... da parenti e amici della casa

Comunità della Annunciazione

La sua ultima raccomandazione: il suo testamento

“L’importante è volersi sempre bene” queste le sue ultime parole consegnate agli amici della piccola comunità dell’Annunciazione riunita intorno a lei, poi serenamente Vittoria ci ha lasciato lì, sbigottiti, increduli, impreparati. Questa frase è certamente la sintesi, l’essenza di tutta la sua vita, del suo cuore e delle sue opere verso tutti, famiglia, amici, studenti, conoscenti.

Ogni sua azione, ogni suo pensiero miravano sempre a creare relazioni buone, affettuose, accoglienti e durature.

Viene spontaneo collegare questo suo ultimo messaggio al testamento di don Pietro Margini: “Vogliatevi bene, state uniti”. Pur nel grande dolore, difficile da superare, queste parole aprono il cuore e la mente a un futuro di serenità, di speranza e a un impegno concreto per un mondo buono, intessuto di relazioni amichevoli soprattutto nella diversità. Il susseguirsi, infatti, di note diverse se si intrecciano nell’amore e nella comprensione, creano armonia e generano una musica che commuove e allieta i cuori.

In questi giorni tanti, anche a noi sconosciuti, ci hanno raccontato delle sua visite frequenti ad ammalati, a donne sole, a famiglie in difficoltà, a bambini speciali.

Non sappiamo se la litania mariana “causa nostrae Laetitiae” le fosse particolarmente cara; certamente tutta la vita di Vittoria è stata causa di gioia, di serenità di pacificazione per tanti. I messaggi di questi giorni parlano di lei come portatrice di luce, di speranza, di consolazione, di affettuose relazioni. Ha portato l’amore del Signore a tanti con una semplicità a volte disarmante, come quando andava a trovare anziane signore e con loro cantava canzoni del passato per aiutarle a ricordare a riconoscere e a sorridere.

La Comunità dell’ Annunciazione

Emilia Ferrari

Cara mamma,

difficile raccogliere pensieri ordinati, quando il cuore, pur nella serenità, è scosso da emozioni violente, dolorose e profondamente intime. Vorrei riuscire a fissare pensieri, immagini, parole... per renderele in un certo senso eterne, per lenire quel senso di vuoto e di definitivo che la morte pone tra noi e voi...

Sono serena però e profondamente riconoscente a Dio, perchè so di aver ricevuto doni e ricchezze attraverso te e la famiglia, che certamente non sono meritate, ma che hanno reso bella e ricca la mia vita, le mie relazioni, le mie aspirazioni...

Sono grata perchè, soprattutto negli ultimi anni, abbiamo condiviso molto di più che un semplice rapporto madre-figlia; ti ho potuto "vivere" e gustare nella condivisione di quegli ideali, per i quali hai speso fino all'ultimo respiro!

Ho apprezzato quel tuo carattere deciso e audace, che via via si è addolcito e che negli ultimi anni ha lasciato trasparire sempre più la tua emotività, anche nel rapporto con noi figli e con i nipoti, verso i quali eri sempre presente, attenta e premurosa.

Hai amato profondamente il Signore e lo hai servito senza risparmiarti, in una quotidianità a servizio della tua famiglia, della Parrocchia, dei sacerdoti, degli amici, del Movimento e delle numerosissime persone che hai saputo avvicinare e accogliere.

Sì, perchè già lo intuivamo, ma ancora di più ci è stato chiaro nei giorni dopo la tua morte, che abbiamo avuto una grande mamma. Non solo noi però, perchè, in un certo senso, ci siamo resi conto che ti abbiamo condiviso con tante persone! In molti, conosciuti o meno, ci hanno testimoniato che da te si sono sentiti accolti, capiti, ascoltati, amati! E' stato di grande consolazione per noi essere avvolti da questo calore!

Avevi sempre una parola per tutti, un sorriso, una battuta; quante volte ti chiedevo per strada di camminare a testa bassa, altrimenti non saremmo mai arrivate alla macchina! Eppure, questo è stato proprio un tuo valore aggiunto: quello di riuscire a renderti presente. Con energia, certo, nella verità, ma con quella carità che sa scaldare il cuore e avvicinare le persone.

Difficile non leggere i segni degli ultimi tempi, che prima solo intuivo, ma che ora mi sono più chiari... Tanti davvero, che hanno lentamente preparato il nostro cuore ad un graduale cambiamento di prospettiva!

Sì, perchè, pur profondamente fedele al Signore e docile alla sua volontà, eri anche profondamente amante della vita! Le fragilità fisiche non hanno certamente spento quella fiamma che ci ha scaldato e ci ha fatto sentire amati, desiderati e custoditi, speciali comunque ai tuoi occhi. Non ha spento neppure la tua voglia di vivere, di godere di ogni gioia e prospettiva che la vita ancora ti riservava.

Proprio per questo, tu e papà avete desiderato festeggiare insieme, con figli e nipoti, tutti gli eventi belli che il 2018 avrebbe portato. Proprio la sera del 9 Febbraio, anniversario della morte della zia Lucia, abbiamo condiviso la messa prima e la cena dopo... Difficile non vedere la Provvidenza in questo!

Eri serena, anche negli ultimi giorni, certo preoccupata per le prospettive di salute, ma abbandonata e fiduciosa; comunque positiva!

In un attimo cambia tutto...

"Non sono pronta!", ti ho detto forte! Anche se avevo già invocato l'Ave Maria, mentre scendevo di corsa le scale...

Sì, non sono pronta, ma chiedo la forza e la determinazione di procedere con energia e serenità, facendo tesoro di quanto ci hai insegnato e trasmesso con il tuo profondo amore e la tua raffinata e intelligente sensibilità!

Grazie al Signore che ti ha a noi donata, grazie al papà che con te ha condiviso una vita, ma anche grazie a te, mamma!

Monica e Grazia Ferrari

Ti ringraziamo infinitamente, Signore, per la nonna Vitto.

Grazie per averci donato una nonna così presente, così attiva, così accogliente, ma soprattutto così esigente.

Grazie proprio alla sua esigenza ci ha permesso di raggiungere grandi traguardi a livello scolastico e non solo.

- "Tu metticela tutta, poi prendiamo quello che viene"

- "Perfetto e avanti"

- "Orgogliosi della nostra ragazza"

- "Avanti a testa alta"

- "Sempre insieme indipendentemente dai...numeri"

- "Dai sempre il massimo, poi vedrai che i risultati arriveranno"

- "Sono fiera di te"

- "Continua così"

- "Finché posso io rimango sempre sulla verticale"

Questi sono i suoi messaggi e le sue frasi che costantemente ci accompagnavano nei momenti di difficoltà scolastica e universitaria, verifiche o sessioni d'esame. Frasi colme di una Speranza unica, che ci davano la forza di dare sempre il massimo. E adesso cara nonna ci rivolgiamo a te: ti chiediamo di proteggere da lassù tutti i tuoi famigliari in questo anno che si prospetta ricco di grandi gioie e di donarci la virtù della Speranza. Sempre, anche quando sembra tutto svanire.

Le nipoti Monica & Grazia

Isabella e Mattia Medici

Come una meteora

Proprio in questi ultimi mesi avevamo potuto condividere con la nonna Vittoria e il nonno Franco la meravigliosa notizia dell'arrivo di un pronipotino. Scriveva in un sms inviato lo scorso 28 ottobre: “I mesi passano e non vi ho ancora fatto i rallegramenti per la notizia che ci ha fatto tanto gioire e... diventare bisnonni! Siamo con voi in quest'attesa. Vittoria”. Chiaramente aveva subito mostrato il suo entusiasmo, infatti le avevamo promesso che glielo avremmo affidato volentieri fin da subito, sapendo che mamma speciale è stata per i suoi figli e non solo.

Il ricordo di nonna Vittoria è vivo oggi più che mai nella nostra vita.

Siamo qui perché lei ha aderito pienamente alla sua chiamata di sposa e madre insegnandoci quanto sia bella una vita donata con gioia. Grazie al suo sì, e a quello del nonno, il Signore ha generato prosperosa la vita, e con essa, la realizzazione di preziose vocazioni; tutto questo in una famiglia che ha vissuto alla luce della fede in Dio, dalla quale siamo sempre stati accolti e amati come figli. Siamo a Lui molto grati per aver sperimentato il calore e la luce che provenivano incessantemente da questa donna: come una meteora (che brucia e si esaurisce compiendo il suo viaggio), così la nonna Vittoria si è consumata donandosi, brillando di una gioia ardente, una luce forte che continua a parlarci dal Paradiso e ci dona tanta speranza. Lei è stata per noi una scia luminosa nella quale abbiamo veduto la fiamma inconfondibile di Cristo; dinnanzi a tale testimonianza di vita, noi non possiamo che rendere grazie a Dio per questo dono celeste.

Siamo certi che ora la nonna Vittoria viva alla luce del Padre e perciò le affidiamo ancor più volentieri la nostra famiglia che cresce; le chiediamo in modo particolare di intercedere per l'anima del nostro piccolo affinché il Signore le doni una fede ardente e coraggiosa, proprio come era la sua.

Mattia, Isabella e piccolo

Paola Spaggiari

Carissimi amici,

come non pensare a Vittoria in questi giorni.

Tante emozioni sono riaffiorate alla mente. L'ultimo ricordo che ho di lei è al 25° dello Studio Bernadette il 7 dicembre 2017; in quella occasione, tanto per cambiare, mi sono commossa. Lei mi si è avvicinata e con il suo sorriso avvolgente (che la contraddistingueva), mi ha preso sotto braccio e mi ha detto: ricordi? E io: certo!

Si riferiva al fatto che quando mi vedeva piangere le tornava alla mente che durante il funerale di Bernadette, aveva tenuto la mano a me e ad Euli tutto il tempo, dandomi continuamente dei fazzoletti per asciugare le lacrime. E' un ricordo in me molto vivo, un ricordo di chi mi aveva consolato durante un evento straziante.

Ripensando a questo episodio ho riflettuto sull'incidenza che hanno le persone nella tua crescita; ho pensato che per quanto mi riguarda tutti i componenti della comunità dell'Annunciazione hanno contribuito e influito sulla mia crescita. Riflettevo che sono state per me persone incisive, nello specifico di Vittoria ricordo i "giovedì" passati a casa sua quando era il suo "turno", andare dai Ferrari era bellissimo, ci aspettava "il pane secco": che bontà, i pacchi di bisoctti formato campeggio e le caramelle della zia Lucia... e guardare tutte le teglie di pizza che preparava per la vostra numerosa famiglia...

Osservando tutte queste cose oggi, ricordo il rigore di Vittoria (c'era poco da contargliela), rigore ma calore. Ricordo il suo essere maestra al Gazzaro, che passione, che dedizione. La programmazione che faceva con Margherita, i rapporti con le bidelle, i suoi alunni, le feste che organizzava, i canti (i bambini di Gazzaro fanno rima con somaro).

Ieri al funerale infatti ho visto diverse persone che erano con me al Gazzzaro (alunni e bidelle). Ho visto inoltre tutte quelle famiglie che anni fa erano coppie di Sassuolo; quanta gente ha incontrato, accolto, amato...

Un calore che sempre mi dimostrava, incontrandomi ogni volta; mi chiedeva dei miei figli, di Chiara che ha l'età di Grazia...

La riflessione ultima che mi viene è questa: ogni persona che incontriamo sul nostro cammino, dall'infanzia in poi, influisce sulla nostra crescita, cosa sto facendo io per i miei figli? Che famiglie incontrano da cui prendere spunto, esempio? Bhe io sono stata proprio fortunata, le coppie della comunità della Annunciazione mi hanno veramente dato tanto e sono contenta di averle potute festeggiare l'anno scorso.

Con tantissimo affetto,

Paola

Maria Spaggiari

La mia maestra

“Sei la nostra sesta figlia!”; non so a quante persone lo abbia detto la Vittoria, ma quella mattina di qualche mese fa mi sono sentita veramente parte della vostra famiglia, sostenuta nelle mie scelte di vita, coccolata da un affetto particolare che rappresentava un “oltre” di ciò che avevo sperimentato fino ad allora come figlia della comunità dell’Annunciazione.

I primi ricordi risalgono a quando da Sant’Ilario venivo nella vostra casa di Correggio e, solitamente, mi fermavo anche per la notte. Erano momenti speciali in cui iniziavo a godere della gioia dell’amicizia con l’Emilia e del bene che mi legava a Luca e Francesco, sotto lo sguardo vigile di mamma Vittoria e la presenza silenziosa di Frine.

Poi, la Casa Bianca. E quell’appartamento all’ultimo piano che per un poco è rimasto vuoto, ma con la certezza che sarebbero arrivati finalmente anche i Ferrari. Si concretizzava così la possibilità di vivere sempre insieme, da mattina a sera. Sono gli anni in cui, oltre ai pomeriggi trascorsi tra il cortile, le varie case e la scatola dei “Bucaneve” che mai mancava nella vostra dispensa, ho incominciato la frequentazione quotidiana con la Vittoria, che nel frattempo era diventata la mia maestra.

Sapeva tutto, appassionata della cultura e della vita. Non mi è mai pesato andare a scuola perché ogni giorno, fuori dagli schemi, imparavo tante cose. Attraverso il canto, il cucito, le gare, i racconti e le leggende, il disegno, i supporti audiovisivi apprendevo la matematica, la grammatica, la storia e la geografia, le scienze, ma anche i fondamenti della fede, che ci offriva con naturalezza e con il sorriso. A distanza di tempo capisco che mi affascinava molto quella mente libera e intelligentissima che sapeva amare oltre gli “steccati” ideologici e mi spronava a vincere il mio carattere per andare agli altri, accogliendoli senza preconcetti e ritrosie.

Nel suo cuore sono sempre rimasta la piccola Maria. Anche quando abbiamo intrapreso l’avventura di via San Giovanni Bosco, dove ci separava una scala, un numero civico, ma non l’intesa maturata. E allora voleva sempre essere informata sulla mia vita: le scuole superiori, Mimmo, l’Università, il mio vestito da sposa, le Gemme…

Spiazzata dalle sue domande dirette e particolari, non riuscivo a darle risposte evasive e così i nostri discorsi non erano mai banali; si entrava nel cuore delle situazioni e affidavamo l’una all’altra le persone a noi più care.

Non le ho mai nascosto l’iniziale sconcerto di fronte alla scelta di trasferirsi a Sassuolo, portando con sé Pietro. Ma ha avuto ragione. A poco a poco, la sua casa è diventata la casa di tutti: piccoli, giovani, adulti e, ancora una volta, la nostra. Insieme a Franco, ha incominciato ad intessere legami invisibili, presentando gli uni agli altri, unendo gli uni agli altri, Sant’Ilario e Sassuolo.

Ci siamo ritrovate a Reggio. Per lo stesso motivo.

La prima cosa che mi ha colpito, forse perché ero diventata grande, è stata la sobrietà della sua casa e quella libertà che le permetteva di essere “leggera”, là dove il Signore l’aveva chiamata ad essere. In poco tempo tutti hanno conosciuto la “mamma di don Luca” e soprattutto lei ha conosciuto tutti. Pochi giorni fa, il 2 febbraio (anniversario degli Adani), a Ospizio c’era quasi la fila per salutarla…

Negli anni di Reggio ci hanno legato particolarmente due cose: l’affetto per don Luca e la passione per i gemelli. Lei, la maestra, chiedeva a me spiegazioni, domandandomi di svelare i segreti per affrontare questa nuova avventura.

Lei e Franco hanno voluto bene in modo speciale alle mie figlie e loro lo sanno. Con lei ho condiviso la gioia di essere diventata nonna, lo stupore per quel dono gratuito del Signore che ha travolto la mia e la vita di Mimmo.

Poi, l’11 febbraio. Me la sono trovata davanti di qualche banco durante la preghiera per Umbo. Con il cuore in tumulto per tutti i pensieri che mi suggeriva il Signore, non riuscivo a staccare gli occhi da un’immagine che attirava la mia attenzione, quasi distraendomi.

Era l’immagine della Vittoria (di cui mi aveva particolarmente colpito la bellezza e il sorriso) circondata dagli amici dell’Annunciazione, ma anche dagli amici della comunità della Presentazione di Maria al Tempio. Di fianco a lei, il vostro papà, sempre in ginocchio, lo sguardo fisso al Santissimo, in preghiera impetratoria e adorante. Timidamente ho unito il mio cuore a quella preghiera perché sapevo che era la stessa.

Ora me la immagino nella gioia del Paradiso, sempre vicina a don Pietro, seguita a ruota dalla Bernadette, circondata dalle tante amiche che l’hanno preceduta, pronta a portare un po’ di scompiglio, decisa a non demordere di fronte al primo “no” del Signore, per continuare a stare vicino a noi, per provvedere alle nostre più piccole necessità, per aiutarci a diventare santi.

A Dio, maestra carissima!

Maria

Maria Onfiani

Ho condiviso tanti luoghi e tanti percorsi con Vittoria.

La nascita a Correggio, l’esodo a Sant’Ilario d’Enza prima alla Casa Bianca e in seguito in via San Giovanni Bosco, il trasferimento a Sassuolo e successivamente a Ospizio in Reggio Emilia.

Ho condiviso tanta parte di vita e di “pellegrinaggio”. Il rapporto con Vittoria è mutato a seconda dei luoghi e della mia età. Si è evoluto perché lei è stata in grado di farlo crescere.

Vittoria alla Casa Bianca la ricordo nella sua austerità e sobrietà ma nello stesso tempo per la sua creatività. Una sua caratteristica che ricordo è il suo amore per l’arte, il canto e il teatro.

Un anno a Natale ha organizzato uno spettacolo strepitoso: ha coinvolto tutti noi bambini della casa nel canto, nelle recite, nei costumi e nell’abbellimento delle scale con immagini del presepe. Ricordo quanto mi era gustato preparare le sagome di polistirolo intagliandole con un traforo per polistirolo con un filo di ferro bollente. Ogni bambino “sburlava” per poter intagliare delle sagome perché fare quel lavoro ci faceva sentire grandi e dava molta soddisfazione. Chissà dove Vittoria si era procurata quel traforo!

Forse sembrano particolari insignificanti, ma in quella festa tutto era stato curato e diretto in modo magistrale… ricordo l’adrenalina di noi bambini su e giù per le scale mentre fremevano i preparativi sotto la regia sapiente ma discreta di Vittoria.

La festa nel garage della casa fu una grande successo. Noi bambini della casa ci sentivamo come i membri del piccolo coro dell’Antoniano: disposti su più file con i bambini sul retro in piedi su una panca, le luci del garage spente e un spot che ci illuminava.

Una festa genuina e casalinga ma curata.

Vittoria ci ha coordinato in tutto questo, valorizzando le attitudini di ognuno di noi. Una donna sempre sobria ma quando si trattava di spettacolo aveva una grande attenzione per il dettaglio.

Quella festa di Natale per me resta mitica, l’archetipo a cui rifarsi per ogni festa de Natale.

Quindi primo ricordo: amore per l’arte, per le cose belle e per il canto e grande capacità organizzativa.

Ci trasferiamo in via San Giovanni Bosco: Vittoria diventa una delle mie insegnanti all’Istituto magistrale: ci insegnava pedagogia

La cosa che ricordo maggiormente oltre alla sua autorevolezza è la capacità di rendere chiaro, di sminuzzare, ciò che voleva tramettere o insegnare (da prof penso che sia la prima qualità che un prof deve avere).

Aveva la capacità di far visualizzare (torniamo al teatro) i concetti che voleva esprimere attraverso le parole e i gesti.

Le imitazioni della Mescoli tra noi studenti erano sempre dei mimi. Esprimeva con il corpo ciò che diceva a parole.

Un altro ricordo come prof…. Speravamo sempre che si assentasse la prof di Latino perché la supplente era sempre lei (ricordo il suo impegno all’istituto magistrale insieme alla comunità).

Non aveva una laurea in lettere antiche ma la sua conoscenza del latino era ad alti livelli e riusciva a spiegare con una chiarezza e una plasticità eccellenti: ne approfittavamo della sua presenza e competenza per chiarirci tutti i nostri dubbi.

Fin qui un rapporto adulto/bambino - adulto/ragazzo.

Ricordo volentieri i suoi incoraggiamenti mentre preparavo il concorso e mi ricordava, con una certa soddisfazione e ironia, come lei lo avesse preparato ascoltando mia madre e sua sorella Attilla che studiavano e “sfinivano” i libri mentre lei sgranocchiava frutta secca (fatto confermato anche da mia madre). Passarono tutte e tre il concorso e se ricordo bene lei prese il punteggio più alto. Evidentemente una donna intelligente, intuitiva e in grado di vendere la sua merce.

Arriviamo al trasferimento a Sassuolo.

Mi stupì moltissimo quando lei mi invitò al loro incontro di comunità per sentire cosa avessi da dire e per chiedermi informazioni sulla mia decisione riguardo al trasferimento.

La comunità dell’annunciazione mi accolse con grande affetto, soprattutto lei e l’aspetto che mi colpì maggiormente fu la grande considerazione.

Non più un rapporto da subalterna, ma da pari.

A Sassuolo ho ammirato due cose in lei.

La prima è stata la sua capacità di creare dei legami e di farsi vicina alle persone più disparate, una capacità di relazione con chiunque, la seconda il fatto che nonostante abitasse su due case e fosse decisamente impegnata nel servizio in canonica non desse mai l’idea di essere trafelata o agitata. Sempre calma e tranquilla anche se indaffarata. Ricordo una chiacchierata con lei mentre preparava la cena per i preti (zucchine) con una tranquillità incredibile sia nei gesti che nelle parole. La calma degli uomini di Dio di chi sa che il mondo, la nostra vita sono nelle sue mani. La calma di chi si affida alla provvidenza e sa che nessuno di noi è Dio.

Ricordo il suo intuito e la sua capacità di mettere a proprio agio l’interlocutore, la sua furbizia: partiva con una battuta, ma poi arrivava subito al cuore del problema. Mi ha aiutato moltissimo nella gestione dei rapporti all’interno della mia famiglia. Penso che il suo segreto fosse la vicinanza con Dio, la sua capacità di mettere tutto davanti a Lui e di chiedere una lettura illuminata dallo Spirito dei fatti e delle persone, un grande rispetto della libertà dei figli di Dio

Ha sempre partecipato al memorial di Claudio e ha sempre portato nuovi invitati. Ha sempre avuto parole buone e comprensive sapendo le tensioni che ci potevano essere in questi momenti nella famiglia.

Negli anni di Sassuolo ho anche notato come abbia creato forti legami con le mamme e le famiglie dei preti divenendo allo stesso tempo locomotore di tante iniziative e collante tra le persone.

Infine trasferita a Reggio si è rimboccata le maniche e di nuovo ha iniziato ad intessere rapporti e legami (mi viene in mente il libro Il filo rosso). Tutte le volte che mi incontrava ha avuto una parola buona, una carezza e un sorriso. Ha condiviso con me le preoccupazioni scolastiche per mia figlia.

Un atro aspetto che ho ammirato in Vittoria il legame con Franco. Spesso insieme, sempre in armonia ma mai asfissianti. Non so perché non guidasse in questi ultimi anni, si faceva spesso accompagnare da suo marito, anche questa cosa era fatta con gran classe, “da signora”.

Anche quando tornavo a S.Ilario dai miei, se era sul balcone a prendere aira non mancava mai di salutare di informarsi e interessarsi sempre senza fretta.

Mi sono sentita bene come una figlia.

Un’altra cosa che ho notato è la sua capacità nella malattia di sapersi mettere tranquilla, di stare al suo posto, ma anche la capacità di secolare su cosa risparmiarsi per essere presente agli eventi a cui teneva (vedi adorazione al sacro tronco per Umberto)

Una donna profondamente cristiana che vive nel mondo e nel tempo in pienezza proprio perché di Cristo.

Maria Onfiani


Ps: riporto qui questa testimonianza perché non è mia ma ho avuto la fortuna di raccoglierla.

Mentre due donne esperte nel soffrire (Giovanna e Teresina) parlavano tra loro la mattina dopo la morte di Vittoria si sono dette: “Chissà cosa avrà detto Vittoria durante la preghiera in San Francesco per Umberto…” Poi non hanno aggiunto niente facendo intuire che entrambe avevano pensato che si fosse offerta in cambio di Umberto. La sua morte in cambio della vita di Umberto. Quando poi ho sentito che Vittoria quello stesso pomeriggio ha regalato alla figlia di Michele Barbieri la sciarpa (perché aveva mostrato di apprezzarne la morbidezza) che portava - acquistata il giorno prima - ho pensato che questo fosse un’ulteriore testimonianza della sua offerta al Signore e che sapeva di essere stata ascoltata e per questo ha regalato la sciarpa appena comprata…

Anna Beretta

La Mamma non dovrebbe morire mai perché per un figlio è soprattutto difesa, aiuto, conforto. Per un figlio sacerdote è soprattutto sostegno spirituale e preghiera silenziosa, come lo è stata Vittoria per te.

Ora brilla nel cielo insieme a Maria, Madre di Gesù e veglia sempre sui suoi cari.

Maria ti sia sempre nella testa, nel cuore e nelle gambe per fare ogni giorno lavoro, preghiera e passi sul sentiero già tracciato da Gesù!

Confidando, viviamo nella speranza con queste due Mamme in cielo.

Un caro saluto a te, a papà ,ai tuoi fratelli e a tua sorella.

La Pace!

Anna Beretta

n. b. Grazie per la tua preghiera a Lourdes, terra sempre a me cara, perché piena di tanta Grazia di Dio e consolazione del cuore.

Lucia Ferrari


Massimiliano Ferrari


Ernestina e Romano Onfiani

Ricordi e riflessioni riguardanti Vittoria

Quando nacque era il 4 novembre e il padre fu felicissimo di chiamarla "Vittoria", ricordando la grande vittoria dell'esercito italiano nella "grande guerra" contro gli austriaci e i tedeschi... quasi un presagio... infatti realizza nella sua vita tante vittorie.

Frequenta l'Istituto Magistrale San Tomaso e si diploma senza difficoltà.

Muore il padre e si impegna nell'aiuto alla famiglia. Poco dopo il triste avvenimento la incontro presso il campanile di San Quirino e la fermo volendo informarmi di come stava lei e la sua famiglia... Mi racconta di come, dopo la morte del padre, voleva impegnarsi per aiutare la sua famiglia e mi dice: "Vedi i testi scolastici che ho sottobraccio... sto andando a fare lezione ai ragazzi dell'Oratorio che non frequentano nessuna scuola".

Da allora si è sempre dedicata all'insegnamento, ha vinto il concorso magistrale e si è dedicata all'insegnamento in varie scuole conquistando la stima dei colleghi, dei genitori e l'affetto degli scolari.

Giovanissima incontra Franco ed entrambi, sotto la guida di don Pietro Margini, si preparano al matrimonio.

Io e mio marito non mancammo alla Messa del loro matrimonio: raramente abbiamo visto due sposi tanto felici e commossi.

Anno dopo anno arrivano i figli Luca, Emilia, Francesco, Giovanni e Pietro, educati da entrambi i genitori con saggezza cristiana.

Quando don Pietro Margini diventò parroco a Sant'Ilario d'Enza la famiglia si trasferisce da Correggio in via Piave e poi in via San Giovanni Bosco.

Vittoria aveva un carattere allegro, sempre sorridente (come è rappresentata in ogni fotografia), sapeva farsi amare e stimare per le qualità che possedeva e per la capacità di mettere a proprio agio ogni persona che avvicinava.

Unita a Franco, sposo esemplare, la loro famiglia fu benedetta dal Signore con la grazia di un figlio sacerdote (don Luca), un figlio diacono (Pietro) e molte famiglie esemplari.

La madre celeste, che l'ha chiamata in Paradiso in un giorno a Lei caro, le conceda di benedire e aiutare i sacerdoti e tutte le famiglie del movimento... e illuminare la commissione incaricata di provare a ottenere la santificazione del nostro don Pietro.

Cara Vittoria, conquista con il tuo sorriso la Madre Celeste e pregala di guidarci e benedirci.

S'Ilario, 9/III/2018

Gli amici Ernestina e Romano