Relativamente a questo nome, ci sembra interessante ricordare quanto scritto da Alessandro Aleandri, nel 1782, in merito all’ubicazione dei maceratoi della canapa a Bevagna:
«Erano più comodi [i maceratoi della canapa erano situati fuori porta Guelfa, tra le mura e il fiume Timia]; ma poiché con la loro esalazione, e fetore infettavano l’aria, rimanendovi le acque putride, e corrotte, senza corso e stagnanti, fu non senza lungo ed ostinato contrasto comandato dalla Sacra Consulta l’allontanamento de’ medesimi, in modo che gli antichi maceratoi in oggi sono coltivati, e ridotti a canapine, […]»
Nella storia di Cannaiola troviamo la notizia che l’insalubrità dell’area era probabilmente aggravata anche dall’abitudine di macerare la canapa in prossimità delle abitazioni, nelle acque rese stagnanti.
Per prevenire le infestazioni di malaria, un vero e proprio problema economico e sociale per il Comune di Trevi, a partire dal 1854 gli abitanti di Cannaiola furono obbligati a spostare i maceratoi più a oriente, oltre il Fiumicello dei Prati, e ad utilizzare per questo scopo direttamente i corsi d’acqua.
Da qui deriva, probabilmente, l’attuale toponimo di Canapine con cui oggi è conosciuta la zona degli ‘orti’, posta nei pressi di Borgo Trevi, ad ovest della ferrovia, ove è coltivato, tra gli altri, il famoso sedano nero di Trevi.
Nelle zone più umide della valle, memoria dell’origine paludosa, un tempo si coltivava anche la canapa, utilizzata dalle famiglie contadine non solo per realizzare cordame e funi, ma anche vestiario, biancheria da letto e per la casa.
Già nel XIX secolo nella zona denominata Canapine questa coltivazione aveva lasciato il posto agli ortaggi e tra questi anche al sedano nero: così le Canapine, una stretta fascia di terra nel cuore della Valle Umbra, sono diventate gli orti di Trevi.
In questo luogo il terreno è argilloso, fresco e molto fertile e diversi ortaggi vi si avvicendano gli uni agli altri nell’arco dell’anno: in autunno-inverno spinaci, finocchi, radicchi, cavoli, broccoli e cardi (o ‘gobbi’, come sono chiamati in questi luoghi); insalate, pomodori, peperoni e peperoncini, melanzane, fagiolini, carote e sedano in primavera-estate e poi ancora cicorie, fagioli, cipolle, melanzane, zucche, zucchine…
Gli ortaggi delle Canapine sono coltivati con la tecnica dell’agricoltura integrata, si tratta dunque di un’orticoltura ancora rispettosa dell’ambiente e della salute dei consumatori. I prodotti raggiungono molti mercati delle città umbre e non solo, ma una vivace attività commerciale continua a contraddistinguere anche gli stessi luoghi di produzione, grazie ai molti acquirenti locali che ogni giorno si riforniscono direttamente sul posto di ortaggi freschi che qui possiamo definire, a pieno titolo, ‘a km zero’.
I pregevoli prodotti ottenuti in questa fertile fascia di terra trevana saranno presto facilmente riconoscibili sul mercato poiché verranno contraddistinti da un logo, già individuato dal Comune, che sarà apposto sulle loro confezioni. L’autorizzazione a utilizzare il logo costituirà anche elemento preferenziale per l’attribuzione del marchio DE.CO. (Denominazione Comunale di origine), altra garanzia per il consumatore sull’origine degli ortaggi di Trevi.
Le CANAPINE sono una stretta striscia di terra compresa tra Borgo Trevi e il fiume Clitunno. L’acqua del fiume, fresca e limpida, si insinua nei numerosi fossi camperecci e viene utilizzata per l’irrigazione del terreno che in questa zona è profondo, ricco di humus e quindi fertilissimo, adatto a colture particolarmente esigenti, come la canapa che, in un tempo che si perde ormai nella storia, veniva qui coltivata e da cui, probabilmente, prende origine il toponimo del posto.
Quest’area ristretta è da tempo immemorabile utilizzata per le produzioni ortive, che qui vengono ancora effettuate con metodi rispettosi dell’ambiente da parte di tanti ortolani che lavorano la loro terra con la stessa dedizione con cui coltiverebbero l’orto di famiglia.
La coltura orticola più interessante di questa zona è sicuramente il Sedano nero di Trevi che, seppure prodotto in quantità molto limitata, come coltivazione tipica locale alimenta una nicchia di mercato molto interessante che trova la sua massima espressione nella Mostra Mercato che si tiene nel capoluogo la terza domenica di ottobre. La particolarità di questo ortaggio è che si tratta di un ecotipo selezionatosi localmente, con particolari caratteristiche genetiche, aromatiche e organolettiche e quindi di grande pregio gastronomico
Si potranno così scoprire tanti tesori di questa splendida cittadina umbra, uno dei borghi più belli d’Italia, ‘Bandiera arancione’ del Touring Club. Agli appassionati delle camminate in campagna proponiamo invece di scendere a valle e di seguire il corso del fiume Clitunno, partendo, ad esempio, dalla cinquecentesca Villa Faustana. Addentrandosi nelle strade camperecce che attraversano le Canapine, si potrà apprezzare come sono coltivati gli ortaggi qui prodotti e assaporare pienamente l’ambiente planiziale.
Lungo il cammino sarà facile osservare aironi bianchi, aironi cenerini e piccoli rapaci, che spesso aleggiano a mezz’aria pronti a ghermire la preda, ma anche gallinelle d’acqua e altri animali tipici di questo territorio solcato da numerosi canali, realizzati nel corso dei secoli per bonificare le antiche paludi.
In primavera, lungo gli argini dei corsi d’acqua si potrà ammirare la colorata fioritura delle erbe campestri, tra cui varie specie di orchidee selvatiche e, seguendo l’alveo del fiume Clitunno, anche il giaggiolo acquatico, o iris d’acqua, con la sua appariscente fioritura di colore giallo brillante.
Attraversare gli orti delle Canapine sarà una bella occasione per conoscere Pietrarossa e la magnifica chiesa romanica dedicata alla Vergine Maria, interamente affrescata al suo interno e nel portico perimetrale. Un angolo di terra trevana, quello di Pietrarossa, ricchissimo di tradizioni e di storia.
Interessanti ritrovamenti archeologici testimoniano l’esistenza in questa zona di un insediamento di epoca romana: basolati stradali, resti di colonne e colonnati e di antiche strutture, come i due monoliti presenti sotto i portici della chiesa stessa o anche le vestigia di edifici con pavimenti mosaicati emersi nel corso dei recenti scavi archeologici avviati dal Comune di Trevi e dalla Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Umbria; studi e ricerche che, proseguendo, potranno dire l’ultima parola sull’origine della Trevi romana.
Poco lontano dalla chiesa e dagli orti storici di Trevi, lungo la strada che prende il nome di via delle Canapine, tra il 2003 e il 2006 è stata rinvenuta una necropoli di epoca longobarda; i corredi di quelle tombe si possono oggi ammirare nei locali del Complesso museale di San Francesco, nel capoluogo municipale.
Presso la chiesa di Santa Maria di Pietrarossa si svolgeva l’antica fiera di San Giovanni, le cui origini possono essere fatte risalire al Medioevo. Fino agli anni ’50 del secolo scorso era il luogo dove i contadini del territorio andavano a fare scorta di attrezzi, in particolare per la mietitura e la trebbiatura.