso ha visto un'importante apertura da parte di Berlino: la Merkel ha parlato esplicitamente di un controllo comunitario sulle banche sistemiche. E l'unione bancaria è proprio il primo passo su cui domani Bruxelles intende procedere, con proposte concrete domani. ''Servono misure al tempo stesso veloci e a piu' lunga scadenza'', ha fatto eco Barroso. L'Europa è finita ieri sera sotto il pesante attacco dell'alleato americano: "i mercati restano scettici sul fatto che le misure prese finora dal Vecchio Continente siano sufficienti per garantire una ripresa e per rimuovere il rischio di un aggravarsi della crisi. Per questo crediamo che debbano essere compiuti ulteriori passi", ha affermato il portavoce della Casa Bianca Jay Carney. Sempre tesa la situazione in Spagna: Madrid preme perché le sue banche possano accedere a un prestito diretto dall'Europa, senza un piano di salvataggio che investa il Paese: la Germania continua a frenare. Di questo si parlerà oggi, in una conference call dei Ministri del G7, che si preannuncia già come un punto di svolta in questo mese, decisivo per la crisi. Le altre superpotenze vogliono vederci chiaro, nelle mosse che l'Europa intende intraprendere: il rischio di un collasso del sistema creditizio iberico e di un'uscita della Grecia dall'Euro sono a questo punto un problema globale.

4/6/2012

Il superpiano per l'euro non esiste, afferma la Commissione Europa, ma intanto mette benzina nei mercati. Oggi Bruxelles ha smentito le indiscrezioni del domenicale Welt am Sonntag, secondo cui i quattro leader comunitari, coordinati dal presidente Herman van Rompuy, starebbero approntando un piano in quattro punti per salvare l'Euro.

Nella sostanza però qualcosa si muove, dietro le quinte: Bruxelles ha sì smentito l'esistenza del piano, ma allo stesso tempo ha ammesso che i vertici comunitari 'sono al lavoro per definire una road map per rafforzare e approfondire l'unione monetaria'. Un lavoro che resta circondato dal mistero: i portavoce comunitari non hanno rivelato la scaletta degli incontri in programma. Da parte sua, Van Rompuy ha annunciato che entro fine anno l'Europa presenterà un piano per una maggiore integrazione economica. C'è intanto attesa per l'incontro questa sera a Berlino tra il presidente della Commissione Barroso e la cancelliera tedesca Angela Merkel: sulla Germania si stanno concentrando le maggiori pressioni. L'ultima in ordine temporale, quella del Ministro delle Finanze francese Pierre Moscovici, che ribadisce come Parigi sia ''favorevole all'unione bancaria'' e alla ricapitalizzazione diretta delle banche da parte del fondo salva-stati Esm. Intanto Bruxelles smentisce l'ipotesi di un piano di salvataggio per Cipro, e la troika Europa-Bce-Fmi promuove l'attuazione del piano di risanamento del Portogallo, che sbloccherà la nuova tranche di aiuti. Le Borse hanno giudicato in modo contrastato la giornata: sugli scudi Madrid e Milano, male Francoforte. Acquisti soprattutto sui titoli bancari: i mercati sembrano premiare l'idea del misterioso superpiano per il salvataggio dell'Euro.

4/6/2012

Un piano segreto per salvare l'Europa: secondo indiscrezioni di stampa, vi starebbe lavorando il presidente europeo Herman Van Rompuy, insieme alle massime autorità comunitarie. Ma si apre anche il caso-Cipro.

Un'altra settimana decisiva si apre per l'Europa, in un mese che si preannuncia al cardiopalma per l'Euro: dopo il tonfo delle Borse venerdì, riaprono oggi i mercati, chiamati a giudicare le indiscrezioni su un superpiano per salvare la moneta unica e il progetto comunitario. Anticipazioni filtrate ieri sul domenicale tedesco Welt am Sonntag. Un progetto in quattro punti, cui stanno lavorando i presidenti di Consiglio Europeo, Commissione, Bce ed Eurogruppo. I pilastri della nuova Europa sarebbero già fissati: unione bancaria, unione di bilancio, unione politica e riforme strutturali, per un masterplan potenzialmente rivoluzionario, che dovrebbe ambire a dare una risposta definitiva ai problemi posti dalla crisi. I 27 leader europei troveranno il piano nel menù del Consiglio Europeo di fine mese, con l'obiettivo di arrivare a una roadmap entro fine anno. Un menù che rischia di essere indigesto per qualcuno: i primi commenti dalla coalizione giallonera Cdu-Csu-Fdp, che sostiene il Governo Merkel, attaccano l'idea, paventando il rischio di un super-Stato Europa. I problemi non finiscono qui: Cipro potrebbe infatti essere il prossimo Paese a richiedere un salvataggio a Bruxelles. L'isola mediterranea sta pesantemente risentendo della crisi greca, Paese con cui ha forti relazioni economiche: la seconda banca cipriota, la Popular Bank, avrebbe bisogno di due miliardi di ricapitalizzazione. Un'uscita di Atene dall'euro avrebbe effetti devastanti a Nicosia. Che la Grecia possa abbandonare la moneta unica non lo esclude neppure la Francia: il Ministro delle Finanze Pierre Moscovici la ritiene probabile, qualora il nuovo Governo stracciasse gli impegni sottoscritti con Europa ed Fmi. Intanto Bruxelles si prepara al prossimo passo: dopodomani la Commissione Europea presenterà l'attesa proposta di direttiva per una maggiore integrazione bancaria.

3/6/2012

Un Masterplan, un superpiano per salvare l'Euro. E l'Europa. Il domenicale tedesco Welt am Sonntag pubblica i primi dettagli del documento che sarà recapitato a fine mese sul tavolo del Consiglio Europeo.

A redigerlo il presidente Herman Van Rompuy, insieme ai colleghi della Commissione Barroso, della Bce Draghi e dell'Eurogruppo Juncker. Un piano ancora stilizzato: secondo una fonte comunitaria, avrà l'obiettivo di fornire una risposta definitiva alla crisi che rischia di distruggere l'Eurozona. Quattro i pilastri: un'unione del mercato bancario, riforme strutturali, un'unione fiscale e un'unione politica. Nei fatti, l'Europa si avocherebbe maggiori poteri sul controllo dei bilanci nazionali, rafforzerebbe la supervisione bancaria, introdurrebbe politiche armonizzate in ambito fiscale, di politica estera e di sicurezza, e avvierebbe importanti riforme sul welfare. Quella che si sta per aprire si preannuncia come un'ennesima settimana di passione per il Continente, dopo il tonfo delle Borse venerdì: le ultime notizie riferiscono che anche Cipro si appresta a chiedere un piano di salvataggio all'Europa, con una richiesta di fondi all'Efsf. Cipro è un classico caso di contagio della crisi: l'isola mediterranea, molto legata alla Grecia, ha visto la sua economia risentire pesantemente del taglio del debito ellenico e della crisi che ha colpito l'economia di Atene. La seconda banca cipriota, la Popular Bank, ha bisogno di quasi due miliardi di euro di ricapitalizzazione. A Bruxelles c'è anche attesa per il piano che la Commissione presenterà mercoledì sull'unione bancaria: "bisogna lavorare per regole comuni bancarie, quindi garanzie a livello europeo. E' importante'', ha affermato il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera.

31/5/2012

Tagliare spese e tasse per tornare a crescere: il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco affronta il nodo della crisi nelle Considerazioni Finali.

Crescita, Europa e giovani: il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco dedica a questi temi le sue prime Considerazioni Finali. Visco pronostica un'uscita dalla crisi che non sarà breve, e che imporrà costi per tutti: costi sopportabili, se ripartiti equamente, precisa. Per l'Italia il 2012 sara' ''un anno di recessione, per le incertezze finanziarie e le drastiche, pur se indispensabili, misure di correzione del bilancio. In scenari non troppo sfavorevoli la caduta del Pil puo' essere contenuta all'1,5%, mentre una ripresa potra' affiorare verso fine anno'', dice Visco, che pronostica un'Italia vicina al pareggio strutturale nel 2013. Il Governatore dedica all'Europa buona parte delle Considerazioni. L'Unione ''stenta sulla crescita, i processi decisionali sono ancora lenti e farraginosi''. ''Serve" insomma "un cambio di passo''. Visco cita Tommaso Padoa-Schioppa, ricordando come l'euro non possa essere l'ultimo passo nell'integrazione europea. Ne servono altri. Poi riconosce come il risanamento dei conti abbia imposto un innalzamento della pressione fiscale a livelli ormai incompatibili con una crescita sostenuta. Visco chiede alle banche di cambiare l'attuale modello di crescita, e alle aziende di rafforzare il capitale. Infine i giovani, capitolo che Visco considera da sempre prioritario: ''la politica deve assicurare la prospettiva di un rinnovamento profondo che coltivi la speranza, vada incontro alle aspirazioni delle generazioni piu' giovani".

31/5/2012

Spagna e Italia bacchettate ieri dalla Commissione Europea, nelle prime raccomandazioni di Bruxelles sulle riforme economiche. Critiche anche alla Francia, mentre Barroso spinge per una maggiore integrazione bancaria e finanziaria.

Squilibri seri, non eccessivi, ma che vanno affrontati. In particolare, l'alto indebitamento pubblico e gli sviluppi macroenomici nella performance sull'export meritano attenzione, in quanto l'Italia ha perso competitività dall'adozione dell'euro. Priorità assoluta per Roma: incrementare il potenziale di crescita. Queste, in sintesi le raccomandazioni -ieri- della Commissione Europea all'Italia. Un elenco in sette punti, dove spiccano la necessità di implementare correttamente le riforme strutturali, dopo aver messo in sicurezza i conti pubblici. Una strategia di risanamento che va comunque portata fino in fondo, precisa Bruxelles. Ma ci sono altri punti su cui la Commissione insiste: la necessità di ulteriori e risolute azioni sull'evasione fiscale; la riduzione del livello di disoccupazione tra le donne e i giovani - anche se la riforma del mercato del lavoro viene giudicata come "sufficientemente ambiziosa"; infine il dualismo Nord-Sud, giudicato come fonte di preoccupazione. La Spagna resta il primo osservato speciale non solo dei mercati, ma pure di Bruxelles: la Commissione lancia l'allarme su Madrid, che rischia seri problemi, se non si interverrà presto sulle finanze pubbliche e sulle leve economiche. Proprio la Spagna potrebbe ottenere un anno extra per rimettere in ordine i conti, qualora i Paesi europei approvassero il rapporto comunitario. Il presidente José Barroso ha ampiamente caldeggiato una maggiore integrazione delle politiche economiche europee, con un sistema comune di garanzie sui depositi bancari, e una ''unione bancaria'' della zona euro con supervisione finanziaria integrata.

26/5/2012

Verso la nazionalizzazione Bankia, la più importante cassa di risparmio spagnola. Ieri sera la richiesta di aiuti statali, in quello che si annuncia come il più grande salvataggio finanziario mai realizzato a Madrid.

Finisce nel caos Bankia, in un venerdì nero che destabilizza ulteriormente il sistema bancario e finanziario spagnolo - uno dei maggiori talloni d'Achille della crisi dell'Eurozona, dopo la Grecia. In una sola giornata, Bankia ha chiesto al Governo di Mariano Rajoy un salvataggio da 19 miliardi di euro. Il più grande, nella storia del Paese. Superiore ai 15 miliardi preventivati dall'esecutivo. Contemporaneamente, l'intero consiglio di amministrazione si è dimesso: già nominati i sostituti, con un taglio dei consiglieri da 18 a 10. Solo il presidente, José Ignacio Goirigolzarri, e il consigliere Francisco Verdú, sono stati confermati. Infine, l'agenzia di rating Standard & Poor's ha tagliato a 'spazzatura' proprio il rating di Bankia, facendolo scendere a 'BB+' dal precedente BBB-. Altri quattro istituti di credito iberici si sono visti tagliare il rating, da S&P: downgrade pure per Banco Popular Espanol, Bankinter, Banco Financiero y de Ahorros e Banca Civica. Il titolo di Bankia ieri è stato sospeso all'Ibex, e tornerà in contrattazione solo lunedì. Un duro colpo per la quarta banca iberica, nata un anno e mezzo fa dalla fusione di sette casse di risparmio, sull'onda di una crisi che aveva messo in gravi difficoltà questo settore: tra le altre cose, una recente revisione dei conti ha scoperto un passivo da ben tre miliardi nel bilancio 2011 di Bankia. Un duro colpo per Rajoy, che fino ad oggi ha difeso in sede europea la stabilità del sistema finanziario spagnolo, escludendo aiuti comunitari. Da lunedì potrebbe dover rivedere la propria posizione.

23/5/2012

La speranza è che rappresenti uno spartiacque nelle politiche europee, come ha lasciato intendere il Commissario agli Affari Economici Olli Rehn: ''siamo a un punto di svolta nella crisi del debito'', ha detto.

Ma il vertice che si apre stasera a Bruxelles, una cena informale nel pieno della bufera creata dall'instabilità politica greca e dai rischi del sistema bancario spagnolo, difficilmente produrrà risultati concreti immediati: nella migliore delle ipotesi, costituirà un volano per un corposo piano di rilancio della crescita a giugno. Senza dimenticare nuove azioni per tamponare l'emergenza della crisi. I temi sul tavolo sono molti, a partire dagli Eurobond, sui quali lo stesso Rehn ha annunciato la prossima presentazione di una tabella di marcia per la loro introduzione. Oggi il presidente francese Francois Hollande porterà il tema ufficialmente al tavolo, a costo di andare allo scontro con la Germania. Anche ieri Angela Merkel ha ribadito il suo no. Muovono invece i primi passi i project bonds, grazie al progetto pilota approvato ieri da Consiglio ed Europarlamento: 230 milioni di garanzie e prestiti comunitari per l'emissione di obbligazioni, in grado di mobilitare fino a quattro miliardi e mezzo per investimenti privati, in progetti relativi a infrastrutture di trasporto, energia e tecnologie digitali. Sul tavolo stasera, insieme ai project bonds, la ricapitalizzazione della Bei, l'idea di uno schema europeo per il salvataggio delle banche, mentre sembra tramontare -per ora- l'idea montiana di una golden rule per le spese dedicate agli investimenti. Sull'Europa è fortissima la pressione americana. Barack Obama è stato chiaro: "l'Unione deve risolvere i suoi problemi subito'', sono necessarie ''politiche che permettano di tornare sul sentiero della crescita''.

22/5/2012

"L'Eurozona rappresenta la piu' importante fonte di rischio per la ripresa globale''. Così l'Ocse, nell'Economic Outlook, che stima una recessione per l'Italia anche nel 2013, con una ripresa solo alla fine del prossimo anno. A Radio 24 Pier Carlo Padoan, capo-economista dell'Ocse, dice: "ci sono le condizioni per il varo di alcuni Eurobond". Sul tema Eurobond si infiamma lo scontro in Europa.

''Siamo ad un punto di svolta nella crisi del debito''. Il Commissario agli Affari Economici Olli Rehn suona la carica, a 24 ore da un vertice europeo che -se anche non produrrà risultati concreti- potrebbe segnare il punto di svolta nella linea ultrarigorista di Angela Merkel. I segnali ci sono tutti: lo stesso Rehn si è spinto oltre, annunciando che intende presentare una ''tabella di marcia'' per l'introduzione degli Eurobond, in modo da garantire la stabilita' finanziaria in tutti i Paesi, e ''definire insieme'' il modello di Unione economica e finanziaria necessario per l'avvio delle obbligazioni europee. Primi passi intanto arrivano dai project bonds, che vedranno la luce con progetti-pilota, grazie all'accordo tra Consiglio ed Europarlamento. 230 milioni di garanzie e prestiti per l'emissioni di obbligazioni, che arrivino a mobilitare 4,6 miliardi di investimenti privati, per progetti relativi a infrastrutture di trasporto, energia e tecnologie digitali. La Germania, nonostante la cancelliera Angela Merkel abbia ribadito anche nelle ultime ore il suo "no" agli Eurobond, appare sempre più isolata: il presidente francese Francois Hollande, in piena sintonia con il premier italiano Mario Monti ha annunciato che porrà la questione al summit. Nelle ultime ore il presidente americano Barack Obama ha dato una clamorosa strigliata all'Europa: "l'Unione deve risolvere i suoi problemi subito'', sono necessarie ''politiche che permettano di tornare sul sentiero della crescita''. Anche per questo il vertice di domani rischia di essere tutto - tranne che una passeggiata.

22/5/2012

Italia Paese col più alto carico fiscale sul lavoro in Europa, afferma Bruxelles. Intanti fervono i preparativi sul summit di domani. Barack Obama sprona i partner: ''L'Europa deve risolvere i suoi problemi subito''.

La crisi incrementa il carico fiscale in Europa: in questo quadro, l'Italia si conferma come uno dei Paesi a più elevata tassazione nel Continente. La conferma dal rapporto reso noto ieri dalla Commissione Europea, che indica come la Penisola mantenga il poco invidiabile record della tassazione più alta sul lavoro. Secondo i dati più recenti, ha raggiunto il 42,6%, poco sopra Belgio e Francia. L'altra cattiva notizia che giunge da Bruxelles è che -quest'anno- il carico fiscale sulle persone fisiche salirà di quasi due punti percentuali, toccando quota 47,3%, spezzando così un lungo periodo di stabilità. Siamo lontanti da Svezia, Danimarca e Belgio, ma -con l'ottava posizione- restiamo sopra la media comunitaria. Con una crisi che fa sentire il suo peso anche nelle tasse, l'Europa guarda intanto al vertice straordinario di domani a Bruxelles: summit già condito da qualche tensione. Per quanto il presidente europeo Herman Van Rompuy abbia chiesto un vertice senza taboo, la cancelliera tedesca Angela Merkel, incurante del crescente isolamento, prima afferma di non escludere divergenze con la Francia di Francois Hollande, poi fa trapelare di non aver ancora risposto all'invito al summit di giugno a Roma, organizzato da Mario Monti, cui dovrebbero partecipare lo stesso Hollande e lo spagnolo Mariano Rajoy. Il rischio è che domani la montagna partorisca il topolino, sottoforma di timidi e limitati project bonds per opere infrastrutturali. Improbabili annunci significativi fino a fine giugno.

21/5/2012

L'Europa riparte da Camp David. Il G8 del weekend, oltre a fornire un chiaro messaggio unitario a favore della permanenza della Grecia nell'Eurozona, ha spostato drasticamente il focus dall'austerità alla crescita - isolando definitivamente la Germania.

Oggi i mercati forniranno una prima reazione alle dichiarazioni del summit: intanto a Bruxelles si lavora alla preparazione del vertice europeo straordinario di mercoledì. Il presidente francese Francois Hollande ha lanciato apertamente il guanto della sfida a Berlino, dichiarando che intende portare al tavolo della cena il tema degli Eurobond: una mutualizzazione del debito comunitario, visto come fumo negli occhi dalla Germania. Forse una provocazione, per arrivare a obiettivi meno ambiziosi: per esempio, sulla crescita, l'introduzione dei project bonds, il rafforzamento di capitale della Bei. Oppure l'utilizzo del firewall europeo per ricapitalizzare direttamente le banche in difficoltà. Gli analisti prevedono che il vertice di dopodomani sarà chiamato a produrre proposte concrete sia sul versante della crescita -sul quale gli altri Paesi del G20 si aspettano segnali dall'Europa- sia misure di emergenza sul breve periodo, che innalzino la barriera difensiva su banche e Grecia. Ieri il premier spagnolo Mariano Rajoy ha negato che servano aiuti europei o dell'Fmi, per risanare il disastrato sistema creditizio delle casse di risparmio iberiche. Intanto la Cnn ha trasmesso ieri la versione integrale dell'intervista al premier Mario Monti: ''la disciplina fiscale deve rimanere'', ha detto Monti, che ha espresso la convinzione che -dalla crisi- l'Unione uscira' rafforzata. ''Credo che i greci vogliano restare nell'euro'', ha concluso Monti.

20/5/2012

Il messaggio -alla fine- è stato comune: dopo una vigilia burrascosa, gli Otto Grandi hanno smussato le polemiche, sostenendo esplicitamente la permanenza della Grecia nell'Euro.

Soprattutto, il G8 ha reso evidente l'ormai totale isolamento della Germania di Angela Merkel, dopo che anche il presidente americano Barack Obama, preoccupato per la rielezione a novembre, ha dato chiari segnali in favore della nuova linea francese sulla crescita. "Siamo d'accordo sull'importanza di un'Eurozona forte, per la stabilità e la ripresa globale", recita il comunicato finale del G8, che intravede segnali promettenti nell'economia, anche se persistono forti venti contrari. Poi il segnale per i mercati: "affermiamo il nostro interesse, affinché la Grecia resti nell'Eurozona, rispettando gli impegni presi". L'atmosfera da caminetto, ricercata e voluta da Barack Obama, non ha nascosto le nuove geometrie. Due dichiarazioni sono illuminanti. La prima della Casa Bianca: ''l'arrivo di Hollande e Monti sono un'opportunita' di condividere un approccio comune, per affrontare la crisi e i problemi dell'Eurozona''. Un approccio non più basato sul rigore a senso unico, targato Berlino: lo rende chiaro proprio Monti in conferenza stampa, quando afferma che riforme strutturali e riduzione del deficit -da sole- non generano spontaneamente crescita. Anticipando come fra tre giorni, al vertice straordinario di Bruxelles, serviranno piste concrete, quali il rafforzamento del capitale della Bei, i project bonds e l'evoluzione verso gli eurobon. Il vento è cambiato. E l'Italia dei tecnici è in cabina di regia: a giugno trilaterale a Roma Monti-Merkel-Hollande, per concertare le posizioni in vista del vertice europeo estivo.

19/5/2012

Le lunghe ombre greche tornano a dominare i vertici internazionali, in una giornata di annunci, smentite e gialli rimbalzati tra Bruxelles e Camp David.

Così -alla fine- la considerazione più schietta, ciò che nessuno ha il coraggio di dire apertamente, la pronuncia il premier inglese David Cameron: i greci decidano se vogliono restare nell'euro, afferma sbarcando al summit G8. Prima era successo di tutto: un Commissario Europeo, il titolare al Commercio Karel De Gucht, aveva scatenato il panico a Bruxelles, rivelando in un'intervista la preparazione di piani di emergenza -negli uffici della Commissione Europea e della Bce- nel caso la Grecia fallisca. Immediato l'indietro tutta del resto dell'esecutivo comunitario: in particolare del collega agli Affari Economici Olli Rehn, che -oltre a ricordare come il dossier sia di sua competenza- smentiva categoricamente De Gucht. Intanto la cancelliera tedesca Angela Merkel telefonava al presidente greco Karolos Papoulias: qualcosa però in quella telefonata deve essere andato storto, se qualche ora dopo una nota stampa ufficiale ellenica riferiva che la Merkel aveva suggerito la convocazione di un referendum -in parallelo alle elezioni legislative di giugno- sulla permanenza della Grecia nell'euro. Anche qui pronta la smentita di Berlino, che precisava: "la telefonata era confidenziale". Così, al termine di un venerdì di disgregazione europea, almeno nel coordinamento della comunicazione, suonava come una tregua la dichiarazione congiunta dei presidenti americano Barack Obama e francese Francois Hollande, sulla necessità di mantenere Atene nell'Eurozona. Una nota di normalità, in un'ennesima giornata no, per un'Europa sull'orlo di una crisi di nervi.

18/5/2012

Ancora alta tensione sulla Grecia. Le dichiarazioni del Commissario Europeo al Commercio Karel De Gucht, sull'esistenza di un piano di emergenza in caso di uscita di Atene dall'euro, hanno sollevato reazioni e forti polemiche.

Il responsabile agli affari economico-finanziari Olli Rehn ha dichiarato all'emittente britannica Channel Four che ''la Commissione non lavora su uno scenario di uscita della Grecia dall'euro''. Rehn ha così smentito -senza giri di parole- il collega: "Stiamo lavorando sulla base di uno scenario che prevede che la Grecia resti nell'euro. Non commentiamo su vicende speculative", ha affermato. La stessa Commissione aveva in precedenza ricordato che "Bruxelles smentisce ufficialmente e fermamente'' quanto dichiarato dal commissario De Gucht in una intervista al quotidiano fiammingo De Standaard. De Gucht aveva affermato che "sia nella Commissione europea, sia nella Bce, ci sono servizi che stanno lavorando sugli scenari d'emergenza, nel caso in cui la Grecia fallisca''. Questo non ha impedito però che nuove voci preoccupate giungessero da Berlino: il governo tedesco ha il compito di prepararsi a una possibile uscita della Grecia dall'euro, secondo il portavoce del ministero delle Finanze Silke Bruns. La cancelliera Angela Merkel ha avuto una consultazione telefonica con il presidente ellenico Karolos Papoulias. Che la tensione sia alta lo confermano pure le dichiarazioni dell'ex-presidente della Bce, Jean-Claude Trichet. Secondo il quale, in caso di inadempienza di un Paese alle raccomandazioni della Commissione e del Consiglio Europeo, dovrebbe scattare un governo federale d'emergenza, pronto a prendere le redini della situazione. Un vero e proprio commissariamento. Il momento è talmente confuso che è spuntata anche la notizia che la De La Rue, azienda britannica che produce banconote per oltre 150 Paesi nel mondo, si starebbe preparando per l'eventuale ristampa delle dracme.

12/5/2012

Obiettivo di pareggio strutturale di bilancio a portata di mano per l'Italia: così la Commissione Europea, nelle previsioni economiche di primavera. Anche se il rischio di una richiesta di manovra aggiuntiva è balenata, per qualche ora.

Poi il Commissario europeo agli Affari Economici Olli Rehn ha spiegato: "sebbene prevediamo un rapporto deficit/pil all'1,1% nel 2013, l'Italia è in linea con quanto previsto dal patto di stabilità, poicè -spiega Rehn- questa previsione è formulata in termini nominali. Il dato strutturale, invece, è coerente con l'obiettivo di un bilancio in pareggio, senza bisogno di manovre aggiuntive. Un chiarimento subito apprezzato dal premier Mario Monti, che da Roma replicava: "fa piacere sentire queste parole, per arrivare al pareggio ci sono già le misure adottate". Per il resto, il quadro italiano che emerge dalle previsioni appare meno positivo: la crescita peggiora quest'anno nella Penisola, con un Pil previsto al -1,4%. Il prossimo anno dovrebbe tornare a crescere di quattro decimali. e se il deficit italiano è -nella crisi- uno dei più virtuosi d'Europa, il debito pubblico resta stellare: quest'anno toccherà il 123,5% del Pil, per tornare a scendere il prossimo. Più in generale, Bruxelles prevede per l'Eurozona una fase di stagnazione nel 2012, con una ripresa nel 2013: per la zona euro Pil in calo dello 0,3% quest'anno, in aumento dell'1% il prossimo. ''La ripresa e' in vista, ma la situazione resta fragile'', ha commentato Rehn. Disoccupazione record all'11%, quest'anno, nell'Eurozona. Male l'Italia: nell'attuale biennio i senza lavoro continueranno a crescere, con un incremento superiore all'1%, rispetto al biennio precedente.

11/5/2012

Peggiora la crescita in Italia nel 2012: le nuove stime prevedono una diminuzione del Pil dell'1,4%, contro il -1,3% previsto a febbraio. Bruxelles stima per il 2013 una ripresa positiva, con un aumento dello 0,4% del Pil, rispetto allo 0,5 previsto dal governo.

L'Italia raggiungera' nel 2013 il pareggio di bilancio in termini strutturali, senza bisogno di manovre aggiuntive, ha precisato il Commissario agli Affari Economici Olli Rehn. Questo grazie alle misure di risanamento supplementari già prese "per oltre mezzo punto di Pil". Bruxelles si attende che il deficit dell'Italia si attesti in calo al 2% del Pil nel 2012 e all'1,1% nel 2013. Sempre alle stelle il debito pubblico: si attestera' al 123,5% del Pil nel 2012. E secondo fonti comunitarie, la Commissione Europea non ha particolari timori sul percorso di aggiustamento dei conti dell'Italia''. Sul fronte più ampio, Bruxelles prevede per l'Eurozona una stagnazione nel 2012, con una ripresa nel 2013: per la zona euro Pil in calo dello 0,3% quest'anno, e in aumento dell'1% nel 2013. ''La ripresa e' in vista, ma la situazione resta fragile'': cosi' Olli Rehn. Occupazione intanto ancora in calo: nell'Eurozona la diminuzione degli occupati sarà pari allo 0,5% nel 2012: disoccupati record all'11% quest'anno. Male l'Italia: nell'attuale biennio i senza lavoro continueranno a crescere: l'incremento sara' superiore all'1%, rispetto al biennio precedente.

11/5/2012

Saranno rese note oggi le attese previsioni economiche della Commissione Europea: secondo le prime anticipazioni, la Spagna potrebbe dover implementare misure aggiuntive, se vuole mantenere gli obiettivi di bilancio nel 2012. Gli occhi dell'Europa ancora tutti sulla Grecia.

Evangelos Venizelos, vecchia volpe della politica greca, lascia intravedere l'obiettivo fin qui considerato irraggiungibile: la formazione di un Governo di coalizione, guidato dai socialisti del Pasok, che riunisca i conservatori di Nea Demokratia e la manciata di deputati di Sinistra Democratica, intorno a un programma di permanenza di Atene in Europa e nell'Eurozona. Unico problema: Sinistra Democratica non accetta le condizioni imposte dal memorandum che ha fissato i termini del maxi-prestito europeo. Prestito arrivato ieri in una nuova tranche da oltre quattro miliardi, sborsata dall'Efsf, mentre la disoccupazione ellenica sfiorava il 22%. Il presidente della Commissione Barroso intanto -stanco del teatro politico greco- sbottava: "se qualcuno non rispetta le regole, meglio che lasci l'Euro". Il tira e molla tra Atene e Bruxelles continua, con esiti ancora imprevedibili. Intanto, da Berlino, la cancelliera Merkel ribadiva la sua linea in Parlamento: sì al rigore combinato alla crescita, ma con una crescita basata sulle riforme strutturali - non sui debiti. Quindi il no, sempre deciso, agli Eurobond. Frau Merkel cede solo pochi millimetri, in attesa dell'incontro -martedì- con il nuovo presidente francese Francois Hollande. Il quale, risolto il rebus del premier, potrà concentrarsi su quella strategia di cambio di rotta in Europa, che proprio la Merkel sembra temere. Sullo sfondo, le ultime previsioni della Bce: la ripresa è graduale, ma presenta rischi. Soprattutto, le previsioni sulla disoccupazione in Europa fanno segnare un ulteriore peggioramento.

10/5/2012

Ci sono sviluppi importanti in Grecia, con il terzo premier incaricato, il leader del Pasok Evangelos Venizelos, che annuncia: "segnali positivi" sono emersi dall'incontro con il leader di Sinistra Democratica Fotis Kouvelis, che si è detto disponibile a entrare in una coalizione di tutte le forze democratiche. Kouvelis, il cui partito ha ottenuto 19 seggi, ha affermato di essere disposto ad entrare in un Governo di coalizione che mantenga la Grecia nell'euro, ma si disimpegni dal 'memorandum' con il quale Atene ha ottenuto prestiti in cambio di tagli ed altre misure di austerità.

Il tutto mentre l'Unione Europea tiene alta la minaccia, ''se un membro del club non rispetta le regole, e' meglio che se ne vada". Così il presidente della Commissione Jose' Barroso. ''Ho molto rispetto per la democrazia greca e il parlamento greco. Ma devo anche rispettare gli altri 16 parlamenti nazionali che hanno approvato il programma per la Grecia'', ha spiegato Barroso. Da Berlino intanto la cancelliera tedesca Angela Merkel delineava l'agenda tedesca al Bundestag, in vista del vertice G8: "Il freno ai debiti e la crescita sono i due pilastri'' della strategia contro la crisi europea, ha affermato la Merkel, che ha però nuovamente affossato l'ipotesi di Eurobond. "Non esistono strumenti miracolosi, ha affermato, indicando una crescita basata sulle riforme strutturali e non con i debiti. "Ci riporterebbe all'inizi della crisi", ha detto. Infine in Francia si è dimesso il premier Francois Fillon, conseguenza formale della proclamazione ufficiale della nomina a presidente di Francois Hollande. Hollande si recherà da Angela Merkel come annunciato martedì, subito dopo l'investitura.

9/5/2012

Scalda i motori l'Europa, dopo la doppia scossa elettorale franco-ellenica: con all'ordine del giorno il nuovo slogan della crescita, la presidenza del'Unione Europea ha convocato un vertice straordinario per abbordare il tema. Si terrà il 23 maggio, sottoforma di cena informale.

L'asse franco-tedesco non pare in pericolo nelle sue fondamenta, ma le geometrie politiche assumono contorni più variabili: Angela Merkel ha scritto a Francois Hollande. "Occorre prendere le decisioni necessarie per l'Europa, per preparare le nostre società per il futuro, e far avanzare la prosperità in modo sostenibile". Tra una settimana il primo faccia a faccia tra i due: a Berlino stanno cercando di comprendere quanto reale possa essere la minaccia francese di una rinegoziazione del Fiscal Compact, eventualià esclusa ieri dal presidente uscente dell'Eurogruppo Juncker. Il premier britannico David Cameron intanto ha invitato Hollande a Londra. E a Bruxelles il presidente della Commissione Barroso coglie il momento favorevole, rilanciando sul tema dei project bond, e chiedendone l'approvazione al vertice europeo di giugno. Sullo sfondo resta la preoccupazione per la situazione politica in Grecia, che potrebbe rivelarsi un serio problema per l'Eurozona. Ieri in Francia storica uscita comune dei due presidenti, il neoeletto Hollande e l'uscente Sarkozy, insieme alle celebrazioni per la ricorrenza dell'Armistizio. Per Sarkò si profila un ritorno al mestiere di avvocato. Foro di Parigi.

8/5/2012

Bisogna prendere ''le decisioni necessarie'' per l'Europa. Così la cancelliera tedesca Merkel al neoeletto presidente francese Hollande. E Cameron invita il futuro presidente socialista a Londra.

Insieme, nel giorno della Festa dell'Armistizio: Nicolas Sarkozy e Francois Hollande mostrano in pubblico la transizione dolce, dopo le scintille della campagna elettorale. ''Questa era l'immagine di unione che bisognava dare, andava fatto'': così Hollande ha commentato l'inedito quadro di unità. Dopo essersi stretti la mano all'Arco di Trionfo, i ''due presidenti'' hanno deposto insieme una corona sulla tomba del milite ignoto, poi hanno ascoltato insieme la Marsigliese, sull'attenti, davanti al bracere acceso. Per Nicolas Sarkozy, ormai in uscita dalla politica, anche un piccolo bagno di folla, con i suoi supporter accorsi a ringraziarlo. Intanto proseguono i preparativi in vista del cambio, del 15 maggio: la cancelliera tedesca Angela Mekel ha scritto a Hollande un messaggio di felicitazioni. "Occorre prendere le decisioni necessarie per l'Europa", ha incitato la cancelliera, che dovrà ora appianare le molte diversità di vedute emerse in campagna elettorale. Da Londra è partito il primo invito a un faccia a faccia, firmato David Cameron. Intanto tutti gli occhi della politica francese sono concentrati sulle prossime elezioni legislative: il Front National di Marine Le Pen affila le armi per sgretolare alcune roccaforti dell'Ump. L'Ump invece punta a distruggere il Modem di Francois Bayrou, reo di aver sostenuto Hollande al ballottaggio. Così i socialisti cercano di salvare il leader del modem almeno nella sua roccaforte elettorale. Archiviate le presidenziali, si infiamma la battaglia per le legislative.

4/5/2012

Il commissario europeo al mercato interno Michel Barnier e' convinto che all'Ecofin del 15 maggio i Paesi dell'Unione Europea potranno concludere un accordo sullo schema per i nuovi standard di capitalizzazione delle banche. Sull'ultimo testo di compromesso ''c'e' stato un ampio consenso'' e si sono fatti ''reali progressi'', dichiara Barnier.

Posizioni più vicine, ma tutto rinviato a metà maggio per trovare l'accordo sui nuovi parametri di capitalizzazione delle banche europee, necessari ad attuare le regole di Basilea 3. La maratona negoziale di sedici ore -ieri- ha vissuto momenti drammatici, che hanno visto un'Europa profondamente divisa: da un lato la Gran Bretagna, rappresentata da un infuriato Ministro delle Finanze George Osborne, spalleggiata da Polonia, Repubblica Ceca, e Svezia, decisa a sostenere il diritto di libertà dei Governi a imporre requisiti di capitale addizionali, rispetto all'8% minimo individuato dagli accordi di Basilea 3. Il tutto per evitare il ripetersi di crisi finanziarie come quella del 2008. Dall'altra il blocco franco-tedesco, appoggiato dall'Italia, a chiedere che tutti i 27 Paesi seguano gli stessi standard, con un approccio più comunitario. La proposta di compromesso della presidenza danese ha provato a fissare una percentuale una soglia cuscinetto extra al 3% per l'intera esposizione bancaria, innalzabile al 5% per le esposizioni bancarie domestiche, previa autorizzazione della Commissione Europea. Ma non ha fatto breccia, nonostante il prolungarsi dei negoziati. Al momento sarebbero una ventina i punti tecnici appianati, ma resta -al di là dell'ottimismo- la distanza sulle questioni principali. Il 15 maggio si punta a chiudere.

2/5/2012

L'Europa della crisi ha sfilato in un primo maggio che si è intersecato -per una coincidenza del calendario- con io prossimi -cruciali- appuntamenti elettorali. Tutti gli occhi erano puntati ieri sulla Francia, dove l'imminente domenica di sfida per le presidenziali ha portato in piazza tutti, sinistra e destra.

Al Trocadero la consueta scenografia imperiale ha fatto da sfondo alla prova di forza di Nicolas Sarkozy, che ha attaccato duramente i sindacati francesi: "posate la bandiera rossa e servite la Francia". Molto più di basso profilo la comparsa del candidato socialista, il favorito Francois Hollande, che -al contrario- ha difeso i sindacati. "Non posso accettare che il primo maggio si trasformi in una battaglia contro il sindacalismo", ha ribattuto da Nevers. Ma è stato il primo maggio anche dell'estrema destra francese: a Place de l'Opera Marine Le Pen ha lasciato carta bianca agli elettori del Front National. "Votate secondo coscienza". Primo maggio caldo pure ad Atene, con migliaia di persone, in maggioranza militanti comunisti, in piazza. Anche qui -come in Francia- la data ha avuto forti valenze politiche, con le elezioni legislative in programma domenica: oltre 80mila militanti del Fronte di lotta dei lavoratori hanno manifestato nei pressi della capitale, presso una fabbrica siderurgica in sciopero da mesi. E in una Spagna in crisi i sindacati hanno invaso le strade della capitale Madrid e di un'altra ottantina di città, lanciando la sfida alla politica di austerità portata avanti dal premier Mariano Rajoy: "le mobilitazioni non si fermeranno", hanno minacciato. Cortei infine anche a Lisbona.

1/5/2012

E' un addio carico di polemiche quello di Jean-Claude Juncker alla presidenza dell'Eurogruppo. Dopo sette anni da leader dei Ministri delle Finanze comunitari, Juncker ha confermato -da Amburgo- quanto già noto: il prossimo mese lascerà la guida.

Ma intanto si toglie dei veri e propri macigni dalle scarpe, dicendosi ''stanco'' delle ingerenze franco-tedesche nella gestione della crisi. Parigi e Berlino ''si comportano come se fossero i soli membri del gruppo'', ha attaccato Juncker, confermando di fatto l'esistenza del direttorio, prima di aggiungere: ''con l'uniformazione distruggiamo l'Europa''. Juncker ha quindi appoggiato l'attuale Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble quale candidato a succedergli, nel round di nomine europee in programma dopo le elezioni francesi. "Ha requisiti eccezionali", ha sottolineato. Un endorsement giocato più sulla statura del politico, che non sulle idee economiche: al rigore di Schaeuble, ribadito da lui stesso ancora ieri, Juncker contrappone la necessità di spingere maggiormente sulla crescita in Europa, anche attraverso futuri eurobond. Intanto la Commissione Europea ha smentito l'esistenza di un piano Marshall da 200 miliardi di euro per investimenti pubblici e privati, mirati alla crescita. "Abbiamo già un piano e si chiama Europa 2020", ha puntualizzato una portavoce, per evitare che Bruxelles si ritrovi schierata nel fronte anti-tedesco. E il premier Mario Monti, che non ha commentato l'uscita di scena di Juncker, ha negato l'esistenza di un patto segreto Roma-Berlino sulla ratifica congiunta del Fiscal Compact, preferendo definirlo "una forte iniziativa di collaborazione" tra i due Paesi.

30/4/2012

Grandi manovre in vista dei due mesi che dovrebbero -nelle intenzioni- portare l'Europa fuori dalle secche della politica unicamente rigorista, per avviarla sul percorso di crescita: la Commissione Europea ha smentito oggi le indiscrezioni di stampa, su un Piano Marshall in preparazione a Bruxelles, per mobilitare 200 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati.

''Abbiamo gia' un piano per la crescita sostenibile e si chiama Europa 2020", ha dichiarato la portavoce della Commissione, che ha aggiunto: ''abbiamo letto sulla stampa alcune cifre molto speculative e molte speculazioni che non hanno niente a che fare con la realta'''. Bruxelles sembra qundi voler evitare di venire arruolata a forza nella schiera dei sostenitori della crescita ad ogni costo, in antitesi con la pur sempre potente cancelliera tedesca Angela Merkel. Intanto l'indiscrezione del quotidiano La Repubblica sul presunto piano italo-tedesco di ratifica simultanea del fiscal compact fa parlare di sè: una prima conferma è giunta addirittura dall'opposizione tedesca, con la parlamentare Ulla Burchardt, dell'Spd, che ha definito un'''idea charmante'', ma ancora in discussione, quella della ratifica nei Parlamenti dei due Paesi. Anche il presidente della Commissione Esteri del Senato Lamberto Dini ha confermato il piano. Infine la Spagna, entrata ufficialmente in recessione, dopo che nel primo trimestre 2012 il Pil ha registrato un calo dello 0,3%, starebbe preparando la creazione di una bad bank, in cui far confluire le attivita' a rischio detenute dalle banche iberiche. La societa' di consulenza BlackRock sarebbe stata incaricata di individuare gli assets tossici, per separarli dalle altre attivita' e ripulire i bilanci. L'agenzia Standard & Poor's ha tagliato il rating di nove istituti di credito iberici, quale conseguenza dell'ultimo declassamento di Madrid.

26/4/2012

La svolta di primavera. Ora la parola "crescita" non è più tabù neppure a Berlino. E a dare la svolta definitiva è stato -a sorpresa- il presidente della Bce Mario Draghi.

Il vento nuovo che soffia in Francia sembra aver convinto la cancelliera tedesca Angela Merkel a rafforzare la sponda con Roma, prima che sia il socialista Francois Hollande a farlo, qualora dovesse vincere le presidenziali. Tempi di grandi manovre, con i principali collaboratori dei due leader -italiano e tedesca- che si sono incontrati in settimana a Bruxelles, per definire quali politiche sulla crescita presentare al prossimo vertice europeo di giugno. Dopo il rigore, quel rigore targato Berlino che ha curato con dosi da cavallo l'Europa periferica, il nuovo mantra è "crescita". Ancora una volta, a indicare pubblicamente la strada è il presidente della Bce Mario Draghi. Dopo aver ispirato il fiscal compact, tradotto dalla Germania nel Trattato salva-euro, Draghi lancia il growth compact, il patto per la crescita. Angela Merkel interpreta le parole di Draghi come un invito alla crescita attraverso le riforme strutturali: quel che appare sempre più chiaro, con la probabile uscita di scena di Sarkozy, è un cambio di passo. Un ruolo cruciale lo giocherà l'Italia - con Monti e Draghi: le linee d'azione sono chiare. Spingere la Germania fuori dalla tana del rigore a tutti i costi, e portare Hollande su un terreno più moderato e costruttivo, rispetto a quello dei proclami elettorali. La fase 2 in Europa sta per cominciare.

25/4/2012

"Un patto per la crescita": Il presidente della Bce Mario Draghi coglie l'occasione dell'audizione all'Europarlamento, per aprire la fase due.

Le parole di Draghi firmano la fine della spinta rigorista a senso unico targata Angela Merkel. E non è un caso che l'ideatore del termine fiscal compact, il trattato salva-Euro siglato a marzo, lanci ora la proposta del "growth compact", il patto per la crescita. Draghi descrive un'Europa a metà del guado, e non risparmia qualche autocritica: per esempio sui maxiprestiti alle banche, a tassi bassissimi: "speravamo che si sarebbero tradotti più velocemente nell'economia reale". Allo stesso tempo si riconosce il merito -effettivo- di aver guadagnato tempo, affinché i Governi avessero margini di manovra per risanare i conti e riformare. Un'altra ammissione Draghi la riserva agli scenari economici: il Governatore della Bce non intravede più -all'orizzonte- una ripresa graduale, ma parla di dati macroeconomici ''ambigui'', che segnalano ''incertezza'' per le prospettive economiche dell'Eurozona. Infine l'invito ai Governi, ad agire per la crescita: un appello accolto in maniera entusiasta dal candidato socialista alle presidenziali francesi Francois Hollande. E pure la cancelliera tedesca Angela Merkel ammette che ''occorre la crescita come dice Draghi, che passi attraverso le riforme strutturali''. La Merkel, semiorfana di un pericolante Sarkozy, punta a rafforzare l'asse con Mario Monti: la cancelleria ha reso noto che -in settimana- gli entourage dei due leader si sono incontrati, per promuovere iniziative concrete sulla crescita in vista del vertice di giugno.

25/4/2012

La calma torna sui mercati europei, dopo il lunedì nero che ha aperto la settimana. L'Europa ha tirato un sospiro di sollievo, grazie anche all'esito dei bond olandesi.

Per la prima volta i Paesi Bassi sono diventati osservati speciali, dopo la caduta del Governo sul piano di austerity. Alla fine i titoli di Stato sono stati collocati, con rendimenti persino inferiori a marzo. Scoglio superato, almeno per ora: anche la Spagna ha collocato bonos a tre e sei mesi, sfiorando il tutto esaurito nelle richieste, ma ha dovuto rivedere al rialzo il rendimento, addirittura raddoppiandolo. Minore la pressione sui titoli italiani: collocati due miliardi e mezzo di Ctz, il massimo della forchetta prevista, anche se con rendimento in rialzo. Tiepida la domanda per i Btp 2017 e 2019. Domani si riparte, con l'offerta di Bot a sei mesi, per 8 miliardi e mezzo. Per l'Europa dunque una piccola boccata d'ossigeno, mentre il Governatore della Bce Mario Draghi, rispondendo a un'interrogazione parlamentare, ha affermato che la maxi-iniezione di liquidita' triennale della Bce alle banche e' stata studiata ''per scongiurare una stretta creditizia''. ''In ultima analisi" -ha assicurato Draghi- "giovera' all'economia reale''. Intanto il candidato socialista alle presidenziali francesi Francois Hollande, in un comizio, ha nuovamente attaccato i mercati -"non saranno loro, o la finanza, o le borse, a decidere al posto del popolo". Poi in serata ha lanciato il proclama che potrebbe nuovamente infiammare le Borse: se conquisterò l'Eliseo, andrò subito a Berlino per illustrare ad Angela Merkel la mia idea per un'''altra Europa''. Orientata verso la crescita. Basta, ha detto Hollande, con l'Europa della concorrenza sfrenata e dell'austerita' senza sviluppo".

21/4/2012

Unitevi, mobilitatevi, difendetevi, prendete la parola, imponete la vostra vittoria: un Sarkozy a dir poco euforico ha chiuso a Nizza la campagna elettorale, rivelando -al di là della prova di forza scenografica- il terrore di perdere.

"Vinceremo", urla Sarkozy prima di omaggiare Carlà, moglie italiana divenuta francese, come lo stesso presidente uscente ama precisare, prima di abbandonarsi al canto della Marsigliese. Da solo, sul gigantesco palco. Immagine che lo consegna al primo turno delle presidenziali: domani si vota, con sondaggi che danno per certa un'accoppiata Sarkozy-Hollande al ballottaggio. Le previsioni si dividono: metà delle ultimissime rilevazioni danno il socialista Hollande davanti di tre-quattro punti, e un'altra metà pronostica invece un clamoroso pareggio al 27%. Il problema, e Sarkozy lo sa bene, è il secondo turno, quello decisivo: il 6 maggio anche i sondaggi più ottimisti danno Sarkozy dieci punti dietro Hollande. E due settimane per recuperare un divario così grande appaiono poche. "Sono il candidato della speranza", ha detto Hollande chiudendo la campagna a Charleville-Meziers, scegliendo i versi del poeta Rimbaud, che di quella cittadina era originario. Hollande ha puntato tutto su un programma di stampo marcatamente socialista, mirato a ridisegnare l'Europa in funzione più sociale e meno mercatistica e rigoristica. Anche per questo la tedesca Angela Merkel ha lanciato un ultimo -forse inutile- assist a Sarkò, facendo filtrare una lettera a Bruxelles, con una proposta di radicale riforma di Schengen. Domani -salvo clamorose sorprese targate Le Pen o Melanchon- la coppia Hollande-Sarkozy dovrebbe superare il primo ostacolo: tra due settimane la sfida decisiva.

18/4/2012

Le buone notizie da Spagna e Germania hanno trainato ieri le Borse, restituendo fiducia ai mercati azionari in un martedì caratterizzato da un abbondante segno "più" sui listini.

E' Madrid, nonostante le perduranti tensioni sui suoi conti pubblici, a fornire la spinta maggiore, piazzando più titoli di Stato del previsto nell'asta a 12 e 18 mesi. E' pur vero che i rendimenti dei Bonos si sono praticamente raddoppiati, ma il segnale di incoraggiamento ai mercati è comunque passato. Anche se, come sottolineano gli analisti, l'incremento dei rendimenti sembra porre in ogni caso un problema di credibilità per il Governo targato Rajoy. Lo spread con il bund tedesco naviga ancora sopra quota 400 punti, e domani Madrid torna sui mercati, per un'altra -attesissima- asta. Intanto dall'Europa il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker sostiene che la Spagna non avrà bisogno di aiuti o salvataggi esterni. Mentre il Governatore del Banco de Espana, Miguel Angel Ordonez, non esclude del tutto un terzo maxi-prestito anticrisi da parte della Bce, che potrebbe fornire nuova liquidità a basso costo agli istituti di credito europei. Così, se resta incerto il cielo sopra Madrid, chi sembra scommettere sul futuro sono le aziende tedesche. L'indice Zew che ne misura la fiducia ieri è inaspettatamente cresciuto, rivedendo i massimi da giugno 2010. I due effetti combinati hanno portato le borse europee a chiudere molto positivamente, con Milano capofila -ben oltre il 3%- trainata dai titoli bancari. Parigi e Francoforte hanno chiuso ampiamente sopra quota 2%.

17/4/2012

Nessun pareggio di bilancio almeno fino al 2017. Il Fondo Monetario Internazionale gela, nelle stime pubblicate oggi, le intenzioni del Governo Monti, che aveva posto questo obiettivo già il prossimo anno.

Secondo il Fondo, il rapporto deficit-pil sarà -nel 2013- all'1,5%. E scenderà all'1,1% nel 2017. Cadrebbe così -secondo le stime del Fondo- l'impegno preso prima dal Governo Berlusconi, quindi dall'attuale esecutivo. Per ironia della sorte, le stime sono state rese note proprio nel giorno in cui il Senato ha dato l'ok al Ddl che introduce -nell'articolo 81 della Costituzione- la 'regola aurea' dell'equilibrio di bilancio. Per quest'anno, il rapporto deficit-pil in Italia si attestera' al 2,4%, mentre il debito supererà il 123%. Ci sono però anche buone notizie: nel 2013 il nostro Paese avra' il terzo deficit piu' basso di Eurolandia, e -al netto degli effetti ciclici- sarebbe persino in surplus. Un fatto "molto importante", secondo Carlo Cottarelli, direttore del Dipartimento Affari Fiscali dell'Fmi. Per Cottarelli, a pesare nel mancato raggiungimento degli obiettivi sono soprattutto le previsioni di crescita - in peggioramento. Per l'Fmi Italia e Spagna saranno infatti maglia nera nella crescita europea, nell'attuale biennio: quasi del 2% il calo del Pil italiano quest'anno. La ripresa -ma sempre col segno meno- arriverà solo il prossimo. Sul fronte delle Borse, i listini europei hanno chiuso bene, con Piazza Affari su ben oltre il 3%, sull'onda del buon esito delle aste spagnole sui titoli di Stato, che hanno beneficiato di una forte richiesta. Bene anche l'indice Zew, che misura la fiducia delle imprese tedesche, balzato all'insù in aprile. E proprio dalla Germania arriva la richiesta al G20, affinché innalzi di 400 miliardi di dollari la contribuzione all'Fmi.

16/4/2012

Bagno di folla ieri a Parigi per i due favoriti alle elezioni presidenziali francesi, Nicolas Sarkozy e Francois Hollande. Decine di migliaia di sostenitori e scenografie imponenti, nei comizi che li hanno visti appellarsi ai propri elettori.

La sfida dei centomila, definizione con la quale passerà alla storia la domenica di ieri in Francia, si è chiusa con due appelli. Nicolas Sarkozy e Francosi Hollande hanno scelto Parigi quale terreno di scontro finale. Il favorito Hollande, parlando a Vincennes, nei sobborghi della capitale, ha arringato i suoi centomila supporter, accorsi ad ascoltarlo: "popolo di Francia, votate", ha chiesto, con un appello contro l'astensionismo. Hollande ha dipinto un sogno francese del cambiamento, e ha promesso che sarà il presidente della "fine dei privilegi". Poi ha passato in rassegna i temi della campagna: la lotta agli eccessi della finanza, la riforma fiscale - con la maxialiquota per i patrimoni milionari, nuova occupazione. Infine, ha lanciato un invito indiretto a non votare l'astro nascente della sinistra Melanchon, definendoli "voti senza futuro". L'astuto Sarkozy, che a sorpresa ha controprogammato il meeting coi suoi centomila in Place de la Concorde, anticipando pure il discorso per oscurare Hollande, ha fatto appello alla "maggioranza silenziosa" dei francesi. Poi ha lanciato nell'arena due nuove proposte: una legge che permetta il fallimento delle famiglie, per concedere una seconda possibilità a chi è oppresso dai debiti, e l'inserimento dell'obiettivo della crescita tra i compiti della Bce. La prova di forza muscolare di Sarkozy e Hollande è stato il prologo al primo turno delle presidenziali, in programma domenica. Tutti i sondaggi danno i due già al secondo turno: tuttavia, Sarkò ha poco da ridere. Hollande lo sopravanza in ogni rilevazione, e le possibilità di recupero appaiono sempre più risicate, in vista del 6 maggio.

15/4/2012

Parigi oggi "capitale" dello scontro elettorale tra Nicolas Sarkozy e Francois Hollande, quando manca solo una settimana alle presidenziali francesi.

Meno sette: la Francia si prepara al primo round delle elezioni presidenziali, in programma domenica prossima, con un ultimo weekend ad altissima tensione. Ieri è stato il candidato della sinistra Jean-Luc Melanchon, una delle maggiori sorprese di questa campagna, ad infiammare la spiaggia del Prado, a pochi chilometri dal centro di Marsiglia. Melanchon, di fronte a decine di migliaia di persone, in un tripudio di bandiere rosse, ha dichiarato guerra alla destra. Non solo a quella del presidente uscente Nicolas Sarkozy, che Melanchon intende -parole sue- mettere ko, ma soprattutto quella del Fronte Nazionale di Marine Le Pen. Ben altri problemi assediano invece uno dei due favoriti, il socialista Francois Hollande, che dovrà presto regolare le ambizioni dei suoi dirigenti, in vista della possibile formazione della squadra di Governo: la lotta per un posto nell'esecutivo, in particolare per il posto da primo ministro, sembra essere cominciata nel PS ben prima del voto. Candidata premier potrebbe essere Martine Aubry, ma solo se l'elettorato desse segnali di forte spostamento a sinistra, nell'urna. Chi non ha ovviamente alcuna intenzione di perdere le presidenziali è Nicolas Sarkozy, che arringherà i propri sostenitori questo pomeriggio alle 16 nel cuore di Parigi, a Place de la Concorde. Un appuntamento deciso quasi all'ultimo, per bilanciare il grande comizio annunciato alla stessa ora da Hollande, allo Chateau de Vincennes, in uno dei grandi parchi della capitale. Parigi insomma, cuore vivo dello scontro di potere, quando il calendario apre l'ultima settimana di campagna elettorale.

11/4/2012

Sembrava fatta, con il nuovo firewall da 800 miliardi di euro - non tutti denari freschi, in realtà. Ma l'Europa torna ora nell'occhio del ciclone, con il ventre molle del Continente tutto concentrato sui due big mediterranei. Italia e Spagna.

E' bastato un titolo del New York Times, sui rischi di esposizione delle banche italoiberiche nei confronti dei rispettivi debiti sovrani, ad accentuare tensioni già in atto, avviando così la seconda puntata di un poco onorevole derby. A fine marzo il premier Mario Monti aveva avvertito, con una certa preveggenza, che la Spagna poteva far ripartire la crisi del debito sovrano. E aveva scherzato sul sorpasso italiano, rispetto ai cugini, nello spread coi titoli tedeschi. Irritazione a Madrid: sono seguite le inevitabili correzioni di rotta, e crisi rientrata. Ieri la seconda puntata: stavolta è toccato al governatore del Banco de Espana, Miguel Angel Fernandez Ordonez, lanciare una stoccata, decisamente un po' fuori misura, all'Italia. La tesi, a dir la verità abbastanza bizzarra, è che la retromarcia sulla riforma del mercato del lavoro della Penisola sta creando ansia in Europa. Ordonez ha insomma equiparato gli sforzi di bilancio iberici, tradottisi in una stangata da quasi 30 miliardi, la più pesante dell'epoca post-franchista, ai difficili negoziati sul tema dell'articolo 18. Quasi ignorando i 100 miliardi di aggiustamento strutturale che -calcoli della Commisione Europea alla mano- sono costate le ultime manovre italiane. Un volo pindarico forse un po' eccessivo, quello di Ordonez, che ha amplificato le critiche di qualche quotidiano internazionale sulle ultimissime novità della riforma Monti. Sullo sfondo resta un'Europa che non riesce a convincere i mercati: i rischie legati alle elezioni in Grecia e Francia, il prossimo referendum irlandese sul Fiscal Compact, le incertezze sull'atteso incremento delle risorse a disposizione dell'Fmi per i prestiti ai Paesi in difficoltà, accrescono il clima di sfiducia. Anziché gettarsi la croce uno sull'altro, occorrerebbe tornare a lavorare assieme. Senza accusarsi a vicenda. I derby italo-spagnoli, insomma, meglio giocarli in Champions League, che in Borsa.

11/4/2012

L'Europa torna nell'occhio del ciclone, in un'apertura di settimana che si è rivelata persino peggiore delle previsioni: con la Grecia -almeno per il momento- al riparo, il focus dei mercati si è spostato su Spagna e Italia. In un gioco di specchi, l'Europa mette sotto osservazione Madrid, che però punta il dito contro Roma.

Ieri la Commissione Europea ha approvato in linea di principio i risparmi supplementari annunciati dal Governo di Mariano Rajoy, equivalenti a 10 miliardi di euro, che si aggiungono alla storica manovra di austerità da quasi 30 miliardi, approvata a fine marzo. Bruxelles vuole però vederci chiaro nelle nuove misure, soprattutto per comprendere quanto andranno a rimettere in ordine sia i disastrati bilanci delle regioni iberiche, sia quello della sicurezza sociale. L'esecutivo Rajoy ha concordato per il prossimo anno un rientro nei parametri di Maastricht, sul deficit. A movimentare ieri la situazione ci ha pensato così il Governatore del Banco de Espana, Miguel Angel Fernandez Ordonez. Che prima ha messo in subbuglio il mondo bancario, mettendo in chiaro che gli istituti di credito iberici, con le claudicanti casse di risparmio, dovranno ricorrere a ricapitalizzazioni, nel caso di un peggioramento della crisi. Poi ha messo nel mirino l'Italia, affermando che la retromarcia sulla nostra riforma del mercato del lavoro sta creando enorme ansia. Quasi a voler addossare la colpa delle nuove incertezze economiche europee su Roma. Ordonez ha aggiunto che in sede Bce non si è mai discusso di un salvataggio spagnolo. Intanto il Fondo Monetario Internazionale, nel World Economic Outlook, avverte: le recessioni precedute da un forte aumento del debito privato ''tendono a essere piu' severe e prolungate'', e potrebbero durare almeno cinque anni. Insomma, dopo le banche, ora bisogna pensare alle economie domestiche, se si vuole uscire dalla crisi.

10/4/2012

La tempesta perfetta affonda i listini europei, rovinando l'atmosfera post-pasquale: Milano finisce nell'occhio del ciclone, con il Ftse Mib che chiude a -4,98% e il Ftse All Share a -4,76%.

Piazza Affari maglia nera d'Europa, in un contesto comunque negativo: Parigi (-3%), Madrid (-2,8%) Francoforte (-2,49%). A giornata conclusa, si tirano le somme: oltre 170 miliardi di capitalizzazione andati in fumo nel Continente, più di 17 dei quali a Milano. Ad affondare le piazze d'affari un mix di ingredienti, rivelatosi fatale: le preoccupazioni legate al mercato del lavoro americano dopo i dati di venerdì, il brusco calo dell'import cinese, con Pechino già lambita dalla crescita inflazionistica, mentre per l'Italia -a incidere- è stato l'allarme lanciato dal New York Times, sulla forte esposizione delle nostre banche -e di quelle spagnole- sui rispettivi debiti sovrani. Tornano a salire anche gli spread: quelli dei titoli di Stato italiani sul bund tedesco hanno chiuso a 404 punti base, con rendimenti al 5,68%. Su anche quelli spagnoli, ora a 434 punti, con rendimenti prossimi al 6%. Proprio la Spagna è osservata speciale in Europa: oggi la Commissione Europea ha approvato -nella sostanza- i tagli del Governo di Madrid, ma attende di conoscere i dettagli. Così ha reagito Bruxelles all'annuncio di dieci nuovi miliardi in risparmi, da aggiungere alla maxi-manovra varata a fine marzo: intanto il Governatore del Banco De Espana, Miguel Angel Fernandez Ordonez, ha riservato una stoccata al nostro Paese: ''in Italia la retromarcia sulla riforma del lavoro sta creando enorme ansia''.

9/4/2012

Chiusura in territorio negativo per Wall Street. Il Dow Jones ha perso lo 0,99%, il Nasdaq -1,08%, mentre l'S&P 500 ha lasciato sul terreno l'1,14%. E oggi riaprono dopo la pausa pasquale, in un contesto di preoccupazione, le borse europee.

Mercati alla prova -oggi- dei nuovi venti di incertezza: la chiusura in negativo degli indici americani, sull'onda delle preoccupazioni legate alla bassa crescita dei posti di lavoro Oltreoceano, ha gettato ombre poco rassicuranti sulla riapertura -in mattinata- delle borse del Vecchio Continente. Dopo l'ondata di liquidità a basso costo, offerta dalla Bce, gli analisti temono un nuovo deteriorarsi della situazione: il New York Times è stato esplicito nel puntare il dito contro i forti acquisti di titoli di Stato da parte delle banche spagnole e italiane, che starebbero alimentando nuovi timori sul livello di rischio dei due Paesi sotto osservazione. Anche le scadenze elettorali, ormai prossime, in Grecia e in Francia non rassicurano. Neppure da Oriente giungono notizie positive: in Cina si è registrato un incremento dell'inflazione, mentre il gigante giapponese Sony si prepara ad annunciare il taglio di 10mila posti, pari al 6% della forza-lavoro globale. La metà non saranno veri e propri licenziamenti, ma cessioni di divisioni produttive, mentre il resto riguarderà il settore di produzione degli apparecchi televisivi, all'origine di perdite miliardarie per la multinazionale. Per Sony si tratta della terza maggiore ristrutturazione di posti di lavoro dal 2005. Così ci pensa la Silicon Valley a movimentare -in positivo- questo momento di incertezza: ieri Facebook ha annunciato l'acquisto di Instagram, applicazione per la condivisione di foto, per un miliardo di dollari. Si tratta della maggiore acquisizione mai realizzata dal social network, nella sua breve storia. Instagram, fondata solo due anni fa, conta su trenta milioni di utenti registrati: è una delle piu' popolari applicazioni sul sistema operativo Apple. La comunità web ha però messo in discussione quella che appare come una valutazione forse un po' eccessiva dell'azienda acquistata.

4/4/2012

In Europa ''ci sono incoraggianti segnali di stabilizzazione finanziaria''. Lo afferma il direttore generale dell'Fmi, Christine Lagarde, secondo la quale ''non dobbiamo compiacerci'', perche' ''la ripresa e' ancora molto fragile'' e la disoccupazione e' ''ostinatamente alta''. Intanto ieri è stata l'Italia al centro delle attenzioni europee.

Botta e risposta tra Londra e Roma, su un documento riservato della Commissione Europea: al centro della contesa il possibile rischio di nuove misure di austerità, evidenziate dal rapporto circolato all'ultimo Ecofin. Il documento è finito sulle pagine del quotidiano economico britannico Financial Times: a colpire l'attenzione è il passaggio in cui si avverte che un inasprimento della recessione, insieme a un incremento dei tassi di interesse, potrebbe obbligare Roma a nuove misure di austerità. E non solo: un altro passaggio-chiave riguarda la riforma del mercato del lavoro, sulla quale Bruxelles incita l'Itala a non perdere la spinta modernizzatrice, anche a costo -si legge tra le righe- di superare le resistenze dei sindacati. Un imbarazzato portavoce della Commissione Europea, Amadeu Altafaj Tardio, ha smentito, senza negare -nei fatti- l'esistenza del documento. Poi ha sviato, ricordando le azioni decisive prese da Roma per il consolidamento di bilancio e il calo del debito. Più decisa la replica di Palazzo Chigi: non c'e' bisogno di manovre correttive per far fronte alla crisi. Al di là delle inevitabili polemiche, il documento tesse le lodi dell'Italia, sulle misure di consolidamento intraprese negll'ultimo anno, che dovrebbero traghettarci verso a un pareggio di bilancio nel 2013. Ma avverte: vietato rilassarsi, nell'azione di rigore.

3/4/2012

Roma e Bruxelles smentiscono le indiscrezioni apparse oggi sul Financial Times, sul possibile rischio di nuove misure di austerità per i nostri conti pubblici.

Nessuna manovra correttiva sarà necessaria, afferma Palazzo Chigi. Mentre Bruxelles non conferma. Spariglia le carte della quiete pre-pasquale europea l'indiscrezione pubblicata oggi dal quotidiano britannico Financial Times, che cita un rapporto di quattro pagine discusso nell'Eurogruppo informale del weekend. Il rapporto avverte che un calo nei tassi di crescita previsti per l'Italia, o un incremento nei tassi di interesse, potrebbe obbigare Roma a nuove misure di austerità. Il rapporto in realtà contiene anche numerosi apprezzamenti per gli sforzi messi in campo dall'Italia a partire da maggio 2011, sostenendo pure che la Penisola potrebbe raggiungere un avanzo primario e un bilancio equilibrato già nel 2012, con effetti estremamente benefici anche sulla riduzione del debito. Ma -si ipotizza- è possibile anche uno scenario negativo: in quel caso, avverte il rapporto, il Governo Monti deve tenersi pronto a reagire - sottinteso, con nuove misure. Il documento suggerisce pure di evitare un rilassamento del rigore fiscale ben oltre il 2013, per garantire una riduzione del debito secondo i ritmi dettati dal Fiscal Compact. Infine, un forte incoraggiamento a procedere con le riforme, in primis quella del mercato del lavoro. Immediate le reazioni: non c'e' bisogno di manovre correttive per far fronte alla crisi, trapela da Palazzo Chigi, mentre il Ministro dello Sviluppo Corrado Passera aggiunge: "con l'austerita' non si cresce, ora dobbiamo puntare su crescita e occupazione". Dalla Commissione Europea una mezza ammissione sull'esistenza del rapporto, pur mascherata da un imbarazzato "no comment": Bruxelles sottolinea però come sia inutile speculare sul futuro, in questo clima di incertezza per l'Eurozona.

1/4/2012

Il giorno dopo l'incremento del fondo salva-Stati, l'Ecofin informale rivendica il proprio risultato di fronte al G20. E il Governatore di Bankitalia Visco pronostica un'uscita dalla recessione il prossimo anno.

Fuori dalla crisi tra la fine di quest'anno e il 2013. A Copenhagen per il vertice Ecofin informale, il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco conferma che questo sarà un anno di recessione per il nostro Paese, ma indica -con ottimismo- un orizzonte di uscita. A condizione però "che la stabilita' finanziaria continui, e siano mantenuti i bassi tassi di interesse". Sempre per Visco, le misure strutturali cui lavora il Governo, ''non sono misure che determinano immediatamente maggiore crescita''. Il Governatore di Bankitalia ha concluso: ''l'intervento della Bce ha evitato il credit crunch'', ''le condizioni di finanziamento delle banche all'economia sono migliorate''. Ieri è stata -a Copenhagen- la giornata del'orgoglio dell'Eurozona, con i ministri finanziari impegnati a lanciare un messaggio chiaro ai partner del G20: il nuovo scudo salva-Euro è sufficiente, i nostri compiti li abbiamo fatti, ora tocca agli altri rafforzare le munizioni a disposizione del Fondo Monetario Internazionale. "Un accordo ad aprile sull'Fmi è nell'interesse di tutti i Paesi"- ha precisato Margrete Vestager, Ministro delle Finanze danese e presidente di turno. Il tedesco Wolfgang Schaeuble ha chiuso la questione: non esiste una somma perfetta per convincere i mercati, ora avanti con le misure strutturali. Infine, sul fronte della tassa sulle transazioni finanziarie, sembra guadagnare terreno l'ipotesi di compromesso tedesca, che prevede di cominciare a tassare le operazioni di compravendita di azioni delle società quotate in Borsa.

31/3/2012

Il giorno dopo l'incremento del fondo salva-Stati, l'Ecofin informale rivendica il proprio risultato di fronte al G20. E il Governatore di Bankitalia Visco pronostica un'uscita dalla recessione il prossimo anno.

Lancia un messaggio chiaro da Copenhagen l'Europa, nei confronti dei partner del G20: il nuovo scudo salva-Euro è sufficiente, i nostri compiti li abbiamo dfatti, ora tocca agli altri rafforzare le munizioni a disposizione del Fondo Monetario Internazionale. "Un accordo ad aprile è nell'interesse di tutti i Paesi"- ha affermato Margrete Vestager, Ministro delle Finanze danese, al termine dell'Ecofin informale- "bisogna riconoscere che ci sono vulnerabilità anche in altre parti del mondo". E per il vicepresidente della Bce, Vitor Constancio, "l'aumento delle risorse dell'Fmi è necessario per il suo ruolo nell'economia globale, non è legato direttamente all'Europa". Anche il tedesco Wolfgang Schaeuble ha voluto chiudere la questione: non esiste una somma perfetta per convincere i mercati, ora avanti con le misure strutturali. Sul fronte italiano, il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco ha pronosticato che il 2012 ''sara' un anno di recessione per l'Italia'', che potra' uscirne a ''fine 2012, inizio 2013''. A condizione però "che la stabilita' finanziaria continui, e vi sia il mantenimento di tassi di interesse bassi". Per Visco, le misure strutturali a cui lavora il nostro Governo, ''non sono misure che determinano immediatamente maggiore crescita''. Il Governatore di Bankitalia ha concluso: ''l'intervento della Bce ha evitato il credit crunch'', ''le condizioni di finanziamento delle banche all'economia sono migliorate''. Sul fronte della tassa sulle transazioni finanziarie, sembra guadagnare terreno l'ipotesi di compromesso tedesca, che prevede di tassare le transazioni sulle azioni delle aziende presenti in Borsa, sul modello della tassa di bollo britannica.

31/3/2012

"Una soluzione duratura": così il Commissario Europeo all'Economia Olli Rehn ha commentato il compromesso che ha permesso -ieri all'Eurogruppo- di incrementare lo scudo a difesa dell'Euro: 800 miliardi, di cui però solo 500 in soldi freschi, facenti capo al fondo permanente Esm, che sarà operativo da luglio.

Le resistenze tedesche -alla fine- hanno concesso di far sopravvivere almeno fino a luglio 2013 il fondo temporaneo Efsf, con 200 miliardi di fondi disponibili, mentre altri 100 sono prestiti bilaterali già stanziati. Deluse le attese di Commissione Europea ed Ocse, che puntavano ad almeno 1000 miliardi. L'attenzione si sposta ora a livello globale: la mossa europea risulterà abbastanza credibile, da consentire un innalzamento delle risorse a disposizione del Fondo Monetario internazionale? La prima reazione del segretario generale Christine Lagarde è stata positiva, ma non è detto che l'ennesimo compromesso all'europea convinca i partner del G20. Il tutto nella giornata in cui la Spagna ha varato il maggior sforzo di risanamento di bilancio dell'era post-franchista: 27 miliardi di euro, per una manovra che punta a far scendere il deficit al 5,3% del Pil entro fine anno. Manovra apprezzata da Bruxelles, che però tiene gli occhi bene aperti. Madrid appare la prossima linea di trincea dell'Euro: due rapporti confidenziali presentati all'Ecofin di ieri hanno messo in guardia i Ministri sulla necessità di fare presto a rimettere in ordine i conti. L'ondata di liquidità a basso costo della Bce ha solo calmato i mercati, ma il rischio contagio resta dietro l'angolo: questo l'avvertimento. E da Cernobbio l'economista Nouriel Roubini avverte: Madrid rischia la fine della Grecia.

30/3/2012

800 miliardi: a tanto ammonta la potenza di fuoco che l'Europgruppo ha deciso di mettere in campo a difesa dell'euro. Il via libera nell'Eurogruppo informale a Copenhagen: la somma nasconde in realtà una quota di denaro già stanziato, che corrisponde a ben 300 miliardi.

Duecento arrivano dal vecchio fondo salva-Stati Efsf -la novità è che resterà in vigore anche dopo luglio- e altri 100 da prestiti bilaterali. I soldi freschi sono insomma rappresentati dai 500 miliardi del nuovo fondo salva-Stati ESM, che sarà permanente ed entrerà in vigore a partire da luglio. Positiva la reazione del direttore generale dell'Fmi, Christine Lagarde, che ha sottolineato come il rafforzamento del firewall europeo aiuterà il Fondo Monetario a reperire le risorse supplementari. Il varo del nuovo scudo protettivo dell'Eurozona è stato però guastato da una polemica a sorpresa tra li leader dell'Eurogruppo Jumcker e il Ministro austriaco delle Finanze Maria Fekter, la quale ha rivelato ai reporter i risultati dell'incontro prima della conferenza stampa ufficiale. Il risultato è stato la cancellazione della conferenza stampa stessa. Il Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble ha comunque definito convincente e sufficiente il nuovo firewall europeo. Proprio dalla Germania è arrivato in serata l'annuncio a sorpresa, secondo cui la Bundesbank non accettera' piu' i bond emessi dalle banche e garantiti da titoli di Stato di Grecia, Irlanda e Portogallo, diventando cosi' la prima banca centrale dell'Eurozona a proteggere il proprio bilancio dai rischi dei Paesi in difficoltà. Rompendo, di conseguenza, il fronte di unità che aveva retto anche nei msi più difficili della crisi. A riferirlo è il Wall Street Journal, che cita un portavoce della banca centrale tedesca. La decisione riflette le preoccupazioni per l'allargamento della gamma delle garanzie accettate dalla Bce per far fronte alla crisi dei debiti sovrani.

28/3/2012

"L'uomo giusto al momento giusto nel posto giusto": l'Ocse promuove a pieni voti il premier Mario Monti, definendo un "passo decisivo" la riforma annunciata sul mercato del lavoro.

"Sfide spaventose attendono i Paesi mediterranei, dopo i passi importanti nel risanamento dei conti", avverte l'Ocse, all'interno del rapporto sui Paesi dell'Eurozona, presentato ieri a Bruxelles. Un rapporto che assegna il massimo dei voti all'esecutivo guidato da Mario Monti: "l'uomo giusto, al momento giusto, nel posto giusto", arriva a definirlo il segretario generale Angel Gurria, che promuove la riforma del mercato del lavoro. "Un passo decisivo per risolvere i principali problemi del Paese nel settore". L'Ocse stima che l'effetto combinato dei primi decreti sulla deregolamentazione e semplificazione -varati dal Governo- porteranno a una crescita annua aggiuntiva del +0,6%. E sul fronte dei conti pubblici, l'organizzazione parigina parla di un una "posizione migliore" dell'Italia rispetto ad altri Paesi, relativamente al deficit di bilancio. Tuttavia, "Roma deve rafforzare la propria affidabilità creditizia". Sul fronte europeo, l'Ocse conferma -per ora- una crescita economica prossima allo zero quest'anno e in ripresa -nel 2013- nell'Eurozona, e invoca riforme strutturali ambiziose, unite ad un rafforzamento della potenza di fuoco del fondo salva-Stati, in modo da fornire ai Governi dell'area euro uno spazio di manovra sufficiente per concentrarsi sulle misure a favore della crescita. Per l'Ocse è necessario uno scudo da almeno mille miliardi: pressioni non casuali, in vista dell'Ecofin informale di questo weekend, che dovrebbe dare il via libera a un rafforzamento del fondo. Germania e Paesi del nord Europa permettendo.

27/3/2012

"L'uomo giusto al momento giusto nel posto giusto": l'Ocse promuove a pieni voti il premier Mario Monti, definendo un "passo decisivo" la riforma annunciata sul mercato del lavoro.

Riforme strutturali ambiziose, unite ad un rafforzamento della potenza di fuoco dell'Eurozona. L'Ocse indica la strada all'Europa, dopo mesi di allarme rosso. In una conferenza stampa congiunta con il Commissario Europeo all'Economia Olli Rehn, il segretario generale dell'Ocse Angel Gurria ha sottolineato la necessità di una potenza di fuoco credibile per il fondo comunitario salva-Stati, in grado di fornire ai Governi dell'area euro uno spazio di manovra sufficiente per concentrarsi sulle misure a favore della crescita. Per l'Ocse è necessario uno scudo da almeno mille miliardi: pressioni non casuali, in vista dell'Ecofin informale di questo weekend, che dovrebbe dare il via libera a un rafforzamento del fondo salva-Stati. Un capitolo importante del rapporto Ocse è dedicato all'Italia, con la promozione a pieni voti del Governo Monti: "le recenti misure intraprese da Italia, Grecia, Portogallo e Spagna sono passi importanti, ma restano sfide spaventose". Gurria si sofferma sul premier Mario Monti: "l'uomo giusto, al momento giusto, nel posto giusto". E stima in un +0,6% del Pil il risultato dell'effetto combinato dei primi decreti dell'esecutivo. Un appoggio incondizionato e al 100%, quello dell'organizzazione internazionale: "approviamo tutte le misure intraprese da Monti", in particolare -dice Gurria- quella del mercato del lavoro, che l'Ocse definisce "un passo decisivo".

27/3/2012

Italia e Spagna promosse dal presidente della Bce Mario Draghi, che guarda con ottimismo al futuro dell'economia continentale. Draghi sceglie il meeting dell'associazione bancaria tedesca per lodare gli sforzi dei Governi di Roma e Madrid, in quella che definisce "la sfida agli squilibri fiscali e macroeconomici".

Per il presidente della Bce, ''le previsioni cupe erano ampiamente esagerate'', anche se ammette che a novembre la situazione in Europa ''era molto seria'. Ma, come detto, Draghi si dice ora ottimista: intravede "segnali di stabilizzazione sia sul mercato finanziario, sia nell'attivita' economica, sebbene a un livello basso''. E incita a "continuare nelle misure mirate a seguire un percorso di stabilizzazione''. Da parte sua la Bce si impegna a vigilare sulla stabilita' dei prezzi nel medio periodo''. Infine, Draghi respinge le accuse sulla super-asta della Bce: "non l'abbiamo fatta per favorire i profitti delle banche, ma per evitare il credit crunch", dice. Il presidente della Bce vede pure progressi importanti sul firewall anti-crisi, leggendo tra le righe delle -ultime- importanti aperture fatte dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. La Merkel pare aver ceduto alle forti pressioni dei partner europei, affinché ai 500 miliardi del fondo permanente salva-Stati Esm vengano affiancati i 200 miliardi ancora a disposizione del fondo temporaneo Efsf, almeno per qualche anno. O meglio, finché gli Stati debitori non avranno ripagato i prestiti ricevuti. Il via libera alla mossa potrebbe giungere già nell'Ecofin informale del weekend. Le parole della Merkel hanno spinto i mercati azionari europei, che hanno chiuso tutti in positivo: la migliore piazza Francoforte, +1,2%, bene anche il Ftse Mib, +0,81%.

27/3/2012

Quando mancano solo tre mesi all'atteso varo del decreto Digitalia, che -nelle intenzioni- dovrebbe aiutarci a recuperare il forte gap innovativo e tecnologico accumulato dal Belpaese negli ultimi anni, ben due diverse statistiche, entrambe su scala continentale, ci hanno ricordato quanto tempo abbiamo perso, in questo avvio di millennio, nella competizione globale.

La prima ha come fonte lo European Patent Office, e riguarda i brevetti. Nonostante la crisi -e questa è la buona notizia- le richieste di brevetti in Europa sono aumentate nel 2011 del 3,7%. Per il presidente dell'Epo, Benoit Battistelli, le aziende sono andate in controtendenza rispetto al primo biennio di crisi, optando per investire in ricerca e innovazione. Le aziende asiatiche proseguono nel trend di crescita, anche se quelle europee mantengono la leadership all'interno del proprio mercato. L'Italia -però- non segue il trend al rialzo: in Europa le nostre aziende sono solo seste per richiesta di brevetti, e tra i primi dieci gruppi non c'è alcun italiano. Un chiaro segnale di un Paese che guarda poco al futuro, in un mondo che cambia: dove la produzione ad alto valore aggiunto sarà la chiave di volta per vincere le nuove sfide globali. Sfide, aggiungiamo, che saranno sempre più vinte con una forza-lavoro maggiormente più qualificata. E anche qui andiamo male. La seconda statistica, resa nota da Eurostat, ha certificato che -per laureati in scienze informatiche- siamo davanti, in Europa, solo alla Romania. E se siamo, almeno nel sentire comune, bravissimi a smanettare con cellulari e smartphone, risultiamo tra i meno alfabetizzati nell'utilizzo dei computer: ben nove punti sotto la media europea. Mentre il mondo correva, la quasi totale assenza di una politica industriale sul versante tecnologico e innovativo ha penalizzato l'Italia anche in questo settore, cruciale per il nostro futuro. Anche qui urge ripartire presto, con un vero piano digitale. Il made in Italy può far poco, se non innova: per il Governo Monti un ulteriore -vitale- banco di prova, da superare già nel prossimo trimestre.

19/3/2012

Il Pasok greco nomina il nuovo leader: sarà l'attuale Ministro delle Finanze Evangelos Venizelos, che prende le redini dall'ex-premier George Papandreou.

I socialisti greci voltano pagina, dopo mesi da incubo, che hanno portato il Paese ellenico sull'orlo di un default disordinato. Ieri si è chiusa l'era Papandreou, un sipario calato -almeno per ora- su una delle famiglie più potenti di Atene, per mano dell'attuale Ministro delle Finanze Evangelos Venizelos. 55 anni, originario di Salonicco, con studi in Francia, Venizelos ha una lunga tradizione politica, che lo ha reso parte dell'establishment socialista ellenico. Cinque anni fa ha sfidato per la leadership del partito il suo nemico George Papandreou, perdendo. Nel 2009 ottiene l'incarico di Ministro della Difesa, poi lo scorso anno viene precipitosamente chiamato all'Economia, per evitare il disastro. Sarà lui a gestire in prima persona i negoziati con l'Europa, facendo parecchia ombra allo stesso Papandreou. E manterrà l'incarico anche con l'attuale premier tecnico Papademos. Oggi Venizelos, che alle primarie socialiste per la leadership ha corso in realtà da solo, dovrebbe dimettersi dal Governo per dedicarsi al partito: tra aprile e maggio si terranno le nuove elezioni in Grecia, e il Pasok è ai minimi storici, accreditato addirittura di un misero 11%, che lo renderebbe il quinto partito. Un'altra corsa per evitare la catastrofe, questa volta politica, attende il navigato Venizelos. Intanto il presidente uscente dell'Eurogruppo Juncker, parlando proprio della Grecia, ha fatto mea culpa: ''ci siamo mostrati duri sul risanamento delle finanze elleniche, ma molto deboli rispetto ad un altro parametro importante, quello della crescita''. Juncker si è detto rammaricato ''per l'aggravarsi delle condizioni di vita dei greci''.

12/3/2012

Rivedere Schengen: con questa parola d'ordine il presidente francese uscente Nicolas Sarkozy ha fatto partire ieri da un sobborgo parigino la rincorsa a Francois Holalnde, grande favorito alle prossime elezioni presidenziali.

Nicolas Sarkozy rilancia in grande stile la campagna elettorale, in vista del doppio round di fine aprile-inizio maggio, che lo vedrà impegnato in una difficile rincorsa sul socialista Hollande. Il presidente francese ha messo nel mirino l'immigrazione e il commercio internazionale, in una svolta a destra ormai conclamata, per recuperare voti. Sarkozy ha scelto la banlieue di Villepinte, a nord di Parigi, per un bagno di folla in stile convention americana. Una prova di forza curata fin nei minimi dettagli, compreso un pubblico in delirio e la premier dame Carla Bruni in prima fila. Il presidente francese ha preso di petto i temi che ha deciso di lanciare nell'arena elettorale, in queste settimane cruciali: "gli accordi di Schengen sulla libera circolazione devono essere rivisti. Noi siamo disposti a sospendere la partecipazione della Francia, se non si arriverà a una governance politica di Schengen nei prossimi dodici mesi". Di qui la proposta di una riforma strutturale del modello di gestione dei flussi, sulla falsariga di quella appena approvata per l'Eurozona. "Occorre gestire gli ingressi in Europa", incalza Sarkò, "altrimenti non saremo più in grado di accogliere degnamente i nuovi arrivati. Serve una disciplina comune nei controlli alle frontiere". Fino alla minaccia finale. O si cambia entro un anno, oppure Parigi si sfilerà. Sarkozy ha affrontato anche il tema commerciale, proponendo una normativa comunitaria che introduca il Buy European, sul modello americano: una legge in grado di garantire alle imprese continentali di una quota loro riservata negli appalti pubblici. La Marsigliese e il nuovo slogan "La Francia Forte" hanno chiuso il comizio: per Sarkozy partono oggi i 42 giorni cruciali per cercare la riconferma all'Eliseo.

12/3/2012

Manifestazioni ieri in oltre cinquanta città spagnole contro la riforma del mercato del lavoro volurta dal Governo del premier di centrodestra Mariano Rajoy.

Sono scesi in piazza in centinaia di migliaia, ieri, a Madrid e in tutte le principali città spagnole, da Barcellona, a Valencia, fino a Siviglia, per protestare contro l'annunciata riforma del mercato del lavoro, progettata dal premier Mariano Rajoy. Un "no" collettivo, sostenuto da sindacati e dal principale partito di opposizione, i socialisti del Psoe, contro una riforma che intende rendere più facili e meno costosi i licenziamenti, introducendo -al contempo- incentivi per le assunzioni di giovani e disoccupati, e che punta a flessibilizzare i contratti nazionali. Una riforma ''perversa'' e ''inefficace'', denunciano i sindacati, secondo i quali aumenterà l'esercito degli oltre cinque milioni di senza lavoro. Mentre il Governo assicura: la riforma aiuterà a combattere la disoccupazione. Settimane calde in Spagna anche sul fronte dei conti pubblici: il 30 marzo Rajoy dovra' varare, con ogni probabilità, una nuova manovra da 17 miliardi, mentre si preannuncia durissimo il braccio di ferro con la Commissione Europea, dopo l'annunciato sforamento -da parte della Spagna- dell'obiettivo di deficit previsto nel 2012. Il tutto mentre l'esecutivo si prepara ad affrontare, il 29 marzo, il primo sciopero generale, a soli centi giorni dall'insediamento. Un record negativo nella Spagna post-franchista, in un periodo della storia iberica tra i più tesi.

10/3/2012

L'Eurogruppo verso lo sblocco definitivo dei 130 miliardi del secondo pacchetto di aiuti alla Grecia. Ieri, in una riunione in teleconferenza, i Ministri finanziari dell'Eurozona hanno dato l'ok a una prima tranche, di poco superiore ai 35 miliardi. Lunedì dovrebbe essere approvato l'intero pacchetto. Intanto il direttore dell'Fmi Christine Lagarde torna a spronare l'Eurozona, affinché prenda le ultime misure anticrisi.

Alzare ora la barriera del fondo salva-Stati, aumentando la potenza di fuoco a disposizione, dopo "l'importante passo" registrato sulla Grecia. Il direttore del Fondo Monetario Internazione Christine Lagarde pungola immediatamente l'Europa, raccogliendo il testimone dell'ultimo G20 dei Ministri delle Finanze: il messaggio all'Eurozona è esplicito. Occorre incrementare i fondi a disposizione dell'Esm: questa la ricetta della Lagarde, che invita a non rilassarsi. E qui entra in gioco l'Italia, Paese al quale il direttore dell'Fmi dedica un'ampia riflessione, nell'intervista concessa a Bloomberg. La Lagarde è prodiga di complimenti per i due Supermario italiani: il premier Monti e il presidente della Bce Draghi, grazie ai quali, afferma senza remore, il 2012 -ora- non spaventa più. Su Monti si concentrano le lodi: ha dato all'Italia un senso di serietà, concentrazione sugli obiettivi e determinazione a portare il Paese fuori dalla situazione deprimente in cui si trovava, afferma, accreditando al premier la capacità di promuovere un nuovo Rinascimento italiano, con misure ispirate a concorrenza e flessibilità. La Lagarde non nomina Berlusconi, ma il voluto -forte contrasto- tra un'immagine rinascimentale contrapposta ad una medioevale lascia ben intendere il giudizio sul passato Governo. Il direttore dell'Fmi però avverte: l'Italia ha ancora un problema di bassa crescita ed alto debito. Per questo, spiega, è importante rafforzare il firewall europeo anticrisi: il rischio contagio non è ancora stato del tutto rimosso. Sul fronte spread, infine, lieve risalita ieri del differenziale tra titoli italiani e tedeschi, con una chiusura a 304 punti base.

9/3/2012

Chiusura di settimana positiva, per l'Europa, dopo la conclusione dello scambio sui titoli del debito ellenico. Il direttore generale dell'Istituto per la Finanza Internazionale, Charles Dallara, che ha gestito la difficile trattativa a nome degli investitori privati, ha definito "un successo" l'operazione di swap. "E' abbastanza impressionante vedere quanti creditori abbiano aderito'', ha affermato Dallara.

Intanto il Governo greco ha approvato l'attivazione delle clausole di azione collettiva. Un'azione attesa, ma che potrebbe far scattare -teoricamente- i credit default swap, le assicurazioni contro il rischio fallimento. Proprio l'agenzia Fitch ha tagliato oggi il debito greco a "insolvenza parziale". L'agenzia di rating stima che le perdite subite dai creditori raggiungeranno il 74%. Anche questa mossa era attesa. A livello politico l'alta adesione raggiunta dallo scambio del debito ellenico è stata accolta con più di un sospiro di sollievo: l'adesione volontaria è stata pari a oltre l'85%, con un incremento fino a oltre il 95%, grazie alle clausole di azione collettiva. Al termine di una teleconferenza, i Ministri finanziari dell'Eurozona hanno convenuto che ''ci sono le condizioni'' per avviare le necessarie procedure nazionali e arrivare ''all'approvazione finale'' del contributo della zona euro al secondo pacchetto di aiuti per Atene. Via libera definitivo atteso per lunedì: i ministri hanno intanto sbloccato i primi fondi per 35,5 miliardi. "Un importante passo in avanti" quello sulla Grecia, per il direttore dell'Fmi Christine Lagarde, che ha però avvertito: occorre rafforzare la potenza di fuoco del fondo salva-Stati europeo, altrimenti anche l'Italia può essere a rischio.

7/3/2012

Forti cali ieri sulle piazze europee, mentre si avvicina la scadenza per lo scambio dei titoli di debito greci, fissata per domani alle 21.

Giornata da dimenticare, per le borse europee, colpite duramente dalle nuove tensioni sulla Grecia e dai dati Eurostat: un mix combinato che ha atterrato i listini del Vecchio Continente. Il Ftse Mib ha perso il 3,39%, in linea con i pesanti cali di Francoforte e Parigi. Solo Londra ha limitato i danni, giù di quasi il 2%. L'indice che rappresenta i principali titoli del Vecchio Continente ha bruciato 188 miliardi di euro. Un calo simile non si registrava da quattro mesi: ad Atene -intanto- la situazione resta abbastanza confusa, quando mancano poche ore alla chiusura dei termini per lo scambio dei titoli sul debito. La Grecia punta a cancellare 107 miliardi di debito, facendo sopportare ai creditori privati perdite anche oltre quota 70%: nell'86% di casi, Atene ha fatto intendere che farà valere la legge locale, imponendo coattivamente le perdite, mentre nel restante 14% dei casi -coperti da legge internazionale- l'agenzia ellenica per la gestione del debito ha avvertito di non avere fondi disponibili per rimborsare i creditori. Il rischio default quindi esiste: se la Grecia facesse partire clausole di azione collettiva, scatterebbero contemporaneamente i credit default swaps, le assicurazioni contro il rischio fallimento. Una strada che l'Europa preferirebbe non percorrere, anche perché gli ultimi calcoli su un default incontrollato di Atene parlano di mille miliardi di costo, per l'economia globale. Ieri cattive notizie anche da Eurostat, che ha rivisto al ribasso l'incremento del Pil dell'Eurozona nel 2011: +1,4%. Il quarto trimestre dello scorso anno si è chiuso con un calo di tre decimali, rispetto al trimestre precedente. Male l'Italia, dove il calo è stato pari allo 0,7%, nell'ultimo trimestre. Infine, le tensioni geopolitiche sull'Iran non hanno giovato ai mercati, già debilitati dalle tensioni finanziarie.

6/3/2012

L'Europa è già in recessione moderata, conferma Bruxelles, dopo l'uscita degli ultimi dati sulla crescita del Pil continentale. Boom della Cig in Italia.

Crescita dell'Eurozona giù, secondo Eurostat, che ha rivisto al ribasso l'incremento del Pil nel 2011: +1,4%. Il quarto trimestre dello scorso anno si è chiuso con un calo di tre decimali, rispetto al trimestre precedente. Male l'Italia, dove il calo è stato pari allo 0,7%, nell'ultimo trimestre, un ulteriore peggioramento, rispetto al calo dello 0,2 del terzo trimestre. Il confronto Europa-Italia peggiora su base annuale: in questo caso il Pil dell'Eurozona ha fatto registrare lo 0,7% in più tra ottobre e dicembre rispetto al 2010, mentre quello italiano è sceso di mezzo punto. I dati negativi di Eurostat hanno condizionato le borse europee, cui non hanno giovato neppure le notizie sulla Grecia, con l'alta tensione in vista della scadenza di giovedi', quando i creditori privati di Atene dovranno pronunciarsi sul piano di swap bond da 200 miliardi. Ad aggiungere nervosismo, l'annuncio della federazione internationale delle banche, secondo la quale un default incontrollato di Atene puo' costare all'economia internazionale oltre mille miliardi di euro: 350 miliardi sarebbero necessari a proteggere Italia e Spagna dal contagio. Proprio l'Italia ha ricevuto ulteriori notizie negative sulla Cig: è infatti tornata a correre la cassa integrazione. A febbraio - secondo l'Inps - le nostre aziende hanno chiesto l'autorizzazione per 82 milioni di ore di cig, con un incremento addirittura del 49,1% rispetto a gennaio. Vola anche la cassa in deroga (+134% su gennaio).

3/3/2012

Il premier Mario Monti torna felice da Bruxelles. Per lui, la fase due, quella della politica per la crescita, ha visto finalmente la luce in Europa, grazie anche al potenziamento del mercato unico.

Prima però, i Paesi continentali hanno posto la firma sulla precondizione voluta dalla Germania di Angela Merkel: il Trattato Intergovernativo, sottoscritto ieri a Bruxelles da 25 Paesi -Gran Bretagna e Repubblica Ceca escluse- introduce la cosidetta "regola d'oro", di chiara impronta teutonica. Regola che impone un deficit strutturale non superiore al mezzo punto percentuale, per scoraggiare finanze allegre e stimolare -anzi- surplus di bilancio. Prima che scattino le sanzioni automatiche, i Paesi che sforano il tetto dovranno adottare meccanismi correttivi. Poi c'è un punto di grande interesse per l'Italia: la stretta antidebito, che -per chi sfora il tetto del 60% annuo sul Pil- significa l'obbligo di riportare il debito pubblico entro questa soglia, al ritmo di un ventesimo l'anno, anche a costo di manovre miliardarie. Roma ha però ottenuto che vengano presi in considerazione "fattori rilevanti", quali l'indebitamento privato o la spesa pensionistica, per poter attenuare lo sforzo di risanamento. Il Trattato chiede inoltre l'inserimento delle regole del Fiscal Compact negli ordinamenti legislativi nazionali, possibilmente nella stessa Costituzione. Sul fronte sanzioni, la Commissione Europea potrà imporre penali a chi sfora il tetto del deficit, mentre la Corte di Giustizia vigilerà sulla corretta applicazione del Trattato. Infine l'entrata in vigore, prevista il prossimo gennaio: il Trattato sarà operativo non appena 12 Paesi lo avranno ratificato. L'Irlanda ha già annunciato un referendum in proposito, ma Dublino deve stare attenta: d'ora in poi gli aiuti europei saranno erogati solo a chi aderisce al Fiscal Compact.

2/3/2012

L'Italia risorpassa la Spagna nello spread, il differenziale tra titoli di Stato decennali rispetto al Bund tedesco, ora intorno ai 310 punti. Sulla Spagna pesa anche l'annuncio che Madrid non rispetterà gli impegni di bilancio presi con l'Europa. Una notizia che ha guastato la conclusione del vertice europeo a Bruxelles.

Paradossi d'Europa: nel giorno in cui 25 Paesi firmano il nuovo Trattato intergovernativo, che impone il rispetto di regole di bilancio più rigorose, esplode a Bruxelles il caso Spagna. Non c'è tempo dunque per festeggiare la firma del Fiscal Compact, fortemente voluto da Angela Merkel... che Madrid pianta la prima grana. Il neopremier Mariano Rajoy ha annunciato che il deficit pubblico iberico scenderà nel 2012 al 5,8% sul Pil, rimanendo ampiamente al di sopra dell'obiettivo promesso dal predecessore Zapatero all'Unione Europea, pari al 4,4%. "Non ho consultato gli altri leader comunitari, e alla Commissione Europea lo comunicherò ad aprile. Questa è una decisione sovrana della Spagna", ha affermato Rajoy con toni duri. Rajoy non se la sente, a soli 20 giorni dalle importanti elezioni andaluse, di andare oltre i 27 miliardi di tagli già previsti nel 2012, più della metà dei quali annunciati solo tre mesi fa. I leader europei hanno puntato -nelle conclusioni del summit- anche sulla crescita, passaggio ricordato anche dal premier Monti: il prossimo varo dei project bonds e l'accelerazione sul mercato unico in primo piano. La cancelliera tedesca Merkel è tornata indirettamente sulla polemica tra la Bundesbank e il presidente Bce Draghi: le azioni della Bce hanno permesso all'Europa di 'guadagnare tempo' e 'i mercati appaiono piu' calmi'. Ma ora e' importante evitare che la liquidita' a basso costo possa portare alla formazione di una bolla speculativa". Infine sulla Siria i 27 leader hanno annunciato nuove sanzioni mirate contro il regime di Damasco, riconoscendo il Consiglio di opposizione siriano.

2/3/2012

Il vertice concluso a Bruxelles con poche novità, anche perché -nel corso della due giorni- sono stati accuratamente schivati i temi più spinosi, quali l'incremento del fondo salva-Stati.

25 Paesi europei, Gran Bretagna e Repubblica Ceca escluse, hanno firmato questa mattina il Trattato intergovernativo fiscal compact varato a gennaio, che mette nero su bianco regole precise sul rigore di bilancio: pareggio nei conti, stretta anti-debito, iscrizione delle regole sui bilanci nelle leggi nazionali. Questi alcuni dei punti di un trattato fortemente voluto dalla cancelliera Angela Merkel. Ora le attenzioni di tutti i leader si spostano sulla fase di crescita: ''Con il vertice di oggi si e' aperta una fase nuova della governance economica, con un impegno sulla crescita", ha proclamato il presidente della Commissione Barroso. Ancora più euforico il francese Sarkozy: "abbiamo voltato pagina". Nelle conclusioni del summit, a quanto è dato capire, le principali misure pro-crescita riguarderebbero soprattuttol'accelerazione dell'iniziativa sui project bonds, sui quali si punta ad un accordo entro giugno, insieme ad una svolta sulla maggiore integrazione del mercato unico. Impegni importanti, sui quali però occorrerà anche concretizzare. La cancelliera tedesca Angela Merkel è sembrata tornare sulla polemica tra il suo Paese e il presidente della Bce Mario Draghi: le azioni della Bce, incluse le due aste a 36 mesi, hanno permesso all'Europa di 'guadagnare tempo' e 'i mercati appaiono piu' calmi'. Ma ora e' importante evitare che la liquidita' a basso costo possa portare alla formazione di una bolla speculativa", ha avvertito, chiudendo -almeno per ora- la polemica. Cattive notizie invece per la Spagna, che non ha di fatto ottenuto dilazioni sulle nuovre manovre di austerità, dopo il peggioramento nei conti pubblici. Mentre il presidente dell'Eurogruppo Juncker ha annunciato l'intenzione di non ricandidarsi alla carica.

2/3/2012

Il presidente della Bce Mario Draghi al contrattacco delle dure critiche tedesche. I soldi della Bce alle banche che finanziano l'economia reale, ha affermato ieri.

Chi dice la verità? Ieri la cancelliera tedesca ha avuto parole di approvazione per l'operato di Mario Draghi alla Bce: "le misure straordinarie varate da Francoforte sosterranno l'euro e stabilizzeranno le banche", ha dichiarato la Merkel, arrivando al Consiglio Europeo dopo un bilaterale con Mario Monti. Parole che giungevano però dopo una doppia tirata d'orecchi alla politica espansiva messa in atto da Draghi, che ha offerto molta liquidità alle banche, con prestiti estremamente favorevoli. Una politica che piace ai mercati, ma che sta suscitando diversi mal di pancia in Germania: il quotidiano Frankfurter Allgeimeine Zeitung ha reso nota la lettera che il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha indirizzato alla Bce. Weidmann avverte Draghi dei rischi crescenti nella zona euro, proponendo un ritorno alle regole di sicurezza che valevano prima della crisi finanziaria. Weidmann mette anche in guardia dal rischio di perdita di reputazione. I toni morbidi ma decisi della Bundesbank sono stati rafforzati da un durissimo editoriale -a firma di Alexander Hagelueken- comparso sul quotidiano bavarese Sueddeutsche Zeitung, che accusa Draghi di essere un politico furbo, di non occuparsi dell'inflazione ma di inondare le banche di liquidità, a costo di causare la prossima bolla finanziaria. L'editorialista accusa Draghi di fare l'americano, copiando le tecniche di Alan Greenspan, imboccando così un sentiero pericoloso. Le stoccate tedesche nascondono sicuramente l'irritazione per la politica di Draghi, che ha avvicinato il modello Bce a quello di una vera banca centrale. Proprio ieri sera Draghi è sembrato rispondere alle critiche, dicendosi soddisfatto per l'asta di mercoledì, che -parole sue- ha prestato liquidità a molte piccole banche, finanziatrici delle Pmi. E rassicurando su economia e inflazione. Intanto la crisi dei bilanci arriva nella rigorista Olanda: il premier Rutte ha annuncia tagli al budget. Il deficit 2012 è atteso al 4,5%. Strano contrappasso, per chi ha duramente criticato i Piigs mediterranei.

1/3/2012

Una giornata assolutamente positiva sui mercati. Partiamo dallo spread tra titoli di Stato italiani e tedeschi, che ha chiuso a 308 punti, toccando i minimi degli ultimi sei mesi.

Il rendimento del titolo del Tesoro e' sceso sotto il 5% per la prima volta da agosto. Nel vecchio Continente sono tornate a prevalere le spinte positive innescate dalla maxi-asta di rifinanziamento della Bce, di ieri, trainando soprattutto i titoli bancari, che hanno fatto registrare rialzi superiori al 5%. Il Ftse Mib ha guadagnato il 2,93%, anche Parigi e Francoforte hanno chiuso sopra l'1%. La politica della Bce ha però scatenato la reazione della Bundesbank verso la politica espansiva di Mario Draghi. Mario Draghi ''si comporta da politico piu' che da custode della moneta unica'', ha accusato il quotidiano Sueddeusche Zeitung. Intanto è iniziato questa sera il vertice europeo a Bruxelles, preceduto sia da un bilaterale tra il premier Monti e la cancelliera tedesca Merkel, sia da una riunione dell'Eurogruppo, che ha parzialmente approvato il piano di ristrutturazione del debito greco. Sarebbe stato dato il via libera a 35 miliardi dei 130 del pacchetto di aiuti ellenico, necessari a finanziare gli investitori privati, mentre sarebbe stata rinviata al 9 marzo la decisione sugli altri 71 miliardi e mezzo. Sul nuovo -parziale- stop avrebbero inciso sia l'attesa per lo swap con le banche sui titoli greci, sia il mancato completamento -da parte di Atene- delle 38 azioni prioritarie concordate. Nota preoccupante: la crisi dei conti starebbe investendo anche l'Olanda. Tagli e rigore sono in vista anche nei Paesi Bassi. Il premier Mark Rutte ha annunciato riduzioni della spesa pubblica. Per quest'anno il deficit e' olandese è atteso al 4,5%. Sul fronte delle notizie positive, invece, il via libera definitivo alla Serbia, che ha ricevuto lo status di candidato all'Unione Europea. Superate le ultime resistenze della Romania.

28/2/2012

Il Bundestag dà il via libera al nuovo piano europeo di aiuti per la Grecia, ma Angela Merkel perde la sua maggioranza: è il verdetto, tra molte luci e qualche ombra, dell'atteso voto parlamentare tedesco.

La cancelliera tedesca aveva lanciato un messagio inequivocabile, nel suo appello pre-voto: "non esiste garanzia di successo al 100% per il piano di aiuti, ma -seguendo questa strada- le chances superano i rischi, mentre un fallimento incontrollato della Grecia avrebbe conseguenze incalcolabili". La Merkel aggiunge un tocco retorico: "se fallisce l'euro fallisce l'Europa". Poi frena sull'aumento di capitale del fondo salva-Stati, nonostante le pressioni del G20, mentre ha loda gli sforzi fatti da Italia e Spagna per risanare i conti. A fine giornata, però, sono i conti parlamentari a non tornare: per la prima volta la maggioranza Cdu-Csu-Fdp finisce per ben sette voti sotto la linea di galleggiamento, e sono così i sì di socialdemocratici e verdi a garantire l'ampio consenso del Bundestag. 17 i "no" dall'interno della coalizione giallonera che sostiene la Merkel: non è ancora allarme rosso, ma i numeri preoccupano. Intanto l'Europa guarda avanti: giovedì e venerdì il summit dei 27 leader continentali dovrà discutere proprio il rafforzamento del fondo salva-Stati. Sempre dopodomani un Eurogruppo straordinario pre-vertice farà le ultime verifiche sulla capacità greca di soddisfare le condizioni per il pacchetto di aiuti, che prevederà -tra le altre cose- prestiti europei per 130 miliardi.

27/2/2012

Via libera del Bundestag al secondo pacchetto di aiuti per la Grecia. Il sì ha prevalso con un'ampia maggioranza: 496 parlamentari, contro 90 no, e 5 astenuti.

Il Bundestag ha così accolto l'appello lanciato nel pomeriggio dalla cancelliera Angela Merkel: un'insolvenza incontrollata di Atene avrebbe ''conseguenze incalcolabili'' anche per l'economia tedesca, ha affermato. La cancelliera ha smorzato le aspettative per l'incremento del fondo salva-Stati -''il governo tedesco non vede per ora la necessita' di un dibattito per l'aumento del fondo Esm con il fondo Efsf'"- e ha precisato: "nessuno puo' dare una garanzia di successo al 100% sul piano di aiuti''. La Merkel ha concluso: ''come cancelliera posso e devo assumermi dei rischi. Ma non posso lanciarmi in percorsi avventurosi. Lo proibisce il mio ruolo''. Le cattive notizie per la cancelliera arrivano però dai numeri: la Merkel non ha infatti ottenuto la maggioranza della sua coalizione. Sommando i voti di Cdu-Csu ed Fdp i consensi sono stati 304, sette in meno rispetto alla soglia di maggioranza, pari a 311. Intanto il presidente dell'Eurogruppo Juncker ha convocato una riunione dei ministri delle Finanze dell'Eurozona per giovedi' alle 14 a Bruxelles, tre ore prima del summit dei 27 leader. All'ordine del giorno ci sarà ''il punto sullo swap dei titoli greci e l'applicazione delle azioni prioritarie chieste ad Atene".

27/2/2012

Meno della metà dei lussemburghesi, poco più della metà di olandesi e tedeschi: gli stipendi italiani finiscono nella zona retrocessione dell'area euro.

L'istituto di statistica Eurostat certifica -a livello europeo- quanto l'Ocse afferma da anni su scala più allargata: lavorare, in Italia, non paga. 23.406 euro è il valore medio di uno stipendio annuo per un dipendente di un'impresa nel settore industria e servizi con almeno dieci lavoratori. A distanza siderale non solo dalle paghe di Lussemburgo, Amsterdam o Francoforte, ben oltre i 40mila euro, ma al di sotto persino di quelle irlandesi, greche, spagnole o cipriote, che ci staccano di diverse migliaia di euro. La fotografia è stata scattata nel 2009, prima dell'acuirsi della crisi, ma è sintomatica di un Paese dove a non crescere non è solo l'economia. In un quadriennio le buste paga italiane sono aumentate solo del 3,3%, mentre i salari spagnoli e portoghesi crescevano di oltre il 20%. Ma anche altri Paesi dell'Europa occidentale facevano registrare rialzi a doppia cifra. E se guardiamo a Danimarca e Norvegia, con medie oltre i 50mila euro, per noi è Serie B. Eurostat non parla dei salari dei giovani, tralasciando un capitolo ancora più doloroso: il paragone salariale con l'estero ben spiega la fuga -crescente- Oltralpe. Da New York il Ministro del Lavoro Elsa Fornero propone di aumentare la produttività. L'Italia brilla solo per il ridotto gap negli stipendi tra uomini e donne, inferiore alla media europea: tuttavia, la classifica viene drogata in positivo dal ridotto tasso occupazionale femminiale e dallo scarso ricorso al part-time.

26/2/2012

Italia in coda -nell'Eurozona- per gli stipendi: lo afferma Eurostat, secondo cui tra i Paesi europei in crisi, i nostri dipendenti ricevono buste paga superiori solo a quelle dei portoghesi.

Il confronto è impietoso, anche se -a dirla tutta- appare più come la scoperta dell'acqua calda: lavorare in Italia non paga, almeno in termini di stipendio. A certificarlo è Eurostat, organismo statistico dell'Unione Europea, che ha confrontato le retribuzioni lorde nei Paesi dell'Eurozona, scoprendo come il nostro Paese si piazzi addirittura dodicesimo posto, superato persino da Irlanda, Grecia, Spagna e Cipro. Il valore di uno stipendio annuo per un lavoratore di un'azienda nei settori industria o servizi è pari a 23.406 euro, meno della metà di un collega lussemburghese. Ma anche gli stipendi olandesi e tedeschi sono quasi il doppio, rispetto ai nostri. Tra i cosiddetti Piigs, riusciamo a superare solo il Portogallo. Ma le cattive notizie non finiscono qui: tra il 2005 e il 2009 l'aumento delle buste paga è stato pari solo al 3,3%, rispecchiando una crescita economica a dir poco anemica, mentre gli stipendi spagnoli e portoghesi crescevano -nello stesso periodo di oltre il 20%. Ma anche gli altri Paesi dell'Europa occidentale hanno fatto registrare crescite a doppia cifra. L'unico dato positivo riguarda così il gap retributivo tra uomini e donne, che in Italia supera di poco il 5%, ampiamente sotto la media europea: tuttavia, è influenzato dal minor accesso femmminile al mercato del lavoro italiano, insieme all'ancor più scarso ricorso al part time. Eurostat non lo dice, ma il capitolo retribuzioni dei giovani farebbe segnare ulteriori record negativi, spiegando anche perché molti scelgano di andarsene all'estero, a lavorare. Da New York il Ministro del Lavoro Elsa Fornero ha commentato: in Italia abbiamo ''salari bassi e un costo del lavoro comparativamente elevato. Bisogna scardinare questa situazione, aumentando soprattutto la produttivita'''.

26/2/2012

"C'e' stata una messa in sicurezza notevole sul bilancio: sulla crescita bisogna ora insistere anche a livello europeo''. Il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco sottoscrive la fase due impressa dal Governo Monti, confermando come l'Italia, tre mesi e mezzo dopo Cannes, è fuori dal mirino dei Paesi osservati speciali.

La Penisola sta procedendo sul cammino delle riforme strutturali, conferma Visco, anche se occorre definire un processo il più organico e omogeneo possibile, che porti a risultati permanenti. Da Città del Messico, Visco commenta pure la crisi europea: la Bce ''valuterà'' l'efficacia della seconda operazione di rifinanziamento a tre anni di febbraio, per poi decidere un'eventuale nuova terza misura di liquidita', che ''al momento non e' necessaria''. Infine un'occhiata al mercato energetico: "occorre essere vigili, la tensione sui mercati sta salendo". Al centro delle discussioni dei Ministri Finanziari delle potenze mondiali ci sarà soprattutto l'Europa, la cui uscita dal tunnel della crisi appare ancora troppo incerto: nelle ultime ore gli altri Paesi del G20 sono stati abbastanza chiari con il Vecchio Continente. Prima occorre rafforzare il fondo salva-Stati comunitario, aumentando la potenza di fuoco interna a disposizione, poi gli Stati Uniti e le potenze emergenti potranno rafforzare il loro contributo a disposizione del Fondo Monetario Internazionale. Anche per questo nessuna decisione di rilievo, in proposito, è attesa per il weekend.

25/2/2012

Le riforme strutturali rappresentanto la chiave per uscire dalla crisi: le politiche monetarie e fiscali da sole non bastano, avverte l'Ocse. Che dal Messico lancia messaggi chiari all'Italia.

Privatizzazioni e riforma del mercato del lavoro: l'Ocse presenta la sua ricetta per l'Italia, nel rapporto sulla crescita presentato a margine del vertice G20 dei Ministri Finanziari a Città del Messico. Tra i capitoli più importanti indicati dall'organizzazione parigina, figura la riforma dei contratti: occorre ''ammorbidire la protezione sui contratti standard'', per ridurre il dualismo sul mercato dell'impiego, sottolinea l'Ocse, che non dimentica la necessità di una riforma del welfare, per migliorare la rete di protezione dei disoccupati. E' lo stesso segretario generale Angel Gurria a battere su questo tasto, quando afferma che l'Italia ha compiuto passi in avanti con il governo Monti, ma ''resta in sospeso la riforma del lavoro''. Più in generale, la disoccupazione rappresenta un'emergenza nei Paesi sviluppati, con i senza impiego ormai a quota 45 milioni. Ma ci sono pure altri dossier aperti: l'Ocse indica la necessità di ridurre la proprietà dello Stato ''nei settori dei media televisivi, dei trasporti, dell'energia e dei servizi locali''. E interviene anche sulle liberalizzazioni, sostenendo come occorra abbattere le barriere alla concorrenza, soprattutto per professioni, commercio al dettaglio e servizi locali. Una spinta riformatrice, quella impressa dall'organizzazione parigina, che trova il suo fondamento nella necessità di un cambio di marcia legato alla crisi: Spagna, Irlanda, Grecia e Portogallo sono stati i Paesi europei che hanno premuto di più sull'acceleratore. Ma anche l'Italia avanza con Monti, seppure un po' più distaccata. Ieri nuovo segnale di fiducia dai mercati, con le aste di Btp e Ctz andate a buon fine. Domanda solida e tassi ancora in calo.